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Full text of "Rivista La Sporta: numeri da 1 a 75"

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Anno | numero 1 - Marzo 1989 } D () D 


Spedizione in abbonamento 
postale gruppo IV/70 Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l'8 marzo 1985 


5 MARZO 1989 


FIRENZE 


Carissimi amici, 
per noi l’8 Marzo, San Giovanni di Dio, non è un giorno come un altro. 


8 Marzo 1982 : celebrazione del VI centenario della fondazione dell’ ospedale in Bor- 
go Ognissanti. 

8 Marzo 1985 : viene fondata l’ Associazione di San Giovanni di Dio. 

Due date che hanno segnato una svolta nella vita della nostra città e alle quali ades- 
so ne aggiungiamo un’altra. 

8 Marzo 1989 : nasce il Notiziario dell’ Associazione. 

Perchè un giornale e perchè in questo momento? 

In tutti questi anni decine di iniziative grandi e piccole, ma tutte nuove ed originali, ci 
hanno spinti e motivati a raggiungere mete sempre più grandi, senza mai dimenticare lo 
spirito che ci ha ispirato e la "guida" che ci ha accompagnato, coerenti nelle idee e de- 
cisi nei fatti. Non è stato un cammino facile né pochi gli ostacoli, ma abbiamo incontra- 
to un numero sempre maggiore di amici che hanno capito e ci hanno aiutato. Tanti sono 
adesso soci dell’Associazione. Siamo 1300. Ecco che nasce l’ esigenza di colmare il di- 
vario tra l’attività del comitato dirigente e il grado di informazione dei soci. Un giorna- 
le, quindi, per stendere la storia di questi laboriosi anni, per dire le molte cose che 
abbiamo capito, per riempire la nostra sporta di nuovi e rinnovati consensi, per aggior- 
nare tutti i soci e renderli così più partecipi della vita associativa. 

Vorremmo che fosse un giornale aperto a tutti, un punto di riferimento per chi ama 
questa città, un impegno "non egoista" nella nostra vita. Se ci riusciremo la nostra spor- 
ta non sarà mai vuota. 


EVOLUZIONE DI UN SIMBOLO 


Di qualche tempo, come molti 
avranno notato, il simbolo dell’ As- 
sociazione è cambiato. 

Inizialmente era stato adottato un 
dipinto raffigurante l’Ospedale di 
Borgo Ognissanti. Visti i fatti che 
portarono nel 1985 alla costituzione 
dell’ Associazione e vista la princi- 
pale finalità statutaria della stessa, 
quel disegno sembrò il miglior sim- 
bolo da adottare. 

Da allora molte cose sono cambiate all’interno 
dell’ Associazione. Questa, infatti, è diventata sem- 
pre di più un punto di riferimento per tante e diverse 
attività, che la pongono ormai in una dimensione più 
ampia e non solo cittadina, ma nazionale e spesso in- 
ternazionale. Non ci soffermeremo qui su tutti i set- 
tori che attualmente l’Associazione cura, perchè 
avranno ampi spazi nel notiziario, ma è certo che 
non si è perso di vista l’obbiettivo che ci ha riuniti e 
motivati: l'Ospedale in Borgo Ognissanti la cui aper- 
tura sarà sempre primaria nei nostri intenti. 

Ma se quel simbolo rappresentava ormai solo una 
parte del nostro cuore, importante sì ma non unica, 
in esso bisognava trovare l’ispirazione per un altro 
simbolo che nella continuità di quello spirito abbrac- 
ciasse le nuove attività. L’Ospedale in Borgo Ognis- 
santi è l'ospedale di Giovanni di Dio e la firma con 


la quale il Santo siglava le sue lettere 
ci è sembrata la sintesi ideale di ciò che 
avevamo raggiunto. Tre simboli che 
ancora oggi la storia non ha spiegato 
ma che per noi rappresentano la fede, 
O la carità e la speranza, in definitiva un 
modo di vita, e da sempre presenti nel- 
le tre statue della portineria dell’ Ospe- 
dale in Borgo Ognissanti. 

Il consenso intorno a questo nuovo 
e per alcuni strano simbolo è stato sempre maggiore. 
Da un piccolo stendardo che rappresentava appena 
un punto nelle manifestazioni della nostra città, sia- 
mo arrivati a proporne uno gigantesco da esporre sul- 
la facciata della chiesa di Cestello in occasione dei 
festeggiamenti dell’8 Marzo, giorno di San Giovan- 
ni di Dio. E’ stato uno sforzo complesso notevole, 
ma compensato dalla generosa disponibilità della 
diocesi e dalla buona volontà del Corpo dei Vigili del 
Fuoco di Firenze. E se per un giorno abbiamo ingran- 
dito il nostro simbolo è perchè vorremmo che il suo 
significato rimanesse con noi ogni giorno. 

ALTAN 


Ogni martedì alle ore 21 il Comitato Direttivo si riu- 
nisce presso la sede dell’Associazione in Borgo 


Ognissanti 42. 
Tutti i soci sono invitati a partecipare 


UNA GIORNATA PARTICOLARE 


Domenica 5 Marzo. 


DS 
E nella piazza di Cestello che la nostra Associazio- 
ne e il Corpo dei Vigili del Fuoco di Firenze hanno 
dato appuntamento ai fiorentini per festeggiare tutti 
insieme e con qualche giorno di anticipo la festività 
dell’8 Marzo, San Giovanni di Dio. Un enorme sten- 
dardo con il simbolo dell’ Associazione, steso sulla 
facciata della Chiesa di Cestello, ha fatto da inusua- 
le sfondo alle spettacolari manovre dei pompieri. 
Centinaia di fiorentini e di turisti si sono entusiasma- 
ti alle simulazioni di emergenza che per questi uomi- 
ni rappresentano la routine quotidiana.Eccoli salire e 
scendere la facciata della chiesa appesi a ganci e fu- 
ni, cercare con contatori geiger materiali radioattivi, 
atterrare con l’elicottero, tra lo stupore di pescatori e 
canottieri, sulla pescaia di Santa Rosa e portare in sal- 
vo chi le acque dell’ Arno ha messo in difficoltà. Cer- 
tamente il momento più emozionante è stato la 
simulazione di un incidente stradale. Un auto prende 
fuoco, l’altra imprigiona il guidatore tra le lamiere. I 
carri dei pompieri, a sirene spiegate, arrivano da ogni 
parte e in pochi minuti le fiamme sono spente e le la- 


PAM 


miere tagliate e sganasciate liberando il ferito per il 
soccorso dell’ambulanza. 

Tanti applausi hanno premiato questi uomini, che 
hanno dimostrato quanta professionalità, esperienza, 
determinazione sia necessaria in un lavoro così fuo- 
ri del comune.Quando nel 1549 1l’Ospedale di Gra- 
nata prese fuoco, un uomo si gettò nelle fiamme per 
salvare gli infermi e le loro povere cose. Più volte 
entrò ed uscì, non fermandosi neppure quando il fuo- 
co ormai lo circondava. Quell’uomo, che aveva de- 
dicato la vita alla cura e assistenza dei poveri era 
Giovanni di Dio, 

Oggi San Giovanni di Dio è il patrono dei Vigili 
del Fuoco e questa giornata particolare che la nostra 
Associazione gli ha dedicato ha voluto essere, non 
solo una giorno di festa, ma anche un momento di ri- 
flessione su chi, come San Giovanni di Dio, al dilà 
di ogni limite pone il proprio altruismo. 


ANNAMARIA MONTANARI 
ALTAN 


DALLA PARTE DEL MALATO 


Senza Bandiere 


uarantanove anni, di cui gli ultimi quindici 

trascorsi lontano dall’Italia, sopratutto in 
Africa, infine in Israele. Fra’ Serafino mi raccon- 
ta un po’ della sua storia mentre ci godiamo lo 
stupendo panorama di Nazareth dalla collina 
dove sorge l'Ospedale "Sacra Famiglia" di San 
Giovanni di Dio dei Fatebenefratelli, di cui è re- 
sponsabile da alcuni anni. Ed è proprio l’Ospe- 
dale il soggetto principale della nostra 
conversazione, mentre la storia dell’uomo sfu- 
ma rapidamente, quasi non volesse peccare 
d'orgoglio. 

Certamente si tratta di una struttura importan- 
te nella geografia sanitaria della Galilea. Naza- 
reth è una città di circa 60 mila abitanti, quasi 
tutti arabi, e l'ospedale italiano è quello di riferi- 
mento, essendo gli altri due nosocomi, uno cat- 
tolico l’altro protestante, assai più piccoli. 

E’ dotato di 150 posti letto ed oltre ai reparti 
di medicina e chirurgia sono presenti ostetri- 
cia/ginecologia, geriatria, pronto soccorso e te- 
rapia intensiva (4 letti). Vi operano 16 religiosi, 
di cui 4 fatebenefratelli, 119 laici e 26 medici. 

Ma ciò che è veramente importante è che 
Questo ospedale rappresenta un modello di 
Ospitalità e di carità per chi soffre, in fedeltà al- 

esempio di San Giovanni di Dio. In questo luo- 


go, al di là del colore della pelle, della razza, del- 
la religione, e della fede politica, superando 
spesso con fatica inevitabili conflitti interiori, uo- 
mini e donne si prendono cura di loro simili am- 
malati. Ebrei ed arabi, siano essi cattolici od 
islamici, sono tutti uguali sia nella dignità della 
malattia che nella professionalità del loro impe- 
gno ospedaliero. E proprio là dove si realizza un 
incontro e un rapporto così ravvicinato tra realtà 
sociali diverse e in conflitto, quasi misteriosa- 
mente l'umanità e la solidarietà si impongono 
sulla ideologia e la politica. 

Certamente il compito di Fra’ Serafino è diffi- 
cile, richiedendo non poca abilità il condurre un 
ospedale religioso italiano in una città araba di: 
uno stato sionista.Il colloquio termina a tarda se- 
ra nel giardino dell'ospedale, che mi ricorda 
sempre di più il nostro. 

Rimane la speranza che questo sia un picco- 
lo segno profetico in un paese che ha un pro- 
fondo bisogno di fraternità. 

GUIDO DEL RE 


Dal prossimo numero ci sarà una rubrica per le Vo- 
stre lettere. Chi vuole proporre un argomento per 
questo spazio, scriva a: 

Ass. S. Giovanni di Dio 

La Sporta casella postale 521, 50100 Firenze. 


ninni nana nietiezia seine tei circense nata 3 
LAOPORIA È sanai DIO Lo 


Direttore responsabile 
Amadore Agostini 


Redazione 
Alessandro Tantussi 


Hanno collaborato: 
Annamaria Montanari, Sergio 
Balatri, Mauro Batisti, Claudio 

Becorpi, Guido del Re. 


Foto 
Paolo Checcucci Lisi 


Laser composizione, elab. testi 
Menabò Via F.Granacci, 5 
Firenze 


Stampa 
Tipografia Tiposervice Via Furini, 
Firenze 
Registrazione 
Tribunale di Firenze n°3815 del 
17/3/89 


Fondata 1’8 Marzo 1985 


chiede di essere associato e dichiara di conoscere e accettare Statuto e 
Regolamento dell'Associazione. 


Versa contenstualmente L. ............................... 
da trattenersi quale quota associativa per il primo anno. 


Firma leggibile 
Firenza il orrenda dela 


Auguri alla Sporta e ai suoi lettori 


Antico 
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Fiorentino ABITI DA SPOSA 


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Spedizione in abbonamento 
postale gruppo IV/70% 


‘ LaSporta *'° 


Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l'8 marzo 1985 
Casella Postale 521, 50100 Firenze 


Carissimi amici, 


l Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti gia’ da alcuni anni e’ stato tra- 
sferito nel Nuovo Ospedale in Via di Torre Galli 3,in applicazione di una legge di rifor- 
ma che lo ha visto passare di proprieta’ al Comune di Firenze e da questo attribuito alla 
U.S.L.1O/A. Per un lungo periodo abbiamo temuto che fosse stato dimenticato il suo va- 
lore storico e la sua importanza sociale,che nei labirinti di una burocrazia anonima ed 
insensibile si fosse persa una tradizione alla quale sono legati gli affetti e i ricordi dei 
fiorentini. Per questo ci siamo battuti. Ma non e’ stato così’. 

In questo numero della Sporta abbiamo raccolto due testimonianze di solidarieta’ al- 
ľ Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti: l Architetto Sergio Ardinghi,ca- 
po dell'Ufficio tecnico di S.Maria Nuova che ha curato i lavori di ristrutturazione,e la 
Dott.ssa Lucia Sandri che ha in "cura " l’ Archivio storico dell’ Ospedale. 


Anno 1 Nr.2 Giugno 1989 


in dal 1980 il comprensorio di 

S.Giovanni di Dio venne con- 
cettualmente destinato ad attivita’ e 
funzioni alternative al ricovero, fina- 
lizzato perrisolvere problemi preva- 
lentemente sociali. In questa ottica il 
Comitato di Gestione appronto’un 
ideogramma che prevedeva di uti- 
lizzare il 50% dello spazio disponi- 
bile per realizzare un nucleo di 
residenze Protette dimensionato in 
n.60 posti per anziani o portatori di 
handicap fisico o psichico, articolato in residenze do- 
tate di vaste aree di soggiorno, composte da camere 
sufficienti ad ospitare uno o due residenti, con servi- 
zi tecnologici di alta efficacia per l’attivita” diurna e 
per il recupero funzionale. Furono previsti e proget- 
tati un servizio Antidiabetico, un servizio di Dialisi 
con assistenza limitata, uno di Terapie riabilitative, 
un potenziamento dell’ Ambulatorio polispecialisti- 
co, una sistemazione delle Unita’ Operative di Psi- 
chiatria e Psicologia con attivita’ prevalentemente 
territoriale. Rimase volutamente esclusa dall’inter- 
vento la superficie che attiene l’ingresso monumen- 
tale splendidamente barocco, la Chiesa, il piano terra, 
esclusa una porzione destinata all’istallazione di at- 
trezzature RX, l’area posizionata sopra la Chiesa e 
quella definita "monumentale" a suo tempo adibita 
per Uffici amministrativi dell’ Ospedale. 

Come tutte le progettazioni, anche questa e’ stata 
una avventura interessante, affascinante, piena di ri- 
schi e problemi sia per la condizione generale dell’e- 
dificio che a suo tempo fu ritenuto disidoneo per 
l’uso ospedaliero, vissuta in un cammino pieno di 
ostacoli che ha generato anche errori di valutazione, 


e: 


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Li 
di 
| 


— -. 


A L'Architetto Sergio Ardinghi, il Dottor Sergio Balatri, il Vice 
Presidente dell'Ass. S.Giovanni di Dio Francesco Batazzi e la 
Prof.ssa Mina Gregori. Si consegna all'Architetto di una medaglia 
eseguita da Brandimarte Guscelli 


UN IMPEGNO 
IMPORTANTE 


di Sergio Ardinghi, architetto 


seppur perdonati per la vastita’ del- 
la problematica in campo che dove- 
va conciliare la necessita’ di 
proseguire un’attivita’indispensabi- 
le e quella legata al rifacimento del- 
l’edificio. I lavori sono stati mirati 
all’eliminazione di tutte le disconti- 
nuita’, alla sostituzione di tutti gli 
elementi deteriorati o inaffidabili, al 
consolidamento di ogni struttura, al 
recupero dell’edificio senza riserve. 
Sono stati restaurati tutti gli elemen- 
ti antichi, consolidati affreschi nella zona su via Bor- 
gognissanti,recuperati gli infissi centinati ottocente- 
schi coni torcetti in ferro battuto sul bel cortile e sulla 
via del Porcellana. 

Siamo andati avanti con la "prudenza" burocrati- 
ca che affligge ogni istituzione ma con molto impe- 
gno personale, e siamo vicini a risultati tangibili. Nel 
Settembre 1988 sono stati consegnati all’ Ammini- 
strazione il servizio di Dialisi e l Ambulatorio poli- 
specialistico. Nei primi mesi di luglio potranno 
essere ospitati trenta residenti con handicap fisici e 
psichici sistemati in tre piani sovrapposti con servizi 
e spazi di soggiorno o di attivita’ diurna. Sono in cor- 
so i lavori per la realizzazione delle terapie riabilita- 
tive e all’attivita’ diurna di Psichiatria con previsione 
di ultimazione per i primi giorni di settembre. Si pro- 
fila, se pur fra le molteplici difficolta,’ la conclusio- 
ne di un intervento che ha profonde giustificazioni 
morali ed evidenti significati promozionali, che re- 
cupera, senza alterare le strutture principali, questo 
antico comprensorio ove fin dall’origine trovo’sede 
Pantica istituzione voluta e fondata da una delle piu’ 
antiche famiglie della nostra citta’. 


Il disegno in copertina e' della pittrice Dana Michahelles. Fiorenti- 
na di nascita, ma ancor piu' di spirito, ha trasferito il suo amore per 
Firenze in numerosi disegni nei quali non solo risalta l'architettura 
di tanti edifici fiorentini, ma anche vi si fissano, come in una istan- 
tanea, momenti diversi ma sempre presenti della nostra citta'. 


Ogni martedì alle ore 21 il Comitato Organitzzattiivo- 
si riunisce presso la sede dell’Associazione in Bor- 


go Ognissanti 42. 
Il telefono dell’Associazione è 21.88.32 


FASCINO DI UNA TRADIZIONE 


della Dott.ssa Lucia Sandri 


u in occasione di una riunione del C.I.S.O. 
(ndr:Centro Italiano Storia Ospedaliera) che vidi 
per la prima volta il Dott.Balatri. Fui colpita dal ca- 
lore con cui peroro’ una causa che giudicai,allora, 
persa in partenza: il ripristino di un edificio, di un‘at- 
tivita’, di una cultura, che aveva profondamente in- 
ciso sul suo animo e su quello di molti altri fiorentini. 
Balatri in quell’incontro lancio’ un appello per- 
che’ noi,gli studiosi, non ci dimenticassimo di quel- 
la realta’ cittadina che era l'Ospedale di San 
Giovanni di Dio di Borgognissanti. 

Nell’ascoltarlo, mentre parlava dell’ Archivio, 
dell’istituzione e del pericolo di degrado cui andava 
incontro, non potevo immaginare che di quell’ Archi- 
vio avrei dovuto occuparmene proprio io, studiosa 
dell’assistenza e della poverta” medievale, lontana 
dalle tematiche seicentesche e contemporane. Certo 
dovetti rimanere colpita dalla presenza di quell’ Ar- 
chivio inesplorato nel cuore della citta’ se feci di tut- 
to per incontrarmi con Balatri ed assistere con lui 


la posta 


Carissima Redazione, 

debbo assolutamente fare un appunto sui quattro articoli del 
primo numero de "LA SPORTA". 

Sebbene comprendo il " diritto" dell’uscita del primo nume- 
ro essere come un avvio legale-informativo per poter iniziare 
cosi’,speriamolo, una lunga e prosperosa tiratura, e’ mio dove- 
re sottolineare anche la nascita di un coro misto in seno all’ As- 
sociazione che porta la stessa data: 8 Marzo 1985 appunto, e che 
nessuno si e’ ricordato. 

Questo coro, una trentina di elementi, ha partecipato all’a- 
pertura della prima assemblea, con tre interventi. Dunque pote- 
va essere onorata la sua presenza anche nel primo numero de 
"LA SPORTA" come il corpo dei Vigili del Fuoco. Il coro, che 
ha preso poi il nome di Simone Vespucci, ha partecipato in va- 
rie occasioni: alle messe cantate celebrate dal Cardinale Piova- 
nelli, all’ Ospedale S.Giovanni di Dio, alle visite agli Ospedali 
Fatebenefratelli di Milano e Roma ed altre presenze meno im- 
portanti. Uno sforzo,come vede, non indifferente, compensato 
dalla buona volonta’ dei sempre presenti, amanti del canto, ma 
a disagio per essere privi di una sede adeguata per le prove. La 
velleita’ di far ancora di piu’sono tante, visto il nome che por- 
tiamo e gradiremmo fare qualche concerto per case di riposo, isti- 
tuti, scuole elementari etc...etc.. Abbiamo bisogno di appoggio 
morale ed in special modo da parte vostra. Colgo l’occasione 
per ringraziare il Dottor Sergio Balatri instancabile organizza- 
tore e promotore di questo coro, per aver avuto fiducia nel mio 
operato. Ringrazio di avermi accolto nella Sua rubrica; con 


una"sporta" di saluti per tutti. 
Emilio Tossuto, Maestro del coro 


L’appunto che il maestro ci fa e’ piu’ che giustificato, di- 
remmo quasi gradito, e ce ne scusiamo con lui e con tutti i com- 
ponenti del coro.La Sporta vuol essere non solo un giornale 
informativo dell’ Associazione, ma anche una presenza cittadi- 


quale testimone oculare al trasferimento di una par- 
te delle sue memorie storiche. Nel settembre del 1986 
era pronta una convenzione tra i frati del Fatebene- 
fratelli e il Comune di Firenze per il riordino, trami- 
te la mia persona, dell’ex ente ospedaliero. 
L’ Archivio dell’Ospedale, dopo essere stato dignito- 
samente sistemato al secondo piano di palazzo Ba- 
stogi, sede dell’Archivio Storico del Comune, era 
pronto per i lavori di riordinamento, consistenti nel- 
la schedatura, ricomposizione delle serie e stesura 
dell’inventario. Ma la sua ricomposizione non era 
ancora ultimata, che agli antichi manoscritti, che co- 
stituivano il corpo centrale dell’antico Archivio, si 
aggiunsero libri e cartelle cliniche provenienti dall’u- 
nita’ sanitaria. 

Da quell’oramai lontano 8 settembre 1986 l’ Ar- 
chivio e’ stato, piu’volte, il banco di prova delle mie 
conoscenze archivistiche e storiche ma anche il so- 
gno che ogni studioso vede realizzarsi ogni volta che 
scopre un fondo tutto per se e tutto da scoprire. 


na che coinvolga e renda partecipi i fiorentini . In questo nu- 
mero, per esempio, i lavori di ristrutturazione e l’ Archivio del- 
l'Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti, ci hanno 
dato lo spunto per spiegare come un edificio non sia solo un in- 
sieme di mattoni, ma un bene di tutti e per questo deve essere 
conservato e reso vitale. Per far questo La Sporta ha poche pa- 
gine, ma non cattiva memoria, soprattutto per chi, come Lei e i 
suoi colleghi, in piw occasioni ci hanno dimostrato affetto ed 
impegno. Speriamo fin dal prossimo numero di dimostrarle al- 
trettanto. 


In ogni numero della Sporta c’è una rubrica per le 
Vostre lettere, che saremo lieti di pubblicare e alle 
quali rispondere. Chi vuole proporre un argomento 
per questo spazio, scriva a: 


Associazione S.Giovanni di Dio “La Sporta” 
casella postale 521, 50100 Firenze. 


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Tel. (055) 7320033 


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Tipografia Tiposervice 
Via Furini, Firenze 
Registrazione 
Tribunale di Firenze 
n°3815 del 17/3/89 


Direttore responsabile 
Amadore Agostini 


Redazione 
Alessandro Tantussi 


Hanno collaborato: 
Annamaria Montanari, 
Sergio Balatri, Mauro 
Batisti, Claudio Becorpi, 
Guido Del Re., Lorenzo 
Recchia, Paolo 
Checcucci Lisi 


ASSOCIAZIONE A 
(e) 


SAN GIOVANNI DI DIO 
Fondata 1’8 Marzo 1985 


Lo:scrivente:Sigi.. arri AE Limena E eA NEn eriin nia 
nato direte aaa grana | PRE RR Ero 
di professione... residente a ............................ 
Vaso RA sini Caparo ernensecsett 
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chiede di essere associato e dichiara di conoscere e accettare Statuto e 
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L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando Lire 20.000 tramite 
assegno bancario e la scheda qui riprodotta in busta chiusa oppure 
versamento sul c/c postale N.10340508 intestato a: 


Associazione San Giovanni di Dio 
Casella postale 521 Firenze. 


R.G.N. 96061 Racc. 3238 
Alto costitutivo di associazione 


Repubblica Italiana 


Addi otto marzo millenovecentoottaniacinque, in Firenze, nella Chiesa di San Giovanni di Dio in Bor- 

go Ognissanli a me doll. Vincenzo Ferro Notaio in Firenze, Distretti Notarili nuniti di Firenze, Pistoia e 

Prato, non assistito da testimoni per concorde rinuncia dei comparenti. col mio consenso, i signori: 

— Ghini Nicola, architetto, nato a Firenze il 21 novembre 1934 ed ivi residente piazza Francia n.c. 8 co- 
dice fiscale GHN NCL 34521 D6120; — Balazzi Francesco, commerciante, nato a Firenze il 28 olto- 
bre 1932 ed ivi residente, corso Italia n.c. 32, codice fiscale BTZ FNC 32R28 DG12B; — Pucci Emilio, 
artigiano, nato a Napoli il 20 novembre 1914 e residente a Firenze, via de' Pucci n.c. f, codice lisca 
la PCC MLE 14520 FBI; - Balatri Sergio, medico, nato all'impruneta il 22 novembre 1943 n resi. 
dente a Firenza Via della Vigna Nuova n.c. 12, codice liscale BLT SRG 43522 E291C, 

della cui personale identità sono certo, tutti cittadini italiani. chiedono il presente allo. 

Prameltono i costituiti di avere lino ad oggi svollo concordemente la loro opera quali promotori del 

comitato per il recupero dell'antico Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti in Firenze. Tan- 

to premesso convengono quanto segue: 

1) È formalmente costituita a norma delle relalive disposizioni del Codice Civile, l'associazione de- 

nominata «Associazione di San Giovanni di Dio». 

2) La sedr dell'associazione è in Firenze, via de' Pucci n.c. 6. 

3) Scopo dell'associazione, nella interpretazione di una dilfusa esigenza popolare, è il recupero alla 
Città di Firenze, delle strutture, anche operative, dell'Antico Ospedale di San Giovanni di Dio in 
Borqognissanli, nello spirito del suo originario Fondatore e secondo la tradizionale conduzione 
dell'Ordine Ospedaliero dei Frati di San Giovanni di Dio. Per il raggiungimento di tala scopo l'as- 
soclazione promuova ed organizza studi, ricerche, manifestazioni, seminari, conferenze, dibattiti, 
convegni, scambi culturali ed informativi con gli organi amministrativi competenti, intraprenden- 
do ogni idonea iniziativa conforme allo scopo dei suoi intendimenti. 

Possono assoclarsi tulli coloro che condividono lo scopo, detto. 

Chi intende associarsi deve farne domanda al Comitato Direttivo, che delibera in merito, motivata- 

mante 

5) Il Patrimonio dell'Assoclazione è costituito: a dalle quote associative che, per ciascuno dei così 
tuenti, sono lissate in lire centomila; mentre la quote d'ingresso degli altri associati futuri, e quel- 
le annue saranno fissate dal Comitato direttivo. 

6) L'Amministrazione, ancha straordinaria, spetta al Comitato direttivo, che sarà composto da un 
numero variabile di membri da tre a selle, secondo quanto lisserà in merito, di volta in volla, l'as- 
semblea dei soci. 

In sede di costituzione e fino alla prima assemblea ordinaria il comitato direttivo risulta composto 
dai costituiti Batazzi Francesco, Pucci Emilio, Balatri Sergio. 

Nell'ambito del comitato verranno attribuite le funzioni di Presidente, Vice Presidente, Tesoriere e 
Segretario, e verranno delegati singoli poteri per l'attuazione dello scopo sociale: 

7) La rappresentanza dell'Assoclazione, a norma di legge, spetta al Presidente, ovvero in caso di sua 

assenza od impedimento al Vice Presidente. 

Viene nominato Presidente il costituito Emilio Pucci. e Vicepresidente Francesco Baltazzi, Teso- 

nere - Segretario Balatrl Sergio. 

L'assemblea generale degli associati. convocata e funzionante a norma di legge. procede alle no- 

mine delle cariche direttive, approva il bilancio annuale e determina le direttive generali dell'attivi. 

tA dell'associazione. Essa si costituisce in via ordinaria almeno una volta all'anno entro tre mesi 

Jalla chiusura dell'esercizio al 31 dicembre 

L'assemblea stessa provvederà su proposta del Comitato direttivo, all'approvazione di un regola- 

mento interno concernente tutta la vita associativa. 

L'associazione si eslinguerà quando abbia tolalmente raggiunto lo scopo prefissasi, ovvero quan- 

do il suo scioglimanto sia deliberato dall'assemblea con la speciale maggioranza di due terzi de- 

gli associali, In ogni ipotesi di astinzione il patrimonio residuo dell'associazione sarà devoluto 
all'Ordine Ospedaliero dei Frati di San Giovanni di Dio. 

In caso di scioglimento l'assemblea slessa nominerà uno o più liquidatori, determinandone i po- 

teri, 

10) Per quanto non espressamente previsto valgono le norme del Codice Civile in materia. Attualmen. 
te i costituiti convengono di non procedera alle pratiche per il formale riconoscimento; quale per- 
sona giuridica, dell'assoclazione oggi costiluita. 

Scritto di mia mano su sette facciate di due fogli, è stalo da me letto ai costiluili, che con me Notaio 

lo firmano a norma di legge. 


4) 


8) 


9) 


Nicola Ghini 
Francesco Balazzi 
Emilio Pucci 


à Sergio Balatri 
Vincenzo Ferro 


Registrato a Firenze il 19.3.85 al N. 3376 Atli Pubblici. 


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9 LaSporta tto 


Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l'8 marzo 1985 
Casella Postale 521, 50100 Firenze 


Il disegno in copertina che rappresenta il nostro 
simbolo è del pittore Antonio Ciccone.Nato in Pu- 
glia nel 1939,ha studiato disegno e pittura da Pietro 
Annigoni e Nerina Simi nato nel ’59, eseguì il suo 
primo affresco,S.Francesco portatore di pace, per il 
convento di padre Pio.Ha tenuto mostre in Europa 
e Stati Uniti di ritratti composizioni e paesaggi.At- 
tualmente le sue opere si trovano in collezioni 
pubbliche e private. 


Carissimi amici, 

recuperare l'Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti è sempre stato 
l intento principale dell’ Associazione,convinti che qualsiasi edificio se non è "vissuto" 
inesorabilmente muore.Recuperare non significa solo restaurare un monumento,ma 


ridare alla vita un luogo che fa parte del vissuto dei fiorentini.Da alcuni anni Firenze 


soffre di una ormai cronica malattia: l'indifferenza In essa si nasconde solo la cattiva 
volontà e la mancanza di idee di chi ancora non ha capito che senza passato non ci può 
essere il presente.In questo numero della Sporta abbiamo voluto evidenziare che c’è 
ancora chi lotta ed ha voglia di lavorare per sua città. 


Anno 1 Nr. 3 Ottobre 1989 


o È E pieno centro cittadino,di fronte 
nl, alla Basilica di San Lorenzo, ha 


Italia ed in Europa: tra questi Anto- 
nelli, Alfani, Coppedè. 


sede l’Osservatorio Ximeniano di L'Osservatorio Oggi il direttore dello Ximeniano 
Firenze. Ne prende il nome dal ge- g . è Padre Dino Bravieri,che dal ’73 
suita Leonardo Ximenes,che intor- Ximeniano guida le molteplici attività dell’isti- 


no alla metà del 1700,aveva dato 
vita,nella parte più alta del convento 
di S.Giovannino,ad un piccolo Os- 
servatorio astronomico. Matemati- 
co e geografo,oltre che astronomo, 
Leonardo Ximenes lasciò la sua Bi- 
blioteca ed alcuni strumenti scienti- 
fici agli Scolopi,perchè ne continuassero l’opera ed 
istituissero due cattedre di insegnamento: una di 
astronomia ed una di idraulica. Nasceva così una 
piccola Università, che rapidamente si ingrandì non 
solo negli ambienti e nella Biblioteca, oramai indi- 
spensabile per i due insegnamenti,ma anche negli 
strumenti che già nel 1813 servirono per le prime 
osservazioni meteorologiche;osservazioni che,se al- 
lora avevano solo importanza empirica,oggi costitui- 
scono una delle serie più lunghe ed importanti che si 
abbiano in Italia e sono servite e servono per studi e 
ricerche. La fine del secolo vide lentamente scom- 
parire l’attività astronomica,perchè l’inquinamento 
della città impediva l’osservazione della volta cele- 
ste. 

All’Osservatorio si apriva un nuovo campo di 
indagine:la sismologia che da allora diventò l’attività 
prevalente. 

Dopo il Fondatore, tutti i Direttori sono stati Padri 
Scolopi,alcuni dei quali,per le loro ricerche e inven- 
zioni, hanno raggiunto grande popolarità e stima in 


Il coro Simone Vespucci nel Cenacolo del Ghirlandaio 


in Borgognissanti. 


di Firenze 


di Alessandro Tantussi 


tuto. Ogni giorno viene diramato il 
bollettino meteorologico dell’Os- 
servatorio con i valori della tempe- 
ratura e della umidità, direzione e 
velocità del vento, precipitazioni ed 
altri valori,al quale sono interessati 
non solo stazioni meteorologiche 
italiane e straniere, ma anche uffici,aziende e singoli 
professionisti. L'enorme biblioteca,ricca di trenta 
mila volumi di Astronomia, Matematica,Meccani- 
ca,Idraulica, Meteorologia e Sismologia, è stata rior- 
dinata con criteri moderni e aggiornata delle 
innumerevoli registrazioni sismografiche. Gli antichi 
strumenti sono stati restaurati e catalogati ,adeguate 
al passo dei tempi le sezioni meteorologica e sismo- 
logica. 

Nello spirito dei Padri Scolopi,grande attenzione 
è rivolta agli studenti delle scuole di ogni tipo e 
grado. Essi mettono a disposizione tempo è compe- 
tenza per ricerche e visite. Ogni anno,però, Padre 
Bravieri ed i suoi collaboratori devono fare i conti 
con i "conti",che non sempre sono rosei,perchè le 
spese per mantenere tutto questo sono elevate. Spes- 
so devono bussare a molte porte prima che qualcuno 
apra disposto a capire l’esigenza di mantenere vivo 
un luogo che non solo appartiene alla storia monu- 
mentale di Firenze ma è tuttora parte integrante ed 
attiva della vita dei fiorentini. 


Il Coro Simone Vespucci 


Quando nel 1985 fu fondata l’ Associazione di San 
Giovanni di Dio,una delle prime iniziative fu la costi- 
tuzione di un Coro che prese nome Simone Vespuc- 
ci,in onore del fondatore dell’ Ospedale in Borgognis- 
santi.La direzione artistica fu affidata al Maestro 
Emilio Tossuto che riuscì in poco tempo a riunire 
trenta elementi tra soprani, tenori e bassi,tutti dilettan- 
ti ma animati da sincera passione per il canto.Se il 
repertorio iniziale fu di semplice impegno, il successo 
della "prima"in occasione dell’8 Marzo,presente il 
Cardinale Piovanelli, stimolò tutti a cimentarsi in più 
difficili scelte.Ecco entrare nel repertorio il Duettino 
di Cimarosa,il Canone a tre voci del Cherubini,il 
Nabucco,il Coro dei Crociati e La forza del destino di 
Verdi. 

Ogni anno,nelle ricorrenze che caratterizzano la 
nostra Associazione e in molte altre,il Coro presenta 
il suo repertorio e si sente ormai in grado di affrontare 
impegni e presenze più professionali.Chiunque può 
partecipare al nostro Coro e ci farà cosa gradita se 
vorrà scriverci suggerimenti sia nella scelta dei brani 
che nei luoghi dove rappresentarli. 


Ogni martedì alle ore 21 il Comitato Organizzativo 
si riunisce presso la sede dell’ Associazione in Borgo 
Ognissanti 42. Il telefono dell’ Associazione è 21.88.32 


RASSEGNA STAMPA 


a cura del Dr. Sergio Balatri 


Da questo numero inizia una rubrica di rassegna stampa su 
argomenti di attualità prevalentemente di ordine medico 
scientifico,.che cerca di attirare la vostra attenzione su 
particolari indirizzi e scoperte. 


NELL’OCCHIO DEL MIOPE Le Monde 13880 1989 


L’idea di un intervento chirurgico che correggesse la curva- 
tura della cornea rendendo l’occhio,per così dire,più corto in 
modo che le immagini possono formarsi correttamente sulla 
retina,risale al 1930,quando in Giappone il Prof.Sato tentò per 
la prima volta questo intervento.La sua tecnica troppo aggres- 
siva non ebbe purtroppo successo e i suoi pazienti risultarono 
malvedenti.Sviatoslav Fiodorof,chirurgo sovietico,annunciò 
nel 1973 di essere riuscito a correggere dei miopi con semplici 
incisioni della cornea, lasciando la comunità medica specialisti- 
ca totalmente incredula.In capo ad alcuni anni, studi ed appli- 
cazioni hanno portato la tecnica della "Cheratomia radia- 
le"dall’Unione Sovietica agli Stati Uniti dove dal 1984 un vasto 
studio prospettivo precisava l’interesse della cheratoptomia 
nelle miopie leggere e medie (1-6 diotrie), ma anche le incer- 


la posta 


Cara Sporta 


E vero che i sottopassaggi pedonali sono stati concepiti per 
salvaguardare la sicurezza dei pedoni? Se è vero come io cre- 
do,come mai ogni volta che vado nel sottopassaggio della sta- 
zione mi sento in pericolo? Oggi ho visto tre tipi poco 
raccomandabili che litigavano con due Vigili Urbani ed alla fine 
un Vigile è stato anche malmenato.Una volta ho visto una 
zingara rubare nella borsa di una donna.Ho chiamato un Vigile 
che ha arrestato la zingara,ma al processo la vittima non si è 
presentata e tutto è finito lì.Un mese fà ho visto una grande 
transennatura ad una parete ed ho pensato che stessero riparando 
l’ennesimo atto di vandalismo,ponendo così fine allo squallore 
delle vetrine devastate: e invece no! Le transenne sono scom- 
parse,le vetrine devastate e bruciacchiate sono sempre lì ed ho 
perfino visto un netturbino rintuzzare il sudicio negli angoli 
anzichè portarlo via. 

Perchè un posto usato da tanti fiorentini e da centinaia di 
turisti che arrivano a Firenze è abbandonato? Perchè Firenze è 
così abbandonata? Chiedo tutto questo a voi della Sporta e vi 
domando se potete o no fare qualcosa. 

Lettera Firmata 


Cara amica 


siamo contenti che i nostri lettori osservino e ci rendano 
partecipi di queste necessità. 

Cercheremo di offrire tutto il nostro interessamento per il 
recupero non solo del sottopassaggio della Stazione,ma anche 
degli altri innumerevoli luoghi abbandonati a se stessi con un 
destino di decomposizione che sembrerebbe inevitabile. 


tezze sui risultati.La tecnica è oggi ben codificata:una semplice 
anestesia locale,da quattro ad otto incisioni a raggio di ruota 
sulla corneae l’intervento,che si svolge tutto al microscopio,du- 
ra meno di quindici minuti e non necessita di ospedalizzazio- 
ne.Non si operano mai i due occhi contem- poraneamente.Il 
trattamento non è indicato ai giovani con una miopia in evolu- 
zione e non è indicato per miopie superiori a 6 diotrie.Per 
ragioni ancora sconosciute i risultati più soddisfacenti si otten- 
gono nei pazienti anziani.Qualunque sia l’abilità del chirurgo 
esistono possibilità di fallimento dell’intervento che non sono 
trascurabili: con l’incertezza per il risultato a lungo termine al 
90% i miopi leggeri potranno abbandonare gli occhiali,al 75% 
per i miopi con più di 5 diotrie.Malgrado dei disturbi della 
visione nel tempo successivo all’intervento e l’instabilità del- 
l’acuità visiva,i pazienti operati sono nell’insieme soddisfatti. 
Nuove tecniche sono allo studio,ma davanti a questo rinnova- 
mento che sconvolge l’oftalmologia tradizionale, si levano voci 
che denunciano il tempo trascorso insufficientemente,la speri- 
mentazione animale parcellare ed infine i problemi etici per la 
modificazione definitiva di un organo sano e così prezioso quale 
l’occhio. 


SAMMARCORADIO 


Nella vasta e spesso indistinta gamma di emittenti 
radio che popolano l'etere fiorentino, può capitare di im- 
battersi in una radio che per le sue caratteristiche rappre- 
senta un isola nel mare delle banalità che ogni giorno 
siamo costretti ad ascoltare:SAMMARCORADIO.Ideata 
due anni fa dai Domenicani di San Marco,dopo lunghi 
anni di attesa finanziaria e burocratica,oggi si colloca 
come emittente cattolica nel senso più vero.Non una 
radio commerciale nè politica,ma un’emittente che senza 
grandi pretese cerca un colloquio con gli ascoltatori sia a 
livello spirituale che culturale.Trasmette 24 ore su 24 in 
FM sui 95,3 Mhz di Firenze e Fiesole alternando musica 
classica ad interventi di specialisti e a dibattiti. Ogni giorno 
il meglio della stampa commentato da Padre Sorgia,un 
telefono sempre sollevato per rispondere ai tanti "per- 
chè",uno spazio giovani in collaborazione con diversi 
gruppi giovanili,ed il programma notturno "effetti di lu- 
ce"per chi ha bisogno di riallacciare il filo del sonno nel 
cuore della notte.Una radio diversa,povera di risorse fi- 
nanziare ma ricca della buona volontà di chi si presenta 
onestamente alla gente. 


LaSporta 


yP 


Guido Del Re, 
Lorenzo Recchia, 


Laser composizione 
Menabò Via Granacci, 5 
Firenze Tel. 055/7320033 


Stampa 
Tipografia Tiposervice 
Via Furini, Firenze 
Registrazione 
Tribunale di Firenze 
ne 3815 del 17/3/89 


Direttore responsabile 
Amadore Agostini 


Redazione 
Sergio Balatri 
Alessandro Tantussi 


Hanno collaborato: 
Annamaria Montanari, 
Mauro Batisti, 
Francesco Batazzi 
Claudio Becorpi, 
Paolo Checcucci Lisi, 


ASSOCIAZIONE 
SAN GIOVANNI DI DIO WLo 
Fondata l8 Marzo 1985 

LO:SErivente:Sig:.... eteieelsuiiililoa iii 
(GEE LOI OREITIA EEIE TEA NARO RE EEEE ilo E EE 
di ProfeSssionel..ic recisi residente a... 
Vieri CAP oscuse 
ell o E N 


chiede di essere associato e dichiara di conoscere e accettare Statuto e 
Regolamento dell'Associazione. 


Versa contenstualmente L. 


da trattenersi quale quota associativa per il primo anno. 


Firma leggibile 


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L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando Lire 20.000 tramite 
assegno bancario e la scheda qui riprodotta in busta chiusa oppure 
versamento sul c/c postale N. 10340503 intestato a: 


Associazione San Giovanni di Dio 
Casella postale 521 Firenze. 


R.G.N. 96061 Racc. 3238 


Alto costitutivo di associazione 
Repubblica Italiana 


Addi otto marzo millenovecentooltaniacinque, in Firenze, nella Chiesa di San Giovanni di Dio in Bor- 

go Ognissanti a me dott. Vincenzo Ferro Notaio in Firenze, Distretti Notarili nuniti di Firenze, Pistoia e 

Prato. non assistito da testimoni per concorde rinuncia dei comparenti, col mio consenso, i signori: 

— Ghini Nicola. architetto, nato a Firenze il 21 novembre 1934 ed ivi residente piazza Francia n.c. 8 co 
dice fiscale GHN NCL 34521 D6120: — Batazzi Francesco, commerciante, nato a Firenze il 28 otto- 
bre 1932 ad ivi residente, corso Italia n.c. 32, codice fiscale BTZ FNC 32R28 D612B; — Pucci Emilio, 
artiniano, nato a Napoli il 20 novembre 1914 e residente a Firenze, via de` Pucci n.c. 6, codice lisca 
la PCC MLE 14520 F839; - Balatri Sergio, medico, nato all'Impruneta il 22 novembre 1943 n resi- 
dente a Firenze Via della Vigna Nuova n.c. 12, codice fiscale BLT SRG 43522 E291C, 

della cui personale identità sono certo, tutti cittadini italiani. chiedono il presente atto. 

Pramettono i costituiti di avere fino ad oggi svolto concordemente la loro opera quali promotori del 

comitato per il recupero dell’antico Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti in Firenze, Tan- 

lo premesso convengono quanto segue: 

1) È formalmente costituita a norma delle relative disposizioni del Codice Civile, l'associazione de- 

nominata «Associazione di San Giovanni di Dio», 

2) La sede dell'associazione è in Firenze, via de' Pucci n.c. 6. 

3) Scopo dall'associazione, nella interpretazione di una diffusa esigenza popolare, è il recupero alla 
Città di Firenze, delle strutture, anche operative, dell'Antico Ospedale di San Giovanni di Dio in 
Borgognissanli, nello spirito del suo originario Fondatore e secondo la Iradizionale conduzione 
dell'Ordine Ospedaliero del Frati di San Giovanni di Dio. Per il raggiungimento di tale scopo l'as- 
soclazione promuova ed organizza studi, ricerche, manifestazioni, seminari, conferenze, dibattiti, 
convegni, scambi culturali ed informativi con gli organi amministrativi competenti, intraprenden- 
do ogni idonea iniziativa conforme allo scopo dei suoi intendimenti. 

Possono 1ssoclarsi lutti coloro che condividono lo scopo, detto. 
Chi intende associarsi deve farne domanda al Comitato Direttivo, che delibera in merito, motivata- 
mante 
Il Patrimonio dell'Associazione è costituito: a dalle quote associative cha, per ciascuno dei costi 
tuenti, sono fissate in lire centomila; mentre la quote d'ingresso degli altri associati futuri, e quel- 
le annue saranno fissate dal Comitato direttivo. 
L'Amministrazione, anche straordinaria, spella al Comitato direttivo, che sarà composto da un 
numero variabile di membri da Ire a sette, secondo quanto lisserà in merito, di volta in volta, l'as. 
semblea dei soci. 
In sede di costituzione e fino alla prima assemblea ordinaria il comitato direttivo risulla composto 
dai costituiti Batazzi Francesco, Pucci Emilio, Balatri Sergio. 
Nell'ambito del comitato verranno attribuite le funzioni di Presidente, Vice Presidente, Tesoriere e 
Segretario, e verranno delegati singoli poteri per l'attuazione dello scopo sociale; 
7) La rappresentanza dell'Associazione, a norma di legge, spetta al Presidente, ovvero in caso di sua 
assenza od impedimento al Vice Presidente. 
Viene nominato Presidente il costituito Emilio Pucci, e Vicepresidente Francesco Batlazzi, Teso- 
nere - Segretario Balatri Sergio. 
8) L'assemblea generale degli associati, convocata a funzionante a norma di legge. procede alle no- 
mine delle cariche direttive, approva il bilancio annuale e determina le direttive generali dell'attivi. 
tà dell'associazione. Essa si costituisce in via ordinaria almeno una volta all'anno entro tre mesi 
dalla chiusura dell'esercizio al 31 dicembre. 
L'assemblea slessa provvederà su proposta del Comilato direttivo, all'approvazione di un regola- 
mento interno concernente tulta la vita associativa. 
L'associazione si eslinguerà quando abbia totalmente raggiunto lo scopo prafissasi, ovvero nuan- 
do il suo scioglimanto sia deliberato dall'assemblea con la speciale maggioranza di due terzi de- 
gli associati. In ogni ipotesi di astinzione il patrimonio residuo dell'associazione sarà devoluto 
all'Ordine Ospedaliero dei Frati di San Giovanni di Dio. 
In caso di scioglimento l'assemblea stessa nominerà uno o piu liquidatori, determinandone i po- 


4) 


5) 


6) 


9) 


teri, 
10) Per quanto non espressamente previsto valgono le norme del Codice Civile in materia. Attualmen- 
te i costituiti convengono di non procedera alle pratiche per il formale riconoscimento; quale per- 


sona giuridica, dell'associazione ogai costituita. 
Scritto di mia mano su setie facciale di due fogli, è stalo da me letto ai costiluili, che con me Notaio 
lo firmano a norma di legge. 


Nicola Ghini 
Francesco Balazzi 
Emilio Pucci 


Sergio Balatri 
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Registrato a Firenze il 19.3.85 al N. 3376 Alli Pubblici. 


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~. CAP. MEDIA I 1- 


Editoriale 


FEDE 
SPERANZA 
E CARITA 


a foto in copertina è l’ingresso dello Spedale di San 

Giovanni di Dio in Borgognissanti. Le due statue ai 

lati delle scale rappresentano la Fede e la Speran- 

za, mentre il gruppo scultoreo in alto, San Giovan- 
ni di Dio in atto di soccorrere un infermo, rappresenta la 
Carità. Fede, dunque, ma con la Speranza e soprattutto con 
la Carità. Ma che tipo di Carità? 

Nella nostra cultura si tende a confon- 
dere la carità con una sorta di assistenzia- 
lismo passivo, cioè con una forma di 
lavaggio della coscienza che da una parte 
ci permette di continuare a lamentarci 
delle cose che non vanno e dall’altra ci 
evita la fatica di un coinvolgimento 
personale. Molti studiosi del comporta- 
mento hanno osservato che ciò deriva dal 
fatto che siamo profondamente convinti, 
quando la vita non va nel verso giusto, di 
non potere modificare il nostro destino e 
perciò ancora di più quello della società 
in cui viviamo. Autocommiserazione e la 
convinzione che ciò che conta si svolge 
sopra le nostre teste ci porta all’idea che 
debbono essere gli altri a dare una 
soluzione ai nostri problemi. Ne deriva 
un’atteggiamento ancora più dannoso: 
l’indifferenza. Vincere l’indifferenza è la prima carità che 
facciamo a noi stessi, perchè questa società non può so- 
pravvivere senza la nostra partecipazione, senza la nostra 
volontà di vivere e di lottare. 

AGE 


Carissimi Soci 

è iniziato il rinnovo della quota associativa per 
l'anno 1990 che costa L. 20.000. 

Chi ancora non l'avesse fatto, può usufruire del 
bollettino di conto corrente postale allegato a questo 
numero della Sporta specificando nella causale 
“TESSERA 1990”. 

Ringraziamo chi fino adora ci ha sostenuto e vorrà 
continuare a sostenerci per il futuro, assicurando, 
comunque, il nostro impegno e la nostra presenza. 


& LaSporta +f 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione: Segio Balatri, Alessandro Tantussi 

Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, Francesco 
Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, Lorenzo 
Recchia, Maurizio Romani - Laser Composizione: Menabò v. Granac- 
ci, 5 Firenze - Stampa: Tipografia Tiposervice v. Furini Firenze 
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89 


ASSEMBLEA GENERALE 
DELL'ASSOCIAZIONE 
SAN GIOVANNI DI DIO 


Marea 5 Dicembre, nella splendida Chiesa di Ognissanti, 
si è svolta 1’ Assemblea Generale dell’ Associazione San Gio- 
vanni di Dio. Prima dei discorsi ufficiali, i presenti hanno 
applaudito con calore il Coro Simone Vespucci” che si è 
esibito, sotto la direzione del maestro Emilio Tossuto, in 
alcuni pezzi classici del suo repertorio. Un quartetto d’archi 
ha poi eseguito, con delicata passione, Eine Kleine Nachtmu- 
sik di Wolfang Amadeus Mozart del quale in questo giorno 
ricorre l'anniversario della morte e che, giovanissimo viag- 
giatore in Europa, trascorse il soggiorno fiorentino in 
Borgognissanti presso l’albergo Aquila Nera, 
oggi Hotel Goldoni. 

Il Dr. Sergio Balatri, Segretario del- 
l Associazione e Presidente dell’ Assem- 
blea in assenza del Marchese Emilio Pucci 
che ci invia i suoi auguri, ha poi preso la 
parola riassumendo ai presenti il lavoro 
svolto dalla San Giovanni di Dio nel 
1989: la spettacolare celebrazione dell’8 
Marzo con la partecipazione dei Vigili del 
Fuoco di Firenze, i viaggi a Milano, Roma, 
Venezia per approfondire la conoscienza 
con l’Ordine dei Fatebenefratelli, i recenti 
contatti con L'Associazione Amerigo 
Vespucci” di Peretola che si muove per 
rilanciare l’opera storica e scientifica del 
grande navigatore, la nascita della ”’Spor- 
ta”, notiziario dell’ Associazione che ha così 
la possibilità di un colloquio più ampio con 
i soci. Il Dr. Balatri ha poi ricordato 
l’interessamento dell’ Associazione per sostenere, finanzia- 
riamente e moralmente, Sammarcoradio. Questa emittente, 
voluta, creata e diretta da una persona sola, Padre Raimondo 
Sorgia, vive momenti drammatici per le scarse risorse 
economiche che la obbliga a tagliare, a malincuore, parte del 
palinsesto. Il programma per il 1990, che vede in primo 
piano lo sviluppo del servizio di ricerca medica compiute- 
rizzata e di un servizio di assistenza agli infermi,ha chiuso 
l’intervento. Il Vice Presidente e Tesoriere Francesco 
Batazzi ha riassunto il conto economico dell’ Associazione 
che, se pur tra mille difficoltà, ci fa ben sperare per il futuro e 
ci da la misura di quanti ancora ci sostengono. Un invito ad un 
buffet e alla mostra fotografica nei locali dell’ Associazione 
ha concluso la serata. 


Graditissimo, ci è venuto a trovare Fra Istrid, Decano dei Fatebenefratelli della 
Provincia Austriaca. 


Gite 


la posta 


Caro Dr.Balatri 

Ho ricevuto e letto con piacere il n.3 de ”’La Sporta” che, nel 
suo piccolo, si dimostra un organo di informazione e, al tempo 
stesso, di formazione che merita non soltanto simpatia ma in- 
condizionato appoggio. Proprio per questo ho compilato seduta 
stante l’acclusa scheda di iscrizione alla” San Giovanni di Dio” con 
relativa, davvero modica richiesta di quota d’iscrizione; non solo, 
ma metto fin d’ora, in qualità di responsabile dell’emittente catto- 
lica” Sammarcoradio”, a disposizione dell’ Associazione i microfo- 
ni attraverso cui iniziare una proficua cooperazione a pro di Firenze 
e del messaggio cristiano di cui tutti dobbiamo essere animatori. 
Questa si potrebbe esprimere sotto forma di rubriche mediche 
nelle quali i vari specialisti si alternano per (anche qui) formare 
e informare: cosa utile a credenti e non credenti. E’ lo spirito di 
San Giovanni di Dio che continua (grazie al cielo!) a 
essere...contagioso. E il cielo voglia che, per una”umanizzazione 
della medicina” come ben si esprime BrianO’Donnell,Superiore 
Generale dei Fatebenefratelli, i confratelli di San Giovanni di Dio 
e del nuovo santo Riccardo Pampuri possano tornare a rinverdire, 
nel loro antico Spedale, i gloriosi annali fiorentini dei ‘’Fatebene- 

fratelli” in San Giovanni di Dio. 
P. Raimondo Sorgia O.P. 
Responsabile di Sammarcoradio 


Siamo grati a P. Raimondo Sorgia non solo per la simpatia che 
ci dimostra iscrivendosi alla nostra Associazione, ma anche per 
l'invito a partecipare alle trasmissioni di Sammarcoradio che 
accettiamo fin d'ora con entusiasmo. Sappiamo che Sammarcora- 
dio non naviga in buone acque finanziarie, perchè una informazio- 
ne onesta e libera non ” paga” .SeSammarcoradio continuerà le sue 
trasmissioni sarà grazie al contributo dei suoi ascolatori e di chi 
ancora crede che una voce in più debba essere sempre e comunque 
ascoltata. Chi desidera sostenere Sammarcoradio, può inviare il 
suo contributo a SANMARCORADIO P. Raimondo Marco Sorgia 
c\c n° 6950 Cassa di Risparmio di Firenze Ag. 26 


Dalle Filippine ci scrive Fra Giuseppe Magliozzi che opera 
presso il St. John of God Center di Manila; ringraziando per l’invio 
del secondo numero della Sporta, ci informa dell’attività dei 
Fatebenefratelli in Manila dove da 13 mesi è aperto un 
ambulatorio per le malattie respiratorie, che ha dato aiuto 
diagnostico, medico e farmacologico a più di 5000 pazienti dei 
quali 1500 bisognosi di terapia antitubercolare. Un saluto e un 
augurio di buon lavoro dai lettori della Sporta. 


Firenze nostra 


= nni ©=©—E5 


Il Coro Simone Vespucci 


Prosegue con soddisfazione l’attività del nostro Coro. Da 
una chiaccherata con l’amico Don Luca Pagliai, nuovo 
Parroco di Ronta, è nata l’idea di una giornata presso la sua 
comunità parrocchiale. 
Il programma prevedeva la partecipazione del Coro alla Santa 
Messa e nel pommeriggio, nel locale cinematografo, una 
esibizione per un pubblico più vasto. Il Coro Simone 
Vespucci si è dimostrato all’altezza in entrambe le occasioni 
come ci hanno testimoniato gli amici di Ronta e Don Pagliai 
che ringraziamo per l'accoglienza e per le parole di solidarie- 
tà alla Associazione di San Giovanni di Dio. 

Lorenzo Recchia 


talia arr Abbiamo Letto ....................vv vert 


Margherita Guarducci, La Tomba di San Pietro 

Rusconi Editore, L. 24.000 

Pietro, il pescatore di Galilea, predicò a Roma la parola di Cristo. Venne 
crocifisso nel circo di Nerone in Vaticano e sepolto a breve distanza dal 
luogo del martirio. Sul posto, divenuto oggetto di venerazione, venne 
poi edificata la prima Basilica Vaticana. Questa èla tradizione accettata 
dai fedeli di tutto il mondo. Tuttavia gli avversari della Chiesa cattolica 
negarono l'esistenza del tumulo, sostenendo perfino che Pietro non 
era mai giunto fino a Roma. Ristabilire la verità è dunque un’operazio- 
ne di estrema importanza sia dal punto di vista archeologico sia da quello 
religioso. Margherita Guarducci, che da anni lavora in questo campo di 
ricerche, ha una conoscenza diretta dei sotterranei vaticani e dei reperti 
venuti alla luce nel tempo. Il momento culminante delle sue indagini è 
stato forse quando, dopo gli esami degli antropologi, è arrivata al ricono- 
scimento delle ossa di S. Pietro. Nel suo libro presenta la documen- 
tazione sulla tomba del Santo, la 
sua ubicazione, le notizie che [Re dú 
emergono dalla tradizione, le te- TTL E E 
stimonianze degli antichi papi, le | LA TOMBA 


irregolarità commesse nella ne- a = DI 
SAN PIETRO 


Una straordinaria 
vicenda 


cropoli durante i lavori, i risultati 
degli scavi sotto la Basilica. L'au- 
trice ha inoltre impreziosito la sua 
opera coni ricordi personali, le 
emozioni e i timori che sono tipici 
di tutti gli archeologi e, in partico- 
lare, degli studiosi che operano in 
un ambiente dove il fascino dei 
millenni si unisce al fervore della 
fede. 


Ogni martedì alle ore 21 il Comitato Organizzativo 
si riunisce presso la sede dell'Associazione in Borgo 
Ognissanti 42. Il % dell'Associazione è 21.88.32 


ARTIGIANO o ARTISTA? 


Carlo Vettori, Liutaio in Firenze, è un artigiano non solo per mestiere ma anche 
per l’amore di un’arte che i Vettori si tramandano di generazione in generazione. 


Alessandro Tantussi 


4h 


Ne approfitto per sapere qualcosa di più sulla Liuteria. 

Chi è un liutaio? 

« Liutaio è chi costruisce strumenti musicali a corda. Prende il 
nome da liuto, antico strumento le cui corde erano direttamente 
pizzicate dalle dita ( come la chitarra dei nostri giorni ). La cassa 
era simile a quella del mandolino ed il manico molto più lungo 
con 50 6 corde doppie ed 1 o 2, più acute, semplici, mentre le più 
gravi erano tese a fianco della tastiera. Oggi un liutaio costruisce 
soprattutto violini, violoncelli, viole, contrabbassi, chitarre». 
Cosa è cambiato nella liuteria? 

« Poco o niente. Nel violino, per esempio, si costruisce ancora con 


la tecnica e le forme che furono di Amati, Guarnieri, 
Stradivari e le differenze si possono considerare nell’ordine 
di millimetri. Prima di Paganini il manico era più corto, dopo 
si è allungato di 3 mm. E’ la chitarra ad aver subito le 
maggiori trasformazioni, legate più che altro alla necessità 
di una maggiore sonorità in sale più grandi ed anche all’ 
assuefazione dell’orecchio ai rumori della vita di oggi». 

C'è chi vuole imparare questo mestiere? 

« Certamente. Anzi a Cremona c’è una importante scuola di 
liuteria, ma a mio avviso se ne esce un po’ tutti uguali. E°e 
rimarrà un mestiere artigiano e solo nella bottega possono 
nascere quelle forti personalità che hanno segnato il lavoro 
di maestri liutai come Stradivari. Uno stile si acquista 
rimanendo nella sfera della liuteria classica ed in essa 
muoversi di pochi millimetri su tutto lo strumento. Dai 
conservatori escono molti più musicisti e questo porta una 
maggior richiesta di strumenti che unita al fascino di una 
continua ricerca fa si che alla liuteria si affaccino anche gli 
hobbisti». 


Allora c'è molta concorrenza. Anche dall’ industria? 

« Ogni liutaio ha un suo tocco, non solo nelle forme ma anche 
nel suono. Si acquista con l’eperienza e l’abilità maturate 
negli anni, con la conoscenza delle qualità ed asperità dei 
vari legni che compongono lo strumento. Io costruisco circa 
sette violini ogni anno ed ogni violino è composto di circa 80 
pezzi, il colore della vernice me lo faccio in casa e ci vogliono 
circa trenta mani di vernice. Tutto questo non può essere 
“assemblato” in fabbrica. I nostri maggiori concorrenti sono 
nel passato perchè uno strumento, se è fatto bene, migliora 
con il tempo, quando il legno stagionato si alleggerisce e il 
suono diventa più musicale. La grandezza di Stradivari, 
Amati, Bergonzi, Antoniazzi sta nell’aver creato strumenti 
immutevoli nel tempo». 

Allora artigiano o artista? 

« Ogni artigiano ha nelle sue mani e dentro di se il genio di 
essere un artista». 


Di là d'Arno, in uno dei 
quartieri più ricchi di cul- 
tura artigiana, ha sede 
l Antico Setificio Fiorenti- 
no. Vi si producono tessuti 
che sono famosi in tutto il 
mondo non solo per la bel- 
lezza dei colori e dei dise- 
gni, ma anche perla qualità 
della tessitura. Entrare al- 
l’Antico setificio è fare un 
salto nel Rinascimento 
fiorentino, quando i palaz- 
zi di molte famiglie patri- 
zie erano arredati di broc- 
catello, lampasso, velluto, damasco, tessuti tutti su disegni e telai 
personali. L’arte della seta fu introdotta in Italia intorno al 1100, 
forse dai missionari in Cina o, come narra la leggenda, da qualche 
principessa orientale venuta in Europa a cercare marito portando in 
dote oltre che magnifici tessuti anche il baco da seta per produrne 
altri. In Toscana ed in particolare a Firenze quest'arte trovò 
l’ambiente adatto ad un florido sviluppo e già nel Trecento era una 
delle Arti Maggiori con tanto di statuto ed insegna: porta rossa in 
campo bianco. Fonte di prestigio per il Comune e di ricchezza per 
i suoi mercanti, l'industria serica raggiunse il massimo dell’impor- 
tanza nel periodo mediceo quando, per l’entrata in Firenze del 
Granduca Cosimo, le strade furono apparate con « pregiatissime 
tappezzerie e drappi....e bottega alcuna non si vedeva la quale di 
lavori lavorati a seta e a oro sontuoso, spettacolo non facesse ». Se 
nel 1800,scomparse le Arti come tali e trasformatesi in confraterni- 
te, fula Francia a dettare legge con un nuovo sistema di tessitura che 
prese il nome dal suo inventore Carlo Maria Jacquard, in Firenze 
l Antico Setificio raccoglieva l’intero patrimonio di telai, cartoni, 
disegni delle nobili famiglie fiorentine iniziando la produzione di 
stoffe che superarono ben presto i confini di Firenze e dell’Italia. 

Ancora oggi all’ Antico Setificio la seta è lavorata con gli stessi 
telai, con gli stessi cartoni e disegni che sono stati conservati negli 
anni. Se la seta, soprattutto cinese, arriva in matasse già tinte, da 
quel momento tutto fino al prodotto finito è fatto dal setificio. Dopo 
la filatura la seta passa negli orditoi, tra i quali uno bellissimo su 
disegno originale di Leonardo da Vinci, e quindi nei telai a mano 
originali del Settecento. E’qui che la magia di una esperienza che 
si tramanda da madre in figlia (sono tutte donne e tutte del quartiere 
di San Frediano) si realizza nella cangianza dell’ermisino, nei 
disegni con effetto di raso in rilievo del broccatello e nel 
complicato intreccio di trame del lampasso del quale se ne produce 


Firenze nostra 
L'Antico 
Setificio 

Fiorentino 


Alessandro Tantussi 


solo dodici centimetri in un giorno. Anche se sono sempre meno 
coloro che vanno a” bottega ’’per imparare quest’arte attratti più 
dalla monotonia di una fabbrica che dalla fatica di un artigianato 
creativo, l'Antico Setificio produce tessuti di tale qualità da essere 
richiesti non solo per le ristrutturazioni e decorazioni di importanti 
edifici quali il Quirinale e Palazzo Madama, ma anche perle dimore 
dei privati, quali gli Agnelli, i Falk e gli onnipresenti americani ed 
arabi. 

L’Antico Setificio Fiorentino rappresenta un esempio di come 
la volontà di mantenere inalterata la tradizione di un’arte unica al 
mondo, non contrasti con la possibilità di una sua realizzazione 
moderna ed adeguata ai tempi. 


ri 


Ricordo di un amico 


Ricordare un amico scomparso è difficile, specialmente se eraun uomo 
come Roberto Soana. Un anno fa, il 26 Dicembre 1988, Roberto ha 
lasciato in tutti noi il ricordo di un animo sorridente perchè la vita gli 
sorrideva, un modo semplice ma coerente di affrontare la vita nel suo 
lavoro di medico e nell'impegno per l'Associazione. 


Le piante nella medicina 


IL TELEFIO 


Dr. Sergio Balatri 


I grande medico Linneo la chiamò SEDUM TE- 


LEPHIUM, riassumendo con geniale sintesi i 
due sue caratteristiche: nel genere (Sedum) 3 
il portamento ”stare seduta”, nella specie la s< 
sua virtù vulneraria. s 
Il re Telefo infatti fu curato, secondo la 
leggenda riferita da Plinio, di una ferita che non 
guariva mai alla gamba con una pianta le cui 
cararatteristiche furono da Linneo ravvisate N 
nella Nostra. Fino a non molto tempo fa, mi 
riferisco alla mia infanzia, ricorrere a questa 
pianta per curare processi infiammatori super- 
ficiali era cosa naturale; mi ricordo di essere 
stato curato da mia madre di un ”’giradito” e di 
aver conosciuto allora la caratteristica più 
appariscente dell’azione della foglia, la macerazio- 
ne o, come dicevo io, la ’lessatura” del dito 
rimasto a contatto per tutta la notte con il succo f 
della pianta. i 
Il patereccio periungueale (giradito) è cosa 
assai banale e di comune osservazione; normal- 
mente il medico e soprattutto il chirurgo lo 
degnano di poca attenzione nella sua fase iniziale suggeren- 
do al paziente, invero preoccupato per la sintomatologia 
dolorosa di notevole entità, di fare tutt'al più bagni di acqua 


L'Omeopatia: scienza o 


L’ Omeopatia è un sistema di terapia vecchio di quasi due- 
cento anni, poichè il padre fu Samuel Hahnemann, medico 
tedesco vissuto tra la fine del Settecento e la prima metà 
dell’Ottocento. Con il passare del tempo, pur rimanendo 
immutati i principi fondamentali, si sono parzialmente 
modificate le opinioni sul meccanismo d’azione e quindi sul 
finalismo dell’azione terapeutica. Il PROVING continua ad 
essere la base dell’Omeopatia. Iniziò Hahnemann a speri- 
mentare su se stessò molti rimedi e fu così, per esempio, che 
scoprì come la CHINA, usata per combattere la febbre, a dosi 
omeopatiche la provoca. Fu proprio questa scoperta a far 
nascere il click dell’Omeopatia: le malattie non si devono 
curare con i loro contrari ( legge dell’allopatia) ma con i loro 
simili perchè SIMILIA SIMILIBUS CURANTUR ( legge 
dell’omeopatia). Così per combattere la febbre si sommini- 
stra un farmaco che a dosi normali” provoca la febbre: 
classico è il caso di EUPATORIUM PERFOLIATUM 
chiamato in Francia ”Herbe à fiévre” ( erba che da la febbre) 
e che a dosi omeopatiche viceversa la combatte. 

In pratica possiamo affermare che il metodo terapeutico 
omeopatico consiste nel somministrare al paziente, a dosi 
deboli o INFINITESIMALI, la sostanza che somministrata al 
soggetto sano provoca in questo dei sintomi simili a quelli del 
paziente. 


salata. Il paziente allora ricorre al farmacista che cercando 
nel suo armamentario lo consiglierà di usare lo steridrolo, 
l’ittiolo, o ilcerotto dei frati (una specialità dei monaci Val- 
lombrosani detto cerotto di padre Rimbotti). Può darsi che il 
processo infiammatorio sotto l’azione di questi revulsivi si 
estingua, ma può darsi che invece stenti oppure peggiori, co- 
stringendo il povero paziente, che ha già passato alcune notti 
insonni per il dolore, a tornare dal suo medico che 
lo spedirà con richiesta di intervento dal 
4; collega chirurgo, oppure, cosa più frequente, 
é al più vicino Pronto Soccorso. 

Dopo un periodo di attesa dei più varia- 
bili, il nostro paziente può essere sottopo- 
sto a vari trattamenti, secondo l’entità e la sede 
` del processo che questa volta può essere franca- 

mente suppurativo. Tutti i procedimenti chirurgici 
prevedono interventi cruenti sulla falange che in segui- 
to fanno ricordare questa affezione soprattutto per le 
atroci sofferenze. Purtroppo non sempre, nonostante 
le sofferenze, la guarigione è assicurata; alcune 
volte il processo infiammatorio suppurativo raggiun- 
ge l’osso della falange per cui si può porre l’indicazio- 
ne all’amputazione della falange terminale. 

Chi scrive ha conosciuto di persona tutti questi casi e 
sapendo che poche applicazioni delle foglie del 
TELEFIO guariscono senza spargimento di sangue” e 
quindi senza:dolore e senza complicazioni questa banale 
affezione, non può fare a meno di raccomandarne l’uso, 
potrei dire anche l’abuso, dato che non esistono controindi- 
cazioni tranne l’allergia al succo delle foglie che peraltro si 
manifesta dopo alcuni giorni. 


e e ÈD 
illusione ° Dr. Maurizio Romani 

Altro principio fondamentale dell’omeopatia è quello 
della DILUIZIONE e DINAMIZZAZIONE. Questo consi- 
ste nel prendere 1 cc. di estratto alcolico della pianta e 
diluirlo in 99 cc. di alcool a 90° ottenendo così la prima 
diluizione (1 CH). Si agita questa soluzione un numero 
preciso di volte (Hahnemann diceva cento volte,ma oggi si 
usano i dinamizzatori). Si prende quindi 1 cc. del liquido 
risultante, lo si diluisce in 99 cc. di alcool a 90° e si agita 
nel dinamizzatore ottenendo la seconda diluizione (2 CH). 
Questo processo si può ripetere un numero determinato di 
volte ottenendo così un preparato sempre più diluito e 
dinamizzato che agirà sempre più profondamente sulla 
costituzione del soggetto. Al di là di una certa diluizione non 
rimane traccia apprezzabile della sostanza disciolta, rimane 
solo il liquido DINAMIZZATO che però possiede proprietà 
più profonde e durevoli. E’ questo il grosso scoglio da far 
superare ai detrattori dell’Omeopatia per la comprensione 
del suo intimo meccanismo d’azione. Dobbiamo invece aver 
sempre presente che in Omeopatia l’uomo è visto non solo 
come individuo, ma bensì come unità completa formata da un 
insieme di parti ben equilibrate a formare una totalità. 
L’Omeopatia non si ferma a considerare la singola parte 
malata, ma tiene conto della forma sotto cui si manifesta la 
malattia nelle singole parti sempre in relazione all’uomo 
visto nella sua TOTALITA”. 


4P 


7.10-7.30: 


7.30-8.00: 


8.00-9.00: 


9.00-9.15: 
9.15-11.15: 


11.15-12.15: 


12.15-12.30: 
12.30-13.00: 
14.00-14.15: 
14.15-14.30: 


14.30-14.40: 
16.00-16.30: 


SAMMARC OE ca 
Programmi» i 


Da Lunedì a Sabato 


Il saluto del mattino 
Musica sacra 

Messa in latino RV* (Ve- 
nerdì) 
Quattrovoci(Notiziario 
RV*) 

Canzoni della fede 

Ponte musicale 
Coversazione 
Collegamento con RV* per 
l Udienza pontificia (Mer- 
coledì) 

Ponte musicale 
Quattrovoci RV* 

Che cosè la psicoanalisi 
Polvere di stelle(appunti 
per il cinema) 
Radiogiornale RV* 

Il meglio della stampa cat- 
tolica 


16.30-17.00: 


17.00-17.30: 


17.30-18.00: 
18.00-18.20: 
18.20-18.30: 
18.30-18.45: 


18.45-19.30: 


19.30-21.10: 


21.10-21.30: 
21.30-22.00: 


22.00-7.05: 


I classici cristiani” 
Incontro della serenità 
(programmi per i malati) 
(Venerdì) 

Programmi vari 

Finestra aperta sul tezo 
mondo (Martedì) 
Orizzonti cristiani RV* 
Canzoni della fede 
Check-up comunità 
Classe unica 

Il vostro amico psicologo 
(Giovedì) 

I ‘classici della musica 
classica” 

Ponte musicale 

Il saluto della sera 
Musica sacra 

Piccole luci per le ore buie 


- Domenica 


8.00-9.00: 


9.15-11.15: 


11.30-12.15: 
12.30-13.00: 
13.00-14.00: 
14.00-14.15: 
14.15-14.30: 
16.30-17.00: 
17.00-17.30: 
17.30-18.00: 
18.20-18.30: 


Ecclesia (settimanale ra- 
diofonico) 

Musiche per un giorno di 
festa 

Messa in italiano RV* 
Angelus del Papa RV* 
Canzoni della fede 
Musica varia 

Il vostro amico psicologo 
Polvere di stelle (replica) 
Ecclesia (replica) 
Programmi vari 

Città nuova sonora 
Selezione dal Rider’s 
Digest 


In collegamento diretto ( 
su onde corte) con la 
Radio Vaticana 


un giornale 


“commerciale” 


Come avrete notato, queste ultime pagine sono dedicate alla” Pubblicità” 0, come si usa dire con una frase 
ancor più brutale, “consigli per gli acquisti” . Nè l una nè l’altra fa al caso nostro, perchè, se pur consapevoli 
che questa forma di sostentamento ci è necessaria, l'abbiamo cercata dagli amici dell’ Associazione e da chi 
pur non conoscendoci ha apprezzato le nostre idee e il nostro lavoro. Sperando che La Sporta non diventi mai 
, useremo sempre questa forma di ringraziamento a chi ci sosterrà. 


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Via Brunelleschi, 18 - 20r - Tel. 29.23.62 
Laboratorio: via De' Vecchietti, 1 - Tel. 21.39.57 


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50123 firenze - borgognissanti, 62 r. - tel. 298.446 


y 1 Spedizione in abbonamento 
-A S \ postale gruppo IV/70% 


3 La Sporta &f. 


Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l'8 marzo 1985 
Casella Postale 521, 50100 Firenze 39 


to pubblicitari 


iene inser 


cont 


lillo) 


igiene 


{Ed."° Alinari) P.“ 1° N° 3212. FIRENZE - Veduta di Borgo Ognissanti, 


Anno 11 Nr.$ Marzo 1990 


Editoriale 


DENTRO DI NOI 

UN MICROCOSMO DI 
PICCOLI IMPORTANTI 
VALORI 


volte i giorni passano inutili come 
A pagine di un calendario strappa- 


te al ritmo obbligato delle ven- 


tiquattr’ore. Se non avremo imparato a | 


dare un senso al quotidiano, il tempo 
apparirà come un trascorrere silenzioso 
delle ore che ci vedranno distrattamen- 
te occupati. 

Una volta un vecchio saggio scrisse a 
sua figlia: «Ricorda sempre, bambina 
mia, anche quando io non ci sarò più, 
che esistono tre virtù nella vita che 
vanno coltivate sopra ogni altra, il 
gusto e la certezza della libertà, l'umiltà 
e l’amore per i deboli e i derelitti». Belle 
parole certo! Ma mica è così facile. 
Bisogna essere almeno santi per fare 
tutto ciò. A proposito di santi. Quando 
mi capita di immaginarne uno lo vedo 
sempre come un uomo energico, dal 
volto scavato e magro, con lo sguardo 
che ti entra dentro e le mani aperte nel 
gesto di chi offre. E così immagino 
anche il nostro san Giovanni di Dio che, 
con la gente che soffre, aveva una 


Pi 


Piazza CESTELLO 
Ore 10,00 


Domenica 11 Marzo alle ore 
10.00 in Piazza di Cestello 
festeggeremo tutti insieme la 
ricorrenza di San Giovanni di 
Dio. In occasione di questa 
annuale festa, i Vigili del Fuoco 
di Firenze interverranno con un 
programma di esercitazioni varie 
che, ci hanno confidato, sarà al- 
tamente spettacolare: di questo 
ne siamo sicuri dopo l’applaudi- 
tissima performance dello scor- 
so anno. Ma, a dimostrare quanto 
sia significativa per questo Corpo 
la giornata di San Giovanni di 
Dio, i Vigili del Fuoco hanno 
desiderato fare qualcosa di più 
offrendo a tutti gli intervenuti, 
alle ore 13.00 in Piazza Ognis- 
santi, un pranzo allestito con le 


certa familiarità. Libertà, dunque, e 
umiltà e amore. Sembra quasi una ricet- 
ta magica ma potrebbe e dovrebbe 
essere solo un esercizio da ripetere tutti 
giorni, altrimenti diventa come il para- 
digma di un verbo greco (antico!) inutile 
e dimenticato. 
Tutta questa premessa mi serve per ri- 
cordare che stiamo andando incontro a 
una data importante per la nostra asso- 
ciazione: l’otto marzo. Ma anche e 
soprattutto, per dirvi che sarebbe cosi 
utile se noi riuscissimo a ritagliare, 
nelle nostre giornate, un piccolo spazio 
per pensare al nostro san Giovanni di 
Dio, al suo esempio. E questa è un’epo- 
ca in cui siamo piuttosto carenti di 
valori! Forse proprio perchè mancano 
esempi da seguire. Se scorriamo le pagine 
dei nostri giornali vediamo che esse 
sono tutte impegnate da politici intenti a 
farsi propaganda, delinquenti della peg- 
gior specie, strapagati assi del pallone e 
così via. Che esempi! Il trucco sta tutto 
nel riuscire a trovare dentro di noi la 
spinta per costruire una vita, per non 
subirla quotidianamente. E questo mentre 
attorno la città ti scivola via come rena 
tra le mani. Cominciamo da noi, dal 
nostro piccolo microcosmo e, vedrete, le 
cose miglioreranno. 

Amadore Agostini 


DOMENICA 11 MARZO 


CON I VIGILI DEL FUOCO 
PER L'ANNIVERSARIO DI 


S.GIOVANNI DI DIO 


DOMENICA 11 MARZO 


— 


‘| SOMMARIO 
Pag. 2 
EDITORIALE 


Pag. 3 
TRE NUOVE ATTIVITA' 


Pag. 4 
GLI ALINARI 


UN VECCHIO MA PREZIOSO 
PAIO DI OCCHIALI 


Pag. 5 
IL TELEFIO 


OMEOPATIA 


Pag. 6 
IDROCOLTURA 


Pag. 7 
LA MELA DI BIANCANEVE 


& La Sporta to 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 
Redazione: Sergio Balatri, 

Alessandro Tantussi 
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, 
Mauro Batisti, Francesco Batazzi, Claudio 
Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del 
Re, Lorenzo Recchia, Maurizio Romani - 
Laser Composizione: Menabò v. Granacci, 
5 Firenze - Stampa: Tipografia Tiposervice 
v. Furini Firenze 
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 
del 17/3/89 


Piazza OGNISSANTI 
Ore 13,00 


cucine e le mense mobili dei loro 
reparti. Da tempo, L’Associa- 
zione si batte perchè San Gio- 
vanni di Dio sia conferito Santo 
patrono dei pompieri, a guisa di 
altri paesi, in ricordo di come 
uscì illeso dalle fiamme dell’O- 
spedale di Granata. In prece- 
denza, alle 12.00, sarà celebrata 
una Messa nella Chiesa di Ognis- 
santi con musiche per fanfara di 
corni 

Nel pommeriggio la festa conti- 
nuerà in Piazza di Cestello con 
esposizioni varie e bancarelle 
completando, lo speriamo, una 
giornata festosa e diversa per i 
grandi ma anche per i bambini, 
in compagnia della nostra Asso- 
ciazione e dei “Pompieri di San 
Giovanni”. 


RINNOVO ASSOCIATIVO 1990 


Carissimi soci 

come avrete già letto nel numero 
precedente è iniziato il rinnovo per 
l’anno 1990 alla nostra Associazione. 

In tutti questi anni di attività il 
numero di chi ci ha sostenuto è 
cresciuto e con esso l’impegno dell’As- 
sociazione verso chi ha creduto in noi e 
nelle nostre idee. Lo spirito dell’ Asso- 
ciazione è stato comunque e per quanto 
possibile di essere autosufficiente, 
questo grazie al coinvolgimento 
personale di alcuni soci e sopratutto 
alla presenza delle Vostre quote 
associative. Ma l’attività dell’ Associa- 
zione di San Giovanni di Dio si è 
alquanto estesa: al Comitato Storico 
Artistico per il recupero dell’ Ospedale 
di San Giovanni di Dio in  Borgognis- 
santi, al Centro di Ricerca Bibliogra- 
fica Computerizzata, al Gruppo di Ri- 
cerca Terapeutica Roberto Soana, al Coro 
Simone Vespucci, si sono aggiunti ades- 
so il: 
notiziario “La Sporta” ed ultimamente 
il Gruppo Donatori di Sangue ed il 
Gruppo Volontari Assistenza ospeda- 
liera e domiciliare. 


| importante 


Tutto questo impegno richiede, però, 
la presenza costante delle Vostre quote 
associative, così da poter offrire un 
servizio soddisfaciente e all’altezza del- 
la situazione. 

In questo numero de La Sporta tro- 
verete una scheda che ci fornirà notizie 
circa il Vostro desiderio di continuare o 
meno a partecipare alla vita dell’As- 
sociazione. Confidiamo che non ci 
abbandonerete continuando a versare in 
modo regolare la quota che anche per 
questo anno è di L.20.000 e che potrete 
versare tramite il bollettino di C.C.postale 
allegato a questo numero della Sporta o 
per i nuovi soci tramite la scheda da 
ritagliare e spedire all’ Associazione. E’ 
specificare nella causale 
TESSERA 1990”, in modo da poter 
inviare in tempi brevi la tessera a casa 
vostra. 

Naturalmente ringraziamo chi fino 
ad adesso ci ha sostenuto e vorrà conti- 
nuare a sostenerci per il futuro, assicu- 
rando la nostra disponibilità a qualsiasi 


| Impegno di idee e di fatti verso vecchi 


e nuovi soci e,soprattutto, verso Firenze. 


Una interessante iniziativa 


dell'associazione 


Lunedì 18 Dicembre alle ore 10 per conto dell’Associazione è stato proiet- 
tato al Cinema Principe il film MOMO di Mikael Ende. Erano presenti 
circa 200 ragazzi delle scuole S.Francesco di Sales e Corpus Domini guidati 
dagli insegnanti; un servizio di autobus Ataf e dei Vigili Urbani li ha 
accompagnati all'andata e al ritorno. Un ringraziamento particolare al 
nostro socio dr.Montesi che ha offerto la proiezione. 


_ 


Ogni martedì alle ore 21 il 


Comitato Organizzativo si riuni- 
sce presso la sede dell'Associa- 
zione in Borgo Ognissanti 42. 


ll ® dell'Associazione è 21.88.39 


Pali 


TRE NUOVE 
ATTIVITÀ 


Nel Gennaio 1990 l’ Associa- 
zione di San Giovanni di Dio ha 
fondato tre gruppi di volontariato: 
Gruppo Donatori di Sangue 
Gruppo Volontari Assistenza 

Ospedaliera 
Gruppo Volontari Assistenza 
Domiciliare 

La necessità di queste iniziative, 
per altro non nuove nel suo genere, 
è nata non solo dalla richiesta di 
più soci ad allargare il cerchio delle 
attività dell’ Associazione, ma an- 
che dalla esigenza di essere pre- 
senti come Associazione San 
Giovanni di Dio in quei settori dove 
si sente una maggiore carenza di 
disponibilità e più forte è il deside- 
rio di un aiuto concreto. 

Il Gruppo Donatori di Sangue è 
in collegamento con il Centro Tra- 
sfusionale del Nuovo Ospedale di 
San Giovanni di Dio che ha dimo- 
strato la massima disponibilità all’i- 
niziativa e fornisce chiarimenti a 
chiunque si avvicini per la prima 
volta alla donazione del sangue. 

Il Gruppo Volontari Assistenza 
Ospedaliera e Domiciliare nasce 
come aiuto discreto ma concreto a 
chi ammalato o in stato di bisogno 
non ha la possibilità di una assi- 
stenza o di un conforto. 

Tre iniziative, quindi, che non 
hanno bisogno di altre parole di 
spiegazione ma di fatti concreti. 
Chiunque desidera farne parte può 
rivolgersi presso la sede dell’ As- 
sociazione personalmente o telefo- 
nando al 21.88.39 ogni Martedì dalle 
ore 21 in poi; o scrivendo alla 
Sporta suggerimenti e dove poter 
svolgere questa Assistenza. (Ca- 
sella Postale 521 c/o Associazio- 
ne S.Giovanni di Dio). 


Lorenzo Recchia 
Alessandro Tantussi 


A 


Firenze 


Gli Alinari 


Alessandro Tantussi 


uel tratto di strada che prosegue Via 

Nazionale, tra Via Fiume e Piazza 
Stazione, prende nome Largo Alinari. E’qui 
che ha sede uno dei più importanti gioielli di 
Firenze: gli Archivi fotografici dei fratelli 
Alinari. Vi sono raccolte le 400.000 lastre ed 
i 750.000 negativi su pellicola che documen- 
tano la storia, l’arte, il costume dell’Italia 
dalla fine dell’800 in poi: un patrimonio che 
rappresenta una tappa fondamentale nella 
storia della fotografia. Nati in ambiente arti- 
giano, cresciuti con il gusto artistico della 
lavorazione manuale, gli Alinari svolgono il 
loro lavoro in una città che già sente gli 
influssi del cosmopolita andirivieni di per- 
sonaggi politici e della cultura propri della 
Firenze capitale. Dai primi impegni ripro- 
duttivi di opere d’arte nel piccolo atelier 
in Via Cornina,l’attività si sposta anche 
verso i ritratti il cui successo impone ben 
presto un trasferimento in una sede più 
appropriata, quella attuale.Le commissioni 
si succedono con sempre maggior successo 
e anche all’estero arriva la fama dei fotografi 
fiorentini.Il Principe Alberto d’Inghilterra 


Un vecchio ma 


ordina una serie di riproduzioni di disegni 
della Galleria degli Uffizi e nel 1865 
partecipano alla Esposizione Universale di 
Parigi. Con il ritratto a Vittorio Emanuele II 
sono i fotografi ufficiali della Real Casa. 
Ogni fotografia è un’avvenimento e richiede 
la partecipazione di molti aiutanti. Le lastre 
hanno spesso una grandezza impressionan- 
te: un metro e quindici di altezza per 
ottantacinque centimetri di larghezza. Gli 
Alinari fotografano tutto e tutti, ma mai ca- 
sualmente. Tecnica, gusto per il dettaglio, 
interpretazione del soggetto e del suo 
ambiente, immaginazione del prodotto fini- 
to che, dopo tanti sforzi e a costo anche di 
una messa in posa, deve rispondere ad una 
determinata lettura, sono caratteristiche del- 
le foto Alinari. 


prezioso paio di occhiali 


uanti milioni di Italiani portino oc- 

chiali non è un dato certo, ma un 
rapido calcolo tra amici e conoscenti ci può 
far stimare che, come minimo, un terzo della 
popolazione italiana, per necessità o per 
vezzo, abbia un paio di occhiali o usi lenti 
a contatto. Anzi, queste ultime sono spesso 
usate, in un eccesso di vanità, per cambiare 
solo il colore degli occhi. Al di là di un uso 
strettamente estetico,scrivere, leggere, la- 
vorare, guidare un auto o semplicemente 
comporre un numero di telefono sarebbe 


impossibile per un miope che non portasse 
occhiali. 
Ma questo è quanto accade in molti paesi 
dell’Africa, dell’ Asia dell’ America del Sud, 
in tutti quei paesi cioè dove vivono moltis- 
sime popolazioni povere che non possono 
permettersi nemmeno la spesa di un paio di 
occhiali. 
Nel 1985 I’O.M.S.,l Organizzazione mon- 
diale della Sanità, nell’ambito del Pro- 
gramma per la Prevenzione della cecità ha 
dato incarico ad un gruppo di specialisti 
in campo oftalmologico di valutare le 
condizioni di bisogno di occhiali 
nei rispettivi paesi. I risul- 


tati hanno dato tutti un 
denominatore comu- 
ne: la povertà, che 


\ \\ impedisce l’inseri- 
] T mento nella struttura 
PED 


\ 


5 sociale anche per chi 
ha una leggera mio- 


A 


pia, mentre la presenza 
di dispensari oftalmologi- 
ci e la fornitura di occhiali a 


Ma l'aspetto più importante del loro lavoro 
è stato l’aver riordinato e archiviato tutto il 
materiale raccolto dall’inizio dell’attività 
dell’azienda. All’attività di fotografi gli 
Alinari aggiungono così quella di editori, 
soprattutto d’arte, riuscendo a pubblicare 
migliaia di volumi che oggi, in alcuni casi, 
rappresentano delle vere rarità bibliografi- 
che. 

A tutto oggi l’attività della Società Alinari 
si è alquanto diversificata: 1’ Archivio stori- 
co per gran parte catalogato si è arricchito 
dell’ Archivio Villani di Bologna e dei fondi 
prestigiosi Michetti, Wulz, Nunes Vais, 
Bombelli; la Fototeca si sta affermando 
come uno dei più grandi centri internazionali 
di documentazione fotografica con 200.000 
foto in album e 160.000 immagini su 
microfiches provenienti dalle collezioni 
Alinari, Anderson, Brogi,Chaufforier, Fio- 
rentini e Mannelli e con più di 2.000.000 
di immagini dagli Archivi Giraudon 
(Francia) e Marburg (Germania). Un Museo 
con intensa attività espositiva e di contatti 
internazionali nonchè la Casa editrice. 
Ma ciò che più preme sottolineare è come 
gli Alinari rappresentino quel gusto crea- 
tivo di un artigianato che si confonde 
nell’arte caratteristico di una città come Fi- 
renze che da essa ed in essa trova ispirazione. 
Un patrimonio non solo di immagini ’’gior- 
nalistiche” di un’epoca, ma documenti di 
genialità che, alle soglie del duemila, ci 
insegnano l’importanza di certi valori che 
troppo spesso sono stati dimenticati. 


buon mercato o anche usati risolverebbe 
numerosi casi, sopratutto tra i bambini e gli 
anziani. La difficoltà di vista è un ostacolo 
all’apprendimento, allo sviluppo mentale ed 
inserimento sociale dei bambini che nel 10% 
dei casi è affetto da strabismo, miopia, 
ipermetropia, mentre negli adulti ne impe- 
disce qualsiasi tipo di inserimento nel mondo 
del lavoro. 
Questa situazione riveste perciò un carattere 
di urgenza. 
A tale proposito l'Associazione di San 
Giovanni di Dio ha raccolto l’appello 
dell’Unione Cattolica ciechi di Alsazia 
(Francia) per la raccolta di occhiali usati di 
qualsiasi tipo ma in buono stato a favore dei 
paesi in via di sviluppo. Ad Hirsingue 
(Francia Alto Reno Alsazia) un gruppo di 
volontari smista gli occhiali raccolti e dopo 
una corretta valutazione delle diotrie si 
occupa di spedirli nei vari dispensari of- 
talmologici. Dal 1985 ad oggi più di 300.000 
paia di occhiali sono stati inviati nei paesi del 
terzo mondo. 
Quindi quel vecchio paio di occhiali fuori 
moda può dare una speranza e diventare 
prezioso per chi, per poche diotrie, non può 
partecipare alla vita. 

Alessandro Tantussi 


Le piante nella medicina 


IL TELEFIO 


Dr. Sergio Balatri 


Il Telefio è stato usato e studiato da 
molti autori nel corso dei secoli, l’unico 
però che ne ha riassunto e sintetizzato in 
maniera perfetta e tutt'ora valida le sue 
caratteristiche è il medico Vallombrosa- 
no Fulgenzo Vitman che nel suo ”DE 
MEDICATIS HERBARUM FACULTA- 
TIBUS” del 1770 così ne descrisse le 


L'Omeopatia 


L’Omeopatia è in grado di sotto- 
stare alle prove che le permettono di 
accedere al campo delle scienze medi- 
che secondo le norme scientifiche at- 
tuali. Importanti in questo contesto 
sono le basi sperimentali e la loro 
verifica nella pratica quotidiana e per 
mezzo dei metodi di analisi e di sintesi 
più moderni; esempio ne è la nozione di 
terreno morboso che è in gran parte 
giustificato dalle più recenti scoperte in 
genetica ed immuno-biologia. 

Sebbene vecchia di quasi due secoli, 
possiamo quindi affermare che l’omeo- 
patia è sempre attuale e, per capire 
questo, è necessario ricordare tre argo- 
menti. Primo punto certi danni della 
medicina classica che rientrano nel 
contesto della patologia iatrogena e le 
carenze dei mezzi abituali davanti a 
certi disturbi patologici come:la patolo- 
gia funzionale (che rappresenta sempre 
la maggior parte dei casi di consulto da 
parte dei pazienti); la successione a 


catena di malattie in apparenza autono- 


virtù: 

«Ulcera Detergit»..(deterge le ulcere): 
la foglia, privata della sua cuticola della 
faccia inferiore, posta sopra piaghe, 
ulcere, necrosi cutanee, ne dissolve le 
parti superficiali portando in superficie 
il tessuto di granulazione sottostante. 
«Et ad cicatricem perducit»...(e le porta 
a cicatrizzazione): di modo che l’epite- 
lio proveniente dai margini dell’ulcera, 
si può finalmente distendere sul tessuto 
di granulazione. 

«Tumorum suppurationem promovet» 
...(favorisce la flogosi suppurativa): 
favorisce cioè la formazione del pus 
con maturazione degli ascessi. E’ 
infatti questa una notevole proprietà, 
interessante sia sul piano terapeutico che 
su quello speculativo; le foglie sconge- 
late oppure finemente suddivise della 
pianta fresca, messe sopra una zona 
dove il processo infiammatorio sia 
appena abbozzato può farlo regredire, se 
la sequenza degli eventi non ha ancora 
portato alla formazione del pus oppure 
può indurre un enorme richiamo di 
leucociti provocando la raccolta di pus 
in un tempo sinceramente fuori del 
normale. 

«Et dolores mitigat»...(e calma il dolo- 
re): quarta ed ultima interessante virtù 


Dr. Maurizio Romani 


me (causa di prescrizioni farmaceutiche 
diverse a seconda degli specialisti con- 
sultati) e che potrebbero essere interpre- 
tate come transfert, ad esempio asma, 
eczema, enterocolite e reumatismo; 
aspetti psicogeni di alcune patologie, 
tipo l’ulcera duodenale, da osservare 
sotto l’aspetto psicoanalitico a cui lo- 
meopatia si presta molto bene. Secon- 
da considerazione è ’PRIMUM NON 
NOCERE” cosa che nella maggior 
parte dei casi si può ottenere in 
medicina classica solo con l’astenzione 
dalla terapia che viene mal vissuta sia 
dal medico che dal paziente. Terzo 
aspetto è l’interesse verso lo studio 
globale dell’uomo malato. 

Da questo nasce l’importanza, direi 
la necessità, di mettere in pratica la 
complementarietà tra la medicina 
classica e l'omeopatia, senza pregiu- 
dizi, tenendo presente che quest’ul- 
tima si distingue in modo fondamentale 
con i suoi principi di base dalla coorte 
delle medicine ’’diverse”. Il principio 


che messa insieme alle altre, per esem- Lo 


pio durante il processo infiammatorio, 
che è sempre accompagnato da più o 
meno intenso dolore (vedi ascesso den- 
tario), fa capire la ragione della sua col- 
tivazione pressochè generalizzata in tut- 
te le parti del mondo. 

(2 - continua) 


Abbiamo partecipato a... 


Sabato 3 Febbraio nell'Aula Muntoni del 
N.O. di San Giovanni di Dio si è tenuto 
un applauditissimo incontro con pediatri 
e medici di base organizzato dal 
Servizio di Radiologia dell'Ospedale ed 
in particolare dalla sezione ecografica. 

Da alcuni anni la dott. Maria Tramonti 
Rocchi ha messo a punto una tecnica 
ecografica per la diagnosi di lussazione 
congenita dell'anca nei primi mesi di 
vita, quando minimi criteri terapeutici 
(l'uso del doppio pannolone) sono in 


| grado di assicurare la riposizione com- 


pleta della testa femorale. 

E’ stato detto durante la discussione 
che nel N.O. di San Giovanni di Dio, 
dopo la messa a punto di questa meto- 
dica, nessuna lussazione è più sfuggita 
al controllo. Tutto questo ha fatto dire al 
prof.Giorgio Bartolozzi che probabilmen- 
te questa affezione, che negli anni 
passati in mancanza di una sicura e 
precoce diagnosi ha dato notevoli e 
talvolta’ terribili sofferenze ai bambini, 
sta per essere completamente debellata. 


Sergio Balatri 


di sperimentazione fondamentale del- 


l'omeopatia credo si possa esprimere 


semplicemente in questo contesto: il 
medico che segue questa dottrina si 
trova in presenza di un paziente che si 
esprime, sotto l’effetto di un agente 
aggressore, con segni dovuti alla sua 
malattia e segni dovuti alla sua reazione 
nei confronti di questa; a questo punto il 
medico deve essere buon conoscitore 
della materia medica omeopatica dove 
sono riportati i sintomi che una determi- 


| nata sostanza ha prodotto su un gruppo 
| (sette o dieci) di sperimentatori sani. 


Sintomi che devono essere sfrondati 


| dei segni legati alla particolare suscet- 
| tibilità del soggetto. Per far questo si 


ricorre alla tecnica dei placebo e del 
doppio cieco. (1-continua) 


f 


L'IDROCOLTURA 


riproduce per tallo. 
LUCE: prerogativa asso- 
luta per tutte le piante 
verdi; imparerete quanta è 
la luce necessaria espo- 
nendo le vostre piante a 
quantità di luce decrescen- 
te finchè non le vedrete 
soffrire (il Filodendro non 
vuole luce solare diretta). 
ACQUA: verrà descritta 
in seguito la maniera di 
aggiungere questo elemen- 
to al sistema dei vasi. 
ARGILLA ESPANSA: è 
questo un ritrovato degli 
ultimi anni che si trova 
ormai un pò dovunque, si 
tratta di palline” di argilla 
cotta, porose, che si com- 
portano come materiale 
inerte e incorruttibile. 
Saranno il supporto delle 
nostre radici le quali invieranno nei 
minuscoli pori dell’argilla imbevuti d’ac- 
qua le loro più minute propaggini radico- 
lari. Il nome commerciale è LECA. Molto 
usata in edilizia si trova anche nei buoni 
negozi di piante. 
RESINE A SCAMBIO IONICO: sono 
queste le fornitrici degli elementi minerali, 
| potassio, azoto etc..dei quali abbiamo detto 
alberi enormi (ecco perchè può essere tenuta | sopra. La spiegazione del funzionamento 
nei nostri appartamenti) con una straor- | delle resine è da ricercare nel concetto di 
dinaria vitalità e resistenza, si trova ormai | scambio che le resine hanno quale loro 
| 


a parola, che significa in maniera lette- 
L rale coltivazione con l’acqua, viene 
usata per intendere la coltura di piante senza 
terra. 
La storia dell’idrocoltura, detta talvolta col- 
tura idroponica, è abbastanza recente e ripo- 
sa sulla conoscenza del metabolismo vege- 
tale sul quale è necessario soffermarsi un 
poco. Le piante, primo anello della nostra 
catena di sopravvivenza, vivono SOLA- 
MENTE di LUCE e di ARIA ed usano 
l’energia della luce e il carbonio presente 
nell’aria. Con questi due elementi principali 
e l’acqua, costruiscono foreste sottomarine e 
sulla superficie della terra, dando a noi la 
possibilità dell’alimentazione sia vegetale 
che, ovviamente, animale. L’idrocoltura 
può far capire tutto questo. Chiunque, 
vedendo una pianta crescere in assenza di 
terra, capirà chele piante non sono come 
i lombrichi (che “mangiano” la terra) ma 
usano la terra come supporto delle radici 
e riserva di acqua nonchè di minerali 
essenziali per il buon funzionamento dei 
suoi sistemi enzimatici, cioè delle sue cen- 
trali di produzione di energia necessaria alla 
crescita. Fatte queste premesse scegliamo 
una pianta che più si adatta a questa vita 
anche se in teoria TUTTE le piante lo potreb- 
bero essere; scegliamo il FILODENDRO, 
pianta originaria delle foreste del Sud 
America, abituata a vivere all’ombra di 


dovunque e sopporta valori di luce abbastan- | caratteristica; esse infatti prendono dall’ac- 
za bassi. Appartiene alla famiglia delle Ara- | qua ioni quali il calcio e lo scambiano per 
cee (il suo fiore ed anche le sue foglie somi- | esempio con il potassio che è stato preven- 
gliano a quelli delle Calle e dei Gigheri) e si | tivamente caricato” sulle resine dal fab- 


ron IO sirio 


Ennio Guarnieri, I tabernacoli di Firenze 
Edizioni Bonechi, L.60.000 


Dalla ricerca sistematica delle immagini di devozione che si trovano dentro e fuori 
le mura di Firenze _ più di mille _ e dal loro studio, è nato un libro che costituisce 
il corpus di tutti i tabernacoli del Comune. Questo libro racconta sette secoli di 
storia fiorentina: di pestilenze, di dolori, di preghiere, di grazie e di miracoli che 
sono fatti comuni a tutte le città del mondo ma con la differenza che a Firenze la 
storia non è raccontata solo dai monumenti, dai palazzi, dalle chiese; questa città 
gronda di storia anche nei vicoli, trasuda arte anche dalle casupole, rivela il suo 
passato di cultura e di grazia perfino nei tabernacoli, testimoni di fede ma anche 
documenti di vicende, di episodi, di avventure a volte drammatiche. 

L’opera non vuol essere soltanto un contributo alla storia e all’arte minore, ma una 
raccolta che fermi nel tempo la situazione di queste immagini devozionali, nella 
speranza che gli organi preposti alla tutela del patrimonio artistico fiorentino 


abbiano sempre ben presente la loro esistenza. 
Tel. 055/2034651 


bricante. La scoperta di questa caratteristica 
fu casuale. In alcuni laboratori della Bayer, 
nei quali si trattavano resine a scambio 
ionico, in una discarica di queste ormai 
dichiarate inservibili perchè ’cariche’’ di inutili 
ioni, ci si accorse che le piante crescevano 
rigogliose. Da qui lo studio del fenomeno e 
l'applicazione all’idrocoltura. La ditta Bayer 
detiene il monopolio del prodotto e lo vende 
sotto il nome di LEWATIT che si trova con 
qualche difficoltà, ma negli ambienti specia- 
lizzati è di facile reperimento. Si presenta 
sotto forma di minutissime sferette arancio- 
ni che vengono aggiunte al vaso contenente 
acqua. (/-continua) 

Sergio Balatri 


Le nostre amiche piante 


La mela di 


L a frutta e la verdura sono inquinate 
dagli anticrittogamici!” 

Questa è una di quelle affermazioni ri- 
correnti che, insieme a quelle sugli ec- 
cessi del traffico stradale, alle lungaggi- 
ni della burocrazia italiana e altre simi- 
li, difficilmente si possono contestare. 
Anzi, per il consenso generale che ri- 
scuote fa parte anch'essa ormai di 
quella riserva di argomenti sicuri a cui 
ricorrere nelle conversazioni di superfi- 
cie atte a trarre da imbarazzanti silenzi 
le persone che non si conoscono quando 
sono riunite, un pò come gli inglesi 
fanno quando parlano del tempo. Io non 
so bene o meglio non voglio addentrarmi 


Biancaneve 


Roberto Ferrari 


` 


colture è una delle più severe per la 
quantità e la completezza della docu- 
mentazione tossicologica richiesta. 
Sicuramente quando un prodotto viene 
licenziato dalla apposita commissione 
operante al Ministero della Sanità, se 
usato nei termini prescritti dall'etichetta 
che ne accompagna ogni confezione, 
non è tossico per l’uomo. Qualche 
dubbio, caso mai, si può avanzare 
circa il suo impatto ambientale. La 
soluzione a questo punto va ricercata 
nello stabilire dei parametri atti a misu- 
rare l’influenza che un nuovo principio 
chimico può esercitare nell'ambiente, 
ma non è facile. Si pensi solamente al- 


in questioni che non mi competono, ma 
per la frutta e la verdura sono in grado di 
fornire alcune notizie a chiarimento. 
Innanzi tutto parlerei di antiparassitari o 
fitofarmaci di cui gli anticrittogamici 
sono una parte utile a combattere le 
crittogame che, gli addetti ai lavori 
identificano quasi esclusivamente nei 
funghi parassiti. Per quanto riguarda 
”l’inquinante” è utile precisare che i 
prodotti dell’agricoltura possono conte- 
nere antiparassitari, ma la loro presenza 
deve essere minima ed è stabilita dalla 
legge inuna misura tale da non portare 
nocumento alla salute del consumato- 
re. Qui è il nocciolo del problema sul 
quale tornerò più innanzi. La legge che 
consente alle case produttrici di 
registrare i fitofarmaci da distribuire alle 


l’importanza della microflora e micro- 
fauna nei processi di sintesi e degrada- 
zione della sostanza organica, a quella 
degli insetti negli equlibri biologici del- 
le foreste e ancora al ruolo degli impol- 
linatori selvatici, a prescindere dall’a- 
pe. Ma tornando a quanto lasciato sopra 
in sospeso, è utile ricordare che tutto 
quello che noi mangiamo proviene 
dall’agricoltura e che l'agricoltore è 
costretto, se vuole stare nel mercato, a 
utilizzare per la produzione dei mezzi 
che reputo indispensabili. Fra questi 
sicuramente ci sono gli antiparassitari 
che sono: diserbanti, insetticidi, acari- 
cidi, nematocidi, rodenticidi, limacidi, 
atti cioè a combattere le male” erbe, 
gli insetti, i ragnetti, i piccoli vermi, i 
topi, le lumache. Considerando che 


durante il ciclo produttivo c’è la neces- È, 


sità di usare più principi attivi e per più 
volte, si potrebbe malignamente con- 
cludere che la mela della favola di 
Biancaneve, se confrontata con quella 
del mercato, sarebbe la più indicata per 
l’alimentazione della prima infanzia. Nel 
passato forse, ma oggi le cose vanno 
in un altro verso. Gli antiparassitari 
vengono usati solamente quando vi è 
l’effettiva necessità che viene determi- 
nata, ad esempio, dalla lettura dei dati 
meterologici o da quelli sul numero degli 
insetti catturati nelle trappole di vario 
tipo. 

Tutto bene allora? Molto meglio, direi. 
Ma le mele oggi si possono mangiare 
con la buccia? Alcune sì, ma è molto 
meglio senza. 

Il Dr. Roberto Ferrari è il Direttore della se- 


zione operativa centrale di difesa dell'Istitu- 
to Sperimentale per la zoologia agraria 


Il Coro “Simone Vespucci” 


Una voce del nostro Coro si è 
spenta. 

Anna Maria Rentini ha lasciato in 
tutti noi il ricordo di amicizia nata 
con la comune passione per il canto 
e che si era arricchita per l’entusia- 
smo e la coerenza della sua 
personalità. 


ISTITUTO 
SAN FRANCESCO 
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(il Conventino) 


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ASSOCIAZIONE | 
SAN GIOVANNI DI DIO | 
Fondata l'8 Marzo 1985 | 

| 

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Lo:servente SiG errai ei A 


chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. 


Versa contestualmente L. ............................ 
da trattenersi quale quota associativa per il primo anno. 


Firma leggibile 


L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando L. 20.000 
tramite assegno bancario e la scheda quì riprodotta in 
busta chiusa oppure versamento sul c/c postale N. 10340503 
intestato a: 
Associazione San Giovanni di Dio 
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postale gruppo 1V/70% 


O La Sporta $F 


Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l'8 marzo 1985 
Casella Postale 521, 50100 Firenze 


uale L 4 2E l 


PL veg tin 
Varo "A, 


SERENISSIMO GRAN DUCA 


| Padri della Congregatione de’ Beato Giovanni de Dio Humilissimi servi di V.A.S. con 
reverentia l’expongono come 12 giorni sono incirca ricorsano a V.A.S. supplicandola che 
concedessi loro il luogo detto la Misericordia per hereggere un'Spedale per medicare 
l'infermi, secondo il loro istituto et havendogne (ne) V.A. loro concesso, et trovando detti 
exponenti detto luogo essere infetto, humidissimo et assai difficile a as(set)tarlo con assai 
spesa, né havendone preso il possesso per le dette difficultà, genuflessi ricorrano a piè di 
V.A. supplicandola che vogli restar contenta conceder loro lospedale di Borgo'Ognisan- 
ti, il quale è più a proposito et di meno spesa assettare. 

Che di tal gratia ne terranno obligo con quella pregandone nostro CANNA per ogni 
sua felicità. 

Fn: al Bigallo che gl'accomodi. 


N. 7 


Piero Usimbardi 4 febr. 87/88 
A.S.F. Capitani del Bigallo, filza n. 157 - Suppliche del 1587/88 doc. n. 7. 


Anno 11 Nr.6 Giugno 1990 


2 


EDITORIALE 


La città nel 
pallone 
a memoria va alle 
L gloriose imprese del 
"fiorentinaccio" 
Bartali e a Coppi, 
suo eterno amico e rivale. A 
quel periodo di incertezze 
politiche e di scelte a furor di 
popolo che avrebbero carat- 
terizzato gli anni a venire. 
Non che le gesta pedalatorie 
dei due campioni avessero 
nulla a che fare con la politi- 
ca, ma servirono da valvola 
di sfogo peri ribollimenti che 
sempre precedono una nuova 
epoca. Questa nuova epoca è 
iniziata, ma l'abitudine di 
usare lo spettacolo sportivo 
come un sedativo è rimasta. 
Questa volta tocca al pallone, 
alle "azioni" di undici mutan- 
de miliardarie a nascondere 
pregi e sopratutto difetti di 
questa nostra Italietta che, tra 
qualche medaglia d'oro olim- 
pica (mal ricompensata e spes- 
so anche dimenticata) e qual- 
che vittoria nei campionati 
del mondo di calcio (troppo 
pagata e troppo discussa), va 
avanti come in un giallo di 
Agatha Christie ma senza 
mai scoprire il colpevole. 
Firenze ospita i Mondiali di 
calcio ma in un momento nel 
quale la città è salita agli 
onori delle cronache anche 
per meno piacevoli argomen- 
ti. Tacciati di razzismo, 
violenza, stupidità, opportu- 
nismo, ingordigia, sembrava 
di scendere nei gironi inferna- 
li di Dante. Ma ciò che ha 
colpito più a fondo è l'esser 
definiti una città senza testa: 
è, purtroppo, vero. Per anni ci 
siamo infognati in intermina- 
bili discussioni (o dispetti) su 
galattici progetti ancora ades- 
so da definire, dimenticando- 
ci la miriade di piccoli pro- 
blemi che avevano più ur- 
genza per la città e che ora 
come piccole mine vaganti 
rischiano di esplodere. Di- 
vertiamoci adesso con il 
pallone e poi tutti al mare. Ma 
ricordiamoci che siamo solo 
dei "rimandati a Settembre" e 
che questa volta Firenze non 
può dare appelli. Riusciremo 
solo scordando le inutili riva- 
lità e con una generosa dose 
di buon senso e volontà ma 
soprattutto con un grande 
amore per questa Firenze che 
ci ha dato tanto e alla quale 
possiamo dare ancora tanto. 
Alessandro Tantussi 


FIRENZE 


ue splendide piazze di Firenze, Piazza 


La Festa dell'8 MARZO 
di Cestello e Piazza Ognissanti, hanno 


D accolto Domenica 11 Marzo i festeg- 


giamenti per la ricorrenza di San Giovanni di 
Dio. Anche quest'anno promotrice di questa 
iniziativa è stata l'Associazione di San Giovan- 
ni di Dio di Firenze che ormai da quattro 
anni puntualmente offre ai concittadini un'occa- 
sione per ritrovarsi e passare una giornata 
diversa all'insegna dell'allegria. Ospiti fissi e 
animatori della manifestazione sono stati i 
Vigili del Fuoco che nel Santo sentono il loro 
protettore, ricordando quanto accadde nel 
1549 a Granata in Spagna: l'Ospedale che dava 
ricovero ai malati poveri prese fuoco e nel 
grande rogo che rapidamente lo avvolse Gio- 
vanni di Dio più volte. entrò ed uscì, salvando 
gli infermi con le loro povere cose e senza esser 
mai lambito dalle fiamme. 

E' stato perciò con particolare impegno che i 
Vigili del Fuoco hanno organizzato nella 
Piazza di Cestello e sulla Pescaia di Santa Rosa 
una serie di emozionanti esibizioni di salvatag- 
gio in condizioni estreme di persone e di cose 
compreso il recupero di un'auto nelle acque 
dell'Arno. Il pubblico, nel quale tantissimi bam- 
bini, ha applaudito con calore la professionalità 
e la determinazione di questi uomini in un 
lavoro così fuori dal comune. 

La giornata proseguiva nella piazza di Ognis- 
santi dove alle 12 nella stessa Chiesa di Ognis- 
santi veniva celebrata la Messa di S . Umberto 
di Carl Stiegler, per fanfara di corni, eseguita 


Il pranzo dei Vigili del Fuoco in piazza Ognissanti per 
la ricorrenza di San Giovanni di Dio, l'8 Marzo 1990. 


SOMMARIO 


Pag.2 
La festa dell'8 Marzo 


Pag. 3 
La Posta 
Volontariato 
Associazione: Ospiti d'eccezione 


Pag. 4 
Handicap: soli tra la gente 


Pag. 5 
Abbiamo partecipato a... 
Salute: l'Omeopatia 
L'A.N.F.F.A.S. Chiude! 


Pag. 6 
Le nostre amiche piante 
Abbiamo letto 


Pag. 7 
La Farmacia di Santa Maria Novella 
Piccoli annunci 


@ LaSporta Lo 


Direttore responsabile:Amadore Agostini 

Redazione:Sergio Balatri, Alessandro Tantussi 

Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France- 
sco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, 
Lorenzo Recchia, Maurizio Romani, Angelo Erbacci - Fotocom- 
posizione: Menabò v. F.Granacci , 5 Firenze - Stampa: Tipogra- 
fia Tiposervice v. Furini, Firenze. 

Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89. 


dai cornisti dell'Orchestra del Maggio Musicale 
Fiorentino diretti dal maestro Enrico Caproni. 
Durante la Messa Fra' Cristoforo Danelut, 
Priore della provincia Lombardo Veneta, che 
con Fra'Innocenzo Fornaciari oh e Fra'Giam- 
pietro Luzzato oh hanno voluto essere presen- 
ti a questa ricorrenza, ha avuto parole di elogio 
per l'Associazione e di augurio per il suo futuro 
operato, esprimendo voti per un pronto ritorno 
dei frati di San Giovanni di Dio in Firenze. 
Alle 13, ancora nella piazza di Ognissanti, veniva 
offerto dai Vigili del Fuoco, che per l'occasione 
si erano organizzati con cucine e mensa mobili, 
un pranzo con un menù tipico di Firenze, nel 
quale spiccava un'eccellente "ribollita". Anche 
in questa occasione la pertecipazione è stata un 
successo e ha chiuso in allegria una giornata che 
per l'Associazione e per i fiorentini rappresenta 
un'appuntamento da non perdere. 

AL.TAN. 


Ogni martedì alle ore 21 il Comitato Or- 
ganizzativo si riunisce presso la sede 
dell'Associazione in Borgo Ognissanti 
42. Il = dell'Associazione è 21.88.39 


la posta 


La rubrica della Posta è aperta a tutti, soci e non soci. Se desiderate 
proporre un argomento di dibattito o sapere l'opinione dell'Associazio- 
ne su fatti che interessano la città di Firenze, la sanità, l'assistenza od 


altro, potete scrivere a: 
ASSOCIAZIONE S. GIOVANNI di DIO " LA SPORTA" 
Casella Postale 521, 50100 Firenze 


orgo anche a nome dei Confratelli 
P della Provincia Lombardo Veneta di 

S.Ambrogio di Milano, dell'Ordine 
Ospedaliero di San Giovanni di Dio detto 
Fatebenefratelli, il cordiale saluto ed il vivo 


grazie a tutti i presenti che hanno voluto 
onorarci e manifestare la loro amicizia parteci- 
pando alla Celebrazione della festa del nostro 
l'Associazione, 


Santo Fondatore che a lui 


a e - 


p 
ony 


` 8 Marzo 1990, San Giovanni di Dio. 


Da sinistra: Fra'Innocenzo Fornaciari O.H., Fra' Daniele Monteleone O.H., 
P.Ugolino Vagnozzi F.M., Fra' Giampietro Luzzato O.H., P.Bartolomeo Cola- 
donato O.H., Fra’ Cristoforo Danelut O.H. Priore Provinciale della Lombardo 


Veneta e P. Vittorio Battaglioli F.M. 


intitolata, ha voluto organizzare con tanto 
ammirevole e laborioso impegno. Questa Ce- 
lebrazione Eucaristica così pregna di cordialità 
e solennità è chiaro segno di comunanza di 
sentire e di intenti tra religiosi e laici nel 
rievocare un passato di umana solidarietà 
nell'assistenza ai malati ed ai bisognosi in 
questa storica magnifica città e nel porre le 
premesse che anche in futuro ad esso si ispiri. 
Sono quindi orgoglioso e commosso nel con- 
statare come l'esempio di vita e di apostolato di 
San Giovanni di Dio venga richiamato non 
soltanto da chi ne ha fatto professione di fede, 
ma da quanti condividono concretamente l'im- 
pegno e la volontà di rimediare alle sofferenze 
di coloro che sono destinatari della nostra 
missione ospedaliera. E' per noi motivo di 
intimo compiacimento e spirituale stimolo il 
constatare così largamente e convintamente 
condiviso il fine che l'Associazione si 
prefigge cioè di rivedere i Fatebenefratelli 
nuovamente presenti ed attivi nell'area fioren- 
tina. Confidiamo nell'aiuto della Divina Prov- 
videnza per superare gli ostacoli che attualmen- 
te appaiono insormontabili a realizzare con- 


cretamente quello che è anche nostra devota 
aspirazione. Noi tutti Fatebenefratelli siamo 
sensibili alle ammirevoli iniziative ed al frater- 
no operare dell'Associazione, non ultima la 
pubblicazione del periodico "La Sporta" e la 
espressiva presenza nella recente gratificante 
occasione della Canonizzazione in Roma del 
nostro Confratello «Fra Riccardo Dottor 
Pampuri», quali pubblici inviti alla cristiana 
solidarietà. Concludo con il più sentito 
grazie ed il convinto auspicio dei 
migliori risultati per l'operare del- 
l'Associazione. 


Il Priore Provinciale 
Fra' Cristoforo Danelut 


\ x. Siamo profondamente grati a Fra'- 


Cristoforo Danelut per le parole di 
fiducia e incoraggiamento espresse 
nella Sua lettera. Ci uniamo alla 
Sua speranza di un pronto ritorno 
dei Fatebenefratelli nella nostra cit- 
tà. 

Ora più che mai ci sembra essenziale 
che comunità di interessi, di idee e di 
progetti e sopratutto di volontà di 
realizzarli convergano sulla nostra 
città, che nella Chiesa e nell'Ospeda- 
le di San Giovanni di Dio ha parte del 
suo cuore. 


ASSOCIAZIONE 


l'attività del 
Volontariato dell'Associazione. Il gruppo Dona- 


rosegue con interesse 


VOLONTARIATO 
tori Sangue ha un coordinatore responsabile nel 


socio signor Lorenzo Recchia (NN, 
al quale si può rivolgere chiunque si accosti per la prima 
volta alla donazione o desideri farlo tramite la nostra Asso- 
ciazione. In tale iniziativa siamo appoggiati al Centro Trasfu- 
sionale del Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio che sta 
accogliendo con la massima disponibilità questa nostra 
nuova attività. Il fabbisogno di sangue e plasma è costante 
e per questo la donazione rappresenta, più che un gesto oc- 
casionale, la possibilità di non perdere quello che è stato 
costruito fino ad ora in questo campo. 
Il gruppo Volontari Assistenza Ospedaliera e Domiciliare 
sta approntando gli ultimi preparativi organizzativi e di 
regolamento che ci permetteranno di iniziare questa impor- 
tante attività dopo la pausa estiva. Anche in questo caso chi 
desidera partecipare e dare un aiuto concreto a chi ha 
bisogno si può rivolgere al signor Lorenzo Recchia o 
presso la sede dell'Associazione personalmente o telefo- 
nando al 21.88.39 ogni Martedì dalle ore 21 in poi. 


(AL. TAN. 
LOR. RE.) 


ASSOCIAZIONE 


ALESSANDRO TANTUSSI 
OSPITI D'ECCEZIONE 
a chiesa dell'Ospe- 
L dale di Borgognissan- 
ti e la convenzione, 
che ne regola il mantenimen- 
to e la cura, tra il Comune di 
Firenze e l'Ordine Ospedalie- 
ro dei Fatebenefratelli è stato 
argomento di dibattito nella 
sede della nostra Associazio- 
ne dove erano presenti molti 
soci e amici della San Gio- 
vanni di Dio. Sono interve- 
nuti, a riprova dell'importan- 
za della questione e della sua 
urgenza di risoluzione, i 
Consiglieri Comunali Fioret- 
ta Mazzei e Marcello Masotti 
eletti nelle liste D.C., Gian- 
nozzo Pucci neoeletto nelle 
liste Verdi, Marcello Trabal- 
zini membro del comitato di 
gestione della U.S.L. 10/A, 
Fra'Bartolomeo Coladonato 
della Provincia Romana dei 
Fatebenefratelli. Il Dr. Ser- 
gio Balatri, segretario della 
nostra Associazione, ha ri- 
cordato quanta importanza 
abbia non solo per il centro 
storico, ma per l'intera città il 
recupero dell'Ospedale e del- 
la sua Chiesa e il valore sto- 
rico ma sopratutto di cultura 
medica e umanità racchiuso 
in quelle mura. Consensi ma 
incertezze burocratiche sono 
state espresse dagli interve- 
nuti. Promesse che queste 
difficoltà saranno superate sono 
state accolte con soddisfazio- 
ne dai presenti, che, ancora 
una volta, si affidano a coloro 
che possono realizzare questa 
operazione. Da anni l'Asso- 
ciazione si batte non solo per 
la riapertura dell'Ospedale 
sopratutto in una delle sue 
strutture fondamentali: il Pron- 
to Soccorso,ma anche per il 
recupero del patrimonio arti- 
stico della Chiesa. In questa 
lunga e sofferta lotta i consen- 
si alle sue iniziative si sono 
sempre più allargati, tanto da 
poter oggi contare più di mille 
soci. Siamo certi che non sa- 
ranno le solite pastoie buro- 
cratiche e politiche ad impe- 
dire di restituire alla città quei 
luoghi che per secoli hanno 
accolto e curato tanti fiorenti- 
ni. 


FIRENZE 


HANDICAP: 
soli tra la gente 


ALESSANDRO TANTUSSI 


l maggiore ostacolo che un portatore di handicap deve superare è l'isolamen- 
to che la sua stessa diversità gli procura. Isolamento che spesso si estende alla 


I famiglia che, nel logorio quotidiano di un'assistenza necessariamente assi- 
dua, perde contatto con una vita "normale". Chi è colpito da un handicap solo 
fisico, pur conservando integre le capacità intellettuali, viene isolato perchè tec- 


nicamente incapace di muoversi autonomamente; chi invece ha avuto " in sorte" un 


invalidità psichica viene emarginato perchè non in grado di corrispondere con una 
società che non ha in lui più alcuna possibilità di profitto. 

In questa situazione di isolamento psicologico, sebbene notevoli progressi siano stati 
compiuti in campo scientifico per la ricerca delle cause e delle terapie più idonee per 
il recupero e la cura di queste condizioni, poco è stato fatto per l'inserimento 
sociale degli handicappati e sopratutto per aiutare le loro famiglie. Riveste perciò 
notevole importanza l'attività svolta da due Associazioni, l'A.N.I.R.E. e l'AN.F.F.A.S., 
che già da alcuni anni si stanno occupando seriamente di questo problema nella 


nostra città. 


L'A.N.I.R.E (Associazione Nazionale 
Italiana Rieducazione Equestre ed equi- 
tazione ricreativa per handicappati) si oc- 
cupa di riabilitare  l'handicappato con 


"l'ippoterapia". Questa tecnica che ha | 


precedenti antichissimi e che oggi, 
scientificamente provata, è usata in venti- 
tre paesi del mondo si avvale delle doti 
fisiche del cavallo quali il ritmo ( 60 mo- 
vimenti al minuto), il movimento sinu- 
soidale, la possibilità di avere un passo 
più o meno accellerato per indurre nel- 
l'handicappato, opportunamente seguito, 
reazioni neuro-motorie e neuro-psicolo- 
giche quali il coordinamento posturale, 
il senso dell'equilibrio e del raddrizza- 


i 


mento, la tonicità dei movimenti, 
aumento dell'attenzione e migliore 
capacità di orientamento e organizza- 
zione spaziale. In pratica la "Rieducazio- 
ne Equestre" è consigliabile negli esiti di 


J 


paralisi centrale e periferica, negli spa- 
stici, nei portatori di sclerosi a placche, 
negli esiti di traumi, nei cardiopatici, nei 
soggetti affetti da disturbi psicomotori, 
psicotici e in molte altre patologie neuro- 
motorie e neuropsichiatriche. Non si 
può considerarla una terapia risolutiva 
ma certamente un valido compendio ad 
altre terapie in corso e, ciò preme sot- 
tolineare, dà la possibilità all'handicap- 
pato di uscire dal labirinto di incomunica- 
bilità con la propria famiglia e con il resto 
della società. Anzi i migliori risultati sono 
stati ottenuti in questo campo, dove nel 
rapporto tra uomo e cavallo si sono svi- 
luppate nei pazienti insospettate capacità 
di determinazione, coraggio e controllo 
emotivo sbloccando quel meccanismo di 
auto-etero emarginazione dovuto alla 
personale disistima e all'atteggiamento 
iperprotettivo delle famiglie. 
Attualmente la sede A.N.I.R.E di Firen- 
ze è presso il Centro Ippico Toscano in 
Via dei Vespucci e il Presidente Signora 
Franca Franchini è coadiuvata da medici, 
fisioterapisti e sopratutto da volontari 
che hanno un ruolo importante in 
qualità di accompagnatori del cavallo 
durante la terapia e di rieducatori dell'- 
handicappato nelle varie fasi riabilitative. 
Negli ultimi tempi le richieste di parteci- 
pare a questi corsi sono aumentate note- 
volmente e solo la mancanza di volon- 
tari impedisce un maggiore impiego di 
queste strutture. Chi desidera aderire in 
qualità di volontario o desidera maggio- 
ri informazioni può rivolgersi diretta- 
mente presso il Centro Ippico Toscano 
(Tel.37.26.31) e alla Signora Giovanna 
Secci Tori (Tel. 73.09.010) e Silvia 
Barducci (Tel. 24.80.637). 


, 


L'A.N.F.F.A.S. ( Associazione Naziona- 
le Famiglie di Fanciulli e Adulti Subnor- 
mali) è sorta per iniziativa di genitori 
di handicappati psichici con lo scopo di 


promuovere la tutela dei diritti civili 
delle persone mentalmente handicappate, 
altrimenti destinate alla totale emargina- 
zione. In questo contesto è indiscutibile 
l'aiuto che questa Associazione riesce a 
dare alle famiglie per sollevarle dal grave 
peso di un'assistenza che nel passare degli 
anni diventa ogni giorno più gravosa ed 
appesantita dall'incertezza di un futuro 
che la vecchiaia rende sempre più inva- 
lidante. Attualmente la sede di Firenze 
gestisce un Centro Occupazionale in Via 
Bolognese dove sono accolti circa 100 
handicappati psichici adulti affetti da 
cerebropatie di varia natura comportan- 
ti un'insufficienza mentale di livello 
medio, grave e gravissimo. La maggior 
parte è affetta da mongolismo (o sindrome 
di Down), mentre altri portano esiti da 
lesioni cerebrali infantili, malattie disme- 
taboliche di varia natura ed encefalopa- 
tie. Molti sono affetti da disturbi nella 
comunicazione verbale o presentano deficit 
motori e crisi comiziali. Spesso al deficit 
primario si sovrappongono aspetti psico- 
tici. In questa sede i pazienti si dedicano 


i 


ad attività manuali con lavori artigianali nei 
vari laboratori di ceramica, tessitura e fale- 
gnameria; seguono corsi educativi nella scuola 
elementare speciale e nel doposcuola comuna- 
le; praticano attività 
L'A.N.F.F.A.S. gestisce anche una Comu- 
nità Familiare in grado di ospitare 8 pazienti 
che, per mancanza di genitori o parenti e im- 
possibilità di ricovero ospedaliero non hanno 
una casa che li possa ricevere; oltre a questo 
coordina un servizio di assistenza domiciliare, 
soggiorni estivi marini e montani, un servizio 
giornaliero di accompagnamento con pulmini. 
Nei programmi dell'Associazione vi è la ricerca 
di strutture e di adeguati finanziamenti per poter 
aprire nuove comunità familiari e centri di for- 
mazione professionale e di avviamento al lavo- 
ro in modo tale da poter offrire agli handicappa- 
ti che hanno lasciato le strutture scolastiche una 
possibilità di inserimento e non la solitudine 
dell'emarginazione. 


Queste due Associazioni ci danno un esempio di 
come la volontà di uscire dalla diffidenza per 


il "diverso" e il desiderio di aiutare un esse- | 


re umano indifeso possa raggiungere traguar- 
di importanti. 


Alle soglie del duemila un handicappato non | 


può essere considerato un E.T., qualcosa da di- 
scriminare o ancora peggio da nascondere, e 
se qualche volta ci stupiamo delle facoltà degli 
handicappati è solo perchè non ci siamo 
ancora stupiti della nostra ottusità. 


ginnico ricreative. | 


| SALUTE 


Abbiamo partecipato a... 


M 


artedì 10 Aprile nell'Aula Muntoni del 
N.O. di San Giovanni di Dio abbiamo 


lattie della prostata. Dopo l'introduzione del 
presidente della Usl 10/C Giuliano Tarducci, il 
Prof. Salvatore Lai, Primario del reparto Uro- 
logico, ha illustrato le caratteristiche, le indica- 
zioni e i programmi delle applicazioni della 
cosidetta "ipertermia nella patologia prosta- 
tica". L'apparaecchio è un minuscolo produt- 
tore di microonde che, per quelle frquenze 
riescono a produrre calore a distanze precise (si 
pensi alle ormai note prprietà del diffuso forno 
domestico); è stato dimostrato che il surriscal- 
| damento dei tessuti prostatici (40-45C) per 50 
minuti può provocare vari fenomeni che 
possono interessare, in maniera conveniente, 
sia la microcircolazione prostatica che la pro- 
| duzione di cellule. Tutto questo può portare a 


| un miglioramento di situazioni infiammatorie 
| (prostatiti) e anche tumorali. I nostri risultati 
| verranno analizzati fra alcuni mesi e verranno 
quindi confrontati con i dati a disposizione di 
altri centri nazionali e internazionali nei quali 
questa pratica terapeutica è già da qualche tempo 
in atto. 


Sergio Balatri 


L'A.N.F.F.A.S. CHIUDE! 


Mentre stiamo pubblicando questo 
numero della Sporta l'A.N.F.F.A.S. 
rischia di chiudere. E' quanto ha pre- 
annunziato, in una conferenza stam- 
pa, alla quale era presente anche la 
nostra Associazione, il presidente 
Vittorio D'Oriano. Decisione difficile 
ma inevitabile e dovuta esclusiva- 
mente ad una situazione di credito 
verso le varie U.S.L. di qualche centi- 
naia di milioni, un miliardo e 250 
milioni per l'esattezza, con un debito 
passivo nelle banche di duecento 
milioni. Questa situazione parados- 
sale che non riveste carattere di spo- 
radicità ma anzi rappresenta la regola 
da alcuni anni, ha costretto il Consi- 


glio dell'A.N.F.F.A.S a prendere questa 
iniziativa. Entro il 30 Giugno, se la si- 
tuazione non sarà risolta, circa 100 
handicappati torneranno nelle fami- 
glie, privandoli dell'assistenza di 80 
operatori che ha così ben lavorato in 
questi anni. Siamo certi che l'interven- 
to del Sindaco e dell'Assessore alla 
Sanità potrà risolvere la questione con 
un provvedimento “straordinario”, ma 
è sconfortante constatare che nella no- 
stra città solamente sollevando un 
polverone presso l'opinione pubblica 
si risolvono “annosi” problemi che inve- 
ce dovrebbero avere carattere di priori- 
tà. E qualche volta neppure questo è 


sufficiente. 
(AL.TAN.) 


assistito alla presentazione di un pro- | D 
mettente strumento per il trattamento delle ma- | 


Lo | 


SALUTE 


L'Omeopatia 


a quanto visto se ne 
deduce che il privi- 
legio di base del- 
l'Omeopatia è la si- 


| militudine e che una terapia 


reattiva, globale e individua- 
lizzata che non da origine a 
nessuna tossicità grazie alla 
posologia. Il nucleo dell'omeo- 
patia è il rimedio collegato al 
paziente mentre nella medici- 
naclassicailrimedioeil malato 
sono estranei, collegati tra loro 
solo attraverso la malattia; il 
farmaco svolge la sua azio- 
ne in maniera "farmacodina- 
mica" con una soglia tossica 
compresa tra la zona tossica 
e la zona di sicurezza all'al- 
tezza della quale si trova la 
sua azione antagonista e al di 
sotto della quale c'è solo non- 
azione. Da qui il risultato che 
la dose al di sotto della soglia 
di azione e a maggior ragione 
infinitesimale è un non senso; 
solo una posologia quantita- 
tiva risulta efficacie, ma esi- 
ste quasi sempre la possibi- 
lità di effetti indesiderati da 
combattere. Questo non sen- 
so posologico è stata la fon- 
te più costante dell'incom- 
prensione e dell'ostilità della 
medicina classica nei con- 
fronti dell'omeopatia. Come 
ho affermato prima il nucleo 
di quest'ultima è il rimedio 
collegato al paziente nel modo 
e nei termini prima enuncia- 
ti, da qui si capisce che la sua 
zona di azione è obligatoria- 
mente al di sotto della zona 
tossica della sostanza; viene 
utilizzata in dose  infinitesi- 
male sempre.Quindi siamo 
di fronte ad una posologia 
qualitativa che risulta effica- 
ce, senza effetti indesiderati 
ma con la possibilità di effetti 
reattivi da dominare. Questo 
meccanismo di azione ci 
permette di trattare qualsiasi 
tipo di patologia anche la più 
delicata, come durante le gra- 
vidanze senza pericoli per il 
feto e la madre. Quindi medi- 
cina classica e Omeopatia pos- 
sono coesistere l'uno apprez- 
zando il valore dell'altro con 
una sola finalità, la salute del 
paziente. (Fine) 

Maurizio Romani 


\ 


LE NOSTRE AMICHE PIANTE 


L'Idrocoltura 


escritte le caratteristiche fonda- 
mentali della coltura in acqua, 
dobbiamo ora cercare il conteni- 
tore migliore per tenere in casa le nostre 
piante. Nei negozi più specializzati si pos- 
sono trovare i contenitori più razionali, 
versatili ed anche belli che soddisferan- 
no le nostre esigenze di spazio e di am- 
biente. Devo però suggerire anche un tipo 
di contenitore che ha resistito alle mie 
prove per più di due anni e assolutamente 
economico essendo il suo prezzo nullo. Si 
tratta del riutilizzo delle bottiglie di pla- 
stica per acqua minerale che normal- 
mente abbiamo sempre difficoltà a 
smaltire. Opportunamente ritagliate, 
capovolte, inserite l'una nell'altra e dre- 
nate si sono dimostrate ottimi contenito- 
ri per piantine in idrocoltura; ho detto 
piantine perchè sono adatte per iniziare a 
far crescere i talli e, non essendoci nessu- 
na spesa, si potrà sperimentare a volontà 
il metodo di coltura. Una volta messo a 
dimora il tallo, si mette un cucchiaio di 
resine nel fondo della bottiglia e si con- 
trolla il livello dell'acqua che sarà visibi- 
le sul collo della bottiglia capovolta. Si 
possono usare anche semi vari e bulbi. 
Dopo qualche tempo le radici tendono a 
convergere nella zona del collo, si posso- 
no a questo punto tagliare senza paura di 
danneggiare la pianta che ne farà di 
nuove oppure cambiare il contenitore che 
però dovrà essere di quelli in commercio. 
Alcune parole a proposito della quantità 
d'acqua necessaria nel controvaso. Se 
l'acqua non è inquinata da batteri che la 


argilla 
espansa 
_—_— 


vaso di 
coltura 


griglia ——> 


nutrimento — 


fanno imputridire e quindi uccidono le 
radici (si imparerà pian piano attraverso 
l'odore dell'acqua e la sua limpidezza), se 
ne può lasciare a volontà; nel caso ci si 
dimentichi di aggiungerla e la pianta ri- 
manesse a secco rimangono sempre le 
palline di argilla alle quali sono adese le 
più minute radicole della pianta che per 
qualche giorno riescono a trattenere 
l'acqua dopo di che anche le nostre 
idrocolture soccomberanno. E' più facile 
però che una piantina muoia per troppa 
acqua (inquinamento batterico) che per 
troppo poca. 
A questo punto non vi resta che iniziare a 
mettere qualche tallo o qualche seme nei 
vostri contenitori ed aspettare con pazien- 
za. (2- continua) 

Sergio Balatri 


Eos, ] 


L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando L.20.000 tramite assegno bancario | 
e la scheda quì riprodotta in busta chiusa oppure versamento sul c/c postale N. 


10340508 intestato a: 


Associazione San Giovanni di Dio 


Casella postale 521 Firenze. 


ASSOCIAZIONE 


SAN GIOVANNI DI DIO 
Fondata l'8 Marzo 1985 


| 
| 
| 
| 
| 
| via 
| 
| 
| 
| 


Lö Servente siga nato a 
lassi di professione: arri residentera.. iena | 
a aiar (CL RR RR = RIA | 
chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. | 
Versa contestualmente L. .................... da trattenersi quale quota associativa per il primo anno. | 
Firmaleggibile l 
| 


Firenze lì, .... 


L 


ag e a e E 


| ABBIAMO LETO 


Mara Visonà, Carlo Marcellini. Accade- 
mico "Spiantato" nella cultura fiorentina 
tardo barocca. 

Pacini Editore, 1990. L.38.000 


| a personalità artistica dello scul- 

| L tore Carlo Marcellini (1644c.- 

=~~ _ 1713)si formò in quel vivaio di 
| artisti che fu l'Accademia istituita a 
Roma dal granduca Cosimo III dei Medi- 
ci, che anche in questa occasione si 
mostra sagace nell'orientare le tendenze 
dell'ambiente artistico fiorentino. Non è 
intenzione dell'autrice mettere il Marcel- 
lini sullo stesso piano dei maggiori artisti 
del suo tempo nè dei suoi stessi compagni 
dell'Accademia, benchè, bisogna ricono- 
scerlo, le sue opere, sopratutto quelle 
realizzate in stucco, presentano esiti 
originali nell'invenzione e nel trattamen- 
to del modellato, rivelando la loro 
discendenza sia dalla tradizione fiorenti- 
na sia salla sfera cortonesca e post- 
berniniana. Il libro documenta le opere 
note; ciascuna è illustrata, così come i 
disegni a lui riconosciuti. 
Il Marcellini praticò anche l'architettura, 
campo nel quale ebbe come stimatore il 
gran principe Ferdinando riguardo al pro- 
getto della chiesa e dell'Ospedale di San 
Giovanni di Dio. A questa istituzione lo 
scultore fu assai legato, tanto da fornire 
gratuitamente la propria opera. La sua 
ultima volontà, testimoniata da un sonet- 
to, fu di essere sepolto nella chiesa, come 
avvenne nel 1713, dopo essere stato 
accolto, malato, nell'Ospedale. 


- mi 

- CARLO MARCELLINI 
If Accademico*Spiantato» nella | 
cultura fiorentina tardo barooca 


FIRENZE 


ssenze, pomate, spiriti, balsami, 
E acque, liquori ed tante altre stra- 

ordinarie preparazioni è quanto 

si creanell'Officina Profumo Far- 
maceutica di S.M.Novella di Firenze. 
Unica e forse la più antica nel suo 
genere, è conosciuta in tutto il mondo 
per l'originalità di questi prodotti anco- 
ra oggi composti con i medesimi ingre- 
dienti e le stesse ricette di un tempo. Nel 
1600, per disposizione di Ferdinando II 
dei Medici, la Farmacia fu aperta al 
pubblico per la prima volta, ma già da 
molti anni vi si facevano esperimenti di 
alchimia e chimica per la preparazione di 
balsami, creme e profumi per la corte 
granducale che apprezzò a tal punto la 
qualità di questi prodotti che lo stesso 
Granduca donò il suo stemma agli abili 
frati. E sono stati proprio i frati del 
Convento di S.M.Novella gli artefici del 
successo della Farmacia. Già nel 1200 il 
Convento occupava una superficie enor- 


Officina Profumo-Farmaceutica di 
Santa Maria Novella. 
Sala di vendita 


me che da Piazza S.M.Novella si estende- 
va lungo l'attuale Via della Scala fino ai 
Viali e circondava da Via Valfonda tutta 
l'area occupata oggi dalla Stazione. Una 
superficie che comprendeva giardini e 
orti e ospitava negli edifici, oltre al Con- 
vento, una scuola teologica, gli appar- 
tamenti papali, la farmacia e l'inferme- 
ria. In quest'ultima venivano curati i monaci 
malati con i medicamenti preparati 
nella Farmacia e che venivano 


distribuiti, come opere di carità, ai poveri 
bisognosi. L'odierna sala di vendita ha 
invece un origine diversa. Nata come 
Cappella gentilizia della famiglia Ac- 
ciaiuoli, fu da questi donata al Covento 
dopo la costruzione della Certosa del 
Galluzzo e annessa ai locali della Farma- 
cia interna. 

Gli attuali proprietari, Riccardo Stefani 
Bernardini con le sorelle Diana e Fiam- 
metta Stefani, hanno mantenuto inaltera- 
ta l'eredità di segreti, ingredienti e dosi 
delle antiche ricette che, in qualche caso, 
vengono ancora prodotte con antichissi- 
mi macchinari perfettamente funzionan- 
ti. Di buon grado il dottor Bernardini si 
presta alla visita dell'antica sala di ven- 
dita trasformata oggi in museo dell'arte 
farmaceutica, ma ancor più a raccontare 
la storia di prodotti dai nomi alquanto 
singolari come l'"Aceto dei Sette Ladri", 
"l'Acqua de Regina" e la "Colonia della 
Marescialla". E' durante la manzoniana 
peste del 1628 che sette briganti, per 
evitare il contagio, usavano uno speciale 
aceto del quale ognuno conosceva un solo 
ingrediente: i frati con astuzia appresero 
la misteriosa formula e la usarono nella 
loro farmacia. L'Acqua de Regina fu in- 
ventata dal profumiere Giovanni Maria 
Feminis per Caterina dei Medici che, 
eletta regina, la portò in Francia mentre 
il mastro profumiere, trasferitosi nella 
città di Colonia, iniziò in proprio la 
produzione dell'Acqua di... Colonia. La 
Colonia della Marescialla si deve invece 
all'inventiva della contessa D'Aumont, 
moglie di un maresciallo di Francia, che 


Officina 
Profumo- 
Farmaceutica di 
Santa Maria 
Novella. 

è Antica spezieria 


dilettandosi con l'alchimia fu bruciata 
come strega nel 1575, non prima che 
i frati del Tribunale dell'Inquisizione 
riuscissero a strapparle il segreto della 
formula. Si potrebbe continuare a lungo 
perchè ogni prodotto ha una sua piccola 
curiosa storia, ma la più interessante ed 
incredibile è dei nostri giorni. La Farma- 
cia ha corso il rischio di chiudere i 
battenti dopo secoli di attività perchè il 
Comune di Firenze, proprietario dei loca- 
li, ha chiesto una cifra esosa per l'affitto. 
Fortunatamente la caparbietà dei titolari, 
il peso di una fama consolidata e una 
buona dose di buon senso hanno avuto la 
meglio su una iniziativa che avrebbe pri- 
vato Firenze non solo di una delle sue 
memorie storiche, ma anche di un'attività 
che ha reso la nostra città famosa e apprez- 
zata. 


PICCOLI ANNUNCI 


Auguri 
a 


Tosca e Otello Balatri 


per il loro 
50° anniversario 
di matrimonio 


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) La Sporta 


Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l’8 marzo 1985 - Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/3/89 


Casella Postale 521 - 50100 Firenze 


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Anno 11 Nr. 7-8 


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LA COPERTINA 


La copertina è tratta da una 
incisione sull'opera scultorea in 
marmo eseguita da Filippo della 
Valle nel 1745 e collocata nella 
Basilica di San Pietro con le sta- 
tue dei Fondatori degli Ordini. 


F 


ilippo della Valle (1689 - 
1768) fù uno degli scultori 
che dominarono nel pieno 
settecento romano. 

Di nascita fiorentina, era nipote e 
allievo di Giovanni Battista Foggini, 
fino al 1725, quando lo scultore di 
corte morì. Il giovane fiorentino prese 
allora la strada di Roma dove risiedè 
stabilmente. Si mise alla scuola del 
Rusconi fino al 1728. Fra il 1732 e il 
1733 partecipò alla decorazione della 
cappella Corsini in San Giovanni in 
Laterano con la figura della “Tempe- 
ranza”, una delle più elette statue del 
secolo. Della fine del quarto decennio 
sono le figure bellissime della tomba 
di Thomas Dereham nella cappella del 
Collegio Inglese. Nel 1745 il Della 
Valle collocò nella Basilica Vaticana 
il “San Giovanni di Dio” eseguita su 
disegno di Pietro Bianchi, un pittore 
che più volte fornì disegni a scultori; 
la grande scultura fa parte della serie 
delle immagini di santi e sante fonda- 
tori di Ordini religiosi poste nelle nic- 
chie della navata e nel presbiterio 
della Basilica. In San Pietro il Della 
Valle scolpì la statua del monumento 
funebre di Innocenzo XII, dove il ri- 
tratto del Papa è affiancato dalla 
“Giustizia” e dalla “Carità”. Nel 1750 
terminava il rilievo con I" Annuncia- 
zione” nella crociera di Sant'Ignazio. 
A Roma gran parte dell'attività degli 
scultori erarivolta alla fattura di statue 
classiche e di opere che imitavano 
l'antico, attività cui non si sottrasse il 
Della Valle venendo incontro alle 
richieste dei viaggiatori inglesi che 
sempre di più si rivolgevano agli 
scultori fiorentini e romani. Nel 1754 
sempre per San Pietro, fornì la “Santa 
Teresa” per la serie dei fondatori degli 
Ordini. Tra il 1759 e il 1762 partecipò 
alla decorazione della Fontana di 
Trevi con le figure marmoree della 
“Abbondanza” e della “Salubrità”, 
collocate nelle nicchie inferiori. Con 
queste opere della ultima fase della 
sua vita, siamo oltre la metà del seco- 
lo, affiorano le prime avvisaglie del 
rinnovarsi del gusto che, lasciate da 
parte le raffinatezze rococò, di cui il 
Della Valle fu uno degli esponenti più 
eletti, è orientato verso il classicismo, 
che diverrà sempre più rigidamente 
archeologico nel superamento del 
classicismo tardo barocco, che era 
pure a fondamento dello stile dello 
scultore fiorentino. 


La redazione 


La foto è stata scattata durante la 
cerimonia di beatificazione di Niccolò 
Stenone nella Basilica di San Pietro. E 
visibile alcentro lo stendardo dell'Asso- 
ciazione. 


EDITORIALE 


| x | 1silenzioso colloquio che ogni giorno 
I stabiliamo con gli oggetti che ci cir- 
condano, affonda le sue radici in un de- 

siderio, necessario quanto instabile, di protezio- 
ne o meglio di sicurezza in qualcosa che non 
cambia e alla quale possiamo affidare i nostri 
sentimenti. Ma in una società dove il progresso 
tecnologico è in continua evoluzione e spesso 
raggiunge traguardi inpensabili, un oggetto 
diventa superato, e perciò inutile, nel momento 
stesso che lo adoperiamo e gli affidiamo una 
parte di noi. Un vestito, un auto, la tazza per la 
colazione, la poltrona comoda, una penna od 
altro, acquistano un valore personale solo in 
funzione del ricordo che vi è agganciato. In un 
interessante articolo su il rapporto tra ambiente 
e psiche, Simona Argentieri sostiene che," inva- 
denti" e inquietanti", gli oggetti sono anche 
causa di nevrosi o che perlomeno siamo noi ad 
usarli in modo nevrotico proprio perchè prodotti 
di una società nevrotica. Non so se questo sia del 
tutto vero, ma una parte di verità c'è. E risiede 
nel nostro comportamento verso tutto ciò che ci 
circonda. Estranei, scettici, spesso coattati, sempre 
diffidenti abbiamo sublimizzato l'indifferenza 
come regola di sopravvivenza. Chiunque non 
sia del nostro stesso partito, sodalizio, lavoro, 
condominio o famiglia non ha diritto alla nostra 
umanità. Anche coloro che hanno scelto di non 
vivere secondo questi schemi patiscono delle 
conseguenze di chi, sfruttando il "lato oscuro" 
che è in tutti noi, mantiene questo tipo di socie- 
tà. Viviamo stipati in palazzi alveari, stipati 
trascorriamo le vacanze in spiagge superaffolla- 
te, stipati lavoriamo in megacomplessi, senza 
che qualcuno abbia pensato a dare una persona- 
lità, un significato, un'emotività alle cose dove 
viviamo, lavoriamo o divertiamo. Tutto in nome 
di un falso efficientismo che nasconde invece 
impreparazione e approssimazione, trascuran- 


SOMMARIO 


Editoriale 
Associazione San Giovanni di Dio ... 
La posta 
Assemblea Generale . 
Il telefono amico 
Donare sangue, donare se stessi ..... 
Gruppo Donatori Sangue... 
La plasmaferesi............... 

L'Albergo Nazionale 
Sesto convegno A.N.C.R.0......... 
Medici contro l'“epidemia nucleare” 
Florentia Mater ...........-.-crrrirania p. 
Borgognissanti....... 
Vermouth alla noce vomica 
Un giocattolo per la storia .. 
Quanti farmacisti ha il Papa? 


0 0 DONNODDOUICALAWWJYN 


Un errore da riparare............ p.12 
Abbiamo letto .......... p.13 
Ultim'ora ..... p.13 
G.R.T. Roberto Soana ........................ p.14 


«& LaSporta È, 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione: Sergio Balatri, Alessandro Tantussi 

Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France- 
sco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, 
Roberto Della Lena, Angelo Erbacci, Lorenzo Recchia, Maurizio 
Romani - Fotocomposizione: Menabò v. F.Granacci , 5 Firenze - 
Stampa: Tipografia Tiposervice v. Furini, Firenze. 
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89. 


do e perciò distruggendo ciò che ha una storia, 
un significato, solo per il fatto che è vecchio e 
quindi inutile. Uomini o oggetti che siano. 
Dice ancora Simona Argentieri «L'affezione 
alle cose si basa sulla loro storia, sui significati 
simbolici che riescono ad evocare; rappresenta- 
no i legami con gli altri e con noi stessi nello 
| spazio e nel tempo. Gli oggetti moderni, invece 
invecchiano presto e male; se il segno dell'usu- 
ra è pieno di fascino sul legno, è invece orri- 
bile sulla plastica. Precari e deperibili, non ci 
| consentono di raccogliere un'eredità dal passato 
remoto e non alimentano la speranza (già così 
flebile) di lasciarli in dono, a nostra memoria, 
alle generazioni future.» 


| Alessandro Tantussi 


| Ogni martedì alle ore 21 il Comitato 

| Organizzativo si riunisce presso la sede 

| dell'Associazione in Borgo Ognissanti |. 
| 42. Il ® dell'Associazione è 21.88.39 


ASSOCIAZIONE 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 
FIRENZE 


MarcHese EmiLio Pucci DI BARSENTO 
PRESIDENTE 


Sic. FRANCESCO BATAZZI 
VICE PRESIDENTE 


DoTT. SERGIO BALATRI DoTT.SsA ANNA MARIA MONTANARI 
TESORIERE SEGRETARIO 


Dorr. PAoLO CHeccucci LISI 
PROVVEDITORE 


COMITATO ORGANIZZATIVO 


Direttore: Sergio Balatri 


Consiglieri: 
Anna Maria Montanari, Francesco Batazzi, Mauro Batisti, 
Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, Alfredo Natali, 
Lorenzo Recchia, Maurizio Romani, Alessandro Tantussi. 


SEZIONE OSPEDALIERA 


Medici: 
Anna Maria Montanari, Sergio Balatri, 
GRUPPO ASSISTENZA MALATI Paolo oara Lisi, GRUPPO RICERCA TERAPEUTICA 
“GIOVANNI BONELLI” Andrea Creal ' “ROBERTO SOANA” 
Amministrativi: 

Sezione Ospedaliera Piero Berni, Massimo Eva Medici: 
Sezione Domiciliare Anna Maria Montanari, Sergio Balatri, 
Responsabile: Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, 

Lorenzo Recchia Maurizio Romani. 
GRUPPO DONATORI SANGUE | CENTRO RICERCA BIBLIOGRAFICA 
“ENNIO MunTONI” 
Responsabile: 
Lorenzo Recchia Responsabile: 


Sergio Balatri 


Coro “Simone VESPUCCI” | COMITATO STORICO ARTISTICO 


Responsabili: Responsabili: 

Massimo Eva, Lorenzo Recchia Mina Gregori - Storico dell'Arte 
Lucia Sandri - Storico dell'Arte 
Mara Visonà - Storico dell'Arte 

Giuseppe De Juliis - Storico dell'Arte 

Sergio Ardinghi - Architetto 


| NOTIZIARIO “LA SPORTA” | 


Direttoreresp.: f Enrico Coturri - Medico, Storico della 
Amadore Agostini medicina 
Redazione: Sergio Balatri - Medico 


Sergio Balatri, Alessandro Tantussi 


3 


La rubrica della Posta è aperta a tutti, soci e non soci. Se desiderate proporre un argoineto di dibattito 


la posta 


tim. Redazione della Sporta 

Mi rivolgo a Voi per una inizia- 
tiva che mi sta particolarmente a 
cuore, sopratutto dal momento in cui ho 
avuto la possibilità di leggere il Vostro 
Notiziario LA SPORTA che mi è stato 
inviato dal Padre Provinciale di Brno in 
Moravia Cecoslovacchia. La mia vita è 
profondamente legata a questo Ordine Ospe- 
daliero, perchè mio fratello era uno dei 
Fatebenefratelli condannato a molti anni 
di lavori forzati durante il regime terrori- 
stico del comunismo, ormai morto l'anno 
passato. 

Come pensionato dal 1983 ed essendo 
cambiata la situazione politica, potrò fi- 
nalmente essere di aiuto perl'Ordine. Quasi 
tutti i Confratelli sopravvissuti a quel 
periodo diabolico vivono principalmente 
in Moravia e sono tutti di età molta avan- 


S 


ASSOCIAZIONE 


o sapere l'opinione dell'Associazione su fatti che interessano la città di Firenze, la sanità, l'assistenza od 
altro, potete scrivere a: 


ASSOCIAZIONE S.GIOVANNI di DIO “LA SPORTA” 
Casella Postale 521, 50100 Firenze 


zata: 5 hanno oltre 73 anni ed altri 7 più di 
65 anni. Tutti sperano e lavorano per il 
rifiorire dell'Ordine, costituendo un novi- 
ziato a Letovice. 

Ma per un altro motivo vi ho scritto: qui da 
noi esistono già diversi gruppi di medici 
e assistenti degli Ospedali pubblici che 
vorrebbero fondare una istituzione simile 
alla vostra Associazione di San Giovanni 
di Dio. La loro situazione è un pò diversa 
perchè non possono appoggiarsi come voi 
ad un vigoroso Ordine O.H. Tuttavia vor- 
rebbero lavorare nei propositi e sotto la 
guida di San Giovanni di Dio. A tale scopo 
Vi prego di far:ni saper di più sulla vostra 
associazione laicale, per poterli informare 
ed iniziare una corrispondenza reciproca. 
Per Corpus Ad Animam, In Cristo. 


Jan Urbik 


ASSEMBLEA GENERALE 


«Associazione San Giovanni di Dio» 


|  ercoledì 5 Dicembre si è tenuta 


| 
M nei locali della sede l'annuale 
~= Assemblea Generale dell'Asso- 
ciazione San Giovanni di Dio. Il Dr.Sergio 
Balatri ha aperto ufficialmente l'assem- 
blea portando i saluti del Presidente, 
Marchese Emilio Pucci, ed ha poi riassun- 
to il lavoro dell'Associazione nel 1990. 
L'impegno maggiore è stato l'organizza- 
zione della grande Festa dell'8 Marzo, che 
ha visto la partecipazione in grande stile 
del Corpo dei Vigili del Fuoco con una 
spettacolare esibizione in Piazza di Ce- 
stello e un pranzo allestito nella splendida 
Piazza di Ognissanti. Il prossimo anno, ha 
aggiunto il Dr.Balatri, l'Associazione ha 
in animo di preparare una festa ancora più 
interessante e completa. Saranno natural- 
mente presenti i Vigili del Fuoco, ormai 
più che affezionati alla nostra Associazio- 
ne, ma sopratutto verranno allestite mo- 
stre di alimenti, piante e libri. A tale 
proposito sono stati presi contatti con il 
Premio Bancarella che, come è noto, è 
rappresentato da una statuetta raffiguran- 


te San Giovanni di Dio. Ha poi ricordato 
come la Sporta abbia raddoppiato il nu- 
mero delle pagine e come stia prendendo 
l'avvio l'attività del gruppo assistenza e al 
quale è stato dato il nome "Giovanni 
Bonelli" in onore del frate fiorentino che 
nel 1587 fondò l'ospedale di Borgognis- 
santi e successivamente quello di Parigi 
della Charitè. Sempre a proposito dei Vigili 
del Fuoco, il Dr Balatri ha citato il ringra- 
ziamento del Ministero degli Interni per il 
computer che l'Associazione ha donato al 
Corpo dei Vigili del Fuoco di Firenze- 
Ovest e che si è rivelato strumento impor- 
tante per arrivare sui luoghi di soccorso 
forniti di tutti i dati tecnici adeguati. Il Dr. 
Balatri ha poi ricordato il valore storico e 
artistico delle opere d'arte all'interno del- 
l'Ospedale e della Chiesa e come l'Asso- 
ciazione si faccia carico, ad univoco inte- 
resse, della loro cura. Un incontro con il 
Vicesindaco Conti fa ben sperare che" 
anche ufficialmente" sia dato all'Associa- 
zione l'incarico della custodia di queste 
opere. 


Queste parole ci riempiono di orgoglio e 
di ammirazione verso chi, per così lungo 
tempo, ha saputo mantenere la fede e la 
speranza. E siamo lieti di sapere che 
nonostante i disagi, le privazioni e il dolo- 
re per la perdita dei propri cari, isolati e 
emarginati, la certezza di un futuro mi- 
gliore ha rasserenato il lavoro di chi si è 
dedicato alla cura dei malati. Siamo ben 


felici di collaborare con gli amici ceco- 


slovacchi alla creazione di un'associazio- 
ne che ha per scopo l'assistenza ai malati 
e il rispetto della loro sofferenza. Non 
esistono muri nè ideologie che possono 
dividere coloro che lottano per questo 


| scopo. 


La Redazione 


Ha preso poi la parola il tesoriere France- 
sco Batazzi che ha illustrato il bilancio 
dell'Associazione; anche per questo anno 
è stato confortante sebbene le spese siano 


| state maggiori per l'aumentate iniziative 


dell'Associazione, e ha rivolto un ringra- 
ziamento all'O.H di San Giovanni di Dio 


provincia Lombardo-Veneta che spesso ci 


ha sostenuto e non solo a parole. Il redat- 
tore della "Sporta" Alessandro Tantussi 
ha sottolineato l'importanza del nostro 


| giornale, che ci permette di fare arrivare la 


voce delle nostre idee non soli ai soci di 
Firenze ma anche a quelli sparsi in tutto il 
mondo. L'attività di assistenza è stata illu- 
strata dal responsabile Lorenzo Recchia, 
che ha riassunto i risultati raggiunti dal 
Gruppo Donatori Sangue, che ha già ini- 
ziato le donazioni presso il Centro Trasfu- 
sionale, del Gruppo Assistenza Domici- 
liare e Ospedaliera che proprio in questi 
giorni ha ricevuto il nulla osta della U.S.L. 


| ad operare presso il Nuovo Ospedale San 


Giovanni di Dio. 
Con l'approvazione per acclamazione del 


| Consiglio Direttivo, il Dr. Balatri ha chiu- 


| so i lavori dell'Assemblea con l'augurio e 


la promessa che il 1991 sia per l'Associa- 


| zione ancora più ricco di concrete inizia- 


tive. 


FIRENZE 


IL TELEFONO AMICO 
re Sapevo da tempo che a Firenze 
i D esisteva una sorta di pronto soc- 
== corso telefonico; ne aveva parla- 
to più volte la stampa e, in ambienti sani- 
tari, la notizia era più volte rimbalzata, 
talora suscitando interesse e curiosità; 
purtuttavia le mie nozioni su "voce ami- 
ca", questo il nome dell'associazione, erano 
piuttosto confuse, e probabilmente lo sa- 
rebbero rimaste per molto, forse per sem- 
pre, se non avessi incontrato L, per "col- 
pa" di un congresso sul volontariato. Fu 
così che trovai spiegazioni sui volontari 
telefonisti e sulla loro utenza abituale, o se 
si preferisce sugli anonimi turnisti (cosìsi 
chiamano coloro che avvicendano alla 
cornetta di V.A. per intrattenere e distrar- 
re da ossessive sofferenze e paure), e sul- 
l'altrettanto anonima cinquantina di gior- 
nalieri interlocutori. L. mi spiegò che gli 
"appellanti" manifestano varie difficoltà 
di rapporto: problemi familiari, lavorati- 
vi, sentimentali, economici e così via; L. 
inoltre mi sottolineò come l'operatore più 
che animare una discussione, promuovere 
un "tete a tete dialettico", su un tema, offra 
essenzialmente la propria disponibilità al- 
l'ascolto, fornendo consigli solo se richie- 
sti. 

Un "giro" assai vasto: circa dodicimila- 
cinquecento volte all'anno, altrettanti 
anonimi appellanti, desiderosi di comuni- 
care hanno la possibilità di trovare un 
interlocutore. Il "desideroso" di cui sopra 
è indifferentemente di sesso maschile o 
femminile, appartiene a qualsiasi classe 
sociale così come il suo livello culturale è 
assai variegato. Il primun movens a spin- 
gerlo a comporre il numero di V.A. è la 
solitudine nelle sue varie espressioni; non 
necessariamente chi compone il numero 
di V.A. è detentore di gravi sventure, 
raramente è un aspirante suicida, molte 
volte ha problematiche del quotidiano più 
tipico, quasi sempre ha necessità di comu- 
nicare, esigenza questa primaria, di fatto 
messa in crisi da città sempre più caotiche 
e da stili di vita in cui il rapporto interper- 
sonale è andato via via impoverendosi. 
Più difficile invece tracciare l'identikit del 
turnista, anche per motivi di riservatezza 
dell'associazione. Si tratta di persone che 
svolgono una propria attività, e di sicuro si 
tratta di persone con grande senso di al- 
truismo, disponibili a lavorare per molte 
ore gratuitamente, anche nei giorni festivi 
e durante le ore notturne. Si diventa turni- 


sti dopo selezione attitudinale e corso 
formativo svolti a cura dell'associazione, 
durante i quali, di solito, gli aspiranti 
vengono più che dimezzati. Come si vede 
un iter assai duro che promuove solo sog- 
getti che mostrino capacità e disposizione 
insieme, molto verosimilmente non es- 
sendo sufficienti solo una delle doti in 
carenza o assenza dell'altra. 

Comunque al momento in Firenze opera- 
no una cinquantina di volontari per un 
volume annuo, come detto prima, di oltre 
10.000 telefonate; va detto comunque che 
le richieste di aiuto sono moltissime e che 
l'attuale staff non riesce a coprire tutte le 
24 ore. 

Un pò di storia. Il telefono amico fiorenti- 
no non è più giovanissimo: ha già compiu- 
to 25 anni, essendo nato, da prima nel- 
l'ambito del "centro incontri e collabora- 
zioni", nel 1963; due signore fiorentine, 
Tina Muzzi e Donatella Tassinari, furono 
le effettive prime animatrici, e se voglia- 


TELEFONO 


VOCE AMICA 


055/2478666 


mo "importatrici" di questa forma di soc- 
corso già presente in molti paesi stranieri. 
Il primo presidente di voce amica fu Roberto 
Assagioli, noto psichiatra fiorentino e padre 
della "Psicosintesi" (nel 1988, si è svolto a 
Firenze un importante Congresso nel 
centenario della sua nascita). Nel 1964 
voce amica era piuttosto una "casa ami- 
ca", difatti, in un piccolo appartamento in 
zona Piazza Vittoria, oltre al telefono, 
poteva squillare anche il campanello, 
facendo sì che questi operatori di buona 
volontà (la stampa parlò di samaritani 
fiorentini) potessero aprire la porta a per- 
sone in difficoltà. 

Con il tempo sono cambiati i presidenti, le 
sedi, i turnisti; le abitudini sono rimaste 
sostanzialmente immutate, tranne il pas- 
saggio alla "clandestinità" cioè all'anoni- 
mato assoluto, scelta questa, verosimil- 
mente ineluttabile. 

Oggi V.A. continua il suo servizio, mi 
dice L., non senza difficoltà, non ultima e 


PA 


non sola quella della sede, che dovrà esse- 
re abbandonata e questa volta non per 
motivi di riservatezza, ma per situazioni 
contingenti, dato che i proprietari dell'im- 
mobile in cui opera l'associazione hanno 
bisogno di rientrare in possesso dei locali. 
Questo destino è del resto comune a diver- 
se associazioni di volontariato, che opera- 
no nella realtà fiorentina, di ciò si sono 
occupati a più riprese sia la stampa sia gli 
amministratori politici, e tale problema è 
tuttora oggetto di dibattito sociale. 
Ma ritorniamo ancora a V.A.. Sfogliando 
una pubblicazione del 1984 dal titolo "venti 
anni di voce amica a Firenze" (1964- 
1984) si evince una realtà variegata: dalla 
telefonata interurbana di un milanese da 
Guinness dei primati, durata sei ore e, evi- 
dentemente, costata diverse lire, seguita 
nei successivi, dall'incontro tra questo 
interlocutore e gli operatori di V.A. (sia- 
mo ancora in era pre-anonima), al contat- 
to drammatico con gli aspiranti suicidi 
(per fortuna, come detto prima, rari), alla 
testimonianza di vari turnisti e anche di 
dirigenti del servizio; non mancano ac- 
cenni alla già ricordata, ricorrente ricerca 
di una nuova sede e ai problemi della 
formazione del rinnovamento dei quadri 
del personale volontario. 
Il "personaggio" che fa da padrone, il 
grande protagonista delle giornate, e spes- 
so delle nottate, che legano ai due capi del 
telefono due "sconosciuti", ma in qualche 
modo "complici" appare essere la solitudine. 
Una solitudine che indossa vari abiti, ta- 
lora quelli dell'incomunicabilità, altre volte 
quelli, più drammatici, dell'emarginazio- 
ne. 
In questa esperienza Firenze non è sola; 
esiste una federazione italiana che riuni- 
sce ben ventisette centri di ascolto di al- 
trettante cittàitaliane; verifiche di rappor- 
to, puntualizzazioni, aggiornamento e 
confronto sono assicurati di iniziative 
congressuali a livello regionale e naziona- 
le, e da una rivista quadrimestrale. Esiste 
inoltre un livello ancora più alto, rappre- 
sentato dalla Federazione Internaziona- 
le dei Centri "Telefono Amico". Come 
si vede dunque, una struttura imponente, a 
cui danno il loro contributo un gran nume- 
ro di volontari che ogni giorno offrono la 
propria disponibilità, ad ogni trillo del 
telefono, con il loro infaticabile e paziente: 
"Pronto, qui voce amica..." 

Roberto Della Lena 


Il Dr. Roberto Della Lena è il Direttore 
Responsabile della rivista Etruria Medica 
ed ematologo presso l'Ospedale 
O.Basilesky. 


| 


h- 
_ N 


SALUTE 


Donare sangue 


donare se stessi 
uando, all'inizio di questo seco- 
lo, lo scienziato austriaco Karl 


Q Landsteiner scoprì che il sangue 


non è identico in tutti gli esseri umani, fu 
risolto uno dei più angoscianti e secolari 
problemi medici e abbattuto l'unico osta- 
colo alla trasfusione di questo prezioso 
liquido da uomo ad uomo. La scoperta dei 
gruppi sanguigni meritò a Landsteiner il 
premio Nobel per la medicina nel 1930. 
Senza falsa retorica, la possibilità di tra- 
sfondere la vita tra soggetti della stessa 
specie aprì nuove possibilità e insperati 
orizzonti nella risoluzione di malattie fino 
ad allora mortali nel campo medico e 
soprattutto in quello chirurgico. Negli anni 
successivi le ricerche in questo senso si 
sono raffinate e hanno contribuito a ren- 
dere ancor più indispensabile e di uso 
quotidiano questo tessuto, tanto da far 
aumentare in modo notevole la richiesta a 
fronte di un'offerta non sempre sufficien- 
te. Si poneva perciò un nuovo obbiettivo 
da raggiungere : la possibilità di reperire 
nuovo sangue da un numero sempre 
maggiore di donatori e la loro organizza- 
zione in centri dove la donazione non 


ASSOCIAZIONE 


GRUPPO 


6 


fosse solo un fatto occasionale, ma rap- 
presentasse anche una " banca" dove poter 
depositare e conservare il sangue donato 
per i momenti di maggior richiesta. 
"Banche" di sangue sono state organizza- 
te nei maggiori Ospedali e sono nati Cen- 
tri di prelievo presso molte Associazioni 
Volontaristiche. A tutt'oggi esiste anche 
un Centro Riferimento Attività Emotra- 
sfusionale (C.R.E.) che a livello regiona- 
le coordina la disponibilità di sangue sul 
territorio e ne permette un rapido inter- 
scambio. Anche se in molti Centri, come 
nel Nuovo Ospedale S.Giovanni di Dio, si 
è raggiunto l'autosufficienza , questo non 
significa che non ci sia più bisogno di san- 
gue. Ora più di prima la presenza costante 
di donatori permette la tranquillità opera- 
tiva dei medici e dei chirurghi. 


DONATORI 


| We | d un anno dalla istituzione del 
A Gruppo Donatori Sangue, la no- 
l J stra Associazione conta già un 
decina di iscritti che hanno fatto una pri- 
ma donazione presso il Centro Trasfusio- 
nale del N.O. San Giovanni di Dio. 

Per il momento è un piccolo contributo, 
ma il nostro impegno è quello di aumenta- 
re questo numero in brevissimo tempo 
anche grazie all'opera di sensibilizzazio- 
ne degli altri iscritti. Donare sangue è 
facile e non richiede un sacrificio nè fisico 
nè tantomeno di tempo. Donare material- 
mente una parte di se stessi rappresenta in 
questo caso l'offerta più preziosa che un 
uomo fà ad un altro uomo. 

È a questo proposito che un particolare 
ringraziamento viene rivolto al Prof. Paoletti 
e ai suoi collaboratori del Centro Trasfu- 


6 


SANGUE 


sionale che, con la loro simpatia e cordia- 
lità, ci hanno seguito ed aiutati fin dall'ini- 
zio. 
Un ringraziamento anche ai donatori dei 
quali pubblichiamo i nomi, non certamen- 
te per pubblicità, ma come doveroso 
omaggio al loro altruismo. 
Lucia Cassettari Bernacchioni, Federigo 
Bernacchioni, Paolo Checcucci Lisi, Guido 
Del Re, Beatrice Frontani, Nevio Nardi, 
Stefano Nascioli, Gianni Osticioli, Loren- 
zo Recchia. 
Per qualsiasi informazione o chiarimento 
rivolgersi a Lorenzo Recchia al 652.106 o 
alla nostra Associazione tutti i Martedì 
dalle ore 21 in poi al 21.88.39. 

Lorenzo Recchia 

(A.T.) 


Donare sangue è facile e a parte abbiamo 
inserito un piccolo"decalogo" per chi si 
avvicina per la prima volta alla donazio- 
ne. In genere un'ora è sufficiente tra atte- 
sa, visita, esami sierologici ed ematologi- 
ci di idoneità e trasfusione. La legge pre- 
scrive che le donne possono donare circa 
5 ml pro Kg di peso, mentre gli uomini 
circa 6 ml pro Kg di peso. Tradotto in 
pratica significa una donazione per le donne 
di circa 250 gr di sangue, mentre per gli 
uomini circa 450 gr. Una quantità irrisoria 
rispetto al beneficio che può ricevere chi 
ne ha improcastinabile bisogno. 


Tutto bene allora. E invece no. La facilità 


di una donazione non deve essere confusa 
con la superficialità dell'atto che invece 
richiede consapevolezza di donare e sicu- 
rezza non solo della propria integrità fisi- 
ca ma anche del proprio regime di vita. E' 
a questo fine che vengono effettuati i 
controlli clinici e anche un colloquio con 
il donatore che in quella occasione deve 
essere ragionevolmente sincero sulle pro- 
prie abitudini di vita. In poche parole il 
sangue donato deve essere DOC, il che 
rende ancor più prezioso e importante un 
gesto che in cambio di pochi grammi e di 
pochi minuti spesi permette a chi lo riceve 
di continuare a lottare per la propria vita. 


Alessandro Tantussi 


DECALOGO 


1) DalLunedì al Sabato compreso, tra le 8 
e le 10 presso il Centro Trasfusionale 
del Nuovo Ospedale S.Giovanni di Dio. 


Presentarsi a digiuno (è ammesso un 
caffè o un tè senza latte nè zucchero). 


3 


Non presentarsi durante periodi di al- 
lergia o di assunzione di farmaci e non 
prima di sei mesi dal rientro da un 
paesetropicale. 


Nella sala di attesa il donatore viene re- 
gistrato. 


s 


5) Dopo pochi minuti viene effettuato il 
prelievo di alcune gocce di sangue. La 
misurazione della pressione arteriosa 


e del peso. 


Se tutto è in ordine ammissione alla 
visita medica. 


DD 
x 


N 
< 


Prelievo del sangue. 


œ 
= 


Dopo il prelievo ci si può ristorare nel 
bar antistante al centro dove è prevista 
una colazione per il donatore. 


Si riprende la vita quotidiana e già dopo 
tre mesi si può nuovamente donare 
sangue. 


10)11 lavoratore dipendente, per donare il 
sangue; può usufruire di una giornata di 
permesso retribuita. 


SALUTE 


La Plasmaferesi: 
“Una moderna forma di donazione” 


l Prof. Paoletti è Primario presso il 
I Centro Trasfusionale del Nuovo Ospe- 
dale S.Giovanni di Dio, dove oltre alla 
normale attività di raccolta di sangue intero è 
stato coordinato un modo nuovo di donare il 
sangue: la plasmaferesi. 
- Professore, che cosa è la plasmaferesi ? 
- È una tecnica di trasfusione che permette di 
prendere al donatore il plasma cioè solamente 
la parte liquida del sangue, rendendogli nello 
stesso tempo la parte cellulare: globuli rossi, 
globuli bianchi e piastrine. Una donazione di 
500 gr di solo plasma priva l'organismo di circa 
450 gr di acqua e di 40 gr fra albumina, globu- 
line ed altre proteine essenziali per la coagula- 
zione e le difese immunitarie. 
- Quindi una grossa perdita per l'organismo del 
donatore ? 
- No, al contrario. La perdita viene compensata 
nel giro di poche ore e certamente è meno 
impegnativo che donare sangue intero. 
- Allora perchè date così tanta importanza al 
plasma e alla plasmaferesi ? 
- Innanzi tutto lo scopo è ottenere da individui 
sani consistenti quantità di sostanze indispensa- 
bili per valore biologico e terapeutico; basta 
pensare alle Immunoglobuline per la sieropro- 
filassi nelle malattie infettive e ai vitali fattori 
di coagulazione nella cura delle malattie emo- 
filiche ed emorragiche. In secondo luogo, l'Ita- 
lia spende più di 200 miliardi l'anno per impor- 
tare plasma e plasmaderivati in quanto è auto- 
sufficiente solo per un 10 % del fabbisogno 
nazionale rendendoci schiavi non solo econo- 
micamente, ma anche moralmente. Ultimo scopo, 
ma non meno importante, è garantire a chi ne ha 
bisogno la presenza costante di plasma senza 
rischio di blocchi di forniture dall'estero e al 
rischio di malattie infettive sconosciute e non 
ancora presenti in Italia come già in passato per 
l'AIDS. 
- Chi dona sangue può allora donare anche il 


ASSOCIAZIONE 
SAN GIOVANNI DI DIO 
Fondata l'8 Marzo 1985 
FIRENZE 


Buon Natale 


Il Presidente 
Il Comitato organizzativo 


plasma. 


| - Sicuramente. Anzi, chi fino adesso non era 


idoneo per la donazione di sangue intero per 
condizioni ematologiche, come ad esempio la 
microcitemia, può essere idoneo ad una dona- 
zione di solo plasma. Rispetto alla donazione di 
sangue c'è la restrizione di età che deve essere 
compresa tra i 21 e i 55 anni, un'igiene alimen- 
tare adeguata senza abuso di sostanze alcoliche 
e un più esteso "check-up" che ha il vantaggio di 
assicurare al donatore un controllo periodico 


| della sua salute. 


- Quanto tempo richiede una plasmaferesi e in 
parole semplici come si attua ? 
- Per ottenere 500 ml di plasma si impegano 
macchine modernissime che per centrifugazio- 
ne o per filtrazione separano il plasma dalla 
parte cellulare che viene reinfuso allo stesso do- 
natore. Si impiega un solo ago che, come tutto 
il Kit è sterile e monouso e tutto il procedimen- 
to non richiede più di 30 minuti. E dopo 14 
giorni si può già fare un'altra donazione. 
- Un'ultima domanda. Dove si può fare una pla- 
smaferesi ? 
- A Firenze sono stati allestiti degli appositi 
Centri per la plasmaferesi presso i Servizi Tra- 
sfusionali delle U.S.L 10/C, 10/H, 10/D e cioè 
presso gli Ospedali Nuovo S.Giovanni di Dio, 
S.Maria Annunziata e Careggi. In queste sedi 
medici e tecnici sono a disposizione per chiari- 
menti, dimostrazioni e programmazione del- 
l'attività. 
- Allora un Volontario a chi deve rivolgersi ? 
- Alle proprie Associazioni che lo inserirà negli 
elenchi da trasmettere al Centro Trasfusioni. So 
che l'Associazione di San Giovanni di Dio ha un 
gruppo di donatori che già sta lavorando in 
questo senso. Qualsiasi contributo, piccolo o 
grande che sia, ci farà fare un grande passo 
verso l'autosufficienza e quindi non può che 
essere benvenuto. 

Alessandro Tantussi 


4p, 


er Felice anno 


Nuovo 


40, 


Potrebbe essere 

una buona idea 
P sformare l'Albergo 
Nazionale in albergo 

per anziani del quartiere..." 
Parlando con la gente mi sono 
sentito spesso dire questa fra- 
se, ci ho pensato anch'io che 
conosco come cittadino e come 
medico molte delle necessità 
del quartiere e mi sono venuti 
subito alla memoria i vecchi 
che vivono soli in condizioni 
penose e talvolta pericolose (i 
Vigili del Fuoco spesso devo- 
no accorrere per aprire porte o 
passare dalle finestre di appar- 
tamenti in cui vivono persone 
anziane che non rispondono 
più al campanello), farebbe 
piacere pensare di essere in 
una città così evoluta che pen- 
sa anche alla vecchiaia dei 
cittadini cercando di mantene- 
re il loro ambiente e stile di 

vita fintanto che è possibile. 
Viene fatto di pensare che 
quell'Albergo di Piazza Santa 
Maria Novella potrebbe ospi- 
tare proprio questi vecchi dan- 
do loro la possibilità di un ulti- 
mo periodo anche migliore di 
quello trascorso. La Piazza, 
anche se attualmente malridot- 
ta da non controllate presenze 
è pur sempre una delle più belle 
di Firenze e per coloro che 
hanno sempre vissuto in que- 
sta zona potrebbe essere vera- 
mente il rifugio ideale in cui 
trascorrere serenamente gli 
ultimi anni dell'esistenza che 
ricordiamolo potrebbero esse- 

re anche i più importanti. 

Sergio Balatri 


FIRENZE 


otrebbe essere anche 
una buona idea tra- 


ABBIAMO PARTECIPATO 


SESTO CONVEGNO 


A.N.C.R.O. 


Per una pastorale del 2000 
Collevalenza 
8-12 ottobre 1990 


A 


I] convegno hanno 
lgs) 


partecipato 370 fra 
cappellani, religiosi, 
sacerdoti diocesani, 
suore e laici. 
Presenti S.Ecc. Mons. Luca 
Brandolini Vescovo di Roma 
responsabile degli Ospedali 
romani; il prof. Trabucchi con 
la sua conferenza "Scienza e 
Fede, un'alleanza terapeutica?" 
e il prof. Antonino Zichichi 
con la sua conferenza "La 
scienza e la spiritualità del- 
l'uomo", ci hanno confermati 
sulla certezza del nostro lavoro. 
Abbiamo chiuso il convegno 
giovedì pomeriggio con una 
solenne concelebrazione nel 
duomo di Orvieto, ricorrendo 
il centenario del miracolo 
Eucaristico del quale si con- 
serva il corporale macchiato 
di sangue. 
Ha preseduta la concelebra- 
zione Mons. Luca Bradolini 
che da esperto liturgista ha 
inquadrato la presenza dei 
cappellani ospedalieri nella 
realtà Eucaristica. 
All'organo P. Mario Rho, 
minore, animatore dei canti P. 
Giovanni Maria Rossi M.L.. 
L'incantevole Cattedrale, con 
l'ultimo sole, salutava in una 
stretta commossa, tutti i con- 
vegnisti per l'anno venturo. 
Don Dino Rotelli 
Cappellano del Nuovo Ospedale di 
San Giovanni di Dio 


L'ANCRO è un'Associazione nazionale 
di Cappellani e religiosi ospedalieri che 
si propongono di lavorare insieme nel 
mondo della salute: "Insieme per servi- 
re". 

Vi fanno parte i Fatebenefratelli, iCam- 
milliani, i Frati Minori, i Frati Cappuccini, 
e diversi sacerdoti del Clero Diocesano. 
In tutto 800 persone. 

Opera in moltissimi Ospedali di tutte le 
dimensioni senza togliere ai relativi 
Ordini la propria autonomia di azione. 


ABBIAMO PARTECIPATO 


MEDICI CONTRO L'«“EPIDEMIA NUCLEARE” 


ei giorni 13 e 14 ottobre scorsi si è svol- 
N to a Prato, nel trecentesco Palazzo 
Pretorio, sede del Comune, il Meeting 
Mediterraneo e Mediorientale della As- 
sociazione Internazionale di Medici per la Pre- 
venzione della Guerra Nucleare (IPPNW), pre- 
mio Nobel per la Pace nel 1985. A questo 
incontro hanno partecipato i medici responsabi- 
li delle sezioni nazionali IPPNW di Algeria, 
Egitto, Francia, Giordania, Grecia, Israele, Ita- 
lia, Palestina e Spagna. 
La cerimonia inaugurale è stata aperta in manie- 
ra solenne dalle chiarine del comune, seguite da 
un articolato saluto del Sindaco di Prato Marti- 
ni, che ha ricordato sì gli importanti cambia- 
menti dell'Est Europeo ed il conseguente allen- 


vita umana, ha augurato un ritorno al culto dei 
| valori ed all'ascolto della voce della propria 
coscienza. 
Successivamente hanno preso la parola vari 
medici delle diverse nazionalità e dagli inter- 
| venti traspariva in tutti l'impegno ad operare per 
| la salvaguardia della salute e della vita di tutti. 
La suggestiva diretta telefonica da Boston del 
Prof. Lown, impossibilitato a partecipare perso- 
nalmente, ha chiuso il congresso. 
| Dopo due giorni di lavori a porte chiuse, i 
medici partecipanti hanno redatto un documen- 
to definito "Dichiarazione di Prato" che è stato 
divulgato in maniera solenne a Roma, il 15 
ottobre, durante una cerimonia all'Accademia 
Nazionale dei Lincei. 


come "epidemia nucleare". 


favore della pace. 


IPPNW 


La sigla deriva da International Physicians for the Prevention of Nuclear War. 

Il principale promotore della nascita di questa associazione è stato un cardiologo americano, il 
professor Bernard Lown, che è titolare di cattedra alla prestigiosa università di Harvard. 

Lown, intorno agli anni 60, in piena guerra fredda, maturò la convinzione che nessun medico poteva 
rimanere indifferente di fronte alla crescente minaccia di conflitto nucleare, e l'impegno professionale non 
poteva riguardare solo lo studio dei possibili interventi sanitari successivi ad una eventuale catastrofe 
nucleare, anche perchè qualsiasi intervento medico sarebbe perfettamente inutile nei sopravvissuti colpiti 
da radiazioni. Da qui l'idea della prevenzione come unica arma per combattere quella che Lown indicò 


Dopo un ventennio dedicato allo studio di tutte le vie da poter percorrere affichè la classe medica si 
facesse promotrice di una valida azione preventiva sui Governi e sull'opinione pubblica, nel dicembre del 
1980, Lown insieme ad altri medici americani e sovietici, ha fondato a Ginevra la IPPNW. Attualmente 
l'Associazione conta circa 200.000 medici iscritti nelle sezioni di una sessantina di paesi. 

Il professor Bernard Lown e il sovietico professor Yevgeny Chazov, sono stati insigniti, in rappresen- 
tanza di tutta la IPPNW, del premio Nobel per la pace nel 1985, in riconoscimento dell'opera svolta in 


La sezione italiana si chiama AIMPGN (Associazione Italiana Medici per la Prevenzione della Guerra 
Nucleare) e la segreteria nazionale ha la sede a Prato nei locali messi a disposizione dal Comune. Il 
presidente della sezione italiana è il professor Daniel Bovet, premio Nobel per la Medicina, vicepresiden- 
te il prof. Alberto Malliani e segretario il prof. Gian Antonio Danieli. 


tamento delle tensioni tra i due blocchi, ma ha 
assunti anche toni preoccupanti per la seria crisi 
del Golfo Persico che richiama ancora di più 
alla pace e soprattutto ad un'opera di prevenzio- 
ne della Guerra, che sicuramente sfocerebbe nel 
dramma nucleare. Martini ha anche formulato 
la speranza che il Mediterraneo diventi un vero 
e proprio "mare di pace". 

Il saluto della Regione Toscana è stato portato 
dal vicepresidente della Giunta, Alberto Ma- 
gnolfi, che ha parlato di "nuovo Rinascimento" 
all'insegna della pace e di uno sviluppo di tutti i 
popoli. 

Appassionato ed autorevole è stato l'intervento 
del Vescovo di Prato. Mons. Pietro Fiordelli, 
portavoce della comunità cattolica. 

Egli ha definito la parola pace "sacra e benedet- 
ta" ed ha ricordato che ogni uomo "se non è 
deformato da passioni ed egoismi, per sua natu- 
ra è un essere assetato di pace". Il Vescovo, 
nell'associare pace e fraternità universale, pace 
e giustizia, pace e libertà, pace e rispetto della 


Nel primo articolo si recita: "E' dovere dei 
medici proteggere la salute, prevenire le malat- 
tie, preservare la vita e lottare contro la morte. 
Di conseguenza i medici ritengono loro dovere 
sociale prevenire la guerra e chiedere giustizia, 
rispetto della dignità umana e dei diritti umani 
in ogni paese. E' obbligo morale dei medici 
promuovere la cooperazione e la solidarietà fra 
le persone e le nazioni, essendo convinti dell'e- 
quità dei diritti di tutti gli esseri umani". 
Una copia del documento è stata consegnata a 
varie ambasciate, in particolare a quelle delle 
nazioni direttamente coinvolte nella crisi del 
golfo. 
L'Associazione San Giovanni di Dio, sempre 
sensibile a tutte le iniziative volte a tutelare 
l'uomo nella sua interezza, secondo l'insegna- 
mento del Santo, ha seguito con interesse questo 
importante incontro organizzato nella vicina 
Prato e condivide l'impegno in favore della 
pace. 

Mauro Batisti 


FIRENZE 


FLORENTIA MATER 
on solo per recuperare un passato di 
cultura dimenticata ma anche per re- 


N stituire ai fiorentini la memoria di tra- 


dizioni che hanno caratterizzato nei secoli la 
vita di Firenze, si è costituita, nel 1988, l'acca- 
demia culturale "Florentia Mater". Sebbene 
giovane ha già al suo attivo numerose ed origi- 
nali iniziative. Tra queste la celebrazione di una 
Messa Medicea in San Lorenzo nella ricorrenza 
dei santi Cosma e Damiano, martiri di Diocle- 
ziano, che Casa Medici aveva eletti come pro- 
tettori della loro famiglia. Ogni anno a Settem- 
bre, nel giorno della nascita del primogenito 


26 Settembre - “Messa Medicea” in onore dei santi 
Cosma e Damiano organizzata dall'Associazione 
Florentia Mater (Foto Press Photo). 


Cosimo, che da uno dei due santi prese il nome, 
veniva celebrato questo rito al quale partecipa- 
va tutto il popolo in festa. Nell'ottica di un 
recupero di troppo spesso dimenticati ma non 
scomparsi valori culturali l'Accademia organiz- 
za anche mostre e convegni di studio, anche in 
collaborazione con Enti e Istituzioni scientifi- 
che. Nel primo centenario della morte di Carlo 
Lorenzini, il Collodi, Florentia Mater si è fatta 
promotrice di un convegno dove è stato discusso 
« l'universo pedagogico e psicologico del "bab- 
bo di Pinocchio"» e che ha portato alla luce 
aspetti inconsueti di questo burattino che conti- 
nua ancora oggi ad essere tanto amato dai bambini. 
Ma l'iniziativa più importante e di più ampio 


respiro che attualmente impegna l'Ac- 
cademia è la commemorazione di Lui- 
gi Cherubini. Come lo stesso presiden- 
te dell'Accademia, Roberto Mascagni, 
mi spiega, questa iniziativa vuol ricor- 
dare non solo un grande musicista ma 
anche uno dei più rappresentativi fra i 
nostri concittadini. Annualmente verrà 
tenuto un convegno, al quale si affian- 
cheranno conferenze e sopratutto con- 
certi come quello organizzato nell'anti- 
ca sede dell'Oratorio del Ceppo, in via 


Chi desidera partecipare al lavoro del- 
l'Accademia Florentia Mater, può scri- 
vere alla casella postale 347, 50100 
Firenze e sarà sicuro di trovare un'As- 
sociazione dove i fatti contano più di 
mille parole. In questo senso, l'ultima 
iniziativa che la Florentia Mater sta 
progettando è l'impegno a trovare fondi 
per finanziare il restauro di opere d'ar- 
te e poter così restituire, nella sua 
integro ed eterno valore, tanti pezzi di 
Firenze ai Fiorentini. 


Pandolfini. 
FIRENZE 
BORGOGNISSANTI 
ochi sanno che il giovane Mozart quat- 


| P | tordicenne allorché con il padre Leo- 
=~~ poldo, durante un viaggio in Italia, si 


fermò a Firenze per una serie di concerti alla 


Corte dei Lorena ha pernottato per alcuni giorni 


| all'Albergo dell'Aquila Nera in Borgognissanti. 


Tale Albergo fu individuato dal dott. Pietro 
Aranguren nell'attuale albergo Goldoni al nu- 


| mero civico 8. 
| Tutte queste notizie e le illustrazioni sono state 
| estratte dal libro «Mozart in Italia» Ed. Ricordi. 


L'Associazione avrebbe avuto in animo di sco- 
prire una lapide in occasione dell'anniversario 


| della morte del musicista il 5 dicembre di que- 


st'anno, ma ricorrendo l'anno prossimo il secon- 
do centenario della morte, si ripropone di orga- 
nizzare fin d'ora la formazione di un Comitato 


3945 CONVENTO D'OGNISSANTI 
3423 PALAZZO GUARATESI 
4002 OSPEDALE DI SAN GIOVANNI D'IDDIO 
4006 PALAZZO CON LA TERRAZZA ALLA ROVESCIA 

X 4008 ALBERGO DELL'AQUILA NERA 
4009 TEATRO DEI SOLLECITI 
4010 PALAZZO FOSSOMBRONI 


Alessandro Tantussi 


MOZART 


in Italia | 


I VIAGGI E LE LETTERE 
a cura di 


G. Barblan e di A. Della Corte 


RICORDI 


che si occupi di questa impor- 
tante iniziativa. 


a 
a 
> 
3 


FIRENZE 


UN GIOCATTOLO PER LA STORIA 


{N | vero, c'è proprio una locomotiva 
È in piazza Strozzi. E' a grandezza 

== naturale e ti invita ad entrare alla 
2° mostra del giocattolo d'epoca che ha 
aperto i battenti il 18 Novembre scorso e 
lo resterà fino al 6 Gennaio. Patrocinata 
dal Comune di Firenze e promossa dalla 
Biennale Internazionale dell'Antiquaria- 
to, rappresenta una occasione più unica 
che rara ( la 1* edizione fu nel 1988) per 
assaporare il mondo affascinante e illuso- 
rio dei giocattoli. Intere generazioni han- 
no passato le ore più belle della loro 
gioventù in compagnia di un qualsiasi 
oggetto che potesse eccitare la fantasia e 


FIRENZE 


VERMOUTH 
ALLA 
Noce Vomica 


l nostro Vermouth si rinnova. 
La bottiglia trasparente e soprat- 
tutto la nuova etichetta che raffi- 
gura l'ingresso dell'Ospedale di San Gio- 
vanni di Dio in Borgognissanti, sono le 
novità più importanti. 

Siamo certi che tutti i nostri soci continue- 
ranno ad apprezzare questo amaro prepa- 
rato ancora con erbe aromatiche e secon- 
do la formula dei Frati “Fatebenefratelli”. 


IO 


I 


spesso queste fantasie hanno preso la for- 
ma di soldatini di carta o di piombo, di 
bambole fatte di cenci, di improvvisati 
carretti tutto legno e chiodi. Ma per chi 
poteva avere qualche lira da spendere 
ecco pronti giocattoli di latta colorata, 
porcellana, biscuit, che non hanno niente 
da invidiare a quelli plastificati dei nostri 
giorni e rappresentano anche un album 
della storia del costume e della vita di 
un'epoca. Articolata per settori, la mostra 
si stende piuttosto vasta ,sui tre piani di 
Palazzo Strozzi. Si inizia con le bambole, 
alcune delle quali datano 1878 e sono 
costruite nei più svariati materiali, e con i 


soldatini di carta che ad un soldo al foglio 
rappresentavano interi reggimenti di ca- 
valleria e di guardie imperiali. Si prose- 
gue un pò trasognati, via via che si scopro- 
no le scatole di montaggio del meccano 
con accanto i modellini realizzati e perfet- 
tamente funzionanti, che hanno spinto più 
di un genitore a sognare il figlioingegnere.E 
poi i trenini di tutte le epoce con la rico- 
struzione di una stazione ferroviaria, con 
tanto di scambi e treni in arrivo e partenza; 
e gli aeromodelli di perfetta riproduzione, 
da quelli con la carica a molla fino ai tele- 
comandati; ed ancora modellini di navi a 
vela e a vapore. Ma la mostra non si limita 
a questi esempi d'epoca. Accanto ad ogni 
settore sono esposte anche le più recenti 
scoperte dell'uomo che ridotte in scala 
sono poco più che giocattoli. Aerei super- 
sonici con la tuta (vera questa) dei piloti 


militari e navi da guerra, copia di quelle 
che attualmente solcano il mare, fanno 
compagnia ad alianti, aquiloni e alla famosa 
Ferrari F40. A chiusura della mostra, un 
omaggio al famoso Tex Willer, giocatto- 
lo in carta patinata, con i personaggi a 
grandezza naturale e perfino la ricostru- 
zione di una miniera abbandonata. Ma 
non sono stati dimenticati quei bambini 
che di giocattoli non possono godere: un 
grande orcio pro UNICEF è nell'atrio di 
Palazzo Strozzi ed aspetta di essere riem- 
pito da tutti noi. 

Visitare questa mostra del giocattolo rap- 
presenta quindi non solo un'occasione di 
divertimento o di cultura, ma anche una 
scusa per rivivere con i nostri bambini gli 
anni più spensierati della nostra vita. 


Alessandro Tantussi 


CITÀ DEL VATICANO 


QUANTI FARMACISTI HA IL PAPA? 


I primati e la vita quotidiana dell'unica 
farmacia della Città del Vaticano, lo 
Stato più piccolo del mondo. In testa 
alle vendite, i farmaci che non sono 
autorizzati in Italia e, sorprendentemen- 
te, i tranquillanti. 

Il nostro incontro con il farmacista au- 
straliano che la dirige da trentatrè anni 


l'unica farmacia dello Stato più 
piccolo del mondo, appena 0,44 
chilometri quadrati e mille abi- 
tanti con piena cittadinanza: la 
Repubblica di San Marino, con i suoi 
60,57 chilometri quadrati e 25 mila abi- 
tanti, al confronto è un gigante geografi- 
co, ma quando si parla della Città del 
Vaticano e di chi vi abita le quantificazio- 
ni sono improponibili. Ricordiamo tutti 
infatti le storiche e becere parole di Stalin 
che a Yalta , sentendo parlare della grande 
influenzaesercitata dal Vaticano nelmondo, 
domandò con sarcasmo: "Ma quante divi- 
sioni ha il Papa?". 

Sia come sia, sempre geograficamente 
parlando, la Città del Vaticano ha dimen- 
sioni lillipuziane e basterebbe questo per 
conferire alla sua unica farmacia una sin- 
golarissima particolarità. Ne ha anche 
un'altra però: è infatti l'unica farmacia al 
mondo alla quale si può accedere soltanto 
se si ha una ricetta medica e una speciale 
autorizzazione che viene rilasciata a vista 
in un posto di gendarmeria previa esibi- 
zione, sia della ricetta, sia di un documen- 
to d'identità. 

Il filtro è severissimo per chi viene dall'e- 
stero della Città del Vaticano, un migliaio 
di persone circa, e un po' meno rigoroso 
per i residenti e per i 1500 dipendenti degli 
uffici pontifici e i loro familiari, ottomila 
o poco più. 

La farmacia è convenzionata con il servi- 
zio sanitario del Vaticano che assiste i 
residenti e i dipendenti: tutti pagano i 
ticket, comprese le guardie svizzere, ma 
l'importo è molto contenuto, anche perché 
gli assistiti sono tenuti a versare un contri- 
buto mensile allo stesso Servizio sanita- 
rio, istituito nel 1953, Pio XII felicemente 
regnante. 

Fondata nel 1874 e affidata inizialmente a 
un farmacista e a un infermiere dell'Ordi- 
ne di San Giovanni di Dio, sorto nel 1584 
con compiti di assistenza sanitaria, la far- 
macia ha avuto tre sedi diverse. Quella at- 
tuale, inaugurata nel 1929, l'anno dei patti 
lateranensi, è in un edificio dove hanno 
sede anche un ambulatorio e un pronto 
soccorso. 

Una storia ultrasecolare dunque, ma di cui 
all'interno della farmacia non si ha trac- 
cia: entrati passando attraverso porte elet- 
troniche si arriva in un ambiente ultramo- 
derno e ultrafunzionale, con pareti, arredi, 
accessori, banchi e scaffali rigorosamente 
bianchi. 


E 


Vi lavorano dodici farmacisti, di cui 
nove religiosi e tre laici. Il direttore, 
Fabian Hynes, nato a Sidney (Au- 
stralia), dove si è laureato in farma- 
cia, è arrivato a Roma nel 1956 per 
dirigere il servizio farmaceutico del- 
l'Ospedale Fatebenefratelli all'Isola 
Tibarina, ma dopo quattro mesi è 
approdato come direttore nella far- 
macia vaticana. Lo è da trentatrè 
anni, un terzo di tutta la storia di 
questa farmacia. 

E' lui a spiegarci che la farmacia 
trae i maggiori proventi dalle forni- 
ture agli ospedali italiani e dalle 
vendite di farmaci stranieri non ancora 
autorizzati in Italia (e alcuni magari 
non lo saranno mai), importati dal 
Vaticano nella sua qualità di Stato 
indipendente. Per l'importazione di 
farmaci esiste un'apposita commis- 
sione composta di medici che valu- 
tano i requisiti di tutti i medicinali in 
commercio nel mondo. 

"Quando esce un farmaco nuovo di 
una certa importanza", ci dice il dotto 
Hynes, "noi cerchiamo di averlo subito. In 
passato siano stati i primi a vendere gli an- 
tibiotici orali appena usciti. Oggi siamo 
sempre i primi a vendere tutti i tipi di an- 
tibiotici. Tra i medicinali più interessanti 
abbiamo da tempo il Mevacor in compres- 
se a base di lovastatina, da poco registrato 
anche in Italia. Vendiamo poi, da sempre, 
medicinali, anche per patologie poco 
conosciute, che per vari motivi non sono 
mai stati messi in commercio in Italia. 
Abbiamo sempre avuto farmaci per il 
diabete insipido, siamo stati i primi ad 
averli e soltanto per alcuni di essi è stata 
poi autorizzata la vendita nelle farmacie 
italiane. Abbiamo anche diversi vaccini 


| per morbillo, rosolia e parotite insieme e 


un vaccino specifico per la parotite. Sia 
chiaro però che questi nostri primati ci 
gratificano come farmacisti e non come 


| operatori commerciali". 


I farmacisti vaticani sono anche operato- 
ri? Il dottor Hynes minimizza: "Vendia- 
mo anche qualcosa di nostra produzione, 
per esempio colluttori e prodotti antifor- 
fora, niente di straordinario però". 

Un ricordo personale. "Qualche anno fa è 
venuto qui un giovanotto che cercava di 
me. Da bambino aveva avuto una grave 
malattia e io avevo venduto a suo padre 
l'antibiotico al quale doveva la vita. 
Dopo tanto tempo, saputo il mio nome, ha 
voluto venire a Roma da Firenze per rin- 
graziarmi. Mi ha reso felice". 

I prezzi dei medicinali che vendete voi 
sono inferiori a quelli praticati dalle far- 
macie italiane? 

"Gli sconti che possiamo praticare sui 
prodotti italiani", ci spiega il dottor Hy- 


| nes, "sono minimi, inferiori all'ammonta- 


re dell'Iva dalla quale sono esenti i farma- 
ci venduti da noi. E l'unico privilegio che 


abbiamo rispetto alle farmacie italiane e 
ne beneficiano soprattutto gli utenti. Sui 
prodotti non italiani invece non possiamo 


| praticare sconti". 


Quali sono i farmaci che vendete di più? 
"Soprattutto i vaccini, ma sono anche molto 
richiesti i tranquillanti, oltre ai farmaci 
non registrati in Italia, ovviamente. Co- 
munque sia non siamo in concorrenza con 
le farmacie italiane: molti dei nostri pro- 
dotti in Italia non sono autorizzati. Con le 
farmacie romane, anche con quelle più 
vicine, abbiamo ottimi rapporti". 


Per gentile concessione di 
Panorama Farmaceutico. 


PICCOLI ANNUNCI 


Nuovo Ospedale 


di San Giovanni di Dio 
Via di Torre Galli 3 - FIRENZE 


Agli studenti di Medicina 
dell'Università di Firenze: 
IV V e VI corso di laurea: 


Le due divisioni di Chirurgia 
Generale e Pronto Soccorso 
accettano un numero di 
cinque studenti 
frequentatori ciascuna 


Per informazioni rivolgersi al 


Dott. Sergio Balatri Tel. 71921 


\ 


ASSOCIAZIONE 
l nostro animo e soprattutto il 
I mio sono sempre turbati dal 


pensiero della chiusura del 
Pronto Soccorso di San Giovanni di 
Dio e dell'Ospedale di Borgognissanti 
avvenuta ormai otto anni fa, ma sempre 
viva nel ricordo di quanti ancora conti- 
nuano a vivere in questo quartiere. 

Tutti sicuramente in cuor loro sperano che 
presto si ritorni a parlare dell'Ospedale e 
se ne riapra il Pronto Soccorso. 


L'Associazione che da questo ospedale 
prende ancora nome e vita, non solo lo 
spera, ma ne ha anche una chiara cer- 
tezza proveniente direttamente da quei 
simboli posti a guardia dell'ingres- 
so: mi riferisco alle statue della Fede 
Carità e Speranza che per chi entra 
ancora in Ospedale ricordano l'attuali- 
tà del messaggio cristiano che da secoli ha 
sempre guidato le Opere di San Giovanni 
di Dio. 


Sergio Balatri 
SETTEMBRE 1982 -1990 


OTTO ANNI DI CHIUSURA 
DEL PRONTO SOCCORSO 
DELL'OSPEDALE 
SAN GIOVANNI DI DIO 
BORGOGNISSANTI 


UN ERRORE 


DA RIPARARE! 


ABBIAMO LETTO 
inchiuso, schivo della pubblicità, fu 
R innanzi tutto un uomo di influenza, che 
7. disprezzava il denaro e l’infeudamen- 
to al potere economico e politico. Moralista 
quanto giornalista, Hubert Beuve-Méry, che 
firmava i suoi editoriali Sirius”, attingeva le 
sue informazioni nei monaci del Medioevo e in 
Peguy. Coltivava gelosamente la sua indipen- 
denza e, per meglio premunirsi, rifiutò a lungo 
le cene in città, sfuggendo a ricevimenti e cock- 
tails. Ma chi conosce la storia del fondatore del 
giornale Le Monde? Per la prima volta, questa 
biografia ricostruisce le battaglie di un grande 
direttore di quotidiano, vilipeso dall’estrema 
sinistra durante la liberazione, per il suo suppo- 
sto petainismo, e dall’estrema destra, durante la 
guerra fredda, per il suo presunto cripto-comu- 
nismo. 
Chi era dunque? Nato povero, quasi miserabile, 
salvato dalla chiesa cattolica, egli fu, avanti 
guerra, il corrispondente del “Temps” in Europa 
centrale. Durante dieci anni, denunciò la minac- 
cia del nazional-socialismo. Fu uno dei rari 
intellettuali a gridare ”no” agli accordi di Monaco 
che abbandonavano Praga a Berlino, l'Europa 
al dilagante nazismo. Poi arrivò Le Monde, 
l’occasione, alla richiesta del generale De Gaul- 
le, di creare un giornale pulito, vero, in rottura 
con la stampa “marcia” di ante guerra. 


Ritratto di un uomo e storia di una esigenza, 
questo libro fa rivivere anche la stampa di tutta 
un’epoca con i suoi scontri, i suoi impegni 
talvolta con i suoi smarrimenti, con le figure di 
un Camus, di un Brisson, di un Lazareff, di un 
Mauriac, racconta la formidabile avventura di 
un ‘anticonformista’ che riuscì a fare del suo 
giornale il breviario della classe politica e dei 
quadri di un’epoca in cui la stampa soppiantava 
la televisione. 


R 


ASSOCIAZIONE 


' 
ULTIM'ORA 
a nostra Associazio- 
L ne ha ricevuto dalla 
Presidenza della 
U.S.L. 10/C il nulla osta per 
l'attività di assistenza ospeda- 
liera. Da molto tempo stava- 
mo aspettando questa notizia 
che da la possibilità al Gruppo 
Assistenza "Giovanni Bonel- 
li" di iniziare finalmente ad 
operare nello spirito che ani- 
ma tutta la nostra Associazio- 
ne: la carità. Cercheremo di 
portare anche fede e speranza 
in aiuto a chi soffre, a chi nel 
dolore della malattia lotta in 
solitudine. Chiunque deside- 
ra operare in tal senso o sem- 
plicemente vuole dare un per- 
sonale impegno di fraternità e 
solidarietà nell'assistenza, può 
rivolgersi al Sign. Lorenzo Rec- 
chia, responsabile del Gruppo 
Assistenza "Giovanni Bonel- 
li", telefonando al 65.21.06 , o 
presso la sede dell'Associa- 
zione, il Martedì dopo le ore 
21, al 21.88.39. 


L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando L.20.000 tramite assegno bancario e la scheda quì riprodotta in 
busta chiusa oppure con versamento sul c/c postale N.10340503 intestato a: 


Associazione San Giovanni di Dio 
Casella Postale 521 Firenze 


ASSOCIAZIONE 


SAN GIOVANNI DI DIO 
Fondata l'8 Marzo 1985 


Carissimi Soci 

è iniziato il rinnovo della quota as- 
sociativa per l'anno 1991 che costa 
L. 20.000. 
| Chi ancora non l'avesse fatto, può 


Lo SOVEN SI ro citta aa rea DIO A aa 3 . . 
i , | | usufruire del bollettino di conto corren- 
jl aossen diprotes Ne aesan SEME A c.ca 

| te postale allegato a questo numero 


| della Sporta specificando nella 
casuale “TESSERA 1991”. 


chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. 


< 

D 

le] 

d 
Ho) 

= 
D, 


Versa contestualmente L. ........................ da trattenersi quale quota associativa per i Ringraziamo situata 
alia Firmaleggibile | sostenuto e vorrà continuare a soste- 
| nerci per il futuro, assicurando, Co- 
| munque, il nostro impegno e la nostra 
Frenzel elann a | presenza, 


(4 


ASSOCIAZIONE 


| a tempo abbiamo pensato di oc- 
D cuparci in maniera sistematica 
della Medicina Alternativa, sia 
perchè alcuni di noi ,come il dott. Balatri 
eil dott. Romani rispettivamente nelcampo 
fitoterapeutico ed omeopatico (La Sporta 
N.5-6), da tempo praticano con successo 
terapie di questo tipo, sia perchè ci sono 
sembrati interessanti alcuni presupposti 
che governano l'argomento se non altro 
sul piano speculativo. 
Il ponderoso ed esauriente Index Medicus 
ha da alcuni anni aperto una voce, "Alter- 
native Medicine", nella quale si possono 
gi trovare numerose notizie, per non par- 
lare, sempre secondo l'Index, delle varie 


“ROBERTO SOANA” 


medicine orientali. 
Durante gli ultimi anni, in misura sempre 
crescente le caratteristiche dei nostri si- 
| stemi sanitari sono state oggetto di inte- 
resse e di preoccupazioni, con il risultato 
che alcune barriere interposte tra medici- 
na "convenzionale" e "alternativa"hanno 
cominciato a crollare. 
| Se si volesse definire la differenza fra le 
due sfere, probabilmente sarebbe ancora 
valida l'affermazione che la medicina 
convenzionale ha di mira l'uomo inteso 
quale un sistema di leve, reazioni chimi- 
che, condotti e pompe, laddove le terapie 
naturali, pur accettando e comprendendo 
questi meccanismi, prendono in conside- 


Gruppo RICERCA TERAPEUTICA “ROBERTO SOANA” 


UNA TERAPIA ALTERNATIVA 


ALL'INTERVENTO CHIRURGICO DELL'ERNIA ADDOMINALE 


ra le patologie che più spesso 
| F portano i pazienti sotto i ferri del 
~=~~ chirurgo, ci sono sicuramente le 
ernie addominali. 
Certo oggi, di fronte all'evoluzione im- 
pressionante della chirurgia e della tecno- 
logia ad essa collegata, il parlare di una 
operazione di ernia inguinale può, in pri- 
ma battuta, strappare un sorriso. Ma non 
sorride colui che all'intervento chirurgico, 
anche se spesso banale, ci è sottoposto. 
Esiste invece, almeno per queste patolo- 
gie, una possibilità di evitare l'intervento 
con tutti i vantaggi che ne conseguono so- 
prattutto per certi tipi di pazienti. 
Questa via alternativa si chiama sclerote- 
rapia. 
Per saperne di più abbiamo incontrato nel 
Giugno scorso un chirurgo romano, il 
dottor Piergiorgio Andreassi, che seguen- 
do le orme del padre e maestro Luigi, 
ormai da molti anni tratta tantissimi pa- 
zienti portatori di ernie addiminali. Pos- 
siamo dire che questa tecnica non è recen- 
te; infatti i primi tentativi di ridurre in 
maniera permanente un'ernia con soluzio- 
ni infiammatorie iniettate localmente risale 
al 1835. La tecnica, illustrataci dal dottor 
Andreassi, consiste nel praticare durante 


14 


| alcune sedute ambulatoriali, un numero 
| variabile di iniezioni di soluzione sclero- 
sante direttamente nella sede dell'ernia. 
| La sostanza iniettata provoca una reazio- 
ne infiammatoria locale e la sclerosi resi- 
| dua dei tessuti iniettati crea un vero e 
proprio "tappo" sulla porta erniaria. 
Alla base del successo di questa incruenta 
metodica sta un'accurata visita medica 
iniziale, che permette di valutare le di- 
mensioni e le caratteristiche dell'ernia. 
Dopo ogni seduta ambulatoriale il pazien- 
te può tranquillamente tornare alle pro- 
prie attività, con il solo accorgimento di 
portare per alcuni mesi un cinto. 
Questa metodica può inoltre essere consi- 
derata "fisiologica", poichè rispetta l'ana- 
tomia della regione e soprattutto non sov- 
verte i rapporti fra i vari piani muscolari. 
Il soggetto anziano, a causa di una minore 
tolleranza ad un eventuale intervento chi- 
rurgico, è il candidato ideale alla sclerote- 
| rapia dell'ernia ed il dottor Andreassi 
| annovera nell'ampia casistica (5600 pa- 
| zienti trattati) un arzillo vecchietto di 101 
| anni. 
| Mauro Batisti 
| Sergio Balatri 


GRUPPO RICERCA TERAPEUTICA 


| razione l'uomo nella sua totalità, l'uomo 


in quanto dotato di un corpo ma anche di 
una mente e di uno spirito... 

Cosi'scrive Alec Forbes Presidente del 
comitato editoriale nella prefazione del 
suo libro: "A Visual Encyclopedia of 
Unconventional Medicine"( pubblicato col 
titolo "Medicina Alternativa" Gruppo Edi- 
toriale FABBRI Milano). 

Il libro ci è sembrato un buon punto di 
partenza per l'ulteriore sviluppo degli studi 
e delle osservazioni che verrannno fatte in 
questa sede e pensiamo opportuno ripren- 
dere dall'indice tutta la serie delle possibi- 
lita diagnostico- terapeutiche che potran- 
no successivamente essere ricordate. 


SISTEMI GENERALI 


Medicina orientale 
Medicina Ayurvedica 
Omeopatia 

Medicina antroposofica 


è 


METODI DIAGNOSTICI 


Diagnosi orientale 
Iridologia 

Diagnosi linguale 
Chinesiologia applicata 
L'aura 

Fotografia Kirlian 
Bioritmi 


LT RR 


FISIOTERAPIE 
Terapie meridianiche 


Agopuntura 
Riflessologia 
Shiatsu 
Moxibustione 


SS 


Manipolazione e rieducazione muscolare 


Osteopatia 
Chiropratica 
Respiro-Dinamogenics 
Zilgrei 

Impattoterapia 

Rolfing 

Terapia manipolatoria 
Touch of health 
Spazzolatura cutanea 
Il metodo Bates di allenamento 
alla vista 


SER RR RR 


SSSSS 


SOSSE O SSO NSS NAS{SQSS 


SSS 


NRE O O SSS 


LSS 


Calore 


Sauna 

Coperta calda 
Raggi infrarossi 
Calore radiante 
Bagni di paraffina 


Aria e luce 


Respirazione 

Bagno di sole 

Luce 

Radiazione ultravioletta 
Ventose e coppette 


Elettroterapia 


Galvanismo 

Faradizzazione 

Corrente sinusoidale (corrente 
alternata a bassa frequenza) 
Terapia interferenziale 

Correnti alternate ad alta fre- 
quenza 

Diatermia e terapia a microonde 
Ultrasuonoterapia 
Elettroterapia ad alta frequenza 
pulsante 

Endocrinoterapia endogena 


Contatti minerali 


Gemme 
Cuproterapia 
Argilla e fanghi 


IDRO E BALNEOTERAPIA 
Esterna 


Bagni caldi 

Bagni freddi 

Bagni caldi e freddi alternati 
Bagni a temperatura crescente e 
decrescente 

Bagni neutri 

Idromassaggio 

Semicupio 

Bagni di sudore 

Docce 

Vapore 

Impacchi, compresse e fomenta- 
zioni 


Interna 
Irrigazione del colon 
Clistere 
Idroterapia con acque minerali 


FITOTERAPIE 


Medicina erboristica o fitoterapia 
Vita Florum 


NAS 


FERRER 


è a a a sS 


AN 


Exultation of Flowers 

Rimedi floreali 

Rimedi floreali de! dott. Bach 
Aromaterapia 


ALIMENTAZIONE 
Diete come stile di vita 


Alimenti completi 
Vegetarianismo 
Veganismo 

Macrobiotica 

Il Sistema Bircher-Benner 
Crudismo 

Igiene naturale 

La dieta Hay 


Diete supplementari 


Terapia di integrazione alimenta- 
re 

Dieta iperproteica 

Fibre grezze 

Diete ipervitaminiche 

Succhi di frutta e verdura 
Additivi minerali 

Rimedi biochimici 

Medicina ortomolecolare 


Diete ridotte 


Diete dissociate 
Digiuno 


ONDE, RADIAZIONI E VIBRAZIONI 


<A 


Cimatica 

Medicina psionica 

Radionica 

Fotografia radionica 

Spirali oscillatorie di Lakohovky 
Orgonoterapia 

Energia della piramide 


TERAPIE MENTALI E SPIRITUALI 


> Re paaa S YSSA 


Fluidologia 

Guarigione metafisica 
Chirurgia psichica 
Cibernetica umana 
Psicosintesi 
Autosuggestione 

Ipnosi 

Training autogeno 
Psicologia neurofisiologica 
Biofeedback 

Meditazione 

Arica 

Somatografia 
Bioenergetica 

Psicologia biodinamica 
Terapia di liberazione psicomu- 
scolare 


40, 


Psicodramma 

Gestalt 

Consulenza reciproca 
Incontro 

Training di sensibilizzazione 
Illuminazione intensiva 
Analisi transazionale 
Cromoterapia 

Meloterapia 


SIR RS 


ESERCIZI DI AUTOTERAPIA 


Yoga 

La tecnica Alexander 
Coreoterapia 
Euritmia curativa 
Sport come terapia 
T'ai Chi Ch'uan. 


SER 


Come si vede la medicina Alternativa è 
molto variegata e talvolta di difficile repe- 
rimento e poi di ancor più difficile inter- 
pretazione. 

Ci siamo proposti comunque di cercare di 


| arrivare più in profondità possibile cer- 
| cando via via di chiarire con la massima 


disponibilità mentale i più svariati mecca- 
nismi e le eventuali incongruenze alla 
luce del metodo scientifico e dell'indagi- 
ne spirituale. 

Seguiranno ovviamente articoli e spiega- 


| zioni alle domande che potranno essere 


rivolte per posta all'indirizzo del notizia- 
rio, oppure telefonicamente il martedi di 
ogni settimana al numero 21.88.39 dalle 
21,30 alle 22. 


Sergio Balatri 
Maurizio Romani 
Alessandro Tantussi 


| Alcuni argomenti di Biofisica sono stati motivo di 


unincontro con il Dott. Wolfang Ludwig (a sinistra 


| nella foto) a Venezia in settembre e del quale 


verrà reso più ampio spazio nel prossimo nume- 


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Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l'8 marzo 1985 - Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/3/89 


Casella Postale 521 - 50100 Firenze 


LA COPERTINA 


a Chiesa di San Gio- 
L | vanni di Dio, quì fo- 
(H | tografata da Ugo 
Scaletti nel marzo 
1982, è rimasta nei secoli la 
zona dell'Ospedale che ha con- 
servato quasi completamente 
l'aspetto che aveva all'epoca 
della presenza dei frati dell'Or- 
dine Ospedaliero di San Gio- 
yanni di Dio. 


E qui che per trecento anni i | 


Fatebenefratelli di Firenze 
hanno pronunciato le loro Pro- 
fessioni ed hanno avuto i loro 
funerali, ed è qui che l'8 marzo 
1985 è stata fondata la nostra 
Associazione. 

A proposito della nostra Chie- 
sa, leggendo le “Note Istoriche 
delle Chiese di Firenze”, (Le- 
zione III pag. 25 e segg. Lezio- 
ne IV pag. 35 e segg.) del Richa, 
la si può ancora visitare con- 
frontandone gli angoli e le 
opere presenti. 

Dal lontano giugno 1982, 
quando l'Ospedale fu in gran- 
de fretta evacuato ed abbando- 
nato come un'auto ormai 
inservibile, un gruppetto di 


ostinati a non far dimenticare | 


sei secoli di vita ospedaliera 
della nostra città, si adopera a 


salvare questo immenso patri- | 


monio Storico-Artistico. 
Punto di partenza non poteva 
che essere la Chiesa, che nella 
storia dell'Ospedale rappre- 
senta anche il suo nucleo pri- 
mitivo. 
All'opera dunque e chi ci vuole 
bene ci segua! 

Sergio Balatri 


EDITORIALE 


Il Re nudo 


“Ma scusi, perchè si scandalizza ? “mi rispose un 
signore che con fare epicureo mi stava osservan- 
do mentre mi lamentavo di non poter uscire con 
l’auto che era bloccata da un’altra macchina, 
naturalmente ben chiusa a chiave e con il 
bloccasterzo.” Non ha ancora capito che tutti 
fanno quello che fa più comodo e con comodo?”. 
Episodio di vita quotidiana piuttosto consueto e 
in fondo banale, ma che mi ha colpito perchè ero 
rimasto lì come un rimbambito che non ha ancora 
impararato una delle regole fondamentali del 
“manuale di sopravvivenza della vita moderna”. 
Intendiamoci, anch’io sono nella categoria dei 
“chi è senza peccato scagli la prima pietra”, ma 
mi ha dato fastidio essere criticato solo per il fatto 
di essermi “scandalizzato”. 

Una buona dose di distacco è certamente neces- 
saria per vivere, non fosse altro che per dare una 
valutazione oggettiva delle circostanze, ma non 
credo che un totale cinismo possa giustificare la 
nostra totale insensibilità a ciò che ci circonda; in 
questo modo cinismo è solo sinonimo di indif- 
ferenza e di disprezzo. 

Scandalizzarsi è turbarsi di qualcosa che da un 
cattivo esempio, che ci offende perchè in quel 
momento danneggia non solo noi stessi ma anche 
gli altri. Vuol dire pensare, in modo positivo e 
costruttivo che c’è un’alternativa a ciò che in quel 
momento ci ha scandalizzato. E uno stato d’ani- 
mo importante perchè l’offesa è anche alla nostra 
libertà di pensare e di agire, insomma alla libertà 
di vivere come esseri umani civili e non in una 
giungla dove imbecilli e furbacchioni hanno il 
sopravvento. 

Spesso siamo impotenti alle offese di coloro che 
sono più importanti o autorevoli di noi e così ci 
accontentiamo dicendo che non si può far niente. 
Anzi, questa è la scusa per fare anche noi il nostro 
comodo. 

In una bella favola di Andersen si racconta di un 


y 


| SOMMARIO 


Editoriale sassaresi p. 2 
MRE NUGO siisiinironrinniasoneraseniivasdauaynien nai p. 2 
Associazione San Giovanni di Dio ....p. 3 
Il premio San Giovanni di Dio ............ p.4, 
Comitato Storico Artistico.................. p. 5 | 
Luigi del Buono io fui... ...................... p. 6 
Il Chiostro di Ognissanti restituito ....p. 7 
Il coro dell'Associazione .................... p. 8 
Aula Muntoni del Nuovo Ospedale ....p. 9 
Galano 1.-parati npirisrimersesisissi 

La Posta. 
Provando e riprovando... 

Abbiamo:letto:.. .......arrinin 
L'Associazione nella donazione ........ p.13 
Sistema informativo VV.FF................. p. 13 
Compro, Baratto e vendo ................... p.14 
2 MAFZO:1991..crriiiiiiriciei p. 15 
Sul'Tevere... mia p.15 


@ LaSporta È, 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione: Sergio Balatri, Alessandro Tantussi 

Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France- 
sco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, 
Roberto Della Lena, Paolo Emilio Poesio, Angelo Erbacci, Lorenzo 
Recchia, Maurizio Romani - Fotocomposizione: Menabò v. 
F.Granacci , 5 Firenze - Stampa: Tipografia Tiposervice v. Furini, 
Firenze. 

Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89. 


® 


Re che era così temuto che la sua corte non aveva 
mai il coraggio di dirgli la verità. Un giorno dei 
mercanti di stoffe, che conoscevano la mania del 
Re per i bei vestiti, decisero di raggiralo facendo 
finta di cucirgli un vestito che in realtà non 
esisteva. Il Re, vanesio ed inebriato di parole dai 
mercanti e dai suoi ciambellani, uscì per farsi 
rimirare dal suo popolo. Nessuno aveva il coraggio 
di dirgli la verità e tutti lo stavano lodando 
quando un bimbo, ingenuo quanto sincero, esplose 
in un fragoroso: “Ma il Re è nudo !”. 

Se non ci scandaliziamo più vuol dire che siamo 
diventati tutti dei miseri “ciambellani” e che i 
nostri “Re”, già di per se gonfi di potere e attornati 
da “burocrati-mercanti”, hanno perso ogni rite- 
gno di vergognarsi dei propri scandali e in maggior 
misura la possibilità di gestire la cosa pubblica 
per il “bene” pubblico. 

Scandaliziamoci per un Re nudo ma ancor di più 
del nostro silenzio. 


ASSOCIATO ALL'UNIONE 
ITALIANA STAMPA PERIODICA 


Alessandro Tantussi 


Ogni martedì alle ore 21 il Comitato 
Organizzativo si riunisce presso la sede 
dell’Associazione in Borgo Ognissanti 
42. Il  dell'Associazione è 21.88.39 


ASSOCIAZIONE 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 
FIRENZE 


MarcHEsE EmiLio Pucci DI BARSENTO 
PRESIDENTE 


Sig. FRANCESCO BATAZZI 
VICE PRESIDENTE 


Dott. SERGIO BALATRI DoTT.ssA ANNA MARIA MONTANARI 
TESORIERE SEGRETARIO 


Dott. PAoLo CHeccuccI LISI 
PROVVEDITORE 


COMITATO ORGANIZZATIVO | 


Direttore: Sergio Balatri 


Consiglieri: 
Anna Maria Montanari, Francesco Batazzi, Mauro Batisti, 
Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, Alfredo Natali, 
Lorenzo Recchia, Maurizio Romani, Alessandro Tantussi. 


SEZIONE OSPEDALIERA 


Medici: 
Anna Maria Montanari, Sergio Balatri, 
Paolo Checcucci Lisi. 


GRUPPO ASSISTENZA MALATI GRUPPO RICERCA TERAPEUTICA 


a n Tecnici: 
GIOVANNI BONELLI Andrea: Gicafi “ROBERTO SOANA” 
Amministrativi: 
Sezione Ospedaliera Piero Berni, Massimo Eva Medici: 
Sezione Domiciliare Anna Maria Montanari, Sergio Balatri, 
Responsabile: Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, 
Lorenzo Recchia Maurizio Romani. 


GRUPPO DONATORI SANGUE CENTRO RICERCA BIBLIOGRAFICA 
“ENNIO MuNTONI” 


Responsabile: 
Lorenzo Recchia Responsabile: 


Sergio Balatri 


Coro ‘Simone VESPUCCI” | COMITATO STORICO ARTISTICO | 


Responsabili: Responsabili: 
Massimo Eva, Lorenzo Recchia Mina Gregori - Storico dell'Arte 
Lucia Sandri - Storico dell'Arte 


N “Ta SPORTA” Mara Visonà - Storico dell'Arte 
OTIZIARIO A: Giuseppe De Juliis - Storico dell'Arte 


Sergio Ardinghi - Architetto 


Direttoreresp.: | Enrico Coturri - Medico, Storico della 
Amadore Agostini medicina 
Redazione: 


; À . Sergio Balatri - Medico 
Sergio Balatri, Alessandro Tantussi 


3 


ASSOCIAZIONE 


“Ir, PREMIO SAN GIOVANNI DI Dio” 


[a~ | opoil Battista e dopo l’ Apostolo, 
D il nome di Giovanni divenne ca- 
œ" | rissimo ai primi cristiani, 

mentenne nei secoli questo suo 
prestigio, e sono almeno una trentina i 
Santi venerati con questo nome. C’è perfi- 
no un San Giovanni I°; un papa toscano 


(forse senese) del VI secolo, che iniziò la | 


lunga serie dei pontefici che vollero chia- 
marsi Giovanni. Allorché Firenze ripudiò 
il paganesimo e relegò la presunta statua 
del Dio Marte a capo del Ponte Vecchio, 
trasformando il tempio che aveva dedicato 
al signore della guerra in una chiesa cri- 
stiana, volle intitolarla a San Giovanni 
Battista, che fu da quel momento il patrono 


della città, e comparve perfino in effige nel 
celebre fiorino d’oro (il dollaro del medio- 
evo) a garanzia della buona lega. (Non a 


caso i fiorentini dicevano, e dicono, “San | 


Giovanni non vuole inganni”). 

Ma la città dell’ Arno ha tramandato anche 
il nome di un altro Giovanni, nato in Por- 
togallo e divenuto Santo in terra di Spagna, 
cui intitolò in epoca rinascimentale un 
ospedale appartenente alla più antica storia 
cittadina perché fondato in Borgo Ognis- 
santi dal setaiolo Simone Vespucci (ante- 
nato del più famoso e intraprendente 
Amerigo che dette nome a un continente) e 
chiamato, nel 1382 Ospedale di S.Maria 
dell’Umiltà in sintonia con l’operosa pre- 


4 


senza nella zona dei frati Umiliati. Il vec- 
chio spedale trecentesco divenne Ospedale 
di San Giovanni Di Dio (e conservò il 
nome nei secoli) quando il granduca 
Ferdinando I° dei Medici volle affidarne la 
gestione agli Ospedalieri della congrega- 
zione di San Giovanni di Dio, detti 
popolarmente “frati della sporta”. 

Difficilmente nei libri che raccontano le 
vicende delle istituzioni fiorentine si trova 
qualche riferimento al perché del battesi- 
mo -abbastanza insolito- di un ospedale 
fiorentino con il nome di un Santo porto- 
ghese, e sono davvero pochi i fiorentini che 
conoscono la storia di questo Santo fore- 
stiero. Pertanto si può dire che il merito di 


averla rievocata spetta ai librai di Firenze 
(all’Associazione Librai Italiani di Firen- 
ze) al Sindacato Libri della Confcom- 
mercio, all’ Associazione San Giovanni di 
Dio, che, con il patrocinio del quotidiano 
“La Nazione”, hanno intitolato al Santo 
portoghese un premio letterario da asse- 
gnarsi annualmente all’autore di un volu- 
me su Firenze e la Toscana che risulti il più 
venduto nelle librerie cittadine in un deter- 
minato periodo di tempo. 

Naturalmente ci si domanda perché mai un 
premio dato dai librai debba essere intito- 
lato ad un Santo il cui nome è legato a 
quello di un antico ospedale. E la risposta 
va trovata in una particolare attività svolta 


COMITATO ORGANIZZATIVO 


da San Giovanni di Dio in un particolare 
momento della sua vita alquanto movi- 
mentata. 

Prima di essere innalzato all’onore degli 
altari, Giovanni aveva svolto molte e di- 
verse attività, e si era rivelato un uomo 
intraprendente, avventuroso, pieno d’ini- 
ziative. Nato nel 1495 in un paese agricolo 
del Portogallo, aveva fatto da giovane il 
pastore, il contadino, poi era stato in Afri- 
ca, si era arruolato nelle armate di Carlo V, 
aveva soggiornato a Gibilterra, e quindi si 
era definitivamente stabilito nella città di 
Granada, dove era divenuto venditore am- 
bulante di libri, di stampe, di immagini 
sacre, non diversamente dai nostri celebri 


Consegna del premio let- 
terario San Giovanni di 
Dio. 

Nella foto accanto da sini- 
stra: Valerio Zani, Ugo 
Poggi, Luigi Giacumbo, 
Giorgio Batini, Marcello 
Vannucci e Francesco 
Batazzi. 


“pontremolesi” (in realtà girovaghi di 
Mulazzo e Montereggio che andavano in 
giro per città e paesi con la gerla piena di 
libri, attuando la cosiddetta vendita “porta 
a porta”). 

Colpito dalle parole di un predicatore, Gio- 
vanni aveva scelto di servire il Signore, e 
fattosi povero -essendosi cioè disfatto dei 
beni che aveva- si era completamente dedi- 
cato alle opere di carità. Come era capitato 
a Francesco, e ad altri Santi, da prima fu 
preso per pazzo. Tanto che fu ricoverato 
nel locale ospedale, dove Giovanni appro- 
fittò della situazione per fare ancora del 
bene, assistendo cioè i malati, di cui conob- 
be da vicino i molti bisogni e le molte 


sofferenze. Per miglio- 
rare l’ospedale e per dare 
un maggiore aiuto ai de- 
genti, specialmente 
quelli poveri, Giovanni 
andò questuando per le 
vie di Granada rivol- 
gendosi ai passanti con 
la frase “fate bene fra- 
telli!” che in breve di- 
venne celebre, e che fu 
presa per motto da una 
congregazione religiosa 
che si formò spontanea- 
mente intorno al bene- 
merito personaggio. 
Dopo la morte di Gio- 
vanni, avvenuta nel 
1550, i religiosi della 
Congregazione si spar- 
sero per l'Europa fon- 
dando ospedali un po’ 
dovunque, anche a Fi- 
renze dove il Granduca 
Ferdinando I, come ab- 
biamo già accennato, 
decise di affidarlo ai 
benemeriti seguaci dai 
quali in poi l’ospedale 
prese il nome. 
Ospedaliero, il beneme- 
rito portoghese, ma an- 
che ex libraio ambulante. Ecco perché i 
librai fiorentini hanno intitolato a lui -al 
loro precursore- il premio letterario che 
hanno pensato di istituire per dare un rico- 
noscimento, ogni anno, al volume che ab- 
bia avuto una maggiore vendita, e che cioè 
abbia riscosso il maggiore favore dei letto- 
ri. 

Nella sua prima edizione il premio San 
Giovanni di Dio ha visto vincitore un po- 
polare giornalista fiorentino, Giorgio 
Batini, già capocronista e inviato de “La 
Nazione”, attuale condirettore del mensile 
“Toscana Qui”, che ha scritto diversi libri 
su Firenze e la Toscana, e che quest’ anno 
ha pubblicato il volume Firenze pochi lo 
sanno (una raccolta di curiosità fiorentine) 
che ha incontrato un lusinghiero successo 
e che è risultato il più venduto nel periodo 
di marzo stabilito dagli organizzatori. 

Lo scrittore è stato festeggiato la sera del 
tre aprile scorso nella villa “Il Trebbiolo” 
(signorilmente gestita da Carla Rossi, 
un’amica degli scrittori e dei lettori fioren- 
tini, fino a poco tempo fa “deus ex machina” 
della Libreria Seeber) dove si erano riuniti 
personaggi politici e imprenditoriali, edi- 
tori, librai, membri dell’ Associazione San 
Giovanni di Dio con il fondatore dottor 
Balatri, appartenenti alla Confcommercio, 
amministratori e giornalisti de “La Nazio- 
ne”, personaggi del mondo della cultura. 
E’ stato calorosamente festeggiato anche 
lo scrittore Marcello Vannucci, che ha avu- 
to un riconoscimento speciale per il suo 
recente volume “Storia di Firenze in foto- 
grafia, dal 1870 al 1990”. 

Hanno rivolto parole di benvenuto agli 
ospiti Valerio Zani, presidente dell’ Asso- 
ciazione Librai, il libraio Francesco Batazzi, 
vice presidente dell’ Associazione San 
Giovanni di Dio, il vice presidente della 


Na foto sopra, da sinistra: Mario Soares, il Governatore del 
distretto del Rotary Club, Giuliano Mugnai, la Sig.ra Soares. 


Confcommercio Ugo Poggi, il dottor Luigi 
Giacumbo direttore amministrativo de “La 
Nazione”, i quali hanno illustrato le finalità 
del premio e il programma per il futuro. 
Al vincitore dottor Giorgio Batini è stata 
consegnata un’artistica targa in argento 
nella quale è raffigurato a rilievo San 
Giovanni di Dio con il carretto carico di 
libri. Un premio speciale (una targa con il 
busto di Lorenzo il Magnifico opera della 
bottega orafa di Franco Torrini) è stato 
consegnato a Marcello Vannucci, tra gli 
applausi e i complimenti degli intervenuti. 
Parole di ringraziamento sono state rivolte 
da Giorgio Batini e da Marcello Vannucci 
agli organizzatori, ai librai fiorentini, agli 
intervenuti, con l’augurio che l’iniziativa 
del premio di San Giovanni di Dio si con- 
solidi sempre più e incontri un sempre 
maggiore successo. Il volume Firenze po- 
chi lo sanno di Batini e quello sulla Storia 
di Firenze nella fotografia di Vannucci sono 
stati offerti al presidente del Portogallo 
Mario Soares che era in visita a Firenze, di 
cui ha ricevuto solennemente la cittadinan- 
za onoraria. 


La redazione 


Ringraziamo il Sig. Alberto Pierini, 
antiquario di Borgognissanti, per il 
gradito dono del libro “Vita del Beato 
Giovanni Grande - religioso professo 
dell'Ordine Ospitaliero di San Gio- 
vanni di Dio” stampato per G.A. 
Bertinelli a Roma nel 1853. 


yp 


ASSOCIAZIONE 


Comitato STORICO ARTISTICO 


RECUPERO DELLE MEMORIE 


inventario relativo all’ Archivio 
dell’Ospedale di San Giovanni di 
Dio è ormai prossimo alla sua 
pubblicazione.Tale evento, con- 
clude la prima fase del riordino dell’ Archi- 


L' 


| vio del nostro Ospedale iniziato nell’anno 


1986-87. In tal modo gli utenti disporranno 
di uno strumento indispensabile per l’uti- 
lizzazione, ai fini della ricerca, dell’im- 
portante fondo archivistico, conservato 
presso Palazzo Bastogi, sede dell’ Archivio 
Storico del Comune di Firenze.Per la do- 
cumentazione successiva al 1890 -termine 
cronologico dell’attuale inventario- è pre- 
vista una seconda fase di lavoro, necessaria 
ad ultimare il completo riordino del mate- 
riale documentario giacente ancora in parte 
presso la USL 10/C. 


Nella foto la dott.sa Sandri, curatrice del riordino 
e dell'inventario, appare ritratta nei locali desti- 
nati alla conservazione delle memorie del- 
l'Ospedale di San Giovanni di Dio. 


| | Individuati due films girati dentro l'Ospe- 


dale di San Giovanni di Dio Borgo- 
gnissanti: 

“I miracoli non si ripetono” 1951 Regia di 
Ives Allegret con Alida Valli. 
“Complesso di colpa” 1973 Regia di Brian 
de Palma con C.Robertson e C.Bujold. 
Il secondo film è stato proiettato varie 
volte in questi ultimi anni sui teleschermi 
| di TV private, il primo invece riposa negli 
| archivi della Cineteca Nazionale a Roma 
in attesa di essere rivisto. 


FIRENZE 


LUIGI DEL Buono 10 FUI... 


<> | uigi Del Buono io fui”: così si 
ul legge nella prima riga di una 
| grande lapide funeraria collocata 
nel Chiostro della chiesa di 
Ognissanti, lapide sormontata da una 
iscrizione più piccola: “commediografo e 
creatore della maschera fiorentina 
Stenterello”. Opportuna precisazione, sen- 
za la quale probabilmente il visitatore nep- 
pure di fermerebbe dinanzi a quel solenne 
ricordo marmoreo. “Luigi Del Buono? e 
chi era costui?”. Invece, Luigi Del Buono 
un posto nella storia del teatro italiano in 
generale e di quello toscano in particolare 
se lo seppe conquistare e come autore e 
come attore. Ma cominciamo dal principio. 
Sull’anno di nascita, 1751, i biografi sono 
tutti d’accordo: non altrettanto d’accordo 
sono invece sul giorno e sul mese in cui il 
Del Buono vide la luce in quel di Rifredi, 
nella parrocchia di Santo Stefano in Pane 
dal possidente Filippo di Giovanni Del 
Buono e da Lucrezia di Bartolomeo 
Grazzini: 20 aprile o 13 agosto? L’inter- 
rogativo non ha una risposta sicura. Sap- 
piamo tuttavia che a ventidue anni il gio- 
vane Luigi ha una sua bottega di orologiaio 
in piazza del Duomo all’Arco dei Pecori 
(poi scomparso al tempo del “risanamento” 
ottocentesco). Orologiaio, sì, ma che nelle 
ore libere frequenta una compagnia di 
filodrammatici dando buone prove come 
attore e come autore di scenette spiritose e 
di allettanti “inviti” ( a quei tempi il teatro 
non viveva di sovvenzioni e gli attori si 
nutrivano, quando si nutrivano, degli in- 
cassi. Di qui la necessità di allettare gli 
spettatori con arguti “inviti” che promet- 
tevano liete serate e appassionanti spetta- 
coli). 
Pur senza rinunciare al lavoro di orologiaio 
(vi rinuncerà solo anni appresso) il nostro 
Luigi entra a far parte di una vera compa- 
gnia di attori diretta da Giorgio Frilli. Il suo 
ruolo è quello dell’ “ultimo amoroso”. 
Recita al Teatro del Cocomero - vale a dire 
il Teatro di via del Cocomero (oggi via 
Ricasoli) e per essere più esatti il Teatro 
degli Accademici Infuocati - in un repertorio 
misto di commedie, tragedie e farse, alcune 
delle quali con la maschera di Arlecchino. 
Non basta: nel 1779 l’orologiaio-attore 
assume addirittura la direzione della Com- 
pagnia degli Accademici Fiorentini che ha 
sede nel Teatro dei Solleciti in 
Borgognissanti. E proprio in Borgo- 
gnisssanti il Del Buono stabilirà la propria 
residenza, al numero 3930 (secondo l’an- 
tica numerazione degli immobili) in una 
casa difronte a via Melegnano (e che andrà 
distrutta quando viene aperta via Maso 
Finiguerra). Casa in cui vivrà fino alla 
morte. 
Il teatro andava occupando sempre più 
spazio nella vita di Del Buono. Il quale nel 
1782 si decide a vendere la bottega di 
orologiaio a un valigiaio di nome Grilli per 


6 


STRAORDINARIO 


AVVISO 


PER LA SERÈ DF VENENDO 3e, GENNAJO 1834. 
NELL'I E R TEATRO DEI SOLLECITI 


POSTO IN BORGOGNISSANTI 


A BENEFIZIO 


DELLO STENTERELLO 
AMATO RICCI 


scritturarsi nella Compagnia di Pietro 
Andolfati, il che significa uscire anche da 
Firenze, girare da una città all’altra. Così 
arriva a Napoli, al Teatro dei Fiorentini: e 
una sera che non ha parte nello spettacolo 
in cartellone, se ne va a veder recitare 
Pulcinella. C'è chi dice che da questo in- 
contro con la maschera napoletana gli sia 
venuto in mente di dotare anche Firenze di 
un personaggio-simbolo, un personaggio 
che impersonasse lo spirito e l’arguzia dei 
fiorentini. Vero o falso che sia, sta di fatto 
che in quel torno di tempo il nostro Del 
Buono incontra Faustina Zandonati, attri- 


| ce anche lei, che diverrà sua moglie e sarà 
| anche la sua “croce e delizia” (più croce 
che delizia, in verità, anche se le fu sempre 


devotamente fedele). Intanto era andata 
crescendo la sua fama di autore: nel 1791 
dà alle stampe le sue prime commedie 
creando anche spassose figure di servi, 
come Trastullo e Rusignolo. Ma due anni 
appresso, sul palcoscenico del Teatro del 
Cocomero (l’attuale Niccolini) fa la sua 
comparsa Stenterello nella commedia 
Fiorlinda e Ferrante, Principi di Gaeta 
con Stenterello buffone di corte. 

“Stenterello”. Quale origine del nome? Il 
Del Buono era di piccola statura, magro, 
“sparuto e di carnagione giallastra” dice 
una testimone ineccepibile. Può darsi che 
da ragazzo venisse se “stento” e, in 
diminutivo, stenterello. Un’origine auto- 
biografica? Può darsi. Ma ai fini della 


| nostra storia poco importa. Nato quando 


ormai le maschere della Commedia d’Arte 
era tramontate, Stenterello fu più un “ca- 


| rattere” che una vera e propria ,maschera: 


ma così fu definito perché contrassegnato 
da tratti fissi: parrucca e codino, tricorno 


di Paolo Emilio Poesio 


lucerna alta, giubba e lunghe falde costel- 
lata di fregi ammiccanti (il numero 28, le 
corna) e ricamata la scritta Posapiano. 
Comico, ma di una comicità pulita, imba- 
stita spesso sui giochi di parole, i malintesi, 
i bisticci, gli scioglilingua (nei quali il Del 
Buono era maestro. Nella Villana di 
Lamporecchio, una delle sue commedie 
più famosa, ma senza Stenterello, si legge: 
Oh, Amore amaro, amare è mera mira e 
miri i mari e i muri” e via dicendo). 

Aver messo al mondo Stenterello, non volle 
dire per il Del Buono trascurare la sua 
attività e anche di primattore: con la 
Zandonati formò una propria compagnia 
con la quale recitò anche alla Scala di 
Milano e unitosi ad Antonio Morrocchesi, 
il grande attore tragico, interprete dell’al- 
fieri, e autore di un prezioso volume di 
lezioni sull’arte drammatica, passò dal 
Teatro del Cocomero ai teatri di Venezia, 
di Pisa, di Spoleto. Ma siamo arrivati ormai 
al secolo nuovo: nel 1803, la perdita del 
fratello Giovanni, anch’egli attore, fu 
probabilmente preludio a una crisi religiosa 
che nel 1816 allontanerà quasi 
definitivamente il Del Buono dal teatro. 
Nel 1821 muore anche la tremenda Faustina, 
il sor Luigi vende a un allievo, Lorenzo 
Cannelli (che sarà poi uno Stenterello fra i 
più noti anche se involgarirà la maschera e 
le darà il compito di farsi portavoce dei 
malumori popolari) alcune delle sue mi- 
gliori commedie. Fa voto di non più recita- 
re e nel 1826 si fa scolpire la grande lapide 
destinata a coprire la sua sepoltura. E se la 
colloca in casa. Il testo è quello che si legge 
ancora oggi: “Luigi Del Buono io fui / che 
da vivente destinai questo marmo / per 
sovrapporsi alla mia fredda salma / presso 
quest’ara sacra alla Gran Vergine / In carità 
prego chi leggerà di recitare /il De Profundis 
e la seguente giaculatoria / in lode della 
Nostra Avvocata / Maria Santissima / ché 
ciò sarà di sollievo all’anima mia / e di 
merito a quel devoto che la suffragherà /// 
Sia benedetta / la Santa e Immacolata 
Concezione / della Beata Vergine Maria / 
Fatto nel 1826”. 


DELLA pascnena manent rà; 
i STENTERELLO 
ga —__- p 
amn a TTo 


L LUIGEDELBUONO: IO- FUIL 
CHE TA VIVENTI-DFSTINALQUESTI MARMO 
| PRR-SOPRAPPIRSIALLA MIA FREDIM SALMA 1 
PRESSO QURFIARNA SACRA ALLA-UHAN YERGESE, 
TI CARFTÀ- PREGO CHI LEGGERA NERECTIARE 
i DEPROFUNTIS E LA SEGUENTE -WLACTIATOREA 
TALUDE DETTA NUSTRA AVYOUATA _ 
MABLA SANTISSIMA i 
CHÈ- CIÓ- SARAT SOLLEEVOLALL'AINTMA MIA — 
ET MERITA GDFL DEVOLO CATE-LA-SUFVRAGHEBA — 
STA REDELIFTTA n 
LA SANTA KDE: IMMALCLATA CONCEZIONE 
È DELLA BBATA VERGINE MARLA 
FATTO NEL: 15365 


DIVISIONE DELLO SPETTACOLO 
QUADRUPLICATO TRATTENIMENTO 
DEL TUTTO NUOVO PER QUESTE SCENE 
PARTE PRIMA 
Una Brillantissima Farsa intitolata 
DON TIBURZIO SCORTICHINI 
FINTO ARCHITETTO PER DESINARE 
Fatica particolare dell’ Primo Attore Sig, Niccola Medoni. 
PARTE SECONDA 
Scotia ed Arla dell-Opera soria Eufemio di Messina ,, 
in Campo al suon di Guerra „ Musica del Sig. Maestro . 
Cantata dalla Prima Attrice Sig. Carloua Medoni . 
PARTE TERZA 
Una Nuovissima Commedia Scritta espressamente per jo Sten» 
rerello, e che si intitola 
L' ARRIVO DEL GASTIGA MATTI 


AL CASTELLO INCANTATO 
ovveno 
GLI INFELICI AMORI P ERNESTINA E BLIUFIL 


STENTEÉERELLO 


MARITO GELOSO , SEGRETAMO SENZA SEGRETI, E SUPOSTO 
RAPITOR DI DONNE 
PARTE QUARTA 
Sarà fato dallo Stenterello nel ‘Tempo della seconda ottava fl 
VOLO DI PICCIONI, E UCCELLI, CHE AVRANNO AL COLLO 


UN ANELLO 
D'ORO 


ASSOCIAZIONE 


COMITATO STORICO ARTISTICO 


IL CHIOSTRO 
DI OGNISSANTI 
RESTITUITO 


Dr.ssa Monica Bietti 
| — inalmente ottenuta una sede 
F prestigiosa in città, i frati minori 
| osservanti provenienti dal con- 
vento di San Salvatore al Monte, 
ebbero modo di manifestare pubblicamen- 
te il loro impegno di propulsione del pen- 
siero controfirmato. La sede affidata al 
convento fu, per intercessione di Cosimo I 
dei Medici, nel 1561, quella di San Salva- 
tore in Ognissanti, prima degli umiliati; da 
quel momento partirono i progetti di re- 
stauro del primo chiostro di Ognissanti e la 
decorazione del medesimo. L’anno 1600 
Jacopo Ligozzi iniziò il ciclo di affreschi 
con fatti della vita di San Francesco, sce- 
gliendo episodi, derivanti dai testi di 
Gioacchino da Fiore e Marco da Lisbona 
che paragonavano San Francesco al nuovo 
“Elia” e rapportavano la Sua vita con quel- 
la di Cristo. La presenza assieme a France- 
sco di San Domenico in vari episodi del 
ciclo (“Erunt duo Viri” si legge ai lati di 
una porta di accesso al chiostro) è signifi- 
cativa e si pone in sintonia con il pensiero 
dominante di riaffermazione del potere re- 
ligioso. Anche il potere politico, grazie alla 
stabilità religiosa, poteva approfittare di 
una saldezza inusitata a mostrare non solo 
all’interno della città, ma più esplicitamen- 
te all’esterno negli altri stati italiani e stra- 
nieri. Si comprende così l’interesse di 
Cosimo I per questo convento francescano. 
Jacopo Ligozzi - pittore legato ai 
francescani e alla corte medicea - venne 


chiamato dunque ad illustrare la vita di San | 


Francesco nel chiostro di Ognissanti e pro- 
seguì con la sua tecnica preziosa e ricca di 
particolari naturalistica per le pareti sud e 
ovest. Preparò il disegno anche per la 


Non una parole della sua attività teatrale, 
come autore e come attore. Nemmeno una 
parola perché del teatro, “scuola di 
turpitudini”, il sor Luigi non vorrà più 
sentir parlare fino a che, ottenuto il consenso 
el’assoluzione da un sacerdote, non tornerà, 
il 28 gennaio 1829 a indossare gli abiti di 
Stenterello per una serata di beneficienza, 
al Teatro dei Solleciti in Borgognissanti 
(molti anni dopo tramutato in tempio 
evangelico). Nello stesso teatro reciterà 
per l’ultima volta il 28 febbraio 1829 nel 
Padre giudice del proprio figlio omicida.. 
Ha settantotto anni. Trascorre le sue gior- 
nate in casa, contemplando la propria lapide 
tombale. La morte lo coglierà alle tre del 


sh 


pomeriggio del 19 ottobre 1832. Secondo 
le sue volontà sarà seppellito nella chiesa 
di Ognissanti. L’alluvione del 1844 pense- 
rà a distruggere le carte da lui lasciate, 
compreso il manoscritto dei suoi Ricordi. 
L’alluvione del 1966 esilierà per qualche 
tempo la famosa lapide tombale, poi 
ricollocata al suo posto. Al Del Buono, 
orologiaio di professione, uomo di teatro 
per inclinazione sopravvisse a lungo la sua 
creatura, Stenterello: che arrivò perfino 
(chi lo avrebbe detto al Del Buono) sugli 
schermi televisivi e che di tanto in tanto 
riappare sui palcoscenici a ricordare il suo 
dimenticatissimo creatore. 


La foto della pagina precedente ritrae la lapide posta nell'ingresso del chiostro della Chiesa di 


Ognissanti. 


Cacciata dei diavoli da Arezzo, (I lunetta 
parete nord) ma, per motivi a noi ignoti, 
non eseguì l’affresco, che fu invece dipinto 
da Giovanni da San Giovanni - giusta il 
Baldinucci - a partire dal 1616. Ancora 
Giovanni eseguì altre quattro lunette sul 
lato nord, fino al 1619. Sullo stesso lato del 
chiostro operarono Galeazzo Ghidoni e 
Filippo Tarchiani (circa nel 1620) mentre 
l’ultima grande lunetta angolare del lato 
nord e la prima analoga di quello est, furo- 
no eseguite di nuovo dal Ligozzi. Il ciclo fu 
poi terminato da Nicodemo Ferrucci dal 
1624 al 1630. 

Questa pagina di pittura controfirmata 
fiorentina che tanto affascinò gli artisti di 
ogni epoca era sconosciuta ai più, essendo 
stata strappata dalle pareti a partire dal 
1958. Per motivi conservativi, infatti, 
l’allora soprintendente Filippo Rossi, as- 
sieme a Ugo Procacci, riuscì ad ottenere i 
fondi per compiere il ‘salvataggio’ di que- 
sto ciclo di affreschi che fu così ‘strappato’ 


e restaurato dai maggiori esperti del setto- 
re: Dino Dini, Giuseppe Rosi, Alfio del 


| Serra, Lionetto Tintori. Dopo l’inondazio- 
| ne dell’ Arno del 1966 il chiostro di Ognis- 


santi fu ‘restaurato’ - non tenendo conto di 
certe caratteristiche morfologiche, né degli 
affreschi - e solo nel 1990 la Soprintenden- 
za per i Beni Artistici e Storici di Firenze, 
grazie al fondamentale contributo della 
Cassa di Risparmio di Firenze - che ha 


| chiesto di avvalersi dei benefici previsti 


dalla Legge 512/82 (benefici che prevedo- 
no lo sgravio fiscale per Enti o privati che 
devolvano denari in opere di restauro etc.) 
- dopo accurati rilevamenti e lavori di ma- 
nutenzione al chiostro, ha potuto restituire 
alla pubblica vista un ciclo così significati- 
vo, magistralmente restaurato da Giovanni 
Cabras e dai suoi collaboratori. 

I lavori di muratura, che hanno consentito 
di far ritrovare alle lunette strappate il filo 
dell’intonaco, sono stati eseguiti dal con- 
sorzio CER, mentre il complesso montag- 


+ 


Il chiostro di Ognissanti. Nella pagina precedente 
una delle lunette restaurate. 


ASSOCIAZIONE 


Il Coro 


gio delle lunette è stato condot- 
to dalla Ditta Raggi con il fon- 
damentale apporto di Renzo 
Roselli e Rino Vaggelli della 
Soprintendenza di Firenze. La 
Direzione dei Lavori è stata cu- 
rata dal funzionario competen- 
te per territorio e funzionario 
dell’ Ufficio Restauri della So- 
printendenza Monica Bietti, as- 
sieme a Ettore Spalletti e Ma- 
gnolia Scudieri dell’ Ufficio 
Restauri. E’ stato nell’ occasio- 
ne pubblicato il secondo nume- 
ro dei ‘Quaderni di restauro’ 
contenente informazioni e sag- 
gi sia sulle caratteristiche tecni- 


Coro AMERIGO VESPUCCI 


dell'Associazione 
ha un nuovo Direttore 


pe | 1 Maestro Maurizio Innocenti, 
I studioso di musica, compositore 
Mn e concertista d’organo, ha accet- 
tato l’incarico della direzione dei nostri 
coristi. 

La sua presenza ci conforta per il salto di 
qualità che da circa un anno stavamo 
aspettando, da quando il Maestro Tossuto, 
che aveva condiviso la nascita e le prime 
emozioni del coro, ci aveva dovuto lasciare 
per tornare nella sua natia Roma. 


8 


La prima rappresentazione si è tenuta nella 
Chiesa del Nuovo Ospedale di San Gio- 
vanni di Dio durante la SS.Messa per 1°8 
marzo scorso, annuale festa del nostro San- 


to. 

Le congratulazioni e i consensi che i pre- 
senti ci hanno rivolto, hanno consolidato la 
fiducia nel Maestro Innocenti e spronati ha 


seguire con impegno la sua direzione. 
L.R. 


che dell’operazione sia sugli aspetti 
iconografici, storici e stilistici delle opere 
(scritti di M. Scudieri, E. Spalletti, M. 
Bietti, G. Cabras, Padre F. Batazzi, A.M. 
Amonaci, L. Conigliello, B. Santi, S. Me- 
loni Trkuljia, A.M. Giusti, Presentati da 
Antonio Paolucci). Ma il lavoro non è 
terminato. Mancano infatti ancora i vari 
Santi dell’ordine che erano dipinti nei 
peducci, nei cartigli che spiegavano le scene 
ad affresco e l’intera cappella d’accesso al 
chiostro eseguita da Ulisse Giocchio o 
Ciocchi, per poter comprendere appieno il 
messaggio artistico oltreché liturgico del 
complesso francescano. Mancano pur- 
troppo i fondi per realizzare quanto già 
fatto possa contribuire a tale scopo. 


ASSOCIAZIONE 


| Marzo Ognissanti con P. 
$ | Bartolomeo Coladonato O.H. 
Priore dell’Ospedale S.Nicolò 
degli incurabili a Perugia che ha celebrato 
la S.Messa per l’Associazione. Il Com- 
plesso di Corni del M° Enrico Caproni ha 
nell’occasione, eseguito la Messa di 
Sant’ Uberto di Karl Stiegler. 
P. Bartolomeo ha avuto parole di 
compiacimento per la nostra Associazione 
che “già dalla sua fondazione ha ben com- 
preso il grande messaggio di carità e di 
amore del santo infermiere di Granada 
celebrandone così puntualmente ogni anno 
e con solennità le lodi, le gesta e le opere”. 
Egli ha poi continuato dicendo: “tra i diver- 
si obiettivi da raggiungere quali il restauro 
delle zone monumentali nonché della chie- 
sa stessa e il ritorno dei Fatebenefratelli a 
Firenze, l Associazione ha per scopo pri- 
mario il pieno recupero dell’antico ospeda- 
le ai suoi tradizionali servizi in favore della 
cittadinanza”. 
Ci siamo salutati con P. Bartolomeo nella 
speranza di rivedersi a Perugia per rendere 
omaggio alla tomba del Venerabile P. 
Soriano primo Generale dell’Ordine che 
morì a Perugia nel 1588 e fu seppellito 
appunto nel Convento Ospedale di San 
Nicolò. 


S.B. 


ABBIAMO PARTECIPATO A... 


8 marzo 1991 


AULA MUNTONI DEL NUOVO OSPEDALE 


ncontro con i medici dell’ Asso- 
ciazione Medici Scandicci per 
continuare un colloquio già ini- 


I 


San Giovanni di Dio” e per fare il punto su 


ziato un anno fa negli “Incontri di | 


TY 


Sin Gaam DO 


Nella foto, da sinistra dott, Nicola Picchione, dott. Dino 
Castelli, dott. Francesco Giuseppe Romeo, dott. Graziano 


Dini. 


ASSOCIAZIONE 


CALANO I ...PARATI 
inalmente! Dopo quasi 10 anni 
F abbiamo fatto discendere i parati 
5 che addobbavano le pareti della 
Chiesa dell’Ospedale di 
Borgognissanti. 
Non è stata un’im- 
presa facile e non è 
ancora completa- 
mente terminata, 
ma finalmente ab- 
biamo rivisto i muri 
della Chiesa che ci 
appare anche un pò 
più grande e, so- 
prattutto più biso- 
gnosa di restauri. 
Inizia così il lungo 
itinerario che ci 
porterà nel prossi- 
mo futuro a vedere 
gli ambienti monu- 
mentali nel loro 
primitivo aspetto. 
Inizieremo i lavori 


capitoli in evoluzione della Medicina e 

della Chirurgia. All’epoca si parlò di 

Tiroiditi (Russo), dolore addominale Q.I.D. 

(Castelli, Del Furia, Ingrassia), addome 

acuto da perforazione di ulcera peptica 
(Del Furia), nuove prospettive del- 
la chirurgia del cancro del retto 
(Casetti, Buscema), la rivasco- 
larizzazione dell’insufficienza 
arteriosa dell’arto inferiore nel 
diabetico (Cecchi). 


Questa volta si è invece parlato di 


problemi organizzativi e purtrop- 
po disorganizzativi che impedi- 


scono un lavoro tranquillo e sere- 


no sopratutto al letto del malato. 
Per una serie di motivi, alcuni an- 
che gravi, analizzati durante lin- 
contro, siamo ancora lontani dalla 
serenità, ma vicini al livello mini- 
mo di sicurezza. 


ASSOCIAZIONE 


con la formazione di un Comitato che 

vedrà al suo interno anche i componenti del 

Comitato Storico Artistico già esistente. 
S.B. 


Personalmente preferivo gli incontri del- 
l’anno scorso che ci facevano apparire più 
lontane le preoccupazioni organizzative e 
ci facevano sentire più vicini ai nostri ma- 
lati dato che la giusta natura della medicina 
sta nella comprensione della malattia più 
che nelle trame burocratiche nelle quali 
siamo oramai tanto invischiati. 

S.B. 


Alcuni dei Medici presenti tra cui il dott. Piccini 
con il microfono. 


omenica 2 giugno, in occasione 
dell'iniziativa “Conoscere Firen- 
ze”, promossa dal Comune di 
Firenze, è stata aperta al pubblico 
la Chiesa di San Giovanni di Dio annessa 
all'Ospedale omonimo in Borgognissanti. 
La Chiesa, che fa parte dell'itinerario di 
“Porta a Prato”, rappresenta un'occasione 
per conoscere una parte di Firenze non solo 
dal punto di vista artistico ma sopratutto da 
quello storico. In un momento in cui 
“decentrare” ha assunto più un valore 
privativo che organizzativo urbano, è im- 
portante il recupero, attraverso iniziative 
di questo genere, della memoria e della 
cultura dei nostri edifici presso il grande 
pubblico. 
La nostra Associazione è particolarmente 
sensibile a questo genere di proposte e già 
da temposi sta impegnando per un recupero 
storico e funzionale di tutto il complesso di 
San Giovanni di Dio in Borgognissanti, 
Chiesa e Ospedale, che rappresentano una 
parte importante della storia di Firenze. 
A.T. 


9 


La rubrica della Posta è aperta a tutti, soci e non soci. Se desiderate proporre un argomento di dibattito 


la posta 


D 


| 


a quattro anni riceviamo dalle 
isole Filippine, dove è in corso la 
riformazione dell’Ordine (i pri- 
mi fratelli arrivarono nelle 
Filippine nel 1574) questo giornale. 


SULLE TRACCIE DEL PASSATO 

Dal 16 al 28 febbraio abbiamo avuto ospite 
fra Benedetto O’Grady, tra i confratelli di 
lingua inglese il più prolifico nel compilare 
libri e opuscoli di storia dell'Ordine. Tra le 
sue fatiche c'è perfino unatraduzione, edita 
a Sidney nel 1989, della piccola storia del- 
l'antica Provincia  Filippina dei 
Fatebenefratelli, uscita a Roma nel 1986. 
Ovviamente fra Benedetto ha speso i suoi 


o sapere l'opinione dell'Associazione su fatti che interessano la città di Firenze, la sanità, l'assistenza od 
altro, potete scrivere a: 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO “La Sporta” 
Casella Postale 521, 50100 Firenze 


Anno IV, n.2 


SAINT JOHN OF GOD CENTER 
1120 R.llidalgo St,QUIAPO 
1001 MANILA FILIPPINE 


giorni a Manila nello spulciare la discreta 
documentazione finora da noi raccolta in 
Quiapo e nel visitare i luoghi delle nostre 
antiche presenze nell’isola. 


“ra, NEWSLETTER 


) FOGLIO D'INFORMAZIONE FBF DALLE FILIPPINE 
\ 


‘GUMAGAWA SIYA NG KABUTIHAN" (Gw. 10:38) 


PROPOSTA PER UN 
CAMMINO 
DI SPERANZA: IL V.A.I. 


29 6 


“Quando c’è la salute!.. .. la salute 
innanzi tutto!” 

Quante volte noi stessi ripetiamo queste 
frasi che esprimono l'apprezzamento per 
quello stato di benessere fisico che tutti 
vorremmo sempre possedere! 

E quando la salute non c’è più? 

In una società efficientista e orgogliosa dei 
suoi successi scientifici come la nostra, 
l’ammalato è una testimonianza di un limite 
che è reale e connesso con la stessa natura 
umana. È la prospettiva di uno stato che 
tutti, prima o poi, attraversiamo. 

Per questo la malattia, come realtà 
ineluttabile, viene volutamente ignorata il 
più possibile e chi è malato si trova a dover 
sopportare, oltre alla sofferenza fisica an- 
che la solitudine affettiva e l’ abbandono di 
molti che si erano proclamati amici. 

Se è anziano si aggiunge la perdite 
dell’autosufficienza: pensate a trovarvi, 
ciascuno di voi, a dover aspettare di essere 
serviti di tutto! 

Ma malati non sono solo gli anziani... Per 
un padre di famiglia l'angoscia della per- 
dita del proprio ruolo lavorativo, le diffi- 
coltà economiche... Per una madre l’assen- 
za prolungata dai figli, talora intenera età... 
Se è un giovane o un bimbo, vedersi co- 
stretto in un letto, inattivo per lunghe ore; 
lontano dalle cose care... che sofferenza! 
Gli ospedali di Bologna, per il prestigio del 
quale godono sono poi pieni di gente che 
viene da lontano, senza parenti o, quando 
qualcuno c’è, questi non sa dove dormire, 
dove lavare la biancheria, dove cucinare 
qualcosa di “speciale” per il malato. 

Noi che ci professiamo cristiani non pos- 
siamo ignorare i malati perché il Signore ci 
ha dato un preciso mandato evangelico: 


Io 


“Andate, amate gli infermi” (Luca 9,). Lui 
stesso nella sua vita ci ha sempre indicato 
la malattia come luogo privilegiato di in- 
contro con Dio, di crescita nella fede. 
Il V.A.I. (Volontariato Assistenza Infermi) 
è nato proprio per proporre, in questo par- 
ticolare momento storico, una presenza a 
fianco ai malati che sia segno di Chiesa e 
dell’amore di Dio per l’uomo sofferente. 
Il volontario, con lo stile del buon 
Samaritano, si ferma accanto a chi soffre, 
facendo quello che può e come può per 
essergli fratello, non da solo ma aiutato e 
sostenuto da altri come lui che operano 
nell’ospedale o nelle parrocchie. 
AI Sant’Orsola-Malpighi (2.400 letti) i 
volontari sono 200 circa e coprono solo 
alcuni reparti; sono presenti in altri ospeda- 
li di Bologna e Provincia e in alcune par- 
rocchie. 
Svolgono nei confronti di queste ultime 
una funzione di stimolo, segnalando i ma- 
lati che rientrano a domicilio perché lenta- 
mente le comunità riscoprano la ricchezza 
dei propri malati. 
Non hanno una preparazione tecnica par- 
ticolare ma cercano di essere “professioni- 
sti di umanità”; di età variabile dai 14 agli 
85 anni, uomini e donne di condizioni 
sociali e culturali diversissime, offrono un 
minimo di una/due ore la settimana nei 
giorni e nei momenti di loro preferenza. 
È una esperienza che fa riscoprire l’uomo, 
che aiuta a ritrovare quel barlume d’eterno 
che brilla, più o meno chiaramente, in 
ciascuno di noi. E il Signore non fa mai 
mancare il suo sostegno perché “ogni volta 
che avete fatto queste cose a uno solo di 
questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto 
a me” (Matteo 25,9). 
È un cammino di speranza per sè e per gli 
altri, verso un regno di Dio che è quanto 
mai vicino. 
Una responsabile 
del V.A.I. di Bologna 
Marisa B. 


Manila, 8 marzo 1991 


S.RICARDO PAMPURI CENTER p 
Barrio Salaban, AMADEO VA 
4119 CAVITE FILIPPINE » 


SPIRITO DI SOLIDARIETÀ 

Nella struttura tradizionale della società 
filippina il nucleo basico, intermedio tra 
quello familiare e quello comunale, è rap- 
presentato dal “barangay”, che in qualche 
modo corrisponde al nostro villaggio se in 
zona rurale o al nostro rione se in zona 
urbana. L'adozione deltermine “barangay”, 
che in epoca preispanica designava un 
grosso battello con file di rematori alloggiati 
fuori bordo sui bilancieri, intese sottolinea- 
re che le famiglie del “barangay” si sentiva- 
no strettamente solidali fra di loro, proprio 
come quando si viaggia in un'unica barca. 
Questo fortissimo senso di solidarietà è 
tuttora vivo e si manifesta platealmente 
quando una famiglia ha bisogno di sposta- 
re la sua palafitta in una zona contigua: 
anziché smontarla e rimontarla, tutti gli 
uomini validi del “barangay” si uniscono nel 
sollevarla di peso e ricollocarla dove occorre. 
Questa solidarietà -o “bayanihan” come la 
chiamano intagalog- l'ha sperimentata il 20 
febbraio anche la nostra Comunità di 
Amadeo. L'architetto ci aveva consigliato di 
spostare il gazebo in un diverso angolo del 
giardino: fra Francesco s'è limitato a rimuo- 
vere la terra intorno ai pilastri che lo soste- 
nevano e poi in venti l'hanno afferrato di 
peso e piazzato dove non avrebbe più 
intralciato i lavori del pozzo. Nel nostro 
Centro le persone disponibili erano in realtà 
solo sei: fra Michele, fra Francesco, i tre 
novizi e il contadino. Però appena l’ha 
saputo un nostro vicino, ha valutato che ne 
occorrevano venti per sollevare il gazebo e 
all’ora fissata è tornato con altri 13 volonta- 
ri; in tre minuti il trasloco era fatto ed i vicini 
so sono accomiati senza voler accettare 
nulla, paghi solo d’aver rispettato la tradi- 
zione del “bayanihan”. 


SOLIDARIETÀ DAL SANTO 

Marzo era appena cominciato da pochi 
minuti quando nel silenzio della notte un 
clacson ha cominciato a strombazzare da- 
vanti al cancello del nostro Noviziato di 
Amadeo: era un pesante automezzo della 
ditta Margo con l'attrezzatura per trivellare 
il pozzo e al mattino i tre operai si son messi 
subito all’opera, assicurando che entro metà 
aprile raggiungeranno i 400 piedi di profon- 
dità. 

L'acquedotto pubblico, che è alimentato da 


un pozzo sito nello stesso nostro Barangay, 
assicura infatti solo due ore d’acqua al 
giorno. AlImomento, con appena sei persone 
nel Noviziato, la situazione non sarebbe 
così drammatica, ma la diventerebbe cer- 
tamente nel futuro, sicché s’è pensato di 
scavare un pozzo che ci consenta di pia- 
nificare con più serenità la costruzione di un 
Centro di Terapia Occupazionale e di un 
adeguato Centro di Formazione per la 
Delegazione Filippina. 

Per il corrente anno sociale la sezione 
AFMAL del Sannio ha scelto di finanziare la 
spesa per il pozzo di Amadeo. Con la 
consulenza dell’arch. Cancio sono stati 


ASSOCIAZIONE 


pertanto esaminati alcuni preventivi e opta- 
to per quello della ditta Margo, che ha una 
esperienza nel settore. 


FESTA DI SAN GIOVANNI DI DIO 

Quest'anno abbiamo preferito cominciare 
la festa fuori casa. Alle 8 del mattino sia la 
Comunità di Quiapo che quella di Amadeo 
si son ritrovate al completo nella Cappella 
dell’antico Ospedale di San Giovanni di Dio 
per ascoltare la S.Messa celebrata dal cap- 
pellano dell'Ospedale per i degenti e il 
personale. Il nostro fra Ichon ha tenuto 
l’omelia, invitando i fedeli ad imitare la 
totale dedizione di San Giovanni di Dio, 


4e 


morto vittima di carità nel tentativo da sal- 
vare dalle acque del Genil un giovane che 
stava annegando. 

Alle 11 c’è stata poi un’altra S.Messa nella 
nostra Cappella di Quiapo, cui hanno par- 
tecipato i nostri collaboratori, alcuni amici e 
le immancabili Suore Ospedaliere, questa 
volta accompagnate dalla loro Provinciale. 
Ha celebrato p. Janich, che all’omelia ci ha 
detto la sua gioia di vivere in quello che ha 
definito “Barangay San Juan de Dios”, cioè 
questo nostro bucolico angolo di mondo 
nella convulsa Manila, certo minuscolo ma 
completo e soprattutto affiatato dalla pe- 
renne carità del nostro Santo Fondatore. 


PROVANDO E RIPROVANDO 


L'Istituto e Museo di Storia della Scienza 


ove sia il confine, che separa, nel 
mondo degli scienziati, il desi- 
derio di esaudire una reale ne- 
cessità da una semplice curiosità, 
non è dato sapere. Si sa invece che il genio 
el’empirismo hanno sempre avuto sfogo in 
strumenti che comunque usati, per la pace 
o per la guerra, hanno da sempre segnato la 
storia dell’umanità. 

Un esempio ne è l’Istituto e Museo di 
Storia della Scienza di Firenze. 

Da poco restaurato sia nelle forme 
espositive che in quelle architettoniche,con 
adeguamento degli impianti, dei servizi e 
dei sussidi didattici, offre un campionario 
di genialità nelle più svariate discipline 
scientifiche. Fondato nel 1927 per iniziati- 
va dell’Università di Firenze, il Museo 
raccoglie circa 5000 pezzi “originali”, di- 
visi in due nuclei fondamentali, quello 
mediceo e quello lorenese. Si possono 
ammirare strumenti che risalgono fino al 
1370 e testimoniano il coraggio di cimen- 
tarsi anche in discipline nuove e molto 
spesso considerate “alternative”. E nessu- 
no come Galileo poteva rappresentare lo 
scienziato geniale quanto testardo. Per 
questo tutta una sala, la IV, è dedicata alla 
documentazione degli strumenti che han- 
no caratterizzato la vita dello scienziato 
pisano nelle sue dimostrazioni di 
astrofisica, geometria e meccanica. 

In altre sale strumenti matematici come 
astrolabi, orologi solari e notturni, bus- 

sole, teodoliti, contenitori portatili con 

gli strumenti necessari all’architetto o 
all’astronomo, calcolatrici meccaniche 
attestano l’importanza e la passione non 
solo per le misu- razione pre- 

cise quanto sofi- 

sticate ma anche 
per questa nuova 
scienza. 

Se oggi possiamo tra- 
smettere dati e informa- 
zioni alla velocità della luce 
è grazie anche agli studi di 


D 


sperimentazione ottica su prismi e lenti 
coni quali è stato possibile definire le leggi 
geometriche della trasmissione dei raggi 
luminosi. Lo studio dell’ottica ha permesso 
anche una delle invenzioni più importanti 
per la storia dell’uomo : il microscopio. Si 
è così potuto superare il limite naturale 
posto dall’occhio umano nella ricerca 
medica e biologica, scoprendo lo scono- 
sciuto e sconfinato micromondo della na- 
tura. Di questa evoluzione scientifica sono 
esposti vari apparecchi, dalla semplice len- 
te ai raffinati e piacevoli giochi ottici fino 
agli stessi microscopi e ai 
portentosi telescopi che 
ampliarono il campo 
dell’astronomia. 
Oggi alcune leggi fi- 
siche si imparano fin 
dalle scuole me- 
die e tutti cono- 
scono la forza di 
gravità o quella 
centrifuga, non fos- 
se altro perchè la prima 
ci tiene attaccati alla terra e la seconda ci 
permette di strizzare i panni nella lavatrice. 
Gli strumenti che documentano l’esi- 
stenza di queste forze risalgono spes- 
so a molti secoli indietro e in queste 
sale ne sono esposti alcuni di no- 
tevole importanza, anche per la 
loro spettacolarità quando sono 
messi in funzione. 
Non sono stati dimenticati gli 
apparati e gli strumenti magneti- 
ci, elettrostratici, di pneumatica 
ed idrostatica a dimostrazione del 
crescen- te interesse 
per questi 
campi tra il 
Seicento e il 
Settecento. 
Se il chirurgo 
non era più un 
“barbiere” si deve 
alla scoperta di nuovi e 


raffinati strumenti 
di lavoro e ad una 
più accurata atti- 
vità didattica 
con i primi mo- 
delli anatomici 
in cera. 

In altre sale si 
può ammirare 
l’evoluzione 
della farmacia, 
della chimica 
con tutti i corredi 
di alambicchi, 
matriac:ci, 
cucurbite, che han- 
no contribuito a 
spe- 


m ti 


cializzare lo 
scienziato in 
campi ancora 
molto empirici. 
Visitare il Museo di Storia della Scienza 
significa non solo vedere delle bizzarre 
curiosità ma anche percorrere a ritroso 
l’evoluzione scientifica dell’uomo e il 
cammino di tutta l’umanità nella ricerca 
del benessere e della felicità. Significa 
comprendere la fatica e i sacrifici di alcuni 
per il benessere di tutti e il loro desiderio di 
capire i principi della nostra esistenza. 
A.T. 


II 


Franco Ossola 
GLI INFORTUNI DOMESTICI 
Fd. MEB L. 24.000 


a ® Italia non esiste, o quasi, lette- 
I ratura sul tema della sicurezza in 
ambito domestico, anche se la 
percentuale di infortuni tra le 
“quattro mura” tocca vertici assai elevati. 
Questo lavoro è il primo tentativo editoriale 
di aprire un varco sull’argomento. Il piano 
di lettura è duplice: da un lato si rivolge a 
tutti coloro che hanno la fortuna di abitare 
tra quattro mura accoglienti, all’interno 
delle quali desiderano garantirsi una certa 
sicurezza e incolumità; dall’altro, in modo 
più specifico e tecnico, si rivolge a esperti 
, preventori, installatori, cioè a tutti quegli 
addetti ai lavori che vogliono saperne di 
più nel rispetto delle norme vigenti relative 
alla prevenzione in ambito domestico. 
Obiettivi e scopi primari del libro sono: 
- formazione di una coscienza 
antinfortunistica in ambito domestico; 
- proposte, consigli, semplici progetti per 
l’impiantistica e l’edilizia. 


Franco Ossola, Architetto, vive a Torino e 
si occupa da anni di prevenzione infortuni 
ed igiene del lavoro in ambito industriale. 
Ha svolto la propria attività presso l’ENPI, 
l’ISPEL, ed ora opera presso il settore 
Sicurezza ed Igiene del lavoro dell USL 1 
di Torino. 

Da tempo sta conducendo opera di diffu- 
sione e di sensibilizzazione, ad ogni livello, 
anche sul problema dell’antinfortunistica 
fra le pareti di casa, un aspetto da sempre, 
a torto, trascurato, ma la cui considerazio- 
ne, visto l’enorme numero di incidenti, non 
può più essere rimandata né passata sotto 
silenzio. 


î 


Franco Ossola 


| Perla prima volta unlibro | 


| Anna Maria Turi 


STIGMATE E STIGMATIZZATI 


| Ed. Mediterranee L. 25.000 


uattrocento portatori di stigmate 
testimoniano che le “sacre pia- 
| N< | ghe” sono un fenomeno concreto 
3 e reale, non sono una malattia, nè 
un effetto grossolano dovuto all’azione di 
un’idea o di un “complesso di crocifissio- 
ne” sul corpo del credente. 
Come l’autrice dimostra con un’ampia ri- 
cerca storica e con dati statistici e clinici, il 
mistero delle stigmate cela il segreto della 
trasformazione dell’uomo e soprattutto 
quello della sua carne, corruttibile e morta- 
le. 
Da Francesco D’ Assisi a Gemma Galgani, 
da Carlo da Sezze a Teresa Neumenn e a 
Padre Pio, la Chiesa si è mostrata sensibile, 
ma cauta, perché vede nelle stigmate il 
frutto della Grazia, un dono divino, anche 
se meritato. E però nel presente censimen- 
to si fa largo, tra l’altro, a chi non è stato 
ancora sottoposto al giudizio ecclesiastico: 
gente sconosciuta, ma che porta i segni 
della Passione con fede e senza vana gloria. 
Sono anime mistiche che a volte preferi- 
scono il convento, quasi in perenne attesa 
di una nuova folgorazione; ma anche padri 
e madri di famiglia alle prese con i proble- 
mi quotidiani. 
É una vera e propria “legione di mezzi 
guanti”, che vive e lavora tra noi, magari 
guidando la macchina, nonostante le cica- 


| trici e i sanguinamenti. 


Chi avvicina questi martiri è comunque 
irradiato da loro, coinvolto -come mostra- 
no i miracoli grandi e piccoli- nel meravi- 
glioso processo che in loro ha luogo. 

Il volume contiene un po’ studio su tutti gli 
stigmatizzati della storia famosi ed oscuri, 
fino ai nostri giorni (San Giovanni di Dio è 
citato a pag. 170). 


Mirko D. Grmek 
“Histoire du SIDA“ 


| Coll: Mèdecine et societè Payot '90 F 160. 


antica? 
Come è iniziata 


AIDS; malattia nuova o malattia 


| anna maria turi 


STIGMATE 
E STIGMATIZZATI 


i segni del cielo: 
storia e attualità 


edizioni mediterranee 


Un’ampia documentazione fotografica 
permette al settore di prendere visione di- 
rettamente del fenomeno. 


Anna Maria Turi 

Dai primi interessi filosofici ai successivi 
studi nel campo delle psicologie speciali, 
l’Autrice che vive e lavora a Roma, ha 
scritto numerosi libri, pubblicati in Italia e 
all’estero, fra i quali: “La levitazione, un 
fenomeno mistico e parapsicologico” Ed. 
Mediterranee Roma 1977; “Ritratto di 
medium” Ed. Rusconi Milano 1977; 
“Nijisnsky” ECIG Genova 1985; 
“Pourquoi la Vierge apparait aujourd’hui” 
Felin, Paris 1988. 


ed in immunologia. 

L’autore racconta l’inizio di questa 
pandemia, ne scopre gli antecedenti, spie- 
ga le origini del virus, spiega le differenti 
strategie di ricerca scientifica e descrive le 
peripezie della lotta contro questo flagello. 
Due storie si intersecano nel suo racconto, 
quella della realtà di un avvenimento epi- 


la più terribile 
pandemia dei tempi mo- 
derni? 
Da dove viene il virus che 
ne è la causa e perchè una 
tale epidemia continua ? 


P 


| Gli effetti della medicina 
| moderna sono sempre be- 


nefici ? | 


risponde a questi interro- 
gativi e fa il punto sulle 
ultime scoperte in 
virologia, in infettivologia 


Midecine ai scobitis Payot 


Mirko D. Grmek 
Histoire du sida 


demico senza precedenti e 
quella del progresso delle no- 
stre idee in proposito. 


Mirko D. Grmek, professore di 
Storia della Medicina e delle 
Scienze Biologichealla “Ecole 
pratique des hautes études “ è 
autore di due altre opere, “Le 
malattie all’alba della civiliz- 
zazione occidentale“ e “La 
prima rivoluzione biologica“ 
nelle Editions Payot. 


ABBIAMO LETTO 


Paola Giovetti 
Teresa Neumann 
Fdizioni Paoline L 14.000 


—_ | u Teresa Neumann, la stigmatiz- 
S zata di Konnersruth (1898-1962), 
è stato scritto molto, e per decen- 
ni il suo caso infiammò gli animi 
di Germania ed è stato al 
centro di polemiche vio- 
lente. 
Per ricordare agli uomi- 
ni che lo “straordinario” 
non è poi così estraneo 
alla condizione umana, 
Paola Giovetti ha scelto 
di raccontare questa sto- 
ria con uno stile avvin- 
cente, agile e fresco che 
ben si accompagna al 
rigore e alla ricerca sto- 
rica. Dal 1926 quando 
apparvero le stgmate, 
Teresa non toccò più nè 
cibo nè bevanda fino al 
giorno della sua morte 
avvenuta nel 1962. 
Non per nulla i nazisti le 
ritirarono la tessera 
annonaria, con l’ironico 
pretesto che lei non ave- 
va bisogno di mangiare. 
Questa donna del popo- 
lo- di cui Hitler stesso ebbe sempre una 
superstiziosa paura e che ordinò di non 
tocare - non fu mai udita lamentarsi, lieta di 
offrire le sue sofferenze per la salvezza 
degli uomini. Teresa presentò una gamma 
vastissima di fenomeni preternaturali di 
assoluta eccezionalità e gli eventi straor- 


ASSOCIAZIONE 


Sistema informativo dei 
Vigili del Fuoco 
Firenze Ovest 


m~~ ome ricorderete, 1'8 
C marzo 1989 l'Asso- 
$ | ciazione ha fatto dono 
-ai Vigili del Fuoco di 
un sistema computerizzato per 
l'organizzazione degli inter- 
venti. 
Il sistema, ovviamente, è stato 
il meno rispetto al lavoro al 
quale si sono sottoposti i Vigili 
che durante le notti hanno 
immesso migliaia di dati ri- 


guardanti le varie notizie che sono neces- 
sarie nell'urgenza dei loro variegatissimi 


interventi. 


dinari, di cui per decenni fu protagonista, 
non le impedirono di vivere una vita fami- 
liare normale e di essre anche una creatura 
come tutte le altre, debolezze incluse. 


Paola Giovetti, nata a 
Firenze, risiede a Mo- 
dena col marito e due 
figli: E laureta in lette- 
re, e dopo aver inse- 
gnato per alcuni anni si 
dedica ora a tempo pie- 
no all’attività di gior- 
nalista, scrittrice e tra- 
duttrice. I suoi interessi 
sono soprattutto rivolti 
ai temi religiosi e di 
confine. Ha scritto una decina di libri, tra 
cui: ” Qualcuno è tornato”, Armenia 1981 
e 1984; “Inchiesta sul Paradiso”, Rizzoli 
1986; “I messaggi della speranza” Medi- 
terranee 987; “I misteri intorno a noi”, 
Rizzoli 988; “I fenomeni del paranormale”, 
Edizioni Paoline 1990. 


Nella foto il sistema nella 
sua collocazione della 
Sala Radio. 


ASSOCIAZIONE 


Gruppo DONATORI SANGUE 


. L'Associazione 
nella 
Donazione 


| ome tutti gli anni, il Centro 

C | Trasfusionale del Nuovo Ospe- 

di dale di San Giovanni di Dio, ciha 

inviato la situazione delle dona- 

zioni effettuate, con le relative statistiche e 
percentuali. 

| Già da due anni il nostro Gruppo risulta 

| nelle liste delle Associazioni che operano 

| nel Centro stesso. 

Se pur agli inizi, con tutte le difficoltà, che 

ben immaginate, i donatori della Associa- 

zione di San Giovanni di Dio, risultano ben 

inseriti nelle statistiche del Centro, distin- 

guendosi particolarmente nella donazione 
del Plasma. 

Per questa ultima donazione, 1° Associa- 
zione si sta operando perché diventi sem- 
pre la più usata per le svariate applicazioni 
in cui viene adoperato il Plasma. 

Non possiamo far altro che ringraziare i 
nostri donatori e fare anche appello ai Soci 
che ancora non lo sono di avvicinarsi senza 
timore a questo atto cristiano e sociale che 
è la donazione del sangue. 
Un ringraziamento va anche agli amici del 
Centro Trasfusionale, medici ed infermie- 
ri, che operano veramente in amicizia e 
cordialità. 
L’ Associazione ed il Centro Trasfusionale 
sono sempre a completa disposizione per 
qualsiasi chiarimento. 
Grazie e a presto. 

Lorenzo Recchia 


ULTIM'ORA 


| 1 Comitato Organizzativo del- 


I | 


Provincia Lombardo Veneta, Fra Cristoforo 


l'Associazione San Giovanni di 


Dio ringrazia il P.Priore della 


Danelut, e tutta la Provincia L.V. per la 
donazione del sistema operativo compu- 
terizzato di ricerca bibliografica medica 
operante nella Biblioteca del Nuovo Ospe- 
dale. 

| Questo nuovo sistema, all’avanguardia nel 
suo campo, andrà a sostituire il precedente 
che rimarrà a disposizione per altri progetti 


informatici nei locali dell’ Associazione in 


13 


Borgognissanti. 


è 


N 


Ciani 


o Ritagliare e spedire a: 


& La Sport al SAN GIOVANNI DI DIO 


Casella Postale 521 Firenze 


COMPRO, BARATTO E VENDO Losana i i ii ei pri a i coni a TOVERIN 


Gioii kid a i ii Tani pei a ia rà i fa ea ia vie vana cea ca e TRI Si EI ET da marti VI ai ali dii avaria Lala a ea ba LUL Cali pe 
i i i i ui ia i TR A e A e na a ven rà ra ar ai vani gra pu La ves ves ra ent aa ERE LITI TUE TONI CO 


SOCIO gsl a NO CIRIE 1% PRICE ROGO FT IE 


L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando L.20.000 tramite assegno bancario e la scheda quì riprodotta in 
busta chiusa oppure con versamento sul c/c postale N. 10340503 intestato a: 


Associazione San Giovanni di Dio 
| Casella Postale 521 Firenze 


=—=cuacocciceo@oasnss> saetta -= 
| ASSOCIAZIONE | Carissimi soci, 
| SAN GIOVANNI DI DIO Y | è iniziato il KIG della quo- 
| Hondaa tS ne 1068 O | | ta associativa per l'anno 1991 
| | che costa L. 20.000. 
Chi ancora non l'avesse fat- 

| LO SCriVonfe Sig. sorsieseirrirsrssessisessrinsissarerisieeerinnsres IR, cio I to, può usufruire del bollettino di 
I sserizira merz di professione ........................... residente è snai | conto corrente postale allegato 
| HE assenaar sissioni 12 EEE ll Licia fi > questo numero della Sporta 
| chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. | specificando kr casuale 
| Versa contestualmente L. .................................. da trattenersi quale quota asso- | TESSERA 1991”. ia 
| ciativa per il primo anno. | l Ringraziando chi fino ad ora 
| Firma leggibile | ciha sostenuto e vorra continua- 

re a sostenerci per il futuro, assi- 
| | curando, comunque, il nostro 
| Dil iiasé impegrio è la nostra presenza, 
l'occidente =] 


ASSOCIAZIONE 


2 marzo 1991 


— | uranteunacena al distaccamento 
| D dei Vigili del Fuoco Firenze- 
| Ovest, l’ing. Mauro Marchini, 
; Ispettore regionale dei Vigili del 
Fuoco ha consegnato al dott. Rodolfo Ca- 
panna, Chirurgo ortopedico dell’Ospedale 
Rizzoli di Bologna, un pregevole “Accettini 
d’argento” per ricordare la sua opera di 
medico in favore dei Vigili del Fuoco. 


Nella foto, in piedi, l'ing. Marchini mentre mostra 
l'accettino ai commensali, alla sua sinistra il dott. 
Capanna e il Comandante Provinciale dei Vigili 
del Fuoco Ing. Antonio Bedini. 


ROMA 


SUL TEVERE FEDE E SALUTE NEI SECOLI 


di Edoardo e Daniela de Robert 


Dal culto di Esculapio a Giovanni di Dio, ecco la storia dell'Ospedale sull'Isola Tiberina 
che vide nascere l'Ordine dei Fatebenefratelli 


i piedi del Campidoglio, fra le acque 
limacciose del Tevere, fattesi qui 
turbinose, sta l'Isola Tiberina. La sua 
forma allungata la fa sembrare una nave 
ormeggiata e infatti un'antica leggenda vuole che 
l'isola fosse sorta sui resti di una barca sommersa, 
un’altra invece sull’accumulo di mannelli di grano, 
la messe del Campo Marzio, gettati nel fiume dal 
popolo alla cacciata dei Tarquini. 

Oggi se ne conosce la morfologia - un nucleo di 
roccia vulcanica coperto da depositi alluvionali - è 
il destino ospedaliero dell’isola, rimasto immutato 
nei secoli, che stupisce. La sua posizione centrale 
e nel contempo isolata rispetto all'abitato ha cer- 
tamente contribuito a questa continuità di funzione. 
Ciò non di meno resta un esempio unico, altri non 
se ne conoscono. 

A Roma nel 293 aC scoppia una grave pestilenza. 
Non si sa se un morbo contagioso in genere o la 
terribile peste, la dira pestis, che a più riprese 
imperversò nella città e alla quale fanno cenno 
alcune epigrafi funerarie di epoca più tarda. 

Certo è che non fu poca cosa se, consultati i Libri 
Sibillini, il governo della Repubblica decise di inviare 
un'ambasciata a Epidauro, il centro più importante 
del culto di Esculapio. Fu armata una triremi che 
salpò nel 292 per tornare l’anno successivo, por- 
tando un serpente sacro, simbolo del dio guaritore. 
Liberato a Campo Marzio il serpente raggiunse a 
nuoto l’Isola Tiberina e qui scomparve. Il segno era 
chiaro, sull’isola doveva sorgere il tempio al dio 
della medicina. E così fu. 

Come tutti i santuari di Esculapio anche questo, 
oltreché luogo di culto era centro curativo e i malati 
accorrevano da ogni parte. Il paziente veniva accolto 
dal sacerdote e sottoposto a lavacri e digiuni per 
raggiungere la purezza necessaria prima di sacri- 
ficare una vittima al dio. Poi entrava nel tempio 


A 


dove trascorreva la notte disteso sulla pelle del- 
l'animale sacrificato. Il sogno che il malato avrebbe 
fatto, interpretato dai sacerdoti, serviva a stabilire la 
diagnosi e la cura. 

Medicina magica dunque, ma dai reperti archeologici 
si desume anche una intensa attività chirurgica 
nonché la pratica della medicina razionale. Il ma- 
lato, una volta guarito, doveva infatti fare incidere la 
storia della propria guarigione su una tavola di 
marmo che veniva conservata nel tempio. Con le 
altre, andava a formare quella che oggi si potrebbe 
definire una banca-dati. E tale doveva essere se lo 
stesso Ippocrate perfezionava la propria scienza 
studiando queste iscrizioni. 

La consuetudine di fare incidere la storia della 
propria guarigione era dunque in atto anche nel 
tempio dell'Isola Tiberina ed è provata dal rinnova- 
mento, fra ex voto e lapidi dedicatorie, di numerose 
tavole di guarigioni avvenute. 

In epoca romana, secondo alcuni studiosi, l'Isola 
Tiberina era stata trasformata in una nave di pietra, 
a ricordo forse della trireme che aveva portato a 
Roma il serpente sacro. Sulla punta orientale del- 
l'isola è ancora ben visibile la prua di una triremi e, 
in rilievo, il serpente arrotolato intorno a un bastone 
tenuto in mano dal dio il cui busto assai rovinato è 
riconoscibile. Sono resti databili al primo secolo 
avanti Cristo e poichè il Ponte Fabricio è del 62 si 
può dedurre che in quegli anni l'isola fu sottoposta 
auna sistemazione generale. Il ponte Cestio invece 
sul lato opposto non è più quello del 370 dC ma un 
rifacimento della fine dell'Ottocento. 

La venerazione di Esculapio durò a lungo, sino agli 
ultimissimi anni del paganesimo e oltre. Il caduceo, 
simbolo dei medici, è tutt'ora l’ultimo tenace ricordo 
di quel culto. 

In epoca cristiana il ruolo di Esculapio sull'isola fu 
assunto da San Bartolomeo. Di lui si narra che 


avessero fatto crollare il simulacro di un idolo 
guaritore e risanato tutti gli infermi che convertì alla 
vera fede. Pare che il fatto fosse avvenuto il 
Lycaonia, nell’ Asia Minore, da cui il nome medioe- 
vale dell’isola. La fama di questo luogo propizio al 
ritrovamento della salute è evidente anche dal fatto 
che il puteale marmoreo del XI secolo sul pozzo 
dell’Asclepion è profondamente inciso dalle corde 
con le quali si tiravano su i secchi di acqua mira- 
colosa. Un'altra prova della fama dell'isola Tiberina 
nel Medio Evo la si trova a Londra. Un tale, giunto 
a Roma durante il Concilio del 1123, cadde malato 
e fu portato all'isola in fin di vita, ma sopravvisse. 
Tornato nella sua città fondò l'ospedale di San 
Bartolomeo tutt'ora noto come Old Bart's. 
Il rinascimento dell'Isola Tiberina come centro sa- 
lutare è legato però all'arrivo dalla Spagna di due 
frati ospedalieri nella metà del 1500, Pedro Soriano 
e Sebastiàn Arias, i quali si stabilirono da prima in 
un edificio costruito sui resti del tempio di Adriano 
in Piazza di Pietra. Installati alcuni letti, raccolsero 
i loro primi assistiti, gli emarginati della società, 
gente senza mezzi, privata anche della salute del 
corpo e della mente. | due squattrinati fratelli erano 
seguaci di Juan Cidade ovvero Giovanni di Dio 
come l’aveva ribattezzato il suo vescovo, e per 
provvedere a tutto, andavano a chiedere l'elemo- 
sina: «Fate bene fratelli!» esortavano «a voi stessi, 
per amor di Dio! Fate bene fratelli». Furono accolti 
con curiosità, e forse con diffidenza all’inizio. Poi 
subentrò la simpatia e infine l’affetto. La gente 
prese a chiamarli i Fatebenefratelli, ed è questo il 
nome che l'Ordine ha poi finito per darsi in Italia. 
Pedro Soriano e Sebastiàn Arias come i loro 
confratelli camminavano sulle orme di Juan Cidade 
nato in Portogallo nel 1495. Juan ebbe un'esistenza 
in parte oscura, in parte incolore sino a quando non 
sentì il richiamo alla sua vera vocazione che lo 
trasformò in un uomo di azione ascoltando Giovanni 
d'Avila. Aveva già quarantadue anni e la sua fu una 
conversione violenta, disperata: si pensò a una 
malattia di mente e venne rinchiuso in manicomio. 
(I - continua) 


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i La Sporta 4f 


Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio | 
Fondata l'8 marzo 1985 - Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/3/89 


Casella Postale 521 - 50100 Firenze 


Anno III Nr. 11 - 12 Settembre - Dicembre 1991 


entro un cassetto di un 
D mobile di un ufficio am- 
3 ministrativo fu trovata nel 
1982 una stampa raffigu- 
rante San Giovanni di Dio. 
Abbiamo pensato di pubblicarla in 
copertina perchè, oltre ad esserci pia- 
ciuta per l'espressività del santo, 
avremmo anche bisogno di notizie ri- 
guardo alla sua provenienza dato che , 
nonostante le molteplici ricerche non 
siamo per ora venuti a capo di nulla. 
Chi potesse fornirci notizie lo faccia 
scrivendo all'Associazione San Gio- 
vanni di Dio Casella Postale 521 50100 
Firenze Italia 


THE COVER 

In 1882, a print representing Saint 
Johon of God was found in a drawer of 
a piece of forniture in an office of the 
administration. 

We have decided to publish it on the 
coverpage, not only because of liking 
the expressiveness of the saint, but 
also because we need information 
regarding its origin. 

Much research has been done but to 
date widout success. 

Anyone that can fournish news 
concerning this print please write: 
Associazione San Giovanni di Dio 
Casella Postale 521 50100 

Firenze Italy 


PHOTO COUVERTURE 
Dansuntiroir d'un bureau administratif 
on trouva en 1982 un'estampe 
réprésentante Saint Jean de Dieu. 
Nous avons pensé de la publier dans la 
couverture parce que, outre 

à nous plaire pour l'expressivité du 
saint, nous aurions besoin de 
renseignements sur son origine du 
moment que, malgré nos recherches, 
pour le moment, nous n'avons à rien 
abouti. 

Si quelqun pouvait nous fournir des 
renseignements écrire à: 
Associazione San Giovanni di Dio 
Casella Postale 521 50100 Firenze 
Italie 


LA PORTADA 

Dentro un cajon de un mueble de una 
oficina fue encontrada el año 1982 una 
estampa de San Juan de Dios. 
Hemos, pensado publicarla pertada 
porque, ademas, de que nos gusto por 
la expresion del santo, tenemos 
necesidad de noticias respecto a su 
provenincia, dado que, a pesar de 
haberlo intendado, no hemos 
conseguido nada hasta el momento. 
Por ello, rogamos a quien pudiera 
darnos alguna noticia, que nos escriba 
a la "Associazione San Giovanni di 
Dio", Casella Postale 521, 50100 Fi- 
renze Italia. 


DIE MAGAZINDECKE 
Im 1982 wurde ein Druck von San 
Giovanni di Dio in einem Kasten einer 


Paladini in Croci...era 


Compete a queste poche righe raccontare una 
realtà, interpretarla e quindi esprimere un'opinione 
personale. Pensando a cosa sarebbe stato più 
idoneo scrivere in questo numero della Sporta 
che esce alla fine dell'anno, ho ripreso in mano 
tutto il 1991 in cerca di un fatto di cui valesse la 
pena parlare. 

E qui è nato il problema. Non ne ho trovato solo 
uno, ne ho trovati tanti ed alcuni anche di note- 
vole interesse. Imbarazzato nella scelta ma de- 


sideroso di dire, anche io, la mia opinione, fosse 


anche per un fatterello di marginale importanza, 
mi sono accorto invece che sarei caduto nello 
stesso errore che rimprovero agli altri. Di parlare 
molto e di fare ben poco. 

Non sose vi siete accorti che stiamo attraversando 
un periodo di grande moralismo, spesso a buon 
mercato, e che molti si sentono in dovere non solo 
di dire la propria ma di ergersi a paladini di questo 
e di quel problema. Abbiamo paladini per la 
mafia, per la giustizia nei tribunali, per gli 
extracomunitari, per i malati di aids o di tumore, 
per l'ecologia e chi più ne ha più ne metta. Tutti 
a motteggiare su come si dovrebbe fare o non 
fare, o meglio su come gli altri doverebbero fare 
o non fare. Tutti in partenza o peggio già partiti 
a combattere nelle crociate contro gli infedeli, 
lasciando gli altri nelle peste a viversi da soli i 
propri guai. E sta diventando un fenomeno dila- 
gante, anche perchè questo modo ci fa sentire 
meglio senza sprecare troppa fatica. Certamente 
sarebbe peggio se di alcuni problemi neppure si 
parlasse, ma è altrettanto certo che degli stessi 
problemi se ne sta parlando da troppo tempo 
senza venire a nessuna conclusione concreta. 
Personalmente non credo che debbano esserci 
delle priorità quando si affrontano certe carenze 
che riguardano le basi del nostro vivere civile, 
ma, nello stesso tempo, da una parte bisognerà 
pur cominciare. 

Durante un programma televisivo di grande po- 
polarità fu fatta la seguente domanda: 

“Se vi colpisse un tumore, lo vorreste sapere 
oppure no?” 

AI di la del fatto che l'argomento tumore in un 
programma nazional popolare fa salire l'audience 
e questo (per alcuni) è la cosa più importante, la 
domanda non è così superficiale come può 
sembrare. Affronta il dubbio se più spesso non 
siamo noi a non volere sapere come stanno le 


SOMMARIO 
Editoriale .................... a p. 2 
Medico dei due mondi ........ «p. 3 
La casa di cura San Camillo.. p. 4 
| Film: “I miracoli non si ripetono” ...... p. 5 
Non fiori ma... opere concrete... .......p. 6 
| A Firenze in bicicletta ......................... p. 6 
Gradita visita di Mike Sullivan ........... p. 7 
AUSITIA!.-..cururinrinionianzia nqneaara Gana sasa Da 7 
| II vice sindaco in visita ...... FERA .p. 8 
Il Vermout cambia bottiglia ................ p. 8 
Quattro conche per Ognissanti ......... p. 9 
| Non ci è piaciUta..................n p. 9 
| La Cooperativa di Legnaia .... p.10 
| La Posta.............. ina ARAA p.11 
| Abbiamo letto.. ..p. 12 
| L'Associazione E... ................... n p. 13 


| Sul Tevere fede e salute nei secoli... .p.15 | 


@ LaSporta Lo 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione: Sergio Balatri, Alessandro Tantussi 

Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France- 
|  scoBatazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, 
| Roberto Della Lena, Lorenzo Recchia, Maurizio Romani - Foto- 
composizione: Menabò v. F.Granacci , 5 Firenze - Stampa: 
Tipografia Tiposervice v. Furini, Firenze. 


Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89. 
(OD) ASSOCIATO ALL'UNIONE 
_ ITALIANA STAMPA PERIODICA 


cose piuttosto che gli altri a non dircele. Se così 
fosse una parte del problema di come mai non si 
riesce a levare il così detto ragno dal buco sarebbe 
risolto. Se vogliamo far qualcosa, cominciamo a 
dire a noi stessi che siamo pigri, indolenti, ego- 
isti, cinici, imperturbabili alle nefandezze nostre 
e degli altri. Cominciamo a chiedere qualcosa di 
più e di meglio a noi stessi invece che agli altri. 
Non di quantità ma di qualità di vita. 


A. Tantussi 


Möbel im VerwaltungsbUro gefunden. Wir möchten den 
Druck auf einer Magazindecke veröffentlichen, nicht nur 
weil er uns fUrsden 

Ausdruck gefallen hat, aber auch weil wir Nachrichten Ùber 
seiner Herkunft brauchen (wir haben viele Nachforschungen 
gemacht, ohne etwas zu erfahren). 

Wer uns Nachrichten darUber versorgen kann, kann an der 


| "Associazione San Giovanni di Dio - Casella Postale 521 - 


50100 FIRENZE - Italy" schreiben. 


A CAPA 

Dentro a gaveta dum móvel dum escritório administrativo foi 
encontrada em 1982 um impresso que representava Sào Joào 
de Deus. 

Nos temos julgado conveniente de publicarlo na capa porque, 
alem de ter apreciada o poder de expressào da imagem do 
Santo, nos precisariamos também de ter notícias respeito à 


origem do impresso sendo que, apesar das numerosas 
pesquisa,nào temos tido até agora nenhuum resultado. 
Quem tenha a possibilidade de nos fornecer umas notícias, 
pode facerlo escrivendo para a “ASSOCIAZIONE SAN 
GIOVANNI DI DIO” 
Casella Postale 521 - 50100 Firenze Italia 

S.Balatri 


Ogni martedì alle ore 21 il Comitato - 


Organizzativo si riunisce presso la sede 
dell'Associazione in Borgo Ognissanti 
42. Il ® dell'Associazione è 21.88.39 


ASSOCIAZIONE 


; Non mancava certo di 
. coraggio, Filippo 
. Mazzei, medico fio- 
- rentino, se a poco più 
di vent’anni decise di abbando- 
nare l’Italia per andare a cercare 
fortuna altrove. Lasciò Firenze 
diretto a Livorno con la speran- 
za di imbarcarsi per Cadice o 
Lisbona e raggiungere quindi il 
Sudamerica. A Livorno, lavo- 
rando come chirurgo, incontrò 
aiuti, simpatie e guadagni note- 
voli. Poi, affascinato dai rac- 
conti sull’Oriente, si lasciò 
convincere dall’amico e colle- 
ga dottor Salinas a recarsi a 
Smirne. Ma il suo spirito irre- 
quieto e la voglia di scoprire il 
mondo lo allontanarono presto 
dalla Turchia. 

Nelle Memorie della vita e del- 
le peregrinazioni del fiorentino 
Filippo Mazzei, un’autobiogra- 
fia in due volumi, egli racconta 
in modo un po’ arruffato ma 
assai completo, il suo girovaga- 
re per il mondo e l’incontro con 
usi, politiche, consuetudini e 
climi diversi. Dai suoi scritti 
emerge la duttilità interiore del 
personaggio, l’intelligenza e la 
capacità di inserirsi a proprio 
agio anche nei luoghi e nelle 
circostanze più inimmaginabili. 
Filippo Mazzei era nato all’alba 
del giorno di Natale del 1730 a 
Poggio a Caiano, quarto e ulti- 
mo figlio di Domenico ed Eli- 
sabetta Mazzei, dopo due fratelli 
e una sorella, Filippo diviene il 
preferito del nonno Giuseppe 
che teneva saldamente in mano 
le redini delle attività e delle 
fortune familiari con l’inten- 
zione di renderne beneficiario 
Filippo alla maggiore età. Il ragazzo compì 
i suoi studi a Prato sotto la guida del mae- 
stro Cima, sacerdote dottissimo e bravo. 
Successivamente andò a Firenze presso 
l'Ospedale di Santa Maria Nuova dove 
apprese l’arte della medicina e della chirur- 
gia. Nel frattempo la realtà familiare era 
cambiata: il nonno non c’era più e l’eredità 
cospicua da lui lasciata era stata incamera- 
ta con astuzia dal primogenito Jacopo. Il 
secondogenito Giuseppe s’era fatto frate, 
non per autentica vocazione ma per le 
insistenze d’uno zio Priore e del Vescovo 
Alamanni. Vittoria, la sorella, si era sposa- 
ta. Il padre, Domenico, mancò quasi al- 
l’improvviso. La madre, debole e succube 
del figlio maggiore, non era in grado di 
offrire a Filippo alcun appoggio economi- 
co o affettivo. Anche i sogni e gli entusia- 
smi legati agli innamoramenti si erano in 
breve cambiati in delusioni amare e pro- 
fonde. 


Medico 


dei due mondi 


di Paola Innocenti 


Alcuni dubbi sulla Fede, ingenuamente 


- espressi a un sacerdote, gli avevano procu- 


rato un’accusa di eresia, facendogli perde- 
re il lavoro in Ospedale. Tutto, insomma, 
pareva congiurare contro il giovane Filip- 
po che, amareggiato, decise di raggiungere 
altri lidi. Era il 1752; Filippo Mazzei non 
aveva compiuto neppure 22 anni. 
Livorno fu la prima tappa d’un lungo cam- 
mino che lo avrebbe reso cittadino del 
mondo, testimone e partecipe dei più gran- 
di avvenimenti storici del tempo, in Europa 
e in America. 

A Livorno, scrive Guido Gerosa nel suo 
Filippo Mazzei, il fiorentino che fece 
l’America, “sistemava con una sorta di 
felicità gambe e braccia rotte e la gente 
parlava con entusiasmo di quel giovane, 
straordinario chirurgo arrivato lì per grazia 
del cielo”. Dopo tre anni trascorsi a Livor- 
no, nel luglio del 1755, affrontò le peripezie 
di un lungo viaggio, di una grave malattia, 


arrivando a Smirne. La città lo 
affascina. Non gli mancano i 
successi professionali né quelli 
amorosi. I guadagni sono più 
che soddisfacenti ma, il gio- 
vane e irrequieto medico, nel 
dicembre del 1755 si imbarca 
come chirurgo su di una nave 
diretta in Inghilterra. Arriva a 
Londra, fa amicizie importan- 
ti, impara l’inglese alla perfe- 
zione e poi decide di partire 
per Parigi. In quella città co- 
nosce l’abate Galiani, ne di- 
viene amico, si appassiona ai 
dibattiti letterari. Ma ha no- 
stalgia di Firenze e vi ritorno 
all’inizio del 1760. 
Riabbraccia la madre, ritrova 
le antiche difficoltà di rappor- 
to con il fratello Jacopo. La 
realtà fiorentina gli pare angu- 
sta e insopportabile. Le amici- 
zie da lui fatte a Londra nei 
migliori ambienti, gli accordi 
con alcuni commercianti ebrei 
e i conseguenti guadagni, 
nonché la sempre crescente 
notorietà, avevano attirato su 
di lui gelosie, invidie, maldi- 
cenze e accuse tanto da fargli 
rischiare l’Inquisizione e 
l’espulsione da Firenze. Filip- 
po si difende con impeto e 
tenacia dall’imputazione di 
avere commerciato in libri 
proibiti e la battaglia condotta 
per dimostrare la propria in- 
nocenza ha, tra l’altro, il risul- 
tato che «l’iniquo Tribunale 
dell’Inquisizione venne total- 
mente abolito in Toscana». 
Filippo, frattanto, nominato 
ambasciatore di Toscana a 
Londra dal Granduca 
Leopoldo, torna in Inghilter- 
ra; Il gomitolo esistenziale del medico 
Mazzei si dipana ora su nuove lunghezze 
dove la storia e la politica tengono la ribal- 
ta. s 
Il neo ambasciatore di Toscana a Londra, 
trale altre incombenze aveva ricevuto quella 
di procurare al Granduca Leopoldo un ca- 
minetto-stufa, recente invenzione di 
Beniamino Franklin. Il caso volle che 
Franklin fosse a Londra; conosciuto Mazzei 
ne divenne amico anche perché Franklin, 
appassionato di agricoltura, era incuriosito 
dalle molte specie alimentari portate in 
Inghilterra dal fiorentino, tra cui legumi di 
ogni tipo e un particolare «granturco 
cinquantino (che maturava in cinquanta 
giorni) e che divenne poi in America il 
“Mazzei’s corn». 

(I parte -continua) 


Per gentile concessione di MT Masson Editore 


3 


ASSOCIAZIONE 


“LA CASA DI CURA SAN CAMILLO 


na struttura sanitaria che funzio- 
U na da 44 anni e che è andata via 

via acquistando un’importanza 

sempre maggiore per la popola- 
zione della Versilia. Al suo reparto di 
fisiochinesiterapia arrivano degenti anche 
da località lontane. Problemi del presente e 
progetti per il futuro nelle parole di padre 
Gianfranco Lovera, superiore della piccola 
comunità cammilliana che gestisce l’ope- 
ra. 
“Questa è una comunità in cui si è molto 
affiatati e devo dire che i miei confratelli 
mi vogliono veramente bene, assai di più di 
quanto io meriti”. Chi fa questa confessio- 
ne con aria assolutamente spontanea e sin- 
cera è padre Gianfranco Lovera, 43 anni, 
nativo di Saluzzo, in provincia di Cuneo, 
diventato camilliano insieme col fratello 
che ora si trova nella Casa della Fraternità 
di Piossasco, presso Torino. 
Fisico forte, capelli folti e neri, viso sereno 
e pronto al sorriso, padre Gianfranco è da 
due anni superiore e direttore 
amministrativo della Casa di 
cura S.Camillo di Forte dei 
Marmi, sul litorale della 
Versilia (Lucca). Con lui altri 
quattro religiosi qualcuno dei 
quali però molto anziano e 
con seri problemi di salute. 
Una comunità piccola, dun- 
que, ma capace di portare 
avanti un’opera molto com- 
plessa e di grande importanza 
per il territorio versiliese. 
Sono due gli edifici della San 
Camillo. Il più vecchio. che ha 
ancora l’ingresso principale e 
da sulla Via P.Ignazio da 
Carrara, proprio di fronte alla 
chiesa parrocchiale di San 
Francesco, risale ad una ses- 
santina di anni fa, ma è stato 
più volte ampliato e modifi- 
cato. Oltre alla direzione, agli 
uffici amministrativi e ai ser- 
vizi generali, ospita la comu- 
nità dei Camilliani e anche 
una piccola comunità di Figlie 
di San Camillo, quattro suore 
dedite anch’esse all’assisten- 
za dei malati. Nella parte cen- 
trale del primo piano, inoltre, 
si sta allestendo un reparto di 
residenza sanitaria assisten- 
ziale: 30 posti letto per anzia- 
ni anche non autossufficienti. 
“abbiamo avuto un lascito da 


Visione aerea con scorcio marino 
della Casa di cura San Camillo e 
della chiesa parrocchiale San 
Francesco 


4 


A FORTE DEI MARMI” 


una signora di Pietrasanta”, dice Padre 
Gianfranco, “e avremmo voluto iniziare la 
costruzione di un nuovo edificio su un 
appezzamento di terreno adiacente alla Casa 
di Cura. Non abbiamo potuto, almeno per 
il momento, ma il problema degli anziani è 
sempre più grave qui in Versilia, e allora 
abbiamo pensato di destinare a questo sco- 
po una parte del vecchio fabbricato”. 

E° l’ennesima ristrutturazione che subisce 
la casa. I Camilliani sono arrivati a Forte 
dei Marmi nel 1932. La citta’, che aveva 
avuto origine nel XVI secolo, ai tempi di 
Michelangelo, come pontile d'imbarco per 
i marmi provenienti dalle Alpi Apuane e 
che nel 1788 era stata munita dal Granduca 
di Toscana Leopoldo I, della fortezza da 
cui derivò il suo nome, sessant’anni fa era 
già un noto centro balneare che richiamava 
villeggianti anche dall’estero. La prima 
casa di turisti stranieri era stata, sul finire 
dell’Ottocento, quella del celebre scultore 
e architetto Adolf von Hildebrand. Negli 


anni ‘30 avevano qui le loro ville molti 
principi, conti, marchesi e grandi signori 
dell’epoca: c’erano i Corsi, i Pallavicino, i 
Ripa di Meana, i Ginori Venturi, 

gli Agnelli, gli Orlando, gli Schatzer, i 
Paladini; qui venivano a trascorrere più o 
meno lunghi periodi dell’anno numerosi 
artisti e intellettuali, come Henry Moore, 
Marino Marini, Carlo Carrà, Ottone Rosai, 
Ardengo Soffici, Giovanni Papini, Curzio 
Malaparte, Thomas Mann; e qui approda- 
vano sovente, con il loro stuolo di amici, 
potenti gerarchi fascisti, come Galezzo 
Ciano e come Italo Balbo, che ammarava 
con il suo idrovolante proprio di fronte alla 
“Capannina”, il famosissimo locale not- 
turno che era stato aperto 

nel 1929 da Achille Franceschi e che sareb- 
be diventato il simbolo della vita mondana 
dell’intera Versilia. 

Mai Camilliani giunti a Forte dei Marmi in 
quegli anni “ruggenti” non avevano certo 
in programma di prendere parte alla “dolce 


Il Dott. Marco Matarazzo Pri- 
mario chirurgo al tavolo opera- | 
torio aiutato dal Dott.Vincenzo 
De Luca in una sala operatoria 
della San Camillo. 

Tanto il dott. Matarazzo quanto s 
ildott. De Luca provengono dal- & 
l'Ospedale di San Giovanni di 
Dio di Firenze dove erano alcuni 
anni fa rispettivamente Aiuto e 
Assistente della Il Divisione di 
Chirurgia Generale. 


vita” della cittadina versiliese. Erano li per 
assolvere come sempre la loro missione in 
favore dei malati e dei bisognosi. Gli inizi 
furono difficili; poi arrivò la guerra a ren- 
dere impossibile qualsiasi sviluppo alla 
loro opera. Solo nel 1947 poterono aprire 
una vera e propria Casa di cura, specializ- 
zata in localizzazzioni tubercolari 
extrapolmonari quali tbc ossea e intestina- 
le. Tale destinazione rimase valida e 
pressochè esclusiva fino agli anni ‘70, 
quando alle spalle del vecchio edificio fu 
inaugurato il nuovo. Questo fabbricato è 
decisamente più grande, moderno e fun- 
zionale, ma si inserisce comunque armo- 
niosamente nel paesaggio circostante, ca- 
ratterizzato da una rigogliosa vegetazione. 
La nuova sede della San Camillo, è uno 
stabile di quattro piani, sulla cui facciata 
corrono lunghe balconate; al quarto piano 
c’è il reparto di chirurgia , con tre sale 
operatorie, pit una di preparazione e una di 
rianimazione. 

“Le sale operatorie sono state appena ri- 
strutturate. abbiamo speso un miliardo, ma 
ne è valsa la pena: nella zona non c’è nulla 
di meglio per quanto riguarda la modernità 
e la funzionalità delle attrezzature”. 


“La San Camillo”, dice ancora padre 
Gianfranco “ha circa 200 dipendenti. i 
medici sono una quarantina. Un discorso a 
parte va fatto per la TAC e perla RMN, che 
danno lavoro ad una quarantina di persone 
ma che abbiamo in società con altri”. 

Per questi due servizi così sofisticati si sta 
ora preparando una sede nuova, in un pic- 
colo stabile ristrutturato situato accanto 
alla San Camillo. 

“Bisogna sempre guardare avanti”, con- 
clude padre Gianfranco ,’non possiamo 
fermarci se vogliamo rispondere in modo 
adeguato ai bisogni dei malati. Il mio so- 
gno? Quello di avere una Casa di cura che 
sia veramente utile sul territorio e che svol- 
ga sempre meglio la sua funzione a favore 
della popolazione. Proprio in quest'ottica 
spero di riuscire ad aprire in un prossimo 
futuro un reparto di oncologia che diventi 
un vero punto di riferimento per i malati di 
tumori e che sia in grado di seguirli e 
assisterli in tuttele fasi della malattia”. 


ENZO CROCETTI in “Missione salute” 
Rivista dei camilliani d’Italia IV n.5 set- 
tembre/ottobre 1991 


LT 


er 


Il padre superiore 
Gianfranco Lovera 


ASSOCIAZIONE 


FILM: 
“| MIRACOLI NON SI RIPETONO” 


isto il film “I miracoli non si ri- 
V petono” 

1951 regia di Ives Allegret con 
Alida Valli (La Sporta 9 p.5) 
Duranre una visita a Roma ho visto alla 
Cineteca Nazionale di Via Tuscolana il 
film nella speranza di vedere scene del 
nostro ospedale, purtroppo da questo pun- 
to di vista è stata una delusione perchè 
dell’ospedale di Borgognissanti (che nel 
film è diventato un ospedale romano) si 


vedono solo due scene girate in Portineria. 
(S.B.) 


i 


| Alida Valli in una scena delfilm. (Foto Locchi) 


O 


ASSOCIAZIONE 


NON FIORI MA... OPERE CONCRETE 


ino a dieci anni fa parlare di 
F ambiente e della sua salva- 

guardia se non suscitava 
scandalo per lo meno ti addi- 
tava come stravagante o alternativo. 
Oggi alle soglie del ’92 dove i proble- 
mi di ecologia riguardano tutta la Co- 
munità Europea e non solo il nostro 
paese, ci accorgiamo, svegliati come la 
bella addormentata nel bosco, che sia- 
mo rimasti al palo e ci dobbiamo ade- 
guare. A dire la verità la sveglia è stata 
suonata più volte da tutti coloro che per 
anni hanno difeso l’ambiente cercando 


di coniugare ecologia e sviluppo per | 


una migliore qualità della vita. 

Fra le Associazioni che sono nate con 
questo scopo e hanno lavorato in que- 
sto senso, merita parlare de “IL PIA- 
NETA”. Nata nel 1988 conl’obbiettivo 
di diffondere la cultura naturalistica e 
ambientale si è occupata e tuttora si 
preoccupa di trovare soluzioni ai pro- 
blemi connessi con la tutela dell’am- 
biente, della salute umana, del paesag- 
gio, dei beni storici, non solo propo- 
nendo suggerimenti alle istituzioni ma 
anche intervenendo con denunce e op- 
ponendosi a progetti puramente spe- 
culativi sia edilizi che urbanistici. In 
questi anni ha compiuto interventi per 
la rimozione di discariche abusive, 
contro esercitazioni a bassa quota di 


ASSOCIAZIONE — 


A FIRENZE IN BICICLETTA 


di Leonardo Mastragostino 


Piste ciclabili? Si, ma al posto giu- 
sto! 


La soluzione o la riduzione di gravi proble- 
mi propri delle grandi città, quali l’inqui- 
namento atmosferico e l’intenso traffico 
veicolare, comporta soluzioni diversifica- 
te e coraggiose. Le piste ciclabili costitui- 
scono uno strumento indispensabile ed uti- 
le se giustamente interpretate nella loro 
funzione e realizzazione. Fortemente cri- 
ticato (assieme a M.E.E., AICS, ProNatura, 
Lega Ambiente, Ass. Verdelabici, WWF, 
Lista Verde Palazzo Vecchio) il progetto 
fiorentino principalmente per i seguenti 
motivi: localizzazione su direttrici ad in- 
tenso traffico con conseguente pessima 
qualità dell’aria e situazione igienico-sa- 
nitaria negativa per i ciclisti, i quali, com- 
piendo uno sforzo fisico, aumentano la 
frequenza della ventilazione polmonare; 
sviluppo del tracciato insufficiente ai col- 
legamenti delle zone cittadine e di queste 
con la periferia; negatività del cordolo in 


6 


= 
1 


cemento in quanto “barriera architettonica” 
nei confronti di inabili ed anziani: costi 
(2,5 miliardi circa); perdita di parcheggi; 
ecc. 

Le controproposte prevedono l’istituzione 
di strade ciclabili (ove sia consentito il 
transito e sosta veicolare ai residenti), par- 
ticolarmente sfruttando vicoli e strade mi- 
nori, a costituire uno sviluppo cittadino a 
“ragnatela” (utilizzabile anche da mezzi di 


aerei militari in zone urbane, contro 
l’uso inutile di materiali plastici, a favo- 
re della protezione di animali rari e del 
loro ambiente. Tra le varie iniziative che 
la caratterizzano ha creato un premio: 
“Il Porcellino d’oro”. Analogo al “Pre- 
mio Attila” del WWF, consiste 
nell’attribuzione di un porcellino, in 
cotto imprunetino verniciato d’oro, alle 
azioni più negative nei confronti del- 
l’ambiente, del paesaggio, della salute, 
etc. Il premio viene inviato all’/agli in- 
teressato/i in contemporanea alla comu- 
nicazione alla stampa e alla TV, sempre 
che non venga provveduto in merito. 
Anche se in questi anni ha lavorato 
molto, mi spiega il suo presidente 
Leonardo Mastragostino, la speranza 
non è di fare ancora di più, ma al contra- 
rio cessare la propria attività. Questo 
vorrebbe dire che le istituzioni funzio- 
nano a dovere perriempire quelle caren- 
ze di tutela ambientale alle quali attual- 
mente fanno fronte le Associazioni come 
il Pianeta. 
Salvaguardare la natura, dunque, ma 
ancora di più tutto l’ambiente dove vi- 
viamo, anche dentro la nostra città. 
Trovare con l’impegno di tutti soluzioni 
il più immediate possibili ai problemi 
del “nostro” ambiente, significa miglio- 
rare la qualità della vita, anzi della “no- 
stra” vita. 

A. Tantussi 


pubblica emergenza in caso di necessità, 
quali ambulanze o altri, spesso gravemente 
rallentati dal traffico), con costi ridotti alla 
cartellistica, con evidente migliore qualità 
dell’aria, senza costituzione di “barriere 
architettoniche”. L’evidente vantaggio di 
una soluzione del genere consiste nel privi- 
legiare seriamente l’uso delle due ruote in 
una città che si presta effettivamente (viste 
le sue dimensioni ancora a misura d'uomo) 
per questo tipo di spostamento. 
Ricordiamo inoltre che fino ad alcuni anni 
fa, quando il traffico non aveva raggiunto 
livelli drammatici, in bicicletta si vedeva- 
no anche persone di mezza età od anziane: 
oggi perfino un giovane trova difficoltà 
nell’intenso e caotico traffico, connesso ai 
recenti grandi sviluppi viari unidirezionali 
sempre più a misura di auto e non certo di 
bicicletta. Favorire la bici comporta lal- 
leggerimento del traffico, la diminuzione 
del problema -parcheggi- ed il migliora- 
mento della qualità dell’aria. 

Il risultato purtroppo modesto delle attuali 
piste ciclabili lo possiamo osservare tutti: 
risultano quasi sempre deserte. 


GRADITA VISITA DI MIKE SULLIVAN 


lla fine di settembre è venuto da 
A Oxford in visita alla città di Fi- 
renze Mike Sullivan. 

Mike Sullivan è uno dei respon- 
sabili del marketing europeo della DIALOG 
INFORMATION SERVICE Inc, la grande 
banca dati statunitense fornitrice dell’ As- 
sociazione San Giovanni di Dio per il col- 
legamento OnLine e attualmente anche 
OnDisc. 

Mancando di spazio in questo numero, non 
possiamo purtroppo parlare a lungo della 
storia di questa poderosa organizzazione 
capace di 1.4T dati nelle sue memorie di 
Palo Alto in California. 

Ci limiteremo per ora ad un piccolo com- 
mentoriguardo all’ultima acquisizione CD 
ROM applicato alla Biblioteca E.Muntoni 
del N.O. 


FANTASTICO! è questo infatti il com- 
mento unanime che i medici dell’ospedale 
seduti accanto a me proferiscono mentre 
provano l’ebrezza della ricerca biblio- 
grafica con i CD DIALOG Medline. 

I 191 periodici della Biblioteca Muntoni, 
recensiti dalla National Library of Ameri- 
ca (Medline) sono diventati improvvisa- 


ASSOCIAZIONE 


n Austria conoscevamo Fra Isfried 
| I Schmid. 
si L’avevamo conosciuto quando 
venne a Firenze nel 1987 con la 
preziosa reliquia di San Giovanni di Dio 
che non abbandonava mai. 
Era tornato a Firenze per stare un pò con 
noi dell’ Associazione (La Sporta 4 p.2) e ci 
aveva a lungo parlato del suo ospedale, 
delle sue ultime fatiche nei paesi dell'Est 
dove la provincia Austriaca è impegnata 
per il recupero delle case confiscate a suo 
tempo da quei governi. 
Scorrendo il N° 59 del settembre 1991 del 
giornale della provincia austriaca 
“GRANATAPFEL” abbiamo appreso del- 
la morte di Fra Isfried e diamo di seguito la 
traduzione: 
“Inmemoria del Rev. Fra Isfried Friederich 
Schmid Fatebenefratello, membro del- 
l'Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro 
di Gerusalemme. 
Inaspettatamente dopo breve e grave ma- 
lattia, assistito dai Santi Sacramenti della 
Chiesa, il giorno 15 luglio 1991, a Vienna, 
nel suo 76mo anno di vita e nel suo 56mo 


mente un libro aperto dal 1984 in poi e 
sono raggiungibili in ogni parola dei 
“record” così come sono stati costruiti 
dall’esercito di indicizzatori della NLA. 
Già da cinque anni era in funzione un 
sistema On-Line sempre DIALOG con 
il quale era possibile ottenere dati 
bibliografici in tempo reale, ma il limite 
imposto dai costi di accesso e connes- 
sione ne limitava l’uso ai soli casi più 
urgenti, rari e difficili. 

Oggi abbiamo la possibilità di un ag- 
giornamento rapido attraverso i 3500 
periodici forniti da Medline ed abbiamo 
quindi la possibilità di essere in contatto 
continuo ed immediato con TUTTO il 
mondo della medicina. 

Non finiremo mai di ringraziare 1’ Ordi- 
ne Ospedaliero di San Giovanni di Dio- 
Fatebenefratelli che ci ha offerto nel 
1986 la possibilità di accesso a questo 
sistema informativo sobbarcandosene 
la spesa e che ha oggi provveduto al 
completo rinnovamento delle 
apparecchiature facendo così fare al 
nostro ospedale un gigantesco passo 
sulla via della conoscenza. 

(S.B.) 


anno di professione, è stato chiamato nella 
eterna patria. 

Fra Isfried era nato il 3 giugno 1915 a Linz 
sul Danubio. 

Il 21 luglio 1930 entrò nell’Ordine e il 24 
giugno 1933 prestò il giuramento sempli- 
ce. 

Nel periodo tra il 1936 e il 1938 ha lavorò 
come neoprofesso a Roma nella Casa 
Generalizia. Nel 1939 tuttavia venne ar- 


ruolato nell’esercito per il servizio militare 
e tornò solo nel luglio 1946 dopo la prigio- 
nia americana. 
L’8 marzo 1947 Fra Isfried pronunciò i 
voti solenni. Dopo aver ottenuto il diploma 
di infermiere nel 1948, lavorò nei vari 
istituti dell'Ordine in Austria. 
Prima della seconda guerra mondiale ed 
alcuni anni dopo svolse il servizio di “fra- 
tello raccoglitore” in tutta l’Austria con 
molto slancio e impegno personale. 
Negli anni tra il 1953 ed il 1958 
venne chiamato come priore a 
Nazareth. In seguito fu priore nei 
conventi di Kritzendorf e 
Kainbach.Per molti anni fu segreta- 
rio delle missioni soprattutto negli 
istituti dell’India. Si distinse nella 
provincia particolarmente perla sua 
competenza nella storia dell’Ordi- 
ne e della Chiesa. 
Ricordiamolo nella preghiera. 
(S.B.) 


Nella foto (Vita Ospedaliera XLII N.12 
DICEMBRE 1987) mentre porge la pre- 
ziosa reliquia di San Giovanni di Dio al 


Santo Padre. 


ASSOCIAZIONE 
SAN GIOVANNI DI DIO 
Fondata 1’8 Marzo 1985 


‘to 


NON AVERE PAURA DI AVER CORAGGIO 


PARTECIPA 
AL NOSTRO VOLONTARIATO OSPEDALIERO 
“FRA GIOVANNI BONELLI” 


PER AMARE ED ASSISTERE | MALATI 


PER ESSERE VICINI AL PENSIERO E ALLE 
OPERE DI SAN GIOVANNI DI DIO 


PER AVERE IL CORAGGIO DI ESSERE 
TESTIMONI 
Telefona 29.45.75 oppure scrivi a: 
CASELLA POSTALE 521 Firenze 


VOLONTARIATO OSPEDALIERO E DOMICILIARE “FRA GIOVANNI BONELLI" 


IL VERMOUT ALLA 
NOCE VOMICA 
CAMBIA BOTTIGLIA 


| È I 1 nostro socio Silvano Alisi mo- 


_ stra compiaciuto la nuova botti- 
glia del famoso Vermout che si 
presenta ora trasparente e reca sul retro il 


disegno della Portineria di Borgognissanti. 


(Foto SB) 


ASSOCIAZIONE 


IL VICE SINDACO IN VISITA ALLA CHIESA 
DI SAN GIOVANNI DI Dio IN BORGOGNISSANTI 


Il Vice Sindaco Gianni 
Conti nella Chiesa del- 
l'ospedale 
(Foto SB) 


n anno fa, il 30 novembre una | Tutto questo sembra stia andando per il 


mattina, il Vice Sindaco Gianni | verso giusto, due riunioni sono già state 


Conti, decise di visitare la Chiesa | fatte nei locali dell’ Assessorato alla Cultu- 
di San Giovanni di Dio in Borgognissantie | ra, 


scrisse sul libro delle firme la promessa di 
fare il possibile perimpedire la dispersione 
del patrimonio storico artistico e per istitu- 


U| 


Un cospicuo stanziamento di fondi pare già 
promėsso da un ente del quale ancora non 
si conosce il nome. 


ire un Museo che raccogliesse materiale I progetti sono in gestazione. ) 
| della storia di San Giovanni di Dio e dei | 
suoi seguaci in Toscana. | | 


Una riunione del gruppo di studio nella stanza dell’ Assessorato. 
(Foto SB) 


ASSOCIAZIONE 


QUATTRO CONCHE 
PER OGNISSANTI 


uattro conche per raccogliere 
l’acqua dalle grondaie degli an- 
goli del chiostro di Ognissanti 
sono state donate da Mario Mariani del- 
l'omonima fornace dell’ Impruneta, al con- 
vento francescano di Ognissanti all’inizio 
di ottobre. 

Pubblichiamo volentieri la lettera che il 
Superiore Padre Lorenzo Lazzeri ha invia- 
to alla nostra Asssociazione per aver reso 
posssibile il gradito.dono: 

“Cari amici, “...sorella acqua...umile ed 
utile...” secondo le parole di San France- 
sco, dimentica talvolta della propria utilità, 
diventa indocile e dannosa. 

Accade ogni tanto anche nel nostro chio- 
stro quando la “sorella” si precipita furiosa 
e violenta dalle docce d’angolo. 

Nelle fauci delle belle quattro conche di cui 
ci avete fatto dono, furia e violenza vengo- 
no rese inoffensive. 

Ci avete beneficato e siete stati gentili. 
Lieti di essere oggetto della vostra cortese 
premura, noi, frati di Ognissanti, Vi ringra- 
ziamo di tutto cuore.” 

Ognissanti 8 ottobre 1991. 


Q 


| (Foto SB) All’ Impruneta la Fornace Mariani. 


ABBIAMO PARTECIPATO A 


esta della Rificolona organizzata 
dal Comitato Nuovo Centro 
Rondinella. 

Ringraziamo per l’ospitalità i si- 


F 


gnori: 

Renzo Andreoni, Daniele Vannozzi, Franco 
Foschi rispettivamente Presidente, Cas- 
siere e Segretario del Comitato Nuovo 
centro Rondinella nonchè i Consiglieri 
G.Paolo Rossi, Silvano Bacocci, Giuseppe 
Nencini, Vanessa Redditi e Graziano 
Simoncini. 


ASSOCIAZIONE 


Non CI È PIACIUTA 
uella parte del 
Q depliant e del 
manifesto pub- 
blicati dal- 
PUSL 10/C per propa- 
gandare la Scuola Infer- 
mieri. 
Non ci è piaciuto l’ac- 
costamento infermiere- 
meccanico e corpo uma- 
no-auto da corsa 


avremmo francamento 
Per un Lavoro Speciale 


preferito il contrario. 


(Foto Tarchiani) Il banco dell’Associazione 
in via Rondinella. 


SCUOLA INFERMIERI PROFESSIONALI 
, REGIONE TOSCANA 

UNITÀ SANITARIA LOCALE 10/C 
FIRENZE 


(Nella foto riproduzione di una parte del manifesto) 


ASSOCIAZIONE 


PENSIONAMENTI 


Affettuosamente circondato, Piero Bracci,noto infermiere e ispettore del N.O.San 
Giovanni di Dio, festeggia con i colleghi il giorno della pensione. 
(Foto SB) 


9 


ASSOCIAZIONE 


LA COOPERATIVA DI LEGNAIA 


lienti e ammiratori della crescente 
C importanza della cooperativa abbia- 
mo chiesto al Presidente Aldo 
Quercioli di raccontarci un pò il pas- 
sato e il presente della benemerita istituzione. 
Alla fine del 1800 operai e contadini cercavano 
di affrontare la loro difficile situazione organiz- 
zandosi in associazioni, società di mutuo soc- 
corso e unioni professionali. 
A Legnaia, piccolo borgo di operai e contadini 
alla periferia di Firenze, svolgeva il suo 
apostolato un francescano, Padre Pancrazio 
Landini, nativo della zona e che, nel suo fervore 
religioso, riuniva i contadinianche sotto le tetto- 
ie dei bindoli (*) per formarli religiosamente e 
socialmente. Per iniziativa di Padre Pancrazio e 
di un gruppetto di coloni, fu costituita l” Unione 
Professionale Cattolica di Legnaia”; dopo qual- 


(Foto S.B.) 


che anno, nel 1903, alcuni soci di questa unione 
costituirono la Cooperativa Agricola, che iniziò 
ad operare in due stanze in affitto di fronte alla 
chiesa di Legnaia. Successivamente fu costruita 
(dov’è tuttora) la sede sociale. 

Tra i primi impegni della Cooperativa, oltre alla 
vendita di prodotti per l’agricoltura e alimenta- 
ri, la lotta per abbreviare le pratiche daziarie e 
per l’abolizione del dazio sugli ortaggi, la ri- 
chiesta di uno spazio autonomo nel mercato 
ortofrutticolo in cui operare senza balzelli, con- 
tratti diretti con l’industria di trasformazione 
dei prodotti orticoli e impegno a derimere 
amichevolmente le controversie tra proprietari 
e agricoltori. 

Fin dall’inizio la Cooperativa, pur ispirandosi 
alla dottrina sociale cristiana, operò professio- 
nalmente, rimanendo estranea alle competizio- 
ni politiche e riuscì a mantenere , seppure con 
difficoltà, una propria linea autonoma anche nel 
difficile periodo storico che va dal 1920 al 1944. 
Durante le due guerre, notevole fu l’impegno 
dei soci rimasti sulla terra (in maggioranza 
vecchi, donne e ragazzi) perchè alla popolazio- 
ne non mancasse un minimo di alimenti. 

Nel dopoguerra la Cooperativa continuò il suo 


Io 


Il Presidente della Cooperativa Aldo Quercioli. 


cammino, seguendo la sua 
linea di autonomia, sempre 
diretta da agricoltori, venen- 
do via via incontro alle esi- 
genze che si manifestavano 
tra i soci. 
Un grosso danno fu subito 
nel 1966, quando l’alluvione 
distrusse pressochè comple- 
tamente il negozio in piazza 
Ghiberti. 
Negli ultimi anni, sempre — 
venendo incontro ai proble- 
mi e alle richieste dei soci e, 
in genere degli agricoltori, la 
Cooperativa ha ulteriormen- 
te allargato le sue attività 
ampliando i punti vendita di 
Legnaia, Novoli e 
1 piazza Ghiberti, realizzando il Centro 
di Sollicciano, potenziando l’attività 
nel mercato ortofrutticolo di Novoli, 
sviluppando il settore della 
meccanizzazione, realizzando il cen- 
tro di produzione piantine orticole e 
floricole, formando un gruppo specia- 
lizzato in impianti (serre, irrigazione, 
impianto frutteti...), potenziando l’as- 
sistenza tecnica. 
Inoltre, sia per propria iniziativa, sia in 
collaborazione con enti pubblici, 
conduce varie e interessanti 
sperimentazioni alla ricerca di nuove 
tecniche colturali, varietà idoneee al- 
l’ambiente fiorentino, selezionando e 
migliorando anche alcune delle vecchie 
varietà presenti nella zona. 
Anche oggi le linee portanti della coo- 
perativa sono le stesse che nel passato: 
- Economicità della gestione: i ricavi 
devono coprire i costi. 
- Autonomia, nella linea della trtadizione so- 
ciale cristiana. 
- Disponiobilità costante a venire incontro alle 
richieste dei soci. 
La cooperativa conta attualmente circa 450 soci 
e 80 dipendenti. 
(da “Coltivare insieme” Periodico della Coope- 
rativa di Legnaia) 


(*) Questa famosa parola mi ha dato la possibilità di 
ricercarne sia il significato : dal gotico-lombardo 
WINDER “ingranaggio”, sia un suo schema di fun- 
zionamento ricordando che con questo nome erano 


pure indicate le capanne, spesso in mezzo al 
campo,sotto cui stavano questi “ordigni” (Romano 
Bechi TRA L’ARNO LA GREVE E IL VINGONE 
1988 pagg 46 e 59). 


Non ho potuto fare a meno di riscrivere la 
pagina di Pinocchio in cui :...Quand’ebbe 
pianto ben bene, si rasciugò gli occhi e, prepa- 
rato un buon lettino di paglia, vi distese sopra 
il vecchio Geppetto. Poi domandò al Grillo- 
parlante: 

- Dimmi Grillino : dove potrei trovare un bic- 
chiere di latte per il mio povero babbo? 

- Tre campi distante di qui c’è l’ortolano 
Giangio, che tiene le mucche. Va’da lui e tro- 
verai il latte, che cerchi. 

Pinocchio andò di corsa a casa dell’ortolano 
Giangio: ma l’ortolano gli disse: 

- Quanto ne vuoi del latte ? 

- Ne voglio un bicchiere pieno. 

- Un bicchiere di latte costa un soldo. Comincia 
intanto da darmi il soldo. 

- Non ho nemmeno un centesimo -rispose 
Pinocchio tutto mortificato e dolente. 

- Male burattino mio - replicò l’ortolano. - Se 
tu non hai nemmeno un centesimo, io non ho 
nemmeno un dito di latte. 

- Pazienza! - disse pinocchio e fece l’atto di 
andarsene. 

- Aspetta un pò - disse Giangio. - Fra te e me ci 
posssiamo accomodare. Vuoi adattarti a girare 
il BINDOLO ? (in corsivo n.t.) 

- Che cosa è il Bindolo ? 

- Gli è quell’ordigno di legno, che serve a tirar 
su l’acqua dalla cisterna, per annaffiare gli 
olrtaggi. 

- Mi proverò ... 

- Dunque, tirami su cento secchie d’acqua e io 
ti regalerò in compenso un bicchiere di latte. 

- Sta bene. 

Giangio condusse il burattino nell’orto e gli 
insegnò la maniera di girare il BINDOLO....... 
(C.Collodi LE AVVENTURE DI PINOCCHIO 
ill. E.Mazzanti ed F.Paggi Firenze 1883 pag 
223-224) 


40, 


La rubrica della Posta è aperta a tutti, soci e non soci. Se desiderate proporre un argomento di dibattito 


la posta 


iceviamo da Fra Giuseppe 
R Dott.Magliozzi Priore dell’opera 
di San Giovanni di Dio a Manila: 
“Desidero ringraziarVi del puntuale invio 
della rivistaa “La Sporta”, nel cui N.10 ho 
avuto la sorpresa di veder riprodotto il 
nostro “NEWSLETTER”, e invio a tutti i 
migliori auguri per l’attività dell’ Associa- 
zione! 
Il quadro che vedete riprodotto in questo 
biglietto è stato dipinto dall’artista filippino 
Rafael del Casal ispirandosi all’affresco 
della Madonna del Patrocinio che è nel- 
l’ospedale di Borgognissanti a Firenze. 
Fraterni saluti a tutti, cordialmente in Cri- 
sto. 


Fra Giuseppe Magliozzi O.H. 


Fra Giuseppe Magliozzi che è medico, era 
presente sul balcone della Portineria di 
Borgognissanti la mattina dell’8 marzo 
1982 durante la celebrazione del 6° Cente- 
nario della Fondazione dell’Ospedale 


O 


o sapere l'opinione dell'Associazione su fatti che interessano la città di Firenze, la sanità, l'assistenza od 
altro, potete scrivere a: 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO “La Sporta” 
Casella Postale 521, 50100 Firenze 


`~ storia vecchia ormai, che la nostra 
E amata e rispettabile società, si stà 
deteriorando, ed è storia vecchia an- 
che il fatto che nessuno di noi, stà 
operando nel modo giusto per arrestare questo 
triste e pericoloso regresso. Con queste premes- 
se nascono spontanee alcune domande, che ci 
coinvolgono interiormente tutti: 
Potremo dare ai nostri figli un futuro migliore? 
Potremo creare 
una società dove la giustizia, l’amore e l’altruismo 
siano alla base di ogni nostro concetto, siano 
alla base di ogni nostro pensiero? Sono domande 
che ognuno di noi ha l'obbligo di porsi, sono 
domande alle quali non possiamo più dare delle 
risposte vaghe, o trovare delle false giustifica- 
zioni dicomodo, specialmente quando citroviamo 
di fronte a tragedie che passano volutamente 
inosservate come quella che si stà inesorabil- 
mente compiendo in Perù, dove centinaia di 
migliaia di esseri umani stanno morendo di co- 
lera, tra sporcizia, povertà e calcolato disinteresse 
da parte degli organi governativi del loro paese e 
di tutto il resto del mondo. 
Quando parlo di disinteresse totale, non è a 
caso, ma è una deduzione logica, visto che sono 
mesi che leggo i quotidiani e nessuno scrive 
qualcosa al riguardo. Si scrive molto di politica, di 
alta finanza, di sport, di cultura, (non so che tipo 
di cultura sia la nostra, se riusciamo a rimanere 
impassibili di fronte a queste terribili catastrofi) 


addirittura sovente si leggono tra le pagine di 
questi mezzi di informazione, stupide e spassose 
controversie condominiali, ma di questo fatto 
che dovrebbe essere trattato in prima pagina 
non si trova il più piccolo trafiletto. 
Non so come sia possibile non parlare di una 
situazione così drastica, se pensiamo che i 
colpiti da questa vergognosa epidemia 
che in poche ore porta un uomo alla morte, sono 
ad oggi circa 350.000 e se pensiamo che si stà 
rapidamente diffondendo in gran parte dell’Ame- 
rica Latina fino a calcolare che nel tempo di 10 
anni i colpiti da questa spietata epidemia saran- 
no circa 120.000.000. 
Quello che più ci deve colpire, è il fatto che 
questo microbo, per i nostri tempi, se curato, 
equivale a poco più di un raffreddore. 
Credo che alla luce di tutto questo non possiamo 
rimanere spettatori di questa tragica farsa, è 
arrivato il momento di partecipare, di credere, è 
arrivato il momento di dimostrare a noi stessi che 
l'uomo è ancora parte integrante del disegno di 
Dio. 
Un'altra cosa che dobbiamo tenere ben presen- 
te, è che quelli che stanno morendo sono uomini 
come noi, e che hanno dei sentimenti e dei valori 
oltre ad essere fatti di carne ed ossa propio come 
noi. 

Pier Luigi Bastianacci. 


S ignore, 


Concedi a noi una coscienza retta, 


riempite dalla tua gloria. 


Amen 


PREGHIERA 


quando Ti chiediamo, lo chiediamo a Te, 
perchè Tu sei il Bene, il sommo Bene, tutto il Bene. 


per misurate con il tuo Bene ogni nostra azione. 

Facci sentire che ogni uomo è nostro fratello. 

Facci capire che il bene del mondo dipende anche da noi. 

Fai che diamo lode al Tuo Nome anche con il nostro corpo, 

sano o malato che sia, sempre voluto a tua immagine. 

Che noi non sciupiamo mai, nè in noi nè intorno a noi, il dono della creazione. 
Che noi aneliamo, liberi dal peccato, alla Resurrezione con tutte le creature, 


Ti chiediamo questo, Signore, attraverso San Giovanni di Dio, 
che scelse di fare il bene, tutto il bene possibile. 


F.B. (o.f.m.) 


II 


ABBIAMO LETTO 


Jean Guitton Grichka Bogdanov Igor 
Bogdanog DIEU ET LA SCIENCE 
Ed.Grasset & Fasquelle 1991 

Scienza? 


Di sorpassare il vecchio conflitto 
tra il credente - per il quale Dio non è nè 
dimostrabile nè calcolabile - e lo scienziato 
- per il quale Dio non è neanche un'ipotesi 
di lavoro? 

Questa tuttavia è la posta di questo libro 
che così facendo si autorizza ad un fatto 
evidente: oggi la scienza può porre que- 
stioni che fino a una data recente , non 
appartenevano che alla teologia o alla me- 
tafisica. 

Da dove viene l’universo? Che cosa è il 
reale? Quali sono i rapporti tra la 
conoscienza e la materia? Perchè c’è 
qualcosa pittosto che il nulla? Così tutto 
accade come se l’immaterialità stessa di 
una trascendenza divenisse uno degli og- 
getti possibili della fisica. 

Jean Guitton, Igor e Grichka Bogdanov 
hanno così voluto trasformare l’antico 
conflitto del credente e dello scienziato in 
un dibattito essenziale. Attraverso lo 
scambio delle loro argomentazioni e delle 
loro domande, si parla in fondo dell’uomo 
e del suo posto nell’universo. 


bbiamo diritto alla fine del XX° 
secolo di pensare insieme Dio e la 


Jean Guitton, dell’Accadémie francaise, 
allievo di Bergson e ultimo erede del suo 
pensiero, è uno dei più eminemti filosofi 
cristiani del nostro tempo. 

Igor e Grichka Bogdanov sono ambedue 


dottoriinastrofisica e fisica teorica, allievi | 
di Roland Barthes all’Ecole pratique des | 


hautes études. 


Mariangela Maraviglia 
CHIESA E STORIA IN “ADESSO” 
Ed. Dehoniane, Bologna L. 18.000 

P mo Mazzolari, una delle figure 

più importanti e significative del 

cattolicesimo di questo secolo. 
Egli infatti, dalla sua parrocchia periferica 
e lontana dai centri di potere e decisione - 
il borgo di Bozzolo, in diocesi di Cremona 
e provincia di Mantova -, intervenne con 
partecipazione attiva e con vivacità instan- 
cabile nel dibattito ecclesiale, sociale e 
politico. 
Il suo stile cristiano, sintetizzabile nella 
formula “rinnovamento cristiano della 
Chiesa e della società”, lo condusse a intra- 
prendere battaglie ideali coraggiose e ap- 
passionate in nome della fedeltà all'inse- 
gnamento di Cristo e alle esigenze di giu- 
stizia dell'uomo, in particolare del “pove- 
ro”. 
Vale dunque la pena di ritornare sulla forte 
testimonianza di questo sacerdote, a cui è 
stato recentemente dedicato un interessan- 
te volume da titolo Chiesa e storia in 
“Adesso”. 
L'autrice Mariangela Maraviglia ha incen- 


trato la sua ricerca su uno dei momenti più 
rilevanti dell'esperienza di Mazzolari, la 


oco più di cento anni fa, il 13 
gennaio 1890, nasceva don Pri- 


fondazione e la direzione morale della ri- | 


vista “Adesso”, che costituì dal 1949 al 
1959, anno della morte del sacerdote, 
l'espressione del suo pensiero e del suo 
impegno. 


(SUI MURI...) 


Via Granacci ormai rimosso 


(Foto SB) 


CITAZIONI 


“Vale la pena vivere senza piaceri, per 
avere il piacere di morire senza pena” 


José Creuset UN AVVENTURIERO 
ILLUMINATO (Vita di San Giovanni 
di Dio) Ed.Paoline 1960 p.234. 


“La mensa è anchela palestra di piccoli 
sacrifici che ci aiutano a sopportare 
quelli più grandi ed inevitabili”. 


Mons.Giancarlo Setti ottobre 1991. 


A CURA DI Sercio BaLATRI E Guipo DEL RE 


Sulle pagine del quindicinale, come il libro 
documenta puntualmente, trovarono spa- 
zio tutti i grandi temi del cattolicesimo 
degli anni'50, e in particolare la “rivoluzio- 
ne cristiana” come modello di vita colletti- 
vaispirato al messaggio di Cristo, il rapporto 
tra cattolici e comunisti, e il tema della 
pace, che divenne uno degli “impegnativi” 
fondamentali di Mazzolari e di “Adesso”. 
Fu quello il periodo in cui ebbero avvio - 
oltre ai fermenti ecclesiali che poi portaro- 
no all'evento cruciale del Concilio Vaticano 
II- tanti problemi sociali, politici e istitu- 
zionali di cui vediamo proprio oggi gli esiti 
talvolta eclatanti e catastrofici, come nel 
caso del controllo del comunismo o delle 
emergenze allarmanti del Sud del mondo. 
Il libro di Maraviglia è dunque interessante 
anche per questo sguardo storico retrospet- 
tivo, ma soprattutto per il confronto con 
una figura di prete che attingeva da una 
fede salda e profonda la convinzione dei 
doveri di giustizia e dei diritti di libertà 
della coscienza cristiana, e che lottò con 
passione e amore per i suoi ideali, pagando 
spesso lo scotto dell'amarezza e della soli- 
tudine. 

Mazzolari si conferma in questo testo - 
assai documentato ma anche scritto con un 


| linguaggio disinvolto e accessibile - un 


testimone fedele della scelta radicale per 
Cristo, perché solo attingendo dalla croce e 
dal messaggio evangelico era per lui possi- 
bile “risposte adeguate alle ‘grandi que- 
stioni umane’, capaci di illuminare ‘il mi- 
stero dell'uomo e di ogni cosa’”” (p. 274). 


CENA: O 
TPO 


CLERE 6 


IN RICORDO DI ELENA SEGHI 


Il 25 novembre di quest’anno, Elena 
| Seghi ha terminato la sua esistenza 
terrena e le sofferenze per la lunga 
malattia. 

Elena ha seguito sempre tutte le vicis- 
situdini dell’ Associazione, dalla rac- 
colta delle firme insieme alcompianto 
Sig.Del Monaco, alla fondazione del- 
P Associazione e, fino a che ha potu- 
to, a tutte le riunioni dei Comitati 
| Organizzativi Allargati. 
Ricordiamola nella preghiera. 

Alla sorella Angela, anch’essa a noi 
vicina, le nostre più sentite condo- 
| glianze. 


PICCOLA POLEMICA 


Ore 7,20 del 19 luglio 1991. 
O Davanti all’ospedale di Borgo- 
gnissanti, ancora chiuso, sosta una 
piccola folla di circa 20 persone in attesa 
che si apra il cancello della Portineria. 

E’ gia un passo avanti, qualche anno fa non 
si apriva neanche il cancello. 


(Foto SB) 


| 
OFFERTE PER IL RESTAURO | 
| 
| 


DELLA CHIESA DI 
BORGOGNISSANTI 
Famiglia Chellini Guido 50.000 
Famiglia Chellini Fernando 50.000 
Famiglia Dreani Aurelio 50.000] 
Roberto e Lia Dini 100.000 
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Istituto Sorelle della Consolata 50.000! 
|S.I.M.E.L. (Società Italiana di 
| | 
Medicina di Laboratorio) 100.000 


N.N. 30.000 
Don Vasco Bianchini 100.000 


Raccolta del Dott. Balatri | 
nel N.O.San.Giov. di Dio 600.000 


1.730.000 


GRADITA VISITA 


i passaggio a Fi- 
D renze, il Segreta- 
rio Generale del- 
l’ordine, Fra José Louis 
Munozaccompagnato da un 
confratello, sono stati ospi- 
ti dell’Associazione ed 
hanno passato alcune ore 
con il Comitato Organiz- 
zativo (nella foto) 


è. 
| 


(Foto SB) 


ASSOCIAZIONE 


IN RICORDO DI Suor GILBERTA D'ALESSANDRI 


stanno, due giorni 
prima di morire, 
suor Gilberta mi ha È 
telefonato perchè andassi a 
trovarla. 

Era sofferente ma serena, mi | 
consegnò alcune foto di lei in 
sala operatoria. Penso che i 
molti che l’hanno conosciuta $ 
avranno piacere di rivederla 
nelle vesti di capo sala del 
reparto operatorio dell’ospe- 
dale di Borgognissanti dove è 
arrivata nel 1957, ripartita nel 
1958 e, ritornata nell’ottobre 
del 1968, è rimasta fino al 10 
gennaio 1982. 
Ricordiamola nella preghie- 
ra. 


| ca | 1 17 luglio di que- mex 


| 
] 


ASSOCIAZIONE 


AVVICENDAMENTI | urante una cordiale cerimonia, si 
D | sono dati le consegne della II Di- 


“== visione di Medicina 
Generale del nostro 
ospedale, il dott. Gra- 
ziano Dini e il prof. 
Marco Ricca che si 
avvicendano nei 
primariati dell’ Ospe- 
dale di Camerata e del 
N.0. di San Giovanni 
di Dio. 

Ai due primari i nostri 
più sentiti auguri! 


_ (Foto SB) 


13 


ASSOCIAZIONE 
SAN GIOVANNI DI DIO 
Fondata l'8 Marzo 1985 O 
FIRENZE 


Buoy NATALE 
€ FELICE ANNO 
Nuovo 


Il Presidente 
Il Comitato organizzativo 


ba: J 


L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando L.20.000 tramite assegno bancario non trasferibile e la scheda quì 
sotto riprodotta in busta chiusa oppure con versamento sul c/c postale N. 10340503 intestato a: 
Associazione San Giovanni di Dio 
Casella Postale 521 Firenze 
— | 
EAR in EE E e E E A LIL bira a a Daag pa paas “i 
| ASSOCIAZIONE | Carissimi soci, 
| SAN GIOVANNI DI DIO y O | è iniziato il rinnovo della quo- 
l Fondata 1'8 Marzo 1985 | ta associativa per l'anno 1992 
| I | che costa L. 20.000. 
, | Chi ancora non l'avesse fat- 
| Lo scrivente Sig. .........seessseserrerseesssrssrereesserrereessssns NADA ricrea | È ì i : 
| di professione ........................... FMESIGGNICIA iii | to, può usufruire del bollettino di 
| Via. CAP. el arl | conto corrente postale allegato 
| chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. | a questo numero della Sporta 
| Versa contestualmente L. ................................. da trattenersi quale quota asso- | specificando nella casuale 
| ciativa per il primo anno. Dn | “TESSERA 1992”. | 
| Firma leggibile | Ringraziando chi fino ad ora 
| | ci ha sostenuto e vorrà continua- 
| ; 3 
Firenze lì, Ssessevesessessacestdssrscessoseesssrescssncs | re a sostenerci per il futuro. 
LL Le earn | 


ROMA 


Sul Tevere fede e salute nei secoli 


2° parte 


ncatenato e “curato” a frustate come 
I si faceva allora, Juan comprese la sua 

missione: la cura dei malati. Per que- 

sto fondò in assoluta povertà di mezzi 
un primo ospedale a Granada. Era il 1539 e se le 
condizioni della medicina di allora ci porterebbe- 
ro a pensare più a un ospizio che a un ospedale 
come lo intendiamo oggi, i fatti sembrano invece 
indicare il contrario. Qui, per la prima volta nella 
storia della medicina, Giovanni di Dio introdusse 
e praticò il trattamento psichiatrico. Per undici 
anni si dedicò alla cura dei malati, dei dementi, 
degli emarginati. Morì nel 1550, assorto in pre- 
ghiera, in ginocchio, un crocifisso stretto al petto. 
In effetti, non era espressa intenzione di Giovan- 
ni di Dio fondare un Ordine: semplicemente, 
lasciò un esempio eroico di vita, un ospedale 
carico di debiti e un gruppetto di collaboratori 
contagiati dal suo “folle” ardore. Furono questi a 
volersi unire con un vincolo più forte e l'Ordine 
dei Frati di San Giovanni di Dio ottenne il ricono- 
scimento della Chiesa nel 1572. 
Favorito dal fatto che l’Italia era in gran parte 
sotto la dominazione spagnola, l'Ordine si diffu- 
se nella penisola. Nel 1584, utilizzando una 
donazione papale, acquistò un convento rimasto 
disabitato adiacente la chiesa di San Giovanni 
Calibita sull’Isola Tiberina. Non vi sono elementi 
per affermare che la scelta fosse stata fatta in 
considerazione della tradizione ospitaliera del 
luogo, sebbene questo fatto non poteva essere 
ignoto all'Ordine. Pare invece che, all’epoca, i 
Fatebenefratelli avessero visto analogie tali fra 
la vita giovanile del loro Giovanni e questo Gio- 
vanni della Costantinopoli protocristiana, da in- 
durli a dedicare a questo il nuovo ospedale. In 
verità è difficile ritrovare punti di contatto signifi- 
cativi fra la spiritualità attiva, sia pur latente, di 
Giovanni di Dio e la spiritualità contemplativa del 
Calibita. Costui si ritirò prima nel monastero degli 
akimiti, gli insonni che pregavano notte e giorno, 
e poi si diede a pratiche ascetiche al riparo diuna 
kaliba, una rustica capanna. E probabile che 
l'Ordine non abbia voluto mutare il nome per non 
creare confusione o risentimenti. Sia come sia, 
al nuovo ospedale venne dato il nome del Santo 
dal Vangelo d’Oro, come fu chiamato Giovanni 
Calibita per quel libro santo, dono dei genitori, 
che aveva sempre conservato e grazie al quale 
fu riconosciuto alla sua morte. Così si chiama 
tutt'oggi l'ospedale dell’Isola Tiberina: Ospedale 
San Giovanni Calibita Fatebenefratelli. Provate 
però a chiedere a un passante sull’isola stessa 
dove si trovi il San Giovanni Calibita e vi rispon- 
derà che non lo sa. Per tutti questo è da sempre 
il Fatebenefratelli. 
Il binomio che guida l'operato dei Fatebenefratelli 
è lo stesso che muoveva Giovanni di Dio; unire 
la carità alla scienza. Si spiega così come ospe- 
dali iniziati in città dove l'Ordine non è più presen- 
te conservino il loro nome primitivo, come per 
esempio l'Ospedale San Giovanni di Dio a Firen- 
ze. 
Sul piano dell’assistenza ospedaliera e della 
farmacopea i Fatebenefratelli hanno dimostrato 
sempre scienza, inventiva ed estro. Se talune 
innovazioni e invenzioni del passato possono 
ancora essere compreso nel loro significato pia- 


no - quelle nel campo odontoiatrico, per esem- 
pio, o in quello pediatrico, o si pensi all’invenzio- 
ne del chinino - altre sono più difficili da cogliere. 
Come “un letto per ogni malato”, oppure “nessun 
malato sarà dimesso fino a quando non vi sia 
l'ordine del medico” che suonano ovvi se non li si 
sappia scritti nella Costituzione del 1587. E così 
l'istituzione della guardia medica notturna, l'in- 
venzione della barella portaferiti, o le cortine 
intorno al letto per proteggere la dignità del 
paziente. Il cambio delle lenzuola e il rifacimento 
dei letti “una volta al giorno e anche quando 
bisogna altre volte” non suonano certo rivoluzio- 
nari a chi non sappia che un secolo più tardi 
all'Hotel Dieu di Parigi le lenzuola venivano cam- 
biate tre volte l'anno. 

Oggi il San Giovanni Calibita Fatebenefratelli è 
una struttura pubblica. Ci si può chiedere quale 
possa essere il ruolo di un Ordine ospedaliero in 
una società che provvede direttamente alla cura 
dei malati. Per i Fatebenefratelli non vi sono 
dubbi. Hospitalitas è ancora il quarto voto che 
essi pronunciano e che può anche essere inter- 
pretato come missione e non mestiere. Questa 
stessa società infatti che si assume il compito di 
curare il corpo tende però a isolare il malato, il 
minorato, l'anziano e, in un certo senso, persino 
a rimuovere la morte. Sono questi emarginati i 
poveri del nostro tempo. Per i Fatebenefratelli 
evidenziare l'aspetto umano nel sistema sanita- 
rio è quindi un atto di giustizia più che di carità. 


La vocazione ospedaliera dell’isola Tiberina non 
si esaurisce con il Fatebenefratelli. Sulla sponda 
sinistra dell’isola, quella del ponte Fabricio - il 
ponte Quattrocapi per intendersi, che un tempo 
si chiamava anche il ponte degli Ebrei perché 
univa il ghetto all'isola - dopo la torre dei Caetani, 
svoltato langolo a sinistra c’è il cancello d'in- 
gresso dell'Ospedale Israelitico. 

E l'ospedale “degli unici romani rimasti a Roma” 
come si definiscono con orgoglio, e forse non a 
torto, i membri della piccola e antichissima co- 


munità. L'Ospedale Israelitico e l'annesso Rico- 
vero Israeliti Poveri Invalidi furono aperti nel 
1887 quando la comunità ottenne in concessio- 
ne questo edificio, anch'esso un convento ab- 
bandonato. Qui le due istituzioni hanno avuto la 
loro sede unica sino al 1970 allorché venne 
inaugurata la seconda sede in periferia. 
Varcato il cancello, sulla destra c’è l'ascensore 
che porta al poliambulatorio. Potendo fare le 
scale, però, è meglio salire a piedi. | vecchi 
gradini di marmo della scala a chiocciola girono 
su un cordolo centrale di recente fattura: è solo 
una struttura portante di cemento, ma l’anda- 
mento sinuoso col quale si avvita su se stesso ne 
fa una scultura a effetto ascensionale; un invito 
a salire all’ultimo piano dove è un oratorio oggi 
denominato Tempio dei Giovani. Fra queste 
mura, a rischio della vita, il Rabbino Panzieri 
guidò la resistenza spirituale della comunità per- 
seguitata. Il Tempio inoltre rimase attivo non solo 
durante gli anni tetri delle leggi antisemite ma - e 
si tratta di un caso unico in Europa - anche 
durante l'occupazione tedesca. 
In quegli stessi giorni alla porta accanto del- 
l'Ospedale Fatebenefratelli aveva trovato rifugio 
anche la resistenza attiva e un episodio molto 
noto dell’epoca dice di una trasmittente clande- 
stina identificata, ricercata e mai trovata per il 
provvidenziale intervento di Fra’ Maurizio che la 
fece a pezzi scaraventando i resti nel fiume 
sottostante. 
La fratellanza fra i due istituti ospedalieri, alimen- 
tata dalla missione comune e cementata dalle 
storie parallele degli anni bui, permane tutt'oggi 
e l’osmosi di uomini e di mezzi è tutt'ora frequen- 
te. 
Sull'isola, scienza e fede si sono dunque date la 
mano per alleviare i mali dell’uomo chiunque egli 
fosse. E la tradizione non sembra doversi arre- 
stare. Non qui. 

Edoardo e Daniela de Robert 


Per gentile concessione di MT Masson Editore 


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Notiziario di informazione trimestrale a cura 
dell’Associazione San Giovanni di Dio fondata l'8 marzo 1985 


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Anno IV Nr. 13 Novembre 1992 


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Lo stemma dell’ Ospedale di 
San Giovanni di Dio 
in Borgognissanti 
(mosaico realizzato nel 1924 nel 

pavimento della presidenza) 
con i simboli della famiglia Vespucci, 
dell’Ordine dei Frati di San Giovanni 
di Dio detti Fatebenefratelli e di : 
Eleonora Salviati, L’IMPEGNO CONTINUA 


benefattrice dell’istituzione 


1982-1992 
A DIECI ANNI DALLA 
CHIUSURA DELL'OSPEDALE 


LA COPERTINA 


r o| arme riportata in 
L copertina così si 
mn. legge: “Partito: 
a) troncato : nel 1° d’ar- 
gento, a tre bande merlate 
di rosso; nel 2° d’azzurro, 
al melograno al naturale 
fogliato di verde, sor- 
montato da una croce 
d’oro e accompagnato in 
capo da un carbonchio 
d’oro; 
b) di rosso, alla sbarra 
d’azzurro seminata di 
vespe d’oro”. 
Cimata della corona 
marchionale. 
N.B. Questo stemma in 
mosaico che si trova sul 
pavimento della stanza 
della presidenza al I pia- 
no dell’ospedale di 
Borgognissanti era per 
intenzione dei commit- 
tenti a ricordare coloro 
che, nei secoli, si sono 
prodigati a favore del- 
l'Ospedale (i Vespucci, 
l'Ordine dei frati di San 
Giovanni di Dio Fatebe- 
nefratelli e donna Laura 
Salviati). 
Per motivi a noi scono- 
sciuti gli stemmi sono stati 
riprodotti, nonostante la 
superba fattura, in ma- 
niera non corretta rispet- 
to a quelli in uso alle fa- 
miglie e all’Ordine reli- 
gioso sopracitati. 


Natale Mancioli 
di Vallorsina 


EDITORIALE 


OLTRE LE MALDIVE 


[ | uckyèungrossocane bonaccione pro- 
L tagonista del romanzo “Il superstite” di 
eee. Carlo Cassola. Dopo la catastrofe nu- 

cleare dovuta agli egoismi e alle guerre degli 

uomini, l’animale è uno tra i pochi che si sono 
salvati. Spezzata la catena che lo teneva legato 
tutto il giorno, Lucky comincia un viaggio at- 
traverso la terra ridotta ormai a un deserto lunare. 

Ha perso tutti gli amici, anche le pulci, ma non è 

bruciato dalla delusione. Dopo aver incontrato 

un gruppo di gatti selvatici, si affeziona a uno di 

loro, quello più piccolo, e lo assiste fino alla 

morte. Gli animali sopravvissuti stanno morendo 
l’uno dopo l’altro e Lucky non sa con chi parlare. 

Ma non si dà per vinto e, a forza di guizzi e 

nuotate riesce a stabilire un dialogo muto con un 

pesce. La forza dei suoi sentimenti sbaraglia 
l’indifferenza e trasforma l’egoismo in volontà 

di sacrificio. Sarà lui, rozzo e maldestro ma 

generoso, a insegnare ai muggini che si possono 

salvare dalla murena solo se rimangono in branco. 

Alla fine però Lucky, rimasto l’unico superstite, 

deciderà di morire perchè non ha senso vivere da 

soli: nessuno può esistere senza essere amato 
dagli altri. 

Anche sulla terra del 1992 capita di trovarsi di 

fronte a chi, come Lucky, pur senza disastro 

nuclerare ma di fronte all’incalzare della crisi 
economica e politica, ha fiutato la solitudine e ha 
una disperata voglia di cambiare la sua esistenza. 

Oggi dentro a tanti ‘Lucky’ lavora il tarlo del 

dubbio. La loro testa “non ha dato via il cervello 

peruna Tv”, come dice l’ultima canzone di Dalla, 

e si è rimessa in moto cercando di rispondere a 

molti interrogativi. 

Si chiedono, ad esempio, se non sia ridicolo 

atteggiarsi ad avere emozioni senza essere dav- 

vero capaci di provarle? 

Oppure: non è sbagliato rincorrere un lavoro solo 

inbase alla pesantezza della busta paga e, magari, 

pretenderlo anche esente da responsabilità? 

Non è avvilente dar senso alla vita a colpi di 

viaggi simil esotici per ostentare una brillantezza 

che l’anima non ha? 

Con gli orecchi penzoloni, i tanti Lucky della 

terra devono rispondersi un mesto sì abbassando 

il muso. 

Sì, perchè si sono accorti di aver sbagliato a 

barattare la propria dignità con una cuccia calda 

ein posizione ‘onorevole’, trascurando chi poteva 
riscaldare i loro cuori con l’affetto e rinunciando 
alla fantasia e alla voglia di fare. 

Ora i molti Lucky hanno buttato via i collari e 

provano a cambiare. Con una ritrovata dignità 

ricominciano a sognare un mondo con tanti alberi, 
meno guerre e più capacità di intendersi e co- 
municare. 


Lucia Aterini 


Editoriale... rca p. 2 
La Posta visi 2 
| 1982-1992: Dieci anni idii impegno...... p. 3 
l lettori scelgono le cascine ............... p. 6 
Abbiamoi:letto.. ...;.--uiri p. 6 
Attualità medicina .......................en p. 6 
Grazie per il vostro lavoro.................. p. 7 
| In ricordo di Suor Gemma................... p. 7 


| 


@ LaSporta È, 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, Lucia Nencioni 

Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France- 
sco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, 
Roberto Della Lena, Lorenzo Recchia - Fotocomposizione: 
Menabò v. San Gallo 68/r Firenze - Stampa: Tipografia Tiposervice 
v. Furini, Firenze. 

Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89. 


® 


ASSOCIATO ALL'UNIONE 
ITALIANA STAMPA PERIODICA 


La rubrica della Posta è 
aperta a tutti, soci e non soci. | 
Se desiderate proporre un ar- 


la posta 
gomento di dibattito o sapere 


l’opinione dell’Associazione su fatti che interessano la città 
di Firenze, la sanità, l’assistenza od altro, potete scrivere a: 
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO “La Sporta” 
Casella Postale 521, 50100 Firenze 


“La Sporta a Manila” 


i sono sempre grato dell’invio della 
rivista qui a Manila. Nello sfogliare i 
vecchi numerie in particolare quello di 
ottobre ‘89 mi è venuta l’idea di uti- 
lizzare, per la copertina di un libro che sto per 
pubblicare su San Giovanni di Dio, il bellissimo 
disegno della sporta del santo realizzato dal pit- 
tore Ciccone. Vi allego un abbozzo di quella che 
potrebbe essere la copertina e non mi pare niente 


| male. Ho già inviato anche a Roma alla tipografia 


tale abbozzo perchè lo perfezionino, ma a questo 
punto ho bisogno della vostra autorizzazione che 
credo non mi vorrete negare. Naturalmente nel 
libro farò menzione sia del pittore che delle 
modalità con cui ho avuto il disegno. 

Vi è però un altro problema. Il disegno ha delle 
ombreggiature molto tenui, che ne acccrescono il 
fascino, ma che andrebbero sicuramente perse se 
la tipografia ricavasse il clichè da una copia della 
rivista “La Sporta”. Occorrerebbe perciò o ado- 
perare lo stesso clichè, che penso a Firenze con- 
serviate ancora e che come dimensioni mi an- 
drebbe bene, oppure farne eseguire a Firenze o a 
Roma un altro direttamente dall’originale. 
Grazie fin da ora e un saluto particolare per tutta 
P Associazione. 


Frà Giuseppe Magliozzi, O. H. - Manila 


ASSOCIAZIONE 


1982-1992: Dieci anni d'impegno 


Nell’autunno del 1982 veniva definitivamente chiuso l'ospedale di San giovanni di Dio in Borgo 
Ognissanti. Sfogliando i giornali dell’epoca ecco la cronaca della ‘resistenza’. Un decennale 


all’insegna della speranza e della volontà di non arrendersi 


{ xy | uccede che le batta- 
| S glie vadano perse. 
w Succede che le giu- 
ste cause non conoscano nel 
presente gli esiti positivi che 
pure avrebbero meritato. Ma 
succede talvolta che una bat- 
taglia coraggiosa, per quanto 
non immediatamente vitto- 
riosa, riesca a porre in profon- 
dità i semi del risultato che si 
era con passione perseguito. 
E, in tempi più lunghi, quei 
semi possono ancora dare i 
frutti desiderati, magari più 
abbondanti e rigogliosi e tali 
da dare ragione a chi per quella 
causa si era sinceramente bat- 
tuto. 

La lotta per mantenere in vita 
l’ospedale di San Giovanni di 
Dio è di questo tenore. Perciò 
non si è spenta. Per questo, a 
10 anni dalla chiusura del- 
l’antica sede dell’ospedale, 
P Associazione San Giovanni 
di Dio è sempre più intenzio- 
nata a proseguire l’ impegno 
(anche attraverso questo 
giornale) teso a conservare la 
memoria della storica istitu- 
zione assistenziale fiorentina 
e a promuoverne nuove di- 
gnitose utilizzazioni che non tradiscano lo 
spirito di chi, nei secoli l’ha fondata e fatta 
crescere. 

Proprio in questi giorni si compiono dieci 
anni da quando l’ospedale è stato fatto 
sloggiare da Borgo Ognissanti. Dieci anni 
amari, ma anche densi di speranza e di 
volontà di non arrendersi. Così, vista la 
ricorrenza, vale la pena di ripercorrere la 
vicenda seguendo gli avvenimenti nei do- 
dici mesi che precedettero l’ottobre dell’ 82. 
La memoria di quei giorni, oltre che dagli 
stessi protagonisti dei fatti, ci viene assicu- 
rata da una rassegna stampa copiosa, che si 


di Lucia Nencioni 


sfoglia con interesse. Si scopre allora quanta 
attenzione furono capaci di attirare quegli 
intrepidi fiorentini, portatori del vessillo di 
San Giovanni di Dio, che novelli David 
contro Golia, osarono sfidare politici e 
burocrati per difendere un ideale oltre che 
un servizio ritenuto utile e valido. 

Il 3 ottobre 1982 veniva chiuso il “presidio 
sanitario” lasciato a giugno al San Giovan- 
ni di Dio e gestito da un manipolo di 
personale dell’ospedale, nei mesi burra- 
scosi e convulsi del trasferimento alla nuo- 
va sede di Torregalli, vicino a Scandicci. 
La “medicheria” - creata per mantenere un 


minimo di pronto soccorso 
alla zona ovest del centro e 
all’oltrarno - rappresentava 
l’ultimo baluardo della stre- 
nua resistenza condotta da una 
buona parte dei dipendenti 
dell’Ospedale e anche dalla 
gente dei quartieri intorno, 
intenzionati a salvare il “loro” 
San Giovanni di Dio da un 
abbandono considerato in- 
giusto e ingiustificato. La 
resistenza era nata da tempo. 
Sopratutto da quando, l’anno 
precedente, alcune testate 
locali avevano dato voce al 
crescente tam-tam 
sull’’inagibilità del vecchio 
ospedale” di Borgo Ognis- 
santi. Il piano regionale che 
ne aveva decretato la fine, 
doveva andare in porto con 
l’utilizzo della struttura di 
Torregalli, ormai completata, 
e vari giornali scelsero di so- 
stenere questa linea. 

Su Paese Sera del 17 ottobre 
781 si titola: “In ospedale 
l’igiene non è una virtù”, ri- 
portando una presa di posi- 
zione del Consiglio dei dele- 
gati che, impazienti di andar- 
sene, dicono che le cucine e 
gli spogliatoi sono poco puliti. Lo stesso 
giorno l'Unità rincara la dose titolando il 
servizio con : “Scarafaggi in cucina al San 
Giovanni di Dio”, dove si denuncia la 
“drammatica e pericolosa situazione igie- 
nica” all’interno dell’istituzione sanitaria. 
Ma mentre una parte dei dipendenti del- 
l'ospedale preme per andarsene il prima 
possibile, un’altra preferisce restare, per 
motivi d’affezione certo, ma anche perchè 
è profondamente convinta che ciò che si sta 
persmantellare è una realtà sanitaria di alto 
profilo, dotata, almeno in alcuni reparti, di 
un’organizzazione di avanguardia, con 


3 


personale capace e strumentazione ade- 
guate. Insomma un nosocomio moderno e 
funzionante - gli ultimi adeguamenti e 
ristrutturazioni erano stati effettuati tra il 
73 e il ’77 sotto la guida di Olindo Dini - 
e non un rudere fatiscente da abbandonare 
di gran carriera. Ferisce in particolare, i 
medici e gli infermieri più affezionati, la 
sensazione che nella fretta di traslocare si 
annidi un’implicita negazione del loro la- 
voro svolto con passione per tutti quegli 
anni anche per l’identificazione nella stori- 
ca istituzione che compie proprio in quei 
giorni seicento anni di vita. “E° anche per 
il glorioso passato che dispiace che questo 
ospedale venga chiuso - dice il dottor Ser- 
gio Balatri, intervistato da La Nazione il 15 
gennaio 1982 - E non sono solo io a pensar- 
la così; sono tutti mogi, patiscono perchè 
sono affezionati: qui hanno visto soffrire, 
morire, guarire tanta gente. Tutti qui hanno 
radici profonde e grandi che è impossibile 
tirarvia. Potranno tagliarle, ma sarà dura”. 
La coincidenza del seicentenario accende 
la miccia della “resistenza”. Per celebrarlo 
si mobilitano in tanti e i giornali fanno eco. 
Il 5 marzo La Città esce con un pezzo: 
“Alla venerabile età di 600 anni l'ospedale 


A sinistra e in bas- 
so, foto ricordo dei 
dipendenti del- 
l'Ospedale prima 
della chiusura. 

A destra, si im- 
bianca l'ospedale 
perilseicentenario. 


sta morendo”, al quale fa seguito, 1'8 mar- 
zo - data scelta per la celebrazione perchè 
è la ricorrenza del Santo - un altro articolo, 
intitolato “Il glorioso ospedale se ne va. 
Era parte della storia fiorentina”. E mentre 
i muri di Firenze sono tappezzati da miglia- 
ia di manifesti che riportano la foto del 
bell’ingresso dell’ospedale, il giornale La 
Nazione dà ampio spazio ai festeggiamenti 
diventati puntualmente l'occasione per 
chiedere che non venga chiuso il San Gio- 
vanni di Dio e, sopratutto, il suo pronto 
soccorso. Il 9 marzo scrive il quotidiano: 
“Un polemico applauso ha salutato la chiu- 
sura dell’antico ospedale”, dando risalto a 
uno dei principali “cavalli di battaglia” di 
chi si oppone alla chiusura: la clausola 
testamentaria di Simone Vespucci, il 
fondatore, con la quale si stabiliva che 
l’ospedale “non debba servire per altro 
uso, nè possa essere trasferito, ceduto, ec- 
cetera”. 

Il 20 marzo si costituisce il “Comitato per 
la difesa del testamento di Simone 
Vespucci” e il partito di chi vuol mantenere 
l’ospedale in Borgo Ognissanti ed evitare 
la sua annessione a Santa Maria Nuova si 
ingrossa. Vi aderiscono diversi politici (tra 


il 


Corel S 


questi Emilio Pucci , Fioretta Mazzei) e un 
numero crescente di cittadini che, soddi- 
sfatti del servizio fino al momento offerto 
dalla struttura, non vogliono esserne 
“scippati”. E mentre “I medici di San Gio- 
vanni di Dio insorgono contro l’annessio- 
ne” , come scrive La Nazione il 7 aprile, il 
presidente dell’ Usl 10/C, Paolo Bongianni, 
si affanna a rassicurare che “Non c’è riva- 
lità fra i due ospedali” (La Nazione, 9 
aprile). 

Con il trasferimento ormai imminente del- 
le prime divisioni si affronta il problema 
della destinazione dell’edificio di Borgo 
Ognissanti. “Sarà trasformato in 
poliambulatorio”, titola La Nazione il 18 
aprile e, fra le altre ipotesi, si parla anche di 
residenza assistita per anziani e “day 
hospital”. 

Intanto a Torregalli il nuovo San Giovanni 
di Dio muove i primi incerti passi: “In un 
clima da guerra fredda, inaugurato il nuovo 
ospedale” scrive La Nazione del primo 
maggio. Con uno stile tutto italiano il tra- 


sat 


sloco dal vecchio al nuovo ospedale si 
trascina fra mille schermaglie. Infuria la 
polemica dei dipendenti che vogliono an- 
dar via da Borgo Ognissanti e il 6 maggio 
La Città titola: “Infermieri vicino alla vit- 
toria. Torregalli è ancora in ostaggio”. Il 13 
maggio ne riparla La Nazione: “ancora 
qualche difficoltà per trasferire l’ospeda- 
le”, e, due giorni dopo: “Sempre più diffi- 
cile l’esodo dell’ospedale”, definito il 27 
maggio “a tappe forzate” (La Nazione). 
Più ottimista è l’ Unità che, il primo giugno 
esce con un servizio intitolato: “In settima- 
na completato il trasloco a Torregalli” e 
invita la popolazione a rivolgersi, al biso- 
gno, al pronto soccorso di S. Maria Nuova, 
avvertendo comunque che “al vecchio S. 
Giovanni di Dio funzionerà dalle 8 della 
mattina alle 20, solo nei giorni feriali, un 
presidio ambulatoriale”. Ciò che resta del 
glorioso istituto è quindi “un mini-pronto 
soccorso in grado di far fronte alle picco- 
lissime urgenze ( qualche punto di sutura, 
steccatura di dita fratturate, ecc;)” dove 
lavorano un medico, un infermiere e un 
tecnico di radiologia. 

Un epilogo davvero modesto per un luogo 
che vanta la prima sala di rianimazione di 
Firenze, il primo intervento a cuore aperto, 
il primo servizio cardiologico, il primo 
ambulatorio di agopuntura. Ma ciò nono- 
stante, in linea con la tradizione di efficien- 
za della struttura, “la piccola medicheria” 
funziona a pieno ritmo. La gente vi si reca 
numerosa e in un mese si effettuano 671 


prestazioni e 1128 medicazioni. Gli elogi 
arrivano dal quotidiano La Città che il 15 
luglio titola: “Funziona bene il pronto soc- 
corso”. 

Quasi a premiare il lavoro dell’ultimo 
manipolo sanitario arroccato in Borgo 
Ognissanti si profila un nuovo grande futu- 
ro per il vecchio ospedale. Il dottor Sergio 
Balatri, intervistato da La Nazione il 6 
settembre, annuncia: “Parte dell’edificio 
sarà ceduto in uso all’Università per sede 
del Museo di Storia della Medicina e della 
stessa cattedra diretta dal professore Enri- 
co Coturri”. Nel piano tratteggiato da Balatri 
vi è anche il mantenimento della 
medicheria, l’ospitalità per lungo degenti, 
il poliambiulatorio, il “day hospital”, e un 


‘ reparto per l’emodialisi. La vittoria, o al- 


meno una pace dignitosa, sembra lì, a po- 
chi passi, per chi si è battuto con passione 
a difesa del San Giovanni di Dio, ma gli 
eventi precipitano e il sogno del nuovo 
grande futuro si infrange. 

Il mini pronto soccorso viene chiuso e 
l’edificio di Borgo Ognissanti diventa una 
sorta di ripostiglio dei materiali di Santa 
Maria Nuova. “Non valgono i meriti con- 
tro la burocrazia” è il titolo sconsolato che 
appare su La Nazione del 2 ottobre. Il 18 
novembre lo stesso quotidiano in un artico- 
lo intitolato: “Non c’è più medicheria nel 
vecchio ex ospedale”, scrive: “Adesso, 
dall’altro ieri, anche questo minimo presi- 
dio sanitario è stato chiuso. La porta è 
sigillata con del cerotto, un cartello avverte 
i pazienti di rivolgersi all'ospedale di Santa 
Maria Nuova. Del vecchio San Giovanni di 
Dio non è rimasto più nulla”. 


Sopra, si portano via gli antichi mobili del San 
Giovanni di Dio. 

In basso, foto di gruppo davanti ai cancelli chiusi 
dell'Ospedale. 


ASSOCIAZIONE 


I lettori scelgono 
le Cascine 


Il secondo Premio letterario San 
Giovanni di Dio è stato vinto dal 
volume di Marco Conti e Alfredo 
Scanzani dedicato allo storico par- 
co fiorentino 


l Bene si persegue in tanti modi, 
anche attraverso i libri: scriverli, 
leggerli, venderli può contribuire 
a rendere migliori gli uomini e il 


mondo. 

Ne era ben convinto San Giovanni di Dio, 
che alla sua instancabile opera di assisten- 
za aggiunse anche quella di venditore 
ambulante di libri, stampe e immagini sa- 
cre (e il Santo è protettore dei librai). 
Anche per questo è nato il “Premio lettera- 
rio San Giovanni di Dio”, di cui si è tenuta 
quest’anno la seconda edizione. Il premio 
- istituito dai librai fiorentini (Associazio- 
ne librai italiani di Firenze), dal Sindacato 
librai della Confcommercio e dall’ Asso- 
ciazione San Giovanni di Dio, con il patro- 
cinio del quotidiano “La Nazione” - è 
articolato in tre sezioni: storia di Firenze, 
libri fotografici su Firenze e Toscana, libri 
d’arte su Firenze e Toscana. 

Nel ’92 il Premio per la prima sezione è 
stato assegnato a “Le Cascine di Firenze. 
Ombre e meraviglie di un parco”, opera di 
Marco Conti e Alfredo Scanzani. Il libro, il 
primo interamente dedicato al parco delle 


Cascine e alla loro storia, è stato il più 


ABBIAMO LETTO 


Fritjof Capra “Il Tao della fisica” p.380 
Adelphi Edizioni L.13.000. 


Lo scopo dichiarato del bellissimo libro di 
Capra è di dimostrare che esiste una so- 
stanziale armonia tra lo spirito della sag- 
gezza orientale e le concezioni più recenti 
della scienza occidentale. La fisica moderna 
va ben al di là della tecnica, “la via - il Tao 
- della fisica può essere una via con un 
cuore , una via rivolta alla conoscenza 
spirituale e alla realizzazione di sè”. Con 
uno stile piano ma appassionato, l’autore 
spiega al lettore da una parte i concetti, i 
paradossi e gli enigmi della teoria della 
relatività, della meccanica quantistica e del 
mondo submicroscopico; e, dall’altra, gli 
fa assaporare il fascino profondo e scon- 
certante delle filosofie mistiche orientali. 


Giuseppe Longo, “Le Scienze” 


Il presidente della Confcommercio, Valentino Giannotti, e il direttore de La Nazione, 
Francesco Canè, consegnano la targa del Premio San Giovanni di Dio ad Alfredo 
Scanzani, coautore del volume vincente assieme a Marco Conti. 


votato sia dai lettori de “La Nazione”, sia 
da chi ha espresso la propria preferenza 
direttamente nelle librerie. Nelvolume sono 
raccolti e raccontati storie, aneddoti, pro- 
getti, curiosità, mode, feste, amori speran- 
ze e declino della grande area verde, pol- 
mone della città, offerto dalla benevolenza 
granducale ai fiorentini come ‘pubblico 
passeggio’ fin dal 1791. 

Una documentazione ricca e interessante 
che celebra il parco denunciandone al 
tempo stesso il degrado e sollecitandone il 


| recupero. 
| Per le altre due sezioni del premio vanno 


x gli Adelphi x 


FRITJOF CAPRA 


segnalati i testi che si sono messi in eviden- 
za per le preferenze raggiunte. Si tratta di 
“Accadde in Toscana” (sezione libri d’ar- 
te), di Tommaso Paloscia, edizioni “Il 
Bargello” e di “La piccola storia di Firen- 
ze” di Giovanni Spadolini, edizioni Le 
Monnier. 

Per l’anno prossimo potranno concorrere 


| al Premio i libri editati dal 1 gennaio al 30 


novembre ’92. Chi è interessato a parteci- 
pare può rivolgersi alla segreteria del Co- 
mitato promotore Premio San Giovanni di 
Dio, in via degli Strozzi, 6, a Firenze, 
telefono 055 - 23.895. 


ATTUALITÀ MEDICINA 


Semi di zucca (Cucurbita pepo L.) 
nell’ipertrofia della prostata. 


Somministrati sotto forma di estratto a 55 
pazienti dai 50 agli 80 anni con 
sintomatologia da ipertrofia prostatica ini- 
ziata negli ultimi tre mesi, hanno dato 
risultati oggettivi sull’aumento del flusso 
urinario, diminuzione del tempo di 
svuotamento vescicale e diminuzione del 
volume residuo. Soggettivamente tutti i 
pazienti hanno riferito miglioramento. 
(British Journal of Urology 
1990 66 639-41) 


Zucca e zucchini sono originari dell'America tropicale 
(Messico,Perù), dove erano coltivati già qualche millennio 
a.C. ma, solo dopo la scoperta delle Americhe, giunsero in 
Europa. Già i Romani però conoscevano una Cucurbita, 
forse si trattava della zucca da vino o cocozza (Lagenaria 
siceraria(Molina)Standley). 

Da S.Pignatti, Flora d'Italia, vol II, pag 141. 


PENSIONAMENTI IN RICORDO DI SUOR GEMMA 


serenamente spirata Suor Gem- 
| ma Rosaria Poli. 

I “vecchi” medici dell’antico 
Ospedale di San Giovanni di Dio in 
Borgognissanti ricordano Suor Gemma con 
infinito rimpianto per quanto Ella ha dato 
di sè nei numerosi anni trascorsi nelle corsie 
del vecchio ospedale. 

E stata un esempio fulgidissimo di una fede 
| profonda, che si rivelava dal suo compor- 
| tamento sempre disponibile alla collabora- 
| zione con medici ed infermieri ed il prodi- 
| garsi instancabilmente verso tutti i malati. 
Il suo equilibrio, la sua generosità e la 
| serenità erano doti che Ella donava con 
semplicità ed umiltà, segno di una fede 
| vissuta secondo gli insegnamenti del 
| Vangelo. 
Lascia uno splendido ricordo ed è certo un 
esempio da additare alle nuove generazio- 
ni, che hanno bisogno di queste immagini 
| da cui trarre la forza per operare in un 
| mondo così vuoto di spiritualità e di spirito 
di sacrificio. 
Con questo ricordo auguriamoci di tornare 
presto a vedere nei nostri ospedali tante 
Suor Gemma camminare a passo svelto 
| nelle corsie, in silenzio, ed animate dalla 
fede e dalla serenità delle Missionarie. 
| Suor Maria Gemma Rosaria Poli naque a 
Gagliano di Mugello il 6 gennaio 1922. Il 
17 settembre 1942 emise i primi voti e nel 
1948 fece la Professione Perpetua. 
Compì gli studi nel 1949 conseguendo il 
diploma di Infermiera Professionale con 
| funzione direttiva. Esercitò la sua missione 
| negli ospedali “Morgagni” di Roma dal 
1949 al 1956 e “San Giovanni di Dio” di 
Firenze dal 1956 al 1976 (qui fu anche 
| Superiora nella sua comunità dal 1971 al 
1976). 
Trasferita poi all’ Ospedale di Montevarchi 
| (Arezzo) vi rimase dal 1976 al 1988 ( con 
l’incarico di Superiora dal 1979 al 1988). 
Fu infine nell’ Ospedale di Camerata Firenze 
dal 1988. 
| Ricordiamola nella preghiera. 


“GRAZIE PER IL VOSTRO LAVORO” D | urante la notte del 18 settembre è 


Molti sono stati in questi ultimi tempi i dipendenti che hanno lasciato l’ospedale per 
pensione e non tutti possono essere salutati in questo numero del giornale. Ci ripromettiamo 
comunque di farlo prossimamente. 


I 
Ines Ridolfi 


Franco Cecchi 


Primo Giorni 


Ringraziamo Roberto Dini 
per le 500.000 lire 
offerte a “La Sporta” 


Giuseppe Tirinnanzi 


Un nuovo modo 
di fare Banca 


La Cassa di Risparmio di Firenze 
per elevare la DARE efficienza pro- 
duttiva al livello degli standard 
europei e per rendere la qualità dei 
suoi servizi rispondente alla più 
sofisticata domanda della propria 
clientela, si è trasformata in 


Società per azioni. La nuova Azien- 
da dispone oggi d'una rete di oltre 
200 Filiali distribuite capillarmente 
sul territorio, che le consentono 

di soddisfare ogni esigenza 

del mercato con un ventaglio 

di servizi e prodotti evoluti. 


CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE 


- Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89 


“La Sporta” n° 14 Dicembre 1992 - Trimestrale - Sped. in abb. postale gr. IV/70% 


\ 


La Sporta 4f. 


Notiziario di informazione trimestrale a cura 
dell’ Associazione San Giovanni di Dio fondata l8 marzo 1985 
Casella Postale 521 - 50100 Firenze (Italy) 


+- 4a N Anno IV Nr. 14 Dicembre 1992 


Addio a Emilio Pucci 


Presidente e fondatore 
dell’Associazione San Giovanni di Dio di Firenze 


La rubrica della Posta è 

a O S t a aperta a tutti, soci e non soci. 
Se desiderate proporre un ar- 

gomento di dibattito o sapere 

l’opinione dell’Associazione su fatti che interessano la città 
di Firenze, la sanità, l’assistenza od altro, potete scrivere a: 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO “La Sporta” 
Casella Postale 521, 50100 Firenze 


“Un grazie all'ospedale 
che funziona” 


iamo i genitori di una bella bambina di quasi due 
S| anni. Si chiama Isabella ed, essendo anche l’uni- 

fc ca figlia, è amatissima da noi e dalla nonna. Un 

bambino, si sa, porta sempre una gran luce nella 
nostra vita. 
Potete immaginare quale sia stata la nostra disperazione 
quando, nell’agosto scorso, Isabella si è ammalata con sinto- 
mi piuttosto gravi: febbre alta, tremore diffuso. Per giorni e 
giorni l’abbiamo vista star male senza che i medici riuscissero 
a curarla, nè tantomeno, a fare una diagnosi esatta. 
Abitiamo a Pistoia e, per questo Isabella è stata prima 
ricoverata nell’ospedale locale, ma senza risultato. Poi, dopo 
Nella foto di copertina Emilio | una ventina di giorni di peregrinazioni per vari ospedali della 
Pucci è ritratto sulla scalinata provincia, abbiamo saputo dell’esistenza di un nuovo reparto 
della Portineria dell’ Ospedale di pediatria nel Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio invia 
di San Giovanni di Dio in di Torregalli a Firenze (ce lo ha segnalato la nonna, Laura 
Borgo Ognissanti, l’otto mar- Biagini, che lo aveva letto sul notiziario del quartiere 4, 
zo 1985. perchè lei abita in quella zona). Ci siamo consultati con il 
dottor Sergio Balatri che lavora nel pronto soccorso di quel- 
l’ospedale e abbiamo deciso di far ricoverare lì nostra figlia. 
Ed eccoci finalmente al motivo di questa lettera. Vogliamo 
testimoniare la nostra soddisfazione per come Isabella è stata 
curata, per l’efficienza che abbiamo incontrato e per luma- 
nità con la quale siamo stati accolti. Alla piccola è stata fatta 
finalmete una diagnosi: atassia cerebellare come complica- 
zione da morbillo. Una malattia per fortuna non gravissima e 
che sta lentamente retrocedendo, per cui Isabella sta di nuovo 
bene anche se deve sottoporsi ad analisi periodiche. 
In tempi in cui da più parti si spara a zero contro il Sistema 
sanitario pubblico e in cui si parla di smantellare gran parte di 
ciò che che esiste, crediamo giusto dire che non è tutto uno 


TESSERAMENTO 1993 


| SOMMARIO 


La Posta „ssnin p. 2 
L’addio al Presidente .....................1». p. 3 
La sua Vili aniidae ciana p. 4 
Il Melograno.. .sssssssseserenesennnsnnnnsnnnnennnne p. 5 
Premio letterario ........................100000»% p. 5 
Come siamo e come eravamo............ p. 6 
Grazie per il vostro lavoro .................. p. 7 


&@ LaSporta 40, 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, Lucia Nencioni 

Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France- 
sco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, 
Roberto Della Lena, Lorenzo Recchia - Fotocomposizione: 
Menabò v. San Gallo 68/r Firenze - Stampa: Tipografia Tiposervice 
v. Furini, Firenze. 

Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89. 


| ® ASSOCIATO ALL'UNIONE 
ITALIANA STAMPA PERIODICA 


sfascio e che, nella Sanità pubblica c’è anche chi lavora con 
passione e professionalità: al Nuovo San Giovanni di Dio 
abbiamo trovato buona organizzazione e tanta, tanta disponi- 
bilità umana. Una merce ormai rara che in venti giorni di 
ricovero abbiamo avuto modo di apprezzare. 
Vorremmo quindi ringraziare in particolare il responsabile 
del reparto, professor Luigi Duvina, il suo aiuto, dottor 
Sebastiano Tofani e la signora Pierina Conti, caposala, nonchè 
la signora Barbara e tutto il personale. 

Giovanna e Alfredo Lovisi - Pistoia 


Tanti soci vecchi e nuovi per far vivere l'Associazione 


arissimi soci, sono ormai dieci anni che 1’ Ospedale di San Giovanni di Dio, in Borgo Ognissanti a Firenze, è stato chiuso, ma il nostro impegno 
C non si è esaurito e, anzi riprende oggi nuovo vigore perchè tanti sono gli obiettivi per cui battersi oltre a quelli istituzionali. 

Il 1993 sta arrivando con le sue valigie cariche di speranze e promesse, ma non prive, ora più che mai, di incertezze, timori, preoccupazioni. 

I tempi si fanno duri. Da troppe parti si levano segnali di crisi che impongono a tutti di riflettere e cambiare. Nessuno stavolta può tirarsi 
indietro. E’ tempo di imparare a fare i conti con se stessi, con gli altri, con le risorse effettive, e non immaginarie, di cui disponiamo. Lo “scialo” è finito 
e si apre un’epoca forse meno brillante, ma più impegnata a cercare equilibrio. E non è detto che, nonostante tutto sia peggiore della precedente. 
La nostra associazione per continuare nel suo lavoro e promuovere sempre nuove iniziative chiede ai soci di rinnovare la loro iscrizione e di convincere 
anche altre persone ad entrare nel sodalizio. La quota di iscrizione è stata elevata quest'anno a 30 mila lire (così ha deciso il Comitato organizzativo 
nella riunione dell’8 dicembre) anche per fare fronte alle spese necessarie alla pubblicazione de La Sporta. Non sarà una spesa inutile e una fatica 


sprecata. Avremo modo di verificarlo insieme anche dalle pagine 


“tutti gli uomini di buona volontà” e di chiunque sia disposto a 
raccogliere l’invito di San Giovanni di Dio: “Fate bene fratelli!”. 
Ai soci e ai loro familiari “La Sporta” porge i migliori auguri 
per trascorrere in pace e letizia le festività natalizie e il nuovo 
anno che viene. 

L’iscrizione all’ Associazione si effettua inviando lire 30.000 
tramite assegno bancario non trasferibile allegato alla scheda qui 


di questo giornale che resta una voce libera, aperta al contributo di [ ASSOCIAZIONE 
SAN GIOVANNI DI DIO 


Fondata 1’8 Marzo 1985 


riprodotta, debitamente compilata, in busta chiusa, oppure con eine E 
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Versa contestualmente L. ...................................... da trattenersi quale quota associativa | 
casella postale 521 Firenze Do 
specificando nella causale “Tessera 1993”. peril primo:anno: | 


Per informazioni si può chiamare la sede, dove è in funzione la 
segreteria telefonica (055/218839). 


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versamento sul c/c postale N. 10340503, intestato a: | chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. | 
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Firma leggibile 


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Firenze:ll, = osmenenanierizaio:a:: | 


ASSOCIAZIONE 


L’addio al Presidente 


Il 29 novembre 1992 è morto Emilio Pucci. Convinto sostenitore della causa di San Giovanni di 
Dio è stato fra i fondatori del nostro sodalizio che ha guidato sempre con passione. Un breve 
profilo della nostra storia comune per ricordarlo con riconoscenza. 


D 


Domenica 29 novembre 1992 è 
morto Emilio Pucci, marchese di 
Barsento. Fiorentino illustre, co- 


nosciuto e apprezzato in tutto il | 


mondo per la sua qualità umana, oltre che 
per il grande contributo dato alla nascita e 
allo sviluppo della moda italiana, Pucci 
annovera fra i tanti suoi meriti quello di 
aver animato e presieduto fin dall’inizio 
l Associazione San Giovanni di Dio. La 
sua scomparsa è una perdita gravissima per 


tutti coloro che da dieci anni si sono impe- | 


gnati e battuti con passione affinchè l’anti- 
co ospedale di San Giovanni di Dio, in 
Borgo Ognissanti a Firenze, non venisse 


abbandonato e dimenticato, chiudendo così | 
una pagina luminosa e insostituibile della | 


storia civile cittadina. 


A Cuba. L'Avana, nel giardino dell'Ospedale, 
Pucci con il Priore del sanatorio San Juan de 
Dios. 


In queste pagine vogliamo ricordare Emi- 
lio Pucci, e ringraziarlo per quanto ha 
fatto, ripercorrendo le tappe del suo 
coinvolgimento e dell’impegno per la cau- 


sa di San Giovanni di Dio. La memoria è | 
l’unico strumento che il cielo ha dato al- | 


l’uomo per mantenere in vita chi gli è caro. 


La Sporta vuol dare così la propria testimo- | 


nianza. 


Dieci anni fa esatti, nel 1982 si consumava | 


l’agonia dell’Ospedale di Borgo Ognis- 


santi; entro l’estate sarebbe stato comple- | 


tato il trasferimento dei reparti nella nuova 
sede costruita in via di Torregalli alle 
Bagnese. 

All’inizio dell’anno molti medici della 


Alla mostra su “I Fatebenefratelli a Firenze”, il 
Presidente con fra Cirillo Cedron. Ceron O.H. 


struttura che non volevano la chiusura, 
assieme a tanti cittadini residenti della zona 
comunque interessatiallasua sopravivenza, 
cercavano alleati per proseguire la batta- 
glia. 

“Eravamo smarriti - racconta il dottor Ser- 
gio Balatri, segretario dell’ Associazione - 
Così un giorno ci venne l’ispirazione di 
telefonare a Emilio Pucci. Lo invitammo a 
venirci a trovare. Lui accettò, venne alla 
messa che veniva celebrata la domenica e 
visitò tutto l’ospedale. Non ci volle molto 


a convincerlo: da quel giorno si schierò con 
noi e con una causa che sentiva importan- 
tissima per Firenze”. 

Pucci, da uomo d’azione qual’era non per- 
se tempo. A quell’epoca era consigliere 
comunale indipendente, eletto nelle liste 
per la Democrazia Cristiana e, in quella 
sede, i suoi interventi a difesa dell’Ospeda- 
le si fecero sempre più frequenti. A lui si 


affiancò anche Fioretta Mazzei, sempre 


sensibile ai problemi sociali cittadini. La 
battaglia politica dette i suoi frutti. San 


| Giovanni di Dio non fu chiuso del tutto, ma 
| si lasciò in funzione la ‘“medicheria”, una 


sorta di minipronto soccorso per il quartie- 
re, che svolse egregiamente la sua funzio- 
ne, da marzo a ottobre ’82, pur nella ristret- 
tezza di mezzi e con personale ridottissimo. 
Quell’anno, prima del trasferimento di tut- 
ti i reparti, l'Ospedale aveva celebrato il 
seicentesimo anniversario, con una impo- 
nente cerimonia alla quale avevano parte- 
cipato una gran folla, Fra Giuseppe 
Magliozzi dell’Ordine di San Giovanni di 
Dio, detti Fatebenefratelli, autorità e anche 
Emilio Pucci, acclamato a più riprese per 
il suo impegno. 

Pucci fu anche convinto sostenitore e ani- 
matore della raccolta di firme a difesa 
dell’ospedale. Partecipò alla fondazione 
del comitato che riuscì a raccogliere oltre 
5.000 sottoscrizioni, creando una mobili- 
tazione senza precedenti. 

Si giunse così alla tumultuosa riunione del 
30novembre 1983 nella quale Emilio Pucci 
scrisse di suo pugno un proclama che ven- 
ne poi diffuso con altoparlante su un auto- 
mobile per le strade del quar- 
tiere: “Fiorentini, difendete 
il vostro ospedale...”. 
Durante l’anno successivo si 
cercò di razionalizzare gli 
sforzi trovando una migliore 
organizzazione. Nacque 
l’idea di creare un’associa- 
zione stabile che venne poi 
effettivamente fondata nel 
1985, l’otto marzo alle ore 
19.00, nel giorno di San Gio- 
vanni di Dio. Pucci ne fu il 
presidente, designato al- 
l’unanimità. 


Emilio Pucci con fra Isfrid Schmid 


© 3 


Prima assemblea dell’associazione nel Cenacolo 
del Ghirlandaio, Chiostro del Convento di 
Ognissanti. 


Quel giorno, nonostante il boicottaggio dei 
responsabili della Usl 10/A (che aveva ora 
in gestione l’edificio nel quale sorgeva 
l’ospedale) si riuscì a celebrare degnamen- 
te la ricorrenza del Santo con la celebrazio- 
ne di una messa e una sentita cerimonia. Vi 
parteciparono oltre 200 persone che aderi- 
rono con entusiasmo al sodalizio che prese 
forma in quella sede. 

Emilio Pucci ne è stato sino alla sua morte 
degno presidente. Fino a che le condizioni 
di salute glielo hanno permesso egli si è 
prodigato per gli scopi dell’associazione. 
Sempre presente alle iniziative promosse, 
ai convegni, alle assemblee. Sempre ospi- 
tale con i frati dell’Ordine ospedaliero di 
San Giovanni di Dio che giungono a visi- 
tarci da ogni parte del mondo. Sempre 
pronto a recarsi in visita presso i vari 
istituti e ospedali dei Fatebenefratelli in 
Italia e all’estero. 

Ora che ci ha lasciato ci piace ricordarlo in 
una bella immagine di alcuni anni fa, a 
Cuba, mentre visitava all’ Avana l'ospedale 
di San Giovanni di Dio, e nella luce calda 
del giardino s'incontra con il Priore. 
Guardando al futuro e al terzo millennio in 
arrivo dava voce al suo ottimismo: “Ci 
sono molti segni buoni di rinnovata sensi- 
bilità sociale e ambientale. Migliaia di 
giovani si impegnano per salvare la natura 
e svolgere un servizio al mondo, contro i 
mali che lo minacciano. Ecco, accanto agli 
speculatori e a chi pensa solo al potere si fa 
strada questa nuova generazione che guarda 
al futuro con la volontà e la speranza di 
renderlo migliore”. 


STILISTA PER CASO 


Pucci, amante della semplicità e di Firenze 


} milio Pucci non è stato solo uno 
E dei grandi creatori di moda del 
l nostro tempo. Si è impegnato in 
politica come deputato e consi- 
gliere comunale. Ha partecipato alla vita di 
Firenze: oltre che dell’ Associazione S. 
Giovanni di Dio è stato presidente del 
Calcio Storico e della società corse cavalli. 
Per un periodo ha diretto anche l’ Antico 
Setificio Fiorentino. 
Nato a Napoli il 20 novembre 1914, il 
marchese era erede di una delle più antiche 
famiglie fiorentine. Lavorava e abitava a 
Palazzo Pucci, a due passi dal Duomo. 
L’attività dello stilista Emilio Pucci co- 
minciò per caso. Era l’inverno del 1947 e il 
marchese stava sciando in Svizzera quan- 
do incontrò Toni Frissel fotografa di moda 
di “Harper’s Bazaar”. L'artista americana 
fotografò la sua tenuta da sci che il giovane 
nobile si era fatto fare espressamente se- 


Celebrazione della festa di San Giovanni di Dio, l'otto marzo 1985. Emilio Pucci è in piedi sulle scale 


cinto della fascia tricolore. 


A destra: costituzione del- È 
l'associazione. Nella foto, 
da sinistra Sergio Balatri, 
Francesco Batazzi, Notaio 
Vincenzo Ferro, Emilio 
Pucci. 


A sinistra: Emilio Pucci con, 
da sinistra, fra Bartolomeo 
Coladonato O.H., fra Nar- 
ciso Petrillo O.H. e fra An- 
drea Faustini O.H. 


condo il suo gusto. Nel 1948 i modelli 
firmati Pucci erano già in vendita in tutti i 
più importanti negozi americani. Dopo il 
successo inaspettato, il marchese decise di 
aprire un piccolo atelier a Firenze e da quel 
momento cominciò la prestigiosa attività 
di stilista. 

La fortuna che fin dall’inizio ha accompa- 
gnato la carriera di Pucci va attribuita alla 
sua concezione di vita. Attivo, dinamico 
appassionato dello sport e dell’avventura 
ha espresso queste attitudini nel lavoro. 
Un lavoro caratterizzato dalla semplicità, 
dal colore, dallo stile e dal movimento. 
Da quindici anni Emilio Pucci si era dedi- 
cato anche all’agricoltura, soprattutto nel 
settore vinicolo. E’ stato deputato del PLI 
per due legislature dal ’63 al 72. Fu con- 
sigliere del PLI fino al 1980. Poi venne 
eletto nelle liste della DC, anche se come 
dipendente. 


m 


TEMPI FUTURI 


IL COMPUTER AIUTA L'OSPEDALE 


A Torregalli, la Società Data Service “Il Melograno” ha presentato un 
progetto per informatizzare la sanità contro sprechi e disservizi. 


p= 1 3 dicembre 
| I scorso, nel Nuovo 
Z Ospedale San 
Giovanni di Dio, 
la Società “Il Melograno” 
Data Service, costituita dalla 
provincia Romana dell’ Or- 
dine di San Giovanni di Dio 
Fatebenefratelli, ha tenuto 
un incontro su “Soluzioni e 
sistemi informativi integrati 
per i servizi ospedalieri”. 
L’iniziativa ha avuto suc- 
cesso e i responsabili del 
servizio sanitario pubblico 
toscano, assessori e dirigenti 
delle Usl, hanno manifestato 
interesse per il progetto di informatizzazione della gestione degli ospedali. Visto il favore 
incontrato, è probabile si arrivi presto a un’esperienza pilota per razionalizzare gli 
strumenti e le risorse delle quali dispone la sanità. Gran parte del disservizio e dell’inef- 
ficienza oggi lamentata dagli utenti derivano da una gestione obsoleta dell’apparato 
sanitario che non riesce ad avere una visione globale di come dovrebbe evolversi. Una 
risposta concreta al problema non può venire che dal ricorso dell’ informatica attraverso 
l’introduzione su unici archivi di tutte le informazioni relative alle diverse attività. Basti 
pensare al fatto che, con un investimento di alcune centinaia di milioni, necessario per 
informatizzare la gestione dei magazzini e della manutenzione, una Usl potrebbe 
risparmiare miliardi evitando sprechi di medicinali e di attrezzature lasciati scadere solo 
perché non si sa di averli. Importante è, che il ricorso all’informatica sia basato su 
un’analisi reale dei bisogni complessivi e non il risultato di iniziative frammentarie e 
scollegate tra loro, spesso non comprese e perciò boicottate dallo stesso personale. 
Un’informatizzazione generale delle strutture sanitarie si rende più che mai necessaria ora 
che a livello europeo viene richiesto l’uniformarsi delle cartelle cliniche. La società “Il 
Melograno” Data Service opera da quattro anni nel settore della sanità perla realizzazione 
di sistemi informativi integrati a supporto dell’attività sia gestionale che clinica delle 
strutture sanitarie. I suoi prodotti nascono dall’applicazione nel campo di tecnologie, 
metodologie e conoscenze acquisite da una collaborazione con strutture ospedaliere dei 
Fatebenefratelli (l'Ordine fondato da San Giovanni di Dio attualmente presente con oltre 
200 ospedali in 46 paesi del mondo). 


[E] 


CULTURA 


SAN GIOVANNI DI DIO 
PREMIA FIRENZE 


L’8 marzo, festa del santo, sarà procla- 


mato il vincitore del concorso lettera- 
rio. 


ino al 9 gennaio, in tutte le librerie fioren- 
tine, si potrà votare per il Premio letterario 
San Giovanni di Dio. Il concorso è orga- 
nizzato dalla nostra associazione, dal- 
P Associazione Librai Italiani e dalla Confcommercio. 
AI Premio sono stati ammessi i libri che parlano di 
Firenze e della Toscana. I Finalisti sono 15. Dallo 
scorso 5 dicembre, agli acquirenti dei libri selezionati 
viene consegnato un tagliando per la votazione. Le 
schede con le preferenze saranno restituite al Comi- 
tato Promotore che provvederà allo scrutinio. Il Pre- 
mio sarà consegnato all’autore del libro vincente 
durante una cerimonia che si svolgerà 1°8 marzo, 
giorno in cui ricorre la festività del santo. La 
premiazione si svolgerà nella Loggetta Rucellai e al 
vincitore verrà consegnata una targa d’argento. 

“E? il primo anno che riusciamo a far combaciare la 
cerimonia con la festa di San Giovanni di Dio, patrono 
dei librai - hanno spiegato i componenti del Comitato 
Promotore - questo fatto ci ha riempito di soddisfazio- 
ne. Per quest'edizione abbiamo un unico rammarico: 
il 30 novembre è scaduto il termine di accettazione dei 
libri. Dopo questa data sono arrivate altre opere di 
rilievo su Firenze e sulla Toscana che purtroppo però 
non abbiamo potuto inserire. Il prossimo anno modi- 
ficheremo lo statuto del Premio e studieremo un modo 
per poter ammettere anche i libri che vengono pubbli- 
cati dopo poco la chiusura del concorso. 


I Libri in finale 


BRICCICHE FIORENTINE - Foresto Niccolai - ed. 
SP 44 

CIVILTA’ DELLE VILLE TOSCANE - C. Cresti e 
M. Listri - ed. Magnus 

DELLA CITTA’ DEI FIORENTINI - Roberto Berardi 
- ed. Giunti 

FILIPPINO LIPPI - L. Berti e U. Baldini - ed. Il 
Fiorino 

FIRENZE DELL’OTTOCENTO - Marcello Vannucci 
- ed. Newton Compton 

FIRENZE GIORNI DELLA GUERRA - Paoletti - ed. 
Ponte alle Grazie 

FIRENZE E TOSCANA - Listri e Naldini - ed. 
Bonechi 

I DELLA ROBBIA. LA SCULTURA INVETRIATA 
NEL RINASCIMENTO - C. Gentilini - ed. Cantini 
IL BUROCRATEE IL MARINAIO - C.M. Cipolla - 
ed Il Mulino 

LA CUCINA FIORENTINA - Aldo Santini - ed. 
Muzzio 

L’ISOLA DELLE STINCHE - G. Magherini e V. 
Biotti - ed. Ponte alle Grazie 

LE SALE DEI PRIORI IN PALAZZO VECCHIO - 
Ugo Muccini - ed Le Lettere 

LORENZO IL MAGNIFICO IN SALUTE E MA- 
LATTIA - E. Panconesi e L. Marri Malacrida - ed. A. 
Bruschi 

MESTIERI DEL PASSATO - Anichini - ed. Bonechi 
PRETI FIORENTINI, I GIORNI DELLA GUERRA 


- G. Villani - ed. Libreria Editrice Fiorentina 


è 


ASSOCIAZIONE 


Come siamo e come eravamo 


Dal ‘glorioso inizio’ nell’85, con la scrivania nel magazzino della libreria BM, alla bella sede 
di oggi nel chiostro della chiesa di Ognissanti. La lunga marcia del nostro impegno. 


ine anno, è tempo di bilanci. E il 
1 F nostro resoconto, non può che 
=== essere positivo. 

Nel 1985 l’associazione muove- 
va i suoi primi passi usando come quartier 
generale una sedia e una scrivania, gentil- 
mente ospitate nelmagazzino della libreria 
BM di Francesco Batazzi, in Borgo Ognis- 
santi 10. In quell’angusto spazio si riusci- 
rono a fare grandi cose. Qui si preparò, ad 
esempio, la mostra sui “Fatebenefratelli a 
Firenze. San Giovanni di Dio da 
Borgognissanti alla Charitè di Parigi” che 
si tenne alla Loggia e in piazza Rucellai dal 
7 al 9 novembre dell’86. 

Poi, un paio di anni più tardi, si ottenne una 
stanza nel convento di Ognissanti, ospiti 
dei RP Francescani. Era ancora una siste- 
mazione di fortuna che solo oggi è potuta 
diventare una vera e propria sede, funzio- 
nale e dignitosa. 

Il convento ci ha concesso l’uso di un altro 


locale più ampio e qui, grazie al contributo an a 
della Provincia Lombardo Veneta dei frati «LA prima sede dell’Associazione, nel magazzino della libreria BM, in borgo Ognissanti. 


Pa > è 


di San Giovanni di Dio, siamo 
riusciti a costruire con le no- 
stre mani una libreria e un 
soppalco in legno. Adesso nel 
soppalco è sistemata la reda- 
zione de La Sporta, ‘cuore’ di 
tutta l’associazione. Final- 
mente le riunioni si tengono 
in una cornice adeguata che 
ridà fiducia e vigore al nostro 
impegno. 


Foto di gruppo di alcuni membri 
dell'associazione nel locale ora 
sitemato. Al piano terra, col cami- 
ce bianco, sono i componenti del 
Gruppo Volontariato ospedaliero 
e domiciliare che ha iniziato la sua 
attività in questi giorni. Dopo es- 
ser stato ricevuto dal Cardinale 
Piovanelli, il Gruppo ha fatto la 
sua prima ‘uscita’ la mattina di 
Natale nell’Ospedale di San Gio- 
vanni di Dio a Torregalli, offrendo 
un piccolo pensiero ai malati, as- 5 
sieme a parole di amicizia e di Tutti al lavoro per costruire il soppalco in legno e 
solidarietà. rendere più funzionale la sede. 


“Grazie per il vostro lavoro” 


Continua l’’esodo’ dall’Ospedale di molti dipendenti che vanno in pensione. Sentiremo la loro mancanza. 
Adognuno di loro La Sporta esprime un “grazie” sentito per quanto hanno fatto per la vita dell’ospedale e porge 
gli auguri più affettuosi per le festività natalizie e l’anno nuovo. 


ti 


Dolores Cricca 


Vanna Paoli 


Dott. Mirella Bettazzi 


Rag. Gianfranco Giovacchini, Provveditore. 


Un nuovo modo 
di fare Banca 


La Cassa di Risparmio di Firenze 
per elevare la propria efficienza pro- 
duttiva al livello degli standard 
europei e per rendere la qualità dei 
suoi servizi rispondente alla più 
sofisticata domanda della propria 
clientela, si è trasformata in 


Società per azioni. La nuova Azien- 
da dispone oggi d'una rete di oltre 

200 Filiali distribuite capillarmente 
sul territorio, che le consentono 

di soddisfare ogni esigenza 

del mercato con un ventaglio 

di servizi e prodotti evoluti. 


CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE 


Notiziario di informazione trimestrale a cura 
dell’ Associazione San Giovanni di Dio fondata 18 marzo 1985 
Casella Postale 521 - 50100 Firenze (Italy) 

Anno V nr. 15 - novembre 1993 


- Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89 


Ľ Associazione si mobilita per non 
far chiudere la Farmacia Comunale 
n° 20, in Borgo Ognissanti 


“La Sporta” n° 15 Dicembre 1993 - Trimestrale - Sped. in abb. postale gr. IV/70% 


per” 


N 


PRIMO PIANO 


La farmacia deve restare aperta 


L'Associazione si oppone alla chiusura della Farmacia “All’insegna di San Giovanni di Dio”. E’ 
un servizio vitale per il quartiere e un pezzo importante della sua storia che ha accompagnato 


per secoli il glorioso ospedale 


1 “Comitato organizzativo 
I dell’ Associazione San Giovanni 
di Dio” venuto a conoscenza della 
ipotizzata chiusura dell’antica 
Farmacia dell’ Ospedale San Giovanni di 
Dio, che da secoli opera nel quartiere di 
Santa Maria Novella, desidera riconfermare 
la deliberazione presa il 13 novembre 1987 
dall’ Assemblea generale dei Soci, di opporsi 
fermamente a tale inopinata ipotesi”. 

Così nel luglio scorso, con un telegramma al 
Sindaco Morales, abbiamo deciso di ribadire 
la nostra ferma volontà di non far chiudere la 


Ie 


SOMMARIO 


La Farmacia deve restare aperta.................. p.2 
Tanti Soci vecchi e nuovi 

per far vivere lAssociazione .................000s.s p.2 
Dopo la bomba, per ricominciare................. p.3 
Nuovi orizzonti nella ricerca sul cancro.......p. 4 
Abbiamo IBRO -suiii airi iieiea aariin] p.4 
Il video IN:COFSIA............cccccrrrrcererceeieriaianii p.5 


Arrivederci «pd 
Il mistero della firma di San Giovanni di Diop. 6 
Il “Premio S. Giovanni di Dio” 

Alle ville LOSCANE ....ssenssssossseoesssvazsonnsosnsesesensss p.7 
ASSOCIAZIONE: uri p.7 


@ LaSporta %fo 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, Lucia Nencioni 
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro 
Batisti, Francesco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo 
Checcucci Lisi, Guido Del Re, Roberto Della Lena, 
Lorenzo Recchia 

Impaginazione: Menabò v. San Gallo 68r Firenze 
Stampa: Tipografia Tiposervice v. Furini, Firenze 
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89 


® 


ASSOCIATO ALL'UNIONE 
ITALIANA STAMPA PERIODICA 


2 


ä 


Farmacia comunale n.20, situata in Borgo 
Ognissanti. In attesa di sapere, da parte 
dell Amministrazione comunale, quali siano 
effettivamente le intenzioni in merito al futu- 
ro della Farmacia, stiamo intanto valutando 
le altre iniziative da prendere per difendere 
questa importante realtà della storia e della 
vita di questa parte del Centro storico. 

L’ Associazione San Giovanni di Dio e tutti 
gli abitanti del quartiere hanno già dovuto 
subire, dieci anni fa, lo smantellamento 
dell’antico e nobile Ospedale, fondato da 
Simone Vespucci, e non possono sopportare 
che vada persa ora un’altra 
essenziale funzione sanita- 
ria, da secoli al servizio 
della zona. 

La Farmacia all’insegna di 
“San Giovanni di Dio”, 
situata al piano terreno 
dell’antico palazzo, che fu 
la casa dei Vespucci, pro- 
prio all’angolo con via del 
Porcellana, è segnalata 
negli archivi comunali fin 
dal 1753, ma ha probabil- 
mente una storia molto più 


Na 


z antica, visto il legame con 
: la struttura ospedaliera. 
E’ un servizio, importante, 
Foto Locchi vitale per la gente che vive 
TESSERAMENTO 


ASSOCIAZIONE 
SAN GIOVANNI DI DIO 
Fondata 18 Marzo 1985 


gb, 


TELEGRAMMA 
Firenze 27/07/93 


AL SINDACO DEL COMUNE DI FIRENZE PALAZZO 
VECCHIO 


VENUTO A CONOSCENZA DELLA IPOTIZZATA 
CHIUSURA DELL'ANTICA FARMACIA DELL'OSPEDALE 
SAN GIOVANNI DI DIO CHE DA SECOLI OPERA NEL 
QUARTIERE DI SANTA MARIA NOVELLA DESIDERA 
RICONFERMARE LA DELIBERAZIONE PRESA IL 13 
NOVEMBRE 1987 DALL'ASSEMBLEA GENERALE DEI 
SOCI DI OPPORSI FERMAMENTE A TALE INOPINATA 
IPOTESI 


COMITATO ORGANIZZATIVO 
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 
BORGOGNISSANTI 42 FIRENZE 


Firenze 21 settembre 1993 


nella zona, compresi i molti anziani residenti, 
un servizio che è già stato penalizzato da 
progressive riduzioni dell’orario di apertura. 
Da notare che viene utilizzato anche dalle 
migliaia di persone che sono ospitate ogni 
anno nei tanti alberghi vicini. 

Chiudere la Farmacia significherebbe così 
anche un peggioramento dell’offerta turisti- 
ca, un fattore da non trascurare per una città 
come Firenze che vive sul turismo. 


TANTI SOCI VECCHI E NUOVI PER FAR VIVERE L'ASSOCIAZIONE 


l'Ospedale San Giovanni di Dio in Borgo 

Ognissanti a Firenze è stato chiuso, ma il 
nostro impegno non si è esaurito e, anzi riprende 
oggi con nuovo vigore perché tanti sono gli obiettivi 
per cui battersi oltre a quelli istituzionali. | tempi si 
fanno duri. Da troppe parti si levano segnali di crisi 
che impongono a tutti di riflettere e cambiare. 
Nessuno stavolta può tirarsi indietro. 
E’ tempo di imparare a fare i conti con noi stessi, con 
gli altri e con le risorse effettive dii cui disponiamo. 
Lo “scialo” è finito e si apre un'epoca meno briillante 
ma più impegnata a cercare un equilibrio. E non è 


(Cioe soci, sono ormai più di dieci anni che 


detto che sia peggiore della precedente. 

La nostra Associazione, per continuare nel suo lavo- 
ro e promuovere nuove iniziative, chiede ai soci di 
rinnovare la loro iscrizione, basta inviare 30mila lire 
tramite assegno bancario non trasferibile allegato 
alla scheda qui riprodotta, in busta chiusa, oppure 
versare sul c/c postale n° 10340503 la quota e inte- 
stare ad “Associazione San Giovanni di Dio, casella 
postale 521 Firenze”, specificando nella causale 
«Tessera 1994». 

Per informazioni, si può chiamare la sede dove è in 
funzione la segreteria telefonica. Il numero è 


055/218839. 


| ASSOCIAZIONE i 
SAN GIOVANNI DI DIO Y O 
H Fondata 18 Marzo 1985 H 
! L'oservente Siei inina aiandid MAO... lion 
dÜ professione... residente:a.-.-.. ata nin 
VI RENEE RPE EROINA SERIALI EE RE FARAI ini ©- 3 pricipali folico 
chide di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. 
Versa contestualmente L......................... da trattenersi quale quota associativa per il primo 
anno. i 
Firma leggibile 
Firenzo Moesa EAR ! 


SOLIDARIETÀ 


Dopo la bomba, per ricominciare 


L'“Associazione danneggiati via Lambertesca”, costituita per affrontare con più forza le conseguenze del folle attentato 
del 27 maggio scorso, è nata anche grazie alla collaborazione della San Giovanni di Dio. Un aiuto prezioso per muovere 
i primi passi. Ma la strada per cancellare i segni della distruzione resta lunga e difficile. 


esplosione che la notte del 27 
L maggio scorso, a Firenze, ha 
falciato cinque vite innocenti, 
ferito molte persone e provocato danni 
incalcolabili agli edifici della zona, com- 
presa la galleria degli Uffizi, resterà per 
sempre come una pagina atroce della 
storia cittadina. Atroce e assurda come 
ogni violenza che si abbatte sugli uomini 
per mano di altri uomini, capace di 
distruggere non solo vite e cose, ma 
anche la fiducia nella possibilità stessa 
dell’umana civile convivenza. 

Per questo è diventato ancora più impor- 
tante che in occasioni di altre sciagure 
prodotte da eventi naturali (come fu ad 
esempio l’alluvione del ‘66) dare una 
mano a ricostruire ciò che era stato 
distrutto e alleviare i disagi di coloro che 
avevano subito la distruzione della 
bomba. Solo così si può davvero contri- 
buire a ricostituire la civiltà spazzata via 
da un simile atto di barbarie. 

A pochi giorni dall’esplosione, il dottor 
Sergio Balatri a nome dell’ Associazione 
San Giovanni di Dio, ha contattato i 
residenti della zona che avevano orga- 
nizzato un primo punto di coordinamen- 
to in una roulotte messa a disposizione 
dai Vigili del Fuoco di Livorno. 
All’appena costituito Comitato dei dan- 
neggiati, Balatri ha offerto l’aiuto della 
San Giovanni di Dio innanzitutto per 
accelerare la costituzione di una vera e 
propria Associazione Danneggiati via 
Lambertesca e poi per lanciare una 


LL venne» * 
cia — Avati — 
immediata raccolta di fondi. 
La San Giovanni di Dio ha così 
curato la realizzazione di volantini, 
manifesti, bollettini di conto cor- 
rente (stampati gratuitamente dalla 
Tipografia Tiposervice) e diffusi 
in tutti gli uffici postali di Firenze 
e provincia. 
La sottoscrizione, effettuata diret- 
tamente sul conto corrente 
dell’ Associazione Lambertesca, ha otte- 
nuto un pieno successo mettendo insie- 
me una discreta somma, immediatamen- 
te disponibile per i danneggiati. 
Pier Luigi Prosperi, membro 
dell’ Associazione via Lambertesca (é 
proprietario del ristorante Antico 
Fattore, devastato 
dall’attentato) così 
racconta l’intervento 
dell’ Associazione San 
Giovanni di Dio: “E” 
stata una collaborazio- 
ne preziosa. In quei 
primi momenti, in 
mezzo alle macerie 
. delle nostre case, i 
problemi erano tanti; 
non sapevamo da che 
parte cominciare per 
muoversi nei meandri 
delle pratiche burocra- 


tiche. Il dottor Balatri ci ha portato 
l’esperienza della propria associazione, - 
prosegue Prosperi - dicendoci come e 
dove intervenire, a quali porte bussare. 


Altrozn 


Ci ha tracciato la strada sulla quale 
abbiamo poi camminato con le nostre 
gambe. Grazie a questo aiuto abbiamo 
potuto disporre velocemente della cas- 
setta postale e del numero di conto cor- 
rente postale, due cose non facili perchè 
non avevamo ancora un riconoscimento 
ufficiale. Insomma è stato San Giovanni 
di Dio a legittimarci!”. 


lo 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 
FIRENZE 


RACCOLTA DI DENARO 
PER I DANNEGGIATI 
NELL’ATTENTATO DI 
VIA DEI GEORGOFILI 


versamenti sul c/c postale n° 14009500 
intestato a: 
“Associazione Danneggiati Via Lambertesca! 
-FIRENZE- f 


» 


ATTUALITÀ MEDICA 


NUOVI ORIZZONTI NELLA RICERCA SUL CANCRO 


Il simposio “Highlights in Cancer Research”, 
tenutosi in città nel maggio scorso, organiz- 
zato dall’Istituto Tumori di Genova e sov- 
venzionato dalla Cilag, è stata la prima occa- 
sione per il professor Steven A. Rosenberg, 
del National Cancer Institute di Bethesda, di 
presentare a Firenze lo stato dell’arte della 
terapia genica del cancro da lui attuata. 

Il professor Rosenberg, conosciuto ormai 
anche dal largo pubblico per il suo libro “La 
cellula trasformata (Mondadori, Milano 
1993) è il prestigioso direttore del centro di 
Dipartimento di Chirurgia del National 
Cancer Institute di Bethesda, il più importan- 
te centro di ricerca al mondo. Con più di cin- 
quecento pubblicazioni scientifiche Rosem- 
berg è una delle massime autorità nel settore 
e il suo intervento nel simposio fioretino è 
stato accolto con grande entusiasmo. 
Partendo dalla constatazione dell’elevata per- 
centuale di insuccessi delle terapie classiche, 
chirurgia-chemioterapia-radioterapia, è stato 
introdotto il concetto di terapia biologica, un 
approccio che attraverso i meccanismi di 
difesa naturali dell’organismo o la sommini- 
strazione di sostanze costituenti naturali del- 
l’organismo si presta a interessare tutti i set- 
tori terapeutici e non solo quello dei tumori. 
In questo ambito si parla di immunoterapia 
adottiva in riferimento al trasferimento 
nell’ospite di sostanze immunologicamente 
reattive come ad esempio linfociti T killer 
(lymphokines activated killers o LAK) incu- 
bati con interleuchina-2 (IL-2). 

A seguito dei promettenti risultati clinici pre- 
liminari, la FDA ha autorizzato una speri- 
mentazione allargata sul carcinoma renale. 
Risultati positivi sono stati ottenuti anche 
con il melanoma. 

Un’altra tecnica impiegata da Rosenberg è 
stata quella di isolare dai tumori i linfociti 
infiltranti (tumor infiltrating lymphocytes o 
TIL) e di ottenerne grandi quantità. I TIL 
vengono poi reinfusi con IL-2 che li mantie- 
ne vivi e circolanti (attualmente vengono tra- 
sfusi senza problemi fino a 1011 linfociti, 
che corrisponde a tutta la popolazione linfo- 


citaria presente normalmente nell’organi- 
smo). Con questa tecnica sono state ottenute 
remissioni, complete e parziali, di melanomi 
metastatici in fase avanzata. L'aspetto fonda- 
mentale di questa metodica è rappresentato 
dal fatto che i TIL circolano e si localizzano 
nei depositi di cellule cancerose. In tal modo 
possono essere colpite tutte le replicazioni 
della neoplasia, anche quelle microscopiche. 
Il passo successivo è stato quello di modifi- 
care le proprietà biologiche, e quindi l’effica- 
cia terapeutica, dei TIL attraverso l’inserzio- 
ne di geni nel loro nucleo. 
L’inserzione di geni funzionanti in cellule 
somatiche per modificarne le proprietà, al 
fine per esempio di correggere errori genetici 
del metabolismo, prende il nome di terapia 
genica ed è già stata impiegata con successo 
per la terapia di alcune malattie. 
Oltre all’applicazione della terapia genica 
alla cura dei tumori, è molto interessante 
anche la metodica scelta per la funzione di 
vettore. Abitualmente i mezzi meccanici 
sinora impiegati consentono l’inserimento 
del gene solo in una piccola parte delle cellu- 
le esposte (1:10000). L’impiego di un retro- 
virus, trattato in modo da inserire il gene 
senza replicarsi, consente di inserire il gene 
nel 5-10% delle cellule, in questo caso i TIL. 
Una delle applicazioni già attuate consiste 
nell'impiego di un gene per la produzione di 
tumor necrosis factor, in modo da ottenere 
TIL/TNF. Data la capacità dei TIL di con- 
centrarsi nel tumore si può far arrivare fino a 
1000 mcg/kg di TNF nei siti tumorali senza 
problemi di tossicità sistemica del TNF. Il 
TNF determina una specie di necrosi coagu- 
lativa delle masse tumorali ( i dati presentati 
riguardano principalmente il melanoma, i 
sarcomi e le neoplasie dei tessuti molli. 
Il futuro è rappresentato dall’inserzione di 
altri geni, come quelli di : interferone, IL-2, 
antigeni tumorali. 
L’uso di geni che codificano per gli antigeni 
tumorali consentirebbe la “prevenzione pri- 
maria e secondaria del cancro”. 

Guido Del Re 


Steven Aaron Rosem- 
berg mentre riceve il 
distintivo dell’Asso- 
ciazione San Giovanni 
di Dio. Nella foto, da 
sinistra, i dottori Guido 
Del Re e Sergio Bala- 
tri, il professor Rosem- 
berg e il dottor Mauro 
Batisti. 


È ABBIAMO LETTO 


Philippe Lagarde. Mon combat singulier 
contre le cancer. Laffont, Paris, 1992. 


All’inizio del 1988, Philippe Lagarde, 
cancerologo a Nizza e a Mentone, proget- 
ta l’impiego di un trattamento, l’interleu- 
china II, sperimentato negli Stati Uniti, 
che apre nuove speranze per i malati di 
tumore. Viene arrestato, incolpato di truf- 
fa, d’esercizio illegale della farmacia e 
della biologia, imprigionato. E’ l’inizio di 
una lunga persecuzione condotta in parti- 
colare dal consiglio dell’ordine contro un 
medico che esce dai sentieri battuti per 
curare dei malati che si fidano di lui. 
Philippe Lagarde prescrive infatti dei trat- 
tamenti di sostegno per meglio sopportare 
le chemioterapie, cerca delle vie nuove 
contro il cancro. Farà 40 giorni di prigio- 
ne, migliaia di manifestanti verranno a 
reclamare al sua liberazione, sarà final- 
mente prosciolto nel 1992. 

Questo libro racconta un doppio “combat- 
timento singolare”: una battaglia giudizia- 
ria di tre anni ma anche, soprattutto, quel- 
la che l’autore non ha mai abbandonato 
per ottenere remissioni sempre più lunghe 
e per stabilire con i suoi pazienti quel rap- 
porto umano senza il quale essi sono vinti 
dalla disperazione. Le storie stupefacenti, 
perfino sconvolgenti, raccontate dal dot- 
tor Lagarde e le riflessioni che gli ispira- 
no i progressi ed i limiti della cancerolo- 
gia aiuteranno tanti lettori a prendere 
coscienza della realtà del problema e rap- 
presenteranno per molti un messaggio di 
speranza. 

Laureato in medicina a Marsiglia, 
Philippe Lagarde ha ottenuto il suo diplo- 
ma universitario di cancerologia con il 
Prof. Lucien Israél. Ha scritto questo libro 
con la collaborazione di Jean-Pierre 
Laborde, grande cronista di France-Inter e 
di France-Info e che, a questo titolo, ha 
seguito passo passo “l’affare Lagarde”. 

Il dottor Lagarde esercita oggi presso 
Noale (Venezia), dove riceve pazienti da 
diversi paesi europei. L’ Associazione San 
Giovanni di Dio intrattiene con lui rap- 
porti di amicizia e collaborazione; in 
occasione della sua ultima visita a Firenze 
gli ha consegnato un piccolo dono in 
segno di stima e riconoscenza per il 
coraggio, la competenza e umanità con 
le quali svolge la sua professione. 


G.D.R. 


Il dottor Philippe Lagarde, a destra nella foto, 
mentre riceve dalle mani del dottor Sergio Balatri 
il piatto con la firma di San Giovanni di Dio 


| 


m 


TEMPI FUTURI 


IL VIDEO IN CORSIA 


p 


Al pronto soccorso del Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio, le cartelle dei pazienti sono “computerizzate”. 


Da luglio, al Nuovo Ospedale 
San Giovanni di Dio, è in speri- 
mentazione la “cartella compute- 
rizzata”. I dati dei pazienti non 
vengono più registrati su fogli di 
carta, ma su un video del com- 
puter. Nome, cognome, indiriz- 
zo, storia clinica dei ricoverati 
rimangono poi conservati 
nell’archivio informatico 
dell’ospedale. 

L’iniziativa, che è in funzione al 
pronto soccorso, è curata da “Il 
Melograno” Data Service. 
Costituita dalla provincia roma- 
na dell'Ordine di San Giovanni 
di Dio Fatebenefratelli, la società | 
opera ormai da quattro anni nel 
settore della sanità per la realiz- 
zazione di sistemi informativi. 
Oltre che di tecnologie, la 
società si avvale di conoscenze 
acquisite dalla collaborazione 
con le strutture ospedaliere dei 


Fatebenefratelli (1’Ordine fonda- 
to da San Giovanni di Dio attual- 
mente presente con oltre 200 
ospedali in 46 paesi del mondo). 
Il progetto di informatizzare i 
servizi sanitari per evitare spre- 
chi di tempo e di risorse era già 
stato presentato nel Nuovo 
Ospedale San Giovanni di Dio a 
dicembre dello scorso anno. I 
responsabili del servizio sanita- 
rio pubblico avevano manifesta- 
to interesse per le proposte che 
erano state illustrate da “Il 
Melograno”. 

Con l’informatica, sarebbe molto 
più facile sapere quali sono i 
bisogni reali delle strutture ospe- 
daliere. Si eviterebbero sprechi 
di medicinali e di attrezzature e 
le cartelle cliniche sarebbero 
uniformate a quelle europee. 


ARRIVEDERCI COMANDANTE 


ingegnere Mauro Marchini, che per 

anni è stato Ispettore Regionale dei 

Vigili del Fuoco della Toscana, è 
diventato ora Comandante della Scuola 
Nazionale dei Vigili del Fuoco a Roma. 
L’Associazione San Giovanni di Dio, che ha 
sempre contato sulla collaborazione di 
Marchini e dei Vigili del Fuoco per la realiz- 
zazzione di corsi di primo soccorso e per 
l’organizzazione della festa di San Giovanni 
di Dio, ogni 8 marzo, ha deciso di salutare il 
neocomandante, conferendogli un particolare 
riconoscimento. Ecco nella foto un momento 
della cerimonia mentre l’ingegner Marchini 
(a destra) riceve la pergamena ricordo 
dell’ Associazione dalle mani del dottor 
Sergio Balatri, e, in primo piano il complesso 
scultoreo realizzato in Francia nei primi del 
Novecento che illustra l’opera meritoria dei 
pompieri, donato al neocomandante. 


e di 


ASSO 
SAN GIO 


FONDATA 


ua 
ZIONE 
fi DI DIO 


ARZO 1985 


Il mistero della firma del Santo 


Numerose le ipotesi che sono state avanzate per spiegare il significato del geroglifico con il quale San Giovanni di Dio siglava i suoi Messaggi. 


an Giovanni di Dio firmava la 
S corrispondenza con una sigla 


originale che chiamava “le 
mie tre lettere”. Sono stati fatti numerosi 
tentativi per scoprirne il significato, ma 
ancora l’enigma della sigla non è stato 
sciolto. 

Tra le interpretazioni che sono state date 
alle tre lettere, alcune non vanno prese 
in considerazione. Altre appaiono vero- 
simili. Solo poche, però, sembrano esse- 
re probabili. 

La sigla misteriosa potrebbe significare: 
1) Yoannes Charitatis Ordinis (Giovanni 
dell’Ordine dei Fratelli della Carità) 

2) Yoannes Charitatis Fundator Ordinis 
(Giovanni Fondatore dell'Ordine della 
Carità) 

3) Yo Fray (Io Fra Zero). Anche questa 
tesi non può essere vera. Giovanni abi- 
tualmente si chiamava e firmava: 
Hermano Juan de Dios (Fratello 
Giovanni di Dio), mai Fray. 

4) Fe, Caridad, Esperenza (Fede, Carità, 
Speranza). Si basa su quando Giovanni 
scrisse alla duchessa di Sessa. Ma è 
stata giudicata poco attendibile dagli 
studiosi. 

5) Yoannes Feci Opus (Io, Giovanni, 
ho compiuto questo). E’ troppo eru- 
dita e ricercata per essere presa in 
considerazione data la semplicità e la 
spontaneità del Santo sia nel parlare 
che nello scrivere. 

6) Yo siervo dela Eucaristia o Yo 
siervo de Dios oppure Yo siervo 
omilde (Io servo dell'Eucarestia, Io 
servo di Dio, Io servo umile). 
Quest’ultima interpretazione è stata 
data da Josè Cabezudo Astrain in un 
suo recente studio. Secondo lo stu- 
dioso, sotto il regno di Carlo V 
s’introdusse la consuetudine che i 
contraenti, insieme ai testimoni, fir- 
massero gli atti orignali redatti dal 
notaio con la formula “Yo... otorgo 


6 


O 


L’autografo originale del Santo. 


lo sobredicho” (Io... confermo quanto 
sopra); premesso ciò, il Cabezudo affer- 
ma che la prima lettera della sigla è una 
Y con un tratto che la taglia orizzontal- 
mente per indicare l’omissione della O e 
significa Yo (Io). 

La seconda lettera, probabilmente, è una 
S; la terza è una O e significherebbe 
“omilde” ossia umile, oppure alludereb- 
be alla Santa Eucarestia per la sua forma 
rotonda; potrebbe però anche voler dire 
Oropesa, la città in cui il Santo visse per 
molti anni. 

Anche questa interpretazione non può 


essere accettata perché, pur essendo 
attendibile l’interpretazione della prima 
lettera, le altre due sono incerte e vaghe. 
7) Quest'ultima è l’ipotesi più probabile. 
La sigla sarebbe il monogramma greco 
di Cristo che risale al tempo del primo 
cristianesimo e che nel XVI secolo era 
ancora molto adoperato. 

Secondo la contessa di Nova Goa, per 
designare il nome di Cristo si usava la X 
greca, seguita immediatamente da una P 
tagliata con tratto orizzontale a metà 
asta, riproducendo così una T e, nello 
stesso tempo, una croce. Alla fine si 
poneva una O. 

Nel Medioevo, molti documenti pubblici 
e privati, venivano firmati nello stesso 
modo. 

Il cristogramma avrebbe il significato di 
un’invocazione alla divinità per testimo- 
niare che erano stati redatti con il pen- 
siero rivolto a Cristo. 

A conferma di questa interpretazione, 
c’è anche la firma autografa di 
Cristoforo Colombo: 


cioé: S: servus; S: simplex; A: altis- 
simi; S: salvatoris; XMI: Christus 
Maria Ioseph; Xpo FERENS: 
Christum ferens (Cristoforo). 

La somiglianza e il significato tra 
XPO di Cristoforo Colombo e la 
sigla di San Giovanni presentano 
un’analogia tale da far ritenere 
quest’ultima interpretazione la più 
probabile. 


CULTURA 


Il premio “San Giovanni di Dio” 


alle Ville Toscane 


Massimo Listri e Carlo Cresti hanno vinto la terza edizione 


del concorso 


letterario, 


promosso dalla nostra 


Associazione, dall’Associazione Librai Italiani e dalla 


Confcommercio. 


1 libro “Civltà delle ville 


toscane” d Massimo Listri e 


I 


Carlo Cresti ha vinto la terza edizio- 


ne del premio letterario “San 
Giovanni di Dio”. Il concorso è stato 
promosso dalla nostra associazioine, 
dall’ Associazione Librai Italiani e 
dalla Confcommercio. 

La cerimonia di premiazione si è 
svolta nella loggetta Rucellai 1’8 
marzo scorso, festa del Santo,.che, 
fra i tanti meriti ha, appunto, anche 
quello di essere protettore dei librai. 
Ai vincitori è stata consegnata una 
targa d’argento. 

Molte le autorità presenti: il vicesin- 
daco Giovanni Pallanti, Pierluigi 
Ballini, assessore alla cultura, Luigi 
Giacumbo e Umberto Cecchi della 
“Nazione”, Valentino Giannotti, pre- 
sidente della Confcommercio e 
Valerio Zani, presidente del comitato 


promotore del premio. 


Tra i volumi in finale, si sono distinti 
per i voti ricevuti: 

“Dalla Città dei fiorentini” di 
Roberto Beraschi edito da Giunti; 
“Preti fiorentini. I giorni della guer- 
ra” di Giulio Villani edito dalla 
Libreria Editrice Fiorentina e 
“Bricciche fiorentine” di Foresto 
Niccolai pubblicato da Sp 44. 

Per quest'edizione del premio, era 
stata adotata una nuova formula di 
votazione. Agli acquirenti dei libri 
selezionati per il concorso, veniva 
consegnato un tagliando per la vota- 
zione. 

Le schede con le preferenz sono state 
poi restituite al comitato promotore 
che ha provveduto allo scrutinio. 
Conclusa la terza edizione del 
Premio, il Comitato Promotore sta 
già organizzando la selezione per il 
1994, che si annuncia di sicuro suc- 


cesso. 


CONDOGLIANZE 


Il 13 ottobre scorso, è morto improvvisamente Fabrizio 
Franchini, consigliere dell’Associazione da molti anni. 
Aveva 54 anni e lavorava come parrucchiere all'Hotel 


Excelsior. 


I componenti del Comitato Organizzativo dell’Asso- 
ciazione piangono la sua perdita. 


fo 


ASSOCIAZIONE 


La nostra 
sede ha una 
porta nuova 


inalmente la sede dell’associazio- 
F ne, situata nel chiostro della chie- 

sa di Borgo Ognissanti, ha una 
nuova porta che rende più sicuro e digni- 
toso l’accesso. E’una bella porta in 
legno di castagno massello. Ne ha curato 
il montaggio Florio Nacci, nostro socio 
storico. Nacci infatti è un ex contadino 
della fattoria di San Miniato, che faceva 
parte dei beni dell’ospedale di San 
Giovanni di Dio dal ‘700 fino a circa 
dieci anni fa. Qui egli ha imparato anche 
il mestiere di maestro muratore perchè la 
fattoria era un’azienda completa, auto- 
sufficiente, dove si svolgevano numero- 
se attività, compresa la muratura. 

Fi | 


La Cassa di Risparmio di Firenze 
per i Giovani 


PRIMABANCA 


SERVIZI E PROGRAMMI PER RAGAZZI E GIOVANI FINO A 26 ANNI 


Tutti i giovani clienti 
della Cassa di Risparmio di Firenze contano di più. 


Tassi, prezzi e condizioni di ciascun prodotto e servizio 
sono indicati sui fogli informativi analitici esposti presso tutte le Filiali. 


CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE 


La Sporta 4f. 


Notiziario di informazione trimestrale a cura 
dell’ Associazione San Giovanni di Dio fondata 1°8 marzo 1985 
Casella Postale 521 - 50100 Firenze (Italy) 
Anno V n. 16 - dicembre 1993 


“Farò del mio meglio per 
proseguire la strada fin 
qui tracciata” 


Lapo Mazzei, al vertice della 

= Cassa di Risparmio di 

: Firenze, è il nuovo 
<y presidente dell'Assogiazione 
San Giov | Dio 


3815 del 17/03/89 


gr. IV/70% - Reg. Trib. Firenze n° 


abb. postale 


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Primo PIANO 


A capo dell’Associazione con entusiasmo 


Maggior accoglienza verso i malati, disponibilità ed efficienza per alleviare le loro preoccupazioni: ecco il pro- 


gramma del presidente neoeletto. 


ell’accettare la nomina alla presi- 
N denza di questa benemerita asso- 
ciazione, non nascondo di sentir- 
mi onorato e al tempo stesso preoccupato di 
seguire in questo ruolo ad un uomo come 
Emilio Pucci, al quale ero molto legato da 
un rapporto di amicizia e di stima profonda. 
Farò del mio meglio per 
cercare di proseguire la strada 
fin qui tracciata, portando 
avanti un programma che ho 
letto accuratamente e che trovo 
largamente condivisibile. 
A questo proposito vorrei 
sottolineare un aspetto che mi 
sembra di grande importanza: 
l'accoglienza negli ospedali. 
L'Italia, diversamente ad altri 
paesi europei, non costituisce | 
certo un fulgido esempio in | 
quanto ad organizzazione, 
familiarità, calore umano al 
momento dell'accoglienza in 
ospedale. Occorre ritrovare 
una tradizione di maggiore 
disponibilità, ed anche una 
maggiore efficienza, che allievi 
e non aggravi le preoccupazio- 


SOMMARIO 


A capo dell’Associazione con entusiamo ...p. 2 
Soci vecchi e nuovi per le iniziative 1994....p. 2 
Le idee per il futuro..... 
Il diritto al corrimano... ; 
COME eravamo ..sssssssssrsssssresesssenesssssns anA 
Come siamO.................... .p.5 
La battaglia per il nome. 
| nostri auguri „sessies .p. 6 
Abbiamo letto ................ccsrrrrrrererreeee I I 


@ LaSporta 4f 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, Lucia Nencioni 
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro 
Batisti, Francesco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo 
Checcucci Lisi, Guido Del Re, Roberto Della Lena, 
Lorenzo Recchia 

impaginazione: Menabò v. San Gallo 68r Firenze 
Stampa: Tipografia Tiposervice v. Furini, Firenze 
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89 


® 


ASSOCIATO ALL'UNIONE 
ITALIANA STAMPA PERIODICA 


2 


ni del paziente. 

Torno a dire che accetto con piacere 
questo incarico, ma con il rammarico di 
potergli dedicare poco tempo a causa dei 
molteplici impegni di lavoro. Cercherò tutta- 
via di profondervi l'entusiasmo di chi è con- 
vinto di fare qualcosa di utile per questa 


TESSERAMENTO 


città che tutti amiamo. La tradizione di 
Firenze non è legata solo alla sua grandezza 
nell'arte ma anche al suo prestigio nelle 
discipline scientifiche, inclusa quella medica 
dove si sviluppò in passato una feconda 
scuola di pensiero e di sperimentazione. 

Il compito che ci spetta, come fiorentini 
impegnati nella società, è quel- 
lo di portare avanti questa tra- 
dizione ma senza annegare nel 
passato. Le nostre radici devo- 
no portarci a crescere, a capire 
la nuova realtà nella quale 
dobbiamo operare, ad inserirci 
a pieno nei grandi cambiamenti 
economici e sociali, abbando- 
nando il facile ripiegamento 
verso il passato. 

Questo vuole essere il mio 
intendimento di operare, cioè 
seguire il corso della storia e 
del progresso, senza rinnegare 
ma piuttosto difendendo l'inse- 
gnamento che ci deriva dalle 
nostre radici. A 


Lapo Mazzei 


Press Photo 


SOCI VECCHI E NUOVI PER LE INIZIATIVE DEL 1994 


arissimi soci, sono ormai più di dieci anni che 
( l'Ospedale San Giovanni di Dio in Borgo 

Ognissanti a Firenze è stato chiuso, ma il 
nostro impegno non si è esaurito e, anzi, riprende 
oggi con nuovo vigore perché tanti sono gli obiettivi 
per cui battersi oltre a quelli istituzionali. La nostra 
Associazione, per continuare nel suo lavoro e pro- 
muovere nuove iniziative, chiede ai soci di rinnovare 
la loro iscrizione. 
Visto il programma di impegni che saranno portati 
avanti nel 1994, l'Assemblea dei soci, che si è riunita 
il 19 novembre scorso, ha deciso di aumentare la 


ASSOCIAZIONE 
SAN GIOVANNI DI DIO 
Fondata 1°8 Marzo 1985 


Losorivento Si. es irrncisiasseirorteiseaiseosirsduinsreinnnieaid LY UON: PAETE EE E EEE EEEE ES 


chide di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. 


Versa contestualmente L. .............................n 


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į di professione.. 
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! Firenze, lì. 


asa da trattenersi quale quota associativa per il primo anno. 
Firma leggibile 


quota e di portarla a 50 mila lire. 

La somma potrà essere inviata tramite assegno ban- 
cario non trasferibile allegato alla scheda qui ripro- 
dotta, in busta chiusa. Oppure è possibile versare 
l'importo sul c/c postale numero 10340503 ed inte- 
starlo ad “Associazione San Giovanni di Dio” casella 
postale 521 Firenze, specificando nella causale 
“Tessera 1994”. 


Per informazioni, si può chiamare la sede dove è in 
funzione la segreteria telefonica. 


Il numero è 055/218839 


VITA DELL'ASSOCIAZIONE 


LE IDEE PER IL FUTURO 


II 19 novembre scorso, nell'Aula Muntoni del Nuovo Ospedale di 
San Giovanni di Dio, si è tenuta un'assemblea straordinaria della 
sezione ospedaliera dell’Associazione. 


enerdì 19 novembre alle ore 
V 12, presso l'Aula Muntoni del 
Nuovo Ospedale San Giovan- 


ni di Dio, su richiesta della Sezione 
Ospedaliera della nostra Associazione si 
è tenuta un'assemblea straordinaria. 

Il Dott. Sergio Balatri, Segretario 
dell'Associazione, ha letto la relazione 
sulle attività che hanno caratterizzato il 
1993 ed ha anticipato i progetti per l'an- 
no prossimo. 

Innanzitutto è stata ricordata la figura 
e l'opera di Emio Pucci, il nostro primo 
ed indimenticabile presidente, spentosi 
dopo lunga malattia nel novembre del- 
l'anno scorso. 

Per quanto riguarda le nostre più 
recenti attività è stato quindi ricordato il 
nostro impegno per l'Ospedale di Borgo- 
gnissanti, che ci vede in prima linea per 
la difesa del patrimonio storico-artistico 
da sempre abbandonato, minacciato e 
purtroppo menomato dall'assensa di effi- 
cienti strumenti di conservazione. Siamo 
grati alle Soprintendenze e all'Ordine 
Ospedaliero dei Fatebenfratelli per il 
loro concreto sostegno in questo senso. 
Cercheremo anche di salvare il patrimo- 
nio idrico rappresentato dal pozzo che 
attualmente resta completamente fuori 
uso. 

Nel Nuovo Ospedale siamo prima di 
tutto decisi a continuare l'impegno per la 
realizzazione della festa di San Giovanni 
di Dio dell'8 marzo, che si svolgerà inte- 
ramente a spese dell'Associazione e a 
potenziare l'attività del centro di ricerca 
bibliografica realizzando rapporti con 
altre biblioteche biomediche italiane e 
straniere. 

Ci impegnamo anche con maggior 
vigore rispetto al passato perché tutta la 


segnaletica con l'indicazione "Torre- 
galli" venga rimossa e sostituita con la 
determinazione ufficialmente approvata 
che è "Nuovo San Giovanni di Dio". 

Abbiamo poi in programma un sup- 
plemento al giornale La Sporta, una 
serie di pubblicazioni sull'Ospedale, i 
suoi servizi e la figura del compianto 
Prof. Ennio Muntoni e saranno anche 
aumentate le collaborazioni per la pro- 
mozione di attività di aggiornamento 
professionale del 
ll'Ospedale. 

Altre due cose di cui ci occuperemo 


personale de- 


sono la realizzazione di ringhiere per le 
scale dell'ospedale ed un servizio di 
accompagnamento da parte delle asso- 
ciazioni di volontariato per tutti coloro 
che dovranno spostarsi all'interno del 
nostro ospedale. 

Di particolare rilievo è inoltre la 
prossima entrata in funzione del sistema 
computerizzato per il Pronto Soccorso, 
che speriamo possa essere attivato nel 
giro di pochi mesi. 

Sempre per quanto riguarda l'ospedale 
desideriamo istituire un riconoscimento 
per coloro che si siano di volta in volta 
distinti nell'assistenza e nella cura dei 
nostri pazienti, secondo quello spirito di 
umanità che da sempre contraddistingue 
gli ospedali di San Giovanni di Dio. 

Il nostro giornale, di cui sta per usci- 
re il n°6, si è evoluto ed attualmente può 
contare sulla collaborazione di giornali- 
sti professionisti. 

I rapporti con l'Ordine Ospedaliero 
di San Giovanni di Dio sono sempre 
curati da parte nostra con speciale atten- 
zione. Speriamo di poter intensificare le 
visite agli ospedali italiani dell'Ordine. 


(continua a pag. 6) 


Pia 
IL DIRITTO AL 
CORRIMANO 


e scale, le fa solo chi se le 

può permettere. Nel Nuovo 

Ospedale San Giovanni di 
Dio, non ci sono corrimani. Per un 
anziano, o una persona debilitata, è 
difficoltoso salire e scendere i gradi- 
ni. Gli utenti possono confidare solo 
nelle pareti, non hanno altri appoggi, 
con la speranza di arrivare in cima, o 
in fondo, sani e salvi. 
L'Associazione si sta battendo per 
ottenere queste "rifiniture"che sono 
necessarie in ogni vano scale dell'o- 
spedale. 


Come ERAVAVO 


7861 FUBNFAON S TI Nd ONINI NOI 


€661 FUGINFAON 6L 1I I13ZZVIN OdY1 NOI 


COME SIAMO 


a 


(continua da pag. 3) 

Il coro Simone Vespucci è attual- 
mente sospeso per mancanza di voci 
maschili, ma siamo felici di poterVi dire 
che la collaborazione con il coro grego- 
riano Viri Galilaei è ottima e sempre più 
stretta. 

Infine un rilievo particolare merita 
l'attività del nostro gruppo di volontaria- 
to ospedaliero intitolato a Padre 
Giovanni Bonelli. Il gruppo, coordinato 
da Lorenzo Recchia e dal cappellano 
Don Dino Rotelli, si vede ormai abitual- 
mente nelle nostre corsie. 

Per quanto riguarda gli atti formali 
dell'Associazione è stato presentato uffi- 
cialmente il nuovo presidente dell'As- 
sociazione San Giovanni di Dio, il Dott. 
Lapo Mazzei, attuale Presidente della 
Cassa di Risparmio di Firenze. 

A conclusione dell'assemblea è stato 
discusso ed approvato per alzata di mano 
un aumento della quota sociale minima 
di 5 mila lire mensili che, per i dipen- 
denti dell'ospedale può essere, su richie- 
sta, automaticamente trattenuta dallo sti- 
pendio. 

Tale disposizione, a partire dal 1° 
gennaio 1994, diventerà operativa per 
tutti i Soci, che pertanto riceveranno a 
domicilio le informazioni e gli strumenti 
necessari per confermare la loro adesio- 
ne allo spirito ed ai programmi dell'As- 
sociazione per il nuovo anno. 

La quota annua minima è stata stabi- 
lita a lire 50 mila. A 


OSPEDALE 


LA BATTAGLIA PER IL NOME 


on nominiamo il nome delibera del Comitato di Gestione datata 


N dell'ospedale invano! Spesso, 20 novembre 1981. In questo documen- 


riferendosi al Nuovo Ospedale to, viene verbalizzato che la denomina- 


di San Giovanni di Dio, si dice “quello zione del nuovo presidio è “Nuovo 


di Torregalli”. 


Ospedale di San Giovanni di Dio”. 


L'affermazione corrisponde ad una stor- 
piatura perchè, in realtà, Torregalli è 
solo il nome della via in cui è situato 
il complesso. 

A garanzia del vero nome, c’è una 


|» PRONTO Ii | 
soccorsolilià 


iamo sul trampolino di lancio verso il 
1994. Sarà un anno duro? Un anno di 
crisi? Forse. Un anno di impegno, di 
nuove idee? Per l'Associazione senz’altro. Gli 
obiettivi da raggiungere sono numerosi ed è 
importante la collaborazione di tutti. 
L’Associazione ringrazia i soci per l’atten- 
zione e l'aiuto che finora banno dato. 
Augura un buon Natale e un felice anno 
nuovo. 


ABBIAMO LETTO 


G. MAGLIOZZI 
"Pagine Juandediane" 


Roma - Centro Studi "San Giovanni di 
Dio" 1992 


Fra Giuseppe Magliozzi è un profondo e 
appassionato conoscitore della storia 
dell'Ordine. 

Questo libro è una grande raccolta di articoli 
apparsi in prevalenza sul periodico della 
Provincia Romana del Fatebenefratelli "Vita 
Ospedaliera". 

Il libro porta in copertina "La sporta" del pittore 
Antonio Ciccone opera commissionata 
dall'Associazione San Giovanni di Dio di 
Firenze nel 1988 e simbolo dell'omonimo noti- 
ziario. 

Il libro è di difficile reperimento, chi fosse inte- 
ressato può rivolgersi all'Associazione San 
Giovanni di Dio di Firenze. 


O. BARBIERI 

“Guerra e resistenza nei servizi sanitari 
a Firenze” 

Il secondo assedio di Firenze 

50° Anniversario della Liberazione 

Ed. Vangelista L. 40.000 


Orazio Barbieri nato a Firenze nel 1909 è 
stato per 26 anni nell'amministrazione 
dell'Ospedale di San Giovanni di Dio e, come 
Sindaco di Scandicci dal 1964 al 1975, ha 
partecipato alla Fondazione del Nuovo 
Ospedale al limite del territorio comunale di 
Firenze con Scandicci oggi via di Torregalli. 


yP, 


RITORNA 
NELLE MIGLIORI FARMACIE 
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IL FAMOSO 


MaE 


(1? 5) 
Galanga 
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Vestibolo e scale dell'Ospedale di S. Giovanni di Dio Au 


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Guita campana 


| a date di orbe 


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E’ sempre disponibile nell’Antica Farmacia 
di San Giovanni di Dio in Borgognissanti 
e al Bar del Nuovo Ospedale 
di San Giovanni di Dio 


La Cassa di Risparmio di Firenze 
| periGiovani 


SERVIZI E PROGRAMMI PER RAGAZZI E GIOVANI FINO A 26 ANNI 


Tutti i giovani clienti 
della Cassa di Risparmio di Firenze contano di più. 


Tassi, prezzi e condizioni di ciascun prodotto e servizio 
sono indicati sui fogli informativi analitici esposti presso tutte le Filiali. 


CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE 


seLa Sporta" n. 17 
“Notiziario di informazione trimestrale __ 


io 
"i 


î 


4a cura dell'Associazione San Giovanni 
sfondata l'8.marzo 1985 - Casella Postale 


-l 50100 Firenze (Italy) 


= Anno VI n. 17 -Novembre 1994 - spedizione in abb. postale 50% 
a Reg. Trib. Firenze n° 3815 del mosti 
È 


~ UH degrado 


e”) re a | 


~ - della Badia di 
Santa Gonda 


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a San Miniato 


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È = alTedesco 


Il Presidente 
dell'Associazione 
auspica un 

dibattito per 

restituire 

ai fiorentini 
l'edificio 
di San 


ari amici, 

prendo contatto con 

voi attraverso il noti- 

ziario e lo faccio con 
una certa emozione perché 
sento tutto il valore morale di 
cui la nostra associazione è 
depositaria. 
L'attaccamento alle istituzioni, 
che tanta parte hanno avuto 
nella storia della nostra città, è 
l'espressione del profondo 
sentimento che ci unisce nella 
difesa di valori che sono come 
la stella polare per i naviganti. 
Ma per difendere i valori e le 
istituzioni che ne sono l'espres- 
sione, i monumenti che le allog- 
giano e con questi si identifica- 


no, bisogna essere anche reali- 


S_O M IM A _R I O 


"Possiamo essere una grande forza di proposta" 2 
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1995 2 
La riscoperta del canto gregoriano 3 


La distruzione di un tesoro 4 


Se AN e3 


sticamente propositivi. 

Noi possiamo essere una gran- 
de forza di proposta meditata 
e sostenuta con continuità e 
fermezza. 

Come dare un contenuto vivo, 
utile, di servizio al magnifico 
monumento del vecchio San 
Giovanni di Dio? 

Questo è il tema di un dibattito 
per contrapporre al disinteres- 
se, alla precarietà per quanto 
rimane di vivo, una volontà di 
restituire ai fiorentini un San 
Giovanni di Dio adibito ad atti- 
vità veramente di servizio, alla 


città per ridargli il vecchio etico 


splendore. 

E’ mai possibile che nel pieno 
centro della città esista un edifi- 
cio, e che edificio, non utilizza- 
to per il suo potenziale, relega- 
to e dismesso, della cui esisten- 
za quasi non ci si accorge più. 
Bisogna scuotere questa indif- 
ferenza e prima di tutto dob- 
biamo noi trovare e proporre 
soluzioni idonee e originali. 

Per questo dovremo incontrarci 
e discutere magari a gruppi e 
concretare proposte prima 
della prossima consultazione 
elettorale. 

lo me lo auguro e, per quanto 
possibile mi ci dedicherò, per- 
ché sono convinto che è un 


preciso compito dei cittadini 


PR IM: 


Possiamo essere una 
za di proposta” 


che partecipano alla “nascita” 
del proprio avvenire che si 
forma anche su problemi come 
il nostro. 
Potrebbe mettersi in moto un 
sistema di vero rinnovamento 
meditato e voluto, non imposto 
da gruppi ristretti o peggio 
ancora ignorato. 
Certe è che considerazioni eti- 
che ed economiche ci dicono 
che San Giovanni di Dio deve 
uscire dallo stato attuale per 
diventare parte attiva del tessu- 
to della nostra città. 
Contro l'attuale emarginazione 
dovremo lottare e lo faremo 
nella speranza e nella certezza 
di compiere opera utile. 

Lapo Mazzei 


Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1995 


Carissimi soci, sono ormai più di dieci anni che l'Ospedale San Giovanni di Dio, in Borgo Ognissanti, a Firenze è stato chiuso. Ma il nostro impegno 


non si è esaurito. Lottiamo tutti i giorni per raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti. Per continuare la sua attività e promuovere nuove iniziative, 


Sette secoli di storia 5) l'Associazione chiede ai soci di rinnovare la loro iscrizione. La quota per il prossimo anno rimarrà invariata a 50 mila lire. La somma potrà 


busta chiusa. 


VAAR E RI Re gi ini gin) a invi i j k 
T mistero nel mistero Ò ASSOCIAZIONE essere inviata tramite assegno bancario non tra 
— 1 SAN GIOVANNI DI DIO 1 sferibile allegato alla scheda qui riprodotta, in 
Il viaggio nei luoghi di San Giovanni di Dio Fondata l'8 Marzo 1985 I 
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lo scrivente Sig. .... 1 Oppure è possibile versare l'importo sul c/c 


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b3 
Direttore responsabile: Amadore Agostini 
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini; Lucia Nencioni. 
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, 
Francesco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci 


VA cas Rana E E CAAT tel sossssossersseossssrssssesesisreeses ! “Associazione San Giovanni di Dio”, casella 


chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. | postale 521 firenze, specificando nella causale 


Versa contestualmente L. .................. rire da trattenersi quale quota associativa | “Tessera 1995”. Per informazioni, si può chia- 


Lisi, Guido De Re, Roberto Della Lena, Lorenzo Recchia. 
Impaginazione: Linea Adv. 
Stampa: Tiposervice 


I 
1 per il primo anno. 


I 
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! | Mare la sede dove è in funzione la segreteria 
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Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89 AT D I telefonica e il fax. 
I 
Associato all'Unione Italiana Stampa Periodica UT A Firenze li Lenze FMa leggibile... J IInumero è 055/218839 


La riscoperta 
-del Canto Gregoriano 


ominciarono a 
cantare, quasi per 
caso, nel 1985. 


Ora fanno concerti 
anche all’estero, tengono 
corsi e organizzano gruppi 
di studio. Sono i 20 compo- 
nenti del coro “Viri Galilaei” 
e la loro passione è il canto 
gregoriano. ll direttore è 
Enzo Ventroni. -“Prima di 
fondare il coro, facevamo 
parte di un gruppo vicino a 
Galileo Babbini, un padre 
francescano, che porta 
avanti un'iniziativa di carat- 
tere educativo e di soste- 
gno umano ai giovani e alle 
famiglie - spiega Letizia 
Putignano, vicedirettore dei 
“Viri Galilaei” e musicologa - 
abbiamo deciso poi di 
dedicarci al gregoriano per- 
ché , nonostante sia il canto 
ufficiale della Chiesa, non 
viene praticato da nessuno 
(a Firenze siamo gli unici). 
Volevamo rivivere nella 
messa la ricchezza spirituale 
e poetica del canto che si 
era completamente persa 
durante gli anni”-. 

Iniziata l’attività liturgica, | 
“Viri Galilaei”, che traggono 
il loro nome dall’incipit 


dell’Introito della Messa 
dell’Ascensione, cercarono 
subito di migliorare le loro 
conoscenze e la loro tecni- 
ca. Per un periodo curarono 
il servizio di canto al mona- 
stero delle clarisse di 
Fiesole e presero lezioni da 
un monaco francese di 
Fontgombault, fra’ Benigno, 
maestro di canto gregoria- 
no, che gli è stato di grande 
aiuto. La loro tecnica si è 
affinata grazie anche a Maria 
Luisa Mescoli Arcangeli che 
cura il piano vocale. Di 
recente, hanno partecipato 


a un concorso di canto a ` 


Guastalla: in quest’occasio- 
ne hanno conosciuto stu- 
diosi europei con cui sono 
in costante contatto. 

-“Durante i secoli il reperto- 
rio si è corrotto - spiega 
Letizia Putignano - il nostro 
sforzo è anche quello di 
recuperare l'originalità stu- 
diando i testi continuamen- 
te”-.Con il passare del 
tempo, la loro attività si è 
diversificata. | 20 compo- 
nenti cantano tutte le 
domeniche alla messa 
pomeridiana della chiesa di 
San Salvatore al Monte alla 


Croci (dietro piazzale 
Michelangelo). La loro pre- 
senza è spesso richiesta nel 
Duomo di Firenze, in quello 
di Fiesole, alla Basilica di 
San Miniato al Monte, Santa 
Trinita, nella Chiesa di San 
Salvatore in Ognissanti. 
Oltre al coro, che è aperto a 
tutti, il gruppo dei più pre- 
parati si esibisce in concer- 
ti, sia a Firenze che nei din- 


Il coro 

"Viri Galilaei", 

che ha iniziato 

a collaborare con 
l'Associazione 

San Giovanni di Dio, 
sta per festeggiare 

il decimo anno 


di attività. 


gnissanti. Anno scorso 
hanno cantato nel Duomo di 
Uberlingen in Germania. Tra 
l’altro, il coro sta preparan- 
do la registrazione di un 
compact disk. Infine orga- 
nizza corsi per chi vuole 
imparare o approfondire la 
conoscenza culturale di 
questo repertorio, dalla sto- 
ria al ruolo liturgico. | corsi 


sono tenuti dal direttore e 


da Letizia Putignano. Di 


Il coro “Viri Galilaei" 


citate, il coro ha fatto con- 
certi anche nella pieve 
romanica di Reggello, nella 
pieve di San Martino a 
Sesto Fiorentino, nella chie- 
sa dei Santi Apostoli e San 
Biagio, nella chiesa di Santa 
Maria de’Ricci, a S. Vin- 
cenzo a Torri e nel cenacolo 


del Ghirlandaio a Borgo- 


recente il coro “Viri Galilaei” 
ha iniziato a collaborare 
anche con l'Associazione 
San Giovanni di Dio. 

Per informazioni, ci si 
può rivolgere al direttore, 
Enzo Ventroni, telefono 
055/331268 - 8071246, 
oppure all’Associazione San 
Giovanni di Dio (218839). 


ì 


Molti anni di incuria 
e di degrado 

hanno rovinato 

il patrimonio della 
Badia di San 
Miniato, in provincia 
di Pisa, che è stata 
di proprietà 
dell'Ospedale di San 
Giovanni di Dio. 


on si potrebbe 
immaginare che un 
tempo la fattoria 
della Badia di San 
Miniato, alla frazione Catena, 
serviva per sostenere un 
intero ospedale. Da anni 
ormai non c’è 
più niente 
che faccia 
Mk ricordare il 
suo splendo- 


Una delle case coloniche 
della Badia di Santa Gonda 


re: è quasi 
tutto abbandonato e gran 
parte della struttura, esclusa 
la villa, sta crollando. 
Eppure, fino alla seconda 
guerra mondiale, con i suoi 
30 poderi, sopperiva al- 
le esigenze alimentari 
dell'Ospedale di San 


Giovanni di Dio di Firenze. 


= 


A DELLA BADI. 
1E De 


Di DIO 


Il degrado della fattoria ini- 


ziò dopo gli anni ‘50, quan- 
do le campagne si spopola- 
rono e le 20 case coloniche 
della Badia si svuotarono 
(ora solo alcune sono abita- 
te). Circa dieci anni fa, con 
l'istituzione delle Usl, la fat- 
toria è passata sotto la 
gestione del Comune che, al 
momento, utilizza la villa e 
una parte dei locali dove 
veniva essiccato il tabacco 
per un centro di handicap- 
pati. 

Alcuni componenti dell’As- 
sociazione sono andati a 
visitare quello che rimane 
della fattoria e hanno foto- 
grafato il suo degrado. 
Eccetto la parte centrale 
della struttura, dove ci abita- 
no ancora un paio di fami- 
glie, tutto il resto dei locali 
sta franando. | tetti sono 
scoperti e i solai pericolanti 
con molte travi che penzo- 
lano a mezz'aria. Sulla parte 
davanti, rispetto alla strada 
principale, sono inagibili, e 
pericolosi, il granaio, il fran- 
toio e le cantine. Spesso in 
questi locali o nelle loro 
immediate vicinanze è stata 
scaricata immondizia di 


GIO TRETETRBRIGTNETa 


La distruzione 


varia provenienza. Per esem- 
pio, sul viale che porta alla 
villa della fattoria, dove un 
tempo c’era un cancello di 
ferro battuto, ci sono decine 
di pacchi di vecchi moduli 
di una banca. Anche la chie- 
sa sta franando ed è piena 
di umidità (don Giampietro 
Taddei, parroco di Cigoli, ci 
dice ancora la Messa tutte le 

domeniche). 
Il retro della fattoria non è in 
condizioni migliori: appare 
come una rimessa di uno 
sfasciacarrozze. Tra l'erba 
alta, ci sono 3/4 vecchie 
trebbiatrici, un auto, un trat- 
tore, tutti abbandonati ormai 
da molti anni. In un 
capannone 


w di un tesoro 


accanto alle trebbiatrici ci 
sono mobili, sedie, figure di 
cartapesta, probabilmente 
di un carro di Carnevale, e 
i più 
disparati. Sempre sul retro 


tanti altri oggetti, 


della fattoria dà anche l'es- 
siccatoio per il tabacco, un 
edificio con una superficie 
di alcune centinaia di metri 
quadrati. Esclusa la parte 
utilizzata per il centro han- 
dicappati, il resto funziona 
da rimessa: banchi, sedie, 
mobili per cucina, lavandi- 
ni,water closet e anche qui 
maschere di cartapesta. Le 
inferriate di alcune finestre 
sono state addirittura sega- 
te. Gli unici locali in buono 
stato sono quelli della villa, 
sulla sinistra rispetto alla 


chiesa. 


Il retro della fattoria con alcune macchine agricole abbandonate 


a memoria dell’an- 
tica Badia di Santa 
Gonda è ancora 


viva negli abitanti 
di Cigoli, nel Comune di San 
Miniato. La tradizione 
popolare, confortata dal 
ritrovamento di alcuni reper- 
ti archeologici nel podere 
di S.Andrea, nelle immedia- 
te vicinanze di una fonte 
miracolosa, meta di pelle- 
grinaggi per le sue spiccate 
proprietà taumaturgiche, la 
pone sul poggio di Bacoli, 
nelle vicinanze dell’antica 
pieve e della strada che 
oggi, come un tempo, con- 
giunge Firenze a Pisa. 
Attualmente, però, per 
Badia di Santa Gonda è 
indicata la chiesa di San 
Bartolomeo che sorge sul 
podere detto appunto di 
Badia, proprietà per un 
tempo, insieme con altri 
numerosi poderi, dei 
Salviati e da questi trasmessi 


Sette secoli di storia 


per via ereditaria all'Ordine 
ospedaliero dei frati di San 
Giovanni di Dio di Firenze. 
Nello studio che presentia- 
mo seguiremo le tracce, per 
cosé dire, delle due Badie: 
quella di origine medievale 
la cui esistenza è confortata 
dalle intuizioni degli storici 
locali ma che attende a 
tutt'oggi uno studio 
approfondito attraverso le 
testimonianze che esistono 
negli archivi di Lucca, Pisa e 
Firenze, e quella di origine 
seicentesca che sorge sulle 
proprietà che furono dell’o- 
spedale fiorentino governa- 
to dai Fatebenefratelli. 

l'origine della Badia risale 
con certezza al XII secolo, 
probabilmente intorno al 
1192. Sorge come monaste- 
ro di monache benedettine. 
Ma due anni dopo, con la 
riforma dell'ordine bene- 
dettino e l’ingresso dei 
camaldolesi, non è chiaro 


(prima parte) 


se diventa un convento 
maschile o destinato alle 
monache sotto la vigilanza 
di abati 


Quest'ultima ipotesi sembra 


camaldolesi. 


la più attendibile secondo 
la norma che vedeva i 
monasteri femminili sotto- 
posti a quelli maschili, sedi 
dei loro direttori spirituali 
(tra i camaldolesi c'erano 
però anche i monasteri 
doppi con sezioni divise 
per uomini e per donne). 
Chiamata variamente come 
Badia di Santa Gonda, di 
Cigoli, della Catena, di 
Bacoli, o di Obacula, 
secondo il riferimento alla 
toponomastica circostante, 
le notizie che la riguardano 
per il periodo camaldolese 
sono poche. La prima causa 
di mancanza di notizie è il 
non ritrovamento di fonti 
scritte dell’epoca, prodotte 
dal medesimo monastero, 
mentre abbondano i mano- 


La storia 

della Badia 

di Santa Gonda, 
dai Benedettini 

ai Fatebenefratelli, 
tra leggenda 

e realtà 


scritti e opere coeve che 
inducono a credere che il 
luogo rivestissse una qual- 
che importanza nell'ordine 
dovuta, in parte, alla sua 
localizzazione su una strada 
di notevole rilievo che con- 
giungeva le due maggiori 
città toscane, Firenze e Pisa. 
Non a caso la Badia serviva 
come ricovero per viandanti 
e pellegrini, cosa, questa, 
che fa pensare anche alla 
presenza di monaci oltre 
che di monache, poco 
adatte da sole alla gestione 
di un ospizio. Molte sono le 
citazioni degli abati che la 
governarono che si trovano, 
oltre che negli “Annali 
camaldolesi”, in molte carte 
d'archivio a partire dal XIII 
secolo, come riferiscono gli 
storici e gli studiosi locali 
che si sono interessati all’ab- 
bazia. Documenti storici 
sulla Badia compaiono 
anche presso l’Archivio di 
Stato di Firenze dove sono 
depositati i fondi relativi agli 
archivi di diversi monasteri 
camaldolesi toscani e fio- 
rentini in particolare. 

(continua) 


Lucia Sandri 


tfo 


Abbiamo ricevuto 
una lettera sulla 
firma di San 
Giovanni di Dio 
che pubblichiamo 


con piacere. 


A 


Il lettore afferma 
che non si può 


più parlare 
ormai del mistero 
della firma del santo 
per il contributo 
dato dallo studioso 
Josè Cabezudo. 
Rimane, però, 
l'enigma sulla sua 
che è assolutamente 
illeggibile. (alato) 


(( osè Cabezudo ha 
sciolto il significato 
della firma che 
risulta composta 

da: Y, i greco, iniziale di Yo; 
f , esse, iniziale di siervo; O, 
o iniziale di omilde. 
Dunque: Yo siervo omilde. 

| tagli orizzontali alle prime 
due lettere hanno un signifi- 
cato simbolico. Se fossero 
stati segni di contrazione, 
sarebbero stati posti 
sopra le lettere, come 

di regola. San Giovanni 
sapeva scrivere ma non 
conosceva le abbrevia- 
ture. Pertanto il segno 

su Y(o) cancella, per 
coerenza di fede, l’io 
personale; il segno su 

f Ciervo) invece com- 
pleta creando una 
croce, quindi significa 
servo di/in/per Cristo. 


L'autografo 
originale del Santo 


Îl mistero (nel mistero) 


Ll’abbreviatura antica con la 
quale si significava Christos 
era composta dalla sola let- 
tera X (chi greca). Nell’ 
abbreviatura segnalata dalla 
contessa di Nova Goa si fa 
un pò di confusione: la 
prima lettera era si una X 
(chi), ma la seconda non era 
una P (pi latina) ma una P (ro 
greca), la terza una C (simma 
greca). Inoltre la P (ro) non 
era tagliata a formare una 
croce, ma sormontata da un 
segno generale di contrazio- 
ne come si può vedere nella 
firma di Cristoforo Colombo. 
Quest'ultimo forse per 


malintesa coerenza con il 


proprio nome composto, 
lascia nella abbreviatura 
della prima parte (Christo) la 
terza lettera in O (omicron o 
più probabilmente o latina) 
perpretando un piccolo 
errore grammaticale, in 
quanto nel sottolineare 
esplicitamente con il parti- 
cipio presente (ferens) l'im- 
presa nella quale crede di 
essere investito da Dio e dal 
re di Spagna avrebbe dovu- 
to premettere per l’esatezza 
XP 3, cioè significare la terza 
lettera dell’abbreviatura con 


della firma del Santo 


un altro segno di abbrevia- 
zione che appunto esprime 
l’accusativo regolarmente 
retto dal verbo transitivo 
Fero...Ci credete? lo no. Ho 
mostrato tutto questo non 
per dare dell’ignorante a 
Colombo ma per spiegare 
che la credenza della con- 
tessa di Nova Goa era diffu- 
sa: l’abbreviatura XPO si 
usava così confezionata in 
ogni occasione. 

Ammiro San Giovanni”. 


Risponde Fra Giuseppe Migliozzi, uno degli storici dell'Ordine di 


San Giovanni di Dio, che lavora nell'ospedale di Manila, nelle 


Filippine. 


“Condivido l'intenoretazione di don Cabezudo: è l'unica accettabile di 


quante finora formulate, anche se resta pur sempre un'ipotesi (anzi 


due: io siervo, oppure io siervo omilde) che non è possibile trasfor- 


mare in certezza. Sul particolare dei trattini orizzontali, personal- 


mente resto scettico che siano stati tracciati con finalità simboliche: 


ritengo più probabile che il santo volesse semplicemente esprimere 


un'abbreviazione e si sia confuso sul modo di tracciarla. Tenuto 


conto che Giovanni fu l’attendente del conte di Oropesa nella spe- 


dizione di Vienna, ebbe molteplici rapporti con personaggi altolo- 


cati ed è estremamente probabile che egli abbia visto documenti 


siglati dall'imperatore, il quale si rifiutò sempre di firmare con il suo 


nome preferendo il titolo “Yo el rey” scritto a caratteri cubitali. Ciò 


potrebbe aver suggerito a Giovanni di firmare anch'egli a carattere 


cubitale ma con un titolo di segno opposto, cioè “Yo siervo”. 


Incisione sull'opera scultorea in marmo eseguita da Filippo della Valle nel 
1745 e collocata nella Basilica di San Pietro. (pubblicata nel n. 7/8 di sett/dic. 1990) 


—1r Sis. ÈC—<TAZTOTN. E 


Il viaggio nei luoghi 
— di San Giovanni di Dio 


aolo Checcucci e 
Anna.... hanno 
ripercorso parte 


della vita di San 
Giovanni di Dio con un viag- 
gio in Portogallo e in 
Spagna. 

La loro prima tappa è stato 
Montemor-o-novo, il pae- 
se dove nacque nel 1495. 
Nella sua casa, che si trova 
accanto a una chiesa intito- 
lata a lui, è stato eretto un 
piccolo altare. 

Il santo lasciò ad otto anni 
Montemor-o-novo per 
andare in Spagna con un 
giovane studioso. 

Dal paese natale, i due vian- 
danti si sono diretti a 
Granada dove hanno visitato 
la basilica di San Giovanni 
di Dio, disegnata dall’archi- 


tetto Josè de Bada e 
costruita alla metà del 1700 
in stile barocco. 

Qui in un'urna, sopra l’altare 
maggiore, sono conservate 
le spoglie del santo. 

Ci sono poi altre reliquie tra 
cui il bastone e la sporta 
che il santo portava per rac- 
cogliere elemosine per le 
vie della città. 

Accanto alla chiesa, sorgo- 
no due ospedali: uno fon- 
dato nel 1609 e l’altro, 
“Hospital San Rafael”, 
costruito recentemente e 
gestito dai frati dell’ Ordine 
di San Giovanni di Dio. 

Uno dei religiosi, Juan de 
Dios Orquin Sanchez, ha 
accompagnato i due soci 
durante la loro visita alla 
basilica e agli ospedali. 


Granada, l'Ospedale vecchio all'interno 


Due associati Ata) 
hanno visitato — Si 
Montemor-o-novo, 

in Portogallo, 

il paese dove è nato 

il santo, e Granada, 

in Spagna, dove 

sono conservate 


le sue spoglie. 


Sopra: 
Montemor-o-novo, 

la casa del Santo 

e Padre Antonio Simões. 


A lato: 

Granada, 

la chiesa 

dove sono conservate 
le spoglie 

di S. Giovanni di Dio 


Granada, l'Ospedale vecchio all'esterno 


La Cassa di Risparmio di Firenze 
per i Giovani 


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n,18-Dicembre:1994% spedizione in abb, posta 
Reg. Trib. Firenze n° 3815.del17/03/89 


Il Presidente 
Lapo Mazzei 


P _RIMMO_ 


ECCESSIVI 


0 0 0 © a 
z Nuove Iniziative -> 
(SS 1) 
al i v SNe 
dell' Associazione EF 
rinnovando 


a tutti i soci 
i suoi più 
affettuosi auguri. 


ari amici, 

è l’ultimo numero 

del nostro notiziario 

del 1994 e ovvia- 
mente non posso trascurare di 
rinnovare a tutti Voi e alle 
Vostre famiglie gli auguri per il 
Natale e per il nuovo anno. 
Abbiamo bisogno tutti di augu- 


ri. Dobbiamo farci forza tutti 
insieme per rinnovare quellu- 
nione di intenti che non solo è 
necessaria per la nostra 
Associazione, ma anche per la 
nostra Patria di cui la nostra 
Associazione, che ha solo fina- 
lità etiche e morali, costituisce 


un piccolo, piccolissimo tas- 


sello che difende però 


scono molto, molto più di 
quanto oggi si creda, alla soli- 
dità di un popolo. Fra le altre 
cose da fare in quest'anno 
avremo da approfondire la 
conoscenza storica del vec- 


chio S. Giovanni di Dio perché 


nl 
_=<* 


questo serve a 
rafforzare le nostre convinzioni 
e dare spunti e indicazioni alle 
nostre iniziative. 


Lapo Mazzei 


Tre 


Anche il 1995 sarà un anno impegnativo per l’Associazione. 


Gli obiettivi da raggiungere sono numerosi ed è importante la collaborazione di tutti. 


L'Associazione ringrazia i soci per l’aiuto e l’attenzione che hanno dato finora 
e augura a tutti un felice anno nuovo! 


ERAMENT © 


Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1995 


Carissimi soci, sono ormai più di dieci anni che l’Ospedale San Giovanni di Dio, in Borgo Ognissanti, a 


S_ 5 _ IM M A R I 


Nuove iniziative in vista ) 
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1995 2 


Una nuova accoglienza in Ospedale 3 s , : . f . 
Firenze è stato chiuso. Ma il nostro impegno non si è esaurito. 


Degrado e distruzione alle porte di Firenze È Lottiamo tutti i giorni per raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti. Per continuare la sua attività e 


La leggenda di Santa Gonda (seconda parte) 5 promuovere nuove iniziative, lAssociazione chiede ai soci di rinnovare la loro iscrizione. La quota per 


l'anno 1995 rimarrà invariata a 50 mila lire. 
Un artigiano da non dimenticare b s "e j ; PRI sE 
La somma potrà essere inviata tramite assegno bancario non trasferibile allegato alla scheda qui riprodot- 


Una visita gradita 1 ta, in busta chiusa. Oppure è possibile versare l'importo sul c/c postale n. 10340503 e intestarlo 


ASSOCIAZIONE ad “Associazione San Giovanni di 


SAN GIOVANNI DI DIO 


Fondata l8 Marzo 1985 


Pensionamenti ] i 
! Dio”, casella postale 521 Firenze, 
I 
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— i ; - specificando nella causale 
>) I lO scrivente Sig. .ssssssssierssssesssessssseresseesesse NO: o T lancia I 
{i č DE . d Le » 
Q La Sport a yL (e) ! Gi PIOFOSSIONE .....ccriii resdente nici Tessera 1995”. 

i n DI p . . ` . 
Direttore responsabile: Amadore Agostini l VID sicciiriiri ni PRATI PONTOS cir e. EA s- WIE PE IMEE A got i Per informazioni, si può chiama- 
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, Lucia Nencioni. (go i j r A a e — I mge X 
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, l chiede di essere associato all’Associazione San Giovanni di Dio. re la sede dove è in funzione la 
fiancesco batazzi Claudia Bec orp Pago Cleccuco) | Versa contestualmente L da trattenersi quale quota associativa | i i i 
Lisi, Guido De Re, Roberto Della Lena, Lorenzo Recchia. l pe- e O g quota ass i segreteria telefonica e il fax. 
Impaginazione: Linea Adv. - Firenze I per il primo anno. I a 
Stampa: Tiposervice - Firenze | i Il numero è 
Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89 Q l ! 

vii | AI i 055 
Associato all'Unione Italiana Stampa Periodica I Firenze li nre ___ PMA leggibile -rrcccczozzzid o 1218839 


SM Oo LOoOTL TARIATO 


Una nuova accoglienza 


in ospedale 


| 19 dicembre 
scorso, al Nuovo 
Ospedale San 
Giovanni di Dio, è 
iniziata una nuova attività. 
Oltre a far visita ai malati nei 
reparti, i volontari ospeda- 
lieri “Giovanni Bonelli” 
danno informazioni e fanno 
accoglienza all'ingresso del- 
l'ospedale in collaborazio- 
ne con il portiere di turno. 
A loro ci si può rivolgere 
per qualsiasi necessità. 
Se chi arriva all’ ospedale 
non sa dove andare o a 
quale sportello rivolgersi, 
può chiedere aiuto al loro 
tavolo. 
Le indicazioni che danno 
sono importanti per evitare 
difficoltà, risparmiare tempo 
e, a volte, inutili code. 
| volontari sono a disposi- 
zione anche se un handi- 
cappato o un anziano 
hanno bisogno di essere 
accompagnati a un ambula- 
torio o in un ufficio. 
In caso di necessità, vanno 
anche alle cappelle mortua- 
rie per portare conforto ai 
parenti dei defunti. 
Il nuovo servizio è in funzio- 


ne tutte le mattine dalle 7.30 


alle 11, 
dal lunedì al sabato 

(il pomeriggio dalle 

16 alle 18.30 i volontari 
sono invece nei reparti). 
L'idea di fare accoglienza è 
venuta fuori da esperienze 
francesi e americane. In par- 
ticolare, è stata quella del- 
l'ospedale di Carlisle in 
Pensilvania, negli Stati Uniti, 
visitato dal Dott. Sergio 
Balatri,uno dei fondatori 
dell’Associazione, che li ha 
convinti dell'opportunità di 
dar vita a questa nuova atti- 
vità. 

La realizzazione è stata pos- 
sibile grazie alla disponibi- 
lità di varie persone. 
-“Siamo riusciti a mettere in 
piedi il servizio grazie 
all'aiuto della dottoressa 
Adriana Favilla dell’Usl 10/C 


Il servizio accoglienza all'ingresso del 
Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio 


che ci ha fatto un corso di 
preparazione e a Lucia 
Bonamico - spiega Lorenzo 
Recchia, coordinatore dei 
volontari ospedalieri 
“Giovanni Bonelli” -. 

Tra gli altri che ci hanno 
dato una mano è stato 
importante anche Onorio 
Tesi per organizzare i tumi”. 
Il gruppo ha iniziato due 
anni fa. -’Da un paio che 
eravamo all’inizio, ora siamo 
48”-, aggiunge Recchia. 

La loro attività è varia. 

Nelle corsie fanno compa- 
gnia ai malati e si occupano 
sopratutto degli anziani. 

- "Di solito andiamo nelle 
divisioni di medicina - dice 


Il gruppo 
di volontari 
“Giovanni Bonelli", 
sempre 

più numerosi, 
ha inaugurato 
un altro servizio 


una delle volontarie del 
“Giovanni Bonelli” - i malati 
anziani sono soli sopratutto 
durante l’estate”-. 

La mattina di Natale e quella 
di Pasqua i volontari fanno 
una visita a tutti i reparti e in 
collaborazione con. il 
responsabile dell’ufficio 
economato dell'ospedale, 
portano un dono ai malati 
che sono circa 300. - 
"Andiamo anche in pedia- 
tria e ai bambini regaliamo 
un giocattolo - aggiunge 
Recchia - quest'anno abbia- 
mo dato una videocassetta 
con i cartoni animati”-. 

Infine il gruppo ha iniziato 
anche a fare assistenza a 


domicilio. 


A Bagno a Ripoli, 


il complesso 

della fattoria 

"Le Corti" di Ruballa, 
sta franando. 

Si rischia di perdere 
un patrimonio 

storico e artistico 

di valore inestimabile. 


lcune centinaia di 
anni fa era un con- 
vento di frati, poi 
divenne fattoria 
dell’ Ospedale di San 
Giovanni di Dio. Ora sta 
diventando un cumulo di 
macerie con sporcizia 
accatastata e guano di pic- 
cioni. Si tratta della fattoria 
“Le Corti” a Ruballa, di pro- 
prietà del Comune di Bagno 
a Ripoli. 
Dello stesso complesso, 
facevano parte anche 7 case 
coloniche, di cui due attual- 


=> 


mente stanno 
franando. Una 
invece è stata 
rimessa dal 
Comune per 
farci un museo 
della 
contadina. 


civiltà 


All’apice del suo splendore, 
aveva centinaia di ettari di 
terra, produceva 500 quinta- 
li di vino e 200 quintali d’o- 
lio. Poi circa 15 anni fa 
venne abbandonata. 

L'Associazione è andata a 
vedere in quali condizioni è 
stata lasciata.Nel cortile 
della costruzione principale 
c'è un'auto abbandonata da 
alcuni sfrattati che vennero 
ospitati per un periodo in un 
appartamento della fattoria. 
Si nota anche una vecchia 
ambulanza dell'ospedale 
San Giovanni di Dio che il 
consolato americano regalò 
durante l'alluvione di 
Firenze. | due mezzi si scor- 
gono appena perchè sono 
stati ricoperti da piante di 
edera. La stessa fine hanno 
fatto anche due enormi 
ruote di legno da carro 
lasciate allaperto e alle 
incurie del tempo. Su que- 


Degrado e distruzione 
& alle porte di Firenze 


sto cortile si affaccia anche 
una cappella. La porta è 
chiusa. Sempre quando ci 
abitavano gli sfrattati, uno di 
loro ci ricavò un laboratorio. 
In un secondo cortile sul 
retro della fattoria, ci sono 
decine di porte a vetri stile 
liberty lasciate all aperto. 
Stanno marcendo. Sempre 
sul retro, ci sono orci € 


vasche di marmo, resti di 


Z (=) = E R va I N ZS 


uno splendore perduto. 

All’interno lo spettacolo non 
è più rincuorante. Molte 
finestre non hanno più vetri 
per cui i piccioni entrano € 
sporcano. In alcune stanze 
sono ammassati tavoli, 
mobili di vario genere, libri, 
indumenti usati. In un 
appartamento usato dagli 


sfrattati ci sono ancora piatti 


e stoviglie sulla tavola come 


Una vecchia ambulanza regalata dal Consolato Americano all'Ospedale San 


Giovanni di Dio, e ora abbandonata nel cortile della fattoria 


se la famiglia che ci abitava 
fosse fuggita all improvviso. 
In altre stanze, è stato 
depositato materiale per il 
museo della civiltà contadi- 
na che si trova vicino alla fat- 
toria, nella casa colonica 
accanto. Ma anche qui regna 
il disordine e la polvere. 

Salendo fino alla soffitta si 
ha una piacevole sorpresa. 


A parte chili di guano, le 


soe 


pareti sono affrescate (sem- 
brano scene sacre) e le travi 
del tetto sono decorate. 
Sono passate centinaia di 
anni ma i colori usati hanno 
conservato ancora brillan- 
tezza. Tra gli oggetti più vari, 
tra cui anche una scrivania 
dell'ospedale San Giovanni 
di Dio, ci sono anche fregi 
di pietra. Il tetto è in parte 
franato così come le limo- 
naie all’esterno. 


La storia della fattoria 


L'origine della fattoria delle Corti a Ruballa è molto antica. 
Sicuramente l'edificio, di proprietà dei Peruzzi sino al 1600, 
risale al XIII - XIV secolo, epoca alla quale è stato attribuito 
dalla dottoressa Rosanna Proto Pisani l'importante affresco di 
scuola giottesca, che adorna una delle sue sale (cfr. Claudio 
Contraffatto in La Nazione del 15 settembre 1988). 

La fattoria delle Corti, detta anche “La Cortaccia” e ancora, 
“Macinatoio” passò tra XVIII e XIX secolo ai casati dei 
Magalotti, dei Venturi e 
infine ai Salviati e da questi ` 
ultimi, per via ereditaria, È 
all'Ospedale di 
Giovanni di Dio di Firenze 
(ch Claudio 
Contraffatto in La Nazione 
del 23 settembre 1988). 
Dal 1978 le Corti, sono di DB 
proprietà del Comune di 


San 


ancora 


Bagno a Ripoli. 


Lo stato di degrado 
in cui adesso è ridotta la fattoria 


© © 0 0 0 0 0 0 00000000 000000000000 TTT LTT TTT TTT TTAALHATAATTLO FTT ALTEA TLILOLKKOOKCIH0KGKKO0CKKKO 20000000000 900000006000006000900005050000n000cs000000000e0o0 


La Leggenda 
di Santa Gonda 


(seconda parte) 


La storia della Badia a San Miniato al Tedesco. 
Fu eretta accanto alla fattoria, appartenuta all'Ospedale 


di San Giovanni di Dio, ora semiabbandonata. 


ra le visite fatte da Giovanni, priore generale dell'ordine camaldo- 
lese nel 1355, ce n'è una anche alla Badia di Santa Gioconda, da 
cui deriva Gonda, guidata allora dall'abate Andrea e inclusa nella 
diocesi di Lucca. Alle sue dipendenze compare la chiesa di San 
Benedetto, raffigurabile nel monastero di San Benedetto a 
Manteappio, nominato anche dallo storico Emanuele Repetti e posto fuori 
della porta di Santa Caterina di San Miniato. Nel 1434/35 il nome di Santa 
Gioconda, badia camaldolese, ricorre nell’’Hodoeporicon” (Diario di viag- 
gio) di un illustre camaldolese, l’umanista Ambrogio Traversari eletto nel 
1431 priore generale dell'ordine. E’ qui che il frate si ferma a ristorarsi con 
papa Eugenio IV durante il cammino che li porta a Firenze. Si ferma alla Badia 
anche quando si reca a San Miniato a infliggere una severa punizione alla 
badessa del monastero di San Benedetto di Monteappio che aveva osato 
rifiutare la sua visita. Se è certo che sino a tutto il 1435 la Badia è sotto la dire- 
zione dei camaldolesi, altrettanto certo è che non vi compare più nel 1500. 
Tale scomparsa è avvalorata dalla conferma che dà il Repetti. Secondo lui, 
probabilmente intorno alla metà del XV secolo, la Badia, ormai in precarie 
condizioniche economiche, derivate dalla cattiva amministrazione dei frati, 
viene riunita alla prepositura dei frati umiliati di San Michele di Cigoli. Ma, di 
lì a pochi anni, nel 1514, la Badia è nuovamente riunita all'ordine camaldole- 
se per volontà di papa Leone X che si riserva la facoltà, quale appartenente 
alla casa dei Medici, di aggregarla al monastero fiorentino di San Benedetto a 
Pinti, distrutto come molti altri insigni fabbricati durante l'assedio del 1530. E' 
da questo momento che si perdono le notizie della Badia come monastero 
camaldolese per vederla riapparire nel 
XVIII secolo come proprietà della fami- 
glia Salviati. Tra le due badie dunque, 
la più antica sul colle, e la più recente 
nel piano, corrono due lunghi secoli j 
silenziosi che forse videro la rovina 
della prima e il sorgere più modesto, 
ma non certo meno importante, della 
seconda. Del resto, come ci attesta il 
Repetti, a partire dal XVI secolo, la 
decadenza era tale da consentire 
ormai la sua concessione in commen- 
da (beneficio ecclesiastico che con- 
sentiva l’amministrazione dei beni reli- 


giosi). Probabilmente, nel corso del 


(segue a pag. 6) 


Due case coloniche della fattoria 


In alto: Poderino 1° e 2° - Sotto: Giardino 1° e 2° 
all'inizio del secolo 


E' scomparso 
Brandimarte, 
maestro argentiere e 
socio di 

San Giovanni di Dio. 


a qualche giorno 
se n'è andato per 
sempre l’amico 
Brandimarte. 

Donava accoglienza e ami- 
cizia a tante persone: giova- 
ni, vecchi, sbandati, inqua- 
drati, ricchi e poveri. 

Noi lo abbiamo conosciuto 
molti anni fa ma ci è sempre 


ASS OCEA ANT INT E 


Un artigiano da non 


sembrato uguale: il tempo 
per lui non sembrava tra- 
scorrere. Una foto da samu- 
rai lo raffigura, sessantacin- 
quenne, nei panni di un gio- 
vane e spavaldo cavaliere 
dell impero giapponese. 
San Frediano era il suo 
regno, condiviso appena 
possibile con lunghe giorna- 


te passate a lavo- 
rare nei campi in 
ogni stagione. 
Dai colli dell’In- 
contro a quelli 
di Giogoli si 
respira ancora 
oggi l’opera del- 
l’uomo e del- 
l'artista: le file 
regolari e ben 
curate di olivi e 
roseti nei campi 
della fattoria del 
“Milione” e le formelle 
della “Via Crucis” con- 
servate nel chiostro del pic- 
colo eremo francescano del 
convento dell’Incontro. 
Dalla sua bottega uscivano 
oggetti d'ogni forma e tipo 
preziosamente sbalzati e 
finemente cesellati: anfore, 
brocche, calici, vassoi, piat- 


ti, ciotole e bicchieri lavorati 


dimenticare 


a mano ed adorati di sem- 
plici e squisiti motivi nartu- 
rali. Vena poetica e ironia 
pungente caratterizzano e 
percorrono la produzione 
di racconti, favole e poesie 
composte in più di trenta 
anni di attività letteraria. 
Ospite di prim'ordine, lo 
ricordiamo protagonista di 
molti incontri conviviali 
avvenuti nella taverna della 
sua fattoria; lì amava intratte- 
nersi con gli amici di ogni 
rango e paese dando libero 
sfogo alla creatività e all’im- 
provvisazione. E’ in questa 
veste che l'hanno conosciu- 
to e ne hanno apprezzato le 
qualità i soci, i fondatori e | 
Fatebenefratelli venuti a 
Firenze ospiti della sua tavo- 
la in più di un'occasione. 
Sergio Balatri 
Folco di Volo 


0 000000000000000000000000000000000000000000000000009000 000000000000 000008000000 0000600000000 0000000690500 0090000000000000000000000000 


ereditaria alle due sorelle del cardinale: la duchessa Laura Salviati, vedova 


(segue da pag. 5) 1700, i Salviati, 


Toscana con molti esponenti avviati alla 


proprietari terrieri nel Lazio e in 


carriera ecclesiastica, ricevettero la 


Badia in “commenda” ma a quell'epoca il trasferimento dei religiosi nella 


chiesa di San Bartolomeo, detta anch'essa Badia, nei locali posti nel piano 


era già avvenuto. Dopo i Salviati seguono, sempre in “commenda”, i Cavalieri 


di Santo Stefano e il canonico Guglielmo 
Altoviti Sangalletti. Di sicuro sappiamo 
che nel 1794 l'abate commendatario è 
un Salviati alla cui morte, avvenuta pro- 
prio in quell’anno, i beni della Badia, 
che erano tutt'uno con quelli della vicina 


villa di Castellonchio, passano per via 


A 


APPARTENLSI 


IN DIPENDENZA DELLI u>ER& AZ 


= #7 


de 

J: 

È — AGABITI GIULIO DI GUIDO 
 SUAZZINI SANTI FU AGOSTINO 
— dJACOPINI LUIGI FU PIETRO 


d'Atri, e la principessa Anna Salviati Borghese. Una prima divisione operata 


tra le sorelle affida le proprietà toscane, compresa Santa Gonda e 


Castellonchio, a Laura Salviati. Nel 1809, alla morte della duchessa, la Badia e 


i beni ad essa connessa vengono scorporati dalla tenuta diCastellonchio e 


MLE Di S GIOYANNI DI na 


MANNUCCI UGO DI GIOV 
PUCCI ADELNO DI PILTRG 
PUCCI FRANCO DI FILTRO 


= attribuiti per volontà testamentaria della Salviati 


Lan RAZIONE DE. E Sb 
VOLLE QUi RICORDATA 

sx3-A DEI LAVORATORI 

TA DELLA BAI 


all'ospedale di San Giovanni di Dio di Firenze. 


(continua) 


Lucia Sandri 


La lapide a ricordo dei Caduti durante 
la seconda guerra mondiale, che si trova 
nella chiesa della Badia di Santa Gonda 


mo S OCIA ZIONE 


Di passaggio a & j 
Firenze è venuto \ 


Una visita gradita Ds 


10m di Borgognissanti 
Davanti al gruppo lapideo simbolo della carità, i 


Aa Fisse Fra Juan José 
nella portineria di Borgognissanti 


Hernandez 
3 r Torres, 
Rettore 
della 
Basilica 
di San 
Giovanni 
di Dio 
di Granada. 


Sopra: la neo pensionata Eugenia Bea (al centro della foto) con i colleghi 
del reparto radiologia 


A lato: i tre neo pensionati in prima fila. Da sinistra in basso Carlo Romani, 
Silvano Masini e Graziano Meli 


La Cassa di Risparmio di Firenze 
per i Giovani 


SERVIZI E PROGRAMMI PER RAGAZZI E GIOVANI FINO A 26 ANNI 


Tutti i giovani clienti 
della Cassa di Risparmio di Firenze contano di più. 


Tassi, prezzi e condizioni di ciascun prodotto e servizio 
sono indicati sui fogli informativi analitici esposti presso tutte le Filiali. 


CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE 


Viviamo in un'epoca storica 
piena di illusioni e, al 
tempo stesso, ricca di fer- 
menti. E' bene riflettere su 
certi fatti ed è bene richia- 
mare l'attenzione di più 
persone......se come e per- 
ché certe cose devono 
essere cambiate. Noi ci 
occupiamo di ospedali e di 
assistenza sanitaria: credo 
che nessuno che abbia 
avuti negli ultimi anni rap- 
porti con questi organismi 
non si sia reso conto quan- 
to sia cambiato lo spirito 
che animava il funziona- 
mento di questi istituti. 


P e - 


Credo che nessuno di 
quelli che operano all'inter- 
no di questi istituzioni non 
si sia reso conto di quale 
salto indietro si sia fatto 
sotto il profilo non solo 
tecnico e amministrativo 
ma sotto quello dell'uma- 
nità. Molti, a qualsiasi livel- 
lo, sono stati mortificati 
nelle loro mansioni. Questa 
situazione non è casuale 
ma è figlia di una concezio- 
ne della società organizza- 
ta e pianificatacome se si 
trattasse di un'"azienda" 
adetta alla produzione di 
un bene di consumo. 


dente dell'Associazione 


lancia un appello 


Questo sistema è fallito in 
tutto il mondo perché si 
vuol sostituire le capacità 
individuali di autocontrollo, 
di spontanea organizzazio- 
ne sul taglio dimensionale 
e peculiare di ogni istitu- 
... piani rigidi 
che mortificano l'attiva par- 


zione con 


tecipazione e che portano 
a un'endemica distruzione 
di mezzi finanziari. 

Per queste sommarie ma 
autentiche constazioni 
sulle quali si potrebbe par- 


lare molto più a lungo 
credo necessario un appel- 
lo a tutti gli uomini di 
buona volontà non tanto 
per rinnegare un'esperien- 
za fallita ma per mutare 
rotta rapidamente verso 
nuovi lidi più vicini alla vera 
efficienza che è anche un 
rapporto di amore e com- 
prensione tra gli uomini 
che dà anche la speranza 
ai sofferenti. 


Lapo Mazzei 


Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1996 


Carissimi soci, sono ormai più 
di dieci anni che l'Ospedale 
San Giovanni di Dio, in Borgo 
Ognissanti, a Firenze è stato 
chiuso. Ma il nostro impegno 
non si è esaurito. Lottiamo 
tutti i giorni per raggiungere 


PoTTTTTTTtTTTTTTTTT  Assogazione TTT 7 
l SAN GIOVANNI DI DIO i 
! Fondata l'8 Marzo 1985 H 
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1 TO SCIIVENtE Sig. sosorssisesasesnoašisoseanssosesnsnase MALDI EE asa H 
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i chiede di essere associato alf'Associazione San Giovanni di Dio. i 
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gli obiettivi che ci siamo pre- 
posti. Per continuare la sua 
attività e promuovere nuove 
iniziative, l'Associazione chie- 
de ai soci di rinnovare la loro 
iscrizione. La quota per il 


prossimo anno rimarrà invaria- 


ta a 50 mila lire.La somma 
potrà essere inviata tramite 
assegno bancario non trasferi- 
bile allegato alla scheda qui 
riprodotta, in busta chiusa. 
Oppure è possibile versare 
l'importo sul conto corrente 
postale numero n.10340503 e 
intestarlo ad "Associazione 
San Giovanni di Dio", casella 
postale 521 Firenze, specifi- 
cando nella causale "Tessera 
1996". Per informazioni, si 
può chiamare la sede dove è 
in funzione la segreteria 
telefonica e il fax. Il numero è 
055/2188539. 


Sommario 


L'editoriale del presidente pag.2 
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1996 pag.2 


Il manifesto del "Movimento per la liberazione 
degli ospedali dalle Usl" pag.3 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 
C.P. 521 50100 FIRENZE Italy 

Tel/Fax + 39 (0) 55 218839 

E-mail sgd@dada.it 

URL http://www.dada.it'asgdd/sgidhome.html 


i &La Sporta %f. 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, 
Lucia Nencioni 


Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro 
Batisti, Francesco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo 
Checcucci Lisi, Guido De Re, Roberto Della Lena, 
Lorenzo Recchia 


Impaginazione: Linea Adv. - Firenze 
Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89 (SD) 
Associato all'Unione Italiana Stampa Periodica 


La battaglia 
di 4 medici per 


un'assistenza migliore 


E nato un movimento per 
sconfiggere la burocrazia 
dell'assistenza sanitaria. Si 
chiama “Movimento per la 
liberazione degli ospedali 
dalle Usl” ed è opera di un 
gruppo di medici: Sergio 
Balatri, Paolo Checcucci 
Lisi, Giovanni Mariotti e 
Sergio Tavanti. 
Il loro obiettivo è quello di 
portare avanti una raccolta 
di adesioni. 

A lato la cartolina 


Avendo notato che non tutti i calendari riportano correttamen- 
te San Giovanni di Dio l8 marzo, abbiamo pensato di farlo 
notare innanzitutto ai nati l'8 marzo del Comune di Firenze, 
infatti questo numero del nostro giornale è inviato anche a tutti 
loro fino al 1977 compreso. Se l'iniziativa sarà gradita lo inviere- 
mo anche in seguito, noi lo speriamo davvero. 


Xx © x 
„Spin; 
* a x* 


ORARIO CONTINUATO 8.00 - 20.00 MERCOLEDI POMERIGGIO CHIUSO 


** x 
* EURO * 


“Movimento per la liberazione 


degli ospedali dalle USL” 


Viale G. Matteotti, 27 
50121 Firenze 


MOVIMENTO PER 
LA LIBERAZIONE 
DEGLI OSPEDALI 
DALLE USL 


A 
Di 


3 
Aer 
S 


su pit o 
ASSUNZIONI 


A B B 
PROLIFERAZIONE 


IAMO 


DECADIMENTO 


INSIPIENZA APPROPRIAZIONE MORIIFICAZIONE INARIDIMENTO 


dell'apparato degli organi E DISTRUZIONE delle capacità E CARRIERE della della propria 
burocratico preposti di patrimoni funzionali degli subordinate a professionalità esperienza 
alla tutela accumulati ospedali gruppi di potere 
della salute nel corso di estranei 
molti secoli al mondo 
ospedaliero 
NON SIAMO 
PROSTRATI 


Recapito operativo: Viale Matteotti, 27 - 50121 Firenze Fax 055. 580482 
E-mail moliosp@dada.it 
http://www.dada.it/moliosp.html 


NOTA DELLA REDAZIONE 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 
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Tel/Fax + 39 (0) 55 218839 
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CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE 


Domenica 9 dicembre si 
è celebrato la ricorrenza 
del cinquecentesimo 
anniversario della nascita 
di San Giovanni di Dio. 
Grande festa, dunque, 
solennizzata come era 
giusto con una Santa 
Messa nella parrocchia di 
Santa Maria Madre della 
Chiesa a Torregalli con 
una grande manifestazio- 
ne e con ritrovo poi nei 
vastissimi e bei locali 
sotto la chiesa, espres- 
sione ridente del forte 
sano spirito organizzati- 
vo salesiano. La parteci- 
pazione all'incontro è 
stata veramente impo- 
nente e la presenza di 
numerosi esponenti 
della Curia generalizia e 
delle Province di Roma e 
di Milano dei 
Fatebenefratelli ha dato 


dobbiamo esserne grati 
agli organizzatori che si 
sono prodigati con tanto 
successo. Ma dobbiamo 
essere grati anche allo 
spirito che anima l'asso- 


ciazione, la cordialità, 
l'amicizia non conformi- 
sta che si respirava. E' un 
fatto vero che dava il 
senso della nostra forza 
intrinseca. Questa unio- 
ne segna il primo succes- 
so di una "missione": riu- 
nire gli uomini quanti più 
si può in uno spirito fra- 


“Un messaggio importante 


terno da cui discende la 
forza operativa dei 
volontari che operano 
nell'ospedale con sacrifi- 

, volontà e sopratutto 
con tanto amore per 
coloro che soffrono. 
Queste premesse, questi 
dati di fatto ci danno la 
forza e l'ambizione per 
guardare avanti con 
fiducia verso quegli 
scopi che ci appariranno 
al momento opportuno 
utili da perseguire per 
una società migliore, più 
attenta alle necessità cui 
la pubblica mano non 


llo; che Ì laid dà ogni 


può sopperire. Il mondo 
arido che ci circonda 
deve essere arricchito e 
irrorato non di parole 
ma di fatti esemplari ispi- 
rati alle tre grandi virtù: 
fede, speranza e carità, 
le uniche vie a nostra 
portata ma così necessa- 
rie per riformare una 
convivenza civile e per 
formare i più giovani in 
cerca, a volte inconsape- 
voli, di ideali. 


Lapo Mazzei, Presidente 
dell'Associazione 
San Giovanni di Dio 


VE SS ER A MEN TD e ti 
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1996 


Carissimi soci, sono ormai più 
di dieci anni che l'Ospedale 
San Giovanni di Dio, in Borgo 
Ognissanti, a Firenze è stato 
chiuso. Ma il nostro impegno 
non si è esaurito. Lottiamo 
tutti i giorni per raggiungere 


gli obiettivi che ci siamo pre- 
posti. Per continuare la sua 
attività e promuovere nuove 
iniziative, l'Associazione chie- 
de ai soci di rinnovare la loro 
iscrizione. La quota per il 
prossimo anno rimarrà invaria- 


SAN GIOVANNI DI DIO 


lo scrivente Sig. sssrssesisossrses tai MIO S ian Miscisc á 


1 
1 di professione 


} chiede di essere associato alf'Associazione San Giovanni di Dio. 
; Versa contestualmente L. .................scrusrren 


1 per il primo anno. 


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! Fondata l'8 Marzo 1985 I 
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ta a 50 mila lire.La somma 
potrà essere inviata tramite 
assegno bancario non trasferi- 
bile allegato alla scheda qui 
riprodotta, in busta chiusa. 
Oppure è possibile versare 
l'importo sul conto corrente 
postale numero n.10340503 e 
intestarlo ad "Associazione 
San Giovanni di Dio", casella 
postale 521 Firenze, specifi- 
cando nella causale "Tessera 
1996". 
può chiamare la sede dove è 


Per informazioni, s 


in funzione la segreteria 
telefonica e il fax. II numero è 
055/2218839. 


000000000050 0000000000000000000 


Sommario 


L'editoriale del presidente pag.2 
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1996 pag.2 


Il regolamento dell'Associazione pag.3 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 
C.P. 521 50100 FIRENZE Italy 

Tel/Fax + 39 (0) 55 218839 

E-mail sgd@dada.it 

URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.htm] 


> La Sporta 4f 


Direttore responsabile Amadore Agostini 
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, 
Lucia Nencioni 


Hanno collaborato: Anna Maria Montanari, Mauro 
Batisti; Francesco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo 

Checcucci Lisi, Guido Del Re, Roberto Della Lena, 

Lorenzo Recchia 


Impaginazione: Linea Adv. - Firenze 
Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89 
Associato all'Unione Italiana Stampa Periodica 


Regolamento appro- 
vato dall' Assemblea degli 
Associati nella seduta del 28 
marzo 1995, su proposta del 
Comitato Direttivo, in  ottem- 
peranza dell'art. 8 dello 
Statuto Sociale. 

Art.1 
Gli organi sociali sono: 
a) l'Assemblea dei Soci 
b) il Comitato direttivo 
c) il Presidente 
d) il Vice Presidente 
e) il Segretario Tesoriere 

Art.2 
La domanda di associazione 
viene presentata al Comitato 
Direttivo, su modulo predispo- 
sto dall'Associazione ed 
accompagnato dalla quota 
associativa per un anno; essa 
viene presa in esame alla prima 
seduta del CD il quale delibera 
motivamente, con voto valido 
solo se unanime. 
AI socio verrà quindi inviata la 
tessera attestante la categoria 
alla quale appartiene, e che 
servirà a legittimarlo nell'eser- 
cizio dei suoi diritti all'intemo 
dell' Associazione. 
La qualità di socio si perde 
automaticamente col mancato 
pagamento delle quote sociali; 
ove peraltro tale pagamento, 
sia pur tardivo, sia accettato, il 
socio riacquisterà la propria 
qualifica automaticamente, 
con effetto retroattivo, salvo 
che per il mancato esercizio 
del diritto di voto relativamen- 
te alle assembleee che siano 
intervenute nel frattempo. 

Art.3 
Indipendentemenete da qual- 
sivoglia indicazione in merito 
contenuta nella domanda, la 
Associazione, tramite il CD, 
all'atto dell'ammissione del 
socio (od anche successivam- 
net), gli attribuisce una delle 
seguenti categorie: 
a) d'onore 
b) benemerito 
c) effettivo 
d) fondatore 

Art.4 
La nomina a socio d'onore 
viene previamente deliberata, 
con provvedimento immedia- 
tamente esecutivo, dal CD e 
dipoi sottoposta a ratifica 
dell'Assemblea degli associati. 


Regolamento 


Ove tale ratifica manchi, il CD 
può revocare il proprio prece- 
dente deliberato o riconfer- 
marlo, così facendolo divenire 
definitivo. 

Art.5 
La qualifica di socio benemeri- 
to può esere attribuita dal CD, 
con la stessa modalità di cui 
all'art.4 

Art.6 
Socio fondatore è colui che ha 
partecipato all'atto costitutivo 
e chi, successivamente, da 
essi, all'unanimità viene desi- 
gnato come tale, anche se in 
epoche successive. 

Art.7 
L'Assemblea Generale degli 
Associati viene convocata dal 
Comitato Direttivo, mediante 
invio di lettera agli associati 
almeno DIECI giorni prima, 
all'indirizzo da essi indicato 
nella domanda associativa. 
L'avviso di convocazione con- 
terrà gli argomenti all'ODG 
nonché il giorno, il luogo e 
l'ora di prima e di seconda 
convocazione (che potrà aver 
luogo anche nello stesso gior- 
no, almeno un'ora prima della 
prima convocazione). 
L'assemblea sarà convocata: 

a) in VIA ORDINARIA ogni 
anno, entro il mese di marzo, 
per approvare il bilancio 
annuale e determinare le 
direttive generali dell'attività 
dell' Associazione; 

b) ogni volta che il Comitato 
Direttivo lo ritenga opportuno; 
c) su domanda sottoscritta da 
almeno un quinto degli 
Associati; tale domanda, diret- 
ta al C.D. dovrà contenere l'e- 
lenco degli argomenti da 
porre all'esame 
dell'Assemblea; 

c) su domanda sottoscritta da 
almeno un quinto degli asso- 
ciati; tale domanda, diretta al 
CD dovrà contenere l'elenco 
degli argomenti da porre all'e- 
same dell'Assemblea; 

d) in VIA STRAORDINARIA, per 
iniziativa del CD, o su doman- 
da di un quinto dei soci come 
sopra, per discutere e delibe- 


‘rare sulle modifiche statutatrie, 


o sullo scioglimento dell' 
Associazione. 

Art.8 
Ogni socio può conferire dele- 
ga ad altro socio affinché esso 
deliberi per lui in Assemblea. 

Il numero delle deleghe di cui 
ciascun socio può essere por- 
tatore è illimitato. 

Art.9 
L'Assemblea Ordinaria sarà 
regolarmente costituita: 

a) in prima convocazione con 
la presenza (anche per dele- 
ga) di meta più uno degli 
aventi diritto al voto; 

b) in seconda convocazione 
sarà valida qualunque sia il 
numero dei presenti. 

Essa delibera con il voto favo- 
revole della maggioranza dei 
soci presenti o rappresentati 
per delega. 

Art.10 
l'Assemblea Straordinaria sarà 
regolarmente costituita: 

a) in prima convocazione con 
la presenza - in proprio o per 
delega - di almeno due terzi 
dei Soci effettivi; 

b) in seconda convocazione 
con la presenza - in proprio o 
per delega - della metà dei 
Soci effettivi. 

Essa delibera con il voto favo- 
revole della maggioranza asso- 
luta dei Soci presenti o rap- 
presentati per delega, salvo 
quanto previsto dall'art.9 dello 
Statuto per lo scioglimento 
dell'Associazione. 

Art.11 
Le votazioni nell'Assemblea, 
sia ordinaria che straordinaria, 
avverrano normalmente per 
alzata di mano . 

Quando sia richiesto da alme- 
no un decimo dei soci presen- 
ti, anche solo per delega, si 
procederà ad appello nomina- 
le. 

Le votazioni relative alle ele- 
zioni delle cariche sociali, o 
riguardanti persone, dovranno 
avvenire esclusivamente per 
scrutinio segreto. 

Dovrà altresì procedersi con 
votazione a scrutinio segreto, 


qualunque sia l'argomento in 
discussione, quando ne venga 
fatta richiesta - anche orale - 
da almeno 10 (dieci) Soci per- 
sonalmente presenti in assem- 
blea: Alle Assemblee, sia ordi- 


narie che straordinarie, 
potranno partecipare solo i 
Soci che siano in pari con le 
quote sociali. 

Art.12 
Le elezioni alle cariche Sociali 
avranno luogo nella prima 
Assemblea successiva alla crisi 
della stessa, ovvero a quella in 
cui il singolo membro sia ces- 
sato anche per dimissioni. 

Art.13 
Il Comitato Direttivo dura in 
carica fino all'eventuale sfidu- 
cia votata in assemblea ordina- 
ria; nelle prima adunanza suc- 
cessiva al suo insediamento, 
provvede a nominare nel suo 
seno: 
il Presidente 
il Vice Presidente 
il Segretario Tesoriere 

Art.14 
AI Comitato Direttivo compete 
l'amministrazione, anche 
straordinaria, del sodalizio; 
esso cura l'osservanza dello 
Statuto e del regolamento, 
esegue le delibere 
Assembleari ed amministra il 
patrimonio dell'Associazione; 
compila il bilancio preventivo 
e quello consuntivo da sotto- 
porre all'Assemblea. 
IL Presidente del Comitato 
Direttivo è il rappresentante 
legale dell'Associazione, ha la 
firma sociale, cura l'esecuzio- 
ne delle delibere del Comitato 
ed assicura l'osservanza di 
Statuto e Regolamento. 
Ove egli sia assente, od impe- 
dito, il Vice Presidente ne 
assume poteri e mansioni. 
Il Presidente riunirà il Comitato 
ogni qual volta lo riterrà 
opportuno o vi sia richiesta di 
almeno due consiglieri. 
Il Consiglio delibera a maggio- 
ranza semplice; in caso di 
parità prevale il voto di chi 
presiede la seduta. 

Art.15 
L'anno finanziario e l'esercizio 
sociale iniziano col primo gen- 
naio ed hanno termine il 31 
dicembre di ogni anno. 


per i Giovani 


SERVIZI E PROGRAMMI PER RAGAZZI E GIOVANI FINO A 26 ANNI 


Tutti i giovani clienti 
della Cassa di Risparmio di Firenze contano di più. 


Tassi, prezzi e condizioni di ciascun prodotto e servizio 
sono indicati sui fogli informativi analitici esposti presso tutte le Filiali 


CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE 


è La Sporta sf- 


“La Sporta” n.21 Anno VII 


Notiziario trimestrale dell’ Associazione San Giovanni di Dio 


Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (IT) | 
Spedizione in abbonamento postale Comma 27 art. 2 , L. 28/12/95, N. 549 Firenze 


LA SPORTA 


Copertina : Chiesa e ospedale come si presenta- 
vano circa il 1990. 

Facciata della Chiesa e parte del vecchio ospedale 
di San Giovanni di Dio. La facciata, opera dell'ar- 
chitetto Marcellini (1712) mostra chiaramente la 
divisione in due meta', una inferiore e una supe- 
riore dell' immobile. Dopo uno studio accurato, 


N° 21 ANNO VIII 


anche se sommario, siamo riusciti a stabilire che 
nella parte superiore della chiesa era il convento 
dei frati di San Giovanni di Dio i quali accedevano 
all'abitazione da una porta su Borgognissanti dove 
ora si trova il Bar S. Carlo; da qui con una scala 
della quale si sono persi ormai tutti i gradini ma 
della quale rimane un frammento di volta visibile 
dal bar, essi accedevano al convento sopra la 
chiesa. Sempre da detta scala i frati potevano 
accedere anche alla chiesa attraverso la prima 
porta di destra di fondo chiesa. Non siamo riusciti 
ancora a localizzare l'accesso dal convento all'o- 
spedale ma pensiamo di essere sulla buona strada. 
Come tutti ricorderanno nella parte sopra la chiesa 
si iniziera' prossimamente la realizzazione dell'Ar- 
chivio Storico di San Giovanni di Dio a Firenze e 
in Toscana, per la progettazione definitiva del 
quale e per l'inizio dei lavori la Cassa di Risparmio 
di Firenze ha già stanziato i primi 20 milioni. 


Foto retro copertina : come si presenta oggi dopo 
l'apposizione del ponteggio posto in opera dopo la 
caduta del capitello della lesena, cerchiato in alto a 
dx di chi guarda, avvenuta la mattina del 16 gen- 
naio 1995 (La nazione 17/01/95). 


EEN ELET EEE DIE ER E SI O E SRI E DART TA ETTARO IRE E SI 


Soci vecchi e nuovi per le iniziative 
del 1997 
Carissimi soci, sono più di undici anni che 
l’Ospedale San Giovanni di Dio, in Borgo- 
| gnissanti, a Firenze è stato chiuso. Ma il 
nostro impegno non si è esaurito. Lottiamo 
tutti i giorni per raggiungere gli obiettivi 
che ci siamo preposti. Per continuare la sua 
attività e promuovere nuove iniziative, 
l’Associazione chiede ai soci di rinnovare 
la loro iscrizione. La quota per l’anno 1997 
rimarrà invariata a 50 mila lire.La somma 
potrà essere inviata tramite assegno banca- 
rio non trasferibile allegato alla scheda qui 
riprodotta, in busta chiusa.Oppure è possi- 
bile versare l’importo sul C/C postale n° 
10340503 e intestato ad “Associazione San 
Giovanni di Dio” casella postale 521 Fi- 
renze, specificando nella causale “Tessera 


1997”. Per informazioni si può chiamare la 


sede dove è in funzione la segreteria telefonica e 
il fax 055 218839. 


SOMMARIO 
LA copertina cina p2 
Nuovi Cartelli stradali................ p 2 
Farmacia Borgognissanti .......... p3 
Assemblea 96 ........................... p4 
Nuovo Statuto ........................... p5 
ADDIO letio oi) pó 
ASSOCIAZIONE sonora p7 
r ARA r iaia i 


Fondata l'8 Marzo 1985 


LA SPORTA N° 21 ANNO VIII 


Chiusura dell'antica Farmacia di San Giovanni di 
Dio in Borgognissanti 

Il 22 maggio 1995 la Dott. Marisa Cavallara, con 
ordinanza del Sindaco, ha chiuso per l'ultima volta e 
non riaprirla più, la nostra storica farmacia, annessa 
al vecchio ospedale. 

In un prossimo numero ne scriveremo la storia e 
inizieremo lo studio per introdurre una attività far- 
maceutica diversa. 


14 anni di equivoco 


Finalmente sono stati istallati dal 
Comune di Firenze buona parte dei 
nuovi cartelli stradali che indicano 
il nuovo Ospedale di San Giovanni 
di Dio e sono stati rimossi i prece- 
denti che portavano l'errata dicitura 
"Torre Galli" o "TORREGALLI" o 
"Torregalli". (La Nazione 2 ottobre 
1996) 

Siamo in attesa di analoga iniziativa 
da parte del Comune di Scandicci al 
quale abbiamo gia' ripetutamente 
fatto formale richiesta. 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 


C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) 
Tel/Fax +39(0) 55 218839 


E-mail sgd@dada.it 
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html 


Dirrettore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione : Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Maria 
Montanari. 

Collaboratori: Mauro Batisti, Guido del Re, Roberto Della Lena, 
Lorenzo Recchia. 

Impaginazione: In proprio 

Stampa: Centro Duplicazione 

Reg. Trib. Firenze 3815 del 17/03/89 

Associato all'Unione Stampa Periodica 


LA SPORTA N° 21 ANNO VIII 
R.G.N. 166360 RACC. 5548 
VERBALE D'ASSEMBLEA DI ASSOCIAZIONE 


REPUBBLICA ITALIANA 

Addì quattordici giugno millenovecentonovantasei, in Firenze, Borgo Ognissanti n.c. 42, ad ore diciassette e trentacinque 
(17,35) a me dott. Vincenzo Ferro Notaio in Firenze, Collegio dei distretti notarili riuniti di Firenze, Pistoia e Prato, non 
assistito da testimoni per rinuncia del comparente col mio consenso, il signor dr. Lapo Mazzei, agricoltore, nato a Firenze 
il 25 Aprile 1925, residente a Firenze con 

domicilio in Via delle Campora n.c. 39, della cui personale identita' sono certo chiede il presente atto. 

Premette il costituito che qui, oggi, all'ora suindicat a, è indetta e riunita, in seconda convocazione, essendo la prima andata 
deserta, giusta avviso (a' sensi art.8 del vigente Statuto) in data 31 maggio scorso l'assemblea annuale ordinaria 
dell'"Associazione di San Giovanni di Dio", con sede in Firenze Borgo Ognissanti n.c. 42, codice fiscale "94013840486", 
costituita con mio rogito dell'8 Marzo 1985 rep. 96061/3238; che l'assemblea stessa ha il seguente"Ordine del Giorno 
-Relazione del Comitato Direttivo sull'attività 1995-96 

-Bilancio 1995 

-Eventuale modifica dello Statuto riguardo al Volontariato" 

che sono presenti, personalmente od a mezzo deleghe riconosciute regolari, numero ventotto (28) soci su un totale di 
numero trecentosettantanove (379) aventi diritto a voto; - che, per designazione unanime dei presenti, egli assume la 
qualità di Presidente dell'assemblea stessa, incaricando me Notaio di redigerne il relativo verbale, e dichiarando la stessa 
validamente costituita ed atta a deliberare secondo quanto nell'ordine del giorno surriportato, subito dopo aver assunto la 
Santa Messa, celebrata dal Rev. P. don Bartolomeo Coladonato. Quindi il medesimo costituito, nella qualità, apre la 
discussione sui due primi punti dell'ordine del giorno, questi illustra brevemente ai presenti la relazione del comitato 
direttivo sull'attività 1995/96 ed il bilancio consuntivo al 31 Dicembre 1995, che si chiude con un risultato economico da 
ritenersi più che soddisfacente. Viene altresì dato atto che l'indirizzo della sede dell'Associszione, sempre in Firenze Borgo 
Ognissanti, va corretto circa l'indicazione del numero civico in "20", con conseguente modifica dell'art. 2 del vigente 
statuto. L'assemblea, all'unanimità dei presenti, deleghe comprese approva sia la relazione che il bilancio suddetti, acquisiti 
agli atti sociali e a riportare in un prossimo numero del peridico sociale La Sporta. Dopo di che il Presidente pone in 
discussione il terzo punto all'ordine del giorno, delegando il socio Lorenzo Recchia, anch'egli membro del Comitato 
direttivo, ad illustrare,con il suo ausilio tecnico, la proposta modifica statutaria in tema di volontariato. Sinteticamente si 
tratta di inglobare nell'ambito dell'Associazione l'attività di volontariato attualmente svolta collateralmente dai soci riuniti 
nel "Gruppo Soci Benemeriti", rispondendo ad un tempo a quanto normativamente previsto dalla legge 11 Agosto 1991 n. 
266 e dalla legge regione Toscana 26 Aprile 1993 n. 28. Sui più argomenti posti alla discussione sono intervenuti con 
chiarimenti, osservazioni e proposte i soci Balatri, Recchia, Elena Frangoli e Tesi. A tutti il Presidente ha risposto 
compiutamente, con l'assistenza dei due consiglieri Recchia e Balatri. L'assemblea, come sopra, all'unanimità dei presenti, 
deleghe comprese, in conformità a quanto proposto, delibera - di modificare l'art. 3) del vigente statuto come segue: 

3) Scopi dell'associazione sono: 

a) l'organizzazione di volontariato svolta dagli associati, a norma L. 11 Agosto 1991 n.266 e L. Reg. Toscana 26 Aprile 
1993 n. 28, per l'assistenza, sia ospedaliera che domiciliare, ai malati; 

b) nell'interpretazione di una diffusa esigenza popolare, il recupero alla citta' di Firenze, delle strutture, anche operative, 
dell'Antico Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti, nello spirito del suo originario Fondatore e secondo la 
tradizionale conduzione dell'Ordine Ospedaliero dei Frati di San Giovanni di Dio. Per il raggiungimento di tali scopi 
l'associazione promuove ed organizza in gruppi i soci che concretamente opereranno nell'ambito del volontariato di sopra 
sub a), quale propria sezione "A.M.G.B. - Assistenza Malati Fra Giovanni Bonelli", ed ancora studi, ricerche, manifesta- 
zioni, seminari, conferenze, dibattiti, convegni, scambi culturali ed informativi con gli organi amministrativi compe- 
tenti,intraprendendo ogni idonea iniziativa conforme allo scopo dei suoi intendimenti,"; - conseguentemente di modificare 
il capoverso dell'art. 8) dello stesso statuto come segue: "L'assemblea stessa provvederà su proposta del Comitato direttivo, 
all’approvazione di un regolamento interno concernente tutta la vita associativa, nonchè all'approvazione di un 
regolamento ad hoc per la detta sezione di volontariato "A.M.G.B."; 

- nonchè il primo comma del successivo art. 9) come segue: 9) L'associazione si estinguerà quando abbia totalmente 
raggiunti gli scopi prefissisi, ovvero quando il suo scioglimento sia deliberato dall'assemblea con la speciale maggioranza 
di due terzi degli associati."; - e quindi di approvare il nuovo testo di Statuto, sempre in dieci articoli, che, firmato a norma 
di legge dal costituito e da me allego al presente sotto "A"; -infine di approvare il regolamento operativo dell'A.M.G.B. 
detta nel testo, che, sottoscritto dal costituito e da me, allego sotto "B". Dandosi espressamente atto che la parte di essa 
normativa regolamentare per l'assistenza domiciliare, non è ancora concretamente operativa.- Omessa la mia lettura degli 
allegati per dispensa del costituito. Null'altro essendovi da deliberare, avendo l'assemblea esaurito l'ordine del giorno, la 
stessa si scioglie essendo le ore diciannove (19.00.) Dattiloscritto da persona di mia fiducia e scritto di mia mano su sei 
facciate di due fogli, è stato da me letto al costituito, che con me lo sottoscrive e firma a norma di legge. 


F.TO LAPO MAZZEI 
F.TO VINCENZO FERRO NOTAIO 


LA SPORTA N° 21 ANNO VIII 
Allegato “A” all’atto rep.166360/5448 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 
STATUTO 


1) E' formalmente costituita a norma delle relative disposizioni del Codice Civile, l'associazione 
denominata "Associazione di San Giovanni di Dio". 

2) La sede dell'associazione è in Firenze, Borgo Ognissanti n.c. 20. 

3) Scopi dell'associazione sono: 

a) l'organizzazione di volontariato svolta dagli associati, a norma L. 11 Agosto 1991 n.266 e L. Reg. 
Toscana 26 Aprile 1993 n. 28, per l'assistenza, sia ospedaliera che domiciliare, ai malati; 

b) nell'interpretazione di una diffusa esigenza popolare, il recupero alla Città di Firenze, delle strutture, 
anche operative, dell'Antico Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti, nello spirito del suo 
originario Fondatore e secondo la tradizionale conduzione dell'Ordine Ospedaliero dei Frati di San 
Giovanni di Dio. Per il raggiungimento di tali scopi l'associazione promuove ed organizza in gruppi i 
soci che concretamente opereranno nell'ambito del volontariato di sopra sub a), quale propria sezione 
"A.M.G.B. - Assistenza Malati Fra Giovanni Bonelli", ed ancora studi, ricerche, manifestazioni, 
seminari, conferenze, dibattiti, convegni, scambi culturali ed informativi con gli organi amministrativi 
competenti, intraprendendo ogni idonea iniziativa conforme allo scopo dei suoi intendimenti. 

4) Possono associarsi tutti coloro che condividono lo scopo, detto. Chi intende associarsi deve farne 
domanda al Comitato Direttivo, che delibera in merito, motivatamente. 

5) Il Patrimonio dell'Associazione è costituito dalle quote associative che, per ciascuno dei costituenti, 
sono fissate in Lire centomila; mentre le quote d'ingresso degli altri associati futuri, e quelle annue 
saranno fissate dal Comitato direttivo. 

6) L'Amministrazione, anche straordinaria, spetta al Comitato direttivo, che sara' composto da un 
numero variabile di membri da tre a sette, secondo quanto fisserà in merito, di volta in volta, l'assemblea 
dei soci. In sede di costituzione e fino alla prima assemblea ordinaria il comitato diretivo risulta 
composto dai costituiti Batazzi Francesco, Mazzei Lapo, Balatri Sergio. Nell'ambito del comitato 
verranno attributite le funzioni di Presidente, Vice Presidente, Tesoriere, e Segretario, e verranno 
delegati singoli poteri per l'attuazione dello scopo sociale. i 

7) La rappresentanza dell'Associazione, a norma di legge, spetta al Presidente, ovvero in caso di sua 
assenza od impedimento al Vice Presidente. Viene nominato Presidente il Costituito Mazzei Lapo, e 
Vicepresidente Francesco Batazzi, Tesoriere - Segretario Balatri Sergio. 

8) L'assemblea generale degli associati, convocata e funzionante a norma di legge, procede alle nomine 
delle cariche direttive, approva il bilancio annuale e determina le direttive generali dell'attività 
dell'associazione. Essa si costituisce in via ordinaria almeno una volta all'anno entro tre mesi dalla 
chiusura dell'esercizio al 31 Dicembre. 

L'assemblea stessa provvedera' su proposta del Comitato direttivo, all'approvazione di un regolamento 
interno concernente tutta la vita associativa, nonchè all'approvazione di un regolamento ad hoc per la 
detta sezione di volontariato "A.M.G.B." 

9) L'associazione si estinguerà quando abbia totalmente raggiunti gli scopi prefissisi, ovvero quando il 
suo scioglimento sia deliberato dall'assemblea con la speciale maggioranza di due terzi degli associati. 
In ogni ipotesi di estinzione il patrimonio residuo dell'associazione sarà devoluto all'Ordine Ospedaliero 
dei Frati di San Giovanni di Dio. In caso di scioglimento l'assemblea stessa nominerà uno o più 
liquidatori, determinandone i poteri. 

10) Per quanto non espressamente previsto valgono le norme del Codice Civile. 


F.TO LAPO MAZZEI 
F.TO VINCENZO FERRO NOTAIO 


LA SPORTA 


ABBIAMO LETTO 
a cura di Sergio Balatri 


Fra Giuseppe Magliozzi o.h 
"Lo firmo con queste mie tre lettere" 

La sigla di San Giovanni di Dio quale chiave per 

comprendere il punto di partenza della sua riforma 

assistenziale. 

Ed. BIOS Biblioteca ospedaliera Roma 1996 - Anno 

Santo GiovandianoFascicolo n°8 
In occasione della recente chiusura dell'anno giubilare 

Juandediano e' stato presentato all'ospedale di San 

Giovanni di Dio di Benevento il tanto atteso opuscolo 

di Fra Giuseppe Magliozzi "Lo firmo con queste mie 

tre lettere". Leggendo il libro si puo' man mano apprez- 

zare attraverso le avvincenti parole di Fra Giuseppe il 

cammino che l'autore ha fatto ripercorrendo una parte 

della vita del Santo e immedesimandosi in lui fino a 

carpire il segreto che da secoli ha arrovellato gli storici 

dell'Ordine. "...San Giovanni di Dio non si limito' a 

mugugnare, ma incredibilmente con l'aiuto del Signore 

scovo' nel proprio orticello un vigorosissimo cespo di 

erba voglio e realizzo' in prima persona quel progetto 

assistenziale desiderato dai Re Cattolici e clamorosa- 
mente sabotato dalle autorita' pubbliche di Granada.Il 

Santo tuttavia non si inorgogli' del suo successo, ma 
con cristiana umilta' si limito' a considerarlo un'obbe- 
dienza ai voleri dei Re cattolici. E il suo obbedire non 
lo scrisse a caratteri cubitali sui muri della citta', ma lo 
celo' nella propria misteriosa sigla, guardandosi bene 
dal rivelarne il significato non solo agli estranei, ma 

persino ai 

suoi Confra- 
telli...". 

8 ( Non spie- 
gheremo in 
questa recen- 
sione il se- 
greto della 
sigla dato 
che il libretto 
di Fra Giu- 
seppe Ma- 
gliozzi e' a 
disposizione 
di chi ne fac- 
cia richiesta 
all'Associa- 
zione San 
Giovanni di 
Dio di Fi- 

‘renze ) 


Fra GIUSEPPE MAGLIOZZI o.h. 


“LO FIRMO CON 
QUESTE MIE 
TRE LETTERE” 


BIBLIOTECA OSPEDALIERA 


N° 21 ANNO VIII 


A. Gallerano e G. Burrini 
L'ANTROPOSOFIA 
IL MESSAGGIO DI STEINER 
Xenia tascabili, Milano 1996, pp. 126 £ 10.000 
Dall'Introduzione : 
L'antroposofia, o Scienza dello Spirito, e' una conce- 
zione del mondo fondata da Rudolf Steiner tra gli 
ultimi decenni dell'Ottocento e i primi del Novecento: 
essa presenta una propria dottrina della conoscenza, 
una particolare visione dell'uomo e della natura basata 
sull'idea di evoluzione spirituale, una propria cristolo- 
gia. Da questa concezione sono derivate molteplici 
attivita' che si sono diffuse in diversi paesi del mondo 
e che vanno dalla pedagogia alle scienze naturali, dalla 
letteratura alla medicina, dall'agricoltura alle scienze 
siociali, fino alle varie arti (teatro, musica , danza, 
architettura e arti figurative). Nell'attuale clima di fio- 
ritura di filosofie esotiche e di medicine alternative - 
strattamente connesse al sincretismo del fenomeno 
New Age - troppe volte pero' l'antroposofia viene 
assimilata alle tante discipline salutistiche o misticheg- 
gianti del nostro tempo. Di fronte a tali correnti neo- 
esoteriche, la Scienza dello spirito rivendica la specifi- 
cita' della sua storia e delie sue idee che ne fanno non 
una rivisitazione di antiche dottrine mistiche, ma una 
nuova via di conoscenza spirituale sorta dal grado di 
consapevolezza che il pensiero, quale organo dell'Io 
umano, ha raggiunto per la prima volta nella storia dal 
XV secolo. Se l'uomo non possedesse, almeno in nuce, 
questa dimensione autocosciente del pensare, la 
Scienza dello Spirito non avrebbe motivo di esistere. 
(Dall'Introduzione ) 
L'antroposofia, come spesso si e' ripetuto, e' il grande 
rimosso della cultura del Novecento. Volenterosi filo- 
sofi stanno ora, a cento anni di distanza dalla sua prima 
pubblicazione, prendendo in considerazione con 
grande cautela LA FILOSOFIA DELLA LIBERTA' di 
Rudolf Steiner , come se dovessero mostrare la propria 
intelligenza e tolleranza con un atto di grande disponi- 
bilita' verso un pensatore "curioso", non privo di una 
certa originalita', ma certamente "strano". La posizione 
piu' diffusa tra le persone che fanno della loro intelli- 
genza un serio strumento di lavoro resta comunque 
quella di "salvare" alcuni aspetti del pensiero di Rudolf 
Steiner, mentre altri restano "strani". E a questa parola 
bisognerebbe dare il significato originario di "estranei" 
cioe' sostanzialmente difformi, lontani dal pensiero e 
della cultura dominante. Perche' se si ammette il con- 
cetto che l'Antroposofia, o scienza dello spirito, sia 
appunto una scienza che indaga lo spirituale ( che 
studia cioe' quella realta' che sta "dietro" la realta 
materiale e che molte culture del passato indicavano 
come realta' vera rispetto alla pallida parvenza di cio' 


LA SPORTA 


che percepiamo con i sensi) e sia una via di cono- 
scenza, allora si spalancano i nessi possibili tra le 
nostre esperienze, quelle quotidiane come quelle ba- 
sate sulla conoscenza scientifica, e la loro lettura alla 
luce della scienza dello spirito. Anche queste sole 
elementari considerazioni possono spiegare perche' 
falliscono - giustamente - tutti i tentativi, di cui il 
mondo anglosassone, e americano in particolare, e' 
cosi' fecondo, di scrivere dei manuali di antroposofia. 
Nessuno pretende, a meno di non essere un giornalista 
poco coscienzioso o uno studente pigro, di accostarsi 
frettolosamente ad un sistema gnoseologico spulciando 
un manuale. Ma e' altrettanto vero che spesso e' neces- 
| sario poter contare su una guida, una introduzione 
"morbida", come si direbbe oggi, alla scienza dello 
spirito che non spinga immediatamente il timido e 
volenteroso lettore a dar testate contro i grandi e 
difficili temi della nuova scienza, che non lo spaventi 
ma lo invogli ad approfondire, adombrandogli gli 
sconfinati spazi spirituali e culturali che l'antroposofia 
dischiude. E questo senza pretendere di sostituirsi ai 
testi di Steiner, mantenendo al tempo stesso il necessa- 
rio rigore intellettuale che la scienza dello spirito 
richiede e che sovente nelle semplificazioni si stem- 
pera e dissolve. A questo arduo compito hanno rispo- 
sto Alda Gallerano e Gabriele Burrini con il volume 
Xenia "l'antroposofia, il messaggio di Steiner". Il libro 
e' un esempio di fusione tra una brillante scrittura e una 
serieta' espositiva che denota profonda conoscenza 
della materia. Spiega, informa e stimola, ma assieme 
rassicura mantenendo uno stretto e continuo legame 


N° 21 ANNO VIII 


con un apparato bibliografico e di note circostanziato e 
ineccepibile. Ma questo, si potrebbe dire, e' quasi 
inevitabile data la preparazione dei due autori. Cio' che 
invece sembra piu' interessante e' che facendo un 
cenno ad aspetti storici considerati da molti contro- 
versi dell'antroposofia italiana, unisce un altro valore 
che si rivela importante per gli stessi antroposofi che 
da anni hanno studiato la scienza dello spirito: quello 
della disponibilita' a superare i particolarismi di fa- 
zione e di mostrare che la vera conoscenza non crea 
nemici ma compagni di viaggio. 

L.B. 
"Antroposofia" Anno LI n°3 pag 186 


© 


L’ANTROPOSOFIA 


IL MESSAGGIO DI STEINER 


ASSOCIAZIONE 


Il Prof. Giovanni Cavina 

L' 8 marzo del 1966, timido studente al terzo anno di 
medicina, partecipai per la prima volta alla festa dell' 8 
marzo in ospedale. Fu in quell'occasione che, in mezzo 
a tante personalità cittadine, fui presentato al prof. 
Cavina, del quale avevo sentito parlare con grande 
deferenza da tutti. Il professore era ormai in pensione 
da circa dieci anni, ma non mancava mai di essere 
presente alla festa di San Giovanni di Dio. 

Nella fretta di lasciare l'ospedale nel 1982, ci siamo 
dimenticati di moltissime cose riguardanti la nostra 
storia e dobbiamo porre rimedio a tutto questo prima 
possibile con un'opera di recupero come e' compito 
istituzionale della nostra Associazione. A questo ri- 
guardo, d'accordo con il prof. Cesare Cavina figlio del 
prof. Giovanni abbiamo pensato ad una serie di inizia- 
tive per ricordarne la figura e l'opera. Nei prossimi 
numeri daremo notizia di quanto il costituendo Comi- 
tato avra' intenzione di organizzare. S.B. 


Borgognissanti 20 


Il nostro Volontario 
Nacci ha murato ancora! 
Dopo la porta della 
nuova sede dell'Asso- 
ciazione, nel chiostro di 
Ognissanti, eccolo an- 
cora all'opera mentre sta 
murando la nuova cas- 
setta per la posta nella - 
portineria dell'ospedale 
vecchio. La cassetta e' 
stata disegnata dal Dott. 
Checcucci-Lisi e realiz- 
zata dal Sig.Massimo 
Taccetti Ispettore del nostro Servizio Infermieristico 
del nuovo Ospedale. 


Le Gestioni Patrimoni Mobiliari della Cassa di 
Risparmio di Firenze sono nate per far crescere il 
Vostro patrimonio, al riparo da imprevisti e oscilla- 
zioni incontrollate. A Voi non resta che scegliere tra 
la crescita ‘stabile’ delle Gestioni Monetarie, la 
crescita ‘progressiva’ delle Gestioni Obbligazionarie 


e la crescita ‘dinamica’ delle Gestioni Bilanciate. 


GESTIONE PATRIMONI MOBILIARI 


X 4 


CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE 


TASSI, PREZZI E CONDIZIONI SONO INDICATI SUI FOGLI INFORMATIVI ANALITICI PRESSO TUTTE LE FILIALI. 


& La Sporta s 


La Sporta n22 Anno VIII 


Notiziario trimestrale dell' Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l' 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (IT) 
Spedizione in abbonamento postale Comma 27 Art. 2, L. 28/12/95, N. 549 Firenze. 


LA SPORTA 


Anno VIII N. 22 


La Copertina 

Un presepio diverso e un dono per i nostri malati 
Questo Presepio viene da un’iniziativa che e’ nata 
nel Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio dalla 
richiesta fatta da un medico dell’ospedale all’ As- 
sociazione Pedagocica Steineriana fiorentina per 
poter donare ai degenti un Natale piu’ appropriato 
di quanto fin’ora era stato fatto. 

Si doveva in effetti ritornare a considerare il 
significato reale del Natale e quindi donare ai 
nostri malati un segno tangibile della Speranza. 
Ad un gruppo di Volontari Ospedalieri dell’ Asso- 
ciazione e’ stato insegnato a costruire a mano dei 
piccoli presepi di lana non filata, di qualita’ pre- 
giata , colorata con colori naturali (derivati da 
piante) che permettono di ottenetre personaggi 
che hanno un colore diverso dai materiali prefab- 
bricati. Il presepio e’ stato costruito con l’ap- 
porto del lavoro di persone che ci si sono dedicate 
con amore. Il colore di ogni personaggio e’ stato 
scelto con cura, dal manto blu della Madonna che 
si collega con il blu della volta celeste, all’oro del 
bambino, per valorizzare il contenuto di questa 
luce che viene a risplende nella notte invernale. 


Il Presidente Augura ‘&,. 


Cari amici, 
questo numero natalizio 
della Sporta viene preparato 
proprio in questi giorni na- 
talizi e vi arrivera’ a feste 
passate insieme agli auguri 
che vi facciamo oggi di ogni bene per voi e per le 
vostre famiglie. 

Ci auguriamo che questa grande festa Cristiana 
del Natale che da 1996 anni segna la continuita’ 
nel tempo della famiglia umana, sia per tutti noi 
un momento di riflessione, di raccoglimento e di 
gioia; di riflessione nel senso di questa festa della 
nascita di Gesu’ e del Cristianesimo attorno a cui 
e’ imperniata la nostra storia, di raccoglimento e 
di gioia con la vostra famiglia. Non dimenti- 
chiamo la Speranza che ci da’ fiducia e certezza 
che i grandi problemi della societa’ moderna 
troveranno una soluzione nella dinamica conti- 
nuita’ della crescita dell’umanita’ e infine auguri 
con tante cose belle per la nostra Associazione di 
San Giovanni di Dio. 


Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 
1997 


Carissimi soci, più di undici anni che l'Ospedale 
San Giovanni di Dio, in Borgognissanti, a Firenze 
è stato chiuso. Ma il nostro impegno non si è 
esaurito. Lottiamo tutti i giorni per raggiungere 
gli obiettivi che ci siamo preposti. Per continuare 
la sua attività e promuovere nuove iniziative, 
l'Associazione chiede ai soci di rinnovare la loro 
iscrizione. La quota per l'anno 1997 rimarrà inva- 
riata a 50 mila lire. La somma potrà essere 
inviata tramite assegno bancario non trasferibile 
allegato alla scheda qui riprodotta, in busta 
chiusa.Oppure è possibile versare l'importo sul 
C/C postale n° 10340503 e intestato ad 
"Associazione San Giovanni d Dio" casella po- 
stale 521 Firenze, specificando nella causale 
"Tessera 1997". 

Per informazioni si può chiamare la sede dove 

è in funzione la segreteria telefonica e il fax 
055 218839. 


P 
Sommario 
LA COperiNA ic ana Pag 2 
Auguri del Presidente... lai Pag 2 
Soçi Vecchi E NUOVI scsrirossimsnersoreiniesres Pag 2 
Silvesttà LEDA ruensrorsniniiagneriiaa Pag 3 
Prof. Giovanni Cavina ...................... Pag 4 
ADbIAMO letto resan Pag 5 
Un affettuoso saluto ................................. Pag.6 
Calendarietti crediate Pag 7 
COlGiazio accennate Pag 7 
resere=teno re @nneanonzee de STARETE 1 


SAN GIOVANNI DI DIO 
Fondata l'8 Marzo 1985 


LA SPORTA Anno VIII N. 22 


SILVESTRO LEGA (1826-1895) 


All’eta’ di 30 anni La Visita a 868) (Galleria Naz.le “Arte oema “ Roma.) 


M MNO P2 2A 


pra) pal Ji leata Lr = Pr n 
Anno a 159 


no d'Ingrisia (0? Alee Pa 
DIAGNOSI 


DATIUA b IRBINILMI | ERA | 


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Centenario della morte 


i» Il 21 settembre 1895 Silvestro Lega moriva a San 
Giro parta. i Giovanni di Dio. 
sali I etori Tu. aa Nel frontespizio delle due cartelle cliniche conser- 


i" O SINTOMATOLOGIA j 

Si a a 

$ TENPERATURA} FOLSAZIONI | RcstieazionI | Rimedi Interni 

j anana maui eeno 
' x ' 1 


vate nel nostro archivio, sta tutta la storia degli 
ultimi giorni del pittore forlivese appartenente alla 
folta schiera dei “Macchiaoli”. 
Il pittore entro’ per la prima volta in ospedale il 10 agosto 1895 con la diagnosi di “catarro gastrico e 
intestinale croinico” che in realta’ era la fase preterminale di un tumore. gastrico diagnosticato 5 anni 
prima. Riportato da alcuni intimi il 20 settembre 
Lra we PE di, A gi Cr pren © ormai in fase terminale muore alle ore 8 del giorno 
successivo. Per ricordarlo, lAssociazione ha fatto 


_ 
MUMEO DMA nin H CONDIZIONE 


Rimedi Esterni Diototica 


a 
PATRIA B DOMICILIO | ETÀ 


n a A È RELIGIONE 
cli ST" sor > celebrare una S. Messa nella Chiesa del vecchio 
2 A A can da ZZZ i - sì | Ospedale alla quale hanno partecipato alcuni mem- 
P aim i JO de SA ama y © bri di un Comitato che si propone di mantenere vivo 
e Al Dalia === il nome e l’opera di Silvestro Lega. 
ALl Epoca del! Ammissione na iel Gurania i 
Craszon | ; x Mat BREE: 
| Prossimamente daremo particolari piu’ dettagliati di 
ie I f , sla i è x ; 
ser rta open quanto l Associazione e il Comitato hanno in animo 
3 e i en pai Rici ini | ttimedi terni. Diewe per ricordare il grande pittore. 


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ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Dirrettore responsabile: Amadore Agostini 


Redazione : Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Maria 


Montanari. 
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido del Re, Roberto Della Lena, 
Tel/Fax +39(0) 55 218839 ; Lorenzo Recchia. 


Impaginazione: In proprio 

i . Stampa: Centro Duplicazione 

E-mail sgd@dada.it Reg. Trib. Firenze 3815 del 17/03/89 
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all'Unione Stampa Periodica 


LA SPORTA Anno VIII N. 22 


Comitato per le onoranze 


Come gia’ abbiamo accennato nel numero precedente (La 
Sporta 21 pag.7) si e’ costituito il Comitato per le Ono- 
ranze al Prof. Giovanni Cavina. Fra le tante iniziative che 
questo comitato prendera’, c'e’ ovviamente quella di ricor- 
dare la figura e l’opera dell’insigne Chirurgo del nostro 
ospedale. Quella che segue e’ una breve nota biografica, 
necessaria per iniziarne il ricordo. 

Nato a Bologna nel 1886, si formo’ come medico a Bolo- 
gna alla scuola di insigni Maestri come Tizzoni, Poggi, * 
Ruggi e Murri. Partecipo” come Capitano medico, in prima 
linea, alla guerra 1915-1918. Completo’ la sua prepara- -d 
zione chirurgica con Nigrisoli a Bologna e divenne Prima- 2 
rio Chirurgo a Cesena nel 1926. Da Cesena passo’ am 
Firenze e dal 14 marzo 1929 ininterrottamente fino al 6 
maggio 1956 e’ stato Primario Chirurgo e direttore dell'Ospedale di San Giovanni di 
Dio. Docente di Patologia e Clinica Chirurgica; fondatore e per lunghi anni Presidente 
della Societa” Tosco-Umbra di Chirurgia. Durante la seconda guerra mondiale ha diretto 
l'Ospedale della Croce Rossa di Firenze per i feriti provenienti dai vari fronti. 
Pluridecorato al valore, Medaglia d’Oro al merito della Sanita’ pubblica. Commendatore 
della repubblica Italiana. Ha partecipato alla vita politica della citta’ e fu anche eletto 
Consigliere Comunale a Palazzo Vecchio come rappresentante del Partito Liberale. E” 
autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche e di alcuni importanti studi storiografici. 
Durante la sua lunga carriera il Prof. Cavina ha spaziato in tutti i campi della chirurgia 
generale, pur essendo stata certamente la chirurgia addominale ed in particolare la gastro 
- intestinale, quella da lui prediletta. Egli fu infatti tra i primi a praticare in Italia su vasta 
scala la chirurgia gastrica, realizzando anche una tecnica personale di resezione dello 
stomaco. Durante i 27 anni di primariato del Prof. Cavina venne svolta una intensa 
attivita’ chirurgica con 65.266 pazienti ricoverati, per complessive 970.969 giornate di 
spedalita’, e 36.320 interventi di sala operatoria. Contemporaneamente fu promossa una 
cospicua attivita’ ambulatoriale e di Pronto Soccorso. Nel periodo 1932-1936, per 
iniziativa del Prof. Cavina l’ Amministrazione promosse importanti lavori di amplia- 
mento e ammodernamento dell’ospedale e il numero dei letti fu portato da 60 a 120. 
Oltre all’ambulatorio di Chirurgia Generale, di Urologia, di Oculistica, di Otorinolarin- 
goiatria, di Odontoiatria e di Pediatria. L’Ospedale di San Giovanni di Dio acquisi” 
pertanto un ruolo di grande importanza nell’assistenza sanitaria cittadina. Oltre che 
insigne Chirurgo, il Prof. Cavina e’ stato anche valente cultore di storia della medicina e 
di ricerche umanistiche, come testimoniano numerose sue opere. L’ultima sua fatica, un 
saggio storiografico su “Le inondazioni dell’ Arno attraverso i secoli” pubblicato dopo la 
sua scomparsa, nel 1969, rappresenta il suo ultimo devoto omaggio alla citta’ di Firenze. 


4 


LA SPORTA Anno VIII N. 22 


Abbiamo letto 


a cura di S. Balatri 


Evans, Michael - Rodger, Iain 


L'ALTRA MEDICINA/140 


Medicina Antroposofica 


lo d edizioni. 1995 si Michasi Evans; tain Rodger 

omo, red edizioni, È ; e è. i 
176 p. ill. 22 cm (l'altra medicina, 140) moe na . 
antrop osollca 
ISBN 88-7031-254-2 - ei 
CCD 615.8 Rit e eg 


La medicina e' uno dei campi in cui piu' fertile e' stata l'applicazione delle 
teorie di Rudolf Steiner, il padre dell'antroposofia. 

Questo libro, scritto da uno dei piu' noti medici antroposofi inglesi in collabo- 
razione con un giornalista della BBC, illustra scopi e potenzialita' di una 
pratica che mira all'ampliamento dell'arte medica, 

considerando della malattia non solo gli aspetti fisico-sensibili, ma anche 
quelli spirituali sovrasensibili. 

Capitolo dopo capitolo, con un linguaggio semplice e accessibile a tutti, 
vengono chiariti i principali concetti dell'antroposofia e presentate le basi 
teoriche e pratiche della diagnosi e della terapia. 

Il libro, infine, fornisce suggerimenti per curare i disturbi piu' comuni e per 
approntare, a casa propria, una piccola farmacia antroposofica. 


Dall'Introduzione 
di Giancarlo Buccheri 


La medicina antroposofica nacque all'inizio degli anni venti nell'ambito di cultura mitteleuropeo, ponendosi come obiettivo 
un ampliamento degli orizzonti diagnostici e terapeutici della medicina contemporanea in base alle conoscenze della scienza 
dello spirito. 

Il libro di M. Evans e I.Rodger e' una concreta testimonianza di come esso si sia potuto innestare profiquamente anche nella 
tradizione medica e culturale dei popoli anglosassoni, arricchendosi di contenuti teorici e pratici del tutto originali. 

Il pragmatismo e l'essenzialita' propri della mentalita' inglese hanno permesso la scrittura di un libro notevole non solo per 
la ricchezza dei contenuti, ma anche per la sua agevole lettura. 

Sia pur pensato come un'introduzione per tutti coloro che, indipendentemente dalla propria preparazione culturale e 
professionale, desiderano un'informazione semplice ma esaustiva, esso puo' risultare di notevole interesse anche per quegli 
operatori sanitari che cercano di ampliare le proprie conoscenze mediante uno studio rigoroso dei fondamenti dell'antropo- 
sofia arricchendo cosi’ la propria attivita' pratica. 

L’inizio dell’attivita” medica antroposofica in Italia risale a quarant'anni fa : da allora e’ stata costante preoccupazione dei 
medici antroposofi tradurre e mettere a disposizione dei colleghi e degli studiosi interessati, soprattutto le opere originali di 
Rudolf Steiner; le energie profuse in tale lavoro non avevano finora permesso di affontare in modo adeguato il problema 
della divulgazione in ambiti che andassero al di la’ delle cerchie dei loro pazienti e di pochi altri interessati. Solo negli ultimi 
anni alcuni editori vicini al movimento antroposofico hanno cominciato a pubblicare in lingua italiana alcune opere della 
ormai vasta letteratura secondaria: si tratta di libri anche di catrattere divulgativo scritti per lo piu’ da medici antroposofi 
tedeschi. D’altro lato, anche nel nostro paese comincia a manifestarsi un piu’ preciso interesse per le applicazioni pratiche 
dell’antroposofia. Si possono citare a tale proposito l’aumento delle scuole a indirizzo pedagogico steineriano e la diffusione 
dell’agricoltura biodinamica. Anche il movimento medico antroposofico, che per molti anni era rimasto circoscritto a 
cerchie relativamente piccole di medici, di terapisti e di pazienti, sta andando incontro a un momento di crescita quantitativo 
e qualitativo. Si comincia a parlare di medicina antroposofica anche al di la’ degli ambienti strettamente interessati e diventa 
sempre piu’ evidente la necessita’ di una divulgazione corretta: senza tradire la profonda serieta’ dell'impulso iniziale, che 
ha permesso finora l’agire professionale dei medici antroposofi, occorre pensare a tradurre le conoscenze dei principi 
generali dell’antroposofia e i risultati delle loro esperienze in un linguaggio semplice, chiaro e adeguato alla realta’ 
spirituale della cultura italiana. i 

Fa infatti parte dei doveri del medico antroposofo anche un’azione educativa all’interno del contesto sociale in cui esercita 
la sua professione: non si tratta soltanto di un’educazione sanitaria nell’usuale senso del termine, ma anche e soprattutto di 
porre le basi di una vera medicina preventiva, che non puo’ prescindere da una considerazione della realta” spirituale 
dell’uomo e del mondo. Oggi nella cultura sanitaria sembra prevalere un principio antidemocratico, che estrania in misura 


5 


LA SPORTA Anno VIII N. 22 


crescente i cittadini dalla gestione della propria salute: la sua genesi va ricondotta non solo all’autoritarismo della scienza 
dominante, ma anche all’incomprensione dello stesso linguaggio medico , che deriva 

da un’esagerata specializzazione. Infatti, se per certi aspetti terapeutici un specializzazione tecnica e’ divenuta ormai 
indispensabile, questa non deve esulare dai propri ambiti e imporsi come l’unica verita’; esendo per sua natura difficilmente 
comprensibile, corre il rischio di diventare una vera e propria forma di potere. E’ sempre piu’ evidente la necessita’ di 
riconsiderare i problemi della salute e della malattia con delle modalita’ che rivalutino la capacita’ di comprensione del 
singolo, che ne roispettino la dignita” e che facciano appello alla sua volonta’ di collaborare al progresso della comunita’ in 
cui vive . 

La scelta di una corretta divulgazione medica, che tenga realmente conto della totalita’ spirituale dell’uomo, va nel senso di 
un accrescimento delle sue possibilita’ di liberta”. 


Giancarlo Buccheri, medico chirurgo, e° presidente del Gruppo Medico Antroposofico Italiano. 
Vive e lavora a Milano. 


è 


Un Affettuoso saluto 


Circondato affettuosa- 
mente da tutti i medici 
e gli infermieri dell’o- 
spedale il Prof . Lai il 
21 novembre u.s. ha 
festeggiato il ritiro in 
pensione. 


Con i colleghi con i quali ha iniziato la sua professione 
dal Vecchio Ospedale di San Giovanni di Dio. 


Foto ricordo accanto alla sta- 
tua del Maestro. 


> 


è 


Con i collaboratori delle 
Sale Operatorie. 


LA SPORTA Anno VIII N. 22 


Corrimano 


Ricordate i prece- 
denti articoli su 
La Sporta 1993 
n° 16 e su La 
Nazione a propo- 
sito del corri-?f 
mano del Nuovo 


re INI MUNA 
EMAN sci DADA IT hi 


Ospedale? 

Quello che vedete qui sopra `e' il nuovo calendarietto ta- pedale dl 
scabile 1997 che la Provincia Romana dei Fatebenefratelli Dopo 14 anni di 
ci ha generosamente donato. attesa p ossiamo 


AI centro abbiamo pensato di inserire la foto della portine- : 
ria del vecchio ospedale che contiene in se' tutto quanto finalmente salire 
necessario per capire i vari significati del passato e del fu- e scendere senza 


turo dell'opera di San Giovanni di Dio. : . 6. 10 e 
ericolo i s iani di scale. 
I calendarietti sono in distribuzione sia nel vecchio che nel p ette pian di sca 


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Grazie ad un restauro che 


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consegnamo alle generazioni future uno 
dei simboli del Rinascimento italiano 


Così come il Cellini piegò le tecnologie del suo tempo alla creazione di 
un progetto artistico dove l'Uomo era al centro di tutto, la Cassa di 
Risparmio di Firenze raccoglie oggi la sfida delle nuove tecnologie per 
proporre una Banca dove i protagonisti sono e resteranno le persone 


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“Sl na 


La Sporta n. 23 Novembre 1997 Anno X 


Fondata l' 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze Italia 


y Notiziario trimestrale dell' Associazione San Giovanni di Dio 
Sped. abb post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96-FI 


LA SPORTA 


La copertina 


Gruppo statuario in terracotta dipinta di bianco 
formato da tre figure rappresentanti San Giovanni 
di Dio al centro, a destra un povero in ginocchio 
in atto di pregare e l'Arcangelo Raffaele a sini- 
stra; nella base lo stemma dell’Ordine Ospeda- 
liero di San Giovanni di Dio. 

Il gruppo attribuito dal Richa nel 1756 allo scul- 
tore architetto Girolamo Ticciati e’ databile al 
1738, come ricorda una lapide dedicatoria stilata 
da Giovanni Lami posta alla base. L’opera e’ 
stata in seguito riferita sempre al Ticciati anche se 
un confronto con il gruppo da lui eseguito nel 
1732 con San Giovanni in Gloria gia’ sull’altar 
maggiore del Battistero ed oggi nel cortile del 
Museo dell’Opera del Duomo ci fa propendere 
piuttosto per un’esecuzione di bottega, alla quale 
non e’ da escludere la partecipazione del giovane 
figlio Pompilio. 

(dalla scheda 09/00161440 Catalogo Generale 
della Soprintendenza Beni Artistici e Storici) 


Anno X N. 23 | 


Comunicato della Redazione 


Questo numero vi sembrera’ forse un po’ piu’ 
scarno del solito, ma, come altre volte, ci siamo 
ridotti alla fine dell’anno per pubblicare i numeri 
necessari al mantenimento dell’abbonamento po- 
stale. 

Quest’anno nuove leggi sull’editoria ci hanno 
messo a dura prova con gli adempimenti neces- 
sari, faremo comunque fronte a tutto come sem- 
pre abbiamo fatto. ' 
Novita’ non visibile ai lettori ma molto gradita a 
noi della redazione e’ la completa realizzazione in 
maniera elettronica. 

Con questo numero infatti, abbiamo messo in 
atto le nuove tecnologie offerte da Internet, che si 
sono concretizzate nella ditta MEDIA s.r.l. di 
Prato. La redazione del giornale, dopo averlo 
composto, tramite Internet, lo spedisce alla ditta 
MEDIA la quale si incarica della stampa, della 
cellofanatura e della spedizione in Italia e all’e- 
stero. 


Soci vecchi e nuovi per 
le iniziative del 1998 


Carissimi soci, da più di undici anni che l'Ospe- 
dale San Giovanni di Dio, in Borgognissanti, è 


stato chiuso. Il nostro impegno non si è esaurito. * 


Lottiamo tutti i giorni per raggiungere gli obiet- 
tivi che ci siamo preposti. Per continuare la sua 
attività e promuovere nuove iniziative, l'Associa- 
zione chiede ai soci di rinnovare la loro iscri- 
zione. La quota per l'anno 1998 rimarrà invariata 
a 50 mila lire. La somma potrà essere inviata 
tramite assegno bancario non trasferibile allegato 
alla scheda qui riprodotta, in busta chiusa.Oppure 
è possibile versare l'importo sul C/C postale n° 
10340503 e intestato ad "Associazione San Gio- 
vanni d Dio" casella postale 521 Firenze, speci- 
ficando nella causale "Tessera 1998". 


Per informazioni si può chiamare 
la sede dove è in funzione 
la segreteria telefonica 


e il fax 055 / 218839. 


Sommario 

LA COPRITNA cricca Pag 2 
Comunicato della Redazione .................... Pag 2 
SOCI VECCHI è DUDVI sssini Pag 2 
BMIROniliccanionzesioiazze ni Pag 3 
Antonio CICCONG.......... urina Pag 4 
L Erba della Madonia cranio Pag 5 
Musica sull'acqua ..onciienimiza Pag 7 


SAN GIOVANNI DI DIO 


Fondata l'8 Marzo 1985 


inorganici i 


EE EOE 


LA SPORTA 


8 Marzo 


S. Messa nell’Ospedale Nuovo 
officiata da Mons. Giancarlo 
Setti grande ammiratore della 
figura e dell’opera di San Gio- 
# vanni di Dio. 

Ha allietato la funzione reli- 
{ giosa il coro “don Milani” di 
Ponte a Greve. 


Mons. Setti consegna le vesti ai nuovi volon- 
tari del gruppo “Giovanni Bonelli” 


Agape fraterna con if 
soci della Sezione 
Ospedaliera e i Vo- 
lontari del Gruppo È 
“Giovanni Bonelli”. 
Abbiamo avuto l’o-| 
nore della presenza}. 
del Sindaco del Co-$ 
mune di Firenze Ma- È 
rio Primicerio che in- 
sieme al Comandante 
dei Vigili del Fuoco 
di Firenze Domenico 
Riccio posano per # 
una foto ricordo da- 
vanti allo stendardo 
dell’ Associazione. 


E : LA SPORTA Anno X N. 23 | 


Antonio Ciccone dona la sua “sporta” all’ Associazione San Giovanni di Dio 


L’opera, carboncino 70X100, e’ stata eseguita in occasione dei festeggiamenti dell’8 marzo 1988, 
quarto centenario dell’arrivo a Firenze dei frati di San Giovanni di Dio, che poi furono chiamati anche 
“I frati della sporta” per la loro abitudine di andare in giro questuando con una sporta in braccio. l 
Dal 1989 per mantenere vivo questo ricordo, l’ Associazione San Giovanni di Dio di Firenze ha fondato 
il periodico al quale ha dato il nome “La Sporta” ed ha come simbolo appunto l’opera di Antonio 


Ciccone. | 
| 


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(foto Sergio Cornioli ) 
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LA SPORTA Anno X N.23 I 


Riproponiamo la pubblicazione dello scritto del Dott. Balatri sull’Erba della Madonna che forse qualcuno 
ricordera’ inizio’ col n° 5 de La Sporta del 1990, e che, interrotto, viene presentato nella sua versione at- 
tuale con le indicazioni per la coltivazione e l’uso. 


L’Erba della Madonna (Sedum telephium L.) 


(Erba di San Giovanni o Erba Grassa) 


Il grande medico naturalista Linneo la chiamo' Sedum telephium, riassumendo due delle sue 
caratteristiche: nel genere (Sedum) il portamento: stare seduta ; nella specie (telephium) la sua 
virtu' vulneraria. Il re Telefo infatti fu curato, secondo la leggenda riferita da Plinio, per una ferita 
alla gamba che non guariva mai, con una pianta le cui caratteristiche furono da Linneo riconosciute 
nella Nostra. Da noi viene chiamata Erba della Madonna perche’ mettendone uno stelo alla 
Madonna rimane vitale fino all’anno successivo senz’acqua. 

Fino a non molto tempo fa, mi riferisco alla mia infanzia all’ Impruneta, ricorrere a questa pianta per curare processi 
infiammatori superficiali era cosa naturale: mi ricordo di essere stato curato da mia madre di un giradito all'eta' di sette 
anni e di aver conosciuto allora la caratteristica piu' apparisciente dell'azione della foglia, la macerazione cutanea, o 
come dicevo io la “lessatura del dito” rimasto a contatto per tutta la notte con il succo della pianta. 

Il patereccio periungueale (giradito) e' cosa assai banale e di comune osservazione; normalmente il 
medico e soprattutto il chirurgo lo degnano di poca attenzione nella sua fase iniziale suggerendo al paziente, 
peraltro molto preoccupato per il grande dolore, di fare tutt'al piu' bagni di acqua salata. Il paziente allora 
ricorre al farmacista che cercando nel suo armamentario lo consigliera' di usare lo steridrolo, l'ittiolo, o il 
cerotto dei frati ( una specialita' dei monaci Vallombrosani : il cerotto di Padre Rimbotti). Puo' darsi che il 
processo infiammatorio, sotto l'azione di questi revulsivi si estingua, ma puo' anche darsi che invece stenti { un 
oppure peggiori, costringendo il povero paziente, che ha gia' passato alcune notti insonni per il dolore, a ” 
tornare dal suo medico che lo spedira' con richiesta di intervento dal collega chirurgo, oppure, cosa piu' frequente al piu' 
vicino Pronto Soccorso, dove, dopo un periodo di attesa dei piu' variabili, il nostro paziente puo' essere sottoposto a vari 
trattamenti, secondo l'entita' e la sede del processo che questa volta puo' essere francamente suppurativo. Tutti i 
procedimenti chirurgici prevedono interventi cruenti sulla falange che in seguito fanno ricordare questa affezione 
soprattutto per le atroci soffrenze. 

Purtroppo, non sempre, nonostante le sofferenze la guarigione e’ assicurata, 
alcune volte il processo infiammatorio-suppurativo raggiunge l'osso della falange per 
cui si puo' anche porre l'indicazione all'amputazione della medesima. 

Chi scrive ha conosciuto di persona tutti questi casi e, sapendo che poche 
applicazioni delle foglie dell'Erba della Madonna guariscono senza spargimento di 
sangue, senza dolore e senza complicazioni questa banale affezione, non puo' fare a 
meno di raccomandarne l'uso, direi fino all'abuso, dato che non esistono controindi- 
cazioni, tranne l'allergia che peraltro si manifesta dopo alcuni giorni di applicazioni. 

Il Telefio e’ stato usato e studiato da molti autori nel corso dei secoli, l'unico 
pero' che ne ha riassunto e sintetizzato in maniera perfetta e tutt'ora valida le sue 
caratteristiche e' stato il monaco medico Vallombrosano Fulgenzo Vitman che nel 
suo DE MEDICATIS HERBARUM FACULTATIBUS del 1770 cosi' ne descrive le 
virtu' 

Ulcera detergit...(deterge le ulcere): la foglia privata della cuticola della faccia 
inferiore, posta sopra piaghe, ulcere, necrosi cutanee, ne dissolve le parti superficiali 
portando in superficie e favorendone il trofismo, il tessuto di granulazione sotto- 
stante. 

..et ad cicatricem perducit ... ( e le porta a cicatrizzazione): di modo che l'epitelio 
proveniente dai margini dell'ulcera, si puo' finalmente distendere sul tessuto di 
granulazione. 

..tumorum suppurazionem promovet ... (favorisce la flogosi suppurativa): favorisce S. telephium 

cioe' la formazione degli ascessi . E' infatti questa una notevole proprieta', interes- 

sante sia sul piano terapeutico che su quello speculativo; le foglie scongelate, oppure finemente suddivise della pianta 
fresca, messe sopra una zona dove il processo infiammatorio sia appena abbozzato possono farlo regredire, se la 
sequenza degli eventi non ha ancora portato alla formazione del pus oppure possono indurre un enorme richiamo di 
leucociti provocando la raccolta del pus in un tempo molto rapido. 

.. et dolores mitigat.(e calma il dolore): quarta ed ultima virtu', apprezzata soprattutto durante il processo infiammatorio 
quale per esempio quello di un ascesso dentario , fa capire la ragione della sua coltivazione pressoche' generalizzata in 
tutte le parti del mondo. 


LA SPORTA Anno X N. 23 


L’Erba della Madonna (Sedum telephium L.) 


Coltivazione 

La piantina deve essere messa a dimora in terra oppure in un vaso del diametro di 
almeno 20 cm. ( con gli anni puo' aver bisogno di vasi fino al diametro di 1 
metro). 

Puo' anche essere esposta costantemente al sole; va bagnata ogni 5-6 giorni. 
Quando cominciano a comparire i primi boccioli (giugno-luglio) si raccolgono le 
foglie che dovrebbero aver raggiunto uno spessore di circa 2 mm. 

Dopo averv tagliato lo stelo, si staccano le foglie ad una ad una, si lavano, si 
lasciano asciugare e quindi si mettono in congelatore ermeticamente chiuse 
(-20°C). 

La pianta deve essere sempre messa a dimora all'esterno (non teme il gelo). 
Riguardo alla vegetazione, durante l'inverno fino a febbraio, perde tutte le foglie 
per la nuova vegetazione che inizia da febbraio - marzo. 

Si possono usare le foglie fresche finche' ci sono, oppure congelate nei mesi in cui 
la pianta non produce (da settembre a giugno). 


Uso 

Foglie fresche: 
La maturita' delle foglie si ha quando la pianta decide la fioritura, allora le foglie S. telephium 
hanno raggiunto lo spessore massimo ed emanano, quando vengono contuse, un 
caratteristico odore, che nei mesi precedenti e' solo un odore erbaceo. 

Le foglie fresche si usano togliendo la pellicola della pagina inferiore ed applicandole sulla superficie che l 
interessa, mantenendole in sede con un cerotto ( e' cosi' che la pianta manifesta le sue virtu' di "erba 
callista"). 


Foglie congelate: 

Si tolgono una o piu' foglie dal congelatore, e dopo 5 minuti di esposizione a temperatura ambiente, si 
asporta la pellicola della pagina inferiore (quella della costola). 

Si applicano quindi le foglie sulla zona interessata, ricoprendole con uno speciale cerotto adesivo 
(FIXOMULL-STRECH BEIERSDORF purtroppo difficile da reperire in Farmacia). 

Le foglie devono venire rimosse e sostituite ogni 12 - 24 ore. 


Avvertenze 

Si possono verificare casi particolari di allergia alle foglie, in cui si manifestano delle "bollicine" precedute 
quasi sempre da prurito di varia entita' in sede di applicazione. 

Tale reazione dermitica si puo' presentare anche dopo 4 - 5 giorni dall'inizio del trattamento; 

si deve in questi casi interrompere immediatamente l'applicazione delle foglie altrimenti la reazione 
diventera' sempre piu' vistosa. 

Qualora si manifesti la reazione dermitica oltre ad interrompere l'applicazione si deve ricoprire la pelle 
interessata con una pomata di OSSIDO DI ZINCO facilmente reperibile in Farmacia. 

Cosi' facendo e' possibile riprendere l'applicazione delle foglie per qualche altra volta, ma per periodi molto 
brevi, alternandole con l'OSSIDO DI ZINCO. 


Dott. Sergio Balatri 


Le piantine si possono trovare presso : 
Smorti Pinzauti Piera Via Barni 3/a (Galluzzo Firenze) 
Tel. 2047185 


Associazione San Giovanni di Dio 
Borgognissanti 20 50123 Firenze Tel/fax 055.218839 


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f. LA SPORTA Anno X N. 23 


Soci che scrivono 
MUSICA SULL'ACQUA 


Tecnologia e creatività nell'allestimento di opere liriche. 


Bregenz, una ridente cittadina austriaca sul versante est del Bodensee, o altrimenti "lago di Costanza", 
sul quale si affacciano Svizzera, Austria e Germania. Bregenz ha un aspetto pittoresco, con i suoi 
giardinetti ben curati lungo il lago, i disegni di fiori nelle aiuole, le tipiche case colorate e stuccate, 
antichi monasteri. Due elementi naturali la caratterizzano, da una parte il tranquillo specchio d'acqua del 
lago, dall'altra le montagne di fitto bosco. 

Ma Bregenz si distingue ed è conosciuta in Europa da più di una decina di anni per una pregevole 
attività artistica tra cui spicca un evento spettacolo replicato biennalmente nella stagione estiva: la 
realizzazione di un'opera lirica su un palcoscenico all'aperto costruito su palafitte nel lago, che oltre 
all'indubbio fascino si distingue per l'utilizzo di moderne tecnologie di impianto acustico e di allesti- 
mento con imponenti scenografie mobili. Ricordiamo per il passato le fantasiose messe in scena de I 
Racconti di Hoffmann, Il Flauto magico, Carmen, Nabucco e uno strepitoso Olandese volante ('89 e '90) 
dove l'utilizzo dei mezzi tecnici si è espresso al meglio in funzione di una intensa lettura dell'opera. 
Quest'anno è stata inaugurata la rappresentazione biennale di Porgy and Bess di George Gershwin 
(1898-1937), ad oggi la più apprezzata opera lirica americana. 

Scritta per cantanti negri da uno statunitense di origine russa l'opera fu rappresentata per la prima volta 
a Boston nel 1935. Gershwin aveva raggiunto una grande popolarità come autore di brani orchestrali, 
come la Raspodia in blu e Un americano a Parigi, ma era anche bersaglio di critiche per la sua facilità 
nel contaminare il genere musicale colto con il jazz e la canzonetta. Questo aspetto merita tutt'oggi una 
riflessione più attenta. La fusione di diversi stili musicali è un tratto tipico della musica americana 
d'inizio secolo, che si dimostra sensibile alle novità che provengono dal nascente jazz, dal blues e loro 
diramazioni, recependo ed elaborandone le sollecitazioni in modo originale. Con Porgy and Bess inoltre 
Gershwin, che già lavorava per Broadway, si colloca nella linea del musical, un genere affermato in 
teatro, che unisce recitazione, ballo e canto puntando, pur nella qualità, allo spettacolo leggero di 
immediata presa sul pubblico. Egli realizza, quindi, grazie a questi diversi apporti stilistici, un'opera 
dall'intenso contenuto drammatico, accentuato da un'ambientazione realistica, il cui protagonista, 
Porgy, è un mendicante handicappato che si sposta con le stampelle o su un attrezzo a ruote; ma anche 
un'opera corale, dove trovano spazio la leggerezza, l'ironia, il gusto per la travolgente coreografia 
d'insieme. 

Sul palcoscenico di Bregenz la dimensione spettacolare dell'opera, diretta da Andrew Litton con la regia 
di Götz Friedrich e le scene di Hans Schavernoch, si è espressa ottimamente grazie in primo luogo ad 
una buona compagnia di cantanti-attori-ballerini, come è richiesto dal copione, tutti di origine ameri- 
cana e di colore. 

La scena (elemento saliente negli allestimenti del Festival austriaco) doveva riprodurre il quartiere 
negro della città di Charleston nei primi decenni del '900 ma era densa di particolari moderni e veniva 
articolata su due livelli: il più alto era circondato dalla ricostruzione delle povere abitazioni (o roulottes) 
e lasciava un ampio spazio per le azioni d'insieme; al di sotto, di fronte a un gioco di pontili di legno sul 
lago, si trovava la stamberga di Porgy. A copertura superiore di una parte della scena, sospeso in alto, 
era collocato una sorta di spezzone autostradale, semidemolito, dal cui interno sono usciti, nella scena 
della tempesta, fumi e fuochi d'artificio. Su di esso campeggiava un cartellone illuminato con la scritta 
"Somebody up there likes you". Una montagna di auto da rottamare, qualcuna a testa in giù nel lago, 
affiancava infine la sinistra del palco. 

Questa strana accozzaglia di oggetti, piuttosto cupa e ad un primo impatto disarticolata poteva apparire, 
in un'ipotesi di lettura, come un paesaggio innaturale, che evocava senza drammi lo stravolgimento del 


LA SPORTA Anno X N.23 


mondo moderno, dove la collina è in realtà un mucchio di automobili, la grotta riparo è un viadotto 
stradale, l'arcobaleno una scritta pubblicitaria. 

In questo ambiente, la massa vivente dei personaggi, quasi costantemente presente sul palco, ha regalato 
momenti di suggestione ma non ha sempre permesso l'evidenza registica dei ruoli drammatici princi- 
pali, interpretati, nella rappresentazione alla quale abbiamo assistito, da Arthur Woodley, un ottimo 
Porgy anche per prestanza scenica, Myra Merritt, che ha dato la sua bella voce al personaggio di Bess, 
Eric Lee Johnson, un travolgente Sporting Life, anche bravo ballerino. La compagnia dei solisti era in 
triplice alternanza per far fronte alle 27 repliche tra i mesi di luglio e agosto. 

Una suggestione singolare, e che si ripete ogni volta che assistiamo alle opere sul lago, è stata data 
infine dalla presenza dell'acqua, elemento integrante della scena anche perchè i personaggi (dotati in 
alcuni casi di stivali invisibili) la sfiorano, vi si muovono intorno, vi si immergono parzialmente. 
Nell'assistere all'opera di Gershwin guardando l'acqua si poteva immaginare di trovarsi su un lembo di 
oceano. Ma questo elemento evocava anche il senso di precarietà della vita dei personaggi stessi, 


sottolineava la dolce malinconia della musica e suggeriva l'imprevedibilità dell'elemento naturale così 


affine agli scherzi del destino che segnano le vicende contorte dei personaggi di questa storia. 

Ricordo infine che a Bregenz, sempre in estate viene allestita un'opera lirica nel teatro al chiuso, un 
evento certo meno spettacolare del primo ma svolto con molta cura e che mira a riscoprire opere 
inconsuete del repertorio lirico (l'anno prossimo L'amore dei tre re di Italo Montemezzi). Quest'anno 
abbiamo assistito a Der Dämon (1871) di Rubinstein, con il piacere di ascoltare pagine bellissime e 
quasi sconosciute di una musica russa che affianca degnamente i capolavori coevi più noti. 


Letizia Putignano * 


Bregenzer Festspiele 

A-6901 Bregenz, Postfach 311 

Tel +43 5574 407-6, Telefax DW 400 
internet http://www.vol.at/bregenzerfestspiele 
e-mail: bregenzer@festspiele.vol.at 


* 


Letizia Putignano, musicista e voce solista del coro gregoriano “Viri Galilaei”, ci invia questo suo 
scritto realizzato in occasione di un suo soggiorno a Bregenz. 


PRIA rta casini sa » “ stica si rarte ss ZIE 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini 
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi 

C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Anna Maria Montanari. 

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La Sporta n° 25 Gennaio 1998 - Anno XI 


Notiziario trimestrale dell' Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l' 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze 


riflessione la virtù della Sp eranza 99 


sulla virtù LÌ 
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\quest'anno ed all’inizio del penultimo di questo 


alla fine di (ML - 

secolo, tanto \-_—* N AA ©. tormentato, riflettiamo su quanto grande sia la vir- 
tu’ della Spe- j a\ I WY ranza. La speranza come risposta all’ansia di ciascuno di 
noi per le tante | i \ gie. cause che oggi la determinano. Sembra che alla fine di 
questo secolo, j \ \ tanti ideali, giusti o sbagliati si siano disseccati, conducendoci 
in un tunnel di giorno in ` giorno piu’ grigio e dallo sbocco invisibile ed incerto. 


Ecco perche’ abbiamo bisogno di ravvivare in noi la speranza: senza la quale non c’e’ vita attiva, 
creativa ed affettiva. Essa investe tutto quanto l’uomo, nella sua sfera etica, si propone e pensa di 
realizzare durante tutto l’arco della propria vita. 

L’avvicinarsi del Natale, la grande festa che ci raccoglie tutti nelle nostre famiglie commuovendo i 
nostri sentimenti mi sembra l’occasione per pensare alla virtu’ della Speranza. 1997 anni fa nasceva 
Gesu” e con Lui la storia dell’uomo e’ profondamente cambiata. Il suo insegnamento e’ la via che non 
finisce mai, perche’ il progredire nel bene, e’ uno sforzo lento ma continuo per “vivere” nel senso piu 
ampio della parola e la speranza ne e’ il sostegno essenziale. 

Per i cristiani la speranza piu’ grande e’ di giungere nel “porto certo” in condizioni accettabili ma e’ 
anche il sostegno per affrontare i fatti giornalieri ed i tanti problemi che incontriamo. 

Viviamo un’epoca di grandi mutamenti: mai nella storia dell’umanita’ vi e’ stata un’evoluzione cosi’ 
rapida e senza sosta come negli ultimi cinquant’anni. Basti pensare alla medicina, all’informatica che 
annulla tutte le distanze e che rende disponibile il “conoscere” quasi in tempo reale, ai trasporti che ci 
consentono di muoverci con straordinaria rapidita? e comodita’ e, ancora in fase di evoluzione, la 
graduale conquista degli spazi interplanetari e si potrebbe andare avanti con molti esempi. 

E’ proprio questa travolgente evoluzione che rende la societa’ inquieta e preoccupata di fronte a un 
mondo cosi’ complesso che sfugge alle capacita’ di sintesi per 
ognuno di noi. Ogni uomo e’ portato a vivere sèmpre piu’ 
intensamente la sua piccola realta’ personale, impedito a 
capire cosa succede al di la? del suo steccato e si adagia in 
una visione a corto raggio di cui sente il disagio e che gli 
rende difficile aprirsi ai grandi ideali dello spirito che, soli, 
possono far ritrovare agli uomini una visione piu’ ampia delle 
finalita? della vita e della storia. Ecco perche’ dobbiamo 
coltivare la virtu’ della Speranza per sollevarci dal grigiore e 
attraversare positivamente questo tratto di storia con la cer- 
tezza che i valori ritrovati daranno un volto piu’ umano a 
questo nostro tempo. Con questi sentimenti, mi unisco a tutti 
voi con l’augurio piu’ caloroso per tutto quanto vi sta a cuore 
e rivolgo un pensiero particolare ai Volontari che svolgono la 
loro attivita” con tanta capacita? e amore, ai malati da essi 
assistiti, ai medici, agli amministratori e a tutto il personale 
del Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio. 


1 È J= toa 
E 2 


Sommario 
Editona e ahhaaa ainia 
La sigla di San Giovanni di Dio................. 
Lo Stendardo a San Riccardo................... 
Firenze Porte Aperte .............upsicicaria 
Visita del Ministro della Sanita”............... 


LA SPORTA Anno XI N. 25 
Il Presidente ÆN A 
invita aduna <2) “Riflettiamo quanto grande 


Nuova direzione medica del “Bruco” ...... 


Abbiamo letto, Copertina......................... 


Risposta, Pensionamenti, Calendarietti 
Video “S. Riccardo, Cartelli, Medline..... 


Bentornato al Dott. Mario Cecchi............ 


LA SPORTA Anno XI N. 25 1998 


Abbiamo pensato, d’accordo con Fra Giuseppe Magliozzi, di pubblicare a puntate i vari capitoli 
dell’opuscolo del quale abbiamo gia scritto nel N° 21/95 pag 6. 


La sigla di San Giovanni di Dio 


CAPITOLO PRIMO: NEL NOME DEI RE 


1. L'ARRIVO A GRANADA 


Nell'anno del Signore 1537, quando sul trono dei reami spagnoli sedeva l'imperatore Carlo V, giunse 
inavvertito a Granada un portoghese giramondo, di nome Giovanni Cidade‘, che in brevissimo volgere di tempo 
sarebbe divenuto il personaggio più benvoluto di quell'affascinante città andalusa e l'iniziatore di un'epopea di 
carità che lungo i secoli avrebbe travalicato i confini della Spagna e raggiunto ogni continente. 

Giovanni, appena pochi anni prima, aveva visto da vicino l'imperatore Carlo V. 

Giovanni infatti, pur essendo nato nella cittadina portoghese di Montemor, era vissuto in Spagna fin 
dall'età di otto anni ed aveva servito due volte nell'esercito spagnolo: nel 1523 sul confine pirenaico nella 
campagna per la liberazione della fortezza di Funterrabfa, occupata dai Francesi; e nel 1532 a Vienna, per 
liberarla dall'assedio dei Turchi, che minacciavano d'invadere l'Europa. 

Carlo V aveva guidato personalmente la spedizione di Vienna ed al termine dell'assedio aveva passato in 
rassegna le truppe. Giovanni, che a Vienna andò come attendente del Conte di Oropesa, aveva avuto più di altri 
la possibilità d'osservare da vicino l'imperatore e quando negli anni successivi gli accadeva di rievocare nella 
memoria l'immagine del sovrano, al contempo gli riecheggiavano vivide nel cuore le idealità che avevano spinto 
il Conte di Oropesa! e lui stesso in quell'impresa che non fu puramente militare, quanto piuttosto una crociata in 
difesa della fede cristiana, in grave rischio di rimanere soffocata dall'eventuale dilagare in Europa dello 
sterminato esercito radunatosi sotto il vessillo della mezzaluna. 

Il radicale antagonismo tra i seguaci di Cristo e quelli di Maometto costituì sempre una delle problematiche 
più fortemente sentite da Giovanni”. Egli era nato intorno al 1491, cioè giusto quando stava per concludersi con 
la liberazione di Granada la fine dell'invasione islamica della Spagna, protrattasi per oltre sette secoli?. La 
progressiva riconquista dell'ultimo lembo di Spagna anche sotto i Mori, cioè appunto il regno di Granada, era 
stata tenacemente perseguita dai nonni materni di Carlo V, cioè i due coniugi Ferdinando sovrano d'Aragona ed 
Isabella sovrana di Castiglia, che avendo già col loro matrimonio conseguito la definitiva unificazione dinastica 
dei reami cristiani della Spagna, ottennero poi, grazie alla loro vittoriosa crociata contro l'ultimo re moro di 
Granada, anche l'unificazione religiosa dell'intera penisola sotto il vessillo della Croce, per cui il Papa nel 1496 
in segno di gratitudine concesse loro il significativo appellativo di Re Cattolici, col quale sono passati alla storia. 


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1 Francisco de Castro, suo primo biografo, nel cap. VI ci dice solo che Giovanni entrò a Granada a 46 anni. Ma grazie alla circostanziata 
deposizione di don Ambrogio Maldonado, che fu il secondo cappellano che il Santo ebbe nell'Ospedale in via Gomeles, sappiamo con 
precisione che costui arrivò a Granada nel 1537 (vd. G. Magliozzi, "Quando nacque San Giovanni di Dio", in "Vita Ospedaliera", 9: 4-5, 
1994). Riguardo alle citazioni del Castro, nel presente lavoro io preferisco sempre tradurre personalmente dal testo originale spagnolo del 
1585, ora disponibile anche in edizione anastatica edita a Cordoba, però esistono traduzioni in varie lingue e chiunque, sapendo il 
capitolo, 

può subito rintracciare la frase nel suo contesto. 

E' significativo che nel testamento del padre del Conte, cioè don Francisco, troviamo disposto che le spese sostenute dal figlio nella 
campagna di Vienna contro i turchi non siano defalcate dalla quota legittima dell'eredità "essendo opere per Dio". Vd. J. Cruset, "Un 
avventuriero illuminato", Ed. Paoline, Bari 1960, p. 60, nota 13. 


2: è > AI ë e . ` . . ` 
Il coinvolgimento emotivo di Giovanni su questo tema era così profondo che a Ceuta, come ci racconta il Castro nel cap. V, patì una 
tremenda crisi spirituale quando un suo compagno di lavoro passò ai musulmani. 


* Le truppe islamiche avevano traversato nel 711 lo stretto di Gibilterra e occuparono rapidamente il meridione del Portogallo e l'intera 
Spagna, dove vennero bloccate solo sui Pirenei, cioè ai confini con la Francia, dall'epica resistenza dei famosi paladini d'Orlando, alla 
quale si ispira tuttora la vivace decorazione dei nostri carrettini siciliani. Gli invasori furono designati con l'appellativo Mori in quanto 
provenivano dall’antica Mauritania, oggi Marocco. 


LA SPORTA Anno XI N. 25 1998 


Ferdinando ed Isabella erano così fieri d'aver preso Granada, che vollero essere sepolti proprio in 
tale città. Accanto all'ancora erigenda Cattedrale sorse perciò quale loro mausoleo quell'autentico 
scrigno d'arte che è la Cappella Reale, al centro della cui navata fu collocato nel 1522 un sontuoso 
cenotafio in marmo di Carrara, scolpito dall'artista toscano Domenico di Alessandro Fancelli. 

Possiamo immaginare con quanta commozione Giovanni nel 1537 vi entrò a riverire la tomba dei Re 
Cattolici e ne rimirò le statue che li raffiguravano giacenti alla sommità del tumulo marmoreo. 

Ma a Granada il ricordo di Ferdinando ed Isabella non era confinato unicamente nella Cappella Reale. Non 
per nulla la lunga scritta in caratteri gotici che corre lungo le pareti interne di tale Cappella, enfatizza come i Re | 
Cattolici "conquistarono questo Regno di Granada ed in esso costruirono e fornirono di rendite Chiese, 
Conventi ed Ospedali". 

Effettivamente a Granada, ancor oggi come ai tempi del Santo, se ci avventuriamo per le strade del centro 
storico, noteremo che dal punto di vista architettonico i due volti più tipici siano quello costituito dalle fiabesche 
vestigia arabe della città medioevale e quello rappresentato dai possenti edifici rinascimentali, voluti dai sovrani. 
Ferdinando ed Isabella proprio per sottolineare come la loro vittoria aveva segnato la fine di un'era; e tale intento 
balza evidente per la marcata insistenza 5) con cui appaiono ripetute su tali edifici le iniziali dei Re Cattolici. 


2. LIBRAIO A PORTA ELVIRA 


Al momento del suo arrivo a Granada l'occupazione di Giovanni era quella di venditore ambulante di libri. 
Era un mestiere che a Giovanni piaceva, ma egli aveva ormai 46 anni e, come nota Castro nel cap. VI, 
cominciava a pesargli quel continuo vagabondare di città in città, per cui pensò di stabilirsi a Granada. 

Forse fu decisiva l'emozione provata nel visitare la Cappella Reale; o forse fu la considerazione che 
avrebbe potuto concludere buoni affari in una città di tanto movimento 6); o forse fu semplicemente la casuale 
scoperta che era disponibile un bugigattolo” sito in posizione strategica in via Elvira, giusto a pochi metri dalla 
più trafficata Porta d'accesso alla città. 

Ma in fondo non importa tanto sapere i motivi contingenti che l'indussero a tale decisione. Senza che in 
quel momento egli se ne rendesse conto, la Provvidenza aveva un piano su di lui e quel piano avrebbe preso 
forma definitiva proprio a Granada. Solo a distanza di anni riusciamo a volte a comprendere qualcosa della 
trama di Dio nella nostra vita e in effetti un giorno gli abitanti di Granada, rievocando la meravigliosa vicenda 
di Giovanni, si convinceranno talmente che era stato il Signore a guidarlo lì che arriveranno a raccontare di 
un'apparizione del Bambinello Gesù a Giovanni per esplicitamente invitarlo a raggiungere Granada”. 

Ma per quanta ammirazione i contemporanei di Giovanni arrivarono a nutrire per lui, non riuscirono a 
conoscerne completamente la personalità. Una delle cose rimaste fino ad oggi senza spiegazione è ad esempio il 
significato della sigla che il Santo abitualmente tracciava in calce alla corrispondenza ed ai documenti ufficiali, 
sigla che è quasi l’unica cosa che abbiamo di sua mano. 


5 A titolo d'esempio valga il contratto preparato nel 1506 per la costruzione della Cappella Reale di Granada, nel quale vengono 
minuziosamente precisati tutti i punti dove scolpire le iniziali reali. Vd. E. Rosenthal, "El primer contrato de la Capilla Real", in 
"Cuadernos de Arte", Univ. de Granada, 1972, p. 28. 

° Oltre al Tribunale ed alle attività commerciali che richiamavano moltissima gente, Granada vantava in quei tempi almeno 
cinquantamila residenti stabili, tenuto conto che nelle liste anagrafiche del 1561 vi figurano domiciliate ben 13.211 famiglie. Vd. F. Ruiz 
Martín, "Movimientos demográficos y económicos en el Reino de Granada", in "Anuario de Historia Económica y Social", I: 144, 1968. 


7 Oggi in via Elvira v'è una Cappelletta, ricostruita nel 1880 a spese di José M. Vasco, che ricorda il minuscolo locale (il teste 
Cosme de Rojas lo definisce "tiendecita", cioè negozietto) fittato dal Santo per vendervi i libri. Vd. M. de Mina Salvador, "Visitar la 
Granada de San Juan de Dios", Ed. Comares, Granada 1994, pp. 31 e 36. 


è Il primo a narrarla fu forse Lope de Vega, quando portò sulle scene le vicende del Santo nella "Comedia famosa de Juan de Dios 
y Antón Martin", composta nel 1607 e poi nel 1618 data anche alle stampe, per cui ebbe certo modo di attingere ad essa il Celi che, come 
deduciamo dalla citazione nel cap. XXII di avvenimenti del 1618, in tale anno non aveva ancora ultimato la biografia del Santo. 
Attraverso il Celi l'episodio filtrò in quasi tutte le altre biografie ed ispirò l'attuale emblema dei Fatebenefratelli, che è una melagrana 


sormontata dalla Croce. Vd. G. Magliozzi, "Pagine Juandediane", Centro Studi "San Giovanni di Dio", Roma 1992, pp. 41-44 e 208-209. 


LA SPORTA Anno XI N.25 1998 


Se infatti per poter vendere libri Giovanni doveva necessariamente aver appreso a leggere ed anzi 

° abbiamo attestazioni esplicite della sua assiduità alla lettura” , Sappiamo invece che quanto a scrivere egli 

aveva indubbiamente grosse difficoltà, tanto da essere costretto a ricorrere agli scrivani ogni volta 

doveva inviare qualche lettera o c’era da redarre la lista dei suoi perenni debiti. Non a caso non possediamo 
neppure una sola frase scritta di suo pugno. 

Per la precisione, esiste un documento notarile del 5 agosto 1542 nel quale il Santo, richiesto di apporre la 
propria firma per accettare una donazione, non usò la sigla ma vergò quasi completamente per esteso il proprio 
nome da religioso, scrivendo cioè “Ju®° de Dios”. Ma queste tre brevi parole, anche se tracciate in buona 
calligrafia tanto da far supporre che il Santo si fosse spratichito a copiarle da qualche modello, non sono 
sufficienti da sole a farci concludere che egli fosse davvero in grado di scrivere qualsiasi frase”. 

Non dobbiamo comunque meravigliarci del suo non riuscire a scrivere, poiché questa incapacità era ai suoi 
tempi comune anche in persone di rango elevato, che pertanto ricorrevano agli scrivani con la stessa semplicità 
con cui oggi si ricorre, senza per questo sentirsene menomati, ad un operatore di computer. 

Ad esempio il ricordato imperatore Carlo V aveva a Corte uno stuolo di scrivani e perfino qualche famoso 
calligrafo, ma personalmente egli sapeva usar la penna solo per autenticare la corrispondenza: lo faceva 
tracciandovi in calce, in caratteri sproporzionatamente grandi com'è tipico dei principianti, i tre monosillabi che 
lo qualificavano fin da quando aveva ricevuto la corona dei reami di Spagna, cioè "Io il re", e che, forse perché 
riluttante a dover far pratica con un nuovo geroglifico, non volle poi mutare quando nel 1519 fu eletto anche 
imperatore di Germania, motivo per cui Gattinara, che era il suo Gran Cancelliere, tentò di convincerlo"! che 
conveniva da quel momento firmarsi non più col titolo, ma col suo nome Carlo. 


3. IL MISTERO DELLA SIGLA 


Tornando a San Giovanni di Dio, le sei lettere che di lui ci sono pervenute, furono dettate a pubblici 
scrivani e di sua mano è solamente la sigla che vi appose, parimenti tracciata in caratteri enormi e della quale 
non spiegò mai il significato. 

Tale sigla compare altresì in una quietanza per un piccolo lascito testamentario al Santo, che termina 
testualmente: "Lo firmo col mio nome in Granada addì 6 dicembre 1548 con queste mie tre lettere". Il fatto che, 
contrariamente alla consuetudine, non sia la data a concludere il testo della quietanza, fa ritenere ovvio che le 
parole dopo la data rappresentino una rettifica chiesta dal Santo prima di avallare di proprio pugno il documento. 
Grazie a tale rettifica veniamo a sapere, con assoluta certezza, due cose: che il Santo preferiva non firmare col 
proprio nome e che la sua sigla era composta da tre lettere. Cadono pertanto quelle interpretazioni della sigla che 
pretendono di leggere in essa il nome del Santo o di riconoscere in essa più di tre lettere”. Sfuggono a tale critica 
solo un paio di interpretazioni, che esamineremo brevemente. La più recente di queste due è la dotta ipotesi del 
confratello portoghese fra João Luis Pelicano, per il quale la sigla andrebbe letta "Jo del Foro odioso", che era 
un'espressione giuridica d'accettazione delle discriminazioni gravanti sulle iniziative economiche degli stra- 
nieri”. Però tale interpretazione, forse ammissibile in un carteggio d'affari quale l'appena citata quietanza, 
diventa assurda in lettere di direzione spirituale, come quella che il Santo indirizzò al giovane Luis Bautista. 


°? Vd. G. Russotto, "Spiritualità Ospedaliera", Marietti, Torino 1958, p. 53. 
10 Va. G. Magliozzi, "Scovata una firma di San Giovanni di Dio", in "Vita Ospedaliera", 10: 6-7, 1996. 


1 Va. H. Keniston, "Francisco de los Cobos, Secretario de Carlos V”, Ed. Castalia, Madrid 1980, p. 55. 


2 Per un elenco di tali interpretazioni vd. G. Russotto, "San Giovanni di Dio e il suo Ordine Ospedaliero”, Ed. Fatebenefratelli, Roma 
1969, vol. I, p. 13; oppure vd. R. Jardim de Castro, “S. João de Deus. Um herói português do séc. XVI”, Rei dos Livros, Lisboa 1995, 
pp. 189-190. 


2 Vd. J. Luis Pelicano, "Investigação sobre a sigla de S. João de Deus y.f.0.", in "Boletim Familiar da Província Portuguesa", 1: 53-57, 
1995. 


pied ie delitti 


LA SPORTA Anno XI N.25 1998 


L'altra interpretazione è quella formulata nel 1962 da José Cabezudo Astrain'*, che propose di 
" leggere la sigla come l'abbreviazione di "Jo servo umile" o, con molta più fantasia, di "Jo servo 

dell'Eucarestia". Però è strano che Cabezudo, pur mostrando d'avere cognizioni di paleografia, non si sia 
posto il problema di quale tipo di grafia avesse usato il Santo nella sua sigla. Solo perché questa figurava in 
calce a missive che gli scrivani avevano vergato in caratteri latini, gli dovette sembrar scontato che anch'essa 
fosse stata tracciata dal Santo in caratteri latini e, in buona coerenza con tale postulato, arrivò alla conclusione 
che la seconda lettera della sigla non era una F ma una S. 

In realtà i pronunciatissimi e spigolosi uncini, di cui è dotata la prima lettera di tale sigla, non lasciano 
dubbi che la grafia usata sia stata invece quella gotica, che ai tempi del Santo era ancora la preferita nelle 
iscrizioni sui monumenti e solo progressivamente vi verrà sostituita con quella latina. Ora, se si accetta che la 
sigla è tracciata in gotico, non la si può più leggere "YSo", come sosteneva il Cabezudo, ma può unicamente 
esser letta "YFo". Resta ovviamente il problema di dare a tali tre lettere un senso che sia fondato su concrete 
motivazioni e non invece frutto di ipotesi sostanzialmente gratuite, quali quelle del Cabezudo. 


4. UNA COINCIDENZA INASPETTATA 


Abbiamo accennato all'uso dell'alfabeto gotico nelle iscrizioni sui monumenti e se cerchiamo di farvi 
attenzione in Granada, faremo una scoperta davvero inattesa: le ricordate iniziali dei Re Cattolici sono le stesse 
che compaiono nella sigla del Santo, anche se in questa la sequenza è invertita rispetto a quella adottata dagli 
scalpellini, che sui monumenti tracciano sempre prima la F del re Ferdinando e poi la Y della regina Isabella. 
Infatti, pur essendo entrambi sovrani per proprio conto e sedendo ognuno sul proprio trono, a Ferdinando veniva 
data la precedenza in quanto maschio. 

Arrivando a Granada dalla strada dell'aeroporto, il primo edificio rinascimentale in cui ci imbattiamo è 
l'Ospedale Reale, nel cui monumentale ingresso spiccano le statue di Ferdinando ed Isabella, sormontate da un 
riquadro con le rispettive loro iniziali F ed Y. Tale portale marmoreo fu però realizzato con notevole ritardo, 
cioè nel 1640, e questo spiega perché le due iniziali regie vi appaiono tracciate in caratteri latini. Ugualmente in 
caratteri latini sono quelle tracciate nel chiostro marmoreo del primo cortile a sinistra, rimasto incompiuto e 
della cui edificazione si cominciò a discutere solo nel 1539. 

Le iniziali scolpite anteriormente a tale data sia nello stesso Ospedale Reale, sia in altri monumenti coevi 
di Granada - quali ad esempio la Cappella Reale, il chiostro di Santa Isabella, la chiesa di San Girolamo o quella 
di San Domenico - figurano invece costantemente in caratteri gotici e non v'è il minimo dubbio che il Santo per 
la propria sigla prese a modello quest'ultime. 


5. PERCHE' INVERTI' LA SEQUENZA? 


Astrattamente parlando, è davvero strano che il Santo usasse l'alfabeto gotico per la propria sigla e non 
invece quello latino, che gli era certo più familiare. Ma evidentemente ciò che lo interessava non era il tipo di 
alfabeto, ma la consapevolezza che si trattava delle iniziali dei Re Cattolici: però se davvero il suo intento era di 
esprimere il proprio attaccamento alla memoria dei due sovrani, perché non riprodurre le due iniziali nella 
sequenza in cui figuravano in tutti imonumenti di Granada, cioè prima la F e poi la Y? 

Una facile risposta a questo ovvio quesito ce la offre proprio l'Ospedale Reale se entriamo nel secondo cortile a 
sinistra, quello detto della Cappella in quanto essa vi si estendeva lungo il lato che fronteggia la piazza del 
Trionfo. Se ci poniamo al centro di questo cortile, possiamo ammirarne il porticato marmoreo che l'avvolge per 
intero, dal classico taglio bramantesco anche se ancor venato di reminiscenze gotiche. Poiché il cortile è un 
quadrato perfetto, i venti archi a tutto sesto che al pianterreno delimitano il chiostro sono equamente suddivisi 
cinque per lato e poggiano su snelle colonne di stile dorico, mentre per i venti archi del piano rialzato le colonne 
sono in stile corinzio. 


A Vd. J. Cabezudo Astrain, "El enigma del autógrafo de San Juan de Dios", in "Labor Hospitalaria", n. 89, 1962; e, tradotto in italiano, 
"L'enigmatica sigla di S. Giovanni di Dio", in "Vita Ospedaliera", 3: 72-74, 1963, con brevi osservazioni di Felix Carlo Durst che 
richiamava l'attenzione sul fatto che la sigla si compone di solo tre lettere. 


LA SPORTA Anno XI N.25 1998 


Su in alto, sotto gli spioventi del tetto, corre tutt'intorno un fregio con un'iscrizione latina" in 
caratteri gotici rotondi, la quale ci informa come la costruzione dell'Ospedale Reale fu iniziata dai Re 
Cattolici e poi proseguita dal nipote Carlo V, sotto il cui regno nel 1536 - mentre era esultante per la 

sconfitta inferta ai musulmani con la conquista di Tunisi - venne ultimato questo primo cortile. Tale esplicito 

riferimento al 1536 ci rende assolutamente certi che allorché Giovanni venne ricoverato come infermo mentale 
nell'Ospedale Reale, questo chiostro si presentava già così come l'ammiriamo oggi, tranne unicamente la 
fontanina al centro“. La facciata del chiostro, identica in tutti e quattro i lati, è fitta di motivi architettonici che 

coprono per intero le pareti. Se concentriamo la nostra attenzione sugli spazi triangolari sovrastanti ai capitelli e 

racchiusi tra la fascia di trabeazione e le mostre degli archi, noteremo che vi campeggia una decorazione in 

bassorilievo, costituita alternativamente o da uno degli emblemi regi oppure da una delle iniziali coronate dei tre 
sovrani citati nel fregio, cioè o la C dell'imperatore Carlo V oppure la F di Ferdinando oppure la Y di Isabella. 

Se noi ci limitiamo ad esaminare un solo lato del chiostro come se fosse totalmente autonomo da quelli contigui, 

troveremo che nella parete di entrambi i piani le due iniziali dei Re Cattolici figurano scolpite in sequenza tra 

loro perfettamente corretta, in quanto la F si trova esattamente all'inizio della parete e la Y esattamente alla fine. 

Se però gettiamo invece lo sguardo non su una parete completa, ma unicamente su uno dei quattro angoli 
del chiostro, nel punto cioè di confluenza di due pareti contigue, ci sembrerà che a motivo dell'estrema vicinanza 
la Y che conclude la parete sulla sinistra e la F con cui inizia la parete di destra, pur giacendo su due piani 
distinti, formino come una decorazione unica, quasi una specie di monogramma costituito dalle due lettere 
affiancate, che però ovviamente presentano la sequenza erronea Y e F, invece che F e Y. 

Tale sensazione è rafforzata dalla circostanza che mentre ciascuno degli accennati stemmi e perfino 
l'iniziale di Carlo V sono stati scolpiti all'interno di un medaglione sbalzato che fa loro come da cornice 
delimitante, per le iniziali dei Re Cattolici non esiste la demarcazione di una ben netta cornice, essendo sembrata 
sufficiente all'artista la demarcazione, anche se non continua, offerta dalle volute fogliacee che abbelliscono sia 
la F che la Y. 

Questo abbellimento fogliaceo, peraltro ripetuto anche nelle restanti iniziali gotiche dei Re Cattolici sparse 
in altri punti dell'Ospedale Reale” o negli altri citati monumenti coevi di Granada, merita particolare attenzione. 
Un profano della grafia gotica, come probabilmente lo era il Santo, può infatti far fatica a capire dove finisce il 
tracciato di una lettera e dove cominciano i ghirigori ornamentali. Proprio però tale difficoltà ad individuare e 
quindi a riprodurre correttamente gli autentici tratti compositivi di ciascuna lettera, potrebbe fornirci la 
spiegazione delle uniche due obiettive differenze esistenti tra la sigla di San Giovanni di Dio e lo pseudo 
monogramma marmoreo dei Re Cattolici che appare ripetuto ben otto volte nel suddetto chiostro dell'Ospedale 
Reale. E' facile infatti pensare che gli svolazzi fogliacei che orizzontalmente vi tagliano a metà la Y abbiano 
erroneamente indotto il Santo a tracciare sulla Y una barretta orizzontale, di per sé ingiustificata. Allo stesso 
modo, un equivoco ancor più marchiano potette esser provocato da quella specie di ovulo compatto con cui 
termina la voluta fogliacea che vediamo partire sulla destra dal piede della F: nel dirigersi verso l'alto, tale 
voluta si appiattisce per un bel tratto contro la modanatura del vicino arco, fino a praticamente non notarsi più, 
sicché ad un inesperto, specie se con qualche problema di miopia, può sembrare che il suddetto svolazzo finale ovoidale, 


15 Questo è il testo dell'iscrizione latina: "Ferdinandus et Elisabeth, reges catholici, domum hanc a fundamentis edificari issuerunt, quam 
vis ut praedicti reges ad alta tecta perducerunt, mors eorum prohibuit, ceterum Carolus imperator invictissimus Hispaniarum rex eorum 
nepos inchoatum opus continuari iussit, absoluta est autem pars haec anno Domini MDXXXVI quo gr. Dni. imperator tunecis urbem et 
regnum vi coepit, et africanorum violentia et piraticam vindicavit". Questa è la traduzione italiana: "I Re Cattolici Ferdinando ed Isabella 
fecero innalzare questo palazzo dalle fondamenta, ma la morte impedì loro che esso arrivasse al tetto. Il loro nipote Carlo, imperatore 
invitto e sovrano dei reami spagnoli, ordinò che si continuasse l'opera iniziata, terminandosi questa parte nell'anno del Signore 1536, nel 
quale col divino favore l'imperatore conquistò con la forza la città e il regno di Tunisi, prendendosi la rivincita sulla violenza e la pirateria 
degli africani". Poiché la presa di Tunisi avvenne nel 1535, credo che la frase latina venne commissionata a qualche letterato in tale anno 
ma chi, con i soliti ritardi, la scolpì l'anno successivo, aggiornò zelantemente l'anno, senza badare al senso. 


16 Vd. C. Félez Lubelza, "El Hospital Real de Granada", Univ. de Granada, Granada 1979, p. 163. 
1 Per la verità le iniziali gotiche dei Re Cattolici ripetutamente alternantisi una per volta sulla facciata esterna dell'Ospedale Reale, 
proprio sotto lo spiovente del tetto, presentano un tipo di decorazione abbastanza differente (vd. foto in ultima di copertina), sulla quale 
comunque ci soffermeremo più oltre. 


LA SPORTA Anno XI N. 25 1998 


Ì sito all'altezza del trattino orizzontale della F, non abbia più niente a che fare con la voluta e sia 
* invece una terza distinta lettera alfabetica, cioè una o minuscola, probabilmente interpretata dal Santo 
come la desinenza finale del nome Ferdinando". 


6. FORSE DEGLI ERRORI DI LETTURA 


Non sappiamo se Giovanni cominciò a tracciare la propria misteriosa sigla già quando aveva ancora sotto 
gli occhi quel monogramma marmoreo o se invece tentò solo in tempi successivi di ripeterlo a memoria. 

Certo è che, anche quando non era più ricoverato nell'Ospedale Reale, ogni volta che vi passava davanti 
doveva ripensare a quel monogramma e probabilmente, nel rimirare l'edificio, indugiava con lo sguardo sulle 
iniziali coronate dei Re Cattolici scaglionate su in alto lungo la facciata e la cui decorazione, pur essendo 
abbastanza peculiare, si prestava ad identici fraintendimenti che quella del cortile della Cappella. 

Riguardo infatti la Y, mancano totalmente i ghirigori fogliacei ed è sorretta da due puttini alati, ma le loro 
mani potrebbero dare l'erronea impressione che stiano stringendo un'ipotetica barretta orizzontale che tagli tale 
iniziale. 

Quanto alla F, vi compaiono due sole volute fogliacee che partono dal piede della lettera e sono sorrette da 
due puttini, però la voluta a destra, più ampia e biforcuta, potrebbe dare la sensazione che ci sia una lettera 
minuscola, cioè una o, a metà altezza della F. 

Accettando l'ipotesi di tali due errori di interpretazione indotti, con la complicità forse di qualche disturbo 
visivo”, dalle esuberanti decorazioni dei modelli in pietra, questi ultimi risulterebbero davvero totalmente 
sovrapponibili alla sigla del Santo. 

Ma anche a voler prescindere da tale ipotesi di errata lettura, ritenendola un po' troppo fantasiosa, 
dobbiamo ugualmente ammettere che pur venendo meno in tal caso l'assoluta identità, resta quantomeno in piedi 
una somiglianza tanto marcata per grafia e per sequenza, che è troppo semplicistico considerarla una coinci- 
denza casuale. 


DS 


7. UNA COINCIDENZA VOLUTA 


Però, se davvero la coincidenza fu voluta, se cioè davvero il Santo intese riprodurre nella propria sigla 
quella specie di monogramma marmoreo che chissà quante volte aveva rimirato nel cortile della Cappella 
durante i cruciali mesi del suo ricovero nell'Ospedale Reale, abbiamo bisogno di individuare concrete ragioni 
che spieghino tale sua scelta. ‘ 

Cominciamo anzitutto col dire che non sarebbe stata una scelta irriverente o presuntuosa, in quanto 
assolutamente non era un appropriarsi della firma altrui. Abbiamo infatti già chiarito che allora i re non 
firmavano col proprio nome o con le proprie iniziali, ma con la qualifica "Jo il re" oppure, nel caso di Isabella, 
"Io la regina"; e non è escluso che il Santo, specie quando nella campagna militare a Vienna serviva, come nel 
cap. II nota con molta precisione il Castro, "nella casa del Conte", cioè come suo attendente, abbia avuto modo 
di vedere sul tavolo del suo padrone qualche documento firmato in quel modo da Carlo V. 


13 Oppure il Santo potrebbe aver interpretato tale ipotetica terza lettera, cioè la o, come abbreviazione di "obra", ossia nel senso che 


l'Ospedale era opera voluta dai Re Cattolici. E parallelamente, nell'adottare tali tre lettere come propria sigla, il Santo potrebbe con la 
terza lettera aver voluto rimarcare come egli si considerasse nulla più che un fedele esecutore delle direttive tracciate dai Re Cattolici. In 
tal caso, più che pensare all'abbreviazione della parola "obrero", che è un termine abbastanza prestigioso, equivalente a sorvegliante dei 
lavori edili di un Ente Morale, opterei per "obedeciendo", cioè per un gerundio in linea coi molteplici gerundi che il Santo nelle lettere 
faceva seguire al proprio appellativo "Giovanni di Dio". Vd. G. Magliozzi, "Nel nome dei Re traditi", in "Vita Ospedaliera", 1: 12, 1995. 


!° Scrivendo alla duchessa di Sessa il Santo le confida d'essere "malato agli occhi" (2 Se 47). Avverto che in questo lavoro seguo la stessa 
numerazione dell’Epistolario che in “Pagine Juandediane”. 


LA SPORTA Anno XI N. 25 1998 


Riprodurre quel che riteneva il monogramma marmoreo dei Re Cattolici non equivaleva perciò ad 
indebitamente attribuirsi prerogative reali, ma era solo un voler porre la propria attività caritativa nel 
solco ispiratore dei defunti sovrani. 

Per quale motivo però Giovanni copiò le due iniziali regie specificamente dall'Ospedale Reale e non da 
altri monumenti apparentemente molto più significativi, quale ad esempio la Cappella Reale? 


8. UNA PISTA FRUTTUOSA 


Per risolvere questo interrogativo, decisi di leggermi nuovamente la biografia fondamentale del Santo, cioè 
quella scritta da Francisco de Castro. 

L'avevo già letta e riletta innumerevoli volte, eppure quando vi riprovai con questo specifico scopo, 
incredibilmente nel cap. VIII scovai una frase di cui prima non avevo mai afferrato in pieno la portata e che ora 
mi indicava esattamente la pista per comprendere le motivazioni che avevano guidato la scelta del Santo. 

La frase è quella con cui il Santo durante il proprio ricovero rampognò il personale dell'Ospedale Reale per 
il pessimo trattamento inflitto ai malati: 

— Oh, traditori nemici della virtù, perché trattate così male e con 
tanta crudeltà questi poveri infelici e fratelli miei che si trovano in 
questa casa insieme a me? Non sarebbe meglio che aveste compassione |x 
di essi e delle loro sofferenze, e li puliste e deste loro da mangiare con 
più carità ed amore di quello che non fate, poiché i Re Cattolici per 
questo lasciarono tutte le rendite che occorrevano? 

Tutti i biografi del Santo, quando riassumono questa invettiva, si 
limitano a citare esclusivamente le primissime parole, cioè il rimpro- 
vero per la crudeltà delle terapie corporali, che peraltro per millenaria 
tradizione erano usate dovunque con i malati di mente, almeno nella 
cultura latina”. In verità la punzecchiatura più cocente, quella che | 
realmente provoca la violenta reazione degli infermieri nei suoi con-|.. ` 
fronti, è l'accusa di negare ai degenti attenzioni igieniche e vitto, | 
nonostante i Re Cattolici avessero lasciato fondi più che abbondanti per 
gli stipendi e per gli approvvigionamenti dell'Ospedale da loro fondato. 

Questa frase mi ha dunque stimolato a verificare quale fosse 
effettivamente la gestione dell'Ospedale Reale di Granada ai tempi del 
Santo. Informazioni davvero illuminanti le ho trovate nella tesi con cui 
$i laureò in Storia una delle più conosciute docenti dell'Università di 
Granada, la compianta Concepción Félez Lubelza. La tesi fu pubblicata 
a Granada dall'Università nel 1979 e si intitola "El Hospital Real de 
Granada". Cercherò nel prossimo capitolo di sintetizzare quella che mi è apparsa una vicenda davvero da 
tangentopoli”. 


Ospedale Reale di Granada: Le iniziali regie 
scolpite nel cortile della Cappella. 


Fra Giuseppe Magliozzi o.h. 


22 Perla verità, nella cultura araba esistevano terapie piu’ umanitarie nei confronti degli infermi mentali, certamente applicate anche 
nel “Maristan” di Granada, e delle quali era forse ancor vivo il ricordo, per cui il Santo potrebbe effettivamente essersi ispirato ad esse 
nell’impostare alcuni aspetti della propria riforma assistenziale. Vd. F. da Silva Correia, “Algumas razões humana do êxito de João Ci- 
dade”, in “Acção Medica”, 58-59: 484-486, 1951. Vd. anche A.Fernades da Fonseca, “Saúde Mental e Humanização S. João de deus e 
a Assitência Hospitalo Comunitária”, Ed Afrontamient, Oporto 1995, p. 19. 


21 Vd.G. Magliozzi, “Nel nome dei Re traditi”, in “Vita Ospedaliera”, 1:9-12, 1995 


(Segue) 


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OTO ai ie roi 


LA SPORTA Anno XI N.25 1998 


Y Lo 
Lo Stendardo a San Riccardo 


Con lo Stendardo a Roma 


I 25 ottobre abbiamo accompagnato 
il nostro stendardo all’ospedale S. 
Pietro Fatebenefratelli dove era espo- 
sto alla venerazione di tutti, il corpo 
di San Riccardo Pampuri racchiuso in 
un’urna di cristallo. 


L’Associazione rappresentata dal 
Dott. Balatri e’ stata per la prima volta . 
invitata ufficialmente a parlare di se’ 
insieme ai rappresentanti delle case | 
della Provincia Romana (foto 2). 

Mario Tempesti rappresentante dei Volontari (foto 3), con Fra Benedetto Possemato e le suore 
Francescane di Ognissanti (foto 4). 


so ic — cele = i a ci 


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Firenze Porte Aperte 


rande successo ha avuto l’iniziativa dell’ Assessorato alla Cultura 
del Comune di Firenze, che da alcuni anni mostra luoghi storico - 


artistici della citta” che altrimenti non sarebbe stato possibile vedere. Comune di Firenze 
Assessorato alla Cultura 
A 
L’iniziativa nacque all’epoca del circuito “ la Citta” degli Uffizi “ il cale 
cui cartello azzurrino e’ ancora visibile a destra dell’entrata dell’ospe- 
dale. Quest'anno le ape iu’ ero li 
Q perture sono state anche piu’ numerose deg FIRENZE 


anni passati, ma PORTE APERTE 


enormemente 


2 


a maggiore ë Ospedale di 
stata l’affluenza S. Giovanni di Dio 


del bblico; 
gni devi luglio / 6-27 agosto 


peer 1a aaa di 10-24 settembre 
circa 700 per- ore 20-23 


= sone che hanno 
è. seguito attenta- 
mente le appas- : sa 
sionate spiega- E _—___—| 
zioni del dott. 

` Balatri. 


Per informazioni: Tel. 055-2625945/55 


Gradita visita 


I coniugi Michel e Miriam Labolle, 
(quest’ultima della Segreteria della 
Provincia Francese di San Giovanni 
di Dio a Parigi) di passaggio a Fi- 
renze, posano ai piedi della grande 
statua in cima alle scale del vecchio 
ospedale. 


Mr e I | 


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prg = GIR 


Visita 
del Ministro 
della Sanita’ 


Il 14 aprile di quest'anno abbiamo ricevuto la 
visita del Ministro della Sanita” On. Rosi! 
| Bindi che, accompagnata dal Sindaco del 
comune di Scandicci e dai Dirigenti dell’ A- 
zienda Sanitaria di Firenze, ha visitato alcuni 
reparti del piano terreno dell’ospedale e poi 
; nell’ Aula Muntoni ha ascoltato vari relatori. Hanno parlato 
nell’ ordine: 
il Dott. Luigi Iaco- 
melli Direttore Sa- 
nitario dell’ospe- 
dale, Mario Primi- 
cerio Sindaco del 
Comune di Firenze, 
Giovanni Doddoli 
Sindaco del Co- 
mune di Scandicci, 
Dott. Carlo Cappel- 
letti, Dott.Luigi 
Mi Ritzu e Lapo 
| Pistelli. 


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ì Nuova direzione medica del BRUCO” 


Il Dott. Folco di Volo e’ il responsabile medico del gruppo “IL BRUCO” che accoglie un notevole 
numero di pazienti ospiti delle varie case famiglia per il recupero dei minorati psichici. 


Il Bruco 


1 Centro Diurno di or- < 
tovivaismo“Il Bruco”è - 
localizzato nell’area del f 
Nuovo Ospedale S.Gio- 
vanni di Dio, ed è aperto È € - 
tutto l’anno dal Lunedì #® g 


al Venerdì (8.30-13.30), i 


il Sabato (8.30-11.30). ta 

Il Centro ha a disposi- "LI à 
zione una serra riscal- È 
data dove si svolge una | 
attività di vivaismo, uti- & 
lizzata per la coltiva- 
zione di piante da appar- #8 È 
tamento, piante da fiore fi 

e piante ortive, un pic- 
colo appezzamento di terra adiacente alla serra di circa mille metri quadrati suddiviso in una parte tenuta 
a giardino ed una parte adibita a colture ortive ed alberi da frutta. una stanza adibita a luogo di riunioni, 
colazione e spogliatoio. Il Centro è facilmente raggiungibile con il bus Ataf 27, con fermata proprio 
davanti all’ingresso principale dell’ospedale. 

L’organico del Centro è costituito da personale convenzionato (Cooperativa Di Vittorio) e risulta 
composto da 2 educatori, 1 istruttore, 1 ausiliario, 1 obbiettore. Il Centro fa riferimento ai Servizi 
Sociali della ex USL 10/C (A.S.Pietro Galliani). 

Gli utenti sono in media 10-12 e sono tutti soggetti in carico al Servizio Psichiatrico del Quartiere 4 
(Primarîo Dr. P.Serra). Gli operatori lavorano nella direzione della accoglienza e dello stimolo alla 
socializzazione oltre che nella direzione della formazione e della acquisizione di competenze specifiche. 
Le varie componenti dell’intervento sono modulate tra loro sulla motivazione e sugli obbiettivi 
dell’inserimento. L’intervento consiste nel prestare attenzione ai gesti che usualmente si compiono 
nell’attività agricola ed ortovivaistica, l’azione si collega al proprio contenuto emotivo e si finalizza alla 
“cura” e alla “crescita” delle piante. Atti semplici e rutinari si arricchiscono di significato, spingono 
verso la comunicazione e lo scambio, riescono a contenere “ansia e persecutorietà”. All’attività 
quotidiana si aggiungono momenti di socializzazione verso l’esterno che consistono in visite periodiche 
a giardini, orti botanici, aziende agricole, visite periodiche ai Centri di vendita di prodotti per 
l’agricoltura per l’acquisto dei prodotti e dei materiali necessari allo svolgimento della attività del 
Centro, momenti di vendita dei prodotti del Centro con partecipazione in gruppo a mercatini e fiere . 


Indirizzi utili :Servizi Sociali ex 10/C A.S. Rita Puccia - tel. 2285628 
A.S. Pietro Galliani - tel. 2285693 
Il Bruco - tel. 7192379 
Dr. Folco di Volo 


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1998 


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LA SPORTA 


http://ng.netgate.net/-norberto/materdei.html 


Soci vecchi e nuovi 
per le iniziative del 1998 


Carissimi soci, sono più di dodici anni che l'O- 
spedale San Giovanni di Dio, in Borgognissanti, 
a Firenze è stato chiuso, ma il nostro impegno 
non si è esaurito. Lottiamo tutti i giorni per 
raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti. 
Per continuare la sua attività e promuovere nuove 
iniziative, l'Associazione chiede ai soci di rinno- 
vare la loro iscrizione. La quota per l'anno 1998 
rimarrà invariata a 50 mila lire. La somma potrà 
essere inviata tramite assegno bancario non tra- 
sferibile allegato alla scheda qui riprodotta, in 
busta chiusa. Oppure è possibile versare l'importo 
sul C/C postale n° 10340503 e intestato ad 
"Associazione San Giovanni d Dio" casella po- 
stale 521 Firenze, specificando nella causale 
"Tessera 1998". 

Per informazioni si può chiamare la sede 

dove è in funzione la segreteria telefonica 

e il fax 055 / 218839. 


Anno XI N. 25 1998 


Ciusa Perde 


Abbiamo letto: 


CLAUDIO PERFETTI “Guadalupe 
La Tilma della Morenita” 

Edizioni Paoline 1992 

£ 28.000 

Ci sono fatti che lasciano un’impronta 
profonda nella vita di un popolo e il cui æ 
ricordo si tramanda di generazione in gene- << 
razione. Precisamente di questa natura e’ 
l’evento guadalupano, che si verifico’ il 12 
dicembre del 1531 sul colle Tepeyac in Messico. Qui la Madonna 
apparve ad un povero indio di nome Juan Diego lasciando la sua 
Immagine impressa sul grezzo mantello del veggente. Tale evento 
costitui’ l’occasione eccezionale perche’ due popoli, quello dei 
conquistatori spagnoli e quello degli sconfitti aztechi, pur cosi’ 
culturalmente distanti, trovassero in quest’Immagine la sintesi 
meravigliosa e definitiva da cui sono scaturiti il Messico e l’intera 
America Latina di oggi. 

Il libro, che esce durante il novenario di preparazione alle 
celebrazioni dei cinquecento anni dell’evengelizzazione dell’A- 
merica (1492-1992), rappresenta il saggio piu’ completo e aggior- 
nato che sia mai stato edito in Italia sull’argomento. 

La prima parte presenta i documenti fondamentali che conten- 
gono le relazioni redatte sia in lingua indigena (il nàhuatl) che 
spagnola sull’avvenimento e ne provano la storicita”. 

Nella seconda parte vengono invece analizzati i numerosi studi 
che per secoli sono stati condotti su quella ruvida tela che sta 
appassionando gli scienziati alla stessa stregua della Sindone di 
Torino. 

La terza parte prende in esame il significato simbolico e 

religioso dell’evento guadalupano. L’Immagine impressa sulla 
“tilma” di Juan Diego rappresento” per gli Indios una vera “bibbia 
dei poveri” che li invitava a non distruggere le proprie tradizioni 
e nel contempo a scoprire la realta’ della nuova religione incar- 
nata nella loro cultura. 
I due saggi conclusivi dimostrano anche quanto questo messaggio 
sia ricco e attuale per noi, giunti ormai alle soglie del terzo 
millennio, ma ancora figli di quel vecchio mondo europeo che 
stenta ad abbandonare l’idea di un’ America Latina “marginale”. 


CLAUDIO PERFETTI, nato a Roma nel 1949, laureato in inge- 
gneria, lavora nel campo dell’elaborazione elettronica. Appassio- 
nato della realta’ latinoamericana, ha trascorso alcuni anni di 
lavoro in Ecuador. Recentemente ha tradotto I! Risorgimento 
cattolico latinoamericano dell’intellettuale uruguayano di 
A.Methol Ferré (Bologna 1983) 


Copertina 


Alcuni ricorderanno la copertina dello scorso numero di dicem- 
bre con il presepino di lana fatto dai nostri volontari. Quest'anno 
abbiamo deciso di portare ai degenti del Nuovo San Giovanni di 
Dio, la mattina di Natale, un altro presepe questa volta in terra- 
cotta, quello appunto riprodotto in copertina. 


Fondata lS Marza 1985 


= 


LA SPORTA Anno XI N. 25 1998 


O Rendiamo nota con soddisfazione la lettera che il Padre Generale dell’Or- 
dine Ospedaliero ci ha inviato per il nostro interessamento nel recente 
Capitolo Straordinario. 


Ae ea 
Fre Pirsernat Dites 


Pensionamenti D Bi 
Alviero Cioni che si e’ sempre distinto per la sua 
affabilita’ e gentilezza nei suoi vari incarichi in ospe- 
dale ma soprattutto nell’ultimo come centralinista. 


Roma, 2% ottobre 1997 
Pr N 104291 


Gentile Donor Balsın. 


tecnico di laboratorio, ha parte- 
cipato alla costruzione del 
Nuovo Ospedale e ha diretto 
l'Ufficio Tecnico fino al pen- 
sionamento. 


con la presente desidero ringraziane ki e l'Associazione San Giovanni di Div per gli auguri 
fo srulgimemo del maro Caria Coen 


Rondiamo grazie al Signore e e San Riccardo Passat che con la Jom: protezione test 
sefino sal senta de lavori, è ringraziamo tutti i collaboratori e gli amici 
dell'Ordine e 


mò stati cin: 


Voglia gradire i miei più contati sakit: 


fra Pra Vea, 


Fra Pascual Piles OH 
Priore Generzie 


Video “ San Riccardo Pampuri : un Santo per scelta”. 


Lunedi 24 novembre, durante una riunione del Gruppo “Giovanni Bonelli” abbiamo visto la cassetta 
inviataci da Fra Cirillo Ceron della Provincia Lombardo Veneta. La cassetta e’ piaciuta molto a tutti e 
dobbiamo fare i nostri complimenti al regista Franco Ilardo che conoscevamo gia’ e dal quale abbiamo 
avuto l’animazione della sigla di san Giovanni di Dio che si trova sulla home _ 
page dell’ Associazione. Ringraziamo Fra Cirillo per il gradito dono che ci 
ha fatto sperando di vederlo presto fra noi. 


Finalmente ! 


€ ANAA SEINO 
Anche il Comune di Scandicci ha adeguato la segnaletica del Nuovo €) utostrads 
Ospedale rimuovendo quasi tutti i cartelli con l’erronea dicitura 
“TORREGALLI”. Ringraziamo in questa sede il Sindaco che personalmente 
sensibilizzato da alcune lettere, l’ultima delle quali consegnatagli personal- 
mente dal dott. Balatri durante la visita al nostro ospedale del Ministro della 
Sanita”. (vedi pag 12) 


Medline in Biblioteca Muntoni 


Da alcuni mesi e’ a disposizione in forma sperimentale Medline - Dialog KR Ondisc. L’iniziativa e’ 
stata molto apprezzata e, nonostante che il rumore della vecchia stampante ad aghi disturbi un po’ la 
quiete degli studiosi, l’assidua frequenza dei medici che hanno 
imparato l’uso del sistema da un grande manifesto appeso davanti 
alla macchina. ne e’ una prova molto convincente. 


Calendarietti 


Anche quest’anno la Provincia Romana dei Fatebenefratelli ci ha 
il calendarietto tascabile. Al centro abbiamo inserito il gruppo 

senta San Giovanni di Dio come allegoria della Carita’, con i 998 SAN GIOVA ANNI DI DIO 
Raffaele e un bisognoso. (vedi copertina n° 23) suit gine ONAM 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Dirrettore responsabile: Amadore Agostini 


Redazione : Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Maria 


generosamente donato 


* iS statuario che rappre- 
> accanto larcangelo 
bf j 


Montanari. 
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido del Re, Roberto Della Lena, 
Tel/Fax +39(0) 55 218839 Lorenzo Recchia. 


Impaginazione: In proprio 

PI % Stampa: Duplioffset Prato 

E-mail sgd@dada.it Reg. Trib. Firenze 3815 del 17/03/89 
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all’Unione Stampa Periodica 


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La Sporta n. 26 Novembre 98 Anno XII 


Notiziario trimestrale dell’ Associazione San Giovanni di Dio 


Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze 


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La Sporta 2 N° 26 - Anno XII 


Amerigo Vespucci 


Nato a Firenze 9 marzo 1454, morto a Siviglia 22 feb- 
braio 1512. 

Dovevamo fare molto di più per lui in questo 5° cente- 
nario della prima spedizione nel Nuovo Mondo, lui che è nato 
nelle case di Borgo Ognissanti accanto a quello che era già ma» 
l’ospedale di Santa Maria dell’Umiltà, ma non ce l’abbiamo Car tiglio del 1719 
fatta. Amerigo in Borgognissanti 
ci perdonerà, | - 
abbiamo inco- 
minciato bene 
con le celebrazioni per 
l’anniversario della 
nascita , ma ci siamo 
fermati travolti dalle 
necessità e dagli im- 
pegni del nostro lavo- 
ro ospedaliero. Ora, 
traendo le somme di 
tutto quello che ave- 
vamo intenzione di fare e che è molto più di quello che abbiamo 
Tatto, * ci | rimangono i i SR che speriamo nel prossimo anno pos- 

sano concretizzarsi 
il più possibile. 
Avevamo pensato 
ad un’iniziativa 
quale un monumento da erigersi in Piazza Ognis- 
santi (e per quello pensavamo di poter sfruttare 
in qualche maniera il busto scolpito dal Foggini), 
avevamo pensato ad una mostra dei viaggi di 
Amerigo, avevamo cercato di far restaurare il 
cartiglio di Borgo Ognissanti. 

In questo numero pubblichiamo le foto del- 
le cerimonie sia nella chiesa di Peretola (per ri- 
cordare l’origine della famiglia) che nella Chiesa 
di Ognissanti con una messa in occasione dell’an- 
niversario della morte, come aveva richiesto egli 
stesso nelle sue ultime volontà. 


Messa nella Chiesa di Peretola 


Sergio Balatri 
e Marco Conti 
nella piazza di Peretola 


Sommario 
Amerigo Vespucci 
Ricordo di Fioretta Mazzei 


Saluto a Don Dino Rotelli 


Festa per il Dott. G. Mariotti 


Musica e solidarietà 


22 Febbraio 1998: all’Altare dei Vespucci con i Soci 


La Sporta 3 N° 26 - Anno XII 


Fioretta Mazzei 


i Ant Agi ge at 
GRAZIE 


“Grazie” è la parola più completa e più to- 
tale che fin dalla nascita l'uomo possa rivolge- 
re al suo Creatore per tutti quelli che lo cir- 
condano, 

Su questo “grazie” si può vagare all’infini- 
to però io tengo ora a ricondurlo ai miei “gra- 
zie” dall'infanzia a questi 75 anni costellati solo 
di grazie. 

Un “grazie” contiene anche affetto, rico- 
noscenza ed è quello che volevo consegnare 
ad ognuno di voi, a cominciare dai più picci- 
ni, dai più dimenticati, dai tanti che non si 
sono nemmeno accorti che mi facevano dire 
“grazie” e di cui è piena tutta la mia vita. 

Un grazie anche a turti i miei familiari e 
alle ricchezze morali che mi hanno consegna- 
to, però lo ripeto, e devo dire di averlo sentito 
per tutta la mia vita, che questo “grazie” è so- 
prattutto legato ai tantissimi che ho visto, co- 
nosciuto e amato senza storia e senza perché. 
A questi e a tutti spero di dire per ciascuno un 
“grazie” potente dalle braccia della Madonna, 
dei mici angeli custodi e di tutti quelli con cui 
starò con gioia per sempre in Paradiso. 


Fioretta 


dettata ii 2 ottobre 1998, festa degli Angeli Custodi 


Il giorno 11 novembre 1998 e’ Questo scritto è stato distribuito 
morta Fioretta Mazzei sorella del sotto forma di un piccolo volantino a tutti 
nostro Presidente. Senza di lei non i partecipanti al funerale nella chiesa di 
si sarebbe neanche incominciato. E’ Cestello la mattina del 13 novembre, que- 


a lei che dobbiamo i primissimi ini- sto ringraziamento a Dio e a tutte le per- 


zi del nostro lavoro di recupero e co- sone che Fioretta ha incontrato nella vita 


. . ? ttato } ll t 
noscenza dell’ospedale di San Gio- e’ stato dettato un mese prima della morte 


$ SE ; ed e’ anche il pezzo del suo testamento 
vanni di Dio. Lo sgomento che ci á 
dna è in cui lascia a tutti le cose essenziali per 
aveva causato la notizia della chiu- : + 
cui ha vissuto: l’amore per Dio e quello 


sura del vecchio ospedale trovava eci i 
per il prossimo”senza storia e senza 


nel suo sorriso e nella sua sincera hai 
perchè”. 
disponibilita? la speranza nel futuro. 
La sua generosita’ per San Giovan- 
ni di Dio e per tutti noi fu illimitata 
e spesa in riunioni, dibattiti, telefo- 
nate, interpellanze in Consiglio Co- 
munale senza le quali l’opera di San O 
Giovanni di Dio a Firenze, non sa- 


rebbe sopravvissuta. 


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Ła Sporta 4 N° 26 - Anno XII 


Festa per Don Dino 


Foto di gruppo con Don Dino 


Il 12 settembre u.s. 
Don Dino Rotelli da 
circa 13 anni Cappel- 
lano del N.O. San Gio- 
vanni di Dio ha lascia- 
to il posto per andare 
ad altro incarico con i 
suoi Salesiani a Livor- 
no. A salutarlo sono 
venuti in tanti, i volon- 
tari, molti dipendenti 
dell’ospedale e parroc- 
chiani. 

Don Dino ha celebrato una Messa insieme a P. Ghilardi e poi tutti si sono 
recati nell’ Aula Muntoni per consegnare a Don Dino alcuni riconoscimenti e 
per una foto di gruppo. Alla fine della Messa è stato inaugurato un bassorilievo 
in terracotta opera di Ugo Bellini raffigurante Madre Teresa di Calcutta (26 
agosto 1910 - 5 settembre 1997). 

Da notare che il bassorilievo era già stato posto alla parete il giorno 5 set- 
tembre anniversario della morte di M. Teresa. 


La Sporta 5 N° 26 - Anno XII 


12 Settembre 1998 Messa con Don Dino Rotelli 


Accanto 
al bassorilievo 
l’autore Ugo 
Bellini ha vo- 
luto scrivere 
una dedica: 


“Nell’ese- 
guire questa 
opera che rap- 
presenta Ma- 
dre Teresa di 
Calcutta, ho 
cercato di di- 
mostrare un senso di gratitudine per ciò che ha 
fatto questa meravigliosa donna e ricordare a 
chi prega in questa Cappella il lavoro di sacrificio e umiltà di chi dedica la 
propria vita al bene del prossimo come penso le persone che lavorano in questo 
ospedale, Professori, Dottori, Infermieri e Volontari”. 


La Sporta 6 N° 26 - Anno XII 


Festa per il Dott. Giovanni Mariotti 
28 Novembre 1998 


Entrato come Studente Interno nel 1967, viene 
assegnato con sorteggio al Reparto C.T.U. (Chirur- 
gia e Traumatologia d’Urgenza) diretto dal Prof. I. 
Del Moro. Laureato nel novembre 1969 viene assun- 
to come Assistente nel giugno del 1970. 

Nel 1971 il Reparto CTU viene trasformato in 
II° Divisione di Chirurgia Generale . Rimane in tale 
struttura fino al novembre 1978. Nei mesi di dicem- 
bre ’78 vince 
un concorso per 
aiuto a Castel del 
Piano e rientra in 
sede nel febbra- 
io 1979. 

Alla fine 
del 1979 vince 
un concorso per 
Aiuto alla II Di- 
visione di Chi- 
rurgia . 

Fino dai 
primi anni si è 
occupato di en- 
doscopia e ha 
gettato le basi 
del Servizio di 
Endoscopia Di- 
gestiva del Nuo- 
vo Ospedale. 


4 


Dott. Sergio Balatri 


PR 


Dott. Paolo Casetti 


Dott. Massimo Gogoli 


CP 


Dott. Ugo Faggi Dott. Sergio Tagliapietra 


La Sporta 7 N° 26 - Anno XII 


Il Dott. Mariotti con l’equipe endoscopica: Mo- 
nica Bellacchini e Mauro Rasorifi 


La Sporta 8 N° 26 - Anno XII 


Musica e solidarietà 


Il festival musicale di Bregenz [vedi La Sporta anno X n.23], prevedeva questa estate, tra le mani- 
festazioni cruciali, l'allestimento di due opere, Porgy and Bess di George Gershwin (in replica dall’an- 
no scorso) e L Amore dei tre re di Italo Montemezzi. La cura nella messa in scena, al tempo ‘stesso 
essenziale e di grande effetto, invitava ad un’at- 
tenta lettura delle opere rappresentate, aiutando 
a coglierne sottigliezze che talvolta si perdono 
nei grandiosi e tradizionali spettacoli lirici. 
L’Amore dei tre re, opera italiana oggi purtrop- 
po quasi dimenticata, è stata apprezzata per il 
suo forte contenuto drammatico al di là della re- 
torica dell’italianità, tipica del periodo 
postunitario, e degli orpelli propri del 
decadentismo floreale. L’evidenza scultorea dei 
tre protagonisti ne ha messo in luce i sentimenti, 
questi sì intensamente decadenti, di amore e 
morte: l’amore di Fiora e Avito, la cui passione 
suprema aspira all’oblio nella simbiosi dei corpi e delle anime, e l’odio assoluto di Archibaldo, che si 
nutre di male, macchina il male per colpire i bersagli che i suoi occhi ciechi non vedono. Il male come 
destino imponderabile e comune a tutti gli uomini rappresenta invece l’anima dolorosa dell’opera di 
Gershwin, incarnata con evidenza nell’allestimento di Bregenz dalla scena della tempesta che travolge 
i pescatori o dai segni della corruzione, che minaccia le fragili coscienze di chi è debole anche per 
povertà di mezzi e di valori nella propria esistenza. In tal senso la scenografia sembrava rappresentare 
una visione desolante del mondo moderno, oscillante tra gli effimeri miti creati dalla pubblicità e lo 
sfascio del reale, ben simboleggiato da una montagna di carcasse di automobili che incombeva al lato 
del palco. Ma in Gershwin la visione negativa del reale non prende il sopravvento. La vitalita dei 
personaggi della vicenda conquista, trascina e conforta lo spettatore dell’opera attraverso la bellezza di 
certe melodie cantate (la ninna nanna Summertime, il duetto d’amore tra Porgy e Bess, ecc) e l’esube- 
ranza dei balletti d’insieme. Le tristi vicende della storia infatti vengono condivise dagli abitanti del 
quartiere, che esprimono i loro sentimenti collettivi attraverso cori e danze trascinanti. I deboli, i per- 
denti trovano forza nell’essere solidali; e da ciò emerge anche la gioia e l’attaccamento alla vita, talvol- 
ta urlati ed espressi in modo sfrenato, forse per esorcizzare la consapevolezza della propria fragilità. 
Nel centenario della nascita di Gershwin è opportuno ricordare inoltre che la sua opera rappresenta il 
segno di un incontro tra popoli e culture anche su un altro piano: lui americano, ebreo di origine russa, 
scrive con il Porgy un’opera per interpreti afro americani, della cui cultura si fa portavoce. E l’interesse 
di Gershwin non è solo curiosità esotica, come tipico all’epoca, ma nasce da un incontro umano profon- 
do, che si esprime nella originalità e ancora attuale vivezza della sua musica. 


Letizia Putignano 
Bregenzer Festspiele Postfach 311 A-6901 Bregenz - AUSTRIA 


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ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini 


Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna 
Maria Montanari 

C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Del- 

Tel. e Fax +39(0) 55 218839 la Lena, Lorenzo Recchia 
Impaginazione in proprio 

5 3 Stampa: Duplioffset Prato 
E-mail sgd@dada.it Reg. Trib, Pl del 17/3/89 
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all Unione Stampa Periodica 


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La Sporta n.27 Dicembre 98 Anno XII 


Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 


Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)' 
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze 


La Sporta 


La copertina 


La copertina di questo numero sarebbe 
stata quella del numero di dicembre del- 
l’anno scorso che per un errore non ab- 
biamo pubblicato. 

Quello che vedete è un piccolo presepe in 
terracotta che è stato consegnato dal no- 
stro presidente e dai volontari la mattina 
di Natale dell’anno scorso a tutti i degen- 
ti in ospedale. 


Il Presidente Lapo Mazzei che consegna il presepino 
aduna puerpera del reparto ostetricia. 


E. 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 


C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) 
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N° 27 - Anno XII 


Riscopriamo 
e coltiviamo 
la Speranza 
che è certezza 


Tutto può cambiare intorno a noi, ma non il destino 
soprannaturale dell’uomo e quindi di ognuno di noi. 
Ogni giorno di più ci addentriamo in un mondo che 
cambia con crescente rapidità senza peraltro che ci 
sia dato capire quale sarà il suo nuovo assetto. Sem- 
bra una corsa senza pilota. 

E’ vero che come in tutti i grandi cambiamenti ci 
sono molte cose positive, basti pensare alla crescita 
delle conoscenze scientifiche, ma di contro, insieme 
alla crescente scristianizzazione, assistiamo al deli- 
nearsi di un mondo duro, senza scrupoli spinto in 
una competizione senza regole. 

Il diritto internazionale viene calpestato ormai fre- 
quentemente, le organizzazioni sovranazionali sem- 
bra abbiano perso qualsiasi efficace capacità di con- 
trollo. Tutto questo potrebbe scoraggiarci, ma la spe- 
ranza puo’ ridarci la serenità con la certezza che non 
saremo abbandonati, che la Provvidenza veglia su di 
noi. 

Raccogliamoci fiduciosi intorno alla culla del bam- 
bino Gesù che è nato. 


f.j lu 


Sommario 


Riscopriamo la speranza 
Salvato il patrimonio 
Calendarietti 


Ricordo di Giovanni Ganucci 
Abbiamo letto 


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Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna 
Maria Montanari 

Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Del- 
la Lena, Lorenzo Recchia 

Impaginazione in proprio 

Stampa: Duplioffset Prato 

Reg. Trib. n° 3815 del 17/3/89 

Associato all’Unione Stampa Periodica 


La Sporta 3 N° 27 - Anno XII 


Salvato il patrimonio storico artistico 


Finalmente, dopo 16 anni di alterne vicissitu- 
dini, quanto è rimasto del patrimonio storico- 
artistico di San Giovanni di Dio, è stato di nuo- 
vo catalogato, spolverato e riposto da 
un’equipe di 5 restauratori (nella foto) messi a 
disposizione dalla Soprintendenza ai Beni Ar- 
tistici e Culturali guidata dalla dott.sa Monica 
Bietti (nella foto) che non ringrazieremo mai 
abbastanza per tutto l’impegno che ha messo 
nel risolvere questa annosa e intricatissima 
questione. 


Calendarietti 


Anche per il 1999 la Provincia Romana di San Giovanni di Dio Fatebenefratelli ci ha fatto dono dei 
calendarietti che quest'anno hanno al centro l’immagine del Santo che ancora non siamo riusciti a 
capire da dove, come e quando sia venuta a Firenze (vedi La Sporta N° 11 del 12 Settembre 1991). 


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ASSOCIAZIONE 
SAN GIOVANNI DI DIO 


fondata V8 marzo 1985 
C.P. 521 - 50100 FIRENZE TEL/FAX 


La Sporta 


Saluto al Dott. 
Carlo Tomassini 


Negli ultimi mesi di quest'anno il Dott. Carlo 
Tomassini è stato nominato Direttore Sanitario 
del Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio. 
Il Dott. Tomassini è nostro socio dal 1985 ed è 
stato merito suo se la Biblioteca Muntoni pos- 
siede il Servizio di Ricerca Bibliografica Com- 
puterizzata del quale ora tutti possono usufrui- 
re. 

Nel 1986, quando il dott. Tomassini era un 
Medico Frequentatore della I Divisione di Me- 
dicina diretta dal Prof. Bozza, organizzò il con- 
tratto con la DIALOG corp. e quindi la con- 
venzione fra l’USL 10C e l'Ordine Ospedaliero 
di San Giovanni di Dio che all’epoca si accollò 
l’intera spesa di acquisto del PC e della stam- 
pante, lasciando poi all’ Associazione San Gio- 
vanni di Dio il successivo compito della gestio- 
ne dell’iniziativa. 

Appena entrato negli uffici della Direzione Sa- 
nitaria, l’ Associazione ha fatto dono al neo Di- 
rettore di una riproduzione (proveniente dal- 
l’ospedale di Granada e benedetta da Don Dino 
Rotelli) in simil terracotta riproducente la sta- 
tua di San Giovanni di Dio eseguita dal Della 
Valle (1744) e che si trova attualmente in San 
Pietro insieme ai Fondatori degli Ordini, non- 
ché di una riproduzione del manifesto del 28 
Aprile 1968 fatto dal Comune di Scandicci per 
la “posa della prima pietra del Nuovo Ospeda- 
le”. 


N° 27 - Anno XII 


La Sporta 5 N° 27 - Anno XII 


Visita al Nuovo San Giovanni 
di Dio di W.P.Graham 


Per la seconda volta il dott. W.P. Graham, noto 
chirurgo dell’ospedale di Hershey in Pensilvania 
USA, è venuto a farci vista. 

La prima volta, nel settembre dell’ 81, al vec- 
chio ospedale, nei locali della Biblioteca (foto 
accanto), tenne una conferenza sulla chirurgia 
della mano della quale è noto specialista, questa 
volta, nel maggio di quest’anno, nel nuovo ospe- 
dale; sempre nei locali della Biblioteca (foto sot- 
to), ha parlato a lungo sia di chirurgia plastica 
ricostruttiva, ma soprattutto di un nuovo meto- 
do di aspirazione continua per il trattamento delle 
ulcere e perdite di sostanza. 


Il Dott. Sergio Balatri consegna 
all’ospite una medaglia ricordo 
con lo stemma dell’ospedale in- 
castonata in un sostegno di 
plexiglas con funzione di 
` fermacarte. 


La Sporta 


A Lima 


Il Dott. Paolo Checcucci-Lisi e la Dott.ssa Annamaria 
Montanari continuano i loro viaggi e le loro visite alle 
case dell’Ordine. , 
Ricorderete alcuni anni fa li abbiamo visti a Montemor- 
o-Novo e a Granada (La Sporta 1994 N° 17). Quest’ an- 
no li vediamo in Perù, a Lima dove vive il fratello del 
Dott. Checcucci-Lisi. 


6 N° 27 - Anno XII 


Il Dott. Checcucci-Lisi con Frà Antonio Recio Gutierrez Priore della Hogar Clinica San Juan De Dios di Lima 


Ricordo di Giovanni Ganucci 


Increduli e sbigottiti abbiamo appreso della morte di Giovanni 
Ganucci, la mattina del 10 Dicembre alle ore 11,30. 

La notizia correva di bocca in bocca attraverso tutti i reparti. 
Era mancato improvvisamente e drammaticamente a casa con 
la moglie e la figlia accanto. 

Soccorso e rianimato, era stato trasportato da Capraia a Firen- 
ze dove però non ci sono state possibilità di ripresa. 

Entrato in ospedale nel Dicembre 1973, ha iniziato il lavoro 
come “Faticante avventizio”, ha fatto il corso per Infermiere 
Generico alla Scuola del nostro ospedale negli anni 75-76 poi 
il corso per Infermiere Professionale nell’80-84. Nei primi anni 
ha lavorato prevalentemente nella I Divisione di Chirurgia, poi 
in Urologia e dopo il conseguimento del diploma di Infermie- 
re Professionale è rimasto alla II Divisione di Chirurgia. 
Acuto osservatore dei malati, attento e vigile nei decorsi delle 
malattie e dei periodi postoperatori, stimolava al sorriso con la 
sua sola presenza e infondeva sicurezza a noi, medici e infer- 
mieri, ma soprattutto ai pazienti per ognuno dei quali aveva 
sempre la parola giusta. 

Don Paolo Firindelli a detto di lui al suo funerale a Capraia in 
una chiesa gremita di gente “..era sereno e dava serenità, tran- 


quillo e tranquillizzante, pacifico e pacificante”. 
Noi della sua seconda famiglia lo rimpiangeremo sempre. 


La Sporta 


Abbiamo letto 


* 1 è 


7 N° 27 - Anno XII 


Vittorio Messori 
Il Miracolo 
Ed. Rizzoli L.28.000 


“Crederei ai miracoli solo se mi dimostrassero che 
una gamba tagliata è ricresciuta. Ma questo non è 
avvenuto e non avverrà mai”. 

Pur tante volte ripetuta , questa affermazione non è 
vera. Almeno una volta, l’impossibile per eccellen- 
za, il “prodigio dei prodigi” si è verificato. 

E in modo attestato senz’ombra di dubbio dall’im- 
mediato rogito di un notaio e poi da un processo con 
decine di testimoni oculari. Avvenne a Calanda, vil- 
laggio di Aragona, tra le dieci e le undici della sera 
del 29 marzo 1640. 

Per intercessione di Nostra Signora del Pilar, la 
veneratissima Madonna di Saragozza, a un giovane 
contadino fu restituita di colpo la gamba destra, am- 
putata più di due anni prima e sepolta nel cimitero 
dell’ospedale. 

L’evento, di schiacciante evidenza, mise a rumore 
l’Europa. Poi calò un sospetto silenzio: che è rotto, 
ora, da questo libro di Vittorio Messori, il primo ita- 


liano, dopo tre secoli e mezzo, a occuparsi del caso. Indagando negli archivi, interrogando gli 
studiosi aragonesi, recandosi più volte sui luoghi stessi, il famoso scrittore propone qui un testo 
dove il rigore dello storico si accompagna alla capacità divulgativa del grande giornalista. Ne è 
uscita la straordinaria “cronaca” di uno dei misteri più sconvolgenti e, al contempo, più saldamente 
provati della storia. Un evento (e un libro, che lo inquadra e ne trae le vertiginose conseguenza) in 
grado non solo di avvincere. Ma di cambiare, davvero, la vita. 


Soci 
che scrivono 


Il premio nazionale “Carmignano” 
è stato assegnato ex aequo a Sergio 
Moschini di Firenze e Fabio Panerai 
di Prato, rispettivamente con le opere 
“Quando la campagna era verde” e 
“Carmignano, quotidianità e istitu- 
zioni tra ‘800 e ‘900”. Il premio, alla 
sua prima edizione, è stato organiz- 
zato dalle Pro Loco di Carmignano 
e Bacchereto. 


N° 27 - Anno XII 


GRAZIE AL CORO 
= POLIFICONICO 
DEL CARICENTRO 


Il giorno 12 Dicembre alle ore 15,30 nella 
Chiesa del Nuovo Ospedale il coro del 
Caricentro ha eseguito un concerto polifonico 
ed ha successivamente accompagnato la 
liturigia della Messa. Il coro polifonico del 
Caricentro (Centro Ricreativo Culturale e di 
servizi tra i dipendenti della Cassa di Rispar- 
mio di Firenze) è stato fondato 4 anni da Mau- 
rizio Perini dipendente della Banca e da allora 
ha continuato ininterrottamente la propria at- 
tività eseguendo un ampio repertorio di brani 
antichi e moderni sotto la direzione artistica 
del Maestro Fabio Del Cioppo. Il coro si ca- 
ratterizza, innanzitutto perché aperto a tutti, 
non solo dipendenti della Banca ma anche per- 
sone esterne, indistintamente giovani ed an- 
ziani, inoltre, particolare cura e attenzione ol- 
tre che all’esecuzione dei pezzi è riservata alla 
preparazione vocale dei coristi. 

Chi volesse aderire può rivolgersi direttamen- 
te al Maestro Del Cioppo (tel. 055 / 2337700). 


Una Iniziativa che fara parlare 


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Questo ospedale 
non si chiama “Torre Galli” 


Sempre più si parlerà di San Giovanni di y 
Dio e meno di Torre Galli che tornerà final- O 
mente ad essere un normale toponimo. 


La Sporta - n° 28 Novembre 99 - Anno XIII 


Questo ospedale 


non sl chiama 
“Torre Gall” 


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La Sporta 2 N° 28 - Anno XIII 


La Copertina 


Sommario 


Non sarà una impresa facile far capire alla gente d’oggi 
che il nome del nostro ospedale è la sintesi di sei secoli 
di storia e che non ha nulla a che vedere con la fattoria 
di Torre Galli sul cui terreno è stato edificato, ma chi 
più la dura la vincerà, come è sempre stato. 


La Copertina 

Caro Francesco. 

8 marzo 1999 

Prof. Tonelli 

Abbiamo ricevuto. 


Caro Francesco 


Ti avremmo voluto sempre con noi, ma dal 3 maggio non ci sei 
più. 

La malattia, che ti aveva già allontanato dall’attività nella nostra 
Associazione, ci ha reso più supportabile il distacco. 

Nello scrivere queste righe in tua memoria, viene da ripercorre- 
re il cammino fatto insieme. 

Mi sembra di averti sempre conosciuto, anche se la nostra ami- 
cizia incominciò con la chiusura del vecchio ospedale di San 
Giovanni di Dio nel 1982. Prima di allora ti vedevo sempre pas- 
sare in su e in giù per Borgo Ognissanti e poi, come succede, 
abbiamo incominciato a salutarsi e poi a parlare. 

Tu ti appassionasti subito all’opposizione per la chiusura del- 
l’ospedale, che conoscevi benissimo, essendo nato in via del Por- 
cellana. Mi raccontavi che la mamma era stata operata di colecisti 
dal Prof. Cavina e che potevate chiamarla anche dalle vostre 
finestre prospicienti l’ospedale. 

Tuo fratello, Padre Batazzi, francescano, oggi parroco della chiesa 
d’Ognissanti, come te sentiva l'ospedale parte fondamentale della zona d’Ognissanti che conosceva da 
quando era nato. Grazie a voi due abbiamo potuto incominciare il nostro cammino che ora ci sembra un 
po” più in salita. L’8 marzo 1985, eri nella Chiesa dell’ospedale per l’atto di fondazione dell’ Associazio- 
ne, che era stata concepita nel magazzino della tua libreria. Abbiamo viaggiato a Roma, Milano, Parigi 
e tante altre città per far conoscere l’ Associazione. Abbiamo organizzato insieme con uno sforzo im- 
menso la manifestazione del novembre ’86 alla Loggia Rucellai. Non avevo bisogno di chiamarti, veni- 
vo da te in libreria, oppure ti trovavo “per caso” da qualche parte e insieme cercavamo di risolvere i vari 
problemi che ci proponeva l’organizzazione dell’ Associazione. La tua arguzia, la tua simpatia erano 
irresistibili,senza dire della tua bontà ineguagliabile. 

Senza di te non avremmo fatto niente. 

Senza di te ora ci rimane tutto più difficile, ma ti pensiamo sempre vicino come quando ti chiamavo al 
telefono “Hermano! ......e tu mi rispondevi: oh Hermano!”. 

Francesco aiutaci ancora. Dillo a San Giovanni di Dio che allunghi il filo della sporta, perché la Provvi- 
denza sia sempre larga per fare il bene, e insieme a noi, il bene che vogliamo fare. Rimarrai nei nostri 
pensieri e presente in ogni attività dell’ Associazione, sempre in attesa di una tua proposta o giudizio, 
come se tu fossi con noi allegro e coraggioso e pieno di speranza. 


Francesco Batazzi nella 
sua libreria in Borgognissanti 


Tuo Sergio 


La Sporta 3 N° 28 - Anno XIII 


L’8 marzo 1985 nella chiesa di San Giovanni di Dio Mentre legge il bilancio alla prima 
durante l’atto di fondazione dell’Associazione. assemblea generale dell’Associazione. 


All’assemblea dell’Associazione In visita a Cernusco S/N 
con il Presidente Emilio Pucci. con Suor Ambrosina. 


All’arrivo dei rappresentanti delle province, Agape nella casa di Brandimarte 
con Fra Bartolomeo, Fra Angelico e Fra Andrea con Fra Costantino e Fra Bartolomeo 


La Sporta N° 28 - Anno XIII 


Agape da Brandimarte con I 
Fra Bartolomeo e Fra Costantino | 


Sulla terrazza dell’ospedale 
con Fra Bartolomeo e 
Gabriel Marrone. 


In Borgo Ognissanti con Fra Andrea, Durante la visita pastorale al Nuovo Ospedale con 
Fra Angelico e Fra Bartolomeo. S.E. il Cardinale Silvano Piovanelli e Fra Bartolomeo. 


La Sporta N° 28 - Anno XIII 


‘Ps 


I celebranti, con al 
centro il Cappellano P. 
Umberto Rufino M.I.. Nuovo Ospedale San Giovanni di Div 


Via di Torre Galli 3 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 
Fondata I'R Marzo 1985 
FIRENZE 


Alle spalle i Vigili del 8 Marzo 1999 


Fuoco di Firenze, FESTA DI SAN GIOVANNI DI DIO 
onorano la statua di 
San Giovanni di Dio. ore 10 


Santa Messa 
celebrata dal Cappellano P. Umberto Rufino M.I. 


F.J.HAYDN 


“Missa Brevis Sancti Joannis de Deo" * 
Orchestra Giuvanile "Anonimo Fiorentino” 
Diretta dal M° Fubio Albertosi 
Coro “Simone Vespucci” 
Soprano Kerstin Maller 


* ame Merat fiu somya di Hpodo hd 177 Sd 1773 è fi sha hu stona si Soa Cini i 1 pur 
en aut nerd Fino dell'ingdote di Kon Goa ch DI A basco li i Amami che fo vr Ati 
esp 1 at mn dii ch La sac aste 


L’ Orchestra e il Coro La Volontaria Laura Biagini 
che hanno eseguito la “Missa brevis”. durante le Letture. 


i ASSO. ì 
SAN. GIONI 


È FONDATA Ma 


Consegna del premio San Giovanni di Dio 
a Enrico Sanna. 


“A Enrico Sanna Commesso dell'Ospedale 
San Giovanni di Dio che dal 11/3/1974 
infaticabile, sorridente, generoso, sempre pronto 
a tutte le mansioni, garantisce con la sua opera 


il legame delle componenti dell'Ospedale”. 


Foto di gruppo sulla terrazza del 
Ristorante Bellavista, all’Impruneta. 


8 marzo 1999 


La Sporta N° 28 - Anno XIII 


ma 


AZIENDA SANITARIA DI FIRENZE 
Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio 
Via di Torre Galli, 3 - Firenze 
U.O. ll Chirurgia Generale 
Direttore Paolo Casetti 


“La soluzione dell'enigma del 
morbo di Crohn e riflessi 
di ordine clinico” 


Lezione Magistrale di Luigi Tonelli 


Il Prof. Luigi Tonelli mentre illustra le varie 
Sabato 19 dicembre 1998 manifestazioni della malattia di Crohn. 
Aula MUNTONI 


Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio 
Via di Torre Galli, 3 - Firenze 


Il Prof. Tonelli con il suo ferrista 
Roberto Danti e il Dott Paolo Casetti. 


Il Prof. Tonelli con la figlia Francesca 
Biologa del nostro Laboratorio Analisi. Il Prof. Tonelli con alcuni dei presenti. 


La Sporta N° 28 - Anno XIII 


Abbiamo ricevuto 


Cassa DI RISPARMIO DI FIRENZE: 
170 ANNI DA “RACCONTARE” 


In occasione del 170° anniversario di fondazione della Cassa di Risparmio di 
Firenze (1829-1999) è stato pubblicato per i tipi della casa editrice Polistampa, 
un volume dal titolo Le “Opere e i giorni”. Vicende storiche, lavoro, vita 
quotidiana di una Banca nel suo territorio, curato da Emanuele Barletti, 
responsabile dell’ Archivio e Museo Storico della Cassa e studioso di storia 
locale fiorentina e toscana. Il libro è destinato a marcare in modo duraturo 
l’evento del 170° ben oltre quest’ultimo scorcio di fine secolo, sia per i 
contenuti, sia perchè riempie una lacuna oggettiva nella migliore conoscenza 
dell’Istituto di Credito fiorentino. E’ evidente la citazione letteraria ripresa 
idealmente da Esiodo: Infatti, come nelle Opere e i giorni d’Esiodo è . 
rappresentata la condizione dell’uomo che si muove attraverso il tempo e le 
stagioni vivendo onestamente del proprio lavoro, così anche nelle Opere e i 
giorni della Cassa di Firenze i protagonisti sono il lavoro e le persone che 
hanno reso possibile lo sviluppo della Banca di Via Bufalini. Si vuole 
richiamare l’idea di un’attualità in movimento piuttosto che di un passato 
prossimo o remoto irrimediabilmente trascorso, in modo da evocare così lo 
spirito e il senso stesso di un’istituzione che in ogni modo ha segnato la vita 
sociale ed economica della Toscana e continua a farlo, anche alla presenza di 
passaggi epocali che non necessariamente transitano attraverso lo spartiacque 
cronologico del terzo millennio, ma già è in atto in tutta una serie di 
cambiamenti e trasformazioni che interessano la società civile nei suoi vari 
livelli. La linea conduttrice che fa da sfondo all’esposizione narrativa ruota 
attorno al modo di essere, alla ‘vocazione’ della Banca fiorentina che ha 
sviluppato una sua peculiarità e propri caratteri distintivi, i quali trovano un 
preciso riscontro nell'ambiente storico in cui è sorta e nel territorio con cui si 
è andata via via confrontando in maniera sempre più capillare ed estesa. In generale, chi cercasse nelle pagine del volume momenti di una ‘storia 
alta’ o i grafici con i grandi numeri che scandiscono la crescita esponenziale dell’Istituto nel suo avvicinarsi al 2000, resterebbe forse deluso. Ci 
troviamo dinanzi ad un libro di banca un po” atipico in cui poco si parla di movimenti finanziari e molto di storia del costume. D'altro canto lo 
sforzo editoriale che viene a coincidere felicemente, ma pur sempre occasionalmente con la scadenza del 170° anniversario è in qualche modo 
sottratto a tentazioni celebrative fini a se stesse, anche perchè muove, per così dire, da ‘lontano’ quando alcuni anni fa emerse la prima ipotesi di 
realizzare un percorso della memoria, in modo da ‘raccontare’ la Banca più che magnificarla facendo emergere quella ‘storia non-scritta” delle 
piccole minute cose, della quotidianità vissuta che solo una paziente opera investigativa può riportare alla luce. Un altro elemento caratterizzante 
consiste nel fatto che la pubblicazione è stata realizzata quasi interamente all’interno dell’Istituto, attraverso una fitta rete di collaborazioni che 
direttamente o indirettamente ha coinvolto circa cinquecento persone. Il libro è il frutto in definitiva di una ricerca durata quattro anni e svolta 
in più direzioni e che solo in parte si avvalsa di strumenti bibliografici esistenti, potendo piuttosto attingere principalmente a fonti inedite e 
materiali d’archivio inesplorati oltrechè ai ricordi dei protagonisti, sostanzialmente le donne e gli uomini che lavorano o hanno lavorato per 
l’Azienda. Dopo aver passato in rassegna l’inevitabile ufficialità dei primi capitoli ‘istituzionali’, nei quali ci si sofferma sulle vicende più 
strettamente storiche, sulla galleria dei presidenti e direttori che si sono succeduti alla guida dell’Istituto, ci si addentra finalmente negli spazi del 
lavoro. E’ innanzi tutto sottolineata la ‘missione’, ossia ciò che concerne la vocazione propria dell’ Azienda che è quella del ‘raccogliere’ e del 
‘prestare’ denaro. Segue tutta una sezione dedicata agli strumenti della comunicazione, cioè le modalità con cui la Banca, per conseguire i suoi 
fini, si è proiettata all’esterno mediante manifesti, depliant, slogan, campagne promozionali. Gli ‘oggetti’ legati alla prassi quotidiana dell’Istituto 
nel tempo e le ‘persone’ appuntano gli impiegati rivisitati nei loro ruoli ed anche nel loro aspetto fisico attraverso uno spettacolare repertorio 
fotografico, implementano questo excursus d’ulteriori suggestioni evocative. Vengono poi passaggi dedicati ad altre attività che la Cassa di 
Risparmio di Firenze ha curato negli anni distinguendosi anche qui in modo particolare: l’attenzione rivolta alla valorizzazione del patrimonio 
artistico e librario di proprietà i progetti editoriali, i contributi periodicamente elargiti per sostenere le iniziative sociali e di pubblica utilità, la 
cultura, lo sport, la musica, la ricerca scientifica. Un altro fondamentale capitolo del libro è costituito dalle schede sulle Agenzie più antiche 
della Cassa. Mediante le Filiali, infatti, si estrinseca il rapporto con il territorio, le cui stratificazioni storiche trovano per lo più un coerente 
riscontro con la presenza della Cassa secondo una consolidata interazione socio-economica che ha radici antiche. 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini 


Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Maria 
i Montanari 
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Della 
Tel. e Fax +39(0) 55 218839 Lena, Lorenzo Recchia 


Impaginazione in proprio 
x . Stampa: Duplioffset Prato 
E-mail sgd@dada.it Reg. Trib. n° 3815 del 17/3/89 


URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all'Unione Stampa Periodica 


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La Sporta *£ 


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La Sporta - n° 29 Dicembre 99 - Anno XII 


Notiziario trimestrale dell’ Associazione San Giovanni di Dio - C.P. 521 - 50100 Firenze Italy 


tel. e fax + + 39 55 218839 - E-mail sgd@dada.it URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html 
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze 


La Sporta 2 N° 29 - Anno XIII 


La Copertina 
Amerigo, farà maifempre di Firenze la gloria, che il Vefpucci abbia fcoperto il più gran 
continente, che fi conosca al Mondo, e checchè fia quel di più, che forfe attribuì a fe medesimo 
il Vefpucci, se gli condona, come effetto affai ordinario negli Spiriti accefi dalla emulazione, 
e noi ad onore di si illustre Fiorentino daremo il fuo ritratto in bronzo, come trovafi nel 
Museo del Signor Ignazio Orfini. 

VII. E tornando allo Spedale, offerveremo un Cartello di marmo bianco fulla pota del 
Convento con la seguente Iscrizione fatta dall’ Abate Anton Maria Salvini: 


| 


AMERIGO VESPVCCIO PATRICIO FLORENTINO 
OB REPERTAM AMERICAM 
SVI ET PATRIAE NOMINIS ILLVSTRATORI 

AMPLIFICATORI OBIS TERRARVM 

IN HAC OLIIM VESPVCCIA DOMO 
A TANTO DOMINO HABITATA 

PATRES IOANNIS DE DEO CVLTORES 
GRATAE MEMORIAE CAVSSA. 
A.S. MDCCXIX 


“S.Richa “Notizie Istoriche delle Chiese Fiorentine” Vol. IV Firenze 1756 pag 24-34. 


I Vespucci e San Giovanni di Dio 


Su questo numero del nostro notiziario appare in prima pagina l’immagine di 
Amerigo Vespucci. 

Il complesso immobiliare dei Vespucci in Borgo Ognissanti e’ Pantica sede 
del nostro Ospedale. 

Vi e’ dunque un legame storico fra la nostra Associazione che vuol tener viva 
l’immagine e lo spirito del San Giovanni di Dio ed il grande navigatore 
Amerigo. E’ anche come fiorentini che rivolgiamo il nostro pensiero a questo 
nostro grande cittadino, che e’ inserito fra le prime luci del nostro firmamento 
affollato dai piu’ grandi artisti, scienziati e dai navigatori-esploratori, a cui 
egli appartiene. 

Firenze e’ stata nei secoli fino ad oggi il centro della cultura e dei pensatori 
che storicamente hanno sempre precorso i tempi in tutti i campi, ed e” dunque 
su questa radice culturale che dobbiamo pensare ancora di far crescere e di dar lustro alla nostra citta’ ed a 
questo intento dobbiamo tutti essere impegnati. Ci avviciniamo alle Feste ed insieme agli auguri per Voi e 
per tutta la Famiglia, esprimo l’augurio che Firenze ritrovi la sua vera vocazione. 


1 o da Late 


Calendarietti 


Grazie alla Provincia Romana dei Fatebe- 
nefratelli abbiamo anche quest’anno i 
calendarietti dell’anno 2000 


Sommario 


La copertina‘ iesiti DERRIER, pag 2 
I Vespucci e S.G.diD. 
Calendarietti .............. fin È pag 3 
Inaugurazione ...... AN e: pag 4-5 
Infettivologia ena Dida pag 6 
Amerigo Vespucci .. ......... Riga LE pag 6 
A Roma per S. B. Menni ................ pag 7 
AA Endoarterectomia carotidea 
ema I SUDE DADA IT hp e aloe him Pensionamenti kst.. Airein pag 8 
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini 
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Maria 
o Montanari 
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Della 
Tel. e Fax +39(0) 55 218839 Lena, Lorenzo Recchia 


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p Z Stampa: Duplioffset Prato 
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URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all’ Unione Stampa Periodica 


La Sporta 4 N° 29 - Anno XIII 


Inaugurazione 


E’ stata una grande giornata, che purtroppo non persiano descrivere, per motivi di spazio. 
Le immagini potranno rendere l’idea. 


Il Dott. Marco 
Geddes da Filicaia, 
all’epoca Assessore 
alla Sanità del Comu- 
ne di Firenze, colui 
che, insieme alla 
Dott.ssa Monica 


Centro di documentazione per 


„la storia della sanità fiorentina 


oneri 26 Alena 1999 


ose FFC Bietti ha dato nuovo 
impulso al Centro, al 
Snanguraxicre restauro e riordino 


degli ambiemti e al 
materiale storico-ar- 
tistico. 


VAL PAZZA Ci 


Il Dott. Enrico Ghidetti, Direttore del Centro 


Il Dott.Geddes e il Dott. Paolo Menichetti, Direttore Ge- 
nerale dell’Azienda Sanitaria di Firenze, si intrattengono 


nella Portineria con Fra Bartolomeo Coladonato OH. La Portineria dell’ospedale affollatissima. 


La Sporta 5 ._ N°29-Anno XIII 


Fra Barto- 
lomeo posa 
sotto il bu- 
sto d’ar- 
gento di 
San Gio- 
vanni di 
Dio. (Ab- 
biamo già 
provveduto 
ad ordinare 
una teca in 
plexiglas 
nero). 


Il nostro Presidente, Lapo Mazzei con Fra 
Bartolomeo, Fra Elia Tripaldi e Fra Antonio 
Botticelli. 


Il Dott. Geddes 
davanti alle tele 


dei Generali 
dell’Ordine 


La grande tela, di 
autore sconosciu- 
to, attualmente in 
restauro, rappre- 
senta S. Pio V che 
comunica nel 
1572 ai Fatebene- 
fratelli il ricono- 
scimento come 
Istituto Religioso 
di Diritto Pontifi- 
cio. Stanza restaurata al I piano 
del Vecchio Ospedale 


Il Dott Geddes con il Sig. Moschini 
e il Dott.Balatri 


Il Prof. Gambaccini, il Prof. 
Lucci, il Prof. Lai e il Prof. 
Caini, medici e chirurghi, or- 
mai tutti pensionati, che han- 
no trascorso molti anni nel 
Vecchio Ospedale, sono torna- 
ti, commossi e compiaciuti 
dell’opera del Dott. Geddes e 
della Dott.ssa Monica Bietti. 


La Sporta 6 N° 29 - Anno XIII 


Infettivologi 


APPUNTAMENTO 


ore 12 di sabato 16 ottobre 1999 


in 


AULA MUNTONI 


UN SALUTO 
AGLI INFETTIVOLOGI 
CHE DOPO 6 ANNI DI PROFICUA 
E AMICHEVOLE 
CONVIVENZA 
CI LASCIANO 


Il Prof. Paradisi mentre rivolge il suo saluto a 
quanti sono venuti a questo appuntamento per 
salutare con rimpianto il trasferimento del re- 
parto universitario di Malattie Infettive nei 
nuovi padiglioni del Policlinico di Careggi. 


° e Riportiamo in questo numero solamente la locandina e una 

Amerigo Vespucci foto del I° gruppo di relatori nella giornata dedicata ad 
Amerigo vespucci. Ci proponiamo di dedicare a questo ar- 
gomento il prossimo numero. 


Regione Toscana pai 


fu D 
È de 
Azienda Sanitaria di Firenze $ ‘i o3 


Corso di Aggiornamento Obbligatorio "xt 


LA ENDOARTERECTOMIA CAROTIDEA : 
INDICAZIONI, CHIRURGIA E MONITORAGGIO 
INTRAOPERATORIO 
- APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE - 


Venerdì 4 Dicembre 1998 


Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio - Firenze - 
- Aula Muntoni - 


Organizzato dalla 


U.O. Chirurgia Vascolare 
Azienda Sanitaria di Firenze 
Direttore : Dott. Marlo Cecchi 


dalla 

U.O. Neurologia 
Azienda Sanitaria di Firenze 

Direttore ; Dort. Gaetano Zaccara 


e daila 
Associazione San Giovarni di Dio 


La Sporta 


A Roma per San Benedetto Menni 


. “SAN BENEDETTO M 
CANONI 


21 novembre 1999 
Roma, Basilica di San Pietro 
Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesit 
Ciusa Generalizia: Piazza Salemo, 3 
Ordine Öspeda aliero di San Giovanni di Dio (FRF) 
Curia Generalizia: via della Novetta, 263 


+- 


—_ASGAAZIONE 
N3ICIANNI 0 DIO ; 


ms S E onos (8 MARR i985 {ar 
wi 7 


Con il Vescovo Fatebenefratello 
S.E. José Luis Redrado Marchite 
Segretario del Pontificio Consiglio 
della Pastorale per gli Operatori 
Sanitari e Fra Costantino Dalla 
Mura medico omeopata dell'ospe- 
dale dell'Isola Tiberina. 


Durante la cerimonia, nella ba- 
silica sotto la grande statua di 
San Giovanni di Dio. 


7 


N° 29 - Anno XIII 


Immersi nella enorme folla dei pellegrini, molti dei quali venuti 
dalla Spagna, che deve a San Benedetto Menni la rinascita 
dell’Ordine nella sua sede originaria, abbiamo ringraziato anche 
noi San Benedetto e gli abbiamo chiesto aiuto per la nostra 
Associazione e il nostro Ospedale.Ci siamo sentiti orgogliosi, 


ASSOCIAZIONE i 
SAN GIOVANNI DI DIO È 


FONDATA LB MARZO 1985 
f} 


Con Fra Pascual Piles, Padre 
Priore Generale dell’Ordine. 


‘con il nostro stendardo di 


esserci. Non avendolo potuto 
spiegare all’interno della 
basilica (il regolamento ora 
lo vieta), lo abbiamo montato 
in fretta sul sagrato e abbiamo 
fatto queste foto. 


m 


FIRENZE | 


Con Fra Pascual Piles, Fra 
Josè Muñoz, P. Provinciale di 
Andalusia e Fra Josè Maria 
Larrù. 


La Sporta 8 N° 29 - Anno XIII 


Endoarterectomia carotidea 


Con grande ritardo (un anno) pubbli- 


VISI 


figa i 5*| chiamo la locandina e 2 foto di un im- 
Aenda Sanitaria di Firenze 3 j 2 $ à 
) portante corso di aggiornamento sulla 
Corso di Aggiornamento Obbligutorio | "POW 
; rs endoar- 
INDICAZIONI CIRURGIA. È MONITORAGGIO terecto- 
INTRAOPERATORIO 
- APPROCCIO _MULTIDISCIPLINARE - mia ca- 
Venerdi 4 Dicembre 1998 rotidea, 
Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio - Firenze - ch e d a 


-Aula Muntoni ~ 


Cr dla molti anni viene praticata con successo 
| nel nostro ospedale. Nell’ occasione il 


Il Dott. Mario Cecchi primario : > i N 
della Divisione di Chirurgia Dott. Balatri ha ripercorso la storia del 


Vascolare del nostro Ospedale. l’ospedale dal 1382 a oggi. 


UO. Chirurgia Vascolare 
Aziendu Sanitaria di Firenze 
Direttore : Doat. Maria Cece) 


dalla 
Amocizzione Suo Giovanni di Dio 


° ə Si sono messi tutti d’accordo per fare una grande festa, e ci 
Pensionamenti sono proprio riusciti, a decine sono scesi da tutti i reparti e 
hanno affollato l’aula Muntoni usufruendo di un accurato 
buffet, preparato dagli infaticabili Carlo Romani e Renzo 

Logli, responsabili della Cassa Mutua interna. 


i È 
CORRADO PASQUALE 
CAMAIANI ENIO 
GARGALINI MARIO 
MARANGHI GIULIANO 
MARINIELLO GENESIO 
PIERINI PAOLO 
SUSINI FRANCESCO 
TARTARI FRANCO 
TRIPODI MONICA 


La Sporta +f 


| La Sporta - n° 30 Novembre 2000 - Anno XIII 


Associazione San Giovanni di Dio - C.P. 521 - 50100 Firenze Italy 


tel. e fax + + 39 55 218839 - E-mail sgd@dada.it.  www.dada.it/asgdd/sgddhome.html 
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze 


La Sporta 


La statua di San Giovanni di Dio 
al Nuovo Ospedale 


2 N° 30 - Anno XIII 


La statua in terracotta 
è stata realizzata dal 
Dott. Francesco Vetto- 
ri, che vediamo a 
fianco e all’opera nella 
fornace Montecchio a 
San Donato in Poggio. 


Preparazione La statua arriva in ospedale trasportata dalla ditta 
La del basamento Fratelli Mattolini Scandicci. 
i della statua e 

cantiere. 


Il Dott. Francesco Vettori è stato chirurgo del Pronto 
Soccorso di San Giovanni di Dio dal 1971. Nel 1989 
si dimette dall’ospedale per dedicarsi alla medicina 
domiciliare nel suo paese. E’ stato uno dei primi medici 
che nel 1973 ha praticato a Firenze l’agopuntura, 
appresa da Don Taddei sacerdote di Monrocco e 
specializzatosi poi a Torino alla Scuola del Professor 
Roccia. Attualente continua la sua attività di medico e 
di artista a San Donato in Poggio. (Tel. 0039 55 
8077557) 


ei, 
i EF 


La Sporta 3 N° 30 - Anno XIII 


8 Marzo 


Festa di San Giovanni di Dio 


L’8 Marzo 2000 inaugurazione della statua di San Giovanni di Dio. Nell’occasione era presente il Vescovo 
Fatebenefratello S. E. Josè Luis Redrado Marcite Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli 
Operatori Sanitari. Accompagnato da P. Umberto Rufino M. I. cappellano, da P. Bartolomeo Colodonato O. 
H. e Fra Costantino Dalla Mura O. H. circondato dai volontari e dipendenti dell’ ospedale, Mons. Redrado ha 
scoperto e benedetto la statua. 


La Sporta N° 30 - Anno XIII 


Mons. Redrado insieme a 
Fra Costantino dalla Mura 
Fra Bartolomeo Coladonato 
Fra Calisto Liberti e P. 
Umberto Rufino. 


Il gruppo “Giovanni 
Bonelli” dei volontari 
ospedalieri intorno a 
Mons. Redrado. 


Come ormai da molti anni è stata eseguita la “Missa Brevis” S. Johanni 
de Deo per coro e orchestra di F. J. Hydn, con l’orchestra “Anonimo 
Fiorentino” diretta dal maestro Saverio Lanza, soprano Kate Rakic. 


La Sporta 5 N° 30 - Anno XIII 


Caro Massimo 


Neanche noi sospettavamo che i tuoi dolori del settembre scorso erano la punta di un iceberg che 
in pochi mesi ti avrebbe portato alla morte e come te siamo rimasti costernati dalla diagnosi della 
malattia che hai sopportato alternando speranza e rassegnazione. L’amico Lorenzo Maggi, che 
più di tutti noi ti è stato vicino fino all’ultimo, sicuramente ricorderà questi tuoi sentimenti. E’ 
stata la tua una malattia rapida e dolorosa che ci ha portati tutti a riflettere. Che cosa farà Massimo 
ora, e che cosa penserà, in poche parole se fosse toccato a noi. Ti ricordiamo sorridente, come eri 
quasi sempre, con i tuoi giochi di parole, le tue battute e le tue famose barzellette, sempre ascoltate 
e poi ripetute per tutto l'ospedale, con i tuoi giudizi diagnostici, con la tua sicurezza anche nelle 
situazioni più difficili. Ti angustiavi sempre perché girandoti indietro non vedevi più giovani 
medici entusiasti come eravamo noi agli inizi della nostra attività, ai quali rivolgere consigli e 
insegnamenti. Ci rimane solo la speranza che gli anni, le difficoltà e le esperienze che abbiamo 
vissuto possono essere trasmesse a chi ci seguirà. Sei partito un po’ troppo presto, ti vorremmo 
ancora qui per avere quella tranquillità che sapevi infondere soprattutto in questo periodo così 
difficile. 


Il Dott. Massimo Goggoli (12/7/19444 - 4/2/2000) Laureatosi a Firenze ha iniziato la sua attività agli inizi 
degli anni 70 nell’ospedale di San Giovanni di Dio, come assistente e poi aiuto chirurgo del Prof. E. Muntoni, 
distinguendosi nella chirurgia d’urgenza, dell’apparato digerente e della mammella. 


La Sporta 6 N° 30 - Anno XIII 


Una ricerca 


La classe II F della Scuola Media Machiavelli, con la Professoressa Anna Conti. 


La classe II F sta portando avanti in collaborazione con la sezione didattica degli Uffizi una ricerca ambientale 
su “Piazza Ognissanti e dintorni” per scoprire le radici storiche artistiche e sociali della propria zona. Chiese, 
monumenti, alberghi, “Spedali”, oratori, che sono stati visitati, riscoperti e valorizzati da questa loro ricerca. 


A protezione 


Consegnata al Dott. Alberto Appiccia- 
fuoco la Statua di San Giovanni di Dio, 
riproduzione della grande statua opera di 
Della Valle (1745) che si trova nella 
Bsilica di San Pietro a Roma fra le statue 
dei fondatori degli Ordini religiosi. 

(La Sporta N° 7-8 1990) 


La Sporta 


Simonetta Cattaneo Vespucci 


La famiglia Vespucci è stata una fra le più potenti 
‘famiglie fiorentine del quattrocento toscano e 
quanto a prestigio, è stata la sola che abbia lasciato 
una traccia storica pari a quella della famiglia 
Medici. Quindi, una famiglia di tutto rispetto, per 
cui, distruggere il suo ricordo e quel poco che è 
rimasto del suo operato, equivale a negare una 
parte della storia di Firenze che è proprio quella 
che ha contribuito in assoluto al prestigio odierno 
della città. Infatti se milioni di turisti frequentano 
Firenze, molto è dovuto anche al casato Vespucci. 
Le testimonianze storiche confermano che è stata 
una donna Vespucci, quella che ha dato il suo volto 
alla primavera di Sandro Botticelli. Quale altra 
nobile famiglia fiorentina può vantarsi di tanto? 
Nessuna. Eppure, la Firenze del duemila, sembra 
volutamente ignorare l’importanza storica di 
questo casato, nonostante il nome dei Vespucci 
sia conosciuto in tutti i continenti, non solo per 
Amerigo Vespucci, ma perché la prima donna 
entrata nella storia di Firenze e rimasta famosa 
per la sua eccezionale personalità, è stata 
Simonetta Cattaneo Vespucci. Simonetta, nata a 
Genova nel 1451, da una famiglia di Dogi, per 
parte di madre, aveva ricevuto l'educazione tipica 
dei signori, severa, austera, responsabile e schietta. 
Dotata di grande bellezza e dolcezza d’animo, 
aveva il fascino di una signorilità squisita. Così 
giunta a Firenze, dopo aver sposato Marco 
Vespucci con un matrimonio combinato per scopi 
politici, in vista di una alleanza tra Firenze e 
Genova, la sua solo presenza è stata più che 
sufficiente per conquistare la corte dei Medici e 
tutta la città. A contatto con Lorenzo il Magnifico 
ed i più grandi nomi del Rinascimento, intelligente 
e colta, non ha tardato ad essere riconosciuta come 
la bella e la regina di Firenze. Sandro Filipepi 
detto il Botticelli, era suo vicino di casa. Artista 
raffinato quale era, aveva subito individuato, nella 
bella genovese, l’ideale perfetto della bellezza 


femminile quale lui la sognava; una bellezza fisica. 
dalla quale trasparisse una equivalente bellezza 


spirituale; tutta l’armonia del creato. E fu un 
amore grande e tempestoso come il mare, l’amore 
di tutta una vita. Simonetta, invece, ignara di 
quanto le accadeva intorno, frequentando i 


N° 30 - Anno XIII 


Medici, aveva conosciuto Giuliano, fratello di 
Lorenzo e si era accorta di amarlo. Giuliano, da 
parte sua, l’aveva amata al primo sguardo. Forte 
della sua posizione, aveva iniziato a farle una corte 
serrata e spavalda, ricorrendo ad ogni mezzo per 
conquistarla, mentre tutta Firenze si stava 
rendendo conto di ciò che stava accadendo. Fatto 
incredibile, tutti parteggiavano per questo idillio, 
senza gridare allo scandalo, anzi commossi, 
perché Simonetta era una creatura eccezionale e 
sapevano che lei non avrebbe potuto avere 
nessuna speranza per il suo amore. La famiglia 
Vespucci, anche se contrariata, non osava fare 
accuse, consapevole che in un matrimonio 
combinato, poteva essere inclusa anche una storia 
d’amore che non avrebbe mai avuto un futuro. 
Così tra giostre, feste e balli la storia è continuata 


La Sporta 


per alcuni anni, finchè, nello splendore della sua 
giovinezza, Simonetta muore il 26 aprile del 1476. 
La sua morte lascia perplessi. Due anni dopo, 
esattamente il 26 aprile 1478, Giuliano viene 
assassinato nella congiura dei Pazzi e Lorenzo il 
Magnifico accusa apertamente il suocero di 
Simonetta, quale partecipe alla congiura. E perché, 
la storia di Simonetta si è conclusa in una storia 
d’amore e di morte? Per una vendetta dei 
Vespucci? Sembra logico sospettarlo, se, lo stesso 
Lorenzo il Magnifico, che voleva molto bene ai 
due giovani, lo ha fatto. Dopo queste morti 
sembrava che questa storia fosse destinata 
all’oblio. Invece, avviene un miracolo. Coloro che 
hanno amato Simonetta, non la vogliono perdere. 
La vogliono riportare in vita e per sempre. Sandro 
Botticelli trasforma la sua arte in un continuo 
omaggio per lei. Oggi, quando i turisti vanno ad 
ammirare la “Primavera” di Sandro, accompagnati 
da una guida, vengono informati che il volto di 
Primavera è il volto stesso di Simonetta. Non 
sanno che la Primavera è un dipinto del tutto 
particolare perché non è soltanto una allegoria, è 
il racconto di una storia autentica, quella di un 
amore struggente ed infelice del grande maestro. 
I quale dipingendo Simonetta, l’ha consegnata alla 
storia e l’ha resa immortale. Ammirando questo 
capolavoro bisognerebbe entrare in punta di piedi 
in questa realtà, lontana nel tempo, viva ed intatta 
nell’emozione del presente. Lo sfondo del dipinto 
è un tipico paesaggio ligure con un boschetto 
d’aranci; un omaggio alla terra natale di lei. Il 
volto di Simonetta è perduto lontano, anche se 
Giuliano è quasi al suo fianco. Si direbbe che 
guardi direttamente negli occhi il suo pittore 
mentre la dipinge, un po’ sorpresa e grata di tanto 
dono. Sarebbe bello, completare l’emozione di 
questo dipinto, con i versi del Poliziano e con la 
musica della Primavera di Vivaldi. 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO 


C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) 
Tel. e Fax +39(0) 55 218839 


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N° 30 - Anno XIII 


- Mia natal patria è nell’aspra Liguria, 

-  Sapor’ una costa alla riva mattutina. 

- Quilieta mi dimora Simonetta. 

- Poi con occhi più lieti e più ridenti, 

- Tal che il ciel tutto rasserenò d’intorno, 
- Mosse sovra l’erbetta a passi lenti 

- Con atto d’amorosa grazia adorno, 

-  Mal’erba verde sotto i dolci passi 

- Bianca, gialla, vermiglia, azzurra fassi. 


Gina Ballerini 
Gina Ballerini è genovese, appassionata dell’arte 
del 400. Vive attualmente a Firenzuola in Via della 
Ca’ Rossa 7 50033 Firenzuola Tel. 055 8198946 


Piccolissimo presepe del Guatemala come dono 
dell’ Associazione nel Natale 99 ai ricoverati. 


Sommario 

La statua di S. Giovanni di Dio ...................... pag. 2 
$ Marzo la festa arl pag. 3 
Caro Massimo cirio pag. 5 
UBI eine pag. 6 
A PTOEZIÖNE parle pag. 6 
Simonetta Cattaneo Vespucci ......................... pag. 7 
Presepino Guatemateco .................................. pag. 8 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Ma- 
ria Montanari 

Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Della 
Lena, Lorenzo Recchia 

Impaginazione in proprio 

Stampa: Duplioffset Prato 

Reg. Trib. n° 3815 del 17/3/89 

Associato all’ Unione Stampa Periodica 


Associazione San Giovanni di Dio - C.P. 521 - 50100 Firenze Italy 


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Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze 


La Sporta 


A Roma Giubileo 
dell’Associazione 


Sabato 25 Novembre, a piedi, dalla Stazione, 
quasi di corsa, siamo giunti nella piazza di S. 
Pietro, che era già affollata di fedeli in attesa 
del S. Padre. Accompagnati da Fra Martin 
Mendez, abbiamo raggiunto il palco sul lato 
destro dell’altare (vedi foto copertina), da dove 
abbiamo seguito la Santa Messa.Era una 
giornata bellissima, quasi primaverile, con un 
sole splendido. In piedi sulla sua auto, fra gli 
applausi della piazza e’ arrivato il S.Padre. 
L’emozione e la contentezza di vederlo e 
ascoltarlo sotto il nostro stendardo ci ha pervasi 
per tutto il tempo e anche dopo che il S. Padre 
ha lasciato il sagrato della basilica. Terminata 
la manifestazione, Fra Martin, passando dalla 
Porta Santa ci ha condotti all’interno della 
Basilica e siamo andati a pregare sotto la Statua 
di san Giovanni di Dio. Abbandonata la Basilica 
sempre a piedi ci siamo diretti verso la stazione 
facendo una breve sosta nella chiesa di S. 
Maria Maggiore. 


2 N° 31 - Anno XIII 


Recuperare 1 valori dello spirito 


Siamo giunti all’ultimo Natale del secolo XX ed 
al primo capodanno del secolo XXI. Una 
circostanza eccezionale che tocca alla nostra 
generazione. Dobbiamo perciò insieme alla gioia 
ed alla pace interiore, essere indotti alla 
meditazione, nella capanna di Betlemme, duemila 
anni fa, con la nascita di Gesù ebbe inizio la 
redenzione dell’umanità attraverso il suo 
insegnamento e il sacrificio della sua vita, e questo 
sublime atto di amore, ha dato all’uomo la 
coscienza della sua dignità e la certezza del suo 
destino. L’epoca attuale sembra allontanarsi dalla 
radice cristiana adagiandosi 
acriticamente nel visibile, nel 
tangibile, nel terreno, nel 
materialismo. Dobbiamo 
dunque recuperare i grandi 
valori dello spirito e, con essi, 
rianimare la società. Il 
Capodanno, con il suo fascino 
dell’inizio di un secolo e gli 
interrogativi che propone, ci 
deve far riflettere sul dovere 
di ognuno di noi a contribuire 
ad un futuro che tutti 
vorremmo sereno, attento allo 
spirito ed alle tante sofferenze 
` dell umanità. 

Auguri a tutti voi ed alle vostre 
famiglie di ogni bene e di 
serenità. 


A è L- (ARTO 


La Sporta 


N° 31 - Anno XIII 


Festa per Sergio Moschini 


anaont 


Entrato in ospedale il 30 settembre 1968 come 
impiegato ha successivamente ricoperto la carica di 
Economo che ha mantenuto fino al giorno della 
pensione. Curiosa coincidenza: ha iniziato la sua 
carriera con il rinnovo del reparto Paganti del vecchio 
ospedale e l’ha chiusa con il rinnovo del reparto 
Paganti al nuovo ospedale. Nel maggio-giugno del 
1982 ha coordinato l’organizzazione generale e 
l’arredo del nuovo ospedale mantenendo un organico 
che allora contava 95 persone (portinerie, centralino, 
autisti, dispensa, cucina, guardaroba, commessi etc). 
Osservatore acuto degli avvenimenti dell’ospedale, 
e’ stato sempre un punto di riferimento generale per 
tutti che in questo giorno di festa lo hanno onorato 


con una grande manifestazione di simpatia. 
Nell’ultimo anno ha trovato il tempo di scrivere e 
ricevere un premio letterario nominale con “Quando 
la campagna era verde” (Edito da Masso delle Fate 
Tel. 0558734414) un libro autobiografico che 
racconta dei suoi trascorsi giovanili in campagna. 


La Sporta N° 31 - Anno XIII 


Una visita molto gradita 


Battistero 


Piazza della Signoria 


Ponte vecchio 


La Sporta N° 31 - Anno XIII 


Partiti da Valladolid, guidati da Fra Juan Antonio Diego Esquîvfas e Fra Luis Maté ambedue da 
Valladolid, il 13 di Agosto per le “Giornate mondiali della gioventu’” a Roma, 45 persone di 
provenienza da varie parti della Spagna (Palencia,Toledo, Cáceres, Madrid, Valladolid, Salamanca, 
Bfîlbao, Granada, Guadalajara, Léon, Pamplona) in prevalenza giovani, dopo il soggiorno a Roma, 
sono passati da Firenze per trascorrere una giornata nella nostra citta’ per poi dirigersi a Trivolzio 


e quindi tornare in Spagna. 


21 Agosto, un pò di corsa. 

Da Roma al Battistero dove Mons. Sessa stava aspettando per iniziare la S. Messa ; poi per le vie 
del centro fino a Piazza Signoria , Ponte Vecchio, SS. Apostoli, Borgo Ognissanti dove nel chiostro 
del convento i Volontari avevano preparato un pranzo. Visita alla Portineria e Chiesa del Vecchio 
Ospedale, pernottamento nella palestra dei vigili del Fuoco del Distaccamento di Firenze Ovest. 


Nella portineria del vecchio ospedale. 


Riuniti dopo il pranzo nel Chiostro di 
Ognissanti con Padre Batazzi e i 
volontari in un abbraccio fraterno. 


La Sporta 6 N° 31 - Anno XIII 


San Sergio 


Entusiasti del loro nome, Sergio 
Balatri e Sergio Moschini, sono 
frequentatori ormai da anni 
della Casa San Sergio, Casa 
Madre della “Comunità dei 
figli di Dio” a Settignano. 

Il Monastero infatti, per 
l’amore del P. Barsotti alla 
spiritualità russa e orientale e’ 
dedicato a S. Sergio di Radonez 
(1314-1392) patrono della 
Russia ed è l’unico monastero 
dedicato a San Sergio in Italia. 
La “Comunità dei Figli di Dio” 
e’ stata fondata da Don Divo Barsotti a Firenze nel 1947. All’inizio si trattava di un gruppo di 
signore che chiese a Don Divo una direzione spirituale. Don Barsotti diede loro un programma di 
vita che prevedeva anche una lettura della Bibbia costante e la preghiera delle ore (Lodi, Vespri,ecc..) 
che allora erano cose non usuali per i laici. I membri della comunità erano laici, i quali dopo un 
poco di tempo, si organizzarono in più gruppi, anche fuori Firenze. E’ una comunità di spiritualità 
monastica, formata da laici consacrati, da laici con i voti, e da quindici anni anche da religiosi che 
vivono in piccoli monasteri. Al momento d’oggi i membri della comunità sono circa 2000, 40 sono 
i membri della vita comune di cui 8 sacerdoti, non più solo in Italia ma anche in Africa (Benin), 
Australia e Sri Lanka. I membri della comunità si impegnano ad una vita di preghiera, di monachesimo 
“interiorizzato” di formazione spirituale. I valori principali sono la vita delle Virtù Teologali, la 
preghiera, l’amore alla liturgia. La comunità organizza incontri di spiritualità, scuole di preghiera e 
i membri si incontrano tutte le settimane per un incontro di preghiera e formazione, tutti i mesi per 
una giornata di ritiro e una volta all’anno un corso di esercizi spirituali di 5 giorni. 


Divo Barsotti ; 

Nato nel 1914 a Palaia (Pisa) è stao ordinato a San Miniato (Pisa) nel 1937. Dopo alcuni anni di insegnamento 
nel seminario di quella città, si è trasferito, nel 1945, a Firenze-Settignano, dove risiede tuttora. Ha insegnato 
teologia sacramentaria nello Studio teologico (ora Facoltà) di Firenze. Ha fondato e dirige un movimento di 
vita spirituale, la “Comunita’ dei Figli di Dio”, riconosciuto dall’Arcivescovo di Firenze Silvano Piovanelli 
nel 1984 come Associazione pubblica di fedeli. E’ uno dei teologi e mistici contemporanei più degni di 
attenzione: vasta è la sua produzione bibliografica, parte della quale è stata tradotta in lingue straniere 
(francese, spagnolo, inglese, fiammingo, polacco, croato, russo e altre, tra cui anche giapponese). Oltre a 
commenti su libri della sacra Scrittura, diari, poesie e biografie, molte sue pubblicazioni riguardano argomenti 
di spiritualità cristiana, testi o persone dell’esperienza religiosa orientale. Collabora all’Ossevatore Romano, 
all’Avvenie e a varie riviste di ascetica e di spiritualità. Nel 1984 ha vinto a Potenza il primo premio Città di 
Potenza per la letteratura con il libro “La religione di Giacomo Leopardi”. Nel 1987 ha vinto il premio 
“Cultura Cattolica” di bassano del Grappa. Nel 1972 ha predicato in Vaticano gli esercizi spirituali al papa 
Paolo VI. Ha introdotto in Italia la conoscenza dei santi russi, tra i quali Silvano del Monte Athos e san 
Serafino di Sarov. Ha tenuto corsi di esercizi spirituali in numerosissime località italiane e anche in altri 
continenti. Ha avuto un dialogo profondo e vivo con i teologi e le figure piu’ eminenti del cattolicesimo di 
questo secolo, tra i quali Hans Urs Von Balthazar, Jean Danielou, Henri De Lubac, Giuseppe Dossetti, 
Pavel Evdokimov, Marcello Candia, Henri Le Saux e altri. E uno dei massimi esperti italiani viventi di 


agiografia. (Casa San Sergio Via Crocifissalto 2 Settignano Telefono 055 697778). 


La Sporta 


N° 31 - Anno XIII 


Monaci a Ognissanti 


Accorato saluto di Padre Ferdinando Batazzi. 


L’Abate Dom Tarcisio Maria Benvenuti 


5.22 


I monaci e le monache della “Fraternità di Gesù 


La concelebrazione con S.E. Silvano Piovanelli. 


Apre 

la processione 
d’ingresso 

dei monaci 
Dom Antonio 
Maria Malagisi. 


La provincia Francescana ha deciso di abbandonare 
dopo 5 secoli il convento di Ognissanti. 

Padre Ferdinando Batazzi fratello del nostro Vice 
Presidente deceduto l’anno scorso (La Sporta N° 
28) è per ora rimasto solo a curare la parrocchia. 
Il I Novembre Festa di tutti i Santi, S.E. il Cardinale 
Silvano Piovanelli, ha presenziato in una 
concelebrazione Eucaristica l’ingresso ufficiale della 
“Famiglia monastica Benedettina Fraternita’ di Gesù” 
(*) che d’ora in poi vivrà nel convento di Ognissanti 
divenuto così Abbazia di Ognissanti. 

La Fraternità di Gesù è nata nel 1972 dalla scelta di 
alcune persone - incontrate e coinvolte da un giovane 
sacerdote, don Tarcisio Benvenuti, Fondatore e 
attuale Abate, di vivere l’esperienza cristiana in forma 
associata permanente, tra le sfide, le contraddizioni, 
le attese e le speranze del mondo contemporaneo. 


* E-mail segreteria@monasterolanuvio.it 


La Sporta N° 31 - Anno XIII 


Corso di lingua spagnola 


Martedì 5 Dicembre è iniziato un corso di lingua spagnola all’interno del N.O.San Giovanni di Dio riservato 
ai dipendenti. Il corso organizzato dall’ Associazione e finanziato dagli allievi comprenderà circa 20 lezioni 
settimanali di un’ora e mezzo. L'insegnante, madrelingua, è la prof. Mercedes Mazo. 


Sommario 


A Romina pag. 2 

Recuperare i valori dello Spirito............ pag. 2 

Festa per Sergio Moschini..................... pag. 3 

DI DIO i Una visita molto gradita........................ pag. 4 

È; San: DERE: iii sinan pag. 6 

Monaci a DSS SAL”, iz iran pag. 7 

Calendarietto 2001 con la Statua di S. Giovanni di Corso di lingua spagnola....................... pag. 8 


Dio di Francesco Vettori che come sempre ci dona 
la Provincia Romana dei Fatebenefratelli. 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini 


Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Ma- 


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Associazione San Giovanni di Dio C.P. 521 50100 Firenze Italy tel/fax ++39 55 218839 
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La Sporta 2 N° 32 - Anno XIV 


La copertina 


Nel N° 2 della Sporta del 1989 abbiamo pubblicato un disegno di Diana Michaelles dal quale abbiamo 
estratto ora la parte riguardante la facciata della chiesa di San Giovanni di Dio in Borgo Ognissanti. Nella 
sua parte superiore, dopo il restauro del tetto che versa in condizioni disastrose, inizieranno i lavori per 
accogliere la sede definitiva dell’ Associazione. 

Attualmente stiamo allestendo una sede provvisoria sotto la branca destra della scala della Portineria del 
Vecchio Oospedale nella parte prospiciente l'ingresso della chiesa. Speriamo nel mese prossimo di completare 
il trasloco dai locali di Ognissanti nei quali siamo stati ospitati per 10 anni dai Frati Francescani prima e ora 
dai Monaci della “Famiglia Monastica Benedettina Fraternità di Gesù”. 


Amerigo Vespucci Umanista Geografo 
da Ognissanti in Firenze alla Baia di Tutti i Santi in Brasile 


di Massimo Rapi 


Il testo qui pubblicato costituisce la parte scritta di una piccola mostra didattica inaugurata il 1° novembre 
scorso nella fortezza di Salvador Bahia, in Brasile. La mostra è costituita anche di una raccolta iconografica 
compone un percorso storico attraverso dei pannelli stampati che illustrano la vita, la formazione e il significato 
attuale della vicenda umana e geografica di Amerigo Vespucci. 

La mostra rientra nell’ambito della manifestazioni per il centenario della lettera e del viaggio di Vespucci 
(2001-2004), il cui programma generale verrà presentato nei primi mesi del prossimo anno. Il primo anno è 
servito essenzialmente per progettare l’evento, che si configura come un avvenimento internazionale (e 
intercontinentale) dove accanto a mostre, convegni, concerti e spettacoli ci sarà anche posto per la promozione 
economica e turistica negli Usa e in Sudamerica, inseime ad alcune inziative caritative in favore del Brasile. 
La benemerita Associazione San Giovanni di Dio, che custodisce la memoria dell’abitazione di Amerigo e 
della carità cristiana della sua famiglia, è direttamente coinvolta nelle manifestazioni, nelle persone del dott. 
Sergio Balatri e del presidente cav. Lapo Mazzei. Ho conosciuto Sergio nell’autunno del 1999, quando stavo 
preparando, con la beata incoscienza di studente (beata incoscienza che ovviamente mantengo) , un convegno 
sul primo viaggio di Amerigo Vespucci. Mi ha colpito subito, oltre ai baffi, la vitalità e l’indomabilità di 
questo matto discepolo di Juan de Dios, che insieme ai membri dell’associazione combatte perché ci sia 
ancora, negli ospedali, l’idea che la malattia e la salute non siano solo degli “oggetti” di cura scientifica ma 
riguardano l’uomo nella sua interezza di desideri, di speranze, di affetti, di pensieri. Volesse Dio che un 
giorno facessero un’altra portineria come quella dell’ospedale di Borgognissanti, dove il degente viene 
accolto da uno scalone degno di un re (ed è un re; per il cristianesimo ogni persona, ha la dignità di un re), e 
abbracciato da angeli dipinti e dalle magnifiche statue della Fede e della Speranza. Forse sarà meno efficiente 
di un pronto soccorso in vetri smerigliati e plastica, ma si ha proprio l’impressione che col tempo la medicina 
si sia dimenticata qualche cosa per strada. l 

Ecco: come i lettori ben sanno, l’ospedale venne fondato da un avo di Amerigo Vespucci, in un’epoca con 
molti difetti ma nella quale persino i mercanti e i banchieri credevano che la vita avesse un significato. 
Quella tradizione cristiana, fiorentina ed umana è stata poi valorizzata dai Fatebenefratelli, e questo centenario 
sarà una importante occasione per tutti i soci e per tutti i fiorentini di ripensare anche a questo aspetto della 
vita di Amerigo, attualizzandolo con creatività e fantasia (chi coi baffi e chi senza, fa lo stesso) e sapendo 
che ci riguarda da vicino come persone. 


La Sporta 3 N° 32 - Anno XIV 


Cosmographiae Universalis Introductio di Martin Waldseemuller 
dove per la prima volta compare il nome AMERICA. 


Massimo Rapi - laureato all’ Università di Firenze il 28/2/2001, con una tesi in Geografia sull’identità 
territoriale del Chianti. E’ dottorando di ricerca in Geografia presso l’Università di Roma-Tor Vergata, e 
membro della Società di Studi Geografici con cui recentemente ha tenuto a Firenze una serie di conferenze 
sull’ Afghanistan. 

Violinista e attore dilettante, ha realizzato e realizza varie iniziative culturali cercando di dar seguito al 
consiglio di San Paolo: “tutto ciò che c’è di buono e di bello sia oggetto del vostro interesse”, e confidando 
nella misericordiosa sopportazione del Padre Eterno. 

E° ideatore e direttore generale del programma internazionale di eventi per le celebrazioni del centenario del 
viaggio e della lettera di Amerigo Vespucci (2001-2004), il cui primo comitato promotore è stato costituito 
con Sergio Balatri, Lapo Mazzei, Sergio Pezzati e Marcello Zeppi. 


La Sporta 4 N° 32 - Anno XIV 


Fra ragione ragionante ed esperienza mistica 


Amerigo Vespucci, l’unico essere umano della storia che ha avuto l’onore di dare il nome ad un 
intero continente, nacque a Firenze il 9 marzo 1454, terzo di cinque figli. A quell’epoca nascere a 
Firenze significava nascere nel centro filosofico, artistico ed economico dell’ Europa. 

Governata da ricche famiglie di mercanti e banchieri e dai rappresentanti delle associazioni dei 
mestieri (soprattutto i mercanti e gli artigiani della seta e della lana), la piccola ma potente Repubblica 
di Firenze era un rigoglio di iniziative economiche e diplomatiche, lusso, slanci del pensiero, fede 
religiosa e creatività artistica. All’inizio del Quattrocento Brunelleschi nell’architettura, Masaccio 
nella pittura e Donatello nella scultura avevano cominciato a rinnovare l’estetica gotica producendo 
una nuova sintesi di elementi medievali e del mondo greco-romano, uno stile che prese il nome di 
Rinascimento e che da Firenze si diffuse prima in Europa e poi in tutto il mondo occidentale. Ai 
primi tre pionieri, si aggiunsero nel corso del Quattrocento e del primo Cinquecento altri artisti 
fiorentini e toscani come Beato Angelico, Botticelli, il Ghirlandaio, Leon Battista Alberti, Michelozzo, 
Paolo Uccello, il Pontormo, 1’ Ammannati, Verrocchio, i Della Robbia, Vasari, Benvenuto Cellini, 
Leonardo da Vinci, Michelangelo ... per citare solo i più conosciuti. 

Il Rinascimento delle arti figurative, che non era nato dal nulla ma poggiava sulle antiche fondamenta 
della Firenze medievale di nomi come Giotto e Dante, si accompagnava ai nuovi sviluppi del pensiero 
filosofico, letterario, politico e scientifico. Poliziano, Marsilio Ficino, Coluccio Salutati, Machiavelli, 
Guicciardini fino a Galileo Galilei, furono alcuni degli uomini frutto di quell’epoca così intensa, 
fertile e drammatica. Epoca che riservava una grande attenzione al senso religioso, alla ricerca del 
senso della vita, dove ogni espressione delle capacità dell’uomo e ogni bellezza era indagata quale 
simbolo e indizio di una speranza più grande, d’un Mistero che abbracciava tutto. 

Vi erano tutti i pregi e i difetti degli uomini come noi li conosciamo e forse ancor più estremizzati, 
ma Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze durante la giovinezza di Amerigo (dal 1469 al 1492), 
ebbe a definire questa atmosfera culturale e sociale come piena di “ragione ragionante e d’esperienza 
mistica”. 

Lorenzo detto “il Magnifico” apparteneva ad una florida famiglia di banchieri, i Medici, fra le più 
importanti se non la più importante d’Europa (la moneta di Firenze, il fiorino d*oro, era d’altronde 
l’equivalente del dollaro di oggi). Firenze era sì un repubblica, ma i Medici e i loro amici erano 
diventati, dai primi decenni del Quattrocento, i veri signori dello stato, anche se ufficialmente 
mantennero in vita le antiche istituzioni repubblicane. Lorenzo fu il fiore più splendido di questa 
stirpe, stimato per le sue doti diplomatiche e la sua ricerca della pace e dell’equilibrio, amante delle 
arti e delle scienze, scopritore di talenti, patrono di quel libero consesso di studiosi che venne chiamato 
“Accademia Platonica” nella quale venivano sviluppati tutti i temi più caratteristici del Rinascimento. 
In una città del genere, collegata a tutto il mondo conosciuto dalla fitta rete delle filiali bancarie, 
dagli ambasciatori, dagli scambi epistolari degli uomini di cultura, dalle relazioni commerciali e 
finanziarie, in questa città la geografia era di necessità una materia molto studiata e discussa. 

E non stupisce che proprio un’opera di geografia contribuì alla più grande rivoluzione estetica e 
insieme conoscitiva del Rinascimento, la prospettiva. Lo studio della prospettiva era infatti collegato 
al problema di riprodurre la Terra su una carta a due dimensioni. Per far ciò, occorre “proiettare” 
ogni punto della superficie terrestre, che è una sfera e quindi una figura geometrica a tre dimensioni, 
su una spazio geometrico a due dimensioni. La descrizione delle tecniche di proiezione cartografica 
usate nell’antichità era contenuta nel libro scritto da Tolomeo (II secolo D.C.) che aveva per titolo, 
appunto, “Geografia”. Ebbene l’originale della “Geografia” di Tolomeo era scritto in greco. Ma da 
secoli il greco non veniva più insegnato in Europa. Fu solo nel 1397 che un dotto greco, Emanuele 
Crisolora, venne invitato a Firenze ad insegnare e gli fu chiesto di tradurre un’opera in latino (il 
latino era la lingua internazionale dell’epoca). La prima opera in Europa che dopo secoli di silenzio 


venne tradotta dal greco, fu proprio la “Geografia” di Tolomeo, che tra l’altro era corredata di carte’ 


La Sporta 5 N° 32 - Anno XIV 


geografiche molto accurate riguardanti territori ancora confusamente rappresentati nelle carte 
occidentali. Anche Amerigo Vespucci possedeva una preziosa copia della “Geografia” di Tolomeo. 
Ma andiamo con ordine. Vediamo chi era quest'uomo che aveva avuto la fortuna di nascere nel 
posto giusto al momento giusto. 


Lo zio ricco e lo zio prete 


I Vespucci erano una famiglia di ricchi mercanti con buoni legami con la casata dei Medici. Il concetto 
di famiglia di allora includeva vari gradi di parentela: nel tempo i membri di una famiglia potevano 
superare con agio il centinaio, ed occupare interi isolati di edifici all’interno della città. Dall’unione e 
ristrutturazione di più appartamenti e caseggiati, le famiglie ricavavano i palazzi di residenza, che in 
verità diventavano di solito appannaggio del ramo più potente della casata. Le case dei Vespucci si 
trovavano in due quartieri di Firenze, un nucleo originario presso il fiume Arno, accanto alla chiesa 
francescana di Ognissanti (“Tutti i Santi”), e un altro nucleo immediatamente a nord del Duomo, in 
zona più nobile, dove si era trasferito il ramo primario e più benestante. La patria dei Vespucci rimaneva 
comunque il quartiere di Ognissanti, presso 1’ Arno, e nell’omonima chiesa si trovano ancora le loro 
tombe e le opere d’arte coi ritratti di Amerigo giovane e dei suoi parenti. Inoltre, una parte delle case 
era adibita ad ospedale per i poveri, una pratica di carità cristiana di cui è erede oggi l'Ospedale di San 
Giovanni di Dio, che si è insediato nel Seicento nei locali del precedente ospedale fondato da Simone 
Vespucci, un avo di Amerigo. Fu proprio nelle case di Ognissanti che nacque e passò la sua giovinezza 
Amerigo. 

Il nome “Amerigo” era un nome comune a Firenze, e ancor più fra i Vespucci. Il padre di Amerigo, il 
notaio Nastagio, apparteneva ad un ramo della famiglia che se non era povero, di certo non poteva 
dirsi florido. La fortuna del giovane Amerigo furono, come spesso capita, gli zii: lo zio ricco e lo zio 
prete. Lo “zio prete” era Giorgio Antonio Vespucci, fratello del padre del futuro navigatore, frate nel 
convento domenicano di San Marco e dottissimo conoscitore di latino, filosofia, teologia, storia, lettere 
e geografia. Giorgio Antonio prese a cuore l’educazione del nipote e lo introdusse nei circoli degli 
umanisti e degli artisti del tempo, mentre contemporaneamente ne veniva curata la formazione 
“professionale” per farne un buon mercante e “manager”, secondo le usanze delle famiglie fiorentine 
del tempo. Fu Giorgio Antonio che probabilmente presentò Amerigo all’altro “zio” (in realtà era uno 
zio di quarto grado), il potente Guido Antonio, appartenente al ramo più ricco dei Vespucci. Guido 
Antonio era stato incaricato dalla Repubblica di Firenze di compiere una delicata missione diplomatica 
dal duca di Milano e dal re di Francia. Guido Antonio aveva bisogno di un giovane che gli facesse da 
segretario e scelse Amerigo, che aveva allora 24 anni. Al ritorno di questa importante esperienza, che 
durò quasi due anni, Amerigo venne assunto come “fattore” (in tutto e per tutto quel che chiameremmo 
un manager) degli affari di un ramo cadetto dei Medici, guidato da Lorenzo di Pierfrancesco, da non 
confondere con Lorenzo il Magnifico. Era un ramo cadetto, ma ricchissimo, e Amerigo si trovò ad 
amministrare castelli, fattorie, commerci e attività bancarie. Si spostava spesso in campagna, nella 
valle del Mugello, per controllare la produzione delle fattorie di Lorenzo di Pierfrancesco, e l’impiego 
rappresentava indubbiamente un buon posto, remunerato e agli ordini di un datore di lavoro stimato, 
intelligente e aperto. 


Una cugina famosa 


Insieme ad Amerigo, il membro della famiglia Vespucci più famoso al mondo è senz'altro Simonetta 
Vespucci, meglio nota come “la Bella Simonetta”. Simonetta Cattaneo, discendente dell’omonima 
nobile famiglia genovese, era coetanea del geografo fiorentino (nacque nel 1453) e nel 1469 andò in 
sposa a Marco Vespucci, nipote diretto di quello “zio” Guidantonio che poi avrebbe portato Amerigo 
con sé a Parigi. Amerigo conobbe bene la bellezza di Simonetta, cantata dal Poliziano, da Lorenzo il 
Magnifico, dal Pulci, e amata da Giuliano dè Medici e idealmente anche da Sandro Botticelli, che ne 


La Sporta 6 N° 32 - Anno XIV 


fece il modello ideale dei suoi dipinti. Lo stesso Botticelli era amico di Amerigo, suo coetaneo e compagno 
di giochi nella giovinezza. 

Simonetta in breve divenne una sorta di mito, per la cui bellezza la gioventù dorata di Firenze lottò nella 
famosa giostra del 1474, e per cui tutti piansero alla improvvisa morte sopraggiunta nel 1476, per tisi. Da 
allora il mito s’accrebbe, con la melancolia di Giuliano e i numerosi ritratti, in veste di dea, di ninfa, di 
Madonna, che Botticelli gli dedicò, quasi ossessivamente. Al volgere della parabola di Simonetta, sta 
l’assassinio proprio di Giuliano dè Medici ucciso dalla congiura della famiglia Pazzi, a due anni esatti dalla 
morte della fanciulla : fra i congiurati ci fu anche Piero Vespucci, padre di Marco, che si disse volle vendicarsi 
dell’oltraggio subito da suo figlio, alla cui bellissima moglie si indirizzavano gli inopportuni corteggiamenti 
di Giuliano dè Medici. 

Simonetta rappresenta nella giovinezza di Amerigo molte cose: uno dei simboli del potere politico (il 
matrimonio venne combinato dagli Appiani di Piombino, per legare Vespucci, Appiani e ramo cadetto dei 
Medici in un complicato gioco di parentele) della sua famiglia, uno dei simboli del protagonismo artistico 
della sua famiglia, che è stata la prima mecenate di Botticelli, e infine il simbolo più potente di quel 
Rinascimento dorato del “maggio fiorito” sul cui sfondo il nostro geografo crebbe e si formò. 


Il manager si fa geografo 


Nel frattempo Amerigo Vespucci continuava la sua vita fra banche, fattorie e mercanzie. 

Il 1492 fu l’anno della svolta. Il direttore della filiale di Siviglia del banco dei Medici, Giannotto Berardi, 
aveva deciso di finanziare in parte il viaggio di un marinaio genovese: Cristoforo Colombo. Il sogno di 
Colombo di raggiungere le Indie andando a ovest era del resto basata proprio sulle osservazioni geografiche 
di un fiorentino, il grande geografo Paolo Toscanelli. L’idea di Colombo sembrava essere buona, e Giannotto 
investì sulla spedizione. Ma al quartier generale di Firenze, qualcuno era preoccupato e temeva che non 
fosse un buon affare. Così, i Medici decisero di mandare a Siviglia un uomo di fiducia per controllare chi era 
questo Colombo e cosa stava combinando coi soldi dei fiorentini. Per la delicata missione fu scelto Amerigo, 
che accettò subito il rischio e i disagi del trasferimento. 

Dal 1492 al 1499, Amerigo Vespucci visse a Siviglia, diventando per conto dei Medici il protagonista 
finanziario delle spedizioni di Colombo. Si occupava dell’organizzazione della flotta in tutti i suoi aspetti, 
ed è possibile che in questo periodo abbia fatto anche brevi o lunghi viaggi in mare aperto. 
Contemporaneamente, approfondiva le sue conoscenze geografiche e cartografiche già apprese a Firenze, e 
respirava l’entusiasmante aria di Siviglia, dove ogni mese giungevano notizie di luoghi sconosciuti e lontani. 
Non tutte le spedizioni navali andavano bene: alcune naufragavano o venivano distrutte dalle tempeste 
dell’oceano, altre tornavano cariche di mercanzie pregiate e procuravano molto guadagno. Amerigo Vespucci, 
che aveva ormai più di quaranta anni, di esperienza ne aveva accumulata molta. Era un uomo colto e profondo, 
e aveva imparato alla scuola degli umanisti e dello zio sacerdote che le ricchezze materiali non erano il 
segreto della felicità. Nel 1499 delega ad un amico i suoi impegni lavorativi, e si imbarca su una flotta 
comandata dall’ammiraglio Alonso de Hojeda e dall’ammiraglio Juan de La Cosa. 

In questa flotta Amerigo, che non aveva competenze da capitano di marina, assumerà il ruolo di “piloto” 
(una sorta di ufficiale di rotta), geografo e cartografo. Leggiamo come lui stesso racconta la decisione di 
imbarcarsi, vi scopriremo tutta la grandezza del suo animo e della sua formazione umana: “...il motivo della 
venuta in questo regno di Spagna fu per occuparmi di mercanzie, e in questi anni vidi tutti imutamenti della 
fortuna, la quale muove i nostri beni caduchi e transitori. 

A volte la fortuna tiene l’uomo in cima alla ruota, altre lo caccia e lo priva dei beni che si possono dire solo 
prestati, perché noi mai li possediamo veramente. Ho conosciuto le continue preoccupazioni e pericoli che 
l’uomo ha nel procurarsi le ricchezze, e allora decisi di lasciare l’arte della mercanzia e porre lo scopo della 
mia vita in qualcosa di più nobile e che dura nel tempo e nella storia: mi preparai ad andare a scoprire il 
mondo e le sue meraviglie.” 


La Sporta i 7 N° 32 - Anno XIV 


L'esplorazione del Brasile 


La spedizione di Hojeda, dove era imbarcato Vespucci, partì da Cadice nel maggio 1499 e toccò la terraferma 
in luglio dalle parti della attuale Guiana francese. A questo punto la flotta andò a est, e scoprì il Rio delle 
Amazzoni. Alcune scialuppe risalirono il fiume per circa cento chilometri, impressionate dalle sue enormi 
dimensioni. Poi le caravelle continuarono nella loro esplorazione, fino quasi all’estrema punta orientale 
del Brasile, l’attuale capo San Rocco. Prima del capo San Rocco la flotta dovette tornare indietro, ostacolata 
dalla forza della corrente oceanica di Guiana, che proprio Vespucci descrisse per primo. 

La spedizione di Hojeda, La Cosa e Vespucci aveva donato al mondo la conoscenza di un nuovo 
meraviglioso paese: tutta la costa settentrionale del Brasile (più di 2000 km) e il Rio delle Amazzoni 
erano stati scoperti. 

Le navi poi tornarono in Guiana , esplorarono la costa del Venezuela, l’isola di Trinidad e dopo aver fatto 
scalo a Santo Domingo partirono, alla fine di marzo del 1500, per arrivare in Spagna all’inizio di giugno. 
In questo momento Amerigo pensa ancora, come tutti gli uomini del tempo, che le terre scoperte 
appartengano all’Asia. Decide di proseguire le esplorazioni dal punto dove erano state interrotte, questa 
volta con una flotta al suo comando. Però vi era un problema: il capo San Rocco si trovava ad est del 
meridiano (il meridiano a circa 50 gradi ovest di Greenwich) che la Spagna e il Portogallo avevano 
stabilito come confine tra le loro zone d’influenza marittime. 

Infatti la Spagna e il Portogallo si erano divise l'Oceano Atlantico già nel 1494 col trattato di Tordesillas, 
sperando che nelle zone d’influenza ancora da esplorare ci fossero dei territori da conquistare. Il Brasile 
si trovava nella zona d’influenza portoghese. Perciò se Vespucci voleva continuare le sue esplorazioni 
doveva rivolgersi al re del Portogallo, e così fece. 

Il 15 maggio 1501 Amerigo inizia il suo secondo viaggio partendo da Lisbona. La flotta fa scalo in Africa, 
alle isole di Capo Verde e qui si incontra con quello che resta della flotta di Pedro Alvares Cabral, dimezzata 
dalle tempeste. Cabral era partito da Lisbona il 9 marzo1500 per andare in India passando dall’ Africa. Per 
un errore di rotta dovuto al tentativo di sfruttare meglio i venti equatoriali, il 3 maggio 1500 era sbarcato 
sulla costa brasiliana orientale presso l’attuale Porto Seguro, nello stato di Bahia. Cabral poi proseguì il 
suo viaggio verso l’India, da cui tornò l’anno dopo, fermandosi a Capo Verde dove appunto incontrò la 
flotta del secondo viaggio di Vespucci. 

Storicamente il Brasile è stato scoperto per primo dalla spedizione spagnola di Hojeda, La Cosa e Vespucci, 
ma siccome si trovava nella zona di influenza portoghese, oggi ricordiamo il portoghese Cabral come il 
suo scopritore, sebbene egli sia arrivato dopo ed abbia esplorato soltanto un punto della costa brasiliana. 
La flotta di Vespucci, lasciate le isole di Capo Verde, raggiunge il Brasile più o meno nel punto dove era 
terminato il primo viaggio, e di lì prosegue l’esplorazione, doppiando e dando il nome al capo San Rocco 
(17 agosto 1501, il giorno dopo la festa di San Rocco). 

La spedizione continuò a seguire la costa per più di sette mesi, navigando più di seimila chilometri di 
fronte a terre sconosciute: Amerigo Vespucci è l’uomo che nella storia ha scoperto la maggior estensione 
di territori costieri. Con un calendario è possibile seguire il viaggio di Amerigo, perché molti dei nomi 
dati dal geografo sono riferiti alla data della scoperta e spesso al santo che veniva festeggiato in quella 
data. 

Il 28 agosto 1501 egli battezza il capo Sant’ Agostino, il 29 settembre il capo San Michele, poi il Rio San 
Francisco, quindi il 1° novembre la baia di Tutti i Santi, il 1° gennaio 1502 scopre, appunto, la baia di Rio 
de Janeiro. La flotta di Amerigo arriverà a scoprire tutta la costa brasiliana orientale da Natal e Recife fino 
a Rio de Janeiro, Florianopolis e il Rio Grande do Sul e proseguirà esplorando la costa uruguaiana, 
attraversando il Rio de la Plata, la baia di San Matteo e la Patagonia fino a 50 gradi di latitudine sud, fino 
alla punta Santa Cruz. Ormai era l’inizio di aprile, ossia quasi l’inizio dell’inverno nell’emisfero 
meridionale. Vespucci decise di tornare indietro e fece rotta verso Lisbona, dove sbarcò tra la fine di 
luglio e l’inizio di settembre del 1502. 


La Sporta 8 N° 32 - Anno XIV 


Un “nuovo mondo”, una nuova speranza 


Dal punto di vista strategico e sentimentale, il primo luogo scoperto da Vespucci nel suo viaggio fu la baia di 
Tutti i Santi. Strategica, perché fece da riferimento per le successive spedizioni di esplorazione finchè sulle 
sue spiagge sorgerà la prima capitale del Brasile. 

Sentimentale, perché quando Amerigo scopre la baia è il 1° novembre, festa di Tutti i Santi ma anche festa 
del suo quartiere intorno alla chiesa di Ognissanti, in riva all’ Arno. Vespucci si sarà senz'altro commosso a 
ricordare la sua casa, la piazza, la chiesa dove era ed è la cappella di famiglia ed era ed è conservata la tonaca 
di San Francesco. Ma adesso che era tornato in Europa, Amerigo pensava a qualcos’altro. Ripensava a 
quella costa lunghissima, a qulle terre sterminate che aveva visitato. 

Prese carta e penna e scrisse una lettera al suo vecchio datore di lavoro, Lorenzo di Pierfrancesco dè Medici, 
dove raccontò che cosa aveva scoperto. Non aveva scoperto soltanto seimila chilometri di regioni sconosciute. 
Aveva scoperto che il Mondo, il nostro Mondo, era incredibilmente più grande di quello che si pensava. 
Aveva capito che oltre all’Europa, all’ Africa e all’ Asia, c’era un altro immenso, meraviglioso continente di 
cui nessuno sospettava l’esistenza. Amerigo aveva capito questo perché oltre ad essere esploratore, era 
anche un geografo e confrontava con la sua ragione quello che scopriva nell’esperienza. 

Mandare una lettera a Firenze significava dirlo a tutta l’ Europa, perché Firenze era il centro della formidabile 
rete di umanisti, banchieri e commercianti del Rinascimento. La lettera arrivò a Firenze nel 1503, e già nel 
1504 era stata stampata e conosciuta da mezza Europa. Tutti rimanevano stupiti di quello che Vespucci 
raccontava e la notizia era in effetti incredibile. Dovevano essere riscritti tutti gli atlanti, anche quell’atlante 
di Tolomeo che era considerato il più completo disponibile. 

Un geografo tedesco, Martin Waldseemuller, decise di disegnare un nuovo atlante aggiornato per i suoi 
studenti. Waldseemuller insegnava in un collegio a Saint Diè, vicino Strasburgo. Quando finì di disegnare la 
forma delle terre scoperte negli ultimi quindici anni di esplorazioni, decise di chiamarle col nome di “America” 
perché Amerigo Vespucci aveva non solo scoperto, ma anche capito. L’atlante uscì dalla tipografia il 25 
aprile 1507: da allora 1’ America non ha più cambiato nome. 

Amerigo Vespucci morirà a Siviglia il 22 febbraio 1512, stimato ed onorato come il maggiore geografo e 
“piloto” del tempo. Quattro anni dopo sir Thomas More, umanista, cancelliere del re d’Inghilterra e poi 
santo, pubblicherà il libro intitolato “Utopia” in cui racconta di un marinaio che scopre per caso una terra 
dove tutti vivono in pace e serenità. Questo marinaio, nella finzione letteraria, è un naufrago della flotta di 
Vespucci. Quello che Thomas More ha visto nella fantasia, ispirandosi alla vicenda di Amerigo, rimane per 
noi una speranza da costruire giorno per giorno. 

Il riconoscimento e lo stupore del Nuovo Mondo, fu per il “Vecchio Mondo” il traguardo simbolico e concreto 
di una stagione nella quale l’economia, la politica la cultura e la tensione mistica erano unite anche se fra 
difficoltà e contrasti: la stagione che ha posto le basi della modernità, della nostra civiltà occidentale, con i 
suoi pregi ed i suoi rischi (la tentazione di dominio e misura del mistero), cristallizzando in bellezza ed 
armonia di marmi e colori l’istante storico della sua affascinante nascita. 

Oggi che il mondo non è più diviso fra vecchio e nuovo, vogliamo costruire un futuro di pace, benessere e 
libertà ricordando quello che di buono c’è stato in una avventura che sin da allora, cinquecento anni fa, ha 
legato l’Italia, Firenze e il quartiere di Ognissanti alla meravigliosa baia di Todos os Santos, alla città di 
Salvador ed al Brasile intero. 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna 
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La Sporta 2 N° 33 - Anno XIV 


La copertina 


Tutti i giorni guardando quanto rimane della vecchia sede della Farmacia di San Giovanni di 
Dio in Borgo Ognissanti, non possiamo reprimere un moto interiore di tristezza e nostalgia 
mitigato un poco ora da quando abbiamo saputo che al Centro Commerciale della Piagge 
esiste la Farmacia di San Giovanni di Dio. Tutto sommato c’e’ un San Giovanni di Dio in piu” 
Contentiamoci cosi’. 


Le vicissitudini della Farmacia di San Giovanni di 
Dio sono narrate nei precedenti giornali: 


Il disegno della Festa del pensionamento è 
stato eseguito dal Dott. Giovanni Mariotti, 
già pensionato dal giorno 28 novembre 
1998, La Sporta N°26. 


La Sporta N° 15 1993 
La Sporta N° 21 1996 


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La Sporta 3 N° 33 - Anno XIV 


Festa di pensionamento del Dott. Balatri 


Per una volta l'ospedale e’ stato scelto come 7 
luogo di festa. Una festa lunga 12 ore | % 7 (LP 
accompagnata da musica classica, leggera, | pe 
flamenca, jazz e gospel. Tutta dal vivo. E tutta 
orchestrata dal dottor Sergio Balatri che, dopo 
34 anni di Pronto Soccorso, ha voluto salutare 
cosi’ pazienti, colleghi, infermieri e amici del 
vecchio e del nuovo ospedale di san Giovanni 
di Dio. Tecnicamente va in pensione, ma i 
“piani” per l'immediato futuro sono gia’ 
pronti: Torno in Borgo Ognissanti, a San 
Giovanni di Dio, dove c’e’ ancora tanto da 
fare”. E’ li che e’ nata l'Associazione San 
Giovanni di Dio, che si e’ battuta perche” 
l’ospedale rimanesse in centro insieme a Santa 
Maria Nuova. L’appello venne raccolto anche 
da due consiglieri comunali: Emilio Pucci e Fioretta Mazzei. Con un banchino Balatri raccolse migliaia di 
firme per non far trasferire San Giovanni di Dio. Ma nonostante le proteste 
il trasloco venne fatto a Torre Galli il 4 giugno 1982. Utilizzando anche 
le sue ferie il dottor Balatri vi riusci’ a mantenere in vita fino all’ottobre 
di quell’anno una medicheria. Poi, rimasto solo, dovette cedere. L’8 marzo 
1985, giorno della festa di san Giovanni di Dio, venne fondata 
l Associazione. Primo presidente: Emilio Pucci. 

“E° sempre stata in “esilio” lAssociazione - racconta il dottor Balatri,-, 
prima ospite dei francescani del convento adiacente e dopo dei monaci. 
Ora stiamo per tornare nella nostra sede, a san Giovanni di Dio in Borgo 
Ognissanti 20. C’e’ da fare il trasloco, preparare i locali, restaurare la 
Chiesa e la Portineria”. 

Da una serie di osservazioni sono nate due sue “scoperte” : l’Erba della 
Madonna, con cui ha curato anche al pronto soccorso ferite che non 
guariscono e una polvere straordinaria usata per ustioni di secondo grado 
superficiale ma soprattutto per escoriazioni di primo secondo e terzo grado 
che guriscono quasi sempre senza lasciare cicatrici. 

La polvere viene estratta dalla corteccia di una pianta messicana della 
tradizione maya: il “tepescohuite”, una mimosa (Mimosa tenuiflora ). 
Il medico e’ un grande appassionato di musica specialmente quella di Georges Brassens. Nel 1981 alla 
morte del cantautore francese, Balatri insieme all’amico libraio Mario 
Gandolfi, porto’ in scena al Niccolini un omaggio a questo artista. 
Erano in quattro, come il complesso di Brassens 

E Balatri cantava. Si prepararono per un anno. Lo spettacolo fu un 
grande successo che sorprese anche loro. 

Ieri quelle stesse canzoni sono state cantate dal solito gruppo nel 
corso del “Sergio Balatri show”. 


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-Nicola Coccia “Una vita per San Giovanni di Dio” LA NAZIONE 
25 novembre 2001 


N° 33 - Anno XIV 


La dott.ssa Federica Zolfanelli saluta il dott. Balatri e 
lo ringrazia per quanto ha fatto nell’organizzazione 
iniziale dell’Anatomia Patologica del nuovo ospedale. 


Sergio Moschini nel suo saluto a Sergio Balatri ha 
potuto finalmente leggere il suo racconto “Ho sognato 
san Giovanni di Dio”. 


Il dott. Balatri mostra la chitarra 
flamenca sivigliana quale regalo di 
amici e colleghi dell'ospedale. 


Col Prof. Franco Vincieri, docente di fitochimica, che 
dal 1978 si occupa del Sedum telephium (Erba della 
Madonna). 


Tutti in posa per la foto ricordo 


La Sporta 5 N° 33 - Anno XIV 


Il Prof Caini allieta la prima parte della festa con 
esecuzioni di brani di musica leggera 


Lo show 


Iniziato con l’esecuzione di alcuni brani per 
pianoforte eseguiti dal Dott. Marco Mecacci (1), e’ 
continuato con brani di J. Brel (La changon des vieux 
amants), C. Gardel (Volver), 

J.Manuel Serrat (Lucia), L. Tenco (Io si, Mi sono 
innamorato di te) cantati daS. Balatri e accompagnati 
al piano dalla dott.sa Mirian Iorno (2), e’ continuato 
con una serie di canzoni di G. Brassens cantate da 
Balatri (3), con le chitarre di Daniele Andriola e Mario 
Gandolfi (4) e il contrabbasso di Antonio Matucci 
(5). Si sono esibiti poi sul palco dell’ Aula Muntoni il 
chitarrista flamenco Juan Lorenzo (7) e la ballerina 
Pilar Carmona (6), alla fine dei loro applauditissimi 
pezzi si e’ esibito in una “Sevillana” anche il dottor Balatri che da alcuni anni frequenta le lezioni di 
chitarra di Juan Lorenzo (8). 


La figlia del dottor Balatri, Lucrezia (9) ha cantato da solista e poi ha diretto il suo coro “The spirit of 
the living God” (10) concludendo cosi’ la serata. 
Per tutti un fornito buffet continuativo. 


Ere) 


| La Sporta N° 33 - Anno XIV | 


La Sporta 7 N° 33 - Anno XIV 


I nostri amici 
Il Gruppo Barellieri e Donatori di sangue del Vigili Urbani 


Il gruppo dei Barellieri in cucina la sera di una cena sociale 


Fondato nel 1965 da un piccolo numero di Vigili Urbani 
del Comune di Firenze fu ideato da Raffaele Gazzini 
che vediamo nella foto accanto allo stendardo. 

Il gruppo si e’ impegnato nel corso degli anni nel 
trasporto, con ambulanza, minibus e bus e talvolta con 
le auto private dei Soci, di persone portatrici di handicap, 
invalidi, disabili, disadattati, anziani o indigenti. Ha 
organizzato per le predette persone periodi di ferie o 
incontri nei periodi estivi, natalizi, pasquali ecc. 


La Sporta N° 33 - Anno XIV 


Ha partecipato al trasporto, all’assistenza ed al sostegno sia morale che materiale degli ammalati cronici 
dalle loro abitazioni o ricovero ai Treni Rosa prendendo parte con essi ai pellegrinaggi UNITALSI. Fanno 
parte del Gruppo un migliaio di persone una meta” delle quali Vigili urbani del Comune di Firenze, alcuni 
Vigili di Comuni limitrofi, Vigili urbani in pensione, Vigili del fuoco, Dipendenti ATAF e altri di svariate 
provenienze. Circa trecento dei Soci sono anche Donatori di sangue. Il Gruppo ha trasportato in minibus o 
bus persone appartenenti a: 

UNITALSI, Pia Casa di Lavoro Montedomini, A.C.A.T., Centro solidarieta’ di Firenze Tossicodip., 
A.N.LE.P..Detenuti casa Circondariale di Sollicciano, Societa” San Giovanni Battista, Associazione san 
Giovanni di Dio (gita a Cernusco - Monguzzo), Scuole Pubbliche di Firenze con bambini disabili, Assessorato 
P.I. e Sport, Anziani di Vigilanza alle scuole, Religiose figlie di Maria Teresa di Calcutta. 


Fermata “S. Giovanni di Dio” in Borgo Ognissanti 


Quando tutto sembrava perduto ecco che riappare la speranza, questa volta per mano dell’ ATAF. La fermata 
trenta metri prima dell’Ospedale e’ stata giustamente chiamata S. Giovanni di Dio. 

I centralinisti dell’ospedale invece rispondono al telefono : ASL mi dica .... oppure Borgognissanti mi 
dica..! Chissa’ perche’. 


Calendarietti 


Sete FA SSA 
sese fe eni 
z 


Grazie alla Provincia Romana dei Fatebenefratelli 
abbiamo anche quest’anno i calendarietti dell’anno 
2002. 


è La Sporta Lo 


. _ La Sporta n.34 Novembre 2002 Anno XIV 


Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 
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A La Sporta n.34 Novembre 2002 lo 


SEI SECOLI DI STORIA 


Sei secoli di storia stanno dentro queste mura. Migliaia di uomini han- 
no qui sofferto le pene della malattia, molti sono guariti, altri sono mor- 
ti. 

Tra queste mura molti uomini hanno lavorato per alleviare le sofferen- 
ze, per aiutare la guarigione, per assistere alla morte. 

Questo è un luogo sacro. 

Lo abbiamo sentito tutti, la mattina del 9 marzo, durante la cerimonia; e 
lo abbiamo anche visto, perché chi entrava nella Portineria si faceva il 
segno della croce, come in chiesa. 


La Portineri 

ortmeria 
Singolare prodotto formale e spaziale è il maestoso ambiente del vestibolo dello Spedale, terminato nel 1735 occu- 
pato dallo svolgimento curvilineo e avvolgente delle due rampe di scale che serrano al centro il portone. L'effetto 
scenografico dell’insieme, ricco di richiami al repertorio barocco è costruito su indicazioni della comunità dei frati, 
che sono riusciti a condensare, in maniera visiva, il pensiero di San Giovanni di Dio ponendo al centro della 
scalinata sul pianerottolo il gruppo scultoreo di “San Giovanni di Dio con l'Arcangelo Gabriele e il bisognoso 
genuflesso”, opera di Girolamo Ticciati del 1737, che rappresenta la “Carità”, e, all’inizio delle rampe, delle statue 
della “Fede” e della “Speranza”, scolpite da Pompilio Ticciati nel 1771. 
Le pitture e le prospettive della volta sono di Vincenzo Meucci e di Rinaldo Botti, i due medaglioni sulle pareti 
laterali di Violante Ferroni. : 


Sommario 


È O Sei secoli di storia ....................... pag 2 


| cti 1-3 PARRA O IRR TORTA pag 2 
Festa 8 marzo cir rn rin pag 3 
EIA crea pag 4 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, 


Associazione San Giovanni di Dio 


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‘®& La Sporta n.34 Novembre 2002 lo I 
FESTA 8 MARZO 


P. Antonio Santini mostra la Reliquia 


Non potendo celebrare la S. Messa dell’8 Marzo nella 
chiesa, per il momento inagibile a causa dei lavori per il 
restauro del tetto, abbiamo pensato di celebrarla nella 
Portineria. Con l’aiuto dei Monaci di Ognissanti è stato 
sistemato un altare in cima alle scale dove P. Antonio 
Santini, Cappellano dell’ospedale San Giovanni Calibita 
- Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina a Roma ha cele- 
brato la S. Messa circondato dai confratelli: Fra 
Geminiano Corradini Priore dell’ospedale dell’Isola, Fra 
Michelangelo Meucci argentino, Fra Nemesio Vargas 
spagnolo, Fra Costantino Dr. Dalla Mura medico 
omeopata nell’ospedale dell’Isola, Fra Roman Vellejo 
spagnolo, Fra Evelio Acevedo colombiano; ha 
concelebrato P. Marcello Piovan di Ognissanti. I Mo- 
naci e le Monache di Ognissanti posti alla base delle 
scale, sotto l’altare, hanno eseguito canti liturgici pre- 
valentemente gregoriani. Alla fine della Messa P. Anto- 
nio è disceso con il pre- 
zioso reliquiario offren- 
dolo alla devozione dei 
presenti, fra i quali gli 
ospiti della Degenza 
Assistita (che ora sono 
stati trasferiti in altri 
ambienti ASL), i Volon- 
tari dell’ Associazione 
San Giovanni di Dio e 
gli abitanti del quartie- 
re. (Del prezioso 
reliquiario ci occupere- 
mo dettagliatamente in 
altro numero). 


I Volontari dell’Associazione P. Antonio Santini offre la Reliquia alla devozione popolare 


E SENO 


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R La Sporta n.34 Novembre 2002 Lo 


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RITORNO A CASA 


Prima sede 1985 Borgo Onissanti 10 Primo piano. 


n 


Seconda sede 1987. lavori di costruzione del soppalco in 
una stanza della parrocchia di Ognissanti concessa a 
suo tempo dai frati Francescani. (La Sporta N° 14) 


Nelle foto, alcu- 
ni soci e un 
gruppo di volon- 
tari che aiutaro- 
no a costruire la 
seconda sede ea 
traslocare da 
Borgo Ognis- 
santi 42 alla 
nuova sede. 


L'ingresso della nuova sede, 
all’interno del vecchio Ospe- 

. dale “San Giovanni di Dio” 
= primae dopo a lavori ultimati. 


NNE 


‘ R La Sporta n.34 Novembre 2002 lo 


Come si presenta oggi. 


L'amico Andrea Cicali e il Dott. Paolo Checcucci Lisi all'opera 
nella Chiesa dell'Ospedale. 


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i R La Sporta n.34 


I lavori di bonifica nei sotterranei della Chiesa. 


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Q La Sporta n.34 Novembre 2002 y Fo 


Il corridoio e i sotterranei della Chiesa del’Ospedale di San 
Giovanni di Dio, al momento che ne prendemmo visione, 
erano un luogo fatisciente, essendo stato adibito da molti anni 
a deposito di cartoni a contenuto cartaceo e da altro materiale 
proveniente dalla costruzione e ristrutturazione della centrale 
termica. 


Il Dott. Sergio Balatri. 


Foto di gruppo. Il Dott. Ser- 
gio Balatri, La signora Tina 
Ricci Capo Sala e la signora 
Cristina Bartolozzi responsa- 
bili degli ambulatori del Vec- 
chio ospedale, Alessandro 
Pieri e il Dott. Paolo 
Checcucci lisi nella sala gran- 
de, come appare dopo la bo- 
nifica. 


{ R La Sporta n.34 


Lungo il corridoio che 
porta alle sale sotto la 
chiesa sono presenti altre 
piccole stanzette che noi 
abbiamo adibito come si 
vede nelle prime fotogra- 
fie a falegnameria e a of- 
ficina. 


Le due grandi sale sottostanti la Chiesa come sipuò vedere dalle due fotografie, dopo essere state riportate al loro 
antico splendore sono state adibite rispettivamente a sala conferenze e a sala riunioni. 


Sul fondo della sala grande, a 
ridosso della strada e al di sotto 
dell’ingresso della Chiesa, ab- 
biamo ritrovato le fondamenta 
di quelle che una volta furono 
le case dei Vespucci e della chie- 
sa attuale. 


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La Sporta n. 35 Dicembre ‘2002 Anno XIV 


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Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 


Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 FI 


' R La Sporta n.35 Dicembre 2002 lo 


La copertina 


Finalmente ! 
Dopo anni di sofferenze con i soffitti della chiesa infiltrati di acqua, siamo arrivati a vedere il tetto coperto da un 
manto bituminoso, i travicelli rinforzati, un lavoro provvisorio che però prelude a quello definitivo dato che, come si 
vede nella foto di copertina, sono già pronte le impalcature per i lavori. Le impalcature sulla facciata daranno modo 
di eseguire anche il restauro della facciata che è stato oggetto di uno studio della Facoltà di architettura (prof. Batistini). 


Cari amici 


9, 


Come ogni anno, al suo finire, La Sporta adempie alla sua funzione di “portare” 
e ad essa affido gli auguri per il S. Natale e l’anno nuovo : Auguri per tutto 
quanto vi è e ci è caro. Speriamo, non perdiamo mai la speranza perché il cielo 
nuvoloso che sembra sempre più addensarsi su di noi possa schiarirsi e così 
portare maggiore serenità intorno a noi. Il mondo deve ritrovare la pace e il 
grande “bene di ragionare” ; occorre riflettere su quanto ognuno di noi può 
fare. Il corso degli eventi può cambiare in tempi imprevedibili se i comportamenti, 
le parole, l’equilibrio di ognuno di noi può diventare un messaggio aggregante. 
Non dimentichiamo mai che siamo tutti sulla stessa barca ed abbiamo il dovere 
di proteggere tutti i passeggeri e che sulla barca della storia è sempre fra noi 
Gesù Cristo che con il suo sacrificio ci ha redento aprendo alla riconciliazione, 
ma spesso gli uomini sembra vogliano farlo discendere dalla barca. La chiave 
di volta di tutto è la preghiera, dedichiamo attenzione nell’intimità alla nostra 
fede alimentandola continuamente così le nuvole si dissolveranno, il dono di- 
vino della libertà vuole da ognuno di noi la partecipazione e ci attribuisce una 


grande responsabilità. A z 


Ricordo di Paolo Casetti = 


IT 5 ottobre è mancato Paolo Casetti dopo oltre un anno di 
sofferenze fisiche e morali affrontate col coraggio e la 
determinazione che hanno da sempre caratterizzato il suo, 
modo di essere. Aveva 63 anni. Laureatosi nel 1964 ha, 
da subito, seguito la sua passione per la chirurgia entrando 
nelle divisioni chirurgiche di Careggi dove ha potuto 
sviluppare ed affinare la propria inclinazione e capacità 
sotto la guida di Poma e di Massimo. Nel 1985 è giunto 
al Nuovo “San Giovanni di Dio” dove, nel 1991, a seguito 
di pubblico concorso, è diventato primario della 2° 
Divisione di Chirurgia Generale, carica che ha mantenuto 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, 
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Anna Maria Montanari 


C.P 521 50100 Firenze (Italy) Anno XIV - Reg. Trib. n° 3851 del 17/3/89 


Associazione San Giovanni di Dio 


Tel. e Fax +39 055 218839 
E-mail sgd@dada.it URL http://www.dada.it/asgdd/seddhome.html 


Ted La Sporta n.35 Dicembre 2002 lo 


per un decennio. Appassionato delle problematiche legate al trattamento chirurgico della malattia neoplastica, lascia 
una notevole mole di pubblicazioni e d’apprezzati interventi in numerosi convegni nazionali ed internazionali. Da 
qualche tempo aveva assunto, assieme alla moglie Carmen, a Favi ed a Moretti, la segreteria scientifica di “Ospedali 
d’Italia — Chirurgia”. Negli ultimi tre anni ha dovuto convivere con l’amarezza di un autentico linciaggio mediatico, 
ispirato anche dai colleghi che avrebbero piuttosto dovuto avere nei suoi confronti sentimenti di gratitudine, e dall ostilità 
della dirigenza aziendale, per un problema giudiziario dal quale 1a morte gli ha impedito di difendersi. La chiesa della 
Badia Fiesolana era gremita di gente: Parenti. tantissimi amici, tanti colleghi dell’ospedale o esterni a lui, infermieri 
che con lui avevano condiviso tanti anni di lavoro, ex pazienti; è stata tuttavia notata la totale assenza al funerale di 
Paolo dei vertici aziendali o, almeno, ospedalieri: era l’ultimo saluto ad un medico del Nuovo “San Giovanni di Dio” 
che per oltre quindici anni (dieci dei quali in posizione apicale) aveva operato in quella struttura... forse i “pezzi 
grossi” avranno pensato che non era “politicamente corretto” presenziare alle esequie di uno già condannato 
mediaticamente senza possibilità d'appello. A questo proposito non si può non rilevare, con amarezza, la totale latitanza 
del nostro Ordine Professionale che è, giustamente, sollecito quando si tratta di indagare e sancire eventuali illeciti 
legali o deontologici commessi da propri membri, ma appare strariamente assente quando si tratta di difenderli da autentici 
linciaggi a mezzo stampa cui troppo spesso sono sottoposti, prima ancora di una sentenza di tribunale, con grave nocumento 
per la loro onorabilità, con pesanti danni professionali e con ben ipotizzabili conseguenze per la loro salute. 


Scritto dell Dott. Giovanni Mariotti che verrà 
inviato per pubblicazione all'Ordine dei Medici. 


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Il gruppo chirurgico, definiamolo pure "storico", della 2^ Divisione ha voluto che fossi io, fra i suoi componenti, a 
ricordare Paolo; non vuole essere un’orazione funebre ma poche parole, semplici, sincere e spontanee, condivise da 
tutti quelli che con. Lui hanno vissuto e lavorato negli ultimi quindici anni. C'e' tanta gente oggi qui, sicuramente 
tutti amici, che si riuniscono per dare l’ultimo saluto a Paolo: all’amico, al chirurgo, all’uomo. Paolo è stato per noi 
un vero amico, con lui abbiamo passato quasi quindici anni della nostra vita e sono stati anni nei quali non sono 
mancati né i momenti dell'impegno (tanti) né quelli della spensieratezza, comunque belli perché ha saputo creare un 
gruppo affiatato, efficiente e soddisfatto del proprio operato. Ora qui vogliamo ricordare anche il chirurgo: a tutti noi 
ha saputo insegnare un modo nuovo di fare chirurgia, soprattutto nel campo oncologico. Qualcuno, forse, avrà 
criticato l’atteggiamento “aggressivo” di Paolo al tavolo operatorio, ma è proprio grazie a quest’atteggiamento, che 
gli imponeva di "rincorrere il cancro" fin dove umanamente possibile che tante persone (qualcuno è presente anche 
qui) sono vive e guarite. Non era solo una questione di mera "manualità": la sua grande cultura specifica ne ha fatto 
una delle persone più competenti in materia, potremmo definirlo un'autorità, tant'è vero che negli ultimi anni era 
chiamato in moltissimi congressi nazionali ed internazionali, aventi per oggetto la chirurgia oncologica: e la sua 
attività didattica nei nostri confronti non si limitava all’insegnamento delle più aggiornate tecniche chirurgiche ma 
proseguiva costringendoci a studiare e ad imparare a "esporre" quanto andavamo imparando; ne fanno fede i numerosi 
lavori pubblicati da tutti noi. E non possiamo trascurare di ricordare anche Paolo "uomo", perché tale si è sempre 
dimostrato con la capacità di assumere fino in fondo le responsabilità, la sua voglia di dare a tutti. Il massimo delle 
proprie possibilità (quante volte a tutti noi è' capitato di rivolgerci a lui per un consiglio, un aiuto ed ogni volta Paolo 
si è adoperato facendosi carico personalmente del problema), la sua lealtà nei rapporti interpersonali e professionali, 
la sua intima bontà (troppo spesso ed in troppe occasioni, ha evitato di rendere pan per focaccia a gente che dimentica 
del dovere di gratitudine verso di lui e Carmen, non perdeva occasione per denigrarlo ingiustamente e danneggiarlo. 
Senso di responsabilità, dedizione, lealtà e bontà che non sempre sono state usate nei suoi confronti: sono note a tutte 
le delusioni che certi ambienti, certe persone, soprattutto negli ultimi mesi della sua vita non solo professionale, non 
gli hanno fatto mancare e che sono state costante motivo d’amarezza per lui e per chi gli voleva bene. Ora non sei più 
in mezzo a noi ma crediamo che chiunque sia ricordato con affetto e rimpianto in realtà non muore a soprattutto tu, 
Paolo, resterai vivo a lungo nel nostro ricordo per gli anni trascorsi insieme e per 1' impronta profonda e indelebile 
che hai saputo lasciare in ognuno di noi. Ancora grazie, Paolo, per tutto.Concludo con una frase tratta dall”" Apolo- 
gia di Socrate" di Platone che ti: sarebbe certamente piaciuta "Ognuno va per la sua strada, io vado a morire, voi a 
vivere; solo gli Dei sanno quale dei due destini sia il migliore." 


Scritto dal Dott. Giovanni Mariotti e letto da lui durante 
la cerimonia funebre nella chiesa della Badia Fiesolana. 


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i FI La Sporta n.35 


Dicembre 2002 Lo 


Spagna 
Una vacanza a Saragozza 

In occasione della “Festa della Madonna del Pilar” che si 
celebra a Saragozza dal 7 al 12 di ottobre, sono stato li ospite 
dell’ospedale San Juan de Dios. E’ stato un soggiorno mera- 
viglioso, alternado la vita con la comunità e le visite alla città 
in festa nonchè una quotidiana visita alla Madonna del Pilar 
dalla quale mi sentivo particolarmente attratto. Devo ringra- 
ziare il Padre Priore Fra Domingo Alcalà e tutti i suoi 
confratelli che con il loro affetto mi hanno reso il soggiono 
indimenticabile. In questa occasione ho conosciuto la giova- 
ne Inmaculada Merino responsabile dei gruppi di volontari 
di San Giovanni di Dio della provincia di Aragona con la 
quale speriamo di organizzare un viaggio scambio. Da 
Saragozza ho potuto visitare in due brevi viaggi i due ospeda- 
li di Pamplona e Barcellona e ringrazio da qui i rispettivi Pa- 
dre Gavino Gorostieta a Pamplona e il P. Priore Roberto 
Narvaiz Garcia a Barcellona per la loro affettuosa accoglien- 
za. (SB) 


L'offerta dei fiori alla piccola Madonna del Pilar 
dell'ospedale 


La chiesa della Madonna del Pilar dalla parte del fiume Ebro 


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Saragozza l'entrata. 


La statua di San Gio- 
vanni di Dio alla quale 
è stato messo per l’oc- 
casione della Feria il 
caratteristico fazzoletto 
a quadri rosso-neri. 


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Basilica 
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agro” 


La gigantesca offerta di fiori nella Piazza della 


Il gruppo dei “Bomberos ” (Pompieri di Saragozza) 
nei costumi tipici nel corteo diretto alla Madonna. 


{Q La Sporta n.35 Dicembre 2002 È 


Inmaculada Merino 
responsabile dei Vo- 
lontari di Aragona. 


Accanto all’ospeda- 
le, la Torre-ossario 
che racchide nelle 
sue quattro pareti i 
resti dei caduti Ita- 
liani durante la 
Guerra Civile. 


Verso l'ospedale 
di Barcellona. 


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no L'ospedale di San 
tuta: Giovanni di Dio di 
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? = n Pamplona. 
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Statua di San Giovanni di Dio nell'atrio dell'ospedale 
di Barcellona meta di devote visite e generose offerte. 


Il grande ospedale pediatrico (400 letti ) di Barcellona. 


REA, SE TORE 


® La Sporta n.35 Dicembre 2002 lo 
Laura Salviati 


La carità di Laura 


Alla fine di settembre mi venne fatto di leggere la lapide in ricordo di Laura 
Salviati che nel 1893, gli amministratori di San Giovanni di Dio posero nella 
Portineria e mi accorsi che il 31 ottobre sarebbe ricorso il secondo centenario 
della morte della Benefattrice dell’ospedale che volle essere anche sepolta ( come 
si legge in una lapide coeva ai piedi dell’altare maggiore della chiesa dell’ospe- 
dale) nel sepolcreto dei frati, dove all’epoca riposava anche il Marcellini. 


Il 31 ottobre abbiamo quindi ricordato Laura con una Messa celebrata da P. 
Ferdinando Batazzi. 
Laura Salviati lasciò cospique rendite ai frati di San Giovanni di Dio, fattorie nel 
comune di Bagno a Ripoli 
e nel comune di San 
"a Miniato, delle quali ci sia- 
Donna LAURA SALVIATI mo già occupati in prece- 
VEDOVA ACQUAVIVA D'ARAGONA denti numeri ( N.17, N.18 
DUCHESSA TY ATRI} del 1994 ) per descrivere lo stato di abbandono e degrado di 
PER LA PRESTANZA DELLE SUE VIRTI questi lasciti. 
AVUTA IN REVERENZA ED AMORE 
. DA TUTTI 
ARTA SENZA DISCENDENTI IL XXXLOTTOBRE MDCCCIN 
LASCIANDO A QUESTO SPEDALE 
LE RICCHEZZE AVANZATE 
ALLA SUA PIISSIMA LIBERALITA 
GLI AMMINISTRATORI DEL MDCCCXCITI 
R DEVOTO SENTIMENTO DI GRATITUDINE 


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RENDEVANO PUBBLICO ONORE. z 


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Il 10 dicembre leggiamo su “Il Giornale della Toscana” Firenze me di i = 
pag. 7: 


Venduti all’asta i poderi dell’ ASL 


Una immobiliare ha acquistato il lotto per 12 milioni. 


E’ fatta. Ieri pomeriggio la Asl fiorentina è finalmente riuscita a 
vendere i gioielli di famiglia. Ad aggiudicarsi i poderi e le fatto- 
rie di proprietà dell’azienda sanitaria è stata Immobiliare La 
Pietra. Con un lotto unico finale in è riuscita ad acquistare tutto: 
il «Poderino», «La Buca», «La Valenzana», e i poderi della 
«Passerina» in via del Carota. Nella maggior parte si tratta di 
immobili di pregio, ma bisognosi di ristrutturazione. Le cifre sono 
da capogiro: da una base d’asta di sei milioni di euro, la Asl si 
ritroverà ad incassare praticamente il doppio: dodici milionidi 
euro. Venticinque miliardi di vecchie lire: una vera boccata d’os- 
sigeno per le casse dell’azienda. L’asta si è tenuta nella sala degli 
affreschi dell’Istituto ortopedico toscano di viale 
Michelangelo 


Si tratta di uno dei lasciti di Laura Salviati all'Ospedale di San Giovanni di Dio. 
Laura assisterà sicuramente i nostri amministratori affinchè prestino ora più attenzione al Vecchio Ospedale che tanto 
ha dato alla città e tuttora continua a dare con la sua inestinguibile fonte caritativa. (SB) 


RIO: | SR RI 


Q La Sporta n.35 Dicembre 2002 lo 


Provincia Romana dei Fatebenefratelli - Delegazione Filippina “Madonna del Patrocinio” 
IL MELOGRANO 
Taccuino virtuale Giovandiano 
Tel: 00632 / 736.2935 Fax: 00632 / 733.9918 E-mail: ohmanila@pworld.net.ph 


Doppia ricorrenza parigina 


Quest'estate la Provincia Francese festeggia il Quarto Centenario del primo insediamento canonico dei 
Fatebenefratelli in Francia, chiamati nella capitale dalla Regina Maria de’ Medici, insigne benefattrice dell'Ordine 
Ospedaliero fin dai tempi della sua adolescenza in Firenze. E proprio per ricordare Firenze, che ha per Patrono il 
Battista, il primo Ospedale parigino venne intitolato ”San Giovanni Battista della Carità” ed il Battista fu poi scelto 
a Patrono dell’antica Provincia Francese e lo è tuttora della nuova. Ricordo che quando ebbi modo di visitare alcuni 
musei parigini in compagnia dell’allora Provinciale fra Filemone Casson, egli ogni volta che scorgeva qualche 
ritratto di Maria de’ Medici, usava inchinarsi e con un largo sorriso additarmela come la loro “Madre Fondatrice”. 
Non per nulla la biografia di San Giovanni di Dio, che Loyac pubblicò a Parigi nel 1631 per celebrarne la 
Beatificazione, reca nel frontespizio tanto di ritratto della Regina e di dedica a lei come “Fondatrice del Convento- 
Ospedale della Carità di Parigi”. A Firenze i Fatebenefratelli erano arrivati il due aprile 1587 ed il primo marzo 
1588 poterono insediarsi nella definitiva sede in Borgo Ognissanti, munificamente concessa loro dal Granduca di 
Toscana Ferdinando I per la duplice intercessione dell’arcivescovo di Firenze, cardinal Alessandro de’ Medici, e 
della giovanissima nipote del Granduca, Maria de’ Medici. Quando costei nel 1600 sposò il Re di Francia Enrico IV, 
chiese al proprio nonno il Granduca di inviargli a Parigi qualcuno di quei così caritativi religiosi e fu per questo che 
partì per la Francia il primo drappello di Fatebenefratelli, guidato da fra Giovanni Bonelli, munito di lettere di 
presentazione del Granduca e della consorte Loteringia. Giunti a Parigi, Enrico IV di buon grado firmò nel marzo 
1602 le Lettere Patenti con le quali concedeva loro tutte le necessarie autorizzazioni per aprire Ospedali in città ed 
altrove e nelle quali esplicitamente dichiarava d’esservi stato indotto dalla consorte, che aveva già fittato un edificio 
per loro e che garantiva sia “la singolare pietà, devozione, cura ed amore verso i poveri da parte dei Religiosi della 
Congregazione del devoto Giovanni di Dio” sia “il bene ed utilità che ne ritrae il pubblico delle città dove i loro 
Ospedali sono già stati fondati, perché loro principale cura, lavoro, mansione ed attività, dopo il servizio di Dio, è di 
ricoverare, nutrire, assistere, curare le piaghe, medicare e far seppellire i poveri, ed altre opere pie e caritatevoli”. 
L’arcivescovo di Parigi, mons. Enrico de Gondy, sul finire dell’estate, per l’esattezza il 13 settembre 1602, concesse 
l’approvazione ecclesiastica all’insediamento della prima Comunità dei Fatebenefratelli, sita inizialmente nella rue 
de la Petite Seine e poi trasferitasi nella definitiva sede di rue des Saintes Pères, la cui prima pietra, benedetta dal 
cardinale Giovanni Bonsi che era fiorentino, fu collocata nel 1613 personalmente da Maria de’ Medici, divenuta 
Reggente di Francia dopo l’assassinio di Enrico IV nel 1610. Grazie all’afflusso di vocazioni locali furono ben 
presto aperte in varie città del Regno nuove Comunità. Giusto allo scadere di mezzo secolo dalla prima ne fu aperta 
la dodicesima e di nuovo a Parigi, dove si fece carico del Convalescenziario “Nostra Signora della Carità” per i 
malati dimessi dal loro esistente Ospedale e privi di qualsiasi rendita. Quest’utile iniziativa fu potuta realizzare 
grazie alla generosità di una benefattrice anonima, che fornì il capitale occorrente per acquistare una proprietà in 
rue du Bac, nel medesimo quartiere di Saint Germain dov'era l'Ospedale. Solo nel 1662, alla morte della benefattrice, 
si scoprì che era Angelica Faure, la quale dopo esser rimasta vedova di Claudio de Bullion, Sovraintendente alle 
Finanze e Presidente del Parlamento Parigino, che le aveva lasciato una notevole fortuna, aveva deciso di segretamente 
adoperarne una parte per i poveri. La proposta della nuova fondazione venne discussa ed approvata all’unanimità 
nel Capitolo Conventuale che il Priore di Parigi, fra Barnaba Moncelet, convocò il 28 marzo 1652 ed al quale 
parteciparono i 26 Confratelli di Comunità. L’8 maggio il Priore, a nome del Vicario Generale per la Francia, chiese 
a mons. Enrico de Bourbon, vescovo di Metz ed ecclesiasticamente responsabile del distretto in quanto Abbate di 
Saint Germain des Prés, d’autorizzare l’insediamento canonico della nuova Comunità, il che fu concesso con decreto 
del 20 luglio e la cerimonia d’inaugurazione venne fissata per la festa dell’ Assunta. Il 15 agosto 1652 alle otto del 
mattino il Priore dell’ Abbazia di Saint Germain, padre Placido Roussel, benedisse gli ambienti del Convalescenziario 
recando processionalmente una croce di legno che fu poi collocata nel frontone della Cappella, dove celebrò 
solennemente la Santa Messa. Inizialmente il Convalescenziario disponeva di otto letti e la degenza non poteva 
superare i quindici giorni. Alle necessità dei pazienti attendevano due frati ed un inserviente; alle necessità spirituali 
provvedevano due cappellani. Dei primi componenti di questa piccola Comunità ci son rimasti i nomi di fra Giuda 
Beaudouin per il 1653; del Priore fra Angelo Papillon e di fra Vittorio Lefebvre per il 1654; del Priore fra Martino 
Rou e di fra Orsino Damé e fra Bruno Le Roy per il 1658; del Priore fra Yves Aubertin e di fra Orsino Damé, fra 
Eugenio Girard e fra Giuda Beaudouin per il 1664. I letti risultano saliti a 15 nella Statistica pubblicata in Italia 


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& La Sporta n.35 


Dicembre 2002 lo 


D’ INFIRMERIE DE LA CHARITE’ DE PARIS (ESTAMPE D’ ABRAHAM BOSSE) 


continuarono a titolo personale ad assistere i malati. Nonostante la loro 
generosità, la Provincia Francese nei successivi roventi anni finì per 
completamente dissolversi e poté nuovamente ricostituirsi solo nel 1823. 
Son dunque due secoli tondi che i Fatebenefratelli han dovuto abbandonare 
le loro due fondazioni nel quartiere parigino di Saint Germain, ma questo 
non toglie che meriti ricordare il Quarto Centenario di fondazione della 
prima ed i 350 anni di fondazione dell’altra. Una prima ragione è che i 
Fatebenefratelli sono nuovamente presenti con due Comunità a Parigi, 
non più ovviamente le stesse, ma che continuano ad incarnare il carisma 
dell’ospitalità nella capitale francese. E la seconda più valida ragione è 
che il bene fatto è l’unico valore che sopravviverà nella vita eterna, la 
quale sarà proprio un’ineffabile perenne celebrazione d’ogni gesto di carità 
fraterna che il Signore ci aiutò a compiere nella nostra vita terrena. 


Fra Giuseppe Magliozzi o.h. 


Calendarietti 


Grazie alla Provincia Romana dei Fatebenefratelli 
abbiamo anche quest'anno i calendarietti dell’anno 


dallo Scodaniglio nel 1685. Lievitarono poi, 
come c’informa C. Klein nella sua 
monografia del 1964, a 16 nel 1733, a 21 
nel 1775, a 24 nel 1790, anno in cui figurano 
di Comunità sei Confratelli, aiutati da tre 
inservienti, un cuoco ed un giardiniere, oltre 
che da due cappellani per l’assistenza 
spirituale. Il 18 agosto 1792 il Governo 
soppresse tutti gli Istituti Religiosi, ma i 
Fatebenefratelli, pur obbligati a deporre 
l’abito religioso, per qualche tempo 


Padre Paolo Gallo Priore Generale 
all’epoca della Fondazione della Charité 


Sommario 


2003 

COPEIUNA caio pag 2 

= Call Ati ua eN N ETA pag 2 
Ricordo:di Paolo Casettil....... iran pag 2-3 
SPINA. li ria II pag 4-5 
Laura Salviati sca iaia teainisno pag 6 
LIMA irrita pag 7-8 
Appello nisi seni pag 8 
Calencafietti sciolte pag 8 


Appello! 


Vi preghiamo di essere generosi (anche poco, ma in tanti) e di inviare qualcosa con il 
bollettino allegato, le spese sono state tante soprattutto per la nuova sede. 


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Anno XVII n.36 Novembre 2003 


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Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 


Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 FI 


La Sporta n. 36 
La copertina 


Nel viaggio che abbiamo fatto a Marsiglia il 26 aprile 
per la chiusura delle celebrazioni del IV centenario 
dell’arrivo dei frati di San Giovanni di Dio abbiamo 
assistito all’inaugurazione della vetrata opera di 
Mosieur Imbert e che si trova nella Maison Saint 
Joseph sempre a Marsiglia. 

La caratteristica di questa opera è la fusione di due 
immagini (un volto di San Giovanni di Dio già 
pubblicato come copertina e il famoso quadro di 
Gomez-Moreno del santo durante l’incendio 
dell’Ospedale di Granada). L’effetto sarebbe 
sicuramente migliore se si potesse stampare la 
copertina (almeno quella) a colori, per ora ci 
dobbiamo accontentare. 


Appello! 


Vi preghiamo di essere generosi (anche 
poco, ma in tanti) e di inviare qualcosa 
con il bollettino allegato, le spese sono state 
tante soprattutto per la nuova sede. 


Sommario 


La Copertina 

8 marzo al Nuovo Ospedale 
8 marzo al Vecchio Ospedale 
Marsi i METRI A IRR 4 pag. 5-6-7 
Dalla Stampa 
Gradite visite 
Recuperati 
Francesco 


Associazione San Giovanni di Dio 
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze 

CEP 521 50100 Firenze (Italy) 

Tel. e Fax +39 055 218839 


E-mail sgd@dada.it 


Novembre 2003 


Un avventuriero 
illuminato 


Edizioni Paoline 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 


Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi, 
Anna Maria Montanari 


Anno XV - Reg. Trib. n° 3851 del 17/3/89 


Associato all Unione Stampa Periodica 


URL http://www.asgdd.it 


La Sporta n. 36 3 Novembre 2003 


8 marzo al Nuovo Ospedale | 


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Celebrazione eucaristica 

presieduta dal cappellano 
dell'ospedale P. Umberto 
Rufino M.I. 


La corale di S. Giusto che ha 
cantato durante la Messa. 


PR Il gruppo dei Volontari Ospedalieri 
“ Giovanni Bonelli” 


La Sporta n. 36 Novembre 2003 


8 marzo al Vecchio Ospedale 


ms. 


8) 


S. Messa celebrata da PIRRE F —_ ca tas: 
Ferdinando Batazzi OFM. $1 i i 


Concerto Gospel del Gruppo “Spirit of the living 
God” diretto da Lucrezia Balatri 


Lucrezia 


La Sporta n. 36 5 Novembre 2003 
Marsiglia 


Avevamo già accennato nel numero 35 alla ricorrenza parigina del 
400° anniversario della fondazione della Provincia Francese dei frati 
di San Giovanni di Dio da parte di un gruppo religiosi partiti da 
Borgo Ognissanti al seguito di Maria de? Medici che andava sposa 
al re Enrico IV di Francia. 

Il 26-27 Aprile la Provincia Francese ha festeggiato il 400° 
anniversario della fondazione e anche la rinascita dell’ordine in 
Francia dopo la bufera della Rivoluzione ad opera di Paul Magallon, 
ufficiale dell’Impero che rinunciò alla sua brillante carriera militare 
per dedicarsi all’assistenza, alla cura dei malati e alla ricostruzione 
della Provincia Francese di San Giovanni di Dio. 

Paul de Magallon (1784-1859)era originario di Marsiglia. Invitati 
dalla Provincia Francese ci siamo recati in questa città e abbiamo Frère Paul de Magallon. 
seguito le varie cerimonie della chiusura del IV centenario. Vogliamo 
ringraziare Fra Olivier Bonnaud superiore provinciale che ci ha fatto trascorrere due meravigliosi giorni in 
fraterna amicizia. 

Il Padre Generale dell'Ordine, Fra Pascual Piles e il suo Segretario Fra Josè Luis Muñoz hanno presenziato 
a tutte le cerimonie, erano presenti inoltre religiosi dalle provincie Lombardo-Veneta, Romana, Austriaca 
e Australiana. 


077777 
F PUINE. 


Dons ceite maison; vk wé te 1” divembrò (TER 
Poul de WAGALLON D'ARGEUS 


Restanrateun de l'Ovlre Hospitalier 
des Faères de Saint Jona de Dien, en France. 
a a Le 25.04.2003 


Alcuni momenti dello scoprimento della targa 


La targa commemorativa 


La Sporta n. 36 


In rue Portalis con il Padre Generale e il Segretario 
Generale. 


Sabato 26 aprile nella Cappella della Maison Saint 
Barthélemy, chiusura del TV centenario con una Mes- 
sa solenne concelebrata da Mgr Bernard Panafieu, 
Arcivescovo di Marsiglia, Mgr Benoît Rivière Ve- 
scovo Ausiliare e Fra Pascual Piles. 


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Alcuni dei doni alla 
provincia Francese 
fra i quali si può 
riconoscere quello 
dell’associazione 
san Giovanni di Dio 
di Firenze opera del 
pittore fiorentino 
Mauro Matulli : 
“Piazza san Giovanni 
Battista a Firenze”. 


Mauro 
Matulli 
accanto alla 
sua opera 


La Sporta n. 36 Novembre 2003 


if 
| l ASSOCIAZIONE 
l k aib SAN GIOANN Oi D10 


UNDATA Lë ARTO 1985 


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5-0 PR 
FIRENZE L 


Fra Brian O'Donnel, precedente Priore Generale dell’Ordine Madame Miriam Labolle e 
accanto al nostro stendardo. Frère Jérôme Gravereau 


La Sporta n. 36 


Dalla stampa 


Novembre 2003 


Tre medici 

domani in Francia 
Sono 200 gli ospedali di San 
Giovanni di Dio sparsi in 46 
paesi del mondo. In Francia, 
il primo , venne fondato quat- 
tro secoli fa da Frà Giovanni 
Bonelli, che insieme ad altri 
tre frati, partì da Borgognis- 
santi. Lo aveva chiamato la 
regina Maria de’ Medici, la 
quale volle esportare nel suo 
nuovo paese il modello fio- 
rentino. Per questa ricorren- 
za sono stati invitati in Fran- 


an COR pre 
La Nazione l' VA 
Firenze x | 
O 
giovedì 24 apre 2003 CRONACA FIRENZE iamnow XI | 
iE CENTENARI medici °° FIRENZE 
Giovan- 
A 4 g ô EP 
S. Giovanni di Dio Sergio 


Paolo Checcucci-Lisi e An- 
na Maria Montanari. I tre 
menbri dell’ Associazione 
San Giovanni Dio porteran- 
no ad Aix en Provence un di- 
pinto di Mauro Matulli che 
rappresenta piazza San Gio- 
vanni a Firenze. 

Aix è la città natale di Paul 
de Magallon, l'ufficiale che 
dopo la caduta di Napoleo- 
ne, folgorato dall'esempio di 
Giovanni di Dio, si dedicò al- 
la ricostruzione dell'ordine 
dei frati. I tre medici partiran- 
no domani. 


Lien Hospitalier 


Revue des Frères Hospitaliers de Saint Jean de Dieu 
N°339 Juillet-Aout - Septembre -2003 


pag. 47 


ASSOCIAZIONE 
sia Gessi D [I 


wamane KI 


La Nazione 


Firenze 


S.GIOVANNI 
DI DIO 
| tre medici 


-- Sergio Balatri. 


Paolo Checcucci 
Lisi e Anna Maria 
Montanari hanno 
partecipato a 
Marsiglia ail 4 
centenario della 
fondazione del 
primo ospedale 
francese, 
costruito da un 
frate di S. 
Giovanni di Dio 


La Sporta n. 36 Novembre 2003 


Fra Jérôme sotto al quadro del Padre Paolo Gallo. 


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PA “i (pa 


Fra Jérôme del Centre Saint Jean de Dieu di rue 
Lecourbe con i genitori e davanti al gruppo di San 
Giovanni di Dio nella portineria del Vecchio 
Ospedale. 


Il Direttore Sanitario dell'Ospedale san Juan de 
Dios di Saragozza Dott. Francisco Javier Obis 
Sanchez ha visitato con la sua famiglia la nostra 
città e anche la Basilica dell’Impruneta. Nella foto 
insieme a Don Vasco Bianchini. 


La Sporta n. 36 


Novembre 2003 


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Grazie a Silvio Guerrini, (nella foto) attualmente 
impiegato negli uffici ASL di Santa Rosa, ma 
proveniente dalla farmacia del Vecchio San 
Giovanni di Dio, sono stati ritrovati abbandonati 
in uno scaffale, 14 volumi delle delibere del 
Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale San 
Giovanni di Dio dal 1965 al 1978 che sono stati 
successivamente portati all'Archivio Comunale 
insieme a quelli già esistenti. Siamo ora alla ricerca 


delle delibere del Consiglio di Amministrazione fino 
al 1982 epoca di formazione delle USL. 


Francesco 


Rovistando nella enorme quantità di foto del nostro 
archivio abbiamo trovato questa foto di Francesco 
Batazzi alla cassa della sua libreria. Ci ha fatto 
grande piacere rivederlo. 


Soci che scrivono. 


Sergio Moschini 


LA MADONNA DELLA PIETA’ 

Verso la fine del millesettecento, al castello che sovrastava 
da una collinetta il paese di Bacchereto, venne aggiunta 
la chiesa di Santa Maria Assunta, ricavata e parzialmente 
costruita su antiche strutture murarie. Il paese, situato 
ai piedi del Montalbano, subiva l’influenza di Firenze, 
pur trovandosi sotto la giurisdizione apostolica di Pistoia. 
Intorno al castello si trovavano degli appezzamenti di 
terreno chiamati ripe, larghi pochi metri, che digradavano 
verso il rio, retti da muri a secco.Per scendere sul terreno 
sottostante, ogni ripa aveva la sua scaletta formata da 
lunghe pietre che fuoruscivano dal muro a circa quaranta 
centimetri l’una dall’altra, formando una scala vera e 
propria, anche se un po’ scomoda. Il paese era formato 
da poche case, raggruppate ai piedi del castello, tutto 
intorno c'erano campi coltivati fino all’inizio del 
Montalbano, coperto in basso da castagni e poi da pini, 
querce e macchie di scope e ginestre. Il rio era un 
fiumiciattolo che non rimaneva mai secco perché 
alimentato per tutto l’anno da una polla d’acqua che 
nasceva quasi in cima al monte, scorreva a pochi metri 
dal paese, digradando in pescaie che formavano dei 
laghetti e, proprio vicino a questi, c'erano gli orti degli 
abitanti del paese che avevano così la possibilità di 
annaffiare anche in piena estate. Di lato al monte c’erano 
alcune colline boscose alte tre o quattrocento metri che 
riuscivano a riparare dal vento il paese, proteggendolo 
su tre lati. Più che altro venivano coltivati olivi, viti ed 
alberi da frutto, ogni piccolo spazio, anche scosceso, 
era occupato da grano e fave. 


La Sporta n. 36 


Nelle vicinanze del paese sorgevano dei piccoli 
agglomerati di case, uno dei quali, chiamato Formia, 
sembra sia stato fondato dai pochi scampati dell’esercito 
di Catilina, sconfitto dalle legioni di Cesare nella piana 
di Pistoia ed ogni tanto, durante la lavorazione dei campi, 
affioravano dal terreno degli antichi cocci. Proprio cento 
metri sopra il paese c’era un conglomerato di sei o 
settecento metri quadri di sabbia mista a mica, provocato 
dall’eruzione di un vulcano esistente sulla cima del 
monte, migliaia di anni prima; questo materiale serviva 
per ripianare le aie e le strade del paese. 

Sestilio stava zappando nelle ripe, che erano di sua 
proprietà ma, ogni tanto si fermava a riflettere, 
appoggiandosi alla zappa: e se nelle ripe ci avesse 
piantato un vigneto? Il posto si prestava perché era 
abbastanza riparato dai venti, ad una altezza giusta, con 
terra mista a sassi e quindi con un buon drenaggio. Certo 
il lavoro sarebbe stato molto faticoso perché, per ogni 
vitigno, andava scavata a mano una buca profonda 
almeno un metro ed il fondo doveva essere riempito con 
la potatura delle viti per ottenere un drenaggio maggiore 
e perché le radici potessero farsi strada più agevolmente. 
Erano diversi mesi che Sestilio aveva questi pensieri per 
la testa perché, a quei tempi, piantare una vigna era 
veramente un’impresa e, prima di affrontarla, uno doveva 
pensarci e ripensarci a lungo. Suonarono le campane di 
mezzogiorno e Sestilio, con la zappa in spalla, si avviò 
verso casa per mangiare qualcosa. 

Giunto sul limitare della sua proprietà si fermò e si voltò 
a guardare, immaginandosi le ripe trasformate in vigneto, 
con i filari di viti cariche d’uva bianca e nera. Una volta 
finito di mangiare, si rivolse alla moglie, dicendole. 
“Valchiria, che ne penseresti se nelle ripe ci piantassi 
una vigna?” “A questa età” rispose lei “ ti vuoi mettere a 
fare un lavoro così faticoso? Ma tu saresti pazzo e poi 
chi ti aiuterebbe?” “Aveo pensato a’figlioli.......... i 

“I figlioli lavorano abbastanza pe’ conto suo dalla mattina 
alla sera pe’ tirare avanti la famiglia! 

Costantino ha tre femmine e du’ maschi e i° più grande 
ha undici anni; Gusmano ha solo un figliolo, ma è un po” 
malazzato e potrebbe far poco; su Benvenuto, i’ marito 
della tu’ figliola, un ci si può fare affidamento perché 
tanta voglia di lavorare un ce l’ha; fa le su’ ore a opra e 
poi si riposa tutto i° giorno e un fa nemmen l’orto; a 
quella poera Leonilde gli tocca a sacrificarsi a zappare, 
seminare e annaffiare, sempre co’ figlioli attaccati alle 
sottane.” Sestilio rimase zitto, ma non era convinto; in 
fondo anche se i figli si fossero un po” sacrificati, un 
giorno, il più tardi possibile naturalmente, sarebbe 
rimasto tutto a loro. La mattina seguente, oltre alla zappa, 
portò anche la vanga e cominciò a saggiare il terreno; 
non sarebbe stato un lavoro impossibile perché la vanga 
scendeva agevolmente nel terreno; oramai si era convinto, 
la prima domenica, rivestito a festa per la messa, avrebbe 
parlato con i figli, cercando di convincerli ad aiutarlo. 
La domenica seguente 

Sestilio si incamminò per la corta, ma ripida strada 
lastricata in pietra serena, che portava alla chiesa. Lungo 
il percorso osservava le ripe che si trovavano proprio 
sotto alla strada e continuava ad immaginarle trasformate 
in una fiorente vigna. In chiesa gli uomini, per una strana 
forma di pudicizia, stavano separati dalle donne, 
prendendo posto a sinistra dell’altare maggiore, mentre 
le donne prendevano posto a destra, separate dal corridoio 
di passaggio. ao 
Sestilio si sistemò a sinistra, chiedendo ai figli di 


11 Novembre 2003 


trattenersi fuori della chiesa dopo la messa perché 
doveva parlare con loro di una cosa importante. Una 
volta finita la messa, si fermò con i figli sul piazzale 
della chiesa e, con voce ferma, accennando le ripe, disse: 
“Guardate giù, cosa ne pensereste se si facesse una vigna 
proprio lì?” I figli, pensando al lavoro che avrebbero 
dovuto fare, oltre a quello che già avevano, si guardarono 
tra loro e rimasero un po” interdetti, ma Sestilio era 
sempre stato un buon padre e se proprio aveva il 
desiderio di avere una vigna, sarebbero stati disposti ad 
accontentarlo; e poi in fondo, sarebbe rimasto tutto a 
loro, naturalmente sempre il più tardi possibile. 
Cominciarono a studiare i piani di lavoro: il sabato 
pomeriggio e la domenica, dopo la prima messa, 
avrebbero lavorato alla vigna per tutto il giorno. Il sabato 
seguente, alle due del pomeriggio, tutti e tre si 
ritrovarono sulle ripe e cominciarono a segnare le misure 
per poi procedere a scavare uno scasso per uno. 
Subito dopo iniziarono il lavoro vero e proprio e la sera, 
quasi a buio, erano andati avanti per circa un metro e 
mezzo per scasso. La domenica mattina, dopo la messa, 
tornarono a lavorare sul posto. Dopo un po’ di tempo, 
Sestilio smise improvvisamente di scavare, uscì fuori 
dalla buca e chiamò i figli: “Venite a vedere, qui sotto 
c’è un pavimento di mattoni murati!” 

I figli, incuriositi, arrivarono di corsa; sul fondo dello 
scavo, a circa un metro di profondità, affiorava uno strato 
di mattoni accuratamente murati. Costantino si calò nella 
buca con una pala e cominciò a gettare fuori la terra e 
allargando sempre di più la buca, per vedere quanto fosse 
grande quel pavimento. Procedeva con grande fatica ma, 
eccitato dalla scoperta, non voleva neppure il cambio 
dagli altri due. Arrivato in fondo, si accorse che i mattoni 
murati, occupavano una superficie di circa un metro e 
venti per lato e notò che, ai quattro lati, sotto il pavimento, 
c'erano quattro muri di mattoni che sprofondavano nel 
terreno, trasformando, quello che era sembrato un 
pavimento, in un soffitto. Sembrava proprio che ci fosse 
una piccola stanza sotterranea. “Vediamo un po’ cosa 
c’è in questo stanzino sotterrato.” Disse Sestilio dal 
bordo dello scasso. Passarono una zappa a Costantino 
che iniziò a smurare i mattoni del soffitto, saltarono tre 
o quattro mattoni; con le mani ne strappò altrettanti e si 
chinò a guardare, rimanendo in silenzio. Intanto gli altri 
due non stavano più nella pelle e, dal bordo della buca, 
lo incalzavano: su Lui non aprì bocca, si rialzò e continuò 
a togliere i mattoni dal soffitto, gettandoli fuori, fino a 
rimanere con i piedi sul bordo di uno dei muri di sostegno. 
Sestilio e Gusmano scesero nello scasso, tenendosi in 
equilibrio precario con i piedi sul bordo del muro e videro 
che, nello stanzino murato sotto terra, c’era una statua 
di terracotta invetriata che rappresentava la Madonna 
con in grembo il Cristo morto, deposto dalla croce. 

La Madonna aveva un volto dolcissimo ed era coperta 
da un manto azzurro. Gusmano corse a casa di Sestilio 
a prendere due funi che furono sistemate sotto la statua; 
i tre uomini, con tutte le precauzioni possibili, riuscirono 
a tirare fuori la statua e la depositarono su una proda, in 
modo che fosse sicura, poi si misero in ginocchio ad 
osservarla con un sentimento misto di emozione e 
meraviglia. Poi Gusmano corse a chiamare don Rutilio, 
Pievano della chiesa di Bacchereto, che arrivò di corsa, 
abbottonandosi la tonaca che si era infilato in fretta e 
furia e borbottando che non aveva capito niente di quello 
che gli aveva detto Gusmano; vista la statua, subito si 
inginocchiò a capo chino, mormorando più volte la parola 


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La Sporta n. 36 


miracolo. Tutti e quattro, con prudenza, trasportarono 
la statua nella chiesa che distava poche decine di metri 
dalle ripe e la depositarono sull’altare maggiore; 
Gusmano e Costantino, dietro ordine di don Rutilio, 
corsero a suonare le campane a stormo. 
Dai campi, anche a grande distanza, i contadini, 
preoccupati perché rion potevano certo immaginare il 
motivo di tanto scampanio, posarono gli arnesi da lavoro 
e corsero verso la chiesa, preceduti dal fabbro, dal 
falegname, dal ciabattino e dagli altri artigiani che 
lavoravano nel centro del paese. In breve tempo la chiesa 
si riempì di fedeli; don Rutilio, dall’altare maggiore, tolse 
il lenzuolo con il quale aveva coperto la statua, spiegò 
dove e come era stata trovata, accennò al miracolo, senza 
però approfondire, pensando alle gerarchie superiori della 
chiesa e disse che, se per il ritrovamento era stato 
predestinato il paese di Bacchereto, doveva esserci un 
preciso motivo nel disegno divino e che tutti, da quel 
momento, dovevano comportarsi da veri cristiani e 
frequentare con più assiduità la chiesa. 
Il giorno dopo la statua venne sistemata sull’altare 
laterale a sinistra ed il pievano fu costretto a chiedere 
aiuto ai compaesani perché centinaia e centinaia di 
| persone arrivavano dai paesi vicini per vedere la statua 
della Madonna e chiedere indulgenze e grazie. Venne 
limitato l’accesso alla chiesa a non più di cinquanta 
persone per volta, ma era inutile perché, fino a buio, 
rimaneva fuori una moltitudine di persone che 
smaniavano e spingevano per riuscire ad entrare. 
Il pievano decise di esporre la statua alla devozione di 
tutti, sistemandola per un po’ di tempo, nella piazza del 
paese. In breve tempo il falegname, aiutato dal fabbro e 
da altri abitanti del paese, costruì un palco di quattro 
metri quadrati alto un metro con delle assi di pino e dei 
pali di castagno e, nel centro venne sistemata la Madonna 
con il Cristo deposto. Fu un successo: dalla mattina sul 
far del giorno alla sera a buio, folle di persone venivano 
a piedi da paesi lontani chilometri e chilometri e tutti 
avevano la possibilità di inginocchiarsi a pregare davanti 
alla Madonna. A buio inoltrato venne presa la decisione 
di lasciarla in piazza per non rischiare di romperla, 
spostandola su e giù per la strada ripida che portava alla 
chiesa. Alcuni abitanti del paese si dichiararono 
disponibili a far la guardia per la notte e così ebbe inizio 
la lunga veglia. 
Dato che la stagione era clemente, i guardiani si 
sistemarono su alcune sedie intorno al palco e si misero 
a chiaccherare del più e del meno, immersi nel buio della 
piazza rischiarato debolmente soltanto da un piccolo lume 
ad olio; poi, forse, schiacciarono anche un pisolino. Il 
primo che si svegliò, guardò verso il palco e svegliò subito 
gli altri: la statua era sparita. Disperati, corsero tutti 
insieme a battere alla porta della canonica svegliando 
don Rutilio che, una volta venuto a conoscenza della 
sparizione, ordinò subito di suonare le campane a stormo; 
poi ci ripensò, annullò l’ordine e si precipitò in chiesa a 
pregare, seguito da tutti gli altri. 
Appena entrati accesero delle candele e si accorsero che 
la Madonna stava sull’altare di sinistra, proprio nel punto 
preciso dove era stata decisa la sua sistemazione 
definitiva. Da quel giorno, salvo che per le processioni 
più importanti, non venne più spostata e prese il nome di 
“Madonna della pietà”. 
Per anni ed anni la chiesa continuò ad essere meta di 
fedeli che sostavano davanti alla statua ed accendevano 
saltaleoni e candele, a seconda delle possibilità 


12 


Novembre 2003 


economiche di ciascuno, comunque rimanevano accese 
anche la notte, affumicando le volte che erano diventate 
nere di fuliggine. Alcuni anni dopo, nel pieno della notte, 
si sviluppò un incendio che distrusse quasi 
completamente la chiesa. 

L’incendio fu così violento che la cera fusa delle 
innumerevoli candele e dei tanti saltaleoni, scese fino 
nel centro del paese. Quando l’incendio si esaurì perché 
non era rimasto più niente da bruciare, la gente del paese, 
in mezzo al fumo, riuscì ad entrare in chiesa e trovò 
tutto distrutto eccetto la statua della Madonna della pietà 
che era rimasta intatta. E Sestilio? Sestilio riuscì ad avere 
in breve tempo la sua tanto sospirata vigna perché, per 
riconoscenza, tutti gli abitanti del paese, a turno, si 
adoperarono a scassare il terreno ed a piantare i vitigni, 
forse anche con la segreta speranza di trovare, anche 
loro qualcosa. 


Sergio Moschini Fritsche, nato a Firenze e residente 
a Scandicci, è stato Economo dell'Ospedale di San 
Giovanni di Dio per 30 anni. 
uesto racconto, tra realtà e fantasia, narra un 

fatto...., alquanto strano, accaduto a Bacchereto dove 
l’autore, trascorse la sua giovinezza. 

Vincitore del premio letterario “Carmignano” con 
“Quando la campagna era verde”. 

Nel mese di marzo p.v. pubblicherà il romanzo 
“Pietramarina” Ediz. M.I.R. 


Anno XVII n.37 Dicembre 2003 


ASSO ZIONE 


{SAN GIOR \NI DI DIO, 


! L FONDATA IBI NIARZO 1985 | 


i 


O 


Notiziario trimestrale dell’ Associazione San Giovanni di Dio 


Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 FI - Con gadget - tassa pagata 


La Sporta n. 37 


La copertina 


Forse non tutti ricorderanno la manifestazione 
dell’ottobre 1986 alla Loggia Rucellai. 


In quell’occasione fu presentata questa realizzazione 


degli architetti Lazzareschi dove in una teca di 
plexiglas stanno le riproduzioni della “Sporta e 
Bastone di San Giovanni di Dio”. 


La “Sporta” è accessibile tramite un tubo, sempre 


di plexiglas, per l'immissione delle elemosine. 


Abbiamo deciso di proporre questa copertina perché 
pensiamo di rimettere in uso questa “macchina” che sk 


ha sempre reso notevoli servigi all’ Associazione. 


Appello! 


Vi preghiamo di essere generosi (anche 
poco, ma in tanti) e di inviare qualcosa 
con il bollettino allegato, le spese sono sta- 
te tante soprattutto per la nuova sede. 


Sommario 


La Copertina 

Volontari ospedalieri 

Gita a Lanuvio 

Congresso Nazionale AFaR 
Visita all'Ospedale di Pescia 
Esame di restauro nella 
Facoltà di Architettura 
Amerigo Vespucci 
Pensionati 

Banchino 

Religiosi di San giovanni di Dio 
defunti a Firenze 


A Milano per Dialog 
Calendarietti 


Associazione San Giovanni di Dio 
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze 

CP 521 50100 Firenze (Italy) 

Tel. e Fax +39 055 218839 


E-mail sgd@dada.it 


2 Dicembre 2003 


anr 


- 


C opertina dicembre 2002 


I lavori di restauro della Chiesa sono fermi da più 
di un anno. Le impalcature, istallate a suo tempo 
per riparare il tetto e restaurare la facciata sono 
ancora li inutilizzate. E’ stata eseguita una 
copertura provvisoria del tetto che è risultata poi 
insufficiente, come dimostrano le infiltrazioni 
d’acqua durante le piogge dei mesi scorsi. 
Speravamo tanto di poter dare notizia che i restauri, 
anche se parziali, continuassero a procedere; invece 
sono fermi ancora a quanto era stato fatto l’anno 
scorso. Noi continuiamo a sperare e confidiamo 
nella provvidenza. Forse i soldi ricavati dalla 
vendita della fattoria di Ruballa, antica proprietà 
dei Frati di san Giovanni di Dio a seguito di un 
lascito di Donna Laura Salviati, come abbiamo 
ricordato nei numeri precedenti, potranno far 
proseguire i lavori di restauro in modo da rendere 
agevole la Chiesa. 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 


Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi, 
Anna Maria Montanari 


Anno XV - Reg. Trib. n° 3851 del 17/3/89 
Associato all’ Unione Stampa Periodica 


URL http://www.asgdd.it 


—. 


Volontari Ospedalieri 
Gita a Lanuvio 


Domenica 6 Aprile, partiti da Firenze, siamo andati in gita a 
Lanuvio sede dei Monaci di Borgo Ognissanti. Giunti a Roma 
alle 10.30 ci siamo recati all’ospedale S. Pietro - Fatebenefratelli, 
situato sulla via Cassia, dove siamo stati accolti da Fra Antonio 
Fedele. Terminata la messa, come è loro costume, ci hanno offerto 
una splendida colazione. Abbandonata Roma, ci siamo fermati 
per il pranzo, in un ristorante, nei pressi di Lanuvio. Continuando 
la gita siamo arrivati alla Casa Madre dei Monaci e Monache di 
Lanuvio, dove gentilmente siamo stati accolti. Come ricorderete 
(n°31 pag.7), questi monaci hanno trasferito la loro sede nel 
convento di Ognissanti, divenuto Abbazia, precedente sede dei 
frati Francescani, Con Don Antonio Maria Malagisi 

della quale Padre 

Batazzi era il Padre Superiore. Abbiamo visitato i vari 
atelier di tessitura, pittura di icone e infine abbiamo potuto 
vedere e apprezzare l’allevamento di bufale, produttrici 
del latte, per le mozzarelle, che vengono vendute anche a 
Firenze nel negozio dei Monaci in Borgo Ognissanti. 


Le Bufale 


La Sporta n. 37 


L’ Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca, 
costituita il 22 marzo 1994 e giuridicamente 
riconosciuta con decreto ministeriale 20 ottobre 
1998, è un organo autonomo senza scopi di lucro. 
L'Associazione si propone di promuovere e realizzare 
attività di Ricerca Corrente e Sperimentale in campo 
Biomedico e di Sanità Pubblica. L’AFaR in modo 
specifico promuove l'utilizzo ed applicazione di 
ricerche sull’ottimizzazione delle risorse e 
umanizzazione delle prestazioni in rapporto a 
patologie degli apparati sensoriali, alla 
riabilitazione psichiatrica e dell’invecchiamento 
cerebrale, svolgendo anche, in materia, funzioni di 
collegamento e di riferimento fra gli Istituti 
Fatebenefratelli, Italiani ed Europei dello stesso 
Ordine S. Giovanni di Dio. 

Lo svolgimento delle ricerche promosse 
dall’Associazione è strettamente collegato con le 
attività di ricovero e 
cura, allo scopo di 
valorizzare lo stile 
di ospitalità 
dell'Ordine  S. 
Giovanni di Dio 
fondato sul rispetto 
e sulla solidarietà 
con le persone 
malate. L’AFaR si 
prefigge inoltre di 
applicare le scienze 
umane alla sanità 
individuando e 
rendendo operanti 
criteri di assistenza 
globale, atti a 
migliorare i livelli 
qualitativi degli 
interventi 
terapeutici nel 
rispetto della più 
efficiente gestione 
delle risorse impiegate e di promuovere il 
trasferimento delle conoscenze acquisite verso altre 
istituzioni di ricovero e cura. 


Il ruolo dei 
Fatebenefratelli 
nella sanità 

che cambia: 
valori, ricerca 
ed assistenza 


Roma, 25-27 settembre 2003 
Ospedale San Pietro 


Dicembre 2003 


CENTRI AFFERENTI ALL AFAR 


ASSOCIAZIONE FATEBENEFRATELLI 


PER LA RICERCA 


Ospedale “San Giovanni Calibita” 


Fatebenefratelli 
Isola Tiberina 
00186 ROMA 


Istituto Sacro Cuore di Gesù 


IRCCS “Centro San Giovanni di Dio” 


Via Pilastroni, 4 
25125 BRESCIA 


Presidio Ospedaliero Riabilitativo 
“Beata Vergine della Consolata” FBF 
Via Fatebenefratelli, 70 
10077 San Maurizio Canavese (TO) 
Ospedale Sacra Famiglia 
Via Fatebenefratelli, 20 


22036 ERBA (CO) 


Ospedale San Giuseppe 


Via San Vittore, 12 
20123 MILANO 
Ospedale San Pietro 
Via Cassia, 600 
00189 ROMA 


Istituto Sacro Cuore di Gesù 


Viale San Giovanni di Dio, 54 
20078 S. Colombano al Lambro 


Tel. 0371/2071 


Casa di Riposo Villa San Giusto 


Corso Italia, 244 
34170 GORIZIA 
Tel. 0481/533151 


Ospedale San Raffaele Arcangelo 
Madonna dell'Orto, 3458 


30121 VENEZIA 
Tel. 041/720188 


Entreranno prossimo anno i seguenti Centri: 
Ospedale Buon Consiglio 


Via Manzoni, 220 
80123 NAPOLI 


Ospedale Sacro Cuore di Gesù 
Viale Principe di Napoli, 16 


82100 BENEVENTO 


Ospedale Buccheri La Ferla - FBF 
Via Messina Marine, 197 


90123 PALERMO 


Istituto Sacro Cuore di Gesù 
Via Fatebenefratelli, 


2 


00045 Genzano di Roma (RM) 


La Sporta n. 37 


Congresso Nazionale AFaR 2003 
All’ Ospedale S. Pietro 


(Da “Vita Ospedaliera N° 11 Novembre 2003 
pag 11 del Prof. Ercole Brunetti Direttore 
Scientifico dell'Ospedale San Pietro di Roma). 


Con la lettura di un lungo telegramma di Sua Santità 
Papa Giovanni Paolo Il, che si è compiaciuto delle 
tematiche scelte ed ha augurato il buon svolgimento 
dei lavori, è stato inaugurato ed è partito sotto buoni 
auspici il V Congresso Nazionale AFaR 
(Associazione FateBeneFratelli per la Ricerca 
Biomedica), che si è tenuto dal 25 al 27 settembre 
2003 presso l’Ospedale San Pietro dei 
Fatebenefratelli di Roma, sotto il patrocinio del suo 
Presidente, fra Angelico Bellino e con la 
partecipazione attiva del Padre Generale fra Pascual 
Piles e del Consigliere Generale nonché Vice 
Presidente dell’ A.Fa.R. fra Pietro Cicinelli. Il 
convegno ha avuto, nel suo svolgimento quotidiano, 
un sostegno importante derivato dalla 
partecipazione attiva dei maggiori rappresentanti 
religiosi di tutte le Opere dei Fatebenefratelli 


Il Padre Generale all’apertura dei lavori. 


Dicembre 2003 


Il P. Generale celebra la S.Messa nella chiesa 
dell’ospedale. 


LS 


La sala conferenze dell'Ospedale S. Pietro durante i 
lavori. 


La Sporta n. 37 


Fra Angelico Bellino Priore della Provincia romana, 
alla sua destra il Prof. P.M. Rossini e alla sua sinistra il 
Prof. E. Brunetti. 


d’Italia: fra. Raimondo Fabello, Vice Presidente 
dell’ A.Fa.R. e Superiore dell’ IRCCS “San Giovanni 
di Dio” di Brescia, fra Marco Fabello, Superiore 
dell’ Ospedale “Beata Vergine della Consolata” di 
San Maurizio Canavese, fra Pierdamiani Zamborlin, 
Superiore dell’ Ospedale “S. Giuseppe” di Milano, 
fra Geminiano Corradini, Superiore dell’Isola 
Tiberina, fra Alberto Angeletti, Superiore 
dell’Ospedale “Sacro Cuore” di Benevento, fra Elia 
Tripaldi, Superiore dell'Ospedale “Buccheri La 
Ferla” di Palermo, fra Gerardo D’ Auria, Superiore 
dell’ Ospedale San Giovanni di Dio” di 
Genzano, oltre all’economo della Provincia Romana 
fra Efisio Maglioni. Inoltre, hanno onorato il 
convegno i rappresentanti degli Istituti spagnoli e 
portoghesi: Ignasi De Juan Creix Bretones, Alberto 
Manuel Sequeira Afonso De Deus e Francisca Perez 
Robles. A essi vanno aggiunti il prof. Paolo Maria 
Rossini, Direttore Scientifico dell’ A.Fa.R., il 
Direttore Sanitario Centrale della Provincia 
Romana, il dott. Giovanni Roberti, il Direttore 
Sanitario Locale, la dott.sa Rosalia Fiore. Questa 
totale 
partecipazione 
ha fatto 
emergere 
un aspetto 
importante 
che si può 
definire 
storico per i 
Fatebenefratelli, 


quello, cioè, 


Roma, 257 setter 2003 
Ospedale San Pietro 


Fra Marco Fabello. 


Dicembre 2003 


Il Direttore Sanitario dell’ospedale S. Pietro Dott. 
Giovanni Roberti. 


di vedere 
finalmente tutti 
sotto lo stesso 
tetto a discutere e 
a scambiarsi 
reciprocamente 
nozioni ed 
esperienze al fine 
di trovare x _ 
consensi utili per 

le Case. 

L’A.Fa.R. è un’ 

Associazione Fra Elia Tripaldi. 

Scientifica aperta 

a tutti gli Ospedali Fatebenefratelli del Mondo. Lo 
scopo è quello di realizzare collaborazioni 
multicentriche nello svolgimento dei vari progetti 
di ricerca, ovviamente con le stesse finalità ma con 
compiti complementari. L’ Associazione è nota a 


Foto di gruppo con il P. Generale. 


) 


La Sporta n. 37 


tutti per la sua 

GAZA a instancabile 
| (2 attività 
I gio scientifica 
dimostrata 

d'a 1 le 

innumerevoli 

> iniziative 
specifiche 
che produce 
ogni anno, 
iniziative 
rappresentate 
sia dalle 
molteplici 
ricerche 
pubblicate su 
riviste internazionali munite di soddisfacenti punti 
di Impact Factor, sia dalla presenza costante nei 
Progetti Strategici finanziati dal Ministero della Sa- 
lute, sia dalle organizzazioni dei frequenti convegni 
locali e del tradizionale Congresso annuale, sia, 
infine, dai vari programmi di formazione del 
personale medico e infermieristico con 
l’accreditamento di punteggi secondo i dettami della 
ECM (Educazione Continua in Medicina). Lo 
spirito dell’attività dell’ A.Fa.R., e di questo 
Convegno in particolare, può essere identificato 
nella volontà di spronare alla ricerca e quindi alla 
cultura tutti i nostri Colleghi Italiani e Stranieri che 
operano nelle strutture dei Fatebenefratelli, in modo 
che i nostri Ospedali nel mondo siano permeati dalle 
sempre nuove scoperte scientifiche, che a loro volta 
ci auguriamo diventino lo stimolo per impegnarsi, 


Da destra, Fra Raimondo Fabello, 
Fra Gerardo D'Auria e Gabriele 
La Bruna. 


Gabriele La Bruna del “Il Melograno” che 


convegno. 


Dicembre 2003 


ognuno nel proprio ambito, nella promozione di 
studi, sperimentazioni e applicazioni di tecniche e 
strategie sempre aggiornate e innovative provenienti 
dalla letteratura medica universale. È questo lo 
scopo primo delle nostre varie iniziative, volte alla 
responsabilizzazione di tutti verso questo percorso 
intellettuale, che oggi sempre di più deve affiancare 
il medico nella routine della sua vita quotidiana di 
terapeuta. Il mondo politico è stato rappresentatodal 
Sottosegretario al Ministero dellaSalute sen. Cesare 
Cursi che ha svolto una Lettura Magistrale sulla 
“Ricerca, assistenza e servizio sanitario: una sfida 


OSPED £ \N PIETRO FATEBENEFRATELLI ROMA 
È jm 


mE r 
La Dott. ssa Laura Verna responsabile del Reparto di 
Radioterapia con a fianco la foto del suo staff; 
durante la presentazione della sua esperienza di 
radioterapia intraoperatoria dei tumori della mammella. 
La Dott. ssa Verna sta attualmente conducendo una 
indagine sull azione del gel del Sedum telephium, (Erba 
della Madonna) nelle radiodermiti avendo notato già 
un'azione rilevante nelle fasi iniziali di questa 
complicazione. 


Ultimo giorno saluti del P. Generale e arrivederci di Fra 
ha curato la parte informatica del  Pierdamiani Zamborlin al prossimo congresso nazionale 2004 


all'Ospedale S. Giuseppe di Milano probabilmente a novembre. 


La Sporta n. 37 


Europea”, dall’ Assessore alla Salutele della 
Regione Lazio on. Marco Verzaschi che ha 
presentato una Letturasi Magistrale sul tema “Ruolo 
presente e futuro della Sanità Religiosa non-profit” 
e dal Vicesindaco nonché Presidente della Croce 
Rossa Internazionale Mariapia Garavaglia che ha 
praticato un escursus della storia e delle attività delle 
Opere dei Fatebenefratelli come insostituibile 
supporto alla Sanità Pubblica Istituzionale. Tra i 
temi di rilevanza scientifica, oltre quello di 
particolare importanza riguardante il menoma, sono 
stati rappresentati, anche termi riguardanti le alte 
tecnologie, i vari aspetti funzionali degli apparati 
sensoriali, la ricerca infermieristica e servizi in 
rete.Una prima Tavola Rotonda Europea è stata 
dedicata alla “Ricerca e sperimentazione clinica 
nell’Ordine di San Giovanni di Dio d’Europa: 
presente passato e futuro”, una seconda alla “Sanità 
che Cambia”. È stato gradito il saluto al Convegno 
portato dal prof. Pietro Tonali a nome della 
Commissione della Ricerca Sanitaria del Ministero 
della Salute. Lo svolgimento delle sessioni è stato 
affidato a personalità di alto valore scientifico, fra 
le quali il prof. Alessandro Finazzi Agrò, Magnifico 
Rettore della Il Università di Roma “Tor Vergata”, 
il prof. Aldo Vecchione, Preside della Il Facoltà di 
Medicina e Chirurgia della I Università di Roma 
“La Sapienza”, il prof. Paolo Arullani, Presidente 
dell’Università Campus Bio-Medico, che hanno 
moderato le relazioni, le comunicazioni e i poster 
di illustri relatori.L’organizzazione di tutto è stata 
curata dal superiore, fra Celestino Fiano, Direttore 
Amministrativo dell'Ospedale San Pietro, e dal 
prof. Ercole Brunetti, ( Direttore Scientifico del 
Centro di Ricerca dello stesso Ospedale e 
Coordinatore Scientifico degli Ospedali della 
Provincia Romana che comprende, oltre all’Ospe- 
dale San Pietro, gli Ospedali di Napoli, Benevento 
e Palermo, e l’Istituto san Giovanni di Dio di 
Genzano. È stata preziosa la collaborazione della 
dott.sa Alessia D’ Angelo, direttrice della segreteria 
scientifica della Provincia Romana, e della sig.ra 
Elisabetta Berrettoni della segreteria 
scientificadell’ A.Fa.R. 


Le foto sono state eseguite dal Dott. Balatri che 
ha presenziato a tutto il convegno. 


8 


Dicembre 2003 


‘ Visita all'Ospedale di Pescia 


All’ Ospedale 
SS. Cosma e 
Damiano 
abbiamo fatto 
visita al Dott. 
Raâaffaere 
Laureano da 
decenni a S. 
Giovanni di Dio 
e attualmente 
Primario di 
Medicina di 
questo 
Ospedale. 


Gli studenti Giancarlo 
Castaldi , Ingrid 
Carozzo e Alessandro 
Carpo, hanno 
sostenuto con merito 
l’esame con il Prof. 
Battistini presentando 
un lavoro sul restauro 
della chiesa del 
Vecchio San Giovanni 
di Dio. 


Y 


La Sporta n. 37 9 


Amerigo Vespucci - 500°. Della Scoperta del 
Nuovo Mondo 


ASSOCIAZIONE 
SAH GIOVANNI DI DIG 
di FODA La manzo Ii 


| 


Il 5 luglio 2003, con la presentazione del volume di 
Marco Conti “Vespucci Amerigo il navigatore 
fiorentino”, l’ Associazione San Giovanni di Dio che 
opera nello storico ospedale di Borgo Ognissanti (Foto 
1), ove nacque Amerigo, ha aperto una serie di 
manifestazioni commemorative che intendono dare 
risalto al grande Navigatore la cui scoperta cambiò la 
storia dell’umanità. La presentazione del volume è stata 
seguita da un concerto Gospel diretto da Lucrezia Balatri. 
Le celebrazioni commemorative sono continuate a 
Peretola, luogo originario dei Vespucci, ove il 4 ottobre, 
nella chiesa 
di S. Maria, è 
stato 
nuovamente 
presentato il 
volume di M. 
Conti seguito 
da un con- 
certo Gospel 
del coro 
Sembassinga. 
Il giorno 
successivo messa in suffragio di Amerigo con 
deposizione di una corona d’alloro alla lapide, posta sulla 
piazza (Foto 3), che ricorda l’evento scoperta 
dell’ America, molto apprezzata la presenza del 
Gonfalone e delle chiarine del corteo storico in costume. 
Il sabato successivo, 11 ottobre, sempre nella chiesa di 
Peretola messa gentilmente a disposizione dal Parroco 
Don Paolo, M. Conti ha tenuto una conversazione 
sull’affresco che nella chiesa di Ognissanti raffigura tutta 
la famiglia Vespucci al quale è seguito un concerto della 
violoncellista Anna Del Perugia. Tutte le manifestazioni 
sono state seguite da un folto pubblico assai interessato 
all’argomento, assai gradita la presenza dell’assessore 


Dicembre 2003 


alla Regione Toscana Mariella Zoppi, dell’on. Valdo 
Spini e dell’assessore alle tradizioni Eugenio Giani (Foto 
2). La buona riuscita del programma celebrativo 
organizzato dall’ Associazione San Giovanni di Dio, da 
“Le botteghe del Borgo” Peretola, dalla parrocchia di 
Santa Maria e dalla Editrice CLD di Pontedera, 
invogliano a proseguire con ricorrenza annuale la strada 
intrapresa. 

Marco Conti 


NOTA AMARA SULLE CELEBRAZIONI 
VESPUCCIANE ORGANIZZATE DALLA 
REGIONE TOSCANA. 


Il 1998 segna l’inizio di un lungo centenario che dalla 
scoperta del Nuovo Mondo si protrae fino al 2007, data 
che segna la prima carta geografica che riporta la 
denominazione America. Chiaramente il riferimento e 
ad Amerigo Vespucci la cui scoperta sconvolse il mondo 
conosciuto. Nonostante questo largo margine di tempo 
l’evento sembra passare inosservato da parte degli enti 
pubblici che forse farebbero meglio a curare di più il 
loro impegno politico e lasciare la cultura ad altri. Nel 
mese di ottobre la Regione Toscana ha presentato un 
programma commemorativo su Amerigo Vespucci che, 
sotto ii vago titolo “La Toscana e le Americhe” si articola 
nelle biblioteche della Regione le quali mettono sul 
tavolo ciò che hanno nel cassetto: carte geografiche, libri, 
filmati e conferenze, il tutto, molto improvvisato, è ben 
lontano dal celebrare Amerigo nella sua grandiosità 
restituendogli, dignità storica sottolineando l’importanza 
che ebbe la scoperta del Nuovo Mondo frutto della più 
raffinata cultura del Rinascimento fiorentino. Insomma 
si è programmata 
una miriade di 
piege co le 
manifestazioni delle 
quali non rimarrà 
nulla e questo, nella 
nostra posizione di | 
Associazione San 
Giovanni di Dio, che 
opera sulle antiche 
case dei Vespucci e 1- 
ne detiene -Ja 
memoria, ci fa 
immensamente 
dispiacere, come 
l’essere stati ignorati dal programma regionale nel quale, 
peraltro, nessun cenno si fa al borgo di Peretola ove 
sussistono ancora antiche memorie della famiglia 
Vespucci. 


La Sporta n. 37 Dicembre 2003 


Pensionati 


Annuale appuntamento dei = _ na 
pensionati della Cassa Mutua = 

dipendenti Ospedale S. Giovanni di TE 
Dio. Il giorno 8 novembre, circa 70 
pensionati, al Ristorante Everest di 
San Casciano V.P. si sono riuniti per 
il consueto desinare , ricordando 
allegramente i tempi passati insieme. 


Banchino 


Durante la Fierucola del 7 
settembre |’ Associazione, 
insieme al gruppo “Il 
Bruco”, convenzionato con 
la ASL per l’assistenza ai 
disabili mentali, ha 
presentato la produzione de 
“Erba della Madonna” 
(Sedum telephium L.) le 
‘cui virtù sono già state 
descritte nel numero 23 del 
novembre 1997. 


Lo stesso banchino con i soliti prodotti davanti all’ ingresso del nuovo san Giovanni di Dio, dove anche il dott. 
Folco Di Volo è venuto a comprare alcune piante. 


La Sporta n. 37 
Religiosi di San Giovanni di Dio 
defunti a Firenze 


Fra Bartolomeo Coladonato alcuni anni fa ci fornì 
l’elenco dei frati dell'ospedale di San Giovanni di 
Dio defunti a Firenze. I loro resti furono all’epoca 
inumati nei sotterranei della Chiesa, successivamente 
negli anni 20-30 quando furono fatti grandi lavori, 
quali la nuova Radiologia, le grandi scale interne di 
marmo e soprattutto l’ascensore, i sotterranei della 
chiesa furono riempiti di materiale di scarico. 

I resti dei frati ( insieme all’architetto Marcellini e la 
benefattrice Laura Salviati) furono sistemati in un 
ossario nel sottosuolo dalla parte di via San Paolino. 
Durante i lavori di costruzione di un montacarichi 
per la cucina negli anni 70 l’ossario ormai 
dimenticato riapparve e i resti furono inviati al 
Cimitero di Trespiano. 


01/01/1819 
07/01/1806 
07/01/1824 
09/01/1876 
12/01/1835 
21/01/1784 
21/01/1857 
24/01/1822 
30/01/1874 
30/01/1842 
31/01/1765 
03/02/1883 
14/02/1832 
17/02/1852 
29/02/1820 
07/03/1821 
08/03/1711 
08/03/1730 
08/03/1765 
18/03/1814 
08/03/1717 
09/03/1882 
14/03/1842 
16/03/1847 
19/03/1830 
19/07/1883 
21/03/1896 
21/03/1868 
27/03/1893 
30/03/1852 
01/04/1889 
20/04/1845 
04/05/1854 
16/05/1845 


Fra NICOLA GOGGETTI 

Fra DOMENICO ANTONINI 
Fra TOMMASO BETTAZI 
Fra MARTINO BOSCHI 

Fra FILIPPO SCIAIN 

Fra PIETRO DOLFI 

Fra ANDREA VANNELLI 
Fra DAMIANO PIGNOZZI 
Fra G. LUIGI CAIMI 

Fra ANDREA GAGLIARDI 
Fra GERVASO PACINI 

Fra RAFFAELE LANINI 

Fra FERDINANDO LASSI 
Fra ANDREA COCCHI 

Fra ROMUALDO DE VICO 
Fra GIUSEPPE M. PALAZZI 
Fra IGNAZIO BORGIANE 
Fra FAUST. G. CASTAGNA 
Fra MARCO MENIGATTI 
Fra LEOPOLDO SPAGNA 
Fra NICOLA G. SATINI 

Fra COSTANTINO BOSCHI 
Fra SEMPLICIO BARTOLINI 
Fra LUIGI CHECCHERINI 
Fra ATTANASIO SCIAIN 
Fra BARTOLOMEO PEZZANTINI 
Fra NATALE CHERICI 

Fra DOMENICO ROMITI 
Fra MODESTO FOSSETTI 
Fra AGOSTINO BIFFOLI 
Fra MARIANO CHIESI 

Fra ROSARIO GUIDI 

Fra GIOVANNI DI DIO CONTI 
Fra IGNAZIO GIUS. BENSI 


11 


27/05/1823 
16/06/1803 
10/06/1876 
17/06/1717 
02/07/1779 
09/07/1897 
10/07/1897 
14/07/1776 
23/07/1684 
09/08/1864 
12/08/1860 
22/08/1831 
26/08/1893 
27/08/1825 
29/08/1826 
03/09/1776 
07/09/1642 
15/09/1775 
16/09/1857 
23/09/1881 
26/09/1826 
03/10/1854 
07/10/1817 
11/10/1862 
15/10/1815 
29/10/1872 
29/10/1872 
30/10/1818 
02/11/1882 
05/11/1793 


06/11/1770 
07/11/1868 
17/11/1893 
21/11/1780 
23/11/1802 
02/12/1814 
03/12/1801 
06/12/1876 
12/12/1826 
13/12/1908 

18/12/1853 
28/12/1854 
29/12/1895 


Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 


Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 
Fra 


Dicembre 2003 


PAOLO BIANCHI 
SILVESTRO POGGIOLI 
LUIGI GORI 
ANGELO LUDOVICO ROTOLI 
GIUSEPPE M. A. LUNGHI 
FRANCESCO MAZZANI 
FRANCESCO MARRANI 
GIUSTO SAMMICHELI 
LORENZO MARIANI 
PIETRO GRANDI 
LORENZO PRIANI 
DIMITRIO FRANCHI 
GIOVANNI MICHELUCCI 
EGIDIO BARTOLINI 
ADEODATO NEGRI 
GIOVANNI M. A. PIERI 
TOMMASO BOTTINI 
RAFFAELE BALDINOTTI 
ROMUALDO MICHELUCCI 
FILIPPO CIULLI 
GIOACCHINO GUALDI 
PIETRO PICCIOLI 
CLEMENTE FITTINI 
CELESTINO CORRAI 
EGIDIO PECINI 
LUCA MAJOLI 
PLACIDO TOMBERTI 
DAMIANO VIGNAZZI 
TOMMASO COSI 
GIOVANNI DI DIO 
GIANLUCCHI 
GIOVANNI DI DIO LOSI 
ANTONIO CIBICCHINI 
IGNAZIO STEFANACCI 
ODOARDO MALAVIA 
GIUSEPPE BANDINI 
LUIGI FRANGINI 
GIOACCHINO TESI 
SERAFINO NANNICINI 
TOMMASO TRAGU’ 
LUIGI CAPANNA 
GIUSEPPE SAMURRI 
CARLO FANES 
EUGENIO MELANI 


La Sporta n. 37 


Riunione dei Volontari 


I gruppo dei volontari Ospedalieri “Giovanni 
Bonelli”, che normalmente tiene le sue riunioni nei 
locali della Bibliotececa del Nuovo Ospedale, si è 
riunito il 23 Giugno negli ambienti sotterranei 
dell’ Associazione al Vecchio Ospedale. 


A Milano per Dialog 


Dialog è un sistema di banche dati online nato negli 
USA nel 1966 e con il quale 1° Associazione e la USL 
10 C hanno fatto una convenzione dal 1986. 

La convenzione e il contratto di allora furono seguiti 
personalmente dal dott. Carlo Tomassini attuale 
Direttore Sanitario della ASL. 

Una volta chiusa la gestione Usl 10/C non è stato più 
possibile rinnovare la convenzione, ma l'Associazione, 
con il dott. Balatri ha continuato il rapporto con Dialog 
enell’ottobre scorso, il dott. Balatri con Amerigo Balatri 
hanno presenziato ad una sessione di update a Milano. 


12 


Dicembre 2003 


GENNAIO 2004 FEBBRAIO APRILE MAGGIO 
+ 6 Sma Madre £ Dio i 7 A 3 1s ato 


ASSOCIAZIONE 


SAN GIOVANNI DI DIO 


Grazie alla Provincia Romana dei Fatebenefratelli 
abbiamo anche quest’anno i calendarietti 
dell’anno 2004. 


Anno XVI n. 38 Novembre 2004 


Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 
Fondato l’ 8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 


Tariffa Associazioni senza fini di lucro: “Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003 
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Prato” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po 


La Sporta n. 38 Novembre 2004 


LA COPERTINA 8 Marzo FEstA DI SAN GIOVANNI DI Dio 


- z z 


Manifesti affissi in Piazza S. Giovanni nei dieci giorni 
precedenti l’8 marzo 


Una parte dei volontari nella terrazza della 


biblioteca dopo l’Assemblea per la costituzione 
del V.O.S. 


| È 
Sommario 


La Copertina saiancaneiziae pag 2 


8 Marzo festa di San Giovanni di Dio ... Pag 2-3 


Gemellaggio con Kyoto ...................-s00 pag 4-5 

Nasce il VOS: cara pag 6 

Ricordiamo. crcrrrnicearreaone pag 7 La Signora Pasquina Renieri, del gruppo dei volontari 
e il dott. Balatri che, dopo aver rimosso terra, sterpaglie 

Soci Che scrivono .........sssrrecrrrrrrereceerenereoo Pag8 |o impalcature inutilizzate da anni, hanno sistemato i 
fiori alla statua di San Giovanni di Dio al Nuovo 

PENSIONAMENTO nonnina pag 8 Ospedale. 


Associazione San Giovanni di Dio Direttore responsabile: Amadore Agostini 
Fondata l’ 8 marzo 1985 Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi, 
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia Anna Maria Montanari 

Tel./ Seg / Fax +39 055 218839 Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89 


fre Cl www.asgdd.it 


Novembre 2004 


La Sporta n. 38 


Ore 10,30 AL NUOVO OSPEDALE 


A 


S. Messa officiata dal Vescovo Vicario Mons. Claudio 
Maniago, concelebrante P. Umberto Rufino cappellano 
dell ospedale. 


I Vigili del Fuoco presenti con la bandiera del gruppo 
VF in congedo. Da sn. Monini Bruno, Perilli Ernesto, 
Bruni Fabrizio, Cialdi Roberto e Corti Valerio. 


Alcuni dei Volontari di san Giovanni di Dio e del 


gruppo cammilliano formati da P. Umberto Rufino. 


I canti sono stati 
eseguiti dal coro 
“Florence Gospel 
choir” diretto da 
Nehemiah Brown. 


Dopo la funzione religiosa un breve rinfresco durante 
il quale è stata scattata la foto. Da sn il dott. Paolo 
Cappellini Primario Chirurgo, Marcello Trabalzini, 
il dott. Giorgio Tulli Primario Anestesista, Mons. 
Claudio Maniago Vescovo Vicario, il dott. Carlo 
Cappelletti Primario di Medicina, il dott. Luigi 
Marroni Direttore Generale ASL, dott. Alberto 
Appicciafuoco Direttore Sanitario e la dott.ssa. 


Federica Zolfanelli Primario Anatomo Patologo. 


La Sporta n. 38 Novembre 2004 


ORE 17 AL VECCHIO OSPEDALE 


è 


ln 
È ASSOMIZIONE | 
SAN GIO INI DI DIO 1 
rounata Îbiuanzo 1985 : 


P Ferdinando Batazzi mentre officia la S.Messa nella Alcuni dei componenti del coro Gregoriano del Duomo 
chiesa del Vecchio Ospedale. hanno eseguito i canti liturgici. 


GEMELLAGGIO CON KYOTO (A. Aprricciaruoco) 


I Comuni di Firenze e di Kyoto sono gemellati; le 2 città hanno una grande tradizione culturale e un patrimonio 
artistico di eccezionale valore. Un gruppo imprenditoriale di Kyoto che opera nel settore sanitario chiese al 
Comune di Firenze di potersi gemellare con un Ospedale di Firenze. Non è noto per chi e per quale via si è 
giunti alla scelta dell’Ospedale S. Giovanni di Dio. E’ stato un caso oppure la scelta è dovuta al fatto che 
l'Ordine ospedaliero S. Giovanni di Dio esiste anche in Giappone nella città di Kobe? Chissà! Comunque sia 
nell’anno 2000 cominciarono i primi contatti fra il Rakuwakai Health Care System e l'Ospedale S. Giovanni di 
Dio. Nel mese di Gennaio 2001 la dirigente infermieristica del gruppo Yurie Tomiyoshi venne a Firenze per 
stabilire la data della firma dell’atto di gemellaggio. Una interprete giapponese che vive a Firenze, Signora 
Keiko Kobavashi ha reso possibili i contatti fra il N.0.S.G.D. e il Rakuwakai. Il 26-03-2001 il Direttore del 
Rakuwakai H.C.S. Takazo Morimoto, e il Direttore del Nuovo San Giovanni di Dio, Alberto Appicciafuoco 
firmarono 2 copie dell’atto di gemellaggio, tradotto ognuno nelle 2 lingue. In segno di amicizia i colleghi 
giapponesi hanno invitato 2 medici dell'Ospedale a visitare le loro strutture a Kyoto. Nel mese di Giugno 2001 
il Dott. Alberto Appicciafuoco e la Dott.ssa Daniela Mazzotta sono stati ospitati una settimana a Kyoto. Hanno 
visitato un Ospedale di 270 posti letto, una residenza sociale assistita e un centro per le cure dei malati di 
malattia di Alzheimer. Il gruppo gestisce anche una scuola infermieri e un centro geriatrico. La visita si è 
conclusa con il ricevimento degli ospiti nel Comune di Kyoto da parte di una rappresentanza degli amministra- 
tori locali. Nel Marzo 2002 il Presidente del R.H.C.S. Signor Ichiro i 

Yano è venuto a visitare l'Ospedale S. Giovanni di Dio insieme a una 
delegazione di collaboratori. Il 4-3-2004, 70 allievi della scuola in- 
fermieri gestita dal R.H.C.S. hanno visitato l'Ospedale San Giovanni 
di Dio. Sono stati accolti nell’aula Ennio Muntoni dove sono state 
loro presentate le attività svolte nel presidio. Successivamente sono 
stati divisi in 4 gruppi per la visita di alcuni reparti. Dopo aver visitato 
la residenza fiorentina di Florence Nightingale ci siamo recati presso 
la sede storica dell'Ospedale S. Giovanni di Dio dove abbiamo posato 
tutti insieme per una foto ricordo. E’ allo studio uno scambio di medi- 
ci per 15 giorni — 1 mese. E’ già programmato un’altra visita di allievi 
infermieri giapponesi presso il nostro Ospedale nel Marzo 2005. 


La Sporta n. 38 Novembre 2004 


Giugno 2001 la 
delegazione ita- 
liana dott. Alber- 
to Appicciafuoco, 
dott.ssa Daniela 
Mazzotta in visi- 
ta ad una R.S.A. 


All’ingresso del Co- 
mune di Kyoto con i 
rappresentanti del 
gemellaggio e la 
sig.ra Yurie Tomiyoshi 


Keiko Kobavashi, dott. Alberto Appicciafuoco, dott.ssa Da- 
niela Mazzotta il signor. Takazo Morimoto, il dott. Nakajima 
Hisayoshi con la moglie, sotto il famoso guppo statuario del- 
la portineria del Vecchio Ospedale, il 26-03-2001, in occa- 
sione della firma dell’atto di gemellaggio. 


~ 


4 marzo 2004 Foto di gruppo sulle scale del Vecchio Ospedale. 


La Sporta n. 38 Novembre 2004 


Nasce IL V.0.S 


Quale filiazione dell’ Associazione San Giovanni di Dio, il 6 aprile 2004 è stata concepita la nuova Associazione 
composta dai Volontari che da tanti anni operano all’interno del Nuovo Ospedale. Il suo nome è V.O.S. e 
significa Associazione Volontari Ospedalieri di San Giovanni di Dio. Registrata il 13 aprile 2004 all’U.R. e in 
l attesa di registrazione nell’elenco Volontari Regionali. 

Nell’ Assemblea Costituente del 7 aprile 2004 nasce ufficialmente 
il V.O.S. Presidente è stato nominato il dott. Carlo Cappelletti, 
primario della divisione di Medicina Interna, Vice Presidente Onorio 
Tesi, Segretaria Rosa Nicolao, Consiglieri Lorenzo Recchia, 
dott.ssa. Anna Maria Montanari, dott. Paolo Checcucci-Lisi. Il 
gruppo dei volontari nacque nel Natale 89 quali volontari per 
l’assistenza ai malati e successivamente il 19 dicembre 1994 anche 
come servizio di Acco- 
glienza (La Sporta 1994 
n° 18 pag.2). 

Ora svolge la sua attivi- 
tà presso il Nuovo Os- 
pedale San Giovanni di 
Dio, allargherà il suo 
servizio anche presso 
altri ospedali cittadini e 
molto presto nel Vec- 
chio Ospedale di san 
‚Giovanni di Dio in | 
Í Borgo Ognissanti. 


Fra Bartolomeo Coladonato attualmente cappellano 
dell'Ospedale San Niccolò Fatebenefratelli di Perugia, 
che da sempre segue l’attività dei volontari ha portato 
il suo saluto. 


Dott. Carlo Cappelletti, primo presidente 
del V.O.S. 


Alcuni dei volontari presenti alla fondazione del V.O.S Da sn. Onorio Tesi, dott. Carlo Cappelletti, Lorenzo 
Recchia e Fra Bartolomeo Coladonato OH. 


For cile, al | 
NOED 


La Sporta n. 38 Novembre 2004 


RICORDIAMO RiccARDO CHELLINI 


Pino CERAMI 


La famiglia di Giuseppe Cerami, meglio conosciuto 
come “Pino” è originaria di Castellana Sicula, 
Palermo. Quando si stabilì a Firenze, nel 1958, Pino 
aveva dieci anni. La famiglia Cerami, quale 
residenza scelse il Borgo di Peretola stabilendosi in 
un antico palazzo con un bel portale in pietra 
sormontato dallo stemma dello Spedale di S. Maria 
Nuova. Nel 1965 Pino perse la vista, ma la sua 
vivacità e volontà non venne meno, fu un “impru- 
dente”, non si volle mai adattare a camminare con 
il caratteristico bastone bianco dei non vedenti, 
cercava a tutti i costi di condurre una vita normale. 
Appassionato di musica, si dilettava con la chitarra. 
Nel 1974 ebbe l’impiego di centralinista presso l’ 
Ospedale di S. Giovanni di Dio. Il 18 febbraio 
scorso, dopo un tumultuoso susseguirsi di eventi 
chirurgici e rianimatori, ha lasciato la famiglia e gli 
amici. Con questa breve nota vogliamo ricordare con 
affetto Pino che fu caro a tutti i colleghi dell’ospe- 
dale, esprimendo le più vive condoglianze alla fe RO li 
famiglia. Nato all’Impruneta il 27 giugno 1944. Entrato in 
' servizio al Vecchio Ospedale San Giovanni di Dio nel 
1969, infermiere generico nella II Divisione di 
Chirurgia e poi dal 1974 al Pronto Soccorso fino al 
trasferimento al Nuovo Ospedale nel 1982, dove 
divenne responsabile della Sala Gessi e dove rimase 
fino al 1998 per poi passare all’ambulatorio di 
Chirurgia fino al suo pensionamento nel dicembre 
2000. Uomo pieno d’ingegno, caratteristica impru- 
netina, sempre pronto a dare il suo tempo per fare 
qualsiasi cosa per adeguare l’ambiente di lavoro alle 
varie esigenze. Generoso con tutti, ha saputo resistere 
per anni con una forza che ha suscitato meraviglia e 
ammirazione agli attacchi della malattia, sottopo- 
nendosi e superando con incredibile volontà le 
sofferenze provocate dalle terapie che gli hanno 
comunque procurato un lungo periodo di remissione. 
Purtroppo, dopo anni di benessere, un rapido 
susseguirsi di eventi patologici lo ha portato a 
soccombere il 27 luglio 2004. L’ Associazione è vicina 
alla moglie Rina e ai figli Luca e Carlo. Il figlio Luca 
ha seguito da anni le orme del padre e resta con noi 
come apprezzato infermiere di Sala Operatoria. 


La Sporta n. 38 Novembre 2004 


SOCI CHE SCRIVONO Sercio MoscHini FRITSCHE 


... Si trova seduto nell’ultimo gradino dell’anfiteatro 
della città nell’anno 62 a.c.. Il Lucumone del luogo è 
riuscito, con un intervento magico a riportarlo indie- 
tro nel tempo. L'esistenza degli etruschi è messa in 
pericolo da un consistente gruppo di romani dell’eser- 
cito di Catilina, sconfitto dalle truppe regolari di Roma, 
nella piana di Pistoia. 

Il suo compito sarà quello di riuscire a salvare gli etru- 
schi. Lui combatte intensamente insieme a loro e s’in- 
namora di una profetessa etrusca. Poi ... 

Pietramarina si trova sul crinale del Montealbano nel 
comune di Carmignano (PO). Alcuni scavi hanno por- 
tato alla luce muri interni ed una parte delle mura ester- 
ne della città etrusca. E’ un luogo bellissimo, circon- 
dato da lecci ed alberi di agrifoglio alti quasi trenta 
metri. Forse è l’unica foresta di agrifogli esistente in 
Italia. 

“Pietramarina” M.I.R. Edizioni 2004 

Sergio Moschini Fritsche è nato a Firenze e vive a 
Scandicci (FI). Nostro economo fino al 1999 (La Sporta 
2000 N°31 pag 3). Vincitore ex equo del premio lette- 
rario nazionale “Carmignano” con il libro “ Quando 
la campagna era verde”. 


è x 


Pietramarina 


ed una donna che appartiene ad un passat 
i misterioso e selvaggio 


Sergio Moschini e Sergio B 


alatri 


PENSIONAMENTO 


27 aprile 2003 Festa per Angela De Vita 
e Benito Evangelisti. 


Sulla terrazza. 
Non abbiamo potuto pubblicare nel 2003 il 
pensionamento per mancanza di spazio. 


La Sporta Lo 


La Sporta n. 39 Dicembre 2004 


LMR soa 


Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 
Fondato l’ 8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 


Tariffa Associazioni senza fini di lucro: “Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003 
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Prato” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po - Con gadget 


La Sporta n. 39 
COPERTINA 


Grazie a Fra Giuseppe Magliozzi . 
abbiamo rintracciato in un periodico 
romano del 1904 conservato alla 
Biblioteca Nazionale di Firenze, il 
necrologio di Fra Giovanni Battista | 
Orsenigo (1837-1904) che ha passato i - ; 
primi suoi 4 anni nell’Ordine Ospedaliero (1863 - 
1867) nell’ospedale di San Giovanni di Dio in Borgo 
Ognissanti. Nel necrologio è pubblicata anche una foto 
di fra Orsenigo ed è quella che abbiamo pensato di 
mettere in copertina con lo sfondo della Portineria 
pensando a quando “ Orsenigo s’inoltrò nel monumen- 
tale atrio, notando come ai piedi della duplice scalinata 
verano le statue della Fede e della Speranza, ma in 
cima, invece della statua della Carità, v’era stata 
significativamente collocata quella dell’eroe della 
Carità, San Giovanni di Dio. L’Orsenigo posò lo 
sguardo su quella statua e promise in cuor suo che 
avrebbe seguito il Santo sulle vie della carità. Subito 
dopo la statua del Santo, un grande arco immetteva 
nella menzionata Sala dei malati ed in cima all’arco 
v'era un cartiglio latino che, citando il Deuteronomio, 
assicurava la benedizione del Signore per quanti 
varcavano quella soglia sia per entrare, sia per uscire. 
Quella Sala divenne per l’Orsenigo il suo regno e le 
innumerevoli volte che ne varcò la soglia risultarono 
davvero di benedizione per la sua vocazione ospeda- 
liera, che ne uscì rafforzata.” ( Fra Giuseppe Magliozzi 
“Il Melograno” anno VI n° 28 pag 2, 8 dicembre 2004) 


Appello! 


Vi preghiamo di essere generosi (anche poco, 
ma in tanti) e di inviare qualcosa con il 
bollettino allegato, le spese sono tante 
soprattutto per la nuova sede. 


ESTATE IN GIARDINO 


Già dall’anno passato con l’aiuto di amici e parenti 
avevamo iniziato l’opera di restauro del giardino, 
ripristinando le piantine della siepe di bossolo molte 


Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l’ 8 marzo 1985 

Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia 

Tel./ Seg / Fax +39 055 218839 

C.P. 521 50100 Firenze (Italia) 

E-mail sgd@dada.it 


Dicembre 2004 


Anno XVI 


delle quali irrimediabil- 
mente perse per l’incuria | 
rappresentata soprattutto | 
dalla mancata annaffiatura { 
del giardino durante l’estate 
2002 e dalla tosatura dell’ ., 
erba eseguita in maniera 
maldestra con il tagliaerba a È 
filo che ha ferito talvolta ` 
gravemente le basi dei rami 
della siepe. 
Sono state interrate 100 
“pianelle” ai bordi delle gp 
aiuole, fatto riparare il 
pozzo artesiano, fatto un 
fossetto dalla parte interna 
delle siepi di bossolo per 
consentire una migliore 
irrigazione, recuperata la 
ghiaia dei vialetti seppel- SE IA ; 
lita sotto erbacce e terra, Con le aiuto odi Piero Dreni 
tagliata l’erba delle aiuole e infine annaffiato il 
giardino, attraverso i solchi, ogni due al massimo tre 
giorni durante tutta l’estate, dato che il pozzo ha sempre 
l’acqua.essendo poco sotto il livello dell’ Arno. 


Pra 


Un bordo con le “pianelle” 
risistemate. 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 

Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi, 
Anna Maria Montanari 

Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89 


wwwW.asgdd.it 


La Sporta n. 39 Dicembre 2004 


OGNISSANTI NUOVO INSEDIAMENTO 


La Famiglia Monastica Benedettina “Fraternità di Gesù” che si era stabilita il 1 novembre 2000 ( La Sporta n° 31 

pag 7) nel Convento già dei Francescani di Ognissanti, ha lasciato il convento ai Frati Francescani dell’Immacolata 

( www.immacolata.com ) che il giorno 24 ottobre 2004 hanno celebrato ufficialmente il loro insediamento. 
$ 3 e = È f 


24 ottobre ingresso con il Vescovo 
Vicario Mons. Claudio Maniago 


I monaci di Lanuvio alla partenza. 


Il coro dei Frati. SELT aaa XP. Serafino Lanzetta nuovo 
P.Generale Fondatore Stefano M.Manelli Parroco di Ognissanti. 


RESTAURO DELLA CHIESA 


E° iniziata la demolizione delle strutture murarie sovrastanti la chiesa che gravavano in maniera preoccupante 
sopra la chiesa stessa. In previsione di un carico futuro durante il restauro del tetto (sostituzione di una capriata), 
le volte sono stata adeguatamente messe in sicurezza con ponteggi. A malincuore si è provveduto alla demolizione 
di quelle strutture murarie che per secoli hanno ospitato l’antico convento, ma la staticità dell'intero immobile ha 
purtroppo richiesto questo sacrificio. Speriamo almeno di conservare alcune tracce quali frammenti di pavimento 
e finestre. 


Demolizioni 
nel sottotetto 
(ex Convento). 


Maestranze della ditta Taglietti con il sig. Giampaolo 
Taglietti, Luca Taglietti e l’arch Silvio Marsicano 
dell'ufficio tecnico ASL. 


La Sporta n. 39 Dicembre 2004 Anno XVI 


Restauro della Chiesa 


Incassamento protet- 
tivo del busto di 
Amerigo Vespucci e 
di tutti gli altari. 


a 


Messa in sicurezza con ponteggi tubolari delle 
volte della chiesa. 


i strain 
prio 


FRA GIOVAN BATTISTA ORSENIGO 


fondatore dell'Ospedale di Nettuno 
Precisa 24/0 


817 -Nettuno 1331904) 


Nel {° centenario della morte 
MercoLeni 27 ortoBRE 2004 ore 16 
Palazzo ex Divina Provvidenza 


Progr 


ore 16.10 - Chiesa della Divin: 


ore 1713 - Contro Sociale per 


conti ' M Tempo * 


La cittadinanza è invitata a partecipare 


B golbioti Si ringrazia ta Galbiati s.r. - Pozzo d'Adda (Mi) 


Attrezzature per odontoiatri 


Il litorale di Nettuno e Anzio dalla terrazza delle suore di San Benedetto Menni 


Nel marzo 1867 Fra Orsenigo lasciò Firenze per Roma dove rimase per 36 anni e dove gli fu affidato un 
gabinetto dentistico aperto gratuitamente per i poveri e nel quale divenne subito popolare per l’abilità professionale 
e per il cuor d’oro. Fra Orsenigo, durante il suo soggiorno romano trovò il tempo e il denaro per fondare un 
ospedale a Nettuno ( in questo ospedale fu trasporta il 5 luglio 1902 Maria Goretti, che un bruto aveva crivellato 


di colpi con un punteruolo e che ivi morì in seguito a peritonite) nel quale morì il 15 luglio 1904 all’età di 7lanni. 


La Sporta n. 39 


La Celebrazione Eucaristica presieduta da Monsignor 
Paolo Gilet quale vescovo Ausiliare di Albano, alla 
presenza dell’urna contenente le ossa Di Fra Orsenigo. 


o mo 


FRATE DENTISTA 


DELL ORDINE DEI FATEBENEFRATELLI 
27-1-1837 A PUSIANO (COMO) 


i FRA GIOVANNI BATTISTA ORSENIGO 
3 
DI 
bi 
| 
È, TO IL 15-7-1904 A NETTUNO 


A 


QUESTA CAPPELLA DELL OSPEDALE 
DA LUI FONDATO NEL 1892 
CHE VOLLE DEDICATA ALLA 
MADRE DEL BUON CONSIGLI | 
RIPOSANO | SUGI RESTI MORTAL 


Frère Alois Michel Superiore @ 
della Provincia Francese. 
www.saintjeandedieu.com 


La lapide nella chiesa 
dell'ospedale di Nettuno. 


Era presente anche Fra 
Franziscus Oka(*) 
Superiore dell ospedale di 
Kobe in Giappone. Nella 
foto con il Dott. Balatri. 
C) 

Fra Franciscus Oka, av- 
vertito per email del 
gemellaggio e della 
visita dei sanitari del 
‘Rakuwakai Health Care System (La Sporta 38, pag 4) 
ha provveduto ad inviare una pagina in giapponese sulla 
vita e opere di San Giovanni di Dio che è stata 
distribuita an tutti i visitatori. Attualmente è in contatto 
con la signora Yurie Tomioshi. 


Dicembre 2004 


Le autorit'presenti alla celebrazione: il sindaco di 
Nettuno Vittorio Marzoli (con la fascia) e il sindaco 
di Pusiano Luciano Traverson. 


f E di 


Tavolo della conferenza con i Sindaci di Nettuno e 
Pusiano e Fra Giuseppe Magliozzi. 


La delegazione piemontese alla stazione Termini. 


La Sporta n. 39 Dicembre 2004 


GRADITA VISITA 


Fra Giuseppe Magliozzi, medico, da molti anni nelle 
Filippine dove ha fondato per la Provincia Romana 
alcune opere soprattutto a Manila, segue dall’8 marzo 
1982 le vicissitudini di Firenze. Ogni tanto abbiamo il 
piacere di una sua visita. A fra Giuseppe, attento 
studioso della storia dell’Ordine, della quale è 
scrupoloso documentatore, piace indagare nell’ Archi- 
vio di San Giovanni di Dio di Firenze conservato 
nell’ Archivio Comunale. Se un giorno ne avremo la 
possibilità, vorremmo copiare i volumi più importanti 
su CD e inviarli a Fra Giuseppe che finalmente 
potrebbe scrivere la storia del periodo più importante 


del nostro glorioso ospedale. 


Anno XVI 


n: 


S. Giovanni dit 


Fra Giuseppe Magliozzi, nella sede dell’Associazione, in chiesa, davanti all'Ospedale e in Borgo Ognissanti 


davanti alla fermata ATAF. (La Sporta 33 pag. 8 ). 


VI Coneresso nazionale A.FA.R. (www.afar.it) 


Aperto come di consueto dal Padre Generale dell’Ordine, Fra Pascual 
Piles, che ne ha presenziato anche tutto lo svolgimento, introdotto 
successivamente dal Presidente della Regione Lombardia Roberto 
Formigoni, è iniziato il 4 Novembre 2004 il VI° Congresso Nazionale 
A.Fa.R. Il Congresso si è svolto parte nel Museo della Scienza e della 
Tecnica antistante l'Ospedale S. Giuseppe e parte nell’ospedale stesso. 
Ha visto la presenza di circa 400 operatori provenienti da 14 delle 21 
strutture sanitarie dei Fatebenefratelli in Italia. L'incontro, dedicato al 
tema “Ospitalità e Tecnologia” per l’umanizzazione del rapporto 
assistenziale alla luce delle nuove tecnologie in ambito sanitario, ha 
avuto i contributi di oltre 340 ricerche. Nel corso della prima mattina, 
durante la sua Lettura Magistrale il Prof. Guido Coggi, preside della 
Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano, 


“OSPITALITA' E 
TECNOLOGIA” 


VI Congresso 

Nazionale A.Fa.R. è 
4-5-6 Novembre 2004 PS | 
Ospedale San Giuseppe - Milano D | 


La Sporta n. 39 Dicembre 2004 Anno XVI 


ha dato notizia del trasferimento di una parte dei professori e studenti del secondo triennio, quello clinico, 
all’Ospedale San Giuseppe in Via S. Vittore ( www.fatebenefratelli.it/s.giuseppe/ ). 

La scritta “Università degli Studi di Milano” è già sulla facciata dell’ Ospedale San Giuseppe, uno dei 300 
ospedali che l’Opera di San Giovanni di Dio ha nel Mondo. Fra Pierdamiani Zambrolin, padre priore dell’ Ospedale 
San Giuseppe, insieme con il Direttore sanitario Dott. Elio Marmondi e la Dott.ssa Paola Camponero Direttore 
Amministrativo hanno già preparato tutto: tre aule didattiche, sistemi audiovisivi, biblioteca. 

A margine del Convegno, nella sezione Poster ha partecipato anche lAssociazione San Giovanni di Dio di 
Firenze con il Dott. Balatri che ha esposto un poster sull’Erba della Madonna (Sedum telephium ) del quale si 


interessaa da oltre 25 anni ( www.asgdd.it/telefio.htm ). 


Il Presidente della Regione Lombardia Roberto Il Prof. Guido Coggi, P. Pasqual Piles e il dott. Elio Marmondi 
Formigoni con il P. Generale Pasqual Piles e il Priore 
dell ospedale San Giuseppe Fra Pierdamiani Zamborlin 
e la D.sa Alessandra Massei Direttore Generale della I Sas CIONANSI DI DIO 
Provincia Lombardo Veneta Fi 


san DOCIAZIONE - 
ZIOVANNI Dima m 3 Y 


È Fra Raimondo Fabello e il dott. Balatri 
Il P.Generale al poster dell’Associazione al poster dell’Associazione 


eee ie 


La Sporta n. 39 Dicembre 2004 Anno XVI | 


o “I Peruco” 
ui 


pi 


MARSILIO BARTOLINI DETT 


Un tavolino ovale ottocentesco in noce ad una 
gamba tornita e quattro piedi intagliati giaceva 
ormai da anni quasi completamente a pezzi,nel 
| sotterraneo della chiesa. Su incarico dell’ As- 
ociazione è stato restaurato da Marsilio 
© Bartolini famoso restauratore di Via del 
Porcellana noto soprattutto come “Il Perugino”. 
Q Il tavolino verrà usato prossimamente in 
| Portineria dai volontari che assicureranno un 
} servizio di accoglienza all'Ospedale Vecchio. 


PENSIONATI 
Annuale appuntamento dei pensionati della Cassa Mu- RicoRDO DI PLACIDO 
tua dipendenti Ospedale S. Giovanni di Dio. Il giorno 
27 novembre, circa 80 pensionati, al Ristorante “Da 
Fiore” a Marciola, Scandicci si sono riuniti per il 


consueto desinare, ricordando allegramente i tempi 
passati insieme. 


AI funerale di Riccardo 
Chellini, Placido Carloni, in 
disparte, seduto sul muret- 
to del sacrato della chiesa 
di S.Maria a Torre Galli, 
accanto al suo amico An- 
tonio Ore, giardiniere 
dell’ospedale, ci disse:” Il 
prossimo tocca a me”. E così è stato, una neoplasia 
laringea della quale ormai conosceva lo stato avanzato 
lo ha portato via il 3 ottobre 2004. Placido Carloni era 
nato a Tredozio in provincia di Forlì il 16 Aprile 1944. 
Entrato in ospedale nel 1974 come ausiliario in sala 
operatoria , in seguito ad un grave incidente stradale 
che gli procurò una notevole invalidità passò in sevizio 
alla farmacia e successivamente alla Portineria come 
usciere ove rimase fino al pensionamento. Sempre 
presente, ma schivo e sempre nelle ultime file, gentile 
con tutti, rimasto sempre legato all’ospedale che 
frequentava spesso anche dopo il pensionamento. 


SOMMARIO 


E 
ANNI DI DIO 


Copertina ellreaaorarai pag. 2 
” 8 x me Appell lle ia Ara pag. 2 
Grazie alla Provincia Romana dei Fatebenefratelli Estate in giardino Li... iii pag. 2 
abbiamo anche quest’anno i calendarietti dell’anno Ognissanti nuovo insediamento ............... pag. 3 
2005 Restauro della chiesa c-cracrrizizena pag. 3-4 
SOCI CHE SCRIVONO Fra G. Battista Orsenigo a Nettuno ......... pag. 4-5 
Centro culturale Firenze - Europa “Mario Conti” Gradita visita ..... sei pag. 6 | 
i : VI Congresso nazionale A.F.a.R. ............. pag. 6-7 | 
Firenze 4 dicembre 2004 unta ...  M.Bartolini detto il Perugino ................... pag. 8 | 
Segnalazione d’onore a Sergio Moschini Fritsche per il li- Pensionati pag. 8 
bra “Pistramarina” (MIR. Edizioni- Montespertoli 2004) [È f 
al XXII premio Firenze “Sezione D - Narrativa edita”, con Ricordo di Placido cera] pag. 8 
la seuente motivazione: Trama ricca di originali contenuti Calendarietti RA IO TI pag. 8 
che definiscono l’inconsueta efficacia di questo romanzo. Soci Che SCrIVONO ........................... pag. 8 


n. 40 Novembre 2005 Anno XVII 


Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 
Fondato l’8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 


Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003 
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Prato” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po - Con gadget 


La Sporta n. 40 Novembre 2005 Anno XVII 


Copertina Capriata 
Faceva molto freddo la mattina del 6 marzo, 
ma per fortuna c’era il sole. Borgo Ognissanti 
nella parte che riguarda il Vecchio Ospedale 
era stata chiusa. La capriata, montata su un 
camion stava già in attesa davanti alla Vecchia 
Farmacia. Sistemata la potente gru, fra i pochi 
presenti ammirati e incuriositi, la capriata 
cominciò ad essere lentamente sollevata e 
poi finalmente collocata al suo posto sul tetto TEE 1 
della Chiesa. Fu riparato così in maniera definitiva il danno provocato il 12 dicembre 1794 allorchè, come scrive 
il Richa ”...ebbero una notabile grazia da Maria, e ciò seguì ai 12.dicembre del 1724. quando per la possente 
protezione della vergine andarono salvi dal pericolo evidente di vedere l'ospedale e il convento ridotti in cenere, 
avvegna che erano tre giorni, che sopra le stanze del Padre Priore erasi acceso il fuoco da niuno avvertito, e due 
travi più di due braccia abbruciate cascate erano sopra alla volta fatta di stuoie le quali avrebbero aumentato il 
fuoco, e cagionata una irreparabil rovina, se una donna sulle tre. ore della notte salita d’un terrazzo di sua casa, 
non sapendo ella perchè vi andasse, non iscopriva l’incendio, e 
gridando: fuoco fuoco, non avesse dato tempo e luogo ai religiosi di 
riparare, con una pronta tagliata di quella parte del tetto che dalle fiamme 
era investito. ...”, (*) durante la notte il convento dei frati, che si trovava 
sopra la chiesa fu risvegliato dalle grida di una donna dirimpettaia che 
vide il fuoco sul tetto. Il fuoco covava già da alcuni giorni, e 
fortunatamente quell’allarme diede modo ai frati di spengerlo, proce- 
dendo anche al taglio di parte della trave della capriata. La trave 
raccorciata fu successivamente riposta nel muro appoggiata a due mensole 
che con il passare dei secoli hanno ceduto provocando il danno al tetto e 
quindi infiltrazioni continue di acqua che hanno provocato 7 
danni anche nella Chiesa sottostante. Sommario 
Finalmente 2005 nuova capriata e nuovo tetto! Copertina, Capriata 

Le travi della vecchia capriata mostrano ancora visibili | Tetto nuovo 
i segni dell incendio. Due grossi frammenti delle travi 
rimosse sono stati conservati e sono in mostra nei locali 
dell’ Associazione. A Parigi con Fr. Jerome Gravereau 

Gradita visita 

Assemblea generale 
*) Notiste bibriche delle Pensionamento, Vigili del fuoco, Bacheche 
| Chiese fiorentine divise | Artemisia Gentileschi, Archivio storico 
| ne’ suoi quartieri, 10 tomi, 


Firenze, nella stamperia di Pietro Gaetano Viviani, 1754-62 VoL. IV Lezione III Della 
Chiesa di San Giovanni di Dio, p. 37 


Associazione San Giovanni di Dio Direttore responsabile: Amadore Agostini 
Fondata l’ 8 marzo 1985 Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi, 


š i , i Anna Maria Montanari 
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89 
Tel./ Seg / Fax +39 055 218839 


C.P. 521 50100 Firenze (Italia) www.asgdd.it 


E-mail sgd@dada.it 


% Lo La Sporta n. 40 Novembre 2005 Anno XVII “5 


Dopo la posa della 
capriata è continuato il 
| lavoro di completamento 
«== della copertura del tetto 
~ della Chiesa del Vecchio 
Ospedale con grande 
© soddisfazione nostra e 
delle maestranze (1-4). 


m 


Tetto nuovo 


Rakuwakai 4 marzo i E 


Sulle scale del Vecchio Ospedale con gli allievi della Scuola Infermieri dell’ Ospedale Rakuwakai di Kyoto. 


Novembre 2005 


Anno XVII 


marzo 
20 Giovanni di 


Consueto appuntamento 
preceduto dall’affissione di 
20 manifesti nelle vetrinette 
del centro (1). Per la Festa di 
San Giovanni di Dio. P. 
Ghilardi responsabile della 
Pastorale Sanitaria ha portato 
il suo saluto (2), Mons. 
Sergio Guidotti Canonico del 
Duomo nonché Padre 
Umberto Rufino, cappellano 
dell'Ospedale hanno 
concelebrato la S. 
’ Messa(2).Presenti molti 
medici , infermieri e 
| Volontari sia di San Giovanni 
di Dio sia dell’ AVO(3-4).Ha 
animato la liturgia, come 
l’anno scorso, il gruppo Cori 
Ensemble (5). Presente una 
delegazione dei Vigili del 
Fuoco con l’amico Corti 
Valerio e il giovane S. Cerbai 
(6). Alcune foto dopo la 
Messa; un gruppetto di 
volontari con al centro il 
nostro Volontario Decano 
| Onorio Tesi (7), un gruppetto 
i di Vigili del fuoco(8).I 
Volontari hanno portato nei 
reparti ivi compreso il Pronto 
Soccorso panini di ramerino 


(9). 


La Messa, solitamente celebrata al 
Vecchio Ospedale, quest'anno a causa 
dei lavori per il rifacimento della copertura 
del tetto e della messa in sicurezza del 
soffitto della chiesa sottostante, è stata 
celebrata nella cappella di Simone 
Vespucci nella Chiesa di Ognissanti, da 
Padre Ferdinando Batazzi (10-11) con 
la partecipazione del Coro Gregoriano 
del Duomo (12). 


con Fra Jerome Gravereau 


| T iP 
"a, i i i 3 


A Parigi 


Samedì 19 mars 2005 


Profession solennelle dans 


L'Ordre Hospitalier de 
Saint Jean de Dieu 


Frère Jérôme GRAVEREAU 


En la fete de Saint Joseph 


La Sporta n. 40 Novembre 2005 Anno XVII 


Frère Jeròme Gravereau con il P. Provinciale 
Frère Alois Michel. 


Il 19 marzo per la solennità di San Giuseppe abbiamo 
presenziato a Parigi ( Dott. Balatri, Dott. Checcucci-Lisi, 
Dott.sa Montanari (1)) con lo stendardo (2), alla 
Professione Solenne di Frère Jeròme Gravereau ( che 
già conoscevamo per una sua visita con i genitori a 
Firenze, La Sporta 36 pag 9) nella Chiesa di Nôtre 
Dame de Charité all’interno dell’Opera di San Giovanni 
di Dio di Rue Lecourbe (Paris 15ème). 

Durante la cerimonia, officiata da Mons. Jean-Yves 
Riocreux (3), siamo stati molto colpiti e talvolta commossi i 

dalla liturgia e dalla partecipazione del folto pubblico (4) La C. cime Saint pon de De Dieu in Rue Oudinot vista 
che riempiva la chiesa cantando sotto la guida di Frère gal giardino. 

Jean Marc Masson e Mme Héléne Babouin Jaubert (5). 

Con Frère Jeròme prostrato davanti al suo P. Provinciale mentre tutta la chiesa cantava le litanie dei Santi abbiamo 
vissuto momenti di un’intensità mai provata (6-7). Successivamente, durante il ricevimento in locali attigui alla chiesa 
abbiamo offerto a Frère Jeròme una riproduzione fotografica su plexiglas della portineria del Vecchio Ospedale (8). 


li. lui 


lo La Sporta n.40 Novembre 2005 Anno XVI * EC msn l 


Gradita Visita 


Il 19 aprile alle ore 12,30 Fra Giuseppe Magliozzi ha distribuito copia del suo ultimo libro, 
una biografia del famoso dentista Fra Giovan Battista Orsenigo (1837-1904) finito nel 
Guinness dei primati per il suo ineguagliabile record di oltre due milioni di estrazioni 
dentarie nell’ Ambulatorio Odontoiatrico dell'ospedale dell’Isola Tiberina. 

Fra Orsenigo apprese l’arte odontoiatrica nei quattro anni spesi a Firenze (1863-1867) 
nell’Ospedale di San Giovanni di Dio prima di venire trasferito a Roma. 

( Chi desidera una copia del libro può rivolgersi al Dott. Balatri 055 218839 oppure sgd@dada.it) 


Fra Giuseppe presenta il libro ad alcuni 


dipendenti. f ; TA 
Fra Giuseppe con il Dott. Balatri e il nostro giovane 


collaboratore filippino Roderick Oang. 
Assemblea Generale 


Il 6 Giugno 2005 alle ore 18 nell’ Aula 
Muntoni al Nuovo Ospedale si è svolta 
l Assemblea Generale Ordinaria dei Soci 
che aveva il seguente ODG: 

Relazione attività 

Approvazione del bilancio 

Rinnovo cariche 

Nonostante si sia provveduto in tempo 
all’invio degli avvisi, l'affluenza dei soci 
è stata molto bassa. 

Comunque la discussione c’è stata, il 
bilancio è stato approvato e nominato il 
nuovo Comitato Direttivo composto da: 
Lapo Mazzei, Sergio Balatri, Paolo 
Checcucci-Lisi, Anna Maria Montanari, 
Lorenzo Recchia. 

Il CD ha successivamente riconfermato 
Lapo Mazzei Presidente. 


La Sporta n. 40 Novembre 2005 Anno XVII 


Pensionamento Sede dei Vigili del Fuoco in congedo 


Foto di gruppo nella quale & 
compare anche Ernesto 
Perilli recentemente e 
improvvisamente 
scomparso (25giugno 
2005). Ernesto Perilli (da J 
sinistra il 5° in seconda ŽA 
fila) per 35 anni in servizio 

è stato uno dei fondatori fl 
dell’” Associazione m 
Nazionale Vigili del Fuoco in congedo”, ha fatto parte 
della Direzione Generale e fino alla sua scomparsa 


Foto di gruppo per la festa della pensione di Carla ricopriva la carica di Presidente della sezione di 
Sbarzaglia. Firenze. A lui l’ Associazione San Giovani di Dio deve | 

grande riconoscenza per l’aiuto che ha sempre dato in | 
Concerto Artemisia Gentileschi varie occasioni e soprattutto nell’organizzazione della | 


Festa del’8 marzo. 


Archivio San Giovanni di Dio td 

Pubblicato con il determinante SAN GIOVANNI DI pio | 
contributo della Provincia ica 
Lombardo-Veneta di San s eura di Lucia Sandri 

Giovanni di Dio il II° volume i 
Dell’ Archivio dell’ Ospedale di 
San Giovanni di Dio di Firenze 
(1891-1981) per opera di Lucia 


Sandri. 


= -A I soci ei simpatizzanti che possiedono 
Il Gruppo Vocale Femminile “Artemisia Gentileschi” una e-mail farebbero cosa gradita a 


fondato e diretto da Pietro Calabretta si è esibito sabato 9 trasmetterla all’ Associazione attraverso 
Aprile alle ore 21 nella Vecchia Portineria di San Giovanni sgd@dada.it 


di Dio eseguendo brani polifonici rinascimentali. 
Bacheche 


Sono state collocate due 
bacheche: una al vecchio 
ospedale a sinistra 
dell’ingresso e l’altra al 
nuovo ospedale, nel 
corridoio del bar. Non 
sarà un compito facile 
tenerle aggiornate. 


a Sporta %Lo 


La Sporta Dicembre 2005 Anno XVII 


Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 
Fondato l° 8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 


Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003 
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Prato” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po 


La Sporta n. 41 


Sw 


Copertina 


Finalmente dopo più di tre 
anni di attesa, cartelli e ` 
lavori preparatori è 
iniziato lo scavo per la è 
nuova ala dell’ospedal 
che gli architetti chiamano | 
“piastra”. In questa nuova 
parte del Nuovo Ospedale si dovrebbero collocare: un 
nuovo Laboratorio analisi, il Servizio trasfusionale, 
l Anatomia Patologica, l’Obitorio con ingresso 
separato, Spogliatoi per il personale, Poliambulatori, 
l’Hospice per i malati terminali, il Day hospital 
Oncologico, le sale operatorie per la Chirurgia 
Ambulatoriale. I nuovi spazi consentirannanno di 
liberare aree, all’interno della struttura, che saranno 
completamente dedicate al miglioramento 
dell’assistenza ai malati. Una volta in funzione la nuova 
ala, dovrebbero iniziare lavori di ristrutturazione degli 
ascensori, già da ora insufficienti. Tutto intorno alla 
struttura dovrebbero sorgere parcheggi fino ad un’area 
di 15.000 metri quadri. 
Il costo complessivo è di circa 27 milioni di euri. 
(da USL Informa n.117 Luglio 2005, modificato) 


Sommario 
Copertina apeiti osiensa pa pag 2 
VII Congresso Nazionale AFar..................... pag2 


Gradita VITÀ: ansi eerinairicera zi pag 3 
Hosptal AT Licia pag 4 
Gemellaggio Rakuwakai .............................. pag 5 


In ricordo del Prof. Lai .....................u 


Assemblea generale suicirncrincsiaiaa 
CIR, pag 7 
Penstonamenii scanio pag 8 
CAIDAGALIERO......iuiera prio 


Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l’ 8 marzo 1985 

Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia 

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Dicembre 2005 


Anno XVII 


Si è tenuto a Benevento 
dal 22 al 24 settembre 
' presso il Seminario 
arcivescovile il VII 
Congresso AfaR 
(Associazione 
ut | ess FatebeneFratelli per la 
Ricerca www.afar. it) dal titolo “ La Ricerca per curare 
e prendersi Cura”, per dibattere con i Ricercatori (441 
presenze), provenienti dall’ Italia e da alcuni paesi Paesi 
Europei un tema che i Fatebenefratelli hanno sempre 
avuto a cuore: l’etica, secondo la visione cattolica, gli 
insegnamenti della Chiesa e la centralità della dignità 
umana nella malattia. Il Congresso si è svolto a 
Benevento dove dal 1600 sono presenti i Frati 
dell’Ordine di San Giovanni di Dio detti anche in Italia 
Fatebenefratelli (foto in basso). Anche questa volta, 
come per i precedenti Congressi, ha partecipato il Padre 
Generale dell'Ordine, fra Pasqual Piles e sono stati 
presentati i risultati di ricerche effettuate in Italia e in 
Europa sulla biologia molecolare, e sulla 


sperimentazione di farmaci biologici per la cura della 
Psoriasi, sui progressi nella riduzione del disagio degli 
ammalati oncologici, sull’individuazione delle cause 
psicologiche dell’ipertensione, sugli aggiornamenti 
recenti in tema di Morbo di Alzheimer, sulle cellule 
staminali, ma anche sul tema dell’ Accoglienza 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 


Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi, 
Anna Maria Montanari 
Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89 


www.asgdd.it 


Y È © La Sporta n.41 Dicembre 2005 Anno XVII 


dell ammalato nelle aree di emergenza, sulle gravidanze a rischio, 
sulla patologia neonatale e sull’incentivazione dell’allattamento natu- 
rale. Significativi sono stati gli studi condotti dalla Dermatologia 
dell’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento, sulla tollerabilità e 
l’efficacia dell’uso dei farmaci biologici contro la Psoriasi, patologia 
cutanea estremamente invalidante, di cui soffrono, in Italia, circa 
1.800.000 persone di cui 400 mila presentano forme gravi. Si è 
discusso di riabilitazione, di chirurgia mininvasiva , di tecnologia MM < 
digitale e informatica in sanità, di collaborazione con le Associazioni > 
del pazienti, tenendo d’occhio la spesa farmaceutica. Interessanti le 
letture magistrali del Prof. V.Coalizzi, dell’ Università di Tor Vergata 
sull Aids e dell'On. Di Virgilio, sottosegretario al Ministero della Salute sulle cellule staminali. Presenti 
all’inaugurazione del Congresso il Sindaco di Benevento, Dr. D’ Alessandro, S.E. il 
Prefetto, Dr. Mario D’ Ambrosio, il Procuratore della Repubblica. Dr. Ruggero Pilla, 
il Questore Dr.Biagio Ciaramella, il Comandante dell scuola Allievi Carabinieri Dr. 
Antonio Silvestri, il direttore Generale della 
. ASL di Benevento. Dr. Mario Scarinzi. 
Molto importante è stato il contributo 
scientifico di 245 posters esposti nelle tre 
giornate, fra i quali quello presentato dal #8 
dott. Balatri dell’ Associazione San Giovanni 
di Dio di Firenze sull’uso dell’Erba della 
Madonna (Sedume telephium L.). (vedi foto) fs 
(Antonia G.Galluccio da Vita Ospedaliera | 
2005, N° 10, modificato) 


E 


Il P.Generale fra Pasqual Piles presie- 
de l'apertura dei lavori. 


Incontro con il dott. Andrea Passigli attuale 
Dirigente all’interno del Vecchio Ospedale 


gli 


Da tanto tempo desideravamo rincontrare il 
Prof. Rodolfo Liscia e abbiamo pensato che 
il posto migliore non poteva essere che il 
nostro Vecchio ospedale, dove lo abbiamo 
conosciuto e apprezzato per la sua profes- 
sionalità e per la sua grande disponibilità al- 
l’insegnamento. Una telefonata, ed è arriva- 
to facendoci rivivere tanti episodi del nostro 
passato. 


n. 41 Dicembre 2005 Anno XVII 


Hospital Art 


Le pareti del Nuovo Ospedale San 
Giovanni di Dio di Firenze sono più 
accoglienti da questa settimana grazie alla 
recente visita di volontari che collaborano 
per la “Hospital Art Foundation” originaria 
di Atlanta (USA). Questa è la terza volta 
che la fondazione ha dipinto al Nuovo San 
- Giovanni di Dio. La General Electrics 
Annuncio dell evento in Elfuns e membri dell’ American Interna- 
pornneria. tional League of Florence hanno riunito 
nove artisti che sono giunti dagli Stati Uniti per dipingere delle decorazioni 
murali. La Fondazione ha donato interventi artistici a ben 800 Ospedali in 
166 Paesi. Il “Florence Paintfest”, così è conosciuta questa attività, è stato 
la tappa finale di un tour mondiale che ha incluso lavori in Sud Corea e 
Giappone (dove si è svolta anche una scalata al Monte Fuji da parte di 
sopravvissuti al cancro, tra i quali vi era anche il Direttore Esecutivo della | 
Fondazione). La Fondazione fu fondata 30 anni fa da John Feight con ` 
l’obiettivo di portare l’ arte negli ospedali, per renderli più piacevoli e più 
terapeutici per i pazienti. Svariate ricerche indicano la fondatezza scientifica } 
dell’ idea di John di portare dentro ciò che è fuori dalle mura dell’ ospedale. 
Uno studio in particolare ha constatato che “arte psicologicamente | | 
appropriata influisce sostanzialmente su pressione arteriosa, stati ansiosi, K= 
assunzione di farmaci per il controllo del dolore e durata della degenza 
ospedaliera”. Avendo prestato servizio come volontario presso questa 
Fondazione per 15 anni posso dire che i sorrisi sui volti dei pazienti parlano 
da soli dei risultati. I murales pre-disegnati arrivano “colour-coded”, ovvero 
ogni spazio della superficie del disegno ha delle aree che devono essere MR | 
riempite col colore indicato, e il kit include tutti i colori e pennelli necessari Procoltaa artisti al lavoro. 
per la realizzazione dell’ opera. I pazienti, lo staff dell’ospedale e i 
volontari della Fondazione lavorano insieme alla realizzazione del 
dipinto. Una volta asciutti, alcuni ritocchi possono essere apportati, e 
sono presentati all’ospedale dove si è svolta la “Paint Fest”, oppure, nel | 
caso che il dipinto sia stato completato in una struttura affiliata, in un | 
ospedale a scelta. Il Dr. | 
Andrea Veneziani, il Dr È 
Sergio Balatri e altri 
dello staff al Nuovo 
| Ospedale San John Feight dipinge direttamente sulle 
Giovanni di Dio sono pareti dell'attesa della R.T.I. 
stati così colpiti dai disegni “ready to paint” (pronti per essere 
‘7 disegnati) che erano stati preparati che hanno convinto John a I 
°° dipingere direttamente sulle pareti della sala d’aspetto, della sala parto | 
e nei corridoi dell’unità di Terapia Intensiva. 
I 
I 


al Feighi coni Doti Balatrie il Dot. (Carolyn Abney in THE FLORENTINE thursday 22 september 


Veneziani. 2005 pag 21 modificato www.THEFLORENTINE.NET__WWW.HOSPITALART.ORG ) 


Gemellaggio Rakuwakai (Kyoto) 


od. Ss In occasione della ricorren- 
za di 40 anni di gemellaggio 
fra i comuni di Firenze e 
Kyoto il Rakuwakai Health 
Care System nella persona 
del Presidente M.D. Ichiro 
Yano ha invitato il Direttore 
Generale dell’ Azienda Sani- 
taria di Firenze, Ing. Luigi 
Marroni e il Direttore di Pre- 
sidio dell’ Ospedale N.S. 
Giovanni di Dio, Dott. Al- 
berto Appicciafuoco per rin- 
| forzare i legami di amicizia 
fra le due strutture sanitarie 
gemellate anch’esse da 4 
anni. In dono al Presidente è 
| stato offerta la riproduzione 
.. fotografica su plexiglas del- 
la portineria del Vecchio 
ospedale (fotol1-2) —(Ese- 
guita da Fotostudio 72, lo 
stesso che nel 1982 ha 
esguito lo scatto). Il viaggio 
ha avuto luogo dal 19/10 al 
25/10. Siamo stati ricevuti in 
comune dai massimi diri- 
genti sanitari del Rakuwakai 
(foto 3) e abbiamo visitato 
alcune strutture sanitarie,ivi 
compresa una R.S.A. per 
malati di demenza di 
Alzheimer e l’ospedale uni- 
versitario di Kyoto (foto 
5).Insieme ai funzionari del 
Comune di Firenze abbiamo 
partecipato alla festa annua- 
le del 23 Ottobre alla quale 
partecipano 7000 figuranti in 
costume di epoca (foto 4); il 
23/10 è anche la data del 


gemellaggio fra i due comuni. Non sono mancati i momenti dedicati 


al tempo libero e cultura (foto 6-7). Un ringraziamento e un arriveder- Dott. Alberto Appicciafuoco 
ci a presto al Presidente Yano e alle meravigliose Keiko, interprete, e Direttore sanitaro del Nuovo l 
Tomomi (foto 4) che ci hanno accompagnato con gentilezza e premu- Ospedale di S. Giovanni di Dio 


ra durante lo nostra permanenza a Kyoto. 


La Sporta n. 41 Dicembre 2005 Anno XVII 


In ricordo del Prof. Salvatore Lai 2611/1927- 14/02/2005 


Ho conosciuto il prof.Lai quando ero ancora studente di medicina e lui seguiva mio 
nonno con problemi prostatici.Si instaurò subito un ottimo rapporto umano che negli 
anni crebbe sempre più. Era interessato ai miei studi ed era sempre prodigo di consigli. * 
Quando mi laureai con la tesi di Anatomia patologica con il prof. Dini lo volli subito 
informare e lui mi lasciò senza parole chiedendomi di andare a lavorare in urologia nel 
suo reparto. Dopo una breve riflessione cominciai a frequentare il suo reparto al vecchio 
Ospedale San Giovanni di Dio. Feci tutto con lui, dal tirocinio in poi: e le mie prime 
esperienze chirurgiche furono sotto la sua guida. Nel 1980 divenni suo assistente e nel 
1982 ci trasferimmo insieme al nuovo San Giovanni di Dio a Torregalli. Di lui ho un 
ricordo stupendo ,la sua professionalità veniva dall’esperienza chirurgica con il prof. Muntoni e da quella urologia 
con il prof. Bracci. Ma di lui colpiva soprattutto l umanità ,la disponibilità, la pazienza. Non vi era paziente , 
collega sia medico che non , che non avesse di lui stima umana e professionale. Per me è stato come un padre ed 
io credo proprio mi volesse bene come ad un figlio se non addirittura di più. Ha portato avanti, in campo ospedaliero, 
una branca come l’ urologia che era a Firenze solo patrimonio universitario. Si è battuto con entusiasmo per l’ 
innovazione, portando nel servizio pubblico metodiche che erano solo pertinenza del privato, come ad esempio la 
litotripsia. Abbiamo condiviso, come succede in ogni professione, momenti di gioia e di dolore ma credo che il 
suo ricordo sia un qualcosa di indelebile per me ma anche per tutti coloro che lo hanno conosciuto. Rimarrà nella 
storia dell’ Urologia fiorentina, ma anche nazionale, come un modello di competenza e professionalità, ma, come 
più volte ho ripetuto e credo che ciò sarebbe per lui un maggiore onore,come un modello di stile ed umanità. 

Dott Paolo Bellesi Aiuto dirigente dell’U.O. di Urologia del Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio A.S. Firenze. 


In ricordo del Prof. Franco Pizzetti 29/17/1929- 05/03/2005 


Ho conosciuto Franco Pizzetti in Sala Operatoria. Ero andato al “vecchio” Ospedale 
S. Giovanni di Dio in Borgognissanti per parlare col Prof. Ennio Muntoni perché 
avevo saputo che cercava un Assistente Chirurgo. Il Prof. Muntoni stava operando e 
mi fece comunicare che avrei potuto entrare in Sala Operatoria per assistere 
all’intervento ed aspettarne così la fine . Pizzetti era l’ Aiuto del Prof. Muntoni. La | 
tecnica operatoria dell’equipe era superba ed in particolare fui colpito dalla capacità | 
di Pizzetti di “aiutare” anticipando le mosse ma anche lavorando a “quattro mani” 
con l’operatore e comunicando all’ Anestesista e alla Strumentista le notizie utili 
alla buona conduzione dell’intervento. La mia esperienza era certamente limitata, 
ero laureato da poco ed ero Assistente presso l’Istituto di Anatomia Patologica del N 
Prof. Antonio Costa e la Chirurgia la conoscevo perché frequentavo “volontariamente” l Istituto di Patologia 
Chirurgica diretto dal Prof. Luigi Tonelli, ma ciononostante mi resi ben conto di essere capitato nel posto giusto. 
Quando finì l'intervento avevo già preso la mia decisione e speravo solo che il Prof. Muntoni volesse accettare la 
mia domanda. A convincermi però non fu tanto o solo il carisma, la capacità operatoria o la grande professionalità 
del Prof. Muntoni, quanto il comportamento di Franco Pizzetti. Sarei riuscito a diventare come lui ? Questa era la 
domanda che mi si era infiltrata nella mente fin dai primi minuti di conoscenza. Forse anche perché mi sembrava 
un traguardo più possibile rispetto a quello del Primario, ma non solo. Così divenni Assistente nell’ Ospedale di S. 
Giovanni di Dio e dopo pochi mesi fui assegnato al Reparto diretto dal Prof. Franco Pizzetti. Erano i primi anni 
770. Nel 1974 Pizzetti divenne Primario della Divisione di Chirurgia Cardiaca e Vascolare dello stesso Ospedale 
ed io divenni il suo Aiuto e lo sono stato fino al 1991 quando mi trasferii ad Arezzo. In tutti questi ventun anni 
quella prima impressione avuta in Sala Operatoria senza neanche vederne il volto (maschera e cappello !) non è 
mai stata messa in discussione, anzi si è arricchita di altri sentimenti motivati in gran parte dalla grande professionalità 
e serietà comportamentale nei confronti dei Pazienti che si affidavano alle sue cure. La finezza gestuale dell’atto 


lr i iii 


Lo La Sporta n.41 Dicembre 2005 Anno XVII ` IIE 


chirurgico, ereditata certamente dal Maestro, ma anche dote naturale aveva come riferimento sempre l’essenzialità 
nel rispetto delle strutture anatomiche (la perfetta conoscenza dell’anatomia era un vanto della Scuola) ma 
l’indicazione all’intervento aveva come riferimento sempre il rispetto della persona. Prima di ogni intervento il 
Prof. Pizzetti chiamava il Paziente ed i suoi familiari per spiegare la sua decisione ed i rischi sia della malattia che 
dell’intervento proposto. Tutto questo in un locale “privato” e davanti al diafanoscopio dove era illuminata 
l’angiografia che, in quegli anni, forniva quasi sempre gli elementi anatomo-patologici della malattia vascolare o 
cardiaca sulla quale si basava il “planning” della terapia chirurgica. Io ero quasi sempre con lui... per aiutare ma 
anche per imparare... Nel contatto con il Paziente ed i familiari poteva apparire piuttosto scostante e freddo, ma 
sono sicuro che prima di ogni intervento (anche il più banale perché diceva che in Chirurgia non ci sono interventi 
“facili”) ripensava alla correttezza dell’indicazione, pianificava l’operazione e aggiornava le sue conoscenze in 
continuazione (anche la notte). Questa grande serietà professionale la pretendeva anche dai suoi collaboratori e lo 
poteva rendere “antipatico”. Io ho sofferto di questo aspetto umano difficile ma non ho mai avuto esitazioni nel 
collocarlo nella giusta dimensione relazionale: per me erano più importanti la correttezza professionale, il rigore 
morale e metodologico, la capacità chirurgica, la serietà comportamentale che una... mano sulla spalla (che 
talvolta però avrei voluto sentire). Franco Pizzetti è stato un grande chirurgo ... silenzioso ! Silenzioso verso i 
teatri della comunicazione come erano ad esempio i Congressi . Non esitava a pubblicare le sue osservazioni e la 
sua casistica con osservazioni sempre interessanti e talvolta anche di grande interesse scientifico (ricordo ad es. i 
lavori prima sperimentali e poi applicativi sulle sostituzione delle valvole cardiache con protesi autologhe costruite 
con la fascia lata dello stesso paziente) ma era estremamente schivo a frequentare i Congressi (ai quali però 
spingeva i suoi collaboratori). La sua è stata la prima Divisone Ospedaliera di Chirurgia Vascolare della Toscana 
(seguita dopo poco da quella Universitaria del Prof. Domenico Bertini a Careggi) ed una delle prime d’Italia. Per 
diversi anni ha coltivato anche la Chirurgia Cardiaca che aveva appreso dal Prof. Muntoni che era stato un pioniere 
del settore insieme a Valdoni, Dogliotti e De Gasperis, e perfezionata in soggiorni in Inghilterra ed in USA. Ha 
cominciato con me come Aiuto e con un Assistente (ne sono cambiati molti nei primi anni... il lavoro era duro, la 
disciplina anche, l'orario ???), dopo il trasferimento nell’ Ospedale Nuovo a Torregalli nel 1982 l’organico è salito 
a otto Chirurghi con una attività operatoria di circa 900 interventi all’anno. Proprio in occasione del trasferimento 
all Ospedale Nuovo (trasferimento di cui era sinceramente convinto ma che voleva che mantenesse il nome del 
Vecchio e per questo ha combattuto a fianco del Comitato Promotore) sviluppò una cartella clinica informatizzata: 
ancora una volta fra i primi in Italia. Quando è andato in pensione è uscito dall’Ospedale in punta di piedi, in 
silenzio. E’ tornato poche volte e sempre con “delicatezza”. Io lo voglio ricordare come lo conobbi la prima volta: 
in Sala Operatoria a muovere le mani con delicatezza e precisione, a spiegare l’intervento con razionalità e 
competenza, a citare e criticare le più recenti osservazioni. Uomo schivo e forse timido. Grande professionista e 
grande Chirurgo. 

Dott.Mario Cecchi Primario S.C. Chirurgia Vascolare del Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio A.S. Firenze. 


A Nasiriyah 


Il dott. Enrico Solfanelli chirurgo presso il Nuovo Ospedale S. Giovanni di Dio, 
tenente medico del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, ha partecipato al- 
l'Operazione "Antica Babilonia" come responsabile dello staff chirurgico dell'Italian | 
Field Military Hospital nella base italiana di Camp Mittica alla periferia di Nasiriyah | 
(|) dal giorno 01. 12. 2004 al giorno 20. 01. 2005. | 
> |In questo periodo sono stati trattati 
chirurgicamente alcuni soldati del contingente | 
italiano e diversi pazienti iracheni soprattutto | 
bambini alcuni dei quali sono poi stati inviati in 
Italia tramite il CIMIC (civil military 
cooperation) per il completamento delle cure. 


La Sporta n. 41 Dicembre 2005 Anno XVII 


Ripristino della statua di S. Giovanni di Dio 


Per un riordino di progetti, è stato accantonato quello che prevedeva 
un’accesso alla Radiologia proprio in prossimità della statua che avrebbe | 
dovuto essere spostata in altro luogo. Infatti come tutti ricorderanno era 
stato allestito un cantiere, iniziati anche lavori che poi sono rimasti fermi, 
permettendo però alle erbacce di crescere e nascondere quasi 
completamente la statua che abbiamo avuto non poche difficoltà a 
mantenere visibile almeno 1°8 marzo (La sporta N° 38 pag 2). Ora però 
che il cantiere è stato rimosso, la statua è visibile, non solo, ma ha anche 
una bella aiuola e può essere finalmente accudita dal nostro giardiniere. 


Pensionamenti 


Il 30 settembre festa di pensionamento per il dott. Marco Mecacci 


Annuale appuntamento 
* dei pensionati della 
a Cassa Mutua 
. dipendenti Ospedale S. 
$ Giovanni di Dio. Il 
® giorno 26 novembre, 

- “MS 90 pensionati, al 
Ristorante “Da Fire” a Marciola, Scandicci si sono 
riuniti per il consueto desinare, ricordando allegramente 
i tempi passati insieme. 


Calendarietto 


Grazie alla Provincia Romana 
dei Fatebenefratelli abbiamo 
anche quest’anno i calendarietti age 
per il 2006 


I soci ei simpatizzanti che possiedono 
una e-mail farebbero cosa gradita a 
trasmetterla all’ Associazione attraverso 
sged@dada.it 


La Sporta n. 42 Novembre 2006 Anno XVIII 


i Eie 


Notiziario trimestrale dell’ Associazione San Giovanni di Dio 
Fondato l’ 8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 


Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003 
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Po” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po - con gadget 


g 
& 


La Sporta n. 42 


IR 


Copertina 

La foto in copertina mostra lo stato di avanzamento dei 
lavori al 10/08/2006. Procede alacremente, almeno per 
ora, la costruzione della “Piastra dei servizi” al Nuovo 
San Giovanni di Dio. Abbiamo intervistato il Dott. Alberto 
Appicciafuoco Direttore sanitario dell’ospedale, il quale 
ha confermato che nel dicembre 2007, secondo i tempi 
previsti, i lavori saranno ultimati; dopodiché saranno 
necessari altri tempi per i collaudi tecnici e dell’antincendio. 
Quindi si provvederà al progressivo trasferimento delle 
attività previste con l'ampliamento dei poliambulatori, del 
laboratorio analisi chimico-cliniche, di Anatomia 
Patologica, del servizio necrologico con apertura di 
cappelle di esposizione, del centro sangue, del Day Hos- 
pital e della Day Surgery con tre sale dedicate e un 
adeguato numero di letti per l’osservazione post operatoria. 
A livello zero sono previsti almeno 700 posti per gli 
spogliatoi dei dipendenti. 


Natale 2005 


| Vos con i malati 
il giorno di Natale 


| Come ogni anno, il giorno di 
Natale i Volontari ospedalie- 
ri di San Giovanni di Dio 
(V.0.S.), per dimostrare la lo- 
ro fraterna amicizia, done- 
ranno un piccolo Presepe a 
tutti i ricoverati. Sarà presen- 
te anche il presidente, dottor 
Carlo Cappelletti, primario 
di Medicina dello stesso ospe- 
dale. All’acquisto dei prese- 
pi ha contribuito il Mercati- 
no dei Ragazzi con il suo pre- 
sidente Pierluigi Finocchiet- 
ti. Fondato nel 1988 su inizia- 
tiva di Lorenzo Recchia, il 
gruppo V.O.S. si è quest'an- 
no costituito in Associazione 
iscritta all’Albo regionale 
dei volontari, ed è impegnato 
nelle più diverse attività di 
sostegno ai pazienti: acco- 
glienza, servizio presso i Re- 
parti, colazione, pranzo e ce- 
na ai degenti impossibilitati. 


da La Nazione 
24 dicembre 2005 


Quest'anno il presepino consegnato 
agli ammalati è un piccolo prodotto 
artigianale peruviano. 


Sommario a pag. 8 


Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l’ 8 marzo 1985 

Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia 

Tel./ Seg / Fax +39 055 218839 

C.P. 521 50100 Firenze (Italia) 


E-mail sgd@dada.it 


Novembre 2006 


Area Vasta 


Il Centro di Documentazione 
per la Storia dell’ Assistenza 
e della Sanità Fiorentina ha 
pubblicato alla fine di 
dicembre 2005 una bella bro- 
chure, prevalentemente 
fotografica, dedicata all’ Area 
Vasta Fiorentina. La 
pubblicazione ha lo scopo di 
illustrare le varie realtà 


Anno XVII 


Gli Ospedali 


dell’area vasta fiorentina 
tra Novecento e Duemila 


& 
Centro di Documentazione per! 
dell'Asviscenza e della Sanità Fiore 


MEMORIE DI ARCHITETTURE 
SPAZI E SERVIZI 


ospedaliere dell’ Area Vasta che comprende: Firenze, 
Figline Empoli, Pistoia, Prato, Castel Fiorentino e 
Fucecchio. Per quello che riguarda San Giovanni di Dio 
siamo stati onorati della foto di copertina che ritrae il 
Dott. Mario Cecchi con la sua equipe al tavolo operatorio, 


nonché tre pagine di foto 
di vari ambienti del Nuovo 
San Giovanni di Dio. 
Fotografi. del nostro 
ospedale sono stati il dott. 
P.L. Ipponi e il dott. S. 
Balatri. 


Centro Ergoterapeutico “Il Bruco”. 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 


Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi, 
Anna Maria Montanari 


Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89 


www.asgdd.it 


M |o LaSporta n 42 Novembre 2006 


Rakuwakai 


Anche quest'anno foto di | 3 


gruppo dei giovani allievi 
infermieri della Scuola 
Rakuwakai di Kyoto 
hanno posato il 4 marzo 
sulle scale dell’Atrio del 
Vecchio OspedalediSan 
Giovanni di Dio. 


8 marzo Consueto appuntamento per la festa annuale. 


S. Messa celebrata da Mons. Giovanni 
Santucci, Vescovo di Massa Marittima. 


da sn. Valerio Corti, Virgilio Giusti, 
Armando Burgassi, Bruno Paoli. 


v% | Luca Carnasciali che è stato 
‘ nostro infermiere Capo Sala 
e da poco ordinato sacerdote. zione | 


ANNI DI Dio. 


Il “Cori Ensemble” diretto da 
Fiorella Bruno. 


In prima fila da sn, Onorio 
Tesi, Dott. Carlo Cappelletti, 
Fra Costantino Dalla Mura, 
Dott. Alberto Appicciafuoco, 
due rappresentanti dell’Arma 
dei Carabinieri.. 

Carla Sbarzaglia a nome della 

cassa Mutua dipendenti S.G.D. 

distribuisce mimose alle donne 
dell’ospedale 


La Sporta n. 42 


Padre Batazzi 
celebra la Messa di 
san Giovanni di Dio 
in Ognissanti, 
essendo ancora la 
chiesa del vecchio 
ospedale inagibile. 


(Padre Batazzi è stato 
recentemente colpito 
da un ictus dal quale 
si sta lentamente 
riprendendo,a lui 
formuliamo i migliori auguri per il massimo recupero). 


Fra Bartolomeo Coladonato. 


La “Schola cantorum gregoriana” del Duomo. 


Novembre 2006 


Anno XVIII 


ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO E 
OSPEDALE SAN GIOVANNI DI DIO 
Solennità di San Giovanni di Dio 
Firenze, 8 marzo 2006 
Messaggio del P. Generale 
Con molto piacere saluto i membri dell’ Associazione 
San Giovanni di Dio e i collaboratori del nuovo Ospe- 
dale San Giovanni di Dio di Torre Galli di Firenze, 
operatori sanitari e volontari, nel giorno in cui ricorre 
la festa del nostro Fondatore, che voi seguite molto da 
vicino e che venerate sempre, ed in modo particolare 

oggi che ricorre la sua Festa. 
Ringrazio tutti per le iniziative promosse dall’ Associazio- 
ne affinché lo spirito di San Giovanni di Dio rimanga vivo 
nella città di Firenze e nel mondo. Ringrazio coloro che 
fanno parte della Comunità Terapeutica dell'ospedale San 
Giovanni di Dio di Torre Galli per il lavoro che compiono 
quotidianamente nel servire i malati con lo stesso spirito 
del Santo. 
Il mio speciale ringraziamento vada a Fra Costantino Dal- 
la Mura, che vi accompagna in questi momenti, e che rap- 
presenta la mia persona e con essa la nostra Istituzione. 
Nel campo dell’animazione dell'Ordine, e pertanto in ciò 
che concerne l’Ospitalità di San Giovanni di Dio, sarebbe 
bello poter essere in ogni luogo in cui il Santo è venerato, 
in modo particolare nel giorno della sua Festa. 
Ovviamente ciò è impossibile, ma siamo uniti nella 
condivisione del suo stesso spirito. So che dentro il vostro 
cuore San Giovanni di Dio è sempre vivo. 
Gli chiedo di continuare a proteggervi con la sua benedi- 
zione, aiutando tutti, e prego affinché continui a benedire il 
nostro Ordine e le nostre opere apostoliche nelle diverse 
parti del mondo. 
Auspico che, come lui, sia- 
mo portatori di speranza e f 
di salute nel nostro mondo, 
e soprattutto alle persone |. 
che soffrono di più: i malati 
e i bisognosi. | 
Fra Pascual Piles, Superio- 
re Generale 


Fra Costantino Dalla 
Mura legge il messaggio 
del Padre Generale, invia- 
to all’Associazione San | 
Giovanni di Dio. 


Y o La Sporta n. 42 


Novembre 2006 


Società Tosco - Umbra di Chirurgia 


Il prof Paolo Gonnelli, figlio del prof Vittorio Gonnelli (Foto 
a lato ) ha voluto donare alla nostra associazione la rac- 
colta 1935-1981 della società Tosco-Umbra della quale 
il padre Vittorio è stato il Segretario per moltissimi anni. 


Collezione completa del 


“BOLLETTINO E MEMORIE 
SOCIETA! TOSCO-L MBRA DI CHIRURGIA" 


1935-1982 


del Bollettino nel 1937 e la mantenne fino al.... 


Il Dott. Vittorio Gonnelli ha mantenuto dal 1938 fino al 1981 varie cariche 


nella Società mantenendo 


un costante impegno. E’ stato grazie a lui che la collezione rilegata e completa 


delle pubblicazioni è giunta fino a noi. 


Le decine di volumi della collezione rappresentano oggi uno straordinario 


documento riguardo all’evoluzione della chirurgia. 


La Società Tosco Umbra e il suo “Bollettino” (che ha cessato le pubblicazioni 
nel 1981) ha ripreso oggi nuovo vigore con la Presidenza del Dott. Andrea 
Valeri che, instancabile, promuove convegni di aggiornamento a ritmo serrato 
e di ottimo livello. Ci rimane la speranza della rinascita del “Bollettino”, 


necessario complemento, dell’attività convegnistica. 


I volumi sono a disposizione di chi abbia intenzione di consultarli. 


(telefonare al 055 218839) 


Foto di gruppo anni 50. Il prof. Giovanni Cavina al 
centro, alla sua destra il dott. Vittorio Gonnelli. 


La Società fu fondata a Firenze nel 1934 per iniziativa 
del Prof. Domenico Taddei, il quale dalla Clinica 
Chirurgica di Pisa, da breve tempo si era trasferito in 
quella della nostra Università succedendo al Prof. 
Enrico Burci. 

Il Prof. Taddei ebbe l’idea di creare una Società 
regionale sull’esempio di quella Piemontese sorta alcuni 
anni prima per iniziativa del Direttore della Clinica 
Chirurgia di Torino prof. Mario Donati. 

Gli atti delle Adunanze scientifiche della Tosco Umbra 
furono raccolti in un periodico bimestrale dal 
titolo” Bollettino e Memorie della Società Tosco Umbra 
di Chirurgia”. 

Il Prof. Giovanni Cavina, Chirurgo primario e Direttore 
dell’Ospedale di san 
Giovanni di Dio, 
assunse la direzione 


J 
f FR Öğ ee. 
Prof. Domepito Taddei 


Il Prof. Domenico Taddei. 


La Sporta n. 42 Novembre 2006 Anno XVIII 


Tina Ricci 412/50 21/03/06 


Poco più che ventenne fu assunta a San Giovanni di Dio 
come Infermiera Professionale per la Sala Operatoria che 
lasciò per scendere al Pronto Soccorso dove rimase Capo 
Sala fino circa al 1983 quando decise di trasferirsi al posto di 
Capo Sala della Radiologia ambulatoriale alla USL di Santa 
Rosa. Nel 2000 le fu affidato l’incarico di Capo Sala degli 
ambulatori del Vecchio San Giovanni di Dio dove è rimasta 
fino a che il duro combattimento con la malattia non l’ha 
costretta a casa. Tina ha vissuto il periodo più importante della 
storia del nostro Pronto Soccorso, quella specie di avventura 
che vide la nascita del Pronto Soccorso Autonomo, 
un’esperienza breve , ma intensa che coinvolse medici e 
infermieri. Tina fu allora la presenza continua, il legame 
necessario per quella struttura in formazione La ritrovai nel 2001 quando finalmente 1’ Associazione riuscì a 
trasferirsi nei locali del piano terreno e nei sotterranei del vecchio San Giovanni di Dio. Senza di lei nulla si 
sarebbe fatto. Lei seguiva giorno per giorno il lavoro di facchinaggio per lo sgombero del materiale abbandonato, 
seguiva anche il mio lavoro quotidiano di restauro degli ambienti. Un giorno mi portò il cartello che stava 
davanti alla porta del Pronto Soccorso del vecchio ospedale e che lei aveva conservato, si trattava del cartello 
indicante i nomi intercambiabili del Medico di Guardia, della Capo Sala e degli Infermieri, ma i nomi non 
c’erano più. L'abbiamo restaurato con i nomi e lei c’è ancora. 
Ti abbiamo voluto bene in tanti e tanti ti ricorderanno. 

Sergio Balatri 


Tina Capo Sala al vecchio Ospedale di San 
Giovanni di Dio 


Accogliendo con piacere l’invito dell’amico dott. Balatri voglio 
ricordare la collega e amica carissima Assuntina Ricci che ci ha lasciato 
alcuni mesi orsono. Scacciando la malinconia voglio ricordarla sia come 
maestra di etica professionale e tecnica, sia come persona di sconfinata 
umanità, simpatia e bontà. L'ho conosciuta nel 1970, ero all’inizio della 
mia carriera infermieristica e da allora siamo sempre stati amici, nel 
senso più stretto del termine e colleghi nel Pronto Soccorso del vecchio SE 
Ospedale di san Giovanni di Dio.Da lei ho appreso la tecnica manuale Per abbellire il giardino fece piantare 
necessaria per esercitare al Pronto Soccorso, del resto comune ai colleghi dell ind di aneli lei 
È ii i barn elle rose questa è una di quelle, per lei. 
degli altri turni. Quello che la differenziava da tutti gli altri era quella 
che io chiamo l’arte nel trattare i pazienti. Può sembrare una banalità questa frase, ma non lo è. Il microcosmo che 
gravita in un Pronto Soccorso di città, varia da portatori di patologie organiche, alcolisti, psicolabili, 
tossicodipendenti, autolesionisti, traumatizzati di tutti i gradi. E’ chiaro che ciascuna di queste patologie va affrontata 
con un approccio diverso ma alla base di tutto c’è il rispetto per il paziente e per la persona che in quel momento 
ha bisogno di noi, ho visto queste regole disattese da alcuni colleghi, da lei ho imparato che questo non deve 
accadere mai. Ho lavorato al pronto soccorso per 26 anni ed ho avuto molti allievi che hanno frequentato i tirocini 
al Pronto Soccorso. Non ho mai preteso di insegnare scienza infermieristica , ma queste semplici regole erano alla 
base dell’inizio della nostra collaborazione. Spesso mi capita di incontrare alcuni che ricordano con piacere i loro 
inizi; a molti l’ho detto nelle lunghe notti insonni che passavamo al Pronto Soccorso, a coloro che leggeranno 
queste righe ripeto, se giovamento professionale avete avuto nei miei modesti consigli, sappiate che state portando 
avanti l’insegnamento di questa grande Infermiera che era la nostra Tina Ricci. 
Sergio Falsetti 


rr r 0. il. i 


Y o La Sporta n. 42 Novembre 2006 


Scomparsa di William P. Graham 


== La notizia della scomparsa di William P.Graham ha profondamente addolorato noi 
chirurghi dell’ospedale di San Giovanni di Dio di Firenze e particolarmente me, Sergio 
Balatri e la mia famiglia. Lo abbiamo conosciuto attraverso il suo libro “La Mano” 
edito in Italia nel 1981. La fortuna ha voluto che lo conoscessimo anche personalmente 
per una sua visita a Firenze proprio nell’anno 1981.L’amicizia e la stima si è consolidata 
nel tempo con un’altra visita nel 1998. Non dimenticheremo mai il suo amabile sorriso, 
la sua grande professionalità e la sua incredibile dedizione. 

(Questo messaggio unitamente al numero 27 del 1998 de “La Sporta” è stato 
inviato all’Hotel Hershey, Hershey Pensylvania USA dove il 18/11/06 sarà 
celebrata una sua memoria) 


Fra ORSENIGO A FIRENZE 


Fra Giuseppe Magliozzi ha ritrovato una lettera di Fra Orsenigo e ce l’ha inviata: 


Lettera inviata da fra Orsenigo al Parroco di Pusiano, don Felice Mariani, 
due settimane dopo il suo arrivo a Firenze 

Reverendissimo Signor Parroco, 

Ecco vengo a raccontare tutto il viaggio e la posizione in cui mi trovo. d 
Cominciando a dire del viaggio, sono venuto di Bologna, ho passato Codogno, San Donnino, Parma, il Po, Piacenza, 
Bologna, Pistoia. Mi son fermato 3 ore a Bologna e ho veduto gran belle chiese. E poi Firenze. La spesa del Vapore: 
per me 31 franchi e per il baule 7 franchi. Il viaggio è stato un giorno e una notte. L'arrivo a Firenze alla mattina alle ore 
4. Subito andai al Convento e subito mi hanno accolto onoratamente. Il giorno stesso mi hanno mandato a vedere 
Firenze e fra l’altro ho veduto le grandi belle chiese che a Milano non se ne vedono. In una era esposto il Santissimo 
Sacramento: v’era forse un duemila candele per tutta la chiesa. Insomma, si vedono delle chiese molto belle. E la città 
è bellissima anche quella e tanto. Si vede della gran devozione, di più di Milano, ma tanto. Ho da dirle poi che si vede 
tutta la qualità di Frati che vi sono al mondo. Un’altra bella cosa da dire è che i primi Signori della Città vengono una 
volta alla settimana in Ospedale al mezzogiorno a portare da mangiare, presti ad aiutare e poi a aiutare a lavare le 
mani; e poi dopo il pranzo degli ammalati ci aiutano a lavare i piatti. In quanto poi a me io sto molto bene, come spero 
anche di Lei e di tutti gli amici, principalmente quelli di casa. E in quanto allo stato in cui mi trovo, io non posso altro 
che ringraziare Dio tanto, perché io entrai nel convento e subito fui ben accolto e rispettato. In seguito poi io subito ho 
cercato di fare di tutto per riuscire bene e poi farmi vedere rispettoso con tutti e così pare che vada mica male. La 
regola è la mattina per primo in chiesa alla Santa Messa e poi si viene in Ospedale e si da la colazione ai malati e poi 
si fa su tutti i letti e poi si scopa tutto l'ospedale e poi si medica e poi la visita dei dottori e poi bisogna cucire tutti i pezzi 
per dare da lavare ai lavandai. Insomma, le dico che tra i malati mezzo marci e tra tutte le cose che bisogna fare per 
l’ospedale, ci vuole uno stomaco di più che fare il salsamentiere e bisogna propriamente avere la salute buona. Però 
io mi trovo molto contento, perché faccio la volontà di Dio. Però abbiamo anche ore tre al giorno di riposo e c’è un 
giorno sì e un giorno no il passeggio e allora son quattro le ore, due di riposo, due di passeggio. Si va fuori con un 
Padre o con un Superiore e si va in Città o fuori di Città in sulle colline di Firenze. Ho da dirle che la festa di San Pietro 
andai a passeggio con un superiore e mi disse che di me era molto contento. Ora, o Reverendissimo Padre mio, vedo 
che il tempo di studiare e di pregare è un po’ poco, perché il caldo è tanto, dunque bisogna riposare anche un po” per 
sussistere alle fatiche. Mi raccomando alle sue orazioni e anche a quelle dell’ Angiolina e della Teresa. Accolga i miei 
affettuosi rispetti e mi farà il piacere di portare i saluti a tutti gli amici miei e i miei di casa. 

Addì 31 giugno 1863. Firenze nell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Dio 


n. 42 


La sala operatoria insieme a Fedora Braccini 


Santa Maria Nuova 718° Anniversario 


718° Anniversario della Fondazione dell’Ospedale di 
EN S. Maria Nuova. Alle ore 17 
ao del 23 giugno 2006 è stato 

Pera presentato il catalogo della 

Mostra “ Santa Maria 

Nuova e gli Uffizi. Vicende 

di un patrimonio nascosto” 

a cura del Prof. Bruno Santi 


718° ANNIVERSARIO 
DELLA FONDAZIONE DELL'OSPEDALE 
DI SANTA MARIA NUOVA 


23 Giugno 2006 
re i 


È gi Soprintendente ai Beni 
Morti Storici e Artistici ed 
* ù Etnoantropologici per le 
fà Provincie di Firenze e 

x Pistoia. Alle ore 18, una S. 

sa Messa celebrata da S.E. 


Mons. Claudio Maniago, 
Vescovo Ausiliare e concelebrata dai Cappellani 
Ospedalieri. 


Sommario 

Copertina, Natale 2005, Area Vasta ......... pag 2 
Rakuwalkgi, SINAtZ0O scrraa pag 3-4 
Società Tosco - Umbra di Chirurgia ..........pag 5 
Tnakibti csi pag 6 
Scomparsa di W.P.Graham ........................ pag 7 
Fre Oneiszoa Firenze curia .pag 7 


Pensionamenti, 718° SMN, curiosità ..........pag 8 


Novembre 2006 


Anno XVII 


I poliambulatori con Angela Vuodi 


Curiosità Soci ciclisti 


Il ciclista nella foto è Andrea Carraresi, meglio noto come 
“Andreino”. Ha passato molti anni come infermiere al 
Vecchio e al Nuovo San Giovanni di Dio e ora svolge il 
suo lavoro in ambienti ambulatoriali della ASL 10. Du- 
rante il suo tempo libero divora chilometri sulle strade e 
sui “passi” della provincia di Firenze. Ha partecipato alle 
gare amatoriali di Gran Fondo in Toscana, si è classificato 
secondo al Brevetto Toscano 2005 e partecipa da sei anni 
ai campionati mondiali “Saint Johann in Tirol”. 


I soci ei simpatizzanti che possiedono 
una e-mail farebbero cosa gradita a 
trasmetterla all’ Associazione attraverso 
sged@dada.it 


La Sporta n. 43 Dicembre 2006 Anno XVIII 


Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 
Fondato l’ 8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 


Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003 
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Po” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po 


La Sporta n. 43 


Dicembre 2006 


Anno XVII 


Copertina 


Il Prof. Massimo Ruffilli nuovo Presidente 
dell’ Associazione 


Laureato in Architettura il 18 novembre 1970 (tesi: La 
Stazione sotterranea per l’ Alta velocità a Firenze, massimo 
dei voti, lode e pubblicazione).Allievo presso la cattedra di 
Disegno Industriale del Prof. Pier Luigi Spadolini dal 1973, 
ha collaborato con il maestro a progetti di Architettura e 
Design svolgendo, fino al 1993, anche l’attività di Dirigente 
e di Consulente nelle società del gruppo IRI per le 
infrastrutture e l’assetto del territorio, con esperienze 
professionali e di ricerca sull’architettura ed il design per la 
collettività. Ha pubblicato saggi, libri ed articoli su riviste 
specializzate sulle tematiche della edilizia industrializzata, 
l’arredamento, l’allestimento e l’evoluzione dei sistemi 
tecnologici avanzati nella società futura. Giornalista 
pubblicista dal 1980, ha collaborato a periodici di Architettura, 
di Design e di Urbanistica, Direttore responsabile della 
rivista “Il Governo” di Firenze dal 1990 al 1992. E’stato 
presidente dell’ ATAF, Azienda di Trasporto pubblico 
nell’area fiorentina dal 1993 al 1995 e confermato nel 
Consiglio di Amministrazione fino al 2000. Ha insegnato 
presso le Università di Roma di Napoli e di Reggio Calabria, 
come Professore Associato, fino al 1996 ed è stato chiamato 
come Professore Ordinario, nel 1997, alla Cattedra di 
Disegno Industriale della Facoltà di Architettura di Firenze. 
E'’stato Direttore della Scuola di Specializzazione di Disegno 
Industriale del Dipartimento di Processi e Metodi dell 
Produzione Edilizia della Facoltà di Architettura dal 1998 al 
2001. Ha fondato, nel 2001, i Corsi di Laurea in Design e 
Progettazione della Moda presso i quali è attualmente, 
Presidente del Corso di Laurea in Disegno Industriale 
dell’Università degli Studi di Firenze (sede di Calenzano). 
A Firenze, dal 1980, è stato più volte impegnato in progetti 
di sale teatrali e cinematografiche, allestimenti espositivi e 
manifestazioni culturali, fra cui il restauro dei teatri, Goldoni, 
Niccolini, Verdi e Variety, la risistemazione funzionale del 
teatro Comunale di Firenze ed il Progetto di ridestinazione 
del cinema Capitol a centro commerciale. Le mostre e 
manifestazioni, Aurea e Tessutouno a Palazzo Strozzi, il 
Festival dei Popoli al Teatro della Pergola, il David di 
Donatello al Piazzale Michelangelo, la Mostra Riccardo 
Morandi, ingegnere italiano all’ Accademia delle Arti e del 
Disegno, la partecipazione, con Spadolini e Gae Aulenti 
alla costruzione del Palazzo Italia per l Expo di Siviglia del 
792 sono alcune fra le più significative esperienze svolte 
come Professionista Architetto e Designer nel campo degli 
allestimenti e delle manifestrazioni culturali per la collettività. 


12 dicembre 1724 


Nella Sporta n° 40 pag 2 abbiamo descritto i% 
come l’incendio della notte del 12 dicembre | 
1724 che fu la causa prima del danno al tetto la 
della chiesa del vecchio ospedale, riparato nel 
2005. Rimaneva da scoprire come sia stato 
possibile che un incendio sul tetto Bruno Paoli 
soprastante il convento abbia potuto _ 
svilupparsi. Ai primi di marzo, durante 
una visita di Bruno Paoli 
all’ Associazione in previsione della 
festa, gli feci vedere i resti della trave 
con ancora i segni dell’antico incendio e 
gli raccontai l’accaduto di quella notte. 
Bruno, da vecchio pompiere, capì subito 
la causa dell’incendio e me la spiegò. La 
chiesa a quell’epoca era l’edificio più alto e le teste delle capriate 
quindi erano a pari del muro maestro. Puo darsi che quella di cui 
si parla fosse 
per qualche 
_| motivo esposta 
| | all’intemperie. 
-| Siamo nel mese 
i di dicembre, i 
camini sono 
accesi, alcune 
faville, si 
possono essere 
insinuate 
nell’ interno del 
legno secco 
| della capriata e 
li piano piano 
a ve re 
alimentato un 
fuoco lento e 
inesorabile che 
si è manifestato 
dopo molto tempo dall’avvìo. Lui, Bruno, nella sua esperienza di 
pompiere, ne ha visti, e mi ha fatto notare come, per evitare questo 
fenomeno, da noi si usava coprire le travi esposte con delle stagne 
di latta. 


Disegno di Antonella Lodde 


Sommario 

Copertina - 12 dicembre 1724 - Sommario ............... pag.2 
Assemblea Generale Ordinaria ........................ i pag.3 
Nuovo P. Generale dell’Ordine ............................... pag.4 
Ricordi del 4 novembre 1966. C’ero anch'io ................ pag 4 - 5 
“Gruccia” alla magnolia. nica ir pag.6 
Macchina per la circolazione extracorporea ........................ pag.6 
Novella Moschini 

“L’asino che pensa di essere un daino” ............................... pag.6 
Pensionamento Dott.ssa Aristodemo ................................... pag.8 
Pranzo “Cassa Mutua” - Calendarietti ................................. pag.8 


—T —r. rn ll 


W o La Sporta n. 43 Dicembre 2006 Anno xvni = 


della notte rientravano nella stalla da soli ed il contadino provvedeva poi a chiudere la porta. 

Spesso si avvicinavano al recinto alcuni strani animali grandi quasi come lui e cercavano di strappare un po’ di fieno 
dalle mangiatoie; piano, piano ci aveva stretto amicizia, tanto è vero che si facevano perfino annusare, senza particolari 
reazioni; qualche volta arrivava un animale con delle grandi corna ramificate, più grosse di quelle delle vacche e 
l’asinello si rifugiava terrorizzato nella stalla. 

Una mattina di autunno inoltrato, con la nebbia che aveva invaso i campi vicini, e reso quasi invisibili i boschi, ci fu 
un gran tramestio nella casa colonica; un grosso camion aveva percorso a fatica la strada in salita fino al poggio edi 
contadini vi caricavano sopra i mobili di casa. Poi arrivò un secondo camion, sul quale salirono le vacche, il vitello ed 
il mulo. I camion partirono e l’asinello rimase solo a guardarsi intorno fino a che il contadino lo condusse fuori dalla 
stalla e dal recinto; gli tolse la cavezza e lo fece correre libero per il grande prato, dandogli una pacca sul dorso. 
L’asinello, sotto il sole che aveva finalmente vinto la sua battaglia contro la nebbia, si diede alla pazza gioia, saltando 
sul prato, infilandosi nel bosco per mangiare le corbezzole di cui era ghiotto e facendo brevi soste per bere l’acqua 
fresca della sorgente. Verso l’imbrunire, pieno come un otre, si avviò lentamente verso la stalla, ma trovò la porta 
chiusa e fece inutilmente tanti giri all’interno del campo recintato fino a che, sconsolato, si fermò sotto il porticato 
della casa, cercando di ripararsi dal vento freddo della sera dietro un pressa di paglia. 

Si appoggiò al muro e cercò di addormentarsi rimpiangendo il caldo accogliente della stalla e la compagnia degli altri 
animali. Piano, piano riuscì ad addormentarsi, ma spesso si svegliava disturbato da fruscii ed altri misteriosi rumori 
e, ogni volta, stentava a riprendere sonno. Appena giorno, ricominciò a girare intorno alla stalla cercando una apertura 
per rientrarvi, fino a che la fame non si fece sentire e lo costrinse ad avviarsi verso il campo che confinava con il 
bosco; le corbezzole erano buone come sempre, ma le mangiava senza gusto, tanto per non sentire i morsi della fame. 
Spesso tornava verso il recinto dove anche quegli strani animali girellavano meravigliati dal silenzio che regnava 
intorno alla casa. L’asinello si avvicinò annusandoli e, quando si allontanarono, li seguì un po’ a distanza e si fermò 
sul prato a brucare l’erba con loro. Improvvisamente dal bosco spuntò l’animale con le grandi corna ramificate che 
cominciò a battere a terra gli zoccoli con violenza e l’asinello, impaurito, corse a rifugiarsi sotto il porticato. 

La seconda notte trascorse in maniera ancora peggiore della prima perché il freddo si fece veramente sentire ed al 
mattino, i prati intorno alla casa, erano imbiancati dalla brina. 

Arrivarono presto anche quegli strani animali, ma l’asinello, ricordandosi della sera precedente, non osava seguirli 
;poi si fece coraggio e si accodò al branco, tenendosi sempre a qualche metro di distanza. 

Quando si trattò di bere, si avviò con gli altri verso la sorgente dove trovò anche l’animale dalle grandi corna che, 
questa volta, si limitò a scuotere violentemente la testa ed a girare intorno al branco per farlo incamminare verso il 
bosco. L’asinello ebbe qualche incertezza e poi li seguì, sempre un po” a distanza; gli animali, nel bosco, aumentarono 
l’andatura; mamma mia come correvano! 

Saltavano i fossi e le macchie senza alcuno sforzo e lui li seguiva a fatica, scendendo e risalendo i fossi ed aggirando 
le macchie. Finalmente, giunti in una forra riparata dal vento, si fermarono e si accucciarono accostandosi l’uno 
all’altro per stare più caldi. Lui rimase incerto sul da farsi, si aggirò un po’ intorno e, piano, piano, si accostò a loro. 
La notte trascorse abbastanza tranquilla anche se, spesso, qualcuno di quegli animali, si alzava, brucava un po’ d’erba 
e se ne ritornava a dormire, allarmando l’asinello che si svegliava ogni volta. 

Sul far del giorno si svegliarono tutti insieme e si incamminarono verso un prato vicino; lui si trattenne tra il prato ed 
il bosco a mangiare le corbezzole; gli altri si avvicinarono osservandolo con curiosità ed assaggiando le corbezzole 
che, evidentemente, non erano di loro gradimento perché, dopo qualche assaggio, se ne tornarono tranquilli sul prato 
a brucare l’erbetta gelata. L’asinello ora si sentiva tranquillo: era stato accettato nella nuova famiglia. 
Probabilmente oggi pensa di essere un daino perché, alle volte, capita di vederlo insieme al suo branco e lui, non 
appena si accorge della presenza di estranei, si immobilizza con i suoi orecchioni ritti proprio come i daini. 

Ma qualcosa del suo passato deve essergli rimasto in mente perché scalcia due o tre volte, prima di allontanarsi 
impettito con gli altri. 


( Dello stesso autore entro breve tempo seguirà il romanzo “Ritorno a Pietra Marina” ) 


La Sporta Dicembre 2006 


Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 
Fondato l’ marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 


Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003 


(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Po” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po 


La Sporta n. 43 


Copertina 


Il Prof. Massimo Ruffilli nuovo Presidente 
dell’ Associazione 


Laureato in Architettura il 18 novembre 1970 (tesi: La 
Stazione sotterranea per l’ Alta velocità a Firenze, massimo 
dei voti, lode e pubblicazione).Allievo presso la cattedra di 
Disegno Industriale del Prof. Pier Luigi Spadolini dal 1973, 
ha collaborato con il maestro a progetti di Architettura e 
Design svolgendo, fino al 1993, anche l’attività di Dirigente 
e di Consulente nelle società del gruppo IRI per le 
infrastrutture e l’assetto del territorio, con esperienze 
professionali e di ricerca sull’architettura ed il design per la 
collettività. Ha pubblicato saggi, libri ed articoli su riviste 
specializzate sulle tematiche della edilizia industrializzata, 
l’arredamento, l’allestimento e l’evoluzione dei sistemi 
tecnologici avanzati nella società futura. Giornalista 
pubblicista dal 1980, ha collaborato a periodici di Architettura, 
di Design e di Urbanistica, Direttore responsabile della 
rivista “Il Governo” di Firenze dal 1990 al 1992. E’stato 
presidente dell’ATAF, Azienda di Trasporto pubblico 
nell’area fiorentina dal 1993 al 1995 e confermato nel 
Consiglio di Amministrazione fino al 2000. Ha insegnato 
presso le Università di Roma di Napoli e di Reggio Calabria, 
come Professore Associato, fino al 1996 ed è stato chiamato 
come Professore Ordinario, nel 1997, alla Cattedra di 
Disegno Industriale della Facoltà di Architettura di Firenze. 
E’stato Direttore della Scuola di Specializzazione di Disegno 
Industriale del Dipartimento di Processi e Metodi dell 
Produzione Edilizia della Facoltà di Architettura dal 1998 al 
2001. Ha fondato, nel 2001, i Corsi di Laurea in Design e 
Progettazione della Moda presso i quali è attualmente, 
Presidente del Corso di Laurea in Disegno Industriale 
dell’Università degli Studi di Firenze (sede di Calenzano). 
A Firenze, dal 1980, è stato più volte impegnato in progetti 
di sale teatrali e cinematografiche, allestimenti espositivi e 
manifestazioni culturali, fra cui il restauro dei teatri, Goldoni, 
Niccolini, Verdi e Variety, la risistemazione funzionale del 
teatro Comunale di Firenze ed il Progetto di ridestinazione 
del cinema Capitol a centro commerciale. Le mostre e 
manifestazioni, Aurea e Tessutouno a Palazzo Strozzi, il 
Festival dei Popoli al Teatro della Pergola, il David di 
Donatello al Piazzale Michelangelo, la Mostra Riccardo 
Morandi, ingegnere italiano all’ Accademia delle Arti e del 
Disegno, la partecipazione, con Spadolini e Gae Aulenti 
alla costruzione del Palazzo Italia per l'Expo di Siviglia del 
792 sono alcune fra le più significative esperienze svolte 
come Professionista Architetto e Designer nel campo degli 
allestimenti e delle manifestrazioni culturali per la collettività. 


Dicembre 2006 


Anno XVIII 


12 dicembre 1724 


Nella Sporta n° 40 pag 2 abbiamo descritto È 
come l’incendio della notte del 12 dicembre 
1724 che fu la causa prima del danno al tetto p 
della chiesa del vecchio ospedale, riparato nel 
2005. Rimaneva da scoprire come sia stato 
possibile che un incendio sul tetto Bruno Paoli 
soprastante il convento abbia potuto __ 
svilupparsi. Ai primi di marzo, durante È 
una visita di Bruno Paoli 
all’ Associazione in previsione della 
festa, gli feci vedere i resti della trave 
con ancora i segni dell’antico incendio e 
gli raccontai l’accaduto di quella notte. 
Bruno, da vecchio pompiere, capì subito 
la causa dell’incendio e me la spiegò. La 
chiesa a quell’epoca era l’edificio più alto e le teste delle capriate 
quindi erano a pari del muro maestro. Puo darsi che quella di cui 
si parla fosse 
per qualche 
| motivo esposta 
| all’intemperie. 
Siamo nel mese 
| di dicembre, i 
| camini sono 
| accesi, alcune 
faville, si 
possono essere 
insinuate 
| nell’interno del 
legno secco 
| della capriata e 
li piano piano 
a v et è 
alimentato un 
fuoco lento e 
inesorabile che 
si è manifestato 
dopo molto tempo dall’avvìo. Lui, Bruno, nella sua esperienza di 
pompiere, ne ha visti, e mi ha fatto notare come, per evitare questo 
fenomeno, da noi si usava coprire le travi esposte con delle stagne 
di latta. 


Disegno di Antonella Lodde 


Sommario 

Copertina - 12 dicembre 1724 - Sommario ......................... pag.2 
Assemblea Generale Ordinaria ...................... pag.3 
Nuovo È. Generale dell’Ofdifià.......- scri pag.4 
Ricordi del 4 novembre 1966. C’ero anch'io ................ pag 4 - 5 
“Gmecia” alla Magnolia: pag.6 
Macchina per la circolazione extracorporea ........................ pag.6 
Novella Moschini 

“L'asino che pensa di essere un daino” ............................... pag.6 
Pensionamento Dott.ssa Aristodemo ................................... pag.8 
Pranzo “Cassa Mutua” - Calendarietti ................................. pag.8 


——————————  __._._.::.:....IW@WWIWIIIIIi !ÉéìIi>;©©&;,;,> AE,” è g,r] 


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M o Za Sporta n. 43 Dicembre 2006 Anno xvn” T 
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Assemblea Generale Ordinaria del 16 novembre 2006 


Riscontrate le presenze dei Soci e le Deleghe e ritenuta valida 
dal Segretario Dr. Balatri, inizia 1’ Assemblea. Prende la parola 
il Presidente Lapo Mazzei il quale, dopo una breve introduzione 
e un saluto a tutti i Soci passa la parola al Dr. Balatri che, legge 
la Relazione annuale dell’attività. La lettura della Relazione viene 
di volta in volta spiegata nonchè commentata dallo stesso Dr. 
Balatri. Dopo il Dr. Balatri riprende la parola il Presidente Lapo 
Mazzei ed esprime il suo pensiero sulle voci di un’ ipotesi di 
vendita, da parte della ASL, di tutta la struttura del Vecchio 
Ospedale. In merito a quanto espresso dal nostro Presidente si 
apre un’ampia pres 

discussione fra E A - 
tutti i Soci 
presenti. Viene ribadito da tutti la necessità d’impegnarsi per evitare 
che tale evento debba accadere. L’alienazione dell'immobile sarebbe 
una grossissima perdita per la Città, per la nostra Associazione e 
per tutti quelli che hanno creduto al recupero delle strutture del 
Vecchio Ospedale. Il Dr. Balatri si sofferma sulle quote sociali che 
ormai, dopo diversi anni, andrebbero aggiornate. A questo riguardo, 
viene deciso da tutti, di portare la quota annuale dai 25,00 , attuali a 
_ 30,00. Il Bilancio viene approvato all’unanimità dei presenti. Il 
Presidente Lapo Mazzei, con amarezza e dispiacere, rimette le 
proprie dimissione (già espresse con lettera al Dr. Balatri) ed esprime 
la Sua gratitudine al Dr. Balatri e a quanti altri si sono operati per il 
buon andamento della Associazione e in modo particolare rivolge 
un ringraziamento al Gruppo dei Volontari Ospedalieri. Le dimissioni 
sono dovute ai molti impegni di lavoro e non ultimo, a motivi di 


Il tavolo della presidenza 


gratitudine per l'impegno con il quale ha guidato 1° Associazione. 
no Il Dott. Sergio 

= Balatri presenta e propone all’ Assemblea come nuovo Presidente 
il Prof. MassimoRuffilli, che viene eletto a maggioranza. Il Prof. 
Massimo Ruffilli eletto Presidente , ringrazia tutti ed in modo 
particolare il Presidente uscente ed espone in modo dettagliato quella 
che sarà la sua figura nell’ambito della Associazione e quello che 
intenderà fare nei confronti della Città e dei suoi responsabili sia 
politici che non. L'Associazione certamente dovrà fare molto 
promuovendo attività delle piu’ varie sia per farsi conoscere che 
per raffrontarsi con le Istituzioni. Un plauso particolare viene fatto 
dal nuovo Presidente al Dr. Balatri che da anni s’impegna 
nell’ Associazione a tutela del Patrimonio della Associazione e di 
tutta la struttura del Vecchio Ospedale. Tutta 1’ Assemblea si associa 
al nuovo Presidente e con un caloroso applauso ringrazia il Dr. 
Balatri per tutto ciò che ha fatto e per quello che farà. 


I due Presidenti 


Gianni Conti e Donatella Lippi 


La Sporta n. 43 


Dicembre 2006 


Anno XVII 


FraNuovo P. Generale dell'Ordine Ospedaliero 


di San Giovanni di Dio 


Si è tenuto a Roma, 
presso il Salesianum, dal 
2 al 21 ottobre il 56° 
Capitolo generale 
dell’Ordine ospedaliero 
di San Giovanni di Dio 
che è previsto si riunisca 
ogni 6 anni. 

Il nuovo P. Generale 
eletto è Fra Donatus 
Forkan. 


VirtaOsPEDALIERA] 


Fra Donatus Forkan è 
nato a Kinaffe, Swinford, 
Irlanda il 5 aprile 1942. 
Ha emesso la professione temporanea 1°8 settembre 1960 
e quella solenne il 28 agosto 1966. Eletto Consigliere 
Generale nel Capitolo Generale del 1994 e rieletto 
Consigliere Generale il 18 novembre 2000. 


I Consiglieri 

1° Consigliere Fra Rudolf Knopp (Baviera) 

2° Consigliere Fra Jesùs Etayo Arrendo sac. (Spagna) 

3° Consigliere Fra Vincent Kochamkunne (India) 

4° Consigliere Fra elia Tripaldi sac. (Italia) 

5° Consigliere Fra Robert Chakana (Zambia) 

6° Consigliere Fra Daniel Alberto Marquez 
Bocanegra (Colombia) 


Ricordi del 4 novembre 1966 


Loris Danieli che ora ha 57 anni è venuto verso la fine 
dell’ottobre scorso all’ Associazione per raccontarci che 
all’epoca dell’alluvione, un gruppo di giovani della 
Parrocchia di Tavarnuzze guidati da Don Giovanni Chellini, 
il lunedì 7 novembre si presentarono all’ospedale di san 
Giovanni di Dio con balle di segatura, donata dalla Segheria 
Manetti di Tavarnuzze, damigiane di acqua potabile e la 
volontà di aiutare a pulire gli ambienti alluvionati del piano 
terreno. 


Appena il gruppo si presentò, la suora addetta alla 
chiesa tentò di indirizzarli alla pulizia della chiesa 
stessa se non fossero intervenuti l’allora dott. Liscia e 
il prof Muntoni che dirottarono i volontari alla pulizia 
degli ambienti sanitari del piano terra e cioè il pronto 
soccorso, la radiologia e gli ambulatori. 

Sempre accompagnati dalla seicento multipla di Don 
Chellini continuarono il trasporto dell’acqua e il lavoro per 
una quindicina di giorni. Ricorda che la parte più difficile 
era quella di togliere la nafta dalle pareti. 

I volontari erano giovani studenti di un’età dai 16 ai 20 
anni. Loris ricorda anche parecchi nomi: 

Tullio Perrulli, che durante il lavoro, si procurò una 
frattura a due dita della mano che furono curate al Pronto 
Soccorso già ripristinato, Ermanno Fosi, Graziano Nesi, 
Giuseppe Guidi, Giacomo Borini, Marcello 
Bernacchioni, Graziano Ceroti, Massimo Lorini, 
Fulvio Ignesti, Martinelli Mauro, nonché Renzo Rossi 
e Walter Antonelli entrambi deceduti. 


SPEDALE S. GIO. DI DIO 
FIRENZE 


Firenze, 
21 dicembre 
1966 


IL PRESIDENTE 


Gent.mo Sig. 


compio il gradito dovere di esprimerle a 
nome mio personale e di tutto il Consiglio di Am 
ministrazione, i sentimenti di riconoscienza per 
l'opera preziosa da Leicompiuta nel nostro Speda» 
le durante i giorni susseguenti alla disastrosa al 
luvione del % novembre, opera che ha permesso il 
più completo e sollecito ripristino della be ne fica 
attività dell'Ente. 


Insieme ai più vivi ringraziamenti Le por 
go, anche a nome del Consiglio di Amministrazione 
i più fervidi auguri per le prossime Festività. 


Gent.mo Sig. 

Loris Daniele 

Via Montebuoni 201 
TAVARNUZZE 


(Impruneta) 


Lettera di ringraziamento ai volontari fatta 
dall’allora Presidente Orlando Moschini 


=. EEEEeEZ eee Gui >: a di 


MY [|o LaSporta n 43 Dicembre 2006 Anno xvn z 


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C’ero anch’io 
23 anni, da un anno unico “studente interno” di San Giovanni di Dio. Genitori 
contenti, io entusiasta ...sogno realizzato, dottorino. Piove ininterrottamente da 
alcuni giorni. E’ la mattina presto del 4 novembre, al giornale radio notizie di 
Arno in piena e inondazioni. Allora abitavo a Sesto, chiedo al babbo di accom- 
pagnarmi in ospedale con l’auto...Piazza Stazione, il babbo mi lascia nei pressi di Via della Scala. L'acqua esce dalle 
fognature. Chi mette assi alle porte, chi cerca con le granate di scacciare l’acqua. Scarpe già bagnate. Via del Porcel- 
lana come Via della Scala, ma avvicinandosi a Borgo Ognissanti si vede che l’acqua ha già invaso la strada e corre. 
All’angolo un mulinello...acqua a i ginocchi, attaccato al muro raggiungo l’ingresso di san Giovanni di Dio, mi 
faccio posto tra la gente che si accalca sugli scalini. Portineria piena di gente incredula, non ricordo se anche impau- 
n f rita. Tutti guardano l’acqua e gli scalini, poi incominciano a 
A Sa retrocedere. ..non ci sono più scalini, l’acqua con piccole onde 
A i lente comincia ad etrare in Portineria .. .ultimo scalino dell’ Atrio 
tutti guardano le piccole grandi onde che avanzano...si comin- 
cia a capire...ne verrà di più. Corsa al Pronto Soccorso per sal- 
vare qualcosa...i carrelli di medicazione. I carrelli vengono por- 
tati al primo pianerottolo delle scale interne. Tutti sono ora sulle 
scale, diecine di persone guardano l’acqua guadagnare gli 
scalini...minuti, ore. Mezzogiorno, silenzio, si corre a vedere 
dalle finestre su Borgo Ognissanti ...fiume impetuoso che por- 
ta con se auto, mobili, quadri, poltrone, tutto corre ad una velo- 
cità inverosimile. ..rumore sordo dell’acqua e degli oggetti che 
urtano, voci di persone che si chiamano dalle finestre. . .silenzio. 
Siamo isolati...luce, gas, telefono...inizia la paura. Si deve chiedere soccorso, abbiamo un centinaio di ammalati. 
Pomeriggio, l’acqua non cresce più. Tre matti decidono di uscire per chiedere soccorso, sembra giusto, tutti sono 
convinti e d’accordo con la sortita. Tra i tre matti c'ero anch'io, gli altri erano il dott. Ongaro e Tirinnanzi che era 
conosciuto da tutti come “Pomino”, un cuoco. Salutati da tutti quelli sulle pr 
scale, ci avventuriamo con l’acqua fino alle ascelle nel corridoio del Pronto 
Soccorso verso le stanze mortuarie e l’uscita posteriore dell’ospedale, la porta 
carraia di via S. Paolino, da li saremmo usciti per chiedere soccorso. Quasi a 
nuoto senza sentire il freddo, vestiti di bianco, ci avventuriamo nel grande 
corridoio, prima Ongaro, poi Pomino e poi io. Lunga e lenta 
traversata. ..finalmente la porta carraia. .. grande paletto. ..non si apre, tutti in- 
sieme a tirare il paletto...si apre. Una valanga di nafta e acqua si abbatte contro 
di noi rischiando di sommergerci. La differenza di livello fra dentro e fuori era 
di almeno trenta centimetri...paura. Richiudere, bisognava richiudere ma la 
forza dell’acqua era troppa e troppo forte...sforzo sovrumano ...paletto. Fine 
dell’incubo. Avevamo fatto entrare in ospedale una enorme quantità di nafta, 
avevamo anche rischiato di essere travolti, ma avevamo richiuso il paletto. 
Marroni di nafta siamo tornati agli scalini. Nafta in tutti i reccesi del corpo. 
Fortunatamente i carrelli del Pronto soccorso erano indenni e la nafta è solubi- 
le in alcol. Nuove vesti dal guardaroba all’ultimo piano. Silenzio... .notte...pile, 
candele. Notte fonda, si decide di andare a vedere la Portineria passando dalla 
porta dell’amministrazione...il dott. Lucci, il dott. Lai, io e forse qualcun altro, tutti affacciati sulla terrazza in cima 
alle scale rimaniamo in contemplazione del lago immobile nella semioscurità e nel silenzio. 
Sergio Balatri 


Livello dell’acqua nell’Atrio 


Livello dell’acqua nel corrido- 
io del Pronto Soccorso 


La Sporta n. 43 Dicembre 2006 Anno XVII 


Da tempo giaceva sul pavimento del Centro di 

Documentazione una macchina per la circolazione 

extracorporea (Sigmamotor USA). 

F’ stata in uso alla fine degli anni 50 nel nostro ospedale. 

Ci è sembrato doveroso costruire un tavolo, non solo, ma 

| A causa della presenza ingombrante di altre due giovani speriamo, anche se sembra un’impresa difficile, di poter 
e grandi magnolie, piantate sconsideratamente una mostrare la pompa in movimento. 
1981 e un’altra 1990 circa, la magnolia centenaria del 
centro del giardino si è piegata in maniera molto 
preoccupante, tanto da rendere necessari non solo 
interventi di alleggerimento della fronda ma addirittura 
una “gruccia” per impedirne la caduta. Nei prossimi 
mesi sarà possibile un consistente sfrondamento delle 
due magnolie giovani che costringono varie stanze a te- 
nere la luce accesa anche durante il giorno. 


Novella di Sergio Moschini Fritsche 


L’asinello che pensa di essere un daino 


Nel senese, dalle parti del castello di Frosini, proprio a metà del monte, c’è una casa colonica ormai abbandonata da 
tempo, con di fronte una stalla dove, tempo addietro, un asinello riposava tranquillo in compagnia di due vacche, un 
vitello ed un mulo. Gli animali ruminavano lentamente con un rumore ininterrotto che conciliava il sonno, mentre i 
conigli saltellavano liberi nella stalla, cercando i fili d’erba caduti dalle mangiatoie. 

L’asinello era contento della sua vita: d’inverno poteva dormire al caldo e non doveva quasi mai uscire a tirare il 
barroccio; d'estate la stalla era fresca, riparata dal sole da alcune querce secolari e, anche se ogni giorno doveva tirare 
due o tre barrocci carichi di fieno, non era poi una gran fatica. La vita scorreva tranquilla, scandita dalle stagioni, di 
giorno, sia lui che gli altri animali, erano liberi di scorrazzare in un campo recintato confinante con la stalla; all’arrivo 


po i ur di Li 


Y o LaSporta n. 43 Dicembre 2006 Anno xvni - 


della notte rientravano nella stalla da soli ed il contadino provvedeva poi a chiudere la porta. 

Spesso si avvicinavano al recinto alcuni strani animali grandi quasi come lui e cercavano di strappare un po’ di fieno 
dalle mangiatoie; piano, piano ci aveva stretto amicizia, tanto è vero che si facevano perfino annusare, senza particolari 
reazioni; qualche volta arrivava un animale con delle grandi corna ramificate, più grosse di quelle delle vacche e 
l’asinello si rifugiava terrorizzato nella stalla. 

Una mattina di autunno inoltrato, con la nebbia che aveva invaso i campi vicini, e reso quasi invisibili i boschi, ci fu 
un gran tramestio nella casa colonica; un grosso camion aveva percorso a fatica la strada in salita fino al poggio edi 
contadini vi caricavano sopra i mobili di casa. Poi arrivò un secondo camion, sul quale salirono le vacche, il vitello ed 
il mulo. I camion partirono e l’asinello rimase solo a guardarsi intorno fino a che il contadino lo condusse fuori dalla 
stalla e dal recinto; gli tolse la cavezza e lo fece correre libero per il grande prato, dandogli una pacca sul dorso. 
L’asinello, sotto il sole che aveva finalmente vinto la sua battaglia contro la nebbia, si diede alla pazza gioia, saltando 
sul prato, infilandosi nel bosco per mangiare le corbezzole di cui era ghiotto e facendo brevi soste per bere l’acqua 
fresca della sorgente. Verso l’imbrunire, pieno come un otre, si avviò lentamente verso la stalla, ma trovò la porta 
chiusa e fece inutilmente tanti giri all’interno del campo recintato fino a che, sconsolato, si fermò sotto il porticato 
della casa, cercando di ripararsi dal vento freddo della sera dietro un pressa di paglia. 

Si appoggiò al muro e cercò di addormentarsi rimpiangendo il caldo accogliente della stalla e la compagnia degli altri 
animali. Piano, piano riuscì ad addormentarsi, ma spesso si svegliava disturbato da fruscii ed altri misteriosi rumori 
e, ogni volta, stentava a riprendere sonno. Appena giorno, ricominciò a girare intorno alla stalla cercando una apertura 
per rientrarvi, fino a che la fame non si fece sentire e lo costrinse ad avviarsi verso il campo che confinava con il 
bosco; le corbezzole erano buone come sempre, ma le mangiava senza gusto, tanto per non sentire i morsi della fame. 
Spesso tornava verso il recinto dove anche quegli strani animali girellavano meravigliati dal silenzio che regnava 
intorno alla casa. L’asinello si avvicinò annusandoli e, quando si allontanarono, li seguì un po’ a distanza e si fermò 
sul prato a brucare l’erba con loro. Improvvisamente dal bosco spuntò l’animale con le grandi corna ramificate che 
cominciò a battere a terra gli zoccoli con violenza e l’asinello, impaurito, corse a rifugiarsi sotto il porticato. 

La seconda notte trascorse in maniera ancora peggiore della prima perché il freddo si fece veramente sentire ed al 
mattino, i prati intorno alla casa, erano imbiancati dalla brina. 

Arrivarono presto anche quegli strani animali, ma l’asinello, ricordandosi della sera precedente, non osava seguirli 
;poi si fece coraggio e si accodò al branco, tenendosi sempre a qualche metro di distanza. 

Quando si trattò di bere, si avviò con gli altri verso la sorgente dove trovò anche l’animale dalle grandi corna che, 
questa volta, si limitò a scuotere violentemente la testa ed a girare intorno al branco per farlo incamminare verso il 
bosco. L’asinello ebbe qualche incertezza e poi li seguì, sempre un po’ a distanza; gli animali, nel bosco, aumentarono 
l’andatura; mamma mia come correvano! 

Saltavano i fossi e le macchie senza alcuno sforzo e lui li seguiva a fatica, scendendo e risalendo i fossi ed aggirando 
le macchie. Finalmente, giunti in una forra riparata dal vento, si fermarono e si accucciarono accostandosi l’uno 
all’altro per stare più caldi. Lui rimase incerto sul da farsi, si aggirò un po” intorno e, piano, piano, si accostò a loro. 
La notte trascorse abbastanza tranquilla anche se, spesso, qualcuno di quegli animali, si alzava, brucava un po’ d’erba 
e se ne ritornava a dormire, allarmando l’asinello che si svegliava ogni volta. 

Sul far del giorno si svegliarono tutti insieme e si incamminarono verso un prato vicino; lui si trattenne tra il prato ed 
il bosco a mangiare le corbezzole; gli altri si avvicinarono osservandolo con curiosità ed assaggiando le corbezzole 
che, evidentemente, non erano di loro gradimento perché, dopo qualche assaggio, se ne tornarono tranquilli sul prato 
a brucare l’erbetta gelata. L’asinello ora si sentiva tranquillo: era stato accettato nella nuova famiglia. 
Probabilmente oggi pensa di essere un daino perché, alle volte, capita di vederlo insieme al suo branco e lui, non 
appena si accorge della presenza di estranei, si immobilizza con i suoi orecchioni ritti proprio come i daini. 
Ma qualcosa del suo passato deve essergli rimasto in mente perché scalcia due o tre volte, prima di allontanarsi 
impettito con gli altri. 


(Dello stesso autore entro breve tempo seguirà il romanzo “Ritorno a Pietra Marina” ) 


uc EESE EEE PE 


n. 43 


bd La Sporta 


Dicembre 2006 


Anno XVII 


Pensionamento 


La Dott. Silvana 
Aristodemo saluta 
gli amici 


Pranzo della Cassa Mutua 25/11/200 


Incontro Pensionati Cassa Mutua 


Quest'anno dopo varie esitazioni. Ho partecipato al 
pranzo annuale, lodevolmente organizzato dalla Cassa 
Mutua dell’Ospedale di San Giovanni di Dio. Ero incerto 
se partecipare perché, oltre al fatto che la mia vista non è 
proprio perfetta, sentivo un certo imbarazzo, mescolato 
al piacere, nell’incontrare persone a me care, ma che non 
vedevo da anni. Avevo paura che le mie rughe ed i miei 
capelli bianchi, si specchiassero in loro. Non appena 
arrivato, ho subito ritrovato le persone con le quali avevo 
lavorato una vita e che sentivo come una seconda 
famiglia; la frase più comune era “quanti anni sono che 
non ci si vede!” seguiva “sei sempre lo stesso (o la stessa) 
di prima, non sei cambiato (o cambiata) per niente!””. Ma 
non era vero. Era vero invece che le mie rughe ed i miei 
capelli bianchi si specchiavano in loro. Tutti volevamo 
parlare, raccontare fatti accaduti nel periodo di tempo 


Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata l’ 8 marzo 1985 
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia 


Tel./ Seg / Fax +39 055 218839 
C.P. 521 50100 Firenze (Italia) 


www.asgdd.it 


nel quale non ci eravamo più visti o sentiti; il baccano era 
infernale e, per farsi sentire, tutti noi parlavamo sempre 
più forte. I camerieri cominciarono a passare tra i tavoli 
con le varie pietanze ed allora mi accorsi che, nessuno 
dei partecipanti vi faceva caso. Nessuno era venuto per 
mangiare gli antipasti, la ribollita o quant’altro ci veniva 
servito: erano venuti tutti per incontrare i colleghi di lavoro, 
parlare, raccontare, sfogarsi. E’ un peccato che un gruppo 
di persone che hanno vissuto e lavorato insieme per tanti 
anni, abbiano soltanto la scusa di un pranzo per ritrovarsi! 
L'ospedale, quando era ancora ospedale e non una sigla, 
rappresentava per tutti noi qualcosa che andava ben oltre 
il luogo di lavoro. Abbiamo trascorso più tempo in 
ospedale, che insieme alle nostre mogli o mariti (evitando 
così qualche separazione). E, non appena arrivati al lavoro, 
ci raccontavamo quello che ci era accaduto durante la 
nostra assenza. E’ un vero peccato che uno splendido 
gruppo di persone così affiatato, debba rivedrsi una volta 
l’anno, per due o tre ore, con la scusa di un pranzo! E 
allora come si potrebbe fare? Ci ho pensato a lungo, ma 
non ho trovato una soluzione, ma continuerò a pensarci 
fino a che non la troverò. 

Sergio Moschini 


n 


Calendarietti 


Grazie alla Provincia Ro- 
mana dei Fatebenefratelli 
abbiamo anche quest'anno 
i calendarietti per il 2007 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 


Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi, 
Anna Maria Montanari 


Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89 


E-mail: sgd@dada.it 


La Sporta n. 44 Novembre 2007 Anno XIX 


Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 
Fondato ľ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 


Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb. post. - D.L. 353/2003 
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Po” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po - con gadget 


La Sporta n. 44 


Novembre 2007 


Anno XIX 


Copertina 


Nell’antico ospedale di 
San Giovanni di Dio, 
che è stato per tre secoli 
di proprietà dell'Ordine 
Ospedaliero omonimo, è 
presente anche una bellis- 
sima chiesa tardo seicent- 
esca, sconosciuta ai più e 
che attualmente si trova 
in una fase di recupero 
sia statico che di restauro 
vero e proprio. 

Di questa chiesa ci docu- 
menta per primo nel 1754 
il Richa nella sua monu- 
mentale opera “ Notizie 
istoriche delle chiese fiorentine divise ne’ suoi quartieri 
“ e nel 1990 Mara Visonà nel suo libro Carlo Marcel- 
lini Accademico “Spiantato” nella cultura fiorentina 
tardo barocca ( pag 105-111 Ed. Pacini Editore ). 

Il Marcellini è l’architetto che gratuitamente progettò 
la chiesa dove volle anche essere seppellito. 

Il campanile è completamente nascosco dalle costru- 
zioni più alte che col tempo si sono affiancate, a lato 
della chiesa di san Giovanni di Dio e si erge per quattro 
metri circa . Il campanile si può vedere solo dall’interno 
e solo da alcune finestre, le più alte. 

Le campane sono circa 60 cm di altezza decorate e 
datate due 1720 e una 1810. 

Le campane sono in ottimo stato e ben intonate. 

Le campane, sono state restaurate dalla ditta OES di 
Signa per interessamento del Presidente Associazione 
San Giovanni di Dio Prof. Massimo Ruffilli e con il 
contributo del Rotary club Firenze ovest. 

Hanno ripreso a suonare nel luglio 2007 dopo un silen- 
zio di circa un secolo, sono azionate a mano e suonano 
il mezzogiorno . 


Associazione San Giovanni di Dio 
Fondata ľ 8 marzo 1985 
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia 


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Arretrati 


Natale 2006 


N 


Siamo sempre arretrati di immagini e notizie. Alcune 
sono anche dell’anno passato ma per dovere di docu- 
mentazione è necessario pubblicarle. Questo giornale 
infatti rimane la sola testimonianza del lavoro che 
lAssociazione fa quotidianamente. 


I volontari hanno consegnato a tutti i 
degenti un piccolo ricordo, un angiolino. 


Dicembre 2006 


Allestimento della 
mostra permanente 
Amerigo Vespucci nel 
corridoio del piano terra 
del Nuovo Ospedale 


Befana 2007 


Anche quest'anno la f 
Befana ha fatto la sua 
comparsa per 1 figli dei 
dipendenti del N.O. 1% 
San Giovanni di Dio. € 
Questa iniziativa è da $ 
sempre realizzata in- | 
sieme alla Cassa Mutua Dipendenti SGD. 


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Y o La Sporta n.44 


Novembre 2007 


Anno XIX 


Bilirubinometro 


Il 31 Gennaio, su iniziativa del Dott. Marco Pezzati 
(nella foto) , Primario della Pediatria del nostro os- 
pedale, con il concorso del Viola Club dell ospedale, 
nonché della nostra Associazione, è stato acquistato un 
Bilirubinometro. Lo strumento permette la misurazione 
della bilirubina direttamente dalla pelle evitando al 
neonato il dolore del prelievo di sangue 


> . RPY dit todi 
Magnolie o 

Le due magnolie pian- s Nin a 
tate nel 1981 e nel 1987 
circa, sono diventate 
imponenti e tormen- 
tano quella centenaria 
che sta in mezzo al 
giardino fino a farla in- 
clinare paurosamente. 
Si è pensato di alleg- 


jr 


la magnolia centrale 
‘a sofferente. Si pensa 
a una visita specia- 
listica dendrologica 
per studiare il futuro 
di questi tre alberi or- 
mai in competizione 
vitale. 


Vespucci 


22 febbraio celebrazione del 
495° anniversario della morte di 
Amerigo Vespucci nel luogo in W 
cui nacque il 9 marzo 1454 e cioè 
nel palazzo Vespucci inglobato 
successivamente nell’Ospedale di 
San Giovanni di Dio in Borgo Ognissanti. 
L'Assessore Eugenio Giani, durante la semplice ma 
suggestiva cerimonia ha ricordato la figura del grande 
fiorentino che diede il nome all’America e ha posto una 
corona d’alloro sotto il cartiglio del 1719 all’ingresso 
del Vecchio Ospedale. i 

La figura e l’opera di Amerigo Vespucci sono stati 
ricordati anche dal prof. Massimo Ruffilli Presidente 
dell’Associazione San Giovanni di Dio e da Marco 
Conti, noto studioso della famiglia Vespucci dalla 
sua origine a Peretola al suo insediamento in Borgo 
Ognissanti. 


L’avvenimento è stato ricordato anche da La Nazione 
XVIII 24 ORE FIRENZE LANAZIONE VENERDÌ 23 FEBBRAIO 2007 


Celebrato ieri il 495° anniversario della morte di Amerigo | 
Vespucci nel luogo in cui nacque il 9 marzo 1454 e cioè nel 
palazzo Vespucci inglobato successivamente nell’Ospeda- 

le di San Giovanni di Dio in Borgognissanti. L'assessore 
Eugenio Giani ha ricordato la figura del grande fiorentino 
che ha dato il nome all'America e ha deposto una corona 
d'alloro. L’opera di Vespucci è stata ricordata anche dal 
prof. Massimo Ruffilli presidente dell’Associazione San 
Giovanni di Dio e dallo studioso Marco Conti 


Novembre 2007 Anno XIX 


La Sporta n. 44 


Inaugurazione del nuovo ascensore per l’accesso ai 
disabili all’Aula Muntoni. 


Manifesto per ricordare l’8 marzo alla cittadinanza. 


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Il Presidente Ruffilli si intrattiene con Mons 


Piovanelli. 


Premio “San Giovanni di Dio 2007” 


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Un gruppo di Vigili del Fuoco in congedo e in servi- 


ZIO. È — 


SR 


Y o LaSporta n.44 Novembre 2007 Anno XIX © 


Consegna del Premio San Giovanni di Dio 2007 
alla dott.ssa Maria Angela Tramonti. 


Sempre nella solita occasione, nell’Aula Muntoni 
Marco Conti, noto studioso Vespucciano ha illustrato 
la figura di Amerigo Vespucci al quale è dedicata la 
mostra permanente in 30 pannelli al piano terreno 
appesi alla parete del corridoio centrale a dicembre 
del 2006 dal Dottor Balatri. 


Alla Dott.ssa Maria Angela Tramonti 
la dedizione e la pr con la quale ha svolto 
il suo prezioso lavoro, difficilmente verrà uguagliata. 
Sempre sorridente, paziente, accogliente e gentile, dai 
neonati in su, sono passati a migliaia dalle sue mani 
sapienti. Noi stessi, i nostri amici e conoscenti, sempre, 


abbiamo provato la sua gentilezza e la sua preparazi- 


one. 
La frase “...chi l’ha fatta l’eco?...la Rocchi... Ah! Al- 
lora...va bene.” ...rimarrà memorabile. = er il 


I pannelli raffiguranti la vita e la scoperta di A. 
Vespucci sono stati donati dal Ministero dei Beni 


Culturali. 
Wlo 


Al vecchio San Giovanni di Dio in Borgo Ognissanti 
neanche quest’anno è stato possibile celebrare la Messa 
nella chiesa dell’ospedale ancora ingombra di ponteggi 
che mantengono in sicurezza le volte del soffitto. 

La cerimonia religiosa è stata celebrata come l’anno 
Galeazzo Auzzi, au- şcorso, nella cappella di Ognissanti sopra la tomba di 


tore della medaglia, Simone Vespucci fondatore dell’ospedale. 
nel suo studio. 


Il pittore e scultore 


La Sporta n. 44 


Novembre 2007 


Anno XIX 


Padre Serafino Lanzetta ha officiato la Messa di San 
Giovanni di Dio. 


Il coro Gregoriano “Schola Cantorum Gregoriana” 
del Duomo di Firenze ha accompagnato la liturgia. 


Fra Costantino Dalla Mura è venuto dall'Isola Tibe- 
rina per stare con noi per la festa del Santo. 


(Cogliamo l’occasione per un saluto affettuoso a Pa- 
dre Batazzi che si rimetta presto in modo da tornare a 
officiare la Messa per la festa del Santo). 


Dal nostro archivio 


L'arrivo del Prof. Giovanni Cavina , dopo la scomparsa 
del Prof. Giannettasio nel 1925, come Chirurgo Prima- 
rio e Direttore. Fu un avvenimento di grande importan- 
za egli infatti negli anni ‘29 - ‘34 si fece promotore di 
un grande ammodernamento dell’ospedale. La grande 
sala al primo piano fu divisa in tre piani ottenedo due 
reparti di degenza e l’amministrazione, fu costruito 
l'ascensore per il trasporto dei malati, furono costruite 
nuove sale operatorie e, come si vede dalla foto sotto, 
furono aperti i loggiati al piano terreno. 


SMI 
~ 


Pikse 


Con un cerchietto bianco 
è indicata la campana del 
giardino ancora attaccata 
al suo mozzo. Non sap- f 
piamo che cosa dovesse 
indicare il suo suono. La 
campana datata 1760 porta 
un bassorievo raffigurante 
Cristo in croce con due 
figure ai piedi della croce forse la Madonna e S. Giovanni. 
Attualmente è visibile al solito posto il mozzo senza la cam- 
pana. La campana si trova al Centro di Documentazione. 


% o LaSporta n.44 


INE RELIGIOSO CHE LO RI 
87 AL 1868 - FV MODERNAMENTE 
NNOVATO NEGLI ANNI DAL 1932 AL 
36 PER CVRA DEGLI AMMINISTRATORI: 


Lapide ricordo nel corridoio centrale . 


L'ospedale di San Giovanni di Dio a Peretola 


Il grande immobile posto in via Primo Settembre, 
nell’arco del tempo, al suo interno, ha ospitato più at- 
tività quali un mulino a vapore che, per essere stato dis- 
trutto da un incendio restò per un certo tempo al palazzo 
la denominazione di “Mulino bruciato”. Attualmente 
l’edificio e comunemente chiamato “Lo Spizio” con 
difficoltà a chiarire l’origine di tale denominazione. Nel 
1918, dai fratelli Biondi, la proprietà passo alla famiglia 
del Panta la quale, nel 1927, dal grande magazzino 
dell’antico mulino, ricavò una sala spettacolo “Cinema 
Teatro Savoia”, ribattezzata Roma” nel dopoguerra. 
In alcuni documenti conservati presso l’archivio co- 
munale di Firenze, ex Comunità di Brozzi, si trovano 
alcuni accenni a “Lo Spizio”, si trattava di una strut- 
tura ospedaliera gestita da una confraternita religiosa 
denominata “San Giovanni di Dio”. Più chiaro è un 
documento conservato nell’archivio dello scrivente ove, 
la Confraternita in crisi, per essere scesa in conflitto 
con il Comune di Brozzi, che la sosteneva economi- 
camente, si rivolge alla cittadinanza, al documento 
manca la data, ipotizzabile al 1907, anno della chiusura 
dell’ospedale. 


Novembre 2007 


(Associazione Carità e Beneficenza) 
S. Giovanni di Dio in Peretola. 


Pregiatissimo Signore 

Or sono circa venti anni dietro l’iniziativa del 
Signore Santino Guerrieri venne fondato a scopo di 
beneficenza, un’associazione di pochi soci che aumentò 
e poté fondare un ricovero di mendicità per alleviare 
gl’impotenti ed i bisognosi. 

La Pia istituzione si accrebbe e si fu aggiunto 
un Ospedale per malattie comuni, dando così ai malati 
del Comune di Brozzi, il conforto di non allontanarsi 
troppo dalla loro famiglia. 

Si potrebbero fare tante altre utili cose a sollievo 
dell'umanità sofferente se l’entrate fossero maggiori, 
raggiungere lo scopo, ed affinché questo Sodalizio 
possa riuscire nel suo intento, facciamo quindi caldo 
appello alla S.V. pregandola di voler prender parte a 
questa filantropica istituzione pagando una lieve tassa 
volontaria al mese. 

Fidente che la S. V. si compiacerà di aderire 
anticipiamo i nostri ringraziamenti. 


La Presidenza 


La nota che incuriosisce quanto esposto è la‘denomi- 
nazione di “San Giovanni di Dio” per la quale, al mo- 
mento, non risulta nessuna attinenza con l’omonimo 
Ospedale fiorentino, e Santino Guerrieri chi fu? Se 
qualche Lettore potesse aggiungere una nota di chia- 
rimento, sarebbe assai gradita. 


Marco Conti 


La Sporta n. 44 Novembre 2007 Anno XIX 


Curiosità 


Chi l’avrebbe detto... 

Che proprio dove il lavoro è più faticoso e l’impegno 
continuo, sarebbe nata una compagnia di teatro. 
Proprio così, al Pronto Soccorso del Nuovo san Gio- 
vanni di Dio ha preso vita una compagnia “ CODICE 
ARCOBALENO” evidente allusione alla valutazione 
dei casi, in uso al Triage. 

Artefice di questa straordinara aggregazione è Sabrina 
Tinalli, regista della Compagnia. 

7”... non c’è trucco...non c’è inganno ma solo voglia di 
misurarsi ...non “fra noi”, ma “con noi”, senza compe- 
tizione, in un meraviglioso gioco dove non ci sono nè Mario Lombardini, Luciana Pasqualetti, Michela 
vincitori nè vinti, ma “compagni di stanza” solidali... Falaschi. s 
sarà di sicuro divertente vedere nelle nuove “vesti”  { 
Mario, Marco, Luciana, Francesca e tutti gli altri con 
i quali si è condiviso il lavoro quotidiano...” 

(Dal Programma di Sala dello spettacolo del 19-20 
maggio 2007). 

“Barroccini di Via dell’ Ariento” 

Commedia comica in 3 atti di Dory Cei. 

Parrocchia S. Maria Madre della Chiesa a Torregalli 


Calendarietti 
Grazie alla Provincia Romana dei Fatebene fratelli 
abbiamo anche quest'anno i calendarietti 2008. 


GENNAIO FEBBRAIO APRILE MAGGIO 
Ms Madre di Dio Li: c= A 104 Riec Pampuri 


304 Biagio 


6 Ds. Celestino) + 


7 8155. Giov di Dio 
9 D 5? Quaresima 


28 D 3° Quaresima 


p Atessa 


Sommario 
Copertina pag. 2 
Arretrati pag. 2 
Magnolie pag. 3 m i - i 
Vespucci ; f NASS pag. 3 Saluti finali della compagnia al completo. 
8 Marzo Festa di S.Giovanni di Dio pag. 4 
Premio S.Giovanni di Dio 2007 pag. 4 I soci ei simpatizzanti che possiedono 
Dal nostro archivio SRD pag. 6 una e-mail farebbero cosa gradita a 
L'ospedale di S. Giovanni di Dio a Peretola pag. 7 i ar: 

ia trasmetterla all’ Associazione attraverso 
Curiosità pag. 8 i 
Calendarietti pag. 8 sgd@dada.it 


La Sporta n. 45 Dicembre 2007 Anno XIX 


Il Palazzo Vespucci in Borgo Ognissanti 


Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio 
Fondato l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia) 


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(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Po” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po 


La Sporta n. 45 


Dicembre 2007 


Anno XIX 


Chissà quanto tempo 

ancora ci vorrà per ri- 

portare alla memoria dei 
«4 fiorentini e del mondo 
¿1 intero che Amerigo Ves- 
LI pucci è nato proprio qui, 
nel palazzo dove dimora- 

=. vano i vari rami della 

© li o famiglia. 
Mostre, giornali, mani- 
festazioni, ma per il momento siamo rimasti solo pochi 
volenterosi a voler testardamente insistere su questo 
luogo straordinario, quasi invisibile attualmente. 
L'attuale N° 22 di Borgo Ognissanti all'angolo con 
Via del Porcellana (allora si chiamava Via Nuova e 
c'è ancora il cartello) era l’ingresso del palazzo Ves- 
pucci. Il cartiglio che si intravede sotto la terrazza fu 
in tempi successivi, forse durante il rimaneggiamento 
dell’immobile, murato sopra la finestra di sinistra en- 
trando nello spedale al N° 20. 
Ci auspichiamo, e stiamo facendo tutto il possibile, 
che il palazzo, ancorché rimaneggiato possa in futuro 
riapparire per ricordare a tutti la casata Vespucci alla 
quale dobbiamo lo Spedale e alla quale il mondo deve la 
riconoscenza dello “scoprimento” del Nuovo Mondo. 


I Vespucci 


Associazione San Giovanni di Dio 


Fondata l’ 8 marzo 1985 
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia 
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Vespuccio di Spinello è considerato il capostipite della 
Famiglia. Il primo illustre è Vespuccio di Dolcebene 
di Bartolo che, nel 1350, fece parte del Collegio dei 
Priori del Comune di Firenze, da questa data al 1524 i 
Vespucci contano tre Gonfaloni e ventiquattro Priori. 
Le loro case fronteggiavano Borgognissanti occupando 
una vasta area che si estendeva fino alla chiesa di San 
Paolino. Simone fondò verso il 1382 lo Spedale di Santa 
Maria dell’Umiltà, che prese il titolo dalla adiacente 
cappella dei Vespucci. 

Il piccolo Spedale diverrà l’attuale antico San Giovanni di 
Dio la cui espansione si stratificò sulle case dei Vespucci. 
Amerigo di Nastagio, nonno del celebre Navigatore, 
verso il 1425 lasciò il borgo di Peretola, dal quale la 
Famiglia trae le origini, per stabilirsi in Borgognissanti 
ove, sposato con Lisabetta Mini, ebbe tre figli: Giorgio 
Antonio, canonico del Duomo di Firenze, Guido An- 
tonio, frate in San Marco, e Stagio, notaio, il cui figlio 
Amerigo, navigatore nel 1498 scoprì il “Nuovo Mondo” 
e dal suo nome denominato America nel 1507. 

La grande Famiglia era bene inserita nel contesto 
sociale cittadino. Piero, capitano della flotta fiorentina, 
aveva sposato il figlio Marco a Simonetta dei Cattaneo. 
famosi banchieri di Genova, Giorgio Antonio, giuricon- 
sulto e zio elettivo del nostro A merigo, fu ambasciatore 
della Repubblica Fiorentina, possedeva una nave per i 
propri commerci della seta. 

Curiosamente questi due personaggi, Piero e Giorgio 
Antonio, con il loro prestigio, furono anche la disgrazia 
della Casata. 

Dichiaratamente repubblicani, nel 1478 fecero parte 
della congiura de’ Pazzi, arrestati ed esiliati restarono 
bollati antimedicei e tutta la casata dei Vespucci ne subì 
le conseguenze con la totale emarginazione dalla vita 
politica ed economica dello stato fiorentino. 

Con l’avvento dei Medici al potere i Vespucci si eclis- 
sarono fino alla loro estinzione. Per secoli di Amerigo 
non se ne parlò più negando a questo grande umanista 
il giusto merito di avere espresso, con la propria opera, 
il più importante frutto del Rinascimento fiorentino. 


Direttore responsabile: Amadore Agostini 


Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi, 
Anna Maria Montanari 


Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89 


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A pag. 8 la Mostra “ Amerigo Vespucci a casa sua” 


La Sporta n. 45 


Dicembre 2007 


pis 
SE 


Anno XIX 


Campanile 


Du feno 


In questa foto degli anni 70 si vede il tristissimo cam- 
panile della chiesa di San Giovanni di Dio, con le sue 
campane ormai abbandonate da chissà quanti anni met- 
teva pena a guardarlo, con i suoi mattoni consunti dalle 
intemperie e dalle deiezioni dei volatili. Fortunatamente 
rientrò nel piano di restauro degli anni 80 sotto la guida 
dell’Arch. Sergio Ardigli, che allora curava i lavori di 
restauro di tutto il complesso, e così , per impedire il 
definitivo degrado, fu intonacato. 

Durante gli ultimi lavori per il restauro del tetto, del 
quale abbiamo dato ampia documentazione nei prec- 
edenti numeri della Sporta ci si chiedeva che cosa fare 
delle campane, pensando addirittura di farle scendere 
nel sottotetto e lasciarle li in mostra come in un museo. 
Ma non è andata così, per fortuna. Le campane devono 
stare in campanile e soprattutto devono essere suonate, 
ma per essere suonate devono essere anche restaurate. 
Si vide subito che i vecchi ceppi non erano più in grado 
di essre usati e anche se le campane si trovavano ancora 
in buono stato e il loro suono era ancora sano, intonato 
e squillante, bisognava procedere al restauro dei ceppi 
o alla sostituzione con ceppi nuovi. Il nostro presidente 
Massimo Ruffilli fece presente al suo Club Rotariano 
questa necessità e il Club offrì il restauro delle campane. 
Da allora è successo qualcosa di straordinario, cambiati 
i ceppi messe le funi ...le campane di Sari Giovanni 
di Dio hanno rincominciato a suonare, tutti i giorni a 
mezzogiorno e tanti sono quelli che vengono invitati a 
suonare, firmano il registro dei “campanari” e vengono 
immortalati in una foto che li ritrae mentre suonano. Non 
è facile come può sembrare suonare le campane e Paolo, 
il nostro tabaccaio ... riconosce se il tocco è preciso. 
Si deve suonare prima del campanile di Ognissanti, 
che ha l’orologio avanti di tre minuti e la campana più 
grande tre e forse più volte, ma con un po’ di attenzione 


si riesce a precederlo... 

Una straordinaria avventura sicuramente sotto lo sguar- 
do benevolo dei vecchi campanari di San Giovanni di 
Dio, i 70 e più frati che hanno vissuto e sono morti nel 
nostro spedale i nomi dei quali sono ora sul campanile 
attaccati al muro sul loro vecchio registro. 


Campane 


segg 


Î La Maggiore viene calata sul davan- 
= zale del campanile per sistemare i 
nuovi “mozzi”. 
Questa campana Maggiore, fusa nel 
} 1721, alta circa 60 cm, del peso di 
150 Kg, in nota RE, è decorata con 
ornamenti floreali e le figure della 
Madonna col Bambino e di un Croci- 
fisso, con la scritta “ NOBISCUM STATE SUB TUUM 
PRAESIDIUM CONFUGIMUS CRISTU”. 


La campana mediana ancora nei suoi vecchi ceppi. 
Questa campana del diametro di 53 cm e del peso di 
90 Kg, in nota FA, è dedicata a San Raffaele Arcan- 
gelo e a Sant'Agostino le cui immagini si vedono a 
rilievo speculari sulla parte centrale del bronzo.Questa 
campana fu donata nel 1819 da Priore Provinciale 


Demetrio de’ Franchi. Gli operai della ditta Scar- 


selli di Signa e della Ditta 
Taglietti di Firenze. 


La Sporta n. 45 


Dicembre 2007 


Anno XIX 


.I primi campanari Sergio 
Balatri e Giancarlo Vestri. 


La Piccola o “Cenno”. 
° Alta 30 cm del peso 
di 30 Kg in nota sol, 
manca della data di fu- 
sione mentre emergono 
in due ovali le figure di 
San Giovanni di Dio con in 
braccio il bambino Gesù e San 
Giovanni di Dio vecchio e con 
la barba in punto di morte. 

Questa campanina è rimasta 
per anni nella sala della Pre- 
‘ sidenza e ora presso il Centro 
di Documentazione, ma nes- 
suno sapeva da dove venisse, 
confrontando però il vecchio 
mozzo rimasto sospeso sul campanile con la campanina 
si è visto che tornava perfettamente, la cosa più giusta 
sembrava e sembra tuttora quella di rimettere la campa- 
na sul campanile, ma una serie di incredibili difficoltà 
burocratiche (chiamamole così) ne impedisce ancora il 
ripristino. Daremo notizie del ricollocamento appena 
sarà possibile. Sul campanile è tutto pronto. 


Inventario 

Da alcuni mesi è in corso per iniziativa della ASL una 
ricognizione del partrimonio storico artistico di San 
Giovanni di Dio. L'incarico è affidato alla dott.sa Bar- 
bara Boschi e a Luigi Tacopetti, anche il dott. Balatri 
partecipa con piacere alla ricognizione. Tutti i pezzi 
vengono ricontrollati e fotografati giudicando lo stato 
di conservazione. Molti pezzi necessiteranno di restauro 
e successivamente di una collocazione più idonea. 


E 


Luigi lacopetti e Barbara Boschi al lavoro. 
Restaurato cassettone 


A spese dell’Associazione 
“Il Perugi